qualche informazione
sulla pericolosità degli
inceneritori e sulle
alternative possibili e
compatibili con
ambiente e salute
1
Sommario
Spieghiamo bene i termini…
I cavoli dell’ inceneritore
I filtri siamo noi
E io pago due volte
Quelli che… l’inceneritore proprio no!
La ragione di Greenpeace
Comitato di Gello contro l’inceneritore
da CHIODOFISSO
Vent’anni contro
Link utili
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10
Introduzione
Perché queste pagine? Per spiegare i motivi del nostro NO all’inceneritore e
i motivi del nostro SÌ a politiche alternative di smaltimento. Ma non solo.
Vogliamo, prima di tutto, che i cittadini prendano sempre più coscienza del
problema rifiuti, conoscendo quello che succede “dopo il cassonetto”, conoscendo come viene affrontata la cosa in altre parti di Italia e del mondo,
capendo che bruciando qualcosa non lo si fa sparire, anzi…
2
Spieghiamo bene i termini…
Un piccolo glossario per capire bene quello di cui stiamo parlando
colosi, mentre le polveri fini (circa il 4% del peso del
rifiuto in ingresso) intercettate dai sistemi di
filtrazione sono normalmente classificate come rifiuti speciali pericolosi. Entrambe sono normalmente smaltite in discariche per rifiuti speciali; ci sono
recenti esperienze di riuso delle ceneri pesanti.
In sostanza, da una tonnellata di rifiuti bruciata
escono:
• una tonnellata di fumi
• da 280 a 300 kg di ceneri solide
• 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme)
• 650 kg di acqua sporca (da depurare)
• 25 kg di gesso
• diossine
• furani
• idrocarburi policiclici
• acidi inorganici (cloridrico, fluoridrico, solforico,
ecc.)
• ossido di carbonio
Il che significa che un inceneritore produce il doppio dei rifiuti che si vorrebbero smaltire, con
l’aggravante di averli trasformati in prodotti altamente tossici.
INCENERITORE
Gli inceneritori con recupero energetico, o
anche termovalorizzatori, sono impianti che smaltiscono rifiuti usandoli come combustibile per produrre calore e/o elettricità.
Il funzionamento di un inceneritore con recupero
energetico può essere suddiviso in sette fasi fondamentali:
1. Arrivo dei rifiuti — Provenienti dagli impianti di selezione opportunamente dislocati sul territorio (ma
anche direttamente dalla raccolta del rifiuto tal quale o addirittura dalla raccolta differenziata, mischiando nuovamente ciò che i cittadini hanno suddiviso), i
rifiuti sono conservati in un’area dell’impianto dotato di sistema di aspirazione, per evitare il disperdersi
di cattivi odori. Con una gru i materiali sono depositati nel forno.
2. Combustione — Il forno è, solitamente, dotato di
una o più griglie mobili per permettere il continuo
movimento dei rifiuti durante la combustione. Una
corrente d’aria forzata viene inserita nel forno per
apportare la necessaria quantità di ossigeno che permetta la migliore combustione, mantenendo cosí alta
la temperatura (fino a 1000 °C e piú).
3. Produzione del vapore — La forte emissione di calore prodotta dalla combustione dei rifiuti porta a
vaporizzare l’acqua in circolazione nella caldaia posta a valle, per la produzione di vapore.
4. Produzione di energia elettrica — Il vapore generato
mette in movimento una turbina che, accoppiata ad
un motoriduttore ed alternatore, trasforma l’energia termica in energia elettrica.
5. Estrazione delle scorie — Le componenti dei rifiuti
che resistono alla combustione (circa il 10% del volume totale ed il 30% in peso, rispetto al rifiuto in
ingresso) vengono raccolte in una vasca piena d’acqua posta a valle dell’ultima griglia. Le scorie, raffreddate in questo modo, sono quindi estratte e smaltite
in discarica.
6. Trattamento dei fumi — Dopo la combustione i fumi
caldi passano in un sistema multi-stadio di filtraggio,
per l’abbattimento del contenuto di agenti inquinanti sia chimici che solidi. Dopo il trattamento i fumi
vengono rilasciati in atmosfera.
7. Smaltimento ceneri — Le ceneri residue della combustione (circa il 30% in peso ed il 10% in volume
del materiale immesso nell’inceneritore) sono normalmente classificate come rifiuti speciali non peri-
TERMOVALORIZZATORE
Un termovalorizzatore è un inceneritore che usa
il calore prodotto per produrre elettricità. La
differenza sostanziale è che un semplice inceneritore “vecchio stile” distrugge i rifiuti producendo sostanze tossiche, mentre un termovalorizzatore oltre
a distruggere i rifiuti producendo sostanze
tossiche, utilizza il calore generato per produrre
energia. Il termine corretto dovrebbe quindi essere
“inceneritore con recupero energetico”, ma il termine
Termovalorizzatore viene preferito da chi è favorevole alla loro costruzione per “indorare la pillola”
ai cittadini che ne subiranno le conseguenze sanitarie. La stessa normativa italiana non usa il termine “termovalorizzatore”, bensí quello di “inceneritore”.
DISCARICA
La discarica di rifiuti è un luogo dove vengono
depositati in modo non selezionato i rifiuti solidi
urbani e tutti i rifiuti provenienti dalle attività
3
umane (detriti di costruzioni, scarti industriali,
ecc…) che non è possibile riciclare o utilizzare come
combustibile nei termovalorizzatori.
Esistono tre tipologie differenti di discarica:
• Discarica per rifiuti inerti (la tipologia verso cui
si può andare grazie al trattamento “a freddo”)
• Discarica per rifiuti non pericolosi (tra le quali i
cosiddetti RSU - Rifiuti Solidi Urbani)
• Discarica per rifiuti pericolosi
L’uso delle discariche non risolve il problema
dello smaltimento dei rifiuti ma lo rimanda
al futuro. I residui di molti rifiuti, soprattutto di RSU
e ancor peggio di rifiuti pericolosi, restano attivi per
oltre 30 anni e, attraverso i naturali processi di decomposizione anaerobica, producono biogas e
numerosi liquami (percolato) altamente contaminanti per il terreno e le falde acquifere. Secondo alcuni studi è possibile rilevare tracce di queste sostanze dopo la chiusura di una discarica per
un periodo che va fra i 300 e i 1000 anni.
Per contenere queste emissioni nocive e limitare gli
inconvenienti, le discariche moderne devono essere
costruite secondo una struttura a barriera in
modo da isolare i rifiuti dal terreno, rispettare
standard igienici e riutilizzare i biogas prodotti come
combustibile per generazione di energia. La struttura in genere è, dal basso verso l’alto:
• un fondo passivo di argilla e isolamento plastico
(geomembrana)
• uno strato di sabbia per l’assorbimento, recupero
e successivo trattamento del percolato
• lo strato di rifiuti
• un successivo strato superiore di terra per la copertura e la crescita di piante
• dei camini di esalazione e recupero per il gas (nel
caso di discariche RSU)
Anche in questo modo i rifiuti devono rimanere
sorvegliati per almeno 30 anni e l’area non è
utilizzabile per altri scopi.
RICICLAGGIO e
RACCOLTA DIFFERENZIATA
Per riciclaggio dei rifiuti si intende tutto l’insieme di strategie volte a recuperare i rifiuti per
riutilizzarli evitando di smaltirli in altro modo. Il
riciclo è una strada sicuramente più complessa della
logica di smaltimento in discarica o negli inceneritori. Si deve comunque premettere che il sistema del
riciclaggio non esclude la presenza delle discariche
o dei termovalorizzatori bensì ne limita il ricorso.
Si parla di sistema di riciclaggio perché questo approccio deve necessariamente operare sull’intero processo produttivo e non soltanto sulla fase finale di
smaltimento dei rifiuti. Questo comporta:
• per la produzione dei beni, l’uso di materiali biodegradabili che facilitano lo smaltimento “naturale” della materia nel momento in cui il prodotto
si trasforma in rifiuto
• l’uso di materiali riciclabili come il vetro, i metalli
o polimeri selezionati, evitando anche i materiali
accoppiati, più difficili (se non impossibili) da
riciclare
• la “raccolta differenziata” dei rifiuti, per facilitare
il riciclaggio dei materiali, passaggio fondamentale
del processo
In questo modo la separazione dei materiali riduce i
costi di ritrattamento. Per realizzare una raccolta
differenziata efficace è di grande importanza la fase
di differenziazione attuata dai singoli utenti. Il
riciclaggio apre un nuovo mercato in cui nuove piccole e medie imprese recuperano i materiali riciclabili
per rivenderli come materia prima o semilavorati
alle imprese produttrici dei beni. Un mercato che si
traduce pertanto in nuova occupazione.
Le materie prime che possono essere riciclate sono:
vetro, carta e cartone, tessuti , pneumatici, alluminio,
acciaio, alcune materie plastiche.
LE SOLUZIONI ALTERNATIVE
AGLI INCENERITORI:
Senza inceneritori i rifiuti vanno comunque smaltiti
per cui ecco di seguito un elenco delle scelte alternative possibili:
1) Puntare alla RIDUZIONE DEI RIFIUTI anche
tramite una seria raccolta porta a porta (che, dati
alla mano, riduce i rifiuti del 15%) e al RIUSO
DEI RIFIUTI, attuando una POLITICA DI RIDUZIONE DEGLI IMBALLI, facendo in modo
che il cittadino scopra che comprando al supermercato un prodotto anzichè un altro, spenderà
meno per gettarne l’imballo.
TRATTAMENTO RIFIUTI A
FREDDO
Insieme di procedure basate su nuove tecnologie che
tendono a stabilizzare e rendere inerti le parti
dei rifiuti non riciclabili destinati alle discariche in modo che non possano inquinare tramite
percolato (liquami che rendono tossiche le falde
acquifere) o generare gas. Tale tipo di trattamento
viene ad oggi utilizzato da diverse municipalità in molti
paesi (un esempio su tutti è Sidney).
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4) Tendere ad una PERCENTUALE DI RACCOLTA DIFFERENZIATA CHE RAGGIUNGA OLTRE IL 60% DEL TOTALE come già
alcune realtà italiane fanno con successo.
5) Effettuare il TRATTAMENTO A FREDDO DEI
RIFIUTI destinati alle discariche, come già fanno
già diverse municipalità in diversi paesi (per esempio Sidney), in modo da stabilizzare e rendere inerti
le parti dei rifiuti non riciclabili in modo che non
possano inquinare tramite percolato o generare
gas.
Il tutto cercando di evitare di trasformare un problema come quello dei rifiuti in un business che remi
contro, basato sull’equazione “più rifiuti = più soldi”
come sta accadendo in diverse province fra cui quella
di Pisa in cui si afferma di essere in “emergenza rifiuti” per poter costruire nuovi impianti (inceneritori e discariche), quando invece oltre ad essere autosufficiente nello smaltimento di ciò che produce, importa rifiuti da altre regioni e province per guadagnare qualche soldo in più!
2) Perseguire il RICICLO DEI PRODOTTI tramite una RACCOLTA DIFFERENZIATA PAGATA A CONSUMO secondo il principio per
cui chi più inquina più paga: con un codice a barre
si riconosce di chi sia il sacco di rifiuti non differenziati e lo si fa pagare in base al peso (portando
un forte risparmio al portafogli del cotribuente!
Si veda per esempio il “Consorzio dei Comuni
dei Navigli” (www.consorzionavigli.it) dove a fronte di una media delle tasse sui rifiuti nel 2004 in
Italia così definite:
NORD:
216,63 €
CENTRO: 194,38 €
SUD:
185,63 €
I cittadini dei Comuni aderenti al Consorzio hanno pagato in media solo 137,25 €
3) Puntare a SENSIBILIZZARE I CITTADINI E
LE REALTÀ PUBBLICHE E PRIVATE, indicendo per esempio periodici corsi per la popolazione per spiegare come collaborare attivamente
alla raccolta differenziata.
I cavoli dell’inceneritore
In Francia, Belgio, Olanda vengono chiusi: del resto...quale agricoltura di qualità in presenza di
inceneritori?
di Gianni Tamino
(doc. Biologia Generale e Fondamenti di Diritto Ambientale
Facoltà di Biologia, Università di Padova)
La pericolosità degli inquinanti prodotti dagli inceneritori è confermata da numerosi studi medici. Uno
studio epidemiologico condotto dall’Università di
Birmingham ribadisce che in prossimità di inceneritori di rifiuti, il rischio di leucemia e cancri solidi aumenta vertiginosamente nei bambini. Gli inquinanti
vengono trasferiti dall’aria al suolo con le scorie e le
ceneri. Le principali sostanze inquinanti emesse da
un impianto di incenerimento sono:
policlorodibenzodiossine
(diossina);
policlorodibenzofurani (furani); ceneri contenenti
mercurio, cadmio, rame, manganese, nichel, zinco, cromo, ferro; idrocarburi policiclici aromatici (IPA); fosforo; ossidi di zolfo; cloro; ossidi di azoto; acido
solfidrico; ossido di carbonio; ceneri contenenti argento, antimonio, arsenico, stagno ecc…
Aggiungiamo la produzione di CO2: incenerire 1 kg
di rifiuti richiede 7 kg di aria, 1 kg acqua, 3 kg di CO2
determinante per l’incremento dell’effetto serra. Un
inceneritore inoltre non elimina la quantità di rifiuti:
una tonnellata di RSU (rifiuti solidi urbani) incenerita infatti produce 300 kg di scorie, 30 kg di ceneri e
10-80 kg di prodotti usati per la depurazione.
Tutto questo ha un potere inquinante molto alto e
quindi va smaltito in discariche speciali: queste ultime sono più costose e garantiscono la non pericolosità solo per 20 anni a fronte di una durata centenaria degli inquinanti.
In Francia tassi allarmanti di diossina sono stati riscontrati nel latte prodotto in 34 dei 95 Dipartimenti del Paese. In tre Dipartimenti del Nord – l’area
a maggiore vocazione lattiera – il tasso riscontrato è
superiore a 3 picogrammi per grammo di grassi dei
prodotti lattiero - caseari analizzati: il valore di riferimento non dovrebbe superare 1 picogrammo; la
diossina dispersa nell’atmosfera, e presente nel latte,
è dovuta all’attività degli inceneritori.
Le prefetture hanno vietato a sedici aziende agricole la vendita del latte e sono stati chiusi gli inceneritori di Halluin, Wasquehal, Sequedin (zona di Lille)
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assieme a quello di Maubeuge, nel nord del paese,
tant’è che la Francia sta riconsiderando la politica di
smaltimento dei rifiuti urbani basata sull’incenerimento e sta sottoponendo gli impianti di incenerimento
a verifiche approfondite. Lo studio ha portato alla
richiesta di blocco della costruzione di ulteriori inceneritori per non aggravare l’attuale contaminazione: così il programma francese che prevede oltre
cento nuovi impianti è, attualmente, in via di totale
ridefinizione.
Analoghe verifiche e probabili chiusure sono in corso in Belgio per l’impianto di Anversa e in Olanda
per quelli di Weurt e Lathum. In Olanda l’inceneritore di Rotterdam fu spento nel 1989 e la produzione
di latte del circondario distrutta per diversi anni per
l’elevata presenza di diossine: questo inquinante ha
interessato anche aziende di agricoltura biologica.
Oltre alla diossina anche furani, IPA, metalli pesanti
possono inquinare i prodotti agricoli o danneggiare
le coltivazioni intorno ad un inceneritore: infatti possono essere assorbiti dai vegetali e trasferiti, attraverso la catena alimentare, agli animali e all’uomo;
ossidi d’azoto, poi, e ossidi di zolfo, cloro, acido
solfidrico, CO2, possono reagire con pioggia e nebbia, dando origine a ricadute tossiche per le coltivazioni e in generale per l’ambiente.
È evidente che campi e pascoli attorno ad un inceneritore vengono gravemente danneggiati dal punto
di vista ambientale, sanitario ed economico. D’altra
parte è difficile sforzarsi di avere un’agricoltura di
qualità, magari biologica, legata al territorio se il territorio è sottoposto a fonti di inquinamento: chi
reclamizzerebbe il proprio prodotto agricolo con
un’immagine dei campi sovrastati da un inceneritore?
I filtri siamo noi
dal Notiziario FIMMG - Federazione Italiana Medici di Medicina Generale,
maggio 2006 (nostra riduzione)
nanoparticelle, prodotte in qualsiasi modo, una volta
entrate nell’organismo innescano tutta una serie di
reazioni che possono tramutarsi in malattie specialmente neoplasie, ma anche malformazioni fetali, allergie e malattie neurologiche. L’incenerimento dei
rifiuti è il sistema più costoso per smaltirli e tutti gli
italiani, a loro insaputa, pagano generosi incentivi a
suo sostegno. Il 7% dell’importo della bolletta elettrica è devoluto, sotto forma di sussidi, anche alla
costruzione degli inceneritori: nella fattura dell’ ENEL,
sul retro, nella parte de: "Componente A3 - Costruzione impianti fonti rinnovabili". La somma che compare a fianco viene devoluta ai gestori di inceneritori di rifiuti perché la legge italiana assimila alle varie
fonti energetiche rinnovabili non fossili - quali l’eolica
ed il solare quella ricavata dall’incenerimento di ogni
tipologia di rifiuti urbani ed industriali. Oltre a questa fetta di incentivi prelevati dalle tasche degli utenti, i gestori degli inceneritori ricevono, da parte dello
Stato, altri sussidi. L’Italia è quindi l’unico Stato europeo che finanzia l’incenerimento dei rifiuti. Tutti gli
altri Stati membri (Austria, Belgio, Danimarca,
Germania)impongono ai gestori di inceneritori di
pagare una tassa per ogni tonnellata di rifiuti bruciati, disincentivando l’incenerimento dei rifiuti.
FIMMG
Federazione Italiana Medici di Medicina Generale
L’incenerimento dei rifiuti, fra le tecniche di
smaltimento, è quella più dannosa per l’ambiente e
per la salute umana. Gli inceneritori producono ceneri (da smaltire in discariche speciali) e immettono
nell’atmosfera milioni di metri cubi al giorno di fumi
inquinanti, contenenti polveri grossolane (PM10) e
polveri fini (PM2,5): nanoparticelle di metalli pesanti,
idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine, pericolosissime perché persistenti e accumulabili
negli organismi viventi. Queste nanopolveri non vengono nemmeno rilevate dagli attuali sistemi di
monitoraggio e perciò non sono previste dai limiti
di legge cui gli impianti devono sottostare. Inoltre a
fronte di emissioni cancerogene identificate da tempo (diossine, furani, metalli pesanti) gli inceneritori
emettono centinaia di sostanze di cui è sconosciuto
l’impatto sulla salute né sono noti gli effetti della combinazione di vari inquinanti.Anche la natura produce
queste polveri (vulcani), ma le polveri di origine naturale sono una frazione minoritaria di quanto oggi
si trova in atmosfera: l’uomo soprattutto produce il
particolato, specialmente quello più fine e tanto più
elevata è la temperatura alla quale un processo di
combustione avviene, tanto più piccole sono le particelle derivanti, particelle inorganiche, non biodegradabili né biocompatibili.... Perciò è opportuno che
si incentivi una politica di raccolta differenziata,
riciclaggio, recupero dei rifiuti. Le micro e
6
E io pago due volte
Gli inceneritori smaltiscono rifiuti e vengono
remunerati per questo; poi vendono energia e noi la
ricompriamo a tre volte il prezzo di mercato. Perché
i rifiuti sono considerati (solo in Italia) energia
rinnovabile. Ma il gioco conviene se si butta tanta carta e tanta plastica, e così si finisce col disincentivare
la raccolta differenziata. Senza parlare della diossina.
«Ciascuno di noi paga una tassa sui rifiuti, che finanzia quindi anche il conferimento all’inceneritore»
spiega Federico Valerio, referente per Italia Nostra
del progetto “Cittadini in rete per il riciclo”
(www.italianostra.org). «A questa va aggiunta la tassa occulta sui rifiuti che paghiamo nelle bollette elettriche, dalle quali arrivano risorse per incentivare le
fonti rinnovabili».Tutto questo va a vantaggio di chi
gestisce gli inceneritori: ex municipalizzate e
multiutility (Amsa di Milano,Asm di Brescia, Hera di
Bologna) oppure privati (Gruppo Falck,Waste Italia
spa., Fibe). I soliti costi che vengono spartiti tra tutti
i cittadini, i soliti benefici che vanno agli arcinoti soliti privati. (Altreconomia, gennaio ’06, pp.12-15, specialmente pag.13): un film abbondantemente visto e
rivisto. Si aggiungano le parole del dottor Montanari
«…tralascio qui del tutto il problema economico…:
ma il bilancio energetico è fallimentare tanto che se
non ci fossero le tasse dei cittadini a sostenere questa forma di trattamento dei rifiuti, a nessuno verrebbe mai l’idea di costruire impianti così irrazionali» (ARPAT news, 10 maggio ’06).
Già: quale mai imprenditore pazzo s’impegnerebbe
in un’opera del genere se altrettanti amministratori
pazzi o furbi o interessati non gli garantissero di pagarlo con i… nostri soldi? Danneggiati e beffati.
Quelli che… l’inceneritore proprio no!
dici di Medicina Generale: come dire, migliaia e migliaia di medici, i nostri medici; e poi aziende agricole, piccole e grandi, che temono la morte chimica, ed
economica, dei propri terreni. Docenti universitari,
e poi suore e preti e frati come p. Gianni Nobili o
padre Giovanni Esti (’il mio è uno sforzo per un mondo migliore, l’inceneritore è un passo nella direzione
sbagliata’) che digiunano contro l’ipotesi-inceneritore; e poi i meetup di Beppe Grillo, singoli cittadini;
tanti paesi europei, gli stessi Usa fanno marcia indietro e rivedono a 360 gradi la propria politica di
smaltimento dei rifiuti da inceneritore bocciandoli
in modo deciso. Soltanto chi ha deciso già, per furberia e calcoli politici oppure per ignoranza, si dichiara favorevole a questa opportunità… di morte.
Chi si oppone agli inceneritori? L’ultima in ordine di
tempo ad aver detto un No! secco a ogni ipotesi
d’inceneritore è stata Borsellino Rita, candidata alla
presidenza della regione Sicilia: qui alla parola ’rifiuto’ la mente corre subito ad appalti e mafie. Del resto padre Alex Zanotelli lo va predicando da qualche tempo: la gestione dei rifiuti, di tutti i rifiuti, fa
gola… profonda alla mafia. Ma poi ci sono centinaia
di comitati in tutta Italia che ostinatamente vi si oppongono; e poi fior di scienziati, come Teresa Gatti e
il marito dottor Montanari chiamati a spiegare i risultati dei propri studi sui pericoli delle nanoparticelle
prodotte anche dagli inceneritori dall’imperatore del
Giappone, dalla camera dei Lord inglesi, da varie commissioni americane dopo il disastro terroristico
dell’11 settembre. E poi la Federazione Italiana Me-
7
La ragione di Greenpeace
La nota Associazione ambientalista più e più volte ha
denunciati i pericoli da inceneritori, a tutti gli effetti.
Per esempio ha rintracciato latte contaminato anche a Pisa (2003) dove da tempo è attivo un inceneritore: e d’altra parte ormai la sensibilizzazione e la
coscienza contro l’incenerimento dei rifiuti cresce
nel mondo: le Filippine, per esempio, primo Paese al
mondo, ormai dal ’99 hanno vietato qualsiasi tipo di
inceneritore sul proprio territorio. Greenpeace ha
denunciato più volte i pericoli per la salute connessi
a quel tipo di smaltimento dei rifiuti e ha rischiato
anche multe e condanne, uscendone, però, assolta.
Nel luglio 2002 19 volontari si erano incatenati alla
porta d’ingresso dell’inceneritore di Como per de-
nunciarne la pericolosità, ma erano stati accusati di
“interruzione di pubblico servizio”: pochi mesi fa sono
stati assolti, avevano semplicemente ragione. D’altra
parte i controlli svolti sul latte di mucche allevate in
fattorie vicine a impianti d’incenerimento (come quello di Como), in quattro regioni d’Italia, mostravano
alte concentrazioni di piombo, dunque erano impianti
altamente pericolosi. Archiviato il processo
Greenpeace si batte perché il nuovo Governo abroghi il decreto che inserisce i rifiuti tra le fonti di energia rinnovabile. E promuove una petizione popolare.
www.greenpeace.org
Comunicato Stampa
Comitato di Gello contro l’inceneritore
vogliamo andare alla radice del problema, cioè che si
incentivi la riduzione dei rifiuti stessi o che si privilegi il riciclaggio e il riuso dei materiali. L’inceneritore
va nella opposta direzione… molti studi dimostrano
che l’impianto costituirebbe un rischio per la salute
a causa delle emissioni di sostanze tossiche. Facciamo un appello alla società civile, al mondo
dell’associazionismo, a tutti i cittadini e li invitiamo
ad appoggiare il nostro comitato; per una politica
ambientale che rispetti il territorio, favorisca lo sviluppo sostenibile e si preoccupi di tutelare l’interesse esclusivo della comunità.
[email protected]
Il 31 maggio u.s., a seguito del dibattito iniziato con il
comunicato del Sindaco di Pontedera che prefigurava
l’eventualità di un inceneritore sul territorio comunale, ci siamo autoconvocati in assemblea pubblica
nella sala parrocchiale di Gello e ci siamo costituiti
in Comitato.
Riteniamo che una democrazia sia viva solo se i cittadini sono concretamente protagonisti e incidono
sulle scelte che li riguardano: la partecipazione, infatti, misura la qualità dei diritti e l’efficacia dell’amministrazione di una città. Perciò ci sentiamo in dovere
di opporci a decisioni che non tengono in considerazione le reali necessità dei cittadini e del territorio: ci battiamo contro l’ipotesi-inceneritore perché
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da CHIODOFISSO
Aderente a:
Rete di Lilliput, Per un’economia di giustizia - Nodo di Pisa
Libera, Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie
Peacelink, Telematica per la pace - Nodo di Pisa
In occasione dell’Assemblea Pubblica promossa dal Comitato di Gello a Pontedera
lunedì 10 luglio 2006
A nome dell’associazione Chiodofisso saluto i presenti e mi scuso per le assenze di don Armando
Zappolini e mia personale: voglio comunque inviare
il nostro saluto e l’incoraggiamento a proseguire sulla
strada che il comitato ha intrapreso.
Credo davvero - come scriveva Machado - che “camminando si apre il cammino...”.
Il cammino iniziato tocca tre passaggi fondamentali:
diritto, fiducia, identità. Il diritto di un territorio a
decidere del proprio futuro e la fiducia che, insieme,
è possibile farcela. Ed è proprio il divenire di questo
cammino che chiarisce la vostra identità: l’identità di
un territorio che rivendica, con fiducia nello strumento democratico e nonviolento della partecipazione, il proprio diritto alla salute.
Su questa identità dobbiamo insistere, perchè essa
cresca, si affermi e si manifesti ancora su queste piazze,
in una trasversalità sociale e di luoghi: il problema dell’inceneritore non è un problema che tocca
alcuni ed esenta altri e non è una questione circoscritta al solo abitato di Gello.
È importante che ciascuno senta di doversi attivare in prima persona, perchè la voce della protesta
che arriva alle istituzioni, non sia soltanto l’espressione del comitato di cittadini di Gello, ma di un numero crescente di volti e di storie.
Bisogna raccontare cosa è stato fatto finora per
contrastare la realizzazione dell’inceneritore: la difficile esperienza della gente coinvolta, i rischi per la
salute, l’insostenibilità sociale/ambientale di questo
tipo di scelta.
È importante che ciascuno senta sia il bisogno di
non delegare che il diritto a partecipare alle
scelte che riguardano il proprio territorio: affinché gli Amministratori locali ascoltino la voce di
persone che si sono fatte consapevoli, si sono confrontate con esperti e affermano qui, oggi, il valore
fondamentale del diritto alla qualità della vita per la
periferia, il capoluogo, i comuni limitrofi.
Queste persone diventati cittadini consapevoli,
documentati e informati, non vogliono esprimere
generica o irresponsabile contrarietà alla soluzione
del problema-rifiuti, ma una forte determinazione nel
cercare soluzioni più compatibili e partecipate: vogliono vivere il senso profondo della “democrazia”,
che – soprattutto in ambito locale - significa discutere e risolvere insieme i problemi del proprio territorio, e non soltanto ricordarsi di votare quando capita. Ci sono momenti in cui ciascuno deve prendere in mano il proprio futuro: oggi è fondamentale
‘provocare’, coinvolgere giovani e adulti, frazioni,
quartieri, paesi, città; è fondamentale continuare ad
usare lo strumento dell’informazione, in tutte
le sue declinazioni, dal blog su internet fino alla discussione verbale al bar, perché conoscere, sapere,
parlare, farsi una propria idea, creano consapevolezza e chiamano alla partecipazione. È fondamentale,
ancora, costruire reti tra cittadini, associazioni,
esperti per contrastare decisioni “dall’alto” e portare le istituzioni ad un confronto documentato e realmente democratico: così da rileggere la questionerifiuti, sia alla luce delle documentate preoccupazioni per la salute, che delle proposte alternative su
come gestire l’intero ciclo di vita dei rifiuti.
Comunque vada a finire questa vicenda, sono certo
che non lascerà le cose come erano, perchè intanto
un primo importante risultato è già sotto gli occhi di
tutti anche stasera: ed è la progressiva maturazione,
individuale e collettiva, di una solida coscienza
ambientale che, in ogni caso, è il primo irrinunciabile elemento per costruire dal basso un’ alternativa
socialmente ed ecologicamente sostenibile.
Fabrizio Tognoni
Presidente Ass. Onlus Chiodofisso
Dare voce a chi non ha voce
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Vent’anni contro
Inceneritori e discariche in provincia di Pisa
La discussione sull’ipotesi di un inceneritore a Gello,
mi ha fatto tornare alla mente i progetti di questo
tipo, oltre a quelli delle discariche di rifiuti tossici,
che da venti anni circolano nella nostra provincia.
Senza la pretesa di una ricostruzione completa e con
qualche approssimazione nelle date, e tralasciando
quelli realizzati veramente, cercherò di elencarli, ricordando alcuni dei luoghi dove se ne è parlato, dove
cioè si è manifestato il diritto alla partecipazione alle
scelte che riguardano il territorio.
1985-1986: a Chianni il sindaco propone la realizzazione di un inceneritore, si oppongono associazioni
ambientaliste e gruppi di cittadini. Il progetto verrà
stoppato dal PCI della Valdera, partito cui appartiene il sindaco. Il segretario all’epoca è Paolo Fontanelli.
1989-1990: il progetto di inceneritore ha raggiunto
S. Luce. Sala parrocchiale di S. Luce, sala delle Terme
a Casciana T. ma anche aule universitarie pisane occupate dal movimento della “Pantera” sono i luoghi
in cui si decide la protesta, che culminerà in una colorata e partecipatissima manifestazione a Pisa. Il progetto viene cancellato.
1991-1992: l’inceneritore viene presentato nel comune di Lari, che se ne fa promotore destinandolo
alla frazione di Lavaiano. Un comitato molto determinato, a forte maggioranza femminile, che si riunisce in una stanza della canonica, riesce a coinvolgere
USL e sindacati, associazioni e partiti locali. Il progetto viene cancellato.
1993-1994: proposta di una megadiscarica a
Palmerino, promossa dal comune di Cascina. La giunta
cade, alle elezioni del 1994 chiediamo ed otteniamo
come Verdi a garanzia dell’entrata in maggioranza la
cancellazione del progetto, avversato da vari comitati fra cui quello di Latignano.
1995-1996: progetto di discarica per rifiuti speciali a
Montecatini Valdicecina. Dopo l’assenso della provincia e di alcuni comuni, l’opposizione dei comitati
locali e di alcuni consiglieri comunali e un assessore
di Volterra, causano un ripensamento negli enti locali
e la cancellazione del progetto.
1996-1997: a Chianni le violente cariche della polizia
contro centinaia di inermi cittadini, non riescono a
far tacere un forte movimento che chiede e dopo
qualche tempo ottiene la chiusura della discarica di
interesse regionale.
1998: un progetto di inceneritore a Castelfranco, viene stoppato dalla decisa opposizione dei comitati
cittadini. Decisivi alcuni consigli comunali aperti promossi dall’amministrazione locale.
2000-2002: progetto di inceneritore nella zona industriale pisana di Ospedaletto, ai confini del comune di Cascina, promosso dalla Teseco Spa.Verrà cancellato dopo mesi di intensa attività dei comitati
antinquinamento pisani, del PRC e dei Verdi.
In 20 anni, 8 tra inceneritori e discariche di rifiuti
tossici hanno cercato casa in provincia di Pisa. Sta
arrivando il numero 9. Mandiamolo a fare compagnia agli altri.
Carlo Galletti,Verdi Cascina
Link utili
• Comitato di Gello:
http://noinceneritore.blog.kataweb.it
• Studi sulle nanopatologie:
http://www.nanodiagnostics.it
• Demo di come funziona un inceneritore:
http://www.greenpeace.it/inquinamento/
inctour.htm
• Dal sito di Beppe Grillo:
http://www.beppegrillo.it/2006/
02lincantesimo_de.html
• Forum sindaco di Pontedera:
http://www.comune.pontedera.pi.it/
forum/viewtopic.php?t=257
• Provincia di Pisa:
http://www.provincia.pisa.it/
provincia.jsp?IdDoc=442
• Geofor:
http://www.geofor.it
• Comuni Ricicloni d’Italia:
http://www.ecosportello.org
10
Comitato di Gello
[email protected]
opuscolo realizzato grazie a:
Michele Campana, Lino Vergara, Luca Torquato,
Salvatore Bonavoglia, Davide Barsocchi
settembre 2006
11
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opuscolo contro inceneritore - no all`inceneritore a Pontedera