qualche informazione sulla pericolosità degli inceneritori e sulle alternative possibili e compatibili con ambiente e salute 1 Sommario Spieghiamo bene i termini… I cavoli dell’ inceneritore I filtri siamo noi E io pago due volte Quelli che… l’inceneritore proprio no! La ragione di Greenpeace Comitato di Gello contro l’inceneritore da CHIODOFISSO Vent’anni contro Link utili 3 5 6 7 7 8 8 9 10 10 Introduzione Perché queste pagine? Per spiegare i motivi del nostro NO all’inceneritore e i motivi del nostro SÌ a politiche alternative di smaltimento. Ma non solo. Vogliamo, prima di tutto, che i cittadini prendano sempre più coscienza del problema rifiuti, conoscendo quello che succede “dopo il cassonetto”, conoscendo come viene affrontata la cosa in altre parti di Italia e del mondo, capendo che bruciando qualcosa non lo si fa sparire, anzi… 2 Spieghiamo bene i termini… Un piccolo glossario per capire bene quello di cui stiamo parlando colosi, mentre le polveri fini (circa il 4% del peso del rifiuto in ingresso) intercettate dai sistemi di filtrazione sono normalmente classificate come rifiuti speciali pericolosi. Entrambe sono normalmente smaltite in discariche per rifiuti speciali; ci sono recenti esperienze di riuso delle ceneri pesanti. In sostanza, da una tonnellata di rifiuti bruciata escono: • una tonnellata di fumi • da 280 a 300 kg di ceneri solide • 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme) • 650 kg di acqua sporca (da depurare) • 25 kg di gesso • diossine • furani • idrocarburi policiclici • acidi inorganici (cloridrico, fluoridrico, solforico, ecc.) • ossido di carbonio Il che significa che un inceneritore produce il doppio dei rifiuti che si vorrebbero smaltire, con l’aggravante di averli trasformati in prodotti altamente tossici. INCENERITORE Gli inceneritori con recupero energetico, o anche termovalorizzatori, sono impianti che smaltiscono rifiuti usandoli come combustibile per produrre calore e/o elettricità. Il funzionamento di un inceneritore con recupero energetico può essere suddiviso in sette fasi fondamentali: 1. Arrivo dei rifiuti — Provenienti dagli impianti di selezione opportunamente dislocati sul territorio (ma anche direttamente dalla raccolta del rifiuto tal quale o addirittura dalla raccolta differenziata, mischiando nuovamente ciò che i cittadini hanno suddiviso), i rifiuti sono conservati in un’area dell’impianto dotato di sistema di aspirazione, per evitare il disperdersi di cattivi odori. Con una gru i materiali sono depositati nel forno. 2. Combustione — Il forno è, solitamente, dotato di una o più griglie mobili per permettere il continuo movimento dei rifiuti durante la combustione. Una corrente d’aria forzata viene inserita nel forno per apportare la necessaria quantità di ossigeno che permetta la migliore combustione, mantenendo cosí alta la temperatura (fino a 1000 °C e piú). 3. Produzione del vapore — La forte emissione di calore prodotta dalla combustione dei rifiuti porta a vaporizzare l’acqua in circolazione nella caldaia posta a valle, per la produzione di vapore. 4. Produzione di energia elettrica — Il vapore generato mette in movimento una turbina che, accoppiata ad un motoriduttore ed alternatore, trasforma l’energia termica in energia elettrica. 5. Estrazione delle scorie — Le componenti dei rifiuti che resistono alla combustione (circa il 10% del volume totale ed il 30% in peso, rispetto al rifiuto in ingresso) vengono raccolte in una vasca piena d’acqua posta a valle dell’ultima griglia. Le scorie, raffreddate in questo modo, sono quindi estratte e smaltite in discarica. 6. Trattamento dei fumi — Dopo la combustione i fumi caldi passano in un sistema multi-stadio di filtraggio, per l’abbattimento del contenuto di agenti inquinanti sia chimici che solidi. Dopo il trattamento i fumi vengono rilasciati in atmosfera. 7. Smaltimento ceneri — Le ceneri residue della combustione (circa il 30% in peso ed il 10% in volume del materiale immesso nell’inceneritore) sono normalmente classificate come rifiuti speciali non peri- TERMOVALORIZZATORE Un termovalorizzatore è un inceneritore che usa il calore prodotto per produrre elettricità. La differenza sostanziale è che un semplice inceneritore “vecchio stile” distrugge i rifiuti producendo sostanze tossiche, mentre un termovalorizzatore oltre a distruggere i rifiuti producendo sostanze tossiche, utilizza il calore generato per produrre energia. Il termine corretto dovrebbe quindi essere “inceneritore con recupero energetico”, ma il termine Termovalorizzatore viene preferito da chi è favorevole alla loro costruzione per “indorare la pillola” ai cittadini che ne subiranno le conseguenze sanitarie. La stessa normativa italiana non usa il termine “termovalorizzatore”, bensí quello di “inceneritore”. DISCARICA La discarica di rifiuti è un luogo dove vengono depositati in modo non selezionato i rifiuti solidi urbani e tutti i rifiuti provenienti dalle attività 3 umane (detriti di costruzioni, scarti industriali, ecc…) che non è possibile riciclare o utilizzare come combustibile nei termovalorizzatori. Esistono tre tipologie differenti di discarica: • Discarica per rifiuti inerti (la tipologia verso cui si può andare grazie al trattamento “a freddo”) • Discarica per rifiuti non pericolosi (tra le quali i cosiddetti RSU - Rifiuti Solidi Urbani) • Discarica per rifiuti pericolosi L’uso delle discariche non risolve il problema dello smaltimento dei rifiuti ma lo rimanda al futuro. I residui di molti rifiuti, soprattutto di RSU e ancor peggio di rifiuti pericolosi, restano attivi per oltre 30 anni e, attraverso i naturali processi di decomposizione anaerobica, producono biogas e numerosi liquami (percolato) altamente contaminanti per il terreno e le falde acquifere. Secondo alcuni studi è possibile rilevare tracce di queste sostanze dopo la chiusura di una discarica per un periodo che va fra i 300 e i 1000 anni. Per contenere queste emissioni nocive e limitare gli inconvenienti, le discariche moderne devono essere costruite secondo una struttura a barriera in modo da isolare i rifiuti dal terreno, rispettare standard igienici e riutilizzare i biogas prodotti come combustibile per generazione di energia. La struttura in genere è, dal basso verso l’alto: • un fondo passivo di argilla e isolamento plastico (geomembrana) • uno strato di sabbia per l’assorbimento, recupero e successivo trattamento del percolato • lo strato di rifiuti • un successivo strato superiore di terra per la copertura e la crescita di piante • dei camini di esalazione e recupero per il gas (nel caso di discariche RSU) Anche in questo modo i rifiuti devono rimanere sorvegliati per almeno 30 anni e l’area non è utilizzabile per altri scopi. RICICLAGGIO e RACCOLTA DIFFERENZIATA Per riciclaggio dei rifiuti si intende tutto l’insieme di strategie volte a recuperare i rifiuti per riutilizzarli evitando di smaltirli in altro modo. Il riciclo è una strada sicuramente più complessa della logica di smaltimento in discarica o negli inceneritori. Si deve comunque premettere che il sistema del riciclaggio non esclude la presenza delle discariche o dei termovalorizzatori bensì ne limita il ricorso. Si parla di sistema di riciclaggio perché questo approccio deve necessariamente operare sull’intero processo produttivo e non soltanto sulla fase finale di smaltimento dei rifiuti. Questo comporta: • per la produzione dei beni, l’uso di materiali biodegradabili che facilitano lo smaltimento “naturale” della materia nel momento in cui il prodotto si trasforma in rifiuto • l’uso di materiali riciclabili come il vetro, i metalli o polimeri selezionati, evitando anche i materiali accoppiati, più difficili (se non impossibili) da riciclare • la “raccolta differenziata” dei rifiuti, per facilitare il riciclaggio dei materiali, passaggio fondamentale del processo In questo modo la separazione dei materiali riduce i costi di ritrattamento. Per realizzare una raccolta differenziata efficace è di grande importanza la fase di differenziazione attuata dai singoli utenti. Il riciclaggio apre un nuovo mercato in cui nuove piccole e medie imprese recuperano i materiali riciclabili per rivenderli come materia prima o semilavorati alle imprese produttrici dei beni. Un mercato che si traduce pertanto in nuova occupazione. Le materie prime che possono essere riciclate sono: vetro, carta e cartone, tessuti , pneumatici, alluminio, acciaio, alcune materie plastiche. LE SOLUZIONI ALTERNATIVE AGLI INCENERITORI: Senza inceneritori i rifiuti vanno comunque smaltiti per cui ecco di seguito un elenco delle scelte alternative possibili: 1) Puntare alla RIDUZIONE DEI RIFIUTI anche tramite una seria raccolta porta a porta (che, dati alla mano, riduce i rifiuti del 15%) e al RIUSO DEI RIFIUTI, attuando una POLITICA DI RIDUZIONE DEGLI IMBALLI, facendo in modo che il cittadino scopra che comprando al supermercato un prodotto anzichè un altro, spenderà meno per gettarne l’imballo. TRATTAMENTO RIFIUTI A FREDDO Insieme di procedure basate su nuove tecnologie che tendono a stabilizzare e rendere inerti le parti dei rifiuti non riciclabili destinati alle discariche in modo che non possano inquinare tramite percolato (liquami che rendono tossiche le falde acquifere) o generare gas. Tale tipo di trattamento viene ad oggi utilizzato da diverse municipalità in molti paesi (un esempio su tutti è Sidney). 4 4) Tendere ad una PERCENTUALE DI RACCOLTA DIFFERENZIATA CHE RAGGIUNGA OLTRE IL 60% DEL TOTALE come già alcune realtà italiane fanno con successo. 5) Effettuare il TRATTAMENTO A FREDDO DEI RIFIUTI destinati alle discariche, come già fanno già diverse municipalità in diversi paesi (per esempio Sidney), in modo da stabilizzare e rendere inerti le parti dei rifiuti non riciclabili in modo che non possano inquinare tramite percolato o generare gas. Il tutto cercando di evitare di trasformare un problema come quello dei rifiuti in un business che remi contro, basato sull’equazione “più rifiuti = più soldi” come sta accadendo in diverse province fra cui quella di Pisa in cui si afferma di essere in “emergenza rifiuti” per poter costruire nuovi impianti (inceneritori e discariche), quando invece oltre ad essere autosufficiente nello smaltimento di ciò che produce, importa rifiuti da altre regioni e province per guadagnare qualche soldo in più! 2) Perseguire il RICICLO DEI PRODOTTI tramite una RACCOLTA DIFFERENZIATA PAGATA A CONSUMO secondo il principio per cui chi più inquina più paga: con un codice a barre si riconosce di chi sia il sacco di rifiuti non differenziati e lo si fa pagare in base al peso (portando un forte risparmio al portafogli del cotribuente! Si veda per esempio il “Consorzio dei Comuni dei Navigli” (www.consorzionavigli.it) dove a fronte di una media delle tasse sui rifiuti nel 2004 in Italia così definite: NORD: 216,63 € CENTRO: 194,38 € SUD: 185,63 € I cittadini dei Comuni aderenti al Consorzio hanno pagato in media solo 137,25 € 3) Puntare a SENSIBILIZZARE I CITTADINI E LE REALTÀ PUBBLICHE E PRIVATE, indicendo per esempio periodici corsi per la popolazione per spiegare come collaborare attivamente alla raccolta differenziata. I cavoli dell’inceneritore In Francia, Belgio, Olanda vengono chiusi: del resto...quale agricoltura di qualità in presenza di inceneritori? di Gianni Tamino (doc. Biologia Generale e Fondamenti di Diritto Ambientale Facoltà di Biologia, Università di Padova) La pericolosità degli inquinanti prodotti dagli inceneritori è confermata da numerosi studi medici. Uno studio epidemiologico condotto dall’Università di Birmingham ribadisce che in prossimità di inceneritori di rifiuti, il rischio di leucemia e cancri solidi aumenta vertiginosamente nei bambini. Gli inquinanti vengono trasferiti dall’aria al suolo con le scorie e le ceneri. Le principali sostanze inquinanti emesse da un impianto di incenerimento sono: policlorodibenzodiossine (diossina); policlorodibenzofurani (furani); ceneri contenenti mercurio, cadmio, rame, manganese, nichel, zinco, cromo, ferro; idrocarburi policiclici aromatici (IPA); fosforo; ossidi di zolfo; cloro; ossidi di azoto; acido solfidrico; ossido di carbonio; ceneri contenenti argento, antimonio, arsenico, stagno ecc… Aggiungiamo la produzione di CO2: incenerire 1 kg di rifiuti richiede 7 kg di aria, 1 kg acqua, 3 kg di CO2 determinante per l’incremento dell’effetto serra. Un inceneritore inoltre non elimina la quantità di rifiuti: una tonnellata di RSU (rifiuti solidi urbani) incenerita infatti produce 300 kg di scorie, 30 kg di ceneri e 10-80 kg di prodotti usati per la depurazione. Tutto questo ha un potere inquinante molto alto e quindi va smaltito in discariche speciali: queste ultime sono più costose e garantiscono la non pericolosità solo per 20 anni a fronte di una durata centenaria degli inquinanti. In Francia tassi allarmanti di diossina sono stati riscontrati nel latte prodotto in 34 dei 95 Dipartimenti del Paese. In tre Dipartimenti del Nord – l’area a maggiore vocazione lattiera – il tasso riscontrato è superiore a 3 picogrammi per grammo di grassi dei prodotti lattiero - caseari analizzati: il valore di riferimento non dovrebbe superare 1 picogrammo; la diossina dispersa nell’atmosfera, e presente nel latte, è dovuta all’attività degli inceneritori. Le prefetture hanno vietato a sedici aziende agricole la vendita del latte e sono stati chiusi gli inceneritori di Halluin, Wasquehal, Sequedin (zona di Lille) 5 assieme a quello di Maubeuge, nel nord del paese, tant’è che la Francia sta riconsiderando la politica di smaltimento dei rifiuti urbani basata sull’incenerimento e sta sottoponendo gli impianti di incenerimento a verifiche approfondite. Lo studio ha portato alla richiesta di blocco della costruzione di ulteriori inceneritori per non aggravare l’attuale contaminazione: così il programma francese che prevede oltre cento nuovi impianti è, attualmente, in via di totale ridefinizione. Analoghe verifiche e probabili chiusure sono in corso in Belgio per l’impianto di Anversa e in Olanda per quelli di Weurt e Lathum. In Olanda l’inceneritore di Rotterdam fu spento nel 1989 e la produzione di latte del circondario distrutta per diversi anni per l’elevata presenza di diossine: questo inquinante ha interessato anche aziende di agricoltura biologica. Oltre alla diossina anche furani, IPA, metalli pesanti possono inquinare i prodotti agricoli o danneggiare le coltivazioni intorno ad un inceneritore: infatti possono essere assorbiti dai vegetali e trasferiti, attraverso la catena alimentare, agli animali e all’uomo; ossidi d’azoto, poi, e ossidi di zolfo, cloro, acido solfidrico, CO2, possono reagire con pioggia e nebbia, dando origine a ricadute tossiche per le coltivazioni e in generale per l’ambiente. È evidente che campi e pascoli attorno ad un inceneritore vengono gravemente danneggiati dal punto di vista ambientale, sanitario ed economico. D’altra parte è difficile sforzarsi di avere un’agricoltura di qualità, magari biologica, legata al territorio se il territorio è sottoposto a fonti di inquinamento: chi reclamizzerebbe il proprio prodotto agricolo con un’immagine dei campi sovrastati da un inceneritore? I filtri siamo noi dal Notiziario FIMMG - Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, maggio 2006 (nostra riduzione) nanoparticelle, prodotte in qualsiasi modo, una volta entrate nell’organismo innescano tutta una serie di reazioni che possono tramutarsi in malattie specialmente neoplasie, ma anche malformazioni fetali, allergie e malattie neurologiche. L’incenerimento dei rifiuti è il sistema più costoso per smaltirli e tutti gli italiani, a loro insaputa, pagano generosi incentivi a suo sostegno. Il 7% dell’importo della bolletta elettrica è devoluto, sotto forma di sussidi, anche alla costruzione degli inceneritori: nella fattura dell’ ENEL, sul retro, nella parte de: "Componente A3 - Costruzione impianti fonti rinnovabili". La somma che compare a fianco viene devoluta ai gestori di inceneritori di rifiuti perché la legge italiana assimila alle varie fonti energetiche rinnovabili non fossili - quali l’eolica ed il solare quella ricavata dall’incenerimento di ogni tipologia di rifiuti urbani ed industriali. Oltre a questa fetta di incentivi prelevati dalle tasche degli utenti, i gestori degli inceneritori ricevono, da parte dello Stato, altri sussidi. L’Italia è quindi l’unico Stato europeo che finanzia l’incenerimento dei rifiuti. Tutti gli altri Stati membri (Austria, Belgio, Danimarca, Germania)impongono ai gestori di inceneritori di pagare una tassa per ogni tonnellata di rifiuti bruciati, disincentivando l’incenerimento dei rifiuti. FIMMG Federazione Italiana Medici di Medicina Generale L’incenerimento dei rifiuti, fra le tecniche di smaltimento, è quella più dannosa per l’ambiente e per la salute umana. Gli inceneritori producono ceneri (da smaltire in discariche speciali) e immettono nell’atmosfera milioni di metri cubi al giorno di fumi inquinanti, contenenti polveri grossolane (PM10) e polveri fini (PM2,5): nanoparticelle di metalli pesanti, idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine, pericolosissime perché persistenti e accumulabili negli organismi viventi. Queste nanopolveri non vengono nemmeno rilevate dagli attuali sistemi di monitoraggio e perciò non sono previste dai limiti di legge cui gli impianti devono sottostare. Inoltre a fronte di emissioni cancerogene identificate da tempo (diossine, furani, metalli pesanti) gli inceneritori emettono centinaia di sostanze di cui è sconosciuto l’impatto sulla salute né sono noti gli effetti della combinazione di vari inquinanti.Anche la natura produce queste polveri (vulcani), ma le polveri di origine naturale sono una frazione minoritaria di quanto oggi si trova in atmosfera: l’uomo soprattutto produce il particolato, specialmente quello più fine e tanto più elevata è la temperatura alla quale un processo di combustione avviene, tanto più piccole sono le particelle derivanti, particelle inorganiche, non biodegradabili né biocompatibili.... Perciò è opportuno che si incentivi una politica di raccolta differenziata, riciclaggio, recupero dei rifiuti. Le micro e 6 E io pago due volte Gli inceneritori smaltiscono rifiuti e vengono remunerati per questo; poi vendono energia e noi la ricompriamo a tre volte il prezzo di mercato. Perché i rifiuti sono considerati (solo in Italia) energia rinnovabile. Ma il gioco conviene se si butta tanta carta e tanta plastica, e così si finisce col disincentivare la raccolta differenziata. Senza parlare della diossina. «Ciascuno di noi paga una tassa sui rifiuti, che finanzia quindi anche il conferimento all’inceneritore» spiega Federico Valerio, referente per Italia Nostra del progetto “Cittadini in rete per il riciclo” (www.italianostra.org). «A questa va aggiunta la tassa occulta sui rifiuti che paghiamo nelle bollette elettriche, dalle quali arrivano risorse per incentivare le fonti rinnovabili».Tutto questo va a vantaggio di chi gestisce gli inceneritori: ex municipalizzate e multiutility (Amsa di Milano,Asm di Brescia, Hera di Bologna) oppure privati (Gruppo Falck,Waste Italia spa., Fibe). I soliti costi che vengono spartiti tra tutti i cittadini, i soliti benefici che vanno agli arcinoti soliti privati. (Altreconomia, gennaio ’06, pp.12-15, specialmente pag.13): un film abbondantemente visto e rivisto. Si aggiungano le parole del dottor Montanari «…tralascio qui del tutto il problema economico…: ma il bilancio energetico è fallimentare tanto che se non ci fossero le tasse dei cittadini a sostenere questa forma di trattamento dei rifiuti, a nessuno verrebbe mai l’idea di costruire impianti così irrazionali» (ARPAT news, 10 maggio ’06). Già: quale mai imprenditore pazzo s’impegnerebbe in un’opera del genere se altrettanti amministratori pazzi o furbi o interessati non gli garantissero di pagarlo con i… nostri soldi? Danneggiati e beffati. Quelli che… l’inceneritore proprio no! dici di Medicina Generale: come dire, migliaia e migliaia di medici, i nostri medici; e poi aziende agricole, piccole e grandi, che temono la morte chimica, ed economica, dei propri terreni. Docenti universitari, e poi suore e preti e frati come p. Gianni Nobili o padre Giovanni Esti (’il mio è uno sforzo per un mondo migliore, l’inceneritore è un passo nella direzione sbagliata’) che digiunano contro l’ipotesi-inceneritore; e poi i meetup di Beppe Grillo, singoli cittadini; tanti paesi europei, gli stessi Usa fanno marcia indietro e rivedono a 360 gradi la propria politica di smaltimento dei rifiuti da inceneritore bocciandoli in modo deciso. Soltanto chi ha deciso già, per furberia e calcoli politici oppure per ignoranza, si dichiara favorevole a questa opportunità… di morte. Chi si oppone agli inceneritori? L’ultima in ordine di tempo ad aver detto un No! secco a ogni ipotesi d’inceneritore è stata Borsellino Rita, candidata alla presidenza della regione Sicilia: qui alla parola ’rifiuto’ la mente corre subito ad appalti e mafie. Del resto padre Alex Zanotelli lo va predicando da qualche tempo: la gestione dei rifiuti, di tutti i rifiuti, fa gola… profonda alla mafia. Ma poi ci sono centinaia di comitati in tutta Italia che ostinatamente vi si oppongono; e poi fior di scienziati, come Teresa Gatti e il marito dottor Montanari chiamati a spiegare i risultati dei propri studi sui pericoli delle nanoparticelle prodotte anche dagli inceneritori dall’imperatore del Giappone, dalla camera dei Lord inglesi, da varie commissioni americane dopo il disastro terroristico dell’11 settembre. E poi la Federazione Italiana Me- 7 La ragione di Greenpeace La nota Associazione ambientalista più e più volte ha denunciati i pericoli da inceneritori, a tutti gli effetti. Per esempio ha rintracciato latte contaminato anche a Pisa (2003) dove da tempo è attivo un inceneritore: e d’altra parte ormai la sensibilizzazione e la coscienza contro l’incenerimento dei rifiuti cresce nel mondo: le Filippine, per esempio, primo Paese al mondo, ormai dal ’99 hanno vietato qualsiasi tipo di inceneritore sul proprio territorio. Greenpeace ha denunciato più volte i pericoli per la salute connessi a quel tipo di smaltimento dei rifiuti e ha rischiato anche multe e condanne, uscendone, però, assolta. Nel luglio 2002 19 volontari si erano incatenati alla porta d’ingresso dell’inceneritore di Como per de- nunciarne la pericolosità, ma erano stati accusati di “interruzione di pubblico servizio”: pochi mesi fa sono stati assolti, avevano semplicemente ragione. D’altra parte i controlli svolti sul latte di mucche allevate in fattorie vicine a impianti d’incenerimento (come quello di Como), in quattro regioni d’Italia, mostravano alte concentrazioni di piombo, dunque erano impianti altamente pericolosi. Archiviato il processo Greenpeace si batte perché il nuovo Governo abroghi il decreto che inserisce i rifiuti tra le fonti di energia rinnovabile. E promuove una petizione popolare. www.greenpeace.org Comunicato Stampa Comitato di Gello contro l’inceneritore vogliamo andare alla radice del problema, cioè che si incentivi la riduzione dei rifiuti stessi o che si privilegi il riciclaggio e il riuso dei materiali. L’inceneritore va nella opposta direzione… molti studi dimostrano che l’impianto costituirebbe un rischio per la salute a causa delle emissioni di sostanze tossiche. Facciamo un appello alla società civile, al mondo dell’associazionismo, a tutti i cittadini e li invitiamo ad appoggiare il nostro comitato; per una politica ambientale che rispetti il territorio, favorisca lo sviluppo sostenibile e si preoccupi di tutelare l’interesse esclusivo della comunità. [email protected] Il 31 maggio u.s., a seguito del dibattito iniziato con il comunicato del Sindaco di Pontedera che prefigurava l’eventualità di un inceneritore sul territorio comunale, ci siamo autoconvocati in assemblea pubblica nella sala parrocchiale di Gello e ci siamo costituiti in Comitato. Riteniamo che una democrazia sia viva solo se i cittadini sono concretamente protagonisti e incidono sulle scelte che li riguardano: la partecipazione, infatti, misura la qualità dei diritti e l’efficacia dell’amministrazione di una città. Perciò ci sentiamo in dovere di opporci a decisioni che non tengono in considerazione le reali necessità dei cittadini e del territorio: ci battiamo contro l’ipotesi-inceneritore perché 8 da CHIODOFISSO Aderente a: Rete di Lilliput, Per un’economia di giustizia - Nodo di Pisa Libera, Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie Peacelink, Telematica per la pace - Nodo di Pisa In occasione dell’Assemblea Pubblica promossa dal Comitato di Gello a Pontedera lunedì 10 luglio 2006 A nome dell’associazione Chiodofisso saluto i presenti e mi scuso per le assenze di don Armando Zappolini e mia personale: voglio comunque inviare il nostro saluto e l’incoraggiamento a proseguire sulla strada che il comitato ha intrapreso. Credo davvero - come scriveva Machado - che “camminando si apre il cammino...”. Il cammino iniziato tocca tre passaggi fondamentali: diritto, fiducia, identità. Il diritto di un territorio a decidere del proprio futuro e la fiducia che, insieme, è possibile farcela. Ed è proprio il divenire di questo cammino che chiarisce la vostra identità: l’identità di un territorio che rivendica, con fiducia nello strumento democratico e nonviolento della partecipazione, il proprio diritto alla salute. Su questa identità dobbiamo insistere, perchè essa cresca, si affermi e si manifesti ancora su queste piazze, in una trasversalità sociale e di luoghi: il problema dell’inceneritore non è un problema che tocca alcuni ed esenta altri e non è una questione circoscritta al solo abitato di Gello. È importante che ciascuno senta di doversi attivare in prima persona, perchè la voce della protesta che arriva alle istituzioni, non sia soltanto l’espressione del comitato di cittadini di Gello, ma di un numero crescente di volti e di storie. Bisogna raccontare cosa è stato fatto finora per contrastare la realizzazione dell’inceneritore: la difficile esperienza della gente coinvolta, i rischi per la salute, l’insostenibilità sociale/ambientale di questo tipo di scelta. È importante che ciascuno senta sia il bisogno di non delegare che il diritto a partecipare alle scelte che riguardano il proprio territorio: affinché gli Amministratori locali ascoltino la voce di persone che si sono fatte consapevoli, si sono confrontate con esperti e affermano qui, oggi, il valore fondamentale del diritto alla qualità della vita per la periferia, il capoluogo, i comuni limitrofi. Queste persone diventati cittadini consapevoli, documentati e informati, non vogliono esprimere generica o irresponsabile contrarietà alla soluzione del problema-rifiuti, ma una forte determinazione nel cercare soluzioni più compatibili e partecipate: vogliono vivere il senso profondo della “democrazia”, che – soprattutto in ambito locale - significa discutere e risolvere insieme i problemi del proprio territorio, e non soltanto ricordarsi di votare quando capita. Ci sono momenti in cui ciascuno deve prendere in mano il proprio futuro: oggi è fondamentale ‘provocare’, coinvolgere giovani e adulti, frazioni, quartieri, paesi, città; è fondamentale continuare ad usare lo strumento dell’informazione, in tutte le sue declinazioni, dal blog su internet fino alla discussione verbale al bar, perché conoscere, sapere, parlare, farsi una propria idea, creano consapevolezza e chiamano alla partecipazione. È fondamentale, ancora, costruire reti tra cittadini, associazioni, esperti per contrastare decisioni “dall’alto” e portare le istituzioni ad un confronto documentato e realmente democratico: così da rileggere la questionerifiuti, sia alla luce delle documentate preoccupazioni per la salute, che delle proposte alternative su come gestire l’intero ciclo di vita dei rifiuti. Comunque vada a finire questa vicenda, sono certo che non lascerà le cose come erano, perchè intanto un primo importante risultato è già sotto gli occhi di tutti anche stasera: ed è la progressiva maturazione, individuale e collettiva, di una solida coscienza ambientale che, in ogni caso, è il primo irrinunciabile elemento per costruire dal basso un’ alternativa socialmente ed ecologicamente sostenibile. Fabrizio Tognoni Presidente Ass. Onlus Chiodofisso Dare voce a chi non ha voce 9 Vent’anni contro Inceneritori e discariche in provincia di Pisa La discussione sull’ipotesi di un inceneritore a Gello, mi ha fatto tornare alla mente i progetti di questo tipo, oltre a quelli delle discariche di rifiuti tossici, che da venti anni circolano nella nostra provincia. Senza la pretesa di una ricostruzione completa e con qualche approssimazione nelle date, e tralasciando quelli realizzati veramente, cercherò di elencarli, ricordando alcuni dei luoghi dove se ne è parlato, dove cioè si è manifestato il diritto alla partecipazione alle scelte che riguardano il territorio. 1985-1986: a Chianni il sindaco propone la realizzazione di un inceneritore, si oppongono associazioni ambientaliste e gruppi di cittadini. Il progetto verrà stoppato dal PCI della Valdera, partito cui appartiene il sindaco. Il segretario all’epoca è Paolo Fontanelli. 1989-1990: il progetto di inceneritore ha raggiunto S. Luce. Sala parrocchiale di S. Luce, sala delle Terme a Casciana T. ma anche aule universitarie pisane occupate dal movimento della “Pantera” sono i luoghi in cui si decide la protesta, che culminerà in una colorata e partecipatissima manifestazione a Pisa. Il progetto viene cancellato. 1991-1992: l’inceneritore viene presentato nel comune di Lari, che se ne fa promotore destinandolo alla frazione di Lavaiano. Un comitato molto determinato, a forte maggioranza femminile, che si riunisce in una stanza della canonica, riesce a coinvolgere USL e sindacati, associazioni e partiti locali. Il progetto viene cancellato. 1993-1994: proposta di una megadiscarica a Palmerino, promossa dal comune di Cascina. La giunta cade, alle elezioni del 1994 chiediamo ed otteniamo come Verdi a garanzia dell’entrata in maggioranza la cancellazione del progetto, avversato da vari comitati fra cui quello di Latignano. 1995-1996: progetto di discarica per rifiuti speciali a Montecatini Valdicecina. Dopo l’assenso della provincia e di alcuni comuni, l’opposizione dei comitati locali e di alcuni consiglieri comunali e un assessore di Volterra, causano un ripensamento negli enti locali e la cancellazione del progetto. 1996-1997: a Chianni le violente cariche della polizia contro centinaia di inermi cittadini, non riescono a far tacere un forte movimento che chiede e dopo qualche tempo ottiene la chiusura della discarica di interesse regionale. 1998: un progetto di inceneritore a Castelfranco, viene stoppato dalla decisa opposizione dei comitati cittadini. Decisivi alcuni consigli comunali aperti promossi dall’amministrazione locale. 2000-2002: progetto di inceneritore nella zona industriale pisana di Ospedaletto, ai confini del comune di Cascina, promosso dalla Teseco Spa.Verrà cancellato dopo mesi di intensa attività dei comitati antinquinamento pisani, del PRC e dei Verdi. In 20 anni, 8 tra inceneritori e discariche di rifiuti tossici hanno cercato casa in provincia di Pisa. Sta arrivando il numero 9. Mandiamolo a fare compagnia agli altri. Carlo Galletti,Verdi Cascina Link utili • Comitato di Gello: http://noinceneritore.blog.kataweb.it • Studi sulle nanopatologie: http://www.nanodiagnostics.it • Demo di come funziona un inceneritore: http://www.greenpeace.it/inquinamento/ inctour.htm • Dal sito di Beppe Grillo: http://www.beppegrillo.it/2006/ 02lincantesimo_de.html • Forum sindaco di Pontedera: http://www.comune.pontedera.pi.it/ forum/viewtopic.php?t=257 • Provincia di Pisa: http://www.provincia.pisa.it/ provincia.jsp?IdDoc=442 • Geofor: http://www.geofor.it • Comuni Ricicloni d’Italia: http://www.ecosportello.org 10 Comitato di Gello [email protected] opuscolo realizzato grazie a: Michele Campana, Lino Vergara, Luca Torquato, Salvatore Bonavoglia, Davide Barsocchi settembre 2006 11