Chernobyl. Di cosa sono fatte le nuvole
Introduzione al fumetto
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Chernobyl. Di cosa sono fatte le nuvole
È un fumetto di Paolo Parisi, pubblicato da una
piccola e coraggiosa casa editrice, il “Becco giallo”
Il fumetto non racconta in modo cronachistico
l’incidente nucleare di Chernobyl ma la storia
di alcuni personaggi inventati che si
muovono in un mondo devastato da
quell’incidente.
Noi però un po’ di cronaca dobbiamo farla…
Il disastro nucleare di Chernobyl si verificò il 25
aprile del 1986 alle ore 1:23 del mattino poco
distante dalla cittadina di Pripjat in Ucraina.
Posizione della
centrale
nucleare
La notizia
deldi
Chernobyl, 45 Km a
disastro
nord
di Kiev,(TG1)
capitale
dell’Ucraina
http://www.youtube.com/wat
ch?v=9q2_Of-T28s
Il disastro nucleare di Chernobyl si
verificò il 25 aprile del 1986 alle ore
1:23 del mattino poco distante dalla
cittadina di Pripjat in Ucraina.
Posizione della
centrale nucleare di
Chernobyl, 45 Km a
nord di Kiev, capitale
dell’Ucraina
È difficile quantificare con sicurezza il
numero di morti causato dall‘ incidente
nucleare. Certo si è trattato di decine di
migliaia di persone.
Si trattò dell'incidente nucleare più grave
mai verificatosi nella storia. La nube
radioattiva che si sviluppò dal rogo della
centrale raggiunse tutte le zone dell'Unione
Sovietica occidentale, l'est e l’ ovest europeo,
la Scandinavia, le isole britanniche e l'America
nord-orientale. Gran parte dell'Ucraina, della
Bielorussia e della Russia furono
contaminate, e si dovette procedere
all'evacuazione di circa 336.000 persone.
La centrale
nucleare dopo
l’incidente
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Nell’immagine a fianco, la città
prima dell’incidente: palazzi sui
quali si riconoscono i simboli
della propaganda sovietica e
grandi viali alberati
Pripjat, era la città più vicina a Chernobyl. Prima dell’incidente
ci vivevano circa 50.000 persone, molte delle quali impiegate
nella centrale nucleare, di cui 16.000 erano bambini.
La città nei giorni successivi all’incidente fu rapidamente
evacuata; ai cittadini fu promesso che sarebbero tornati dopo
tre settimane. Questo non si è mai verificato.
Un’immagine della
città oggi. Sullo
sfondo, la centrale
nucleare.
Pripjat
oggi
Pripyat oggi è la più grande e spettrale ghost town del mondo. Nelle
case e per le strade è ancora possibile trovare arredi, automobili,
fotografie,
giocattoli,
degli abitanti
Nonostante
i divietielettrodomestici,
vi sono tuttavia
ancora affetti
circapersonali
quattrocento
persone
in fretta
e furia.dei prodotti della terra
che sono tornate a vivere nelleevacuati
loro case,
si cibano
e bevono acqua dai torrenti altamente contaminati.
La zona più radioattiva della città
è il parco giochi, perché è
esposto direttamente verso la
centrale e perché il giorno del
disastro il vento portò qui le prime
particelle radioattive.
La ruota panoramica del parco è
oggi considerata l’oggetto più
radioattivo al mondo
Alle spalle del parco giochi c'era una foresta i cui alberi morirono totalmente in
pochissimi giorni e che venne soprannominata la "foresta rossa" a causa del
cambiamento di colore che subì per effetto delle radiazioni.
Torniamo al fumetto: è suddiviso in un prologo e quattro capitoli.
Il prologo è posto all’inizio di
un racconto e funge da
introduzione: nel fumetto di
Paolo Parisi il prologo racconta
in modo indiretto il momento
dell’incidente nucleare alla
centrale di Chernobyl: Nikolaj,
il piccolo protagonista della
storia, è in riva ad un fiume ed
assiste all’arrivo di una strana
nube arancione…
L’onnipresenza delle nuvole nel
fumetto simboleggia
l’onnipresenza delle radiazioni.
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Nei quattro capitoli successivi si intrecciano le storie di quattro
personaggi. Tutti e quattro, in vario modo, hanno avuto l’esistenza
devastata dal disastro nucleare.
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Nikolaj: il piccolo protagonista già apparso nel prologo, un orfano
che si ammala di cancro e viene ricoverato nell’ospedale pediatrico
di Novozybkov.
Una vecchia che vive nella gost town di Pripjat attendendo il
ritorno del figlio Sasha, in realtà morto a causa delle radiazioni.
Kovalevnco, oncologo che dirige l’ospedale pediatrico di
Novozybkov ed ha perso la moglie per via delle radiazioni.
Aleksandr, un giornalista che deve realizzare un reportage su
Pripjat e si fa ospitare dal dottore (suo padre era un vigile del
fuoco morto nel rogo della centrale).
Il debito di Parisi verso i reportage fotografici da Pripjat
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Il debito di Parisi verso i reportage fotografici da Pripjat
Il debito di Parisi verso la fotografia d’autore
Oltre che ai reportage da Pripjat, l’autore si ispira anche alle
drammatiche foto scattate da Anatol Kljashkuk all’interno
dell’ospedale pediatrico di Novozybkov, dove sono ricoverati. I
bambini malati di tumore a causa delle radiazioni. Paolo Parisi le
riproduce con alcune significative modifiche.
Nella fotografia, un bambino
ammalato guarda il parco fuori
dalla finestra: il “fuori”, lo spazio
esterno all’ospedale,
rappresenta la guarigione.
La riproduzione di Parisi è solo in
apparenza identica: fuori dalla finestra
non c’è più il parco ma il nulla di uno
sfondo bianco. La colazione è stata
sostituita da una flebo, come a voler
sottolineare la malattia di Nicolaj, la
piantina nella bottiglia ha perso molte
delle sue foglie e acquista un aspetto
stentato e sofferente, mentre quella
retrostante è del tutto scomparsa.
Accanto al bambino della fotografia
c’è la sua colazione; alla sua
destra, una pianta con un certo
numero di foglie. Dietro la bottiglia
che fa da vaso, un’altra piantina
con alcuni fiori. Tanto la colazione
che le piante sono simboli positivi,
che alludono alla vita.
La vignetta insomma è più
amara e pessimistica della
fotografia, non c’è un
“fuori” rispetto all’ospedale,
non c’è alcuna speranza
per il futuro.
La foto è intitolata
“L’attesa del futuro”. Il bambino, che
sembra impegnato a leggere
qualcosa, ha varcato la soglia, ha
davanti un corridoio illuminato ala fine
del quale si scorgono una porta
aperta e un’infermiera
Nella vignetta, il bambino non ha ancora
varcato la soglia, ed è, come nell’immagine
precedente, aggrappato alla flebo; il
corridoio, alla cui fine c’è una porta chiusa,
è inondato da una luce fredda. Anche in
questo caso la “versione” di Parisi ci
appare più amara e pessimistica.
Nel fumetto la natura non ha nulla di piacevole. Gli alberi sono
rappresentati con macchie scure, come se fossero sporchi di catrame.
Ciò serve a restituire visivamente l’idea della contaminazione: è una
natura fredda, violentata dalle radiazioni nucleari, malata. Gli stessi
uccelli sembrano sporchi di petrolio. Questa scelta stilistica si spiega in
modo molto semplice: le radiazioni non sono visibili. Ma un fumetto,
che si fruisce con l’occhio, deve invece rendere tutto visibile.
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“Pripjat”
L’onnipresenza
delle nuvole,
Sui balconi dei
palazzi non c’è
alcun segno di
vita. Pripyat è
ormai una città
fantasma
Anche in questa
pagina del fumetto
gli alberi sono
rappresentati con
macchie nere.
Un cartello avverte del pericolo
radioattività
La neve, che scende copiosa nelle ultime
pagine del fumetto, ha un significato
duplice, ambiguo:
La neve è un manto sotto il quale cova
nuova vita; è dunque un simbolo di
speranza e di rinascita.
La neve con la sua bianchezza seppellisce,
“cancella” ciò che è irreparabile, un po’
come la terra che ricopre una tomba. E’
dunque un simbolo di morte e di “lutto”.
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