LETTERA DEI DUE PROVINCIALI IS-IM Ai confratelli dehoniani in Italia Milano-Napoli, 1 luglio 2010 Carissimi, ci siamo incontrati noi due provinciali (IM e IS) e abbiamo condiviso alcune riflessioni, che vi facciamo conoscere, inviandovi un saluto fraterno. Il momento che stiamo vivendo come Chiesa e come Istituto è molto serio, difficile, all esterno e all interno. Cosa dire? cosa fare? come muoverci? Riteniamo che la celebrazione dell Anno Sacerdotale debba costituire un nuovo inizio di cammino spirituale e di impegno pastorale sia personale che comunitario. La celebrazione del mese del S. Cuore ci ha ricordato che quali discepoli di Padre Dehon siamo chiamati a fare dell unione a Cristo nel suo amore per il Padre e per gli uomini, il principio e il centro della nostra vita (Cst17). Il momento difficile che vive la Chiesa è ugualmente un invito forte a dare testimonianza di vita consacrata radicale e credibile. Siamo chiamati a risolvere problemi seri, che ci preoccupano (vocazioni, perseveranza, diminuzione di numero, ridimensionamento). Non riusciamo a vedere con chiarezza il futuro. Tante sono le domande cui non è facile trovare risposta. Ogni giorno siamo interpellati da sfide che ci superano. Anzitutto un momento di sfida di noi stessi a noi stessi, quella di una nuova qualità carismatica. Ci chiediamo allora da dove ripartire. Siamo convinti che occorra ripartire dalla spiritualità che ci caratterizza, che è il nostro primo e vero servizio al mondo e all uomo. Abbiamo consacrato la vita al Cuore di Gesù: questo ci impegna a rivivere il suo amore, i suoi atteggiamenti, il suo donarsi per i fratelli. Da questo rifioriranno le vocazioni, le case, le opere, le nostre province. Abbiamo scelto di seguire Cristo casto, povero e obbediente, cioè di ripetere il suo modo di vivere. Conosciamo la sua radicalità: ad essa devono conformarsi i nostri atteggiamenti. Il suo modo di vivere ed operare deve diventare il criterio fondamentale di ogni scelta e confronto, di ogni progettualità. Non può essere sostituito con la ricerca di se stessi, di progetti personali, con la ricerca a volte ossessiva di benessere materiale, con l indipendenza... I voti hanno anche una valenza comunitaria, senza la quale non c è testimonianza. Abbiamo scelto di consacrarci in una famiglia religiosa, che diventa la nostra famiglia. Dovrebbero essere scontati il senso di appartenenza, l impegno per la sua vita e la sua missione. Non è facile comprendere la ricerca di realizzazione al di fuori di essa, la ricerca di impegnarsi in qualche diocesi, rinunciando alla vita religiosa e fraterna. Si lascia il più per il meno Siamo chiamati a riparare con Cristo e in Cristo il male del mondo, chiamati a vivere la nostra vocazione riparatrice come lo stimolo del nostro apostolato (Cst 23). L espressione in spirito di amore e di riparazione , cara alla nostra tradizione dehoniana, ci ricorda la specificità dell amore riparatore cui siamo chiamati. Padre Dehon ha voluto che i suoi religiosi unissero in maniera esplicita la loro vita religiosa e apostolica all oblazione riparatrice di Cristo al Padre per gli uomini (Cst 6). Forse vale la pena chiederci, singolarmente e comunitariamente, se è presente il desiderio di unirci all oblazione riparatrice di Cristo al Padre. Il sacrificio, l abbandono, perfino le sofferenze non meritate sono occasioni da non sciupare. Siamo chiamati ad intercedere come Mosè, Elia, Giovanni il Battista per il popolo (cf. atto di oblazione martedì 2). Il Cristo Eucaristia, sempre vivo per intercedere a nostro favore (cf. Eb 7,25), è il luogo della nostra intercessione. Crediamo che la preghiera personale e comunitaria debba ritrovare tutto il suo spazio, specialmente l adorazione e la lectio. Siamo operai del vangelo, da proclamare con la vita e la parola, là dove Dio ci chiama, non dove piace a noi. La missione richiede l amore al vangelo, la passione per l uomo, il fuoco interiore, la disponibilità piena. Un po più di umiltà e fedeltà non guasta. Dio chiama tutti a lavorare per custodire e coltivare la terra. Il lavoro è un dovere per tutti, una necessità, in particolare per chi ha fatto professione di povertà . La Provvidenza ci colma di beni. Lo riteniamo giusto, lo diamo per scontato ma ci chiede anche di collaborare responsabilmente per il vivere quotidiano, in semplicità. Le Costituzioni definiscono la nostra spiritualità con un espressione felice: Profeti dell amore e servitori della riconciliazione (n. 7). Riconciliazione dentro e fuori. È importante saper dimenticare ferite o incomprensioni, vivendo riconciliati con se stessi, da fratelli, la propria storia. Carissimi, Duc in altum - disse Gesù a Pietro e ai primi discepoli chiamandoli a seguirlo per stare con Lui e per annunziare la Lieta Notizia. Duc in altum - ripete oggi a noi. E ci chiede di farlo con gioia nella fede: Sulla tua parola getterò le reti (Lc 5,4-5). Il futuro è di Dio, ma anche nostro. Il slancio nuovo che ci occorre, la ripresa di entusiasmo, un più di impegno generoso che ci coinvolge tutti lo attingiamo ogni giorno dalla Parola e dalla Eucaristia (Cst 81.17). Il futuro dipende certamente da Dio, ma anche dalla passione evangelica per l uomo, dall amore fraterno vero nelle comunità, dalla santità di ciascuno. La risposta all amore di Cristo per noi (Cst 23) non può essere con parole, ma con la qualità della nostra consacrazione, la testimonianza quotidiana di vita casta-povera-obbediente. Ce lo ricordava Benedetto XVI nell omelia del 29 giugno u.s.: Il danno maggiore la Chiesa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto . Auguriamo alle nostre due Province di camminare verso una maggior collaborazione, per il regno del Cuore di Gesù in Italia e nelle nostre missioni. Auguriamo a tutti qualche momento di riposo durante l estate. Un saluto speciale ai missionari e ai confratelli malati. Con affetto e stima per ciascuno e per ogni comunità p. Luigi Cicolini, sup. prov. IM p. Tullio Benini, sup. prov. IS INFORMAZIONI dal consiglio provinciale e dalle comunità Il consiglio provinciale di giugno si è tenuto a Milano il 16-17. All OdG: (1) incontro con i presidenti delle commissioni provinciali; (2) questioni economiche: la costituzione di una Onlus provinciale; evoluzione della situazione riguardante lo stabile delle Grafiche e della Scuola missionaria di PD; dossier segreterie; ecc: (3) note sulla visita canonica; (4) preparazione dell Assemblea provinciale del 27 settembre Incontro con i presidenti delle commissioni provinciali. Presenti i pp. Bruno Scuccato, Giovanni Mengoli, Franco Inversini, si siamo lungamente confrontati su tre punti: (1) il lavoro svolto dalla singola commissione nel 2009-2010; (2) le urgenze / problematiche che ogni commissione vede presenti ed evidenzia nella vita della nostra provincia; (3) come sta procedendo secondo la commissione l'attuazione del Programma Esecutivo del X capitolo provinciale. I molti aspetti evidenziati saranno ripresi nella prossima seduta del Consiglio provinciale, anche in vista della programmazione provinciale 2010-2011. Sintesi sulla visita canonica. La visita canonica, iniziata in dicembre, si è prolungata molto nel tempo, causa le diverse interruzioni. Il provinciale non è ancora riuscito a mandare a tutte le comunità la lettera di conclusione. Sarà importante preparare una sintesi da far conoscere a tutti i confratelli. In essa: accanto a uno sguardo generale sulla Provincia, sarà utile far risaltare il cammino in atto, i valori che ci sostengono (preghiera comune, stile di vita comunitaria ), le applicazioni del Capitolo, il PAC e la sua attuazione, il rapporto con la chiesa locale Preparazione dell Assemblea provinciale del 27 settembre. Sarà su due questioni: le segreterie e la nuova abitazione per la comunità di Padova. In consiglio si guarda insieme al Dossier segreterie . Lo studio preparato da p. Cesano insieme al CAE sembra sufficientemente completo per una informazione idonea ai fine dell Assemblea del 27 settembre. È importante che le comunità lo abbiano il più presto possibile perché sono chiamate a dare una loro valutazione sull argomento. Il gruppo di studio per la costituzione di una UNLUS provinciale (Matti, Comotti, Piazzalunga, Bano, Brena). Si è riunito il 21 giugno allo scopo di valutare studio la fattibilità di una Onlus legata alla nostra provincia. La sintesi del loro lavoro viene trasmessa ad ogni comunità così che possa servire da utile riferimento per tutti. La prossima seduta del Consiglio sarà nei giorni 12-13 luglio. Due punti importanti all Odg: - verifica del lavoro fatto dal CP nell anno sociale 2009-2010 (organismi di partecipazione, comunità, opere); - programmazione del 2010-2011 (calendario provinciale con particolare attenzione agli adempimenti legati al P.E. del capitolo). DALLA CURIA GENERALE LA VISITA DEL SUPERIORE GENERALE IN ASIA Il Superiore Generale P. Ornelas è partito il 31 maggio, per una visita di circa un mese in India e Indonesia. Si fermerà fino al 18 giugno nel distretto. Visiterà le comunità nello stato dell' Andhra Pradesh nell India centro orientale, e quelle di Kerala, nella zona sud ovest del paese. Tra gli obiettivi del viaggio c'è da capire se vi siano le condizioni per passare dallo status di distretto a quello di regione, passaggio che segnerebbe un salto di qualità nella presenza nel grande paese asiatico. Successivamente il padre Ornelas si recherà in Indonesia, dove si tratterrà per circa un mese. Durante la sua visita inizierà la nuova amministrazione sotto la guida del Superiore provinciale, P. Andreas Madya Srijanto. In questo periodo visiterà anche Papua, dove da alcuni anni i dehoniani sono presenti con tre comunità. Il rientro a Roma di padre Ornelas è previsto per il 25 luglio. Sabato 5 giugno, il P. Generale Ornelas ha incontrato gli studenti di Filosofia al Dehon Sadhan ad Aluva, nello stato del Kerala nell India meridionale. La scuola ospita attualmente 42 studenti provenienti da diversi Stati: Kerala, Andra Pradesh, Tamil Nadu e Orissa. Il 12 Giugno, P. Ornelas ha invece incontrato, presso la scuola Teologica Christu Dehon Nivas, a Eluru, nell Andra Pradesh, 20 studenti e i loro formatori. In ambedue le occasioni, il P. Generale ha presentato la situazione attuale della congregazione e le sue prospettive. Ha invitato gli studenti a fare un viaggio virtuale per visitare e conoscere la realtà della congregazione, le sue potenzialità, ma anche le sue difficoltà e le sfide che le stanno davanti. E una iniziazione fondamentale per aprire nuovi orizzonti a tutti gli studenti; un invito ad andare oltre il cerchio ristretto e i confini dell ambiente in cui vivono. Un invito a formarsi nell internazionalità e nell interculturalità, al fine di impegnarsi con sempre maggiore efficacia nella formazione e in vista di un futuro impegno nella Chiesa. Il P. Generale ha infine sottolineato la grande importanza della vita comunitaria interculturale, che è in grado di superare pregiudizi e diffidenze, senza annullare le diversità culturali, ma facendone invece il terreno fecondo di un incontro sempre più autentico con i fratelli e con Dio. LA PROVINCIA CILENA COMPIE 60 ANNI Da una lettera del Superiore provinciale del Cile Era il 1939, poco prima dello scoppio della II guerra mondiale, quando il padre generale Govaart decideva di inviare alcuni padri dehoniani in Argentina. Dalle comunità argentine, nel 1950, partono i primi padri dehoniani verso il Cile dove fondano la parrocchia di Teno e il Collegio San Ramòn. Quei primi anni dei pionieri furono duri, economicamente parlando, perché le risorse che potevano venire dall'Europa erano abbastanza scarse: era il periodo del dopoguerra, e non c'era l'abbondanza di beni che ci sarebbe stata nel periodo seguente. Tuttavia, quella ristrettezza economica non diminuì l'entusiasmo e la dedizione di quei giovani religiosi che, in motocicletta, a cavallo e più avanti in jeep, percorsero le strade - quasi tutte in terra battuta - di quella parrocchia che aveva l'estensione e le dimensioni di una diocesi dell'Europa. Quella missione fu fiorente soprattutto perché i giovani religiosi seppero contagiare col loro entusiasmo missionario i loro compagni di seminario in Olanda e il numero dei religiosi presenti in Cile crebbe rapidamente. Con gli anni sessanta, soffiarono venti nuovi in tutto il continente latinoamericano: a Roma si celebrò il Concilio Vaticano II che non portò solo una profonda riforma liturgica, ma anche una visione più ampia della Chiesa e della sua missione nel mondo: la Chiesa come Popolo di Dio, la Chiesa esperta in umanità, la Chiesa vicina alla gente. I sacerdoti dehoniani, seguendo le orme del loro Fondatore che aveva propagato con entusiasmo le idee del Concilio che si era celebrato nel suo tempo (1870), lavorarono con impegno per mettere in pratica le decisioni del Vaticano II. Era il tempo delle grandi idee rinnovatrici nella Chiesa e nella società dell'America Latina: una Chiesa giovane, la riforma agraria, la rivoluzione nella libertà Un tempo interessante, stimolante, e non esente dalle esagerazioni e dagli equivoci inevitabili nei tempi di ricerca e di rinnovamento. In quegli anni si fece la Grande Missione nella Chiesa Cattolica in Cile e nel campo politico si cercò di trovare la Terza Via , cioè l'alternativa tra il capitalismo ed il socialismo. Gli inizi degli anni settanta conobbero il maggiore numero di dehoniani in Cile: nel 1971, quando quello che scrive queste linee arrivò in Cile, eravamo 62 (sì, sessanta due) dehoniani in Cile, ripartiti in diverse opere: la parrocchia dell'Immacolata Concezione di Vitacura, la parrocchia e la scuola di Santa Martora, la scuola San Giovanni Evangelista, l'Istituto Sacro Cuore di San Bernardo, il settore di Les Aromos ed Acque Nere in Curicó e più tardi la parrocchia del Rosario, la parrocchia di Fátima in San Bernardo, le parrocchie nelle popolazioni Santa Adriana e La Victoria, Teno e dintorni, Chépica ed Auquinco (nella VIª Regione), la parrocchia Nuova Aurora di Vigna del Mare, le parrocchie in Cemento Melone ed in La Fornace, e in Noci, le parrocchie di Consiglio comunale e La Ligua, La Pintana e la cappellania nell'Ospedale J.J. Aguirre. Con molta voglia lavoriamo al servizio della Chiesa cilena, in stretta comunione ed amicizia coi laici che sentono la Chiesa non qualcosa di estraneo o lontano, bensì come la loro casa. L 11 settembre 1973 portò un cambiamento rapido e doloroso; molti religiosi, non solo dehoniani, abbandonarono o dovettero abbandonare il paese; il numero dei dehoniani scese quasi della metà e rimasero solo gli anziani. A causa della scarsità di sacerdoti, ci vedemmo obbligati a ridurre il nostro campo di azione: Santiago, San Bernardo, Consiglio comunale, Teno-Curicó, Auquinco. In quegli anni dolorosi crebbe una convinzione che prima non aveva tanta forza. Noi dehoniani, pur essendo pochi, abbiamo preso coscienza che il nostro carisma è molto in consonanza con la mentalità latinoamericana e che per questo motivo vale la pena di portare alla Chiesa locale la ricchezza della nostra spiritualità. Di qui, nel 1975, il Consiglio Regionale ha preso la decisione di iniziare un progetto vocazionale. Da quell'anno, vari giovani si sono avvicinati per conoscere la nostra spiritualità e per prepararsi alla vita religiosa nella Congregazione. Il numero ridotto di membri non diminuì mai la spinta missionaria: così decidiamo di accettare la parrocchia di Ancud (Chiloé) con le sue 49 cappelle per sette anni. E, come espressione del carattere sociale del nostro carisma, iniziamo la Fondazione Sacro Cuore , un centro di riabilitazione per vittime della droga o dell'alcool. Nonostante la scarsità di vocazioni, che affligge tutte le Congregazioni e le diocesi, possiamo dire che in questo momento, dei venti religiosi dehoniani che appartengono alla provincia cilena della Congregazione, praticamente la metà sono cileni. Possiamo continuare a confidare che non mancheranno giovani che si sentano attratti dalla spiritualità dehoniana. Non saremo mai una provincia molto numerosa, ma possiamo avere fiducia che le vocazioni non mancheranno. Guardiamo al futuro con fede e fiducia, soprattutto perché siamo profondamente convinti che i nostri giovani sono entusiasti del nostro carisma e sono convinti che si tratta di un apporto prezioso alla vita e alla ricchezza della Chiesa e del popolo. Complessivamente questi sessanta anni passati in mezzo a questo paese cileno sono stati anni di preoccupazioni, di sofferenze, ovviamente, ma soprattutto, anni di profonda gioia e di profonda gratitudine. I cileni hanno collaborato con noi, gomito a gomito, per costruire la loro Chiesa, la Chiesa cilena, e i pastori di questa terra ci hanno offerto non solo la loro fiducia, ma molte volte anche la loro amicizia. Con impegno continueremo a dare il nostro contributo affinché questa terra sia sempre di più una terra di fratelli dove tutti possano vivere con dignità e in pace. Padre Julián Braun SCJ Superiore Provinciale BOCCADIRIO: SETTIMANA DI PREGHIERA E DI TESTIMONIANZA PER L UNITÀ E LA PACE (9-16 luglio 2010) Venerdì 9 luglio Ore 16,30: Concelebrazione presieduta da D. Marco Pieri vicario foraneo, con omelia di P. Bruno Scapin, redattore di "Settimana". Ore 18,00: Testimonianza dell'onorevole Magli Cristiano Allam, deputato europeo. Sabato 10 luglio Ore 16,30: Concelebrazione presieduta da D. Lino Stefanini, parroco di S. Giovanni Battista di Casalecchio di Reno. Nell omelia presenta D. Romualdo Trentini (1908-1939), arciprete di Pian del Voglio. Ore 18,00: Le allieve della prof.ssa Monica Tinti esprimono il desiderio di pace con il balletto classico. Domenica 11 luglio: festa comunitaria Ore 16,30: Concelebrazione presieduta dal Card. Silvano Piovanelli, arcivescovo emerito di Firenze, con la S. Cresima di sette ragazzi/e di Baragazza. Anima il coro di Trebaseleghe(PD). Ore 18,00: Musica celeste in onore della Madre di Dio con diapositive artistiche. Trio dolce sentire . Lunedì 12 luglio Ore 16,30: Concelebrazione presieduta da Mons. Douglas Regattieri, vicario generale di Carpi. Ore 18,00: D. Claudio Pontiroli presenta Odoardo Focherini, il martire che salvò gli ebrei (1907-1944). Martedì 13 luglio: memoria di S. Enrico Ore 16,30: Concelebrazione presieduta da D. Alfredo, parroco di S. Donato di Calenzano. Ore 18,00: D. Pietro Gianneschi presenta il servo di Dio Mons. Enrico Bartoletti, del quale è stato segretario. Mercoledì 14 luglio Ore 16,30: Concelebrazione presieduta da Mons. Giuseppe Stanzani, parroco di S. Teresa del B. Gesù di Bologna. Ore 18,00: Nel Santuario video presentazione dei sacerdoti martiri e della comunità di Monte Sole. Giovedì 15 luglio Ore 16,30: Concelebrazione presieduta da D. Mario parroco di S. Antonio di Savena, Bologna. Ore 18,00: Luisa Tonelli presenta: D. Oreste Benzi fondatore della Comunità di Giovanni XXIII. Venerdì 16 luglio: Solennità della BV delle Grazie di Boccadirio Ore 8,30: Incontro dei rettori dei Santuari dell'Emilia-Romagna. Ore 11,00: Concelebrazione presieduta da Mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze. Anima la Corale Polifonica di Gavinana (PT). Ore 15,30: Processione e recita del S. Rosario, come gli antichi pellegrini, partendo da Baragazza (loc. Serraglio). Ore 16,30: S. Messa conclusiva nel prato del chiostro. FRATELLI, SONO IN CRISI! Ma dai! Ma no ma poverino! Sentire dire che qualcuno è in crisi pare creare nella nostra provincia dehoniana, nelle singole comunità, nelle espressioni di alcuni, una sorta di disturbo del tranquillo procedere del ritmo religioso (a proposito dove stiamo andando?). Questo mi piace poco, non riesco a capirlo: io sono in crisi perenne! Come potrei non esserlo di fronte alle pagine del vangelo che ogni giorno Gesù mi pone di fronte chiedendomi di scegliere, di amare, di servire, e sono chiamato a rispondere in modo autentico. Non posso dirgli: Le tue parole sono per qualcun altro . La vocazione è crisi, ogni giorno altro che quello che ancora si vuol far passare (pensavo fosse solo formazione per suore) che una volta detto sì il dubitare è cedere, il lasciarsi interrogare dal cuore è peccato, il trovarsi a volte freddi nella relazione con Dio è già averlo abbandonato Tempo fa ricordo l espressione di un amico, che condivideva come me la formazione umana, spirituale e teologica a Bologna, che giustificava l abbandono dicendo: Mi sono innamorato quindi non ho la vocazione! . Ma cosa dici!?! Io mi sono innamorato più volte, anche da religioso e prete, ma questo non ha voluto dire per me: Oh Dio, non ho la vocazione. La crisi, di qualunque tipo sia, non dice a me innanzitutto sei incapace , non è il tuo posto , Gesù non ti vuol più bene e tu a lui , Alcuni dei nostri però, credendosi formatori , hanno detto queste stupidate. A proposito di formazione: lo vogliamo mettere in conto il fatto che occorre prepararsi ogni giorno alla tentazione? Non lo preghiamo pure nel Padre nostro? Impossibile fuggire, la crisi va vissuta standoci dentro e, lasciando che lo Spirito ci conduca, facendoci uomini capaci di vivere il limite, la paura, il dubbio, il buio, e la fede. Ogni giorno sento in me l affanno dell egoismo che mi toglie il respiro, oltre alla passione del donarmi. Ci sono entrambe e questo, se uno vuol davvero sentire, lacera il cuore, mette in crisi. Sono contento (con un grande respiro) che Gesù sia in me pace e insieme tormento (grazie!). Cercare di essere autentici non è mascherare questo. La chiesa italiana ha ripreso la dimensione della fragilità come dimensione di fede. Noi, come singoli e come comunità, ne siamo capaci? Sono convinto che il problema non è la crisi, mi accompagnerà nei miei giorni, ma la abitudinaria consuetudine con cui proseguiamo il nostro cammino religioso, a volte. A parte le crisi personali quotidiane, che comprendo e se posso affianco con i modi possibili, compresa la preghiera, ciò che mi dà fastidio, e questo è vero motivo di pesantezza perché non viene rielaborato, è che regni il peso dell abitudine, della consuetudine, a volte fatta passare come spiritualità oblativa, invece della gioia inventiva e rinnovatrice della nuova Vita che ci è data in Cristo Risorto. Mi fa male dentro, e da parte mia cerco di capire come e cosa fare per operare con serenità, il fatto che ogni giorno siamo chiamati, con una specificità dehoniana, ad annunciare il vangelo alle persone che incontriamo (come va in particolare nelle nostre parrocchie?), a realizzare comunità di accoglienza e di servizio reciproco (non siamo un po troppo teorici?), a gestire in stile di gratitudine la nostra economia (forse stiamo migliorando nella trasparenza ma come va la condivisione?) Avrei tante altre domande, me ne sorgono spesso, ma non sto a tediarvi so che anche voi avete le vostre. Non voglio nemmeno preoccupare il nostro superiore provinciale (sperando che pure lui possa trovare luce per progetti condivisi, oltre che preoccupazione, nelle crisi). Lasciamoci mettere in questione tanto in questo periodo possiamo solo migliorare come dehoniani. Ci sono varie questioni che dovrebbero metterci in discussione. Facciamolo a livello personale e comunitario, ne va della nostra salute, della nostra spiritualità, della nostra missione che potrà essere rilanciata riscoprendo che pure il mondo, le persone attorno a noi, sono in crisi, ogni giorno hanno però bisogno di condividere con noi questa fatica che è reale incarnazione per dare compimento al Regno, il segreto della tormentata passione del Cuore di Gesù. Buonissima Vita a tutti! Perché? Più sei consapevole della crisi, più questa è vissuta nella fede e più sei sereno: il Signore ti accompagnerà! P. Gianmaria Piazzalunga scj COSA PROPORRE AI GIOVANI PER FARSI DEHONIANI? Qualche provocazione, a partire da noi, dal nostro vissuto. Che sia difficile la pastorale giovanile e vocazionale è palese a tutti. Sembra però che noi - le nostre comunità - proprio a partire da queste difficoltà non possano far altro che rimanere al palo. Siamo portati ad evidenziare prevalentemente le perplessità, come si sono evidenziate in occasione della preparazione dell Assemblea sulla pastorale vocazionale. Quale futuro riserviamo ai giovani? Desideriamo le vocazioni, ma poi? Cosa siamo in grado i offrire a quelli che vengono? Domande fondamentali che - spesso - bloccano il confronto su un semplice elenco di difficoltà o di controtestimonianze, così ci sentiamo esonerati da farci collaboratori della chiamata. Sappiamo elencare molti dovremmo . Dovremmo cominciare con la nostra conversione perché condizione base per l attività vocazionale e la nostra conversione di Provincia. Dovremmo, con umiltà e concretezza, lavorare sul versante della qualità del nostro vivere spirituale e apostolico. Dovremmo smettere di lasciarci troppo prendere dai fattori istituzionali, giuridici, economici, organizzativi per centrarsi su una vita cristiana vissuta Questi dovremmo sono sacrosanti. Rimangono però grida sterili, se non si tramutano in un movimento quotidiano di attenzione e disponibilità per dare qualità alla nostra vita comunitaria e apostolica. Non possiamo fermarci a richiamare solo questioni di principio. Forse sarebbe più opportuno porci un dilemma netto: o chiudiamo tutto o noi - singoli e comunità - ci mettiamo in atteggiamento di seria conversione. Lo scopo delle nostre celebrazioni quotidiane, specie eucaristiche, è l adesione concreta alla Persona di Cristo. E questo mi fa dire che la nostra pastorale vocazionale non può poggiare su un opera cui far aderire (vieni con noi che farai ), ma su una chiamata a unire in maniera esplicita la nostra vita religiosa e apostolica all oblazione riparatrice di Cristo al Padre per gli uomini (Cst 6). La spiritualità oblativa riparatrice, ecco il punto focale della nostra pastorale vocazionale. E lo sarà, se questa prospettiva sarà viva per noi - singoli e comunità. L opera della riparazione è un urgenza evidentissima. Mi piacerebbe se per noi pastorale vocazionale significasse convertirci con urgenza a questa urgenza, vivere con decisione in spirito di amore e riparazione in Cristo e con Cristo. È la linea del carisma dehoniano. Poi proporlo, invitare altri a questo specifico atteggiamento di oblazione per fede. Comprendiamo allora che non si tratta di fare proseliti come qualcuno paventa - ma diventare noi servi del Vangelo della riconciliazione e collaborare a che altri lo siano (cf. il bel testo di Cst 25). Dunque, familiarità con il carisma, perché non è facoltativo per noi il riferimento esplicito ad esso. Con il passaggio seguente: dal ricevere al mettere a disposizione quanto ricevuto attraverso la testimonianza del vissuto personale. La spiritualità - quando è vissuta - appare una notizia bella! È il vangelo che diventa l aria della vita.. p. Tullio UNA FAMIGLIA CON I DEHONIANI Vita a Conegliano Alberto e Daniela, assieme ai loro quattro figli, hanno scelto di vivere la loro vocazione di famiglia cristiana in modo più intenso: hanno lasciato il loro appartamento in città e si sono trasferiti nella casa dei padri dehoniani di Costa di Conegliano. Medico lui, casalinga lei, tre splendide bambine e il nuovo arrivato, di appena otto mesi. Per loro è un esperienza nuova, per i padri no. Già da dieci anni ospitano famiglie, nella porzione di casa che non occupano, per far interagire due vocazioni diverse, quella sacerdotale e quella famigliare, due facce di una stessa dedizione al Vangelo. «Vuole essere un piccolo segno di Chiesa domestica in cui le due vocazioni, interagendo in modo stretto, offrono sottolineature diverse di cosa significa vivere il messaggio di Cristo, completandosi reciprocamente» spiega padre Daniele, il superiore. Dietro a questa esperienza c è un idea di Chiesa «meno gerarchica, meno istituzionale, più fraterna», una Comunità di battezzati, di discepoli di Cristo, una Chiesa che abbatta le distanze tra chi vive il Vangelo da consacrato e chi da laico, una Chiesa «che viva allo stesso livello della gente, compartecipe dei suoi problemi». «Si parla tanto di laici, di farli entrare nella vita della Chiesa, ma nella maggior parte dei casi li si fa entrare quando serve, quando sono funzionali a aggiunge padre Silvano . Noi abbiamo scelto un'altra strada: essere sullo stesso livello, vivere le nostre diverse vocazioni con naturalezza, lasciare che la famiglia sia famiglia, e non famiglia funzionale a noi». Alberto e Daniela sono lì, dunque, per continuare a fare la loro vita, («le due scelte vocazionali non devono scimmiottarsi»), e con i ritmi di sempre: alzarsi, vestire le bambine, portarle a scuola, andare al lavoro, preparare da mangiare, ritrovarsi con gli amici, giocare, pregare, fare servizio in parrocchia (quella di prima e che non hanno abbandonato). Non sono obbligati, insomma, a fare cose diverse. Una volta ogni tre-quattro settimane si trovano con i padri, riflettono, pranzano o cenano insieme, ma le occasioni di incontro fuori e dentro casa sono quotidiane. Ma cosa cercano lassù questi due giovani coneglianesi? «La scelta è nata da un bisogno interiore, che coltivavamo da tanti anni, di non essere una famiglia solo casa e lavoro ma di condurre una vita più aperta alle relazioni» spiega Alberto. «Ciò che apprezzo maggiormente qui è proprio la possibilità di entrare in relazione con tante persone, che vengono a trovare i padri, a fare esercizi spirituali o ritiri» dice Daniela. Per conoscere il mondo è la sua filosofia o si è nomadi o si sta lungo il fiume. Se le chiedi in cosa è cambiata la sua vita, risponde: la natura, la lectio divina del giovedì sera e la possibilità di adorare il Santissimo ogni giorno, nella cappella. La logica sottesa all esperienza di comunità è quella dell essere, non del fare. «Non siamo qui per organizzare incontri, per fare qualcosa afferma Alberto -. Siamo qui per esserci e basta, e questo è già, di per sé, un segno». «È il vissuto guardato e celebrato, riconoscendo la grazia di esserci» concorda padre Bruno. Neanche da dire che i bambini sono entusiasti. La loro nuova casa dà su un declivio pieno di luce, di alberi, d erba. C è tanto spazio per giocare. C è l altalena, e il cane Akita, tutto bianco e più morbido di un peluche. Un vero paradiso. E in effetti lassù il paradiso sembra a portata di mano. Varcando il cancello, sempre aperto, il tempo ferma di colpo la sua corsa impazzita, i pensieri si distillano, rimane l essenza. Come sembra facile, quassù. O forse è solo un impressione. Forse è solo la splendida accoglienza dei padri, il sorriso schietto di questi due sposi felici. E tanto basta. (Francesca Nicastro su L Azione del 2 Maggio 2010) Amici della Scuola Apostolica - ONLUS Un appuntamento per lo spirito La prima preoccupazione della nostra Onlus è di offrire agli oltre 150 soci dei momenti di spiritualità. Questo è il quarto appuntamento ufficiale e come i precedenti ha avuto una positiva risposta. Domenica 30 maggio, nei locali della Scuola Apostolica di Albino, si è tenuta l annuale Giornata di spiritualità per i soci e i simpatizzanti della nostra Onlus. Anche questa giornata, ha voluto proporre, nello stare insieme, un significativo momento di formazione e spiritualità comuni, motivando, sulla base della parola di Dio, l impegno della nostra associazione nei confronti dei più bisognosi. Dopo la preghiera delle lodi, presieduta dalla nostra guida spirituale p. Giuseppe Moretti, e i saluti di benvenuto ai partecipanti da parte del nostro presidente Paolo Bonaldi, abbiamo ascoltato una toccante riflessione e testimonianza di p. Antonio Panteghini; missionario in Camerun, sulla situazione sociale di quel paese e sulla presenza e l azione dei Missionari Dehoniani in quel territorio. Oltre a ricordare quanto si stia effettivamente facendo per quelle popolazioni, p. Antonio ha voluto rimarcare quanto sia stata e sia importante la presenza dei missionari in quei luoghi; di quanto sia importante esserci e di quanto, anche la sola presenza di qualcuno che sia e che riesca a farsi sentire vicino a chi ha più bisogno, possa portare un minimo di speranza. Al termine del suo intervento, p. Antonio ha risposto ad alcune domande fatte dai partecipanti sulla condizione sociale del Camerun. Le domande sono state più del tempo che avevamo a disposizione perché ci aspettava un altro appuntamento, l Eucaristia. È stata concelebrata da p. Antonio e da p. Giuseppe. Molto sentito è stato il ricordo di p. Lino Pedron, iniziatore della nostra Onlus e recentemente scomparso. Terminato il pranzo, dopo un breve intervallo libero, un nuovo momento di spiritualità con p. Moretti sul tema Perché non fosse più povero nessuno ; una riflessione su passi degli Atti degli Apostoli e dei Vangeli che ci aiutassero a capire che noi non siamo proprietari, ma usufruttuari di quanto abbiamo (non solo di soldi e di cose ma anche di tempo e di energie. Ci ha introdotti alla meditazione e ci ha aiutati dopo a meditare il nostro socio m.o Graziano Spinnato docente di violino e viola al conservatorio di Brescia. Le corde del suo violino ci hanno aiutato a sentire anche più intensamente la carezza del messaggio evangelico. Alla fine, i partecipanti, come le altre volte sempre numerosi, hanno commentato con estremo favore la giornata trascorsa, e ciò lascia capire che simili appuntamenti sono graditi e seguiti con grande interesse e intensità; quindi a rivederci il 24 ottobre per la Festa con gli amici . Ci sarà con noi il Coro Gospel del dott. Antonio Barcella. La bella cornice della Chiesa parrocchiale di Albino ci ospiterà. A tutti un cordiale arrivederci. Claudio Fantuzzi socio P. BREVI E MONS. ENELIO FRANZONI Nei primi anni della sua prigionia in Russia, p. Brevi ha avuto modo di incontrare, nei campi di Oranki e di Susdal don Enelio Franzoni, anch egli cappellano degli alpini. Quali sono stati i rapporti fra queste due eroiche medaglie d oro ? Da quanto ne sappiamo, sono sempre stati reciprocamente rispettosi e collaborativi. Non poteva essere diversamente, vista la drammatica esperienza della prigionia vissuta insieme almeno per alcuni anni. Mentre don Franzoni rientrerà nell agosto del 1946, p. Brevi sarà costretto, purtroppo, a prolungare la sua dolorosa odissea in Russia fino al gennaio 1954. P. Brevi nei suoi Ricordi di prigionia - siamo nella primavera del 1943 - scrive che nel campo di Oranki «un gruppo di ufficiali italiani tra cui don Franzoni si prodigavano con cristiana abnegazione per assistere i morenti e infondere coraggio in quei corpi in cui la vita era ancora appesa a un filo». Sempre ad Oranki, con la collaborazione di tutti gli altri cappellani, p. Brevi aveva incominciato a redigere, di nascosto, gli elenchi dei caduti in combattimento e dei morti in prigionia. Anche don Franzoni, nelle sue Memorie (pubblicate dalla Dehoniana Libri, 2009), ricorda che i russi, informati dai fuoriusciti italiani, «arrivarono a don Brevi che aveva con sé l elenco dei morti, il frutto del nostro lavoro». Purtroppo, nonostante la resistenza di chi vi aveva lavorato, questo elenco «fu ritirato e non è mai più comparso, gettato chissà dove». Questo, commenta don Franzoni, «è stato uno degli affronti più gravi che i russi ci hanno fatto». Mentre don Franzoni rimarrà nel campo di Susdal fino al momento del suo rientro in Italia, «parecchi di noi, scrive p. Brevi, vennero schedati come criminali Era il prologo burocratico all imminente trasferimento dei ribelli al campo 171, oltre Kazan, nella Repubblica dei Mari, dove saremmo rimasti fino all agosto del 1946». «Il momento del distacco, commenta p. Brevi, fu commovente. Quelli che rimanevano ci abbracciarono fraternamente, gli occhi colmi di lacrime». La ragione di questo allontanamento p. Brevi la riassume in poche parole: per aver sempre impedito con il proprio atteggiamento «la totale conversione al marxismo degli ufficiali e dei soldati italiani» e per aver constatato de visu «la falsità e la crudeltà del sistema comunista, inutilmente osannato dallo schiocco servilismo dei fuoriusciti». Proprio per questi motivi, nell'aprile del 1948, l'Unione nazionale reduci dalla Russia (UNIRR) di cui don Franzoni è sempre stato uno dei principali animatori, aveva dato alle stampe un opuscolo, Russia , in cui diversi ex prigionieri accusavano il sen. Edoardo D'Onofrio, Paolo Robotti (cognato di Togliatti) e alcuni altri comunisti italiani che avevano condotto il lavoro di propaganda nei campi sovietici, di aver partecipato a «estenuanti interrogatori» e persecuzioni verso i prigionieri. Di fronte ad ulteriori attacchi dell UNIRR, alla vigilia delle elezioni (18 aprile 1948) e nel clima di entusiasmo per la prevista vittoria del Fronte popolare, D'Onofrio, il principale imputato, decide di querelare per diffamazione a mezzo stampa i responsabili dell'opuscolo Russia . Il processo è durato tre mesi, dal maggio al luglio 1949. D'Onofrio aveva cercato di screditare proprio uno dei principali testimoni della difesa, don Enelio Franzoni. Due settimane dopo l inizio del processo, visto che le cose si stavano mettendo per il peggio, D Onofrio si è recato dall'ambasciatore sovietico a Roma, Kostylev, negando risolutamente di aver partecipato a interrogatori con l'uso della tortura o di qualsiasi violenza fisica, ammettendo però che di tanto in tanto aveva minacciato alcuni prigionieri fascisti durante l'interrogatorio. Nella stessa occasione, D'Onofrio chiede all ambasciatore di procurargli la testimonianza scritta di don Franzoni il quale, secondo il querelante, durante la permanenza in URSS come prigioniero di guerra, avrebbe firmato un verbale d interrogatorio in cui accusava p. Brevi di crimini di guerra. Se, infatti, fosse stato possibile dimostrare che p. Brevi si trovava allora nel campo per i criminali di guerra vicino a Kiev «non per colpa di D'Onofrio e non per atteggiamento prevenuto da parte sovietica, ma come conseguenza della testimonianza contro di lui da parte di don Franzoni», come scrive Elena Aga Rossi in Togliatti e Stalin , don Franzoni sarebbe stato screditato come principale testimone della difesa nel processo D Onofrio. In seguito, anche Matteo Secchia, a nome di Togliatti, sollecita l ambasciatore russo a trovare la testimonianza di don Franzoni contro p. Brevi. Da una comunicazione trasmessa dall ambasciatore a Mosca, risulta, inoltre, che Paolo Robotti avrebbe consigliato il compagno D Onofrio a «non ricusare il Franzoni come testimone» per poter finalmente sapere dove si nascondeva, in modo da poterlo seguire e farlo fuori (Arrigo Petacco, L avventura degli italiani in Russia). La pressione di D'Onofrio e degli altri dirigenti italiani del Pci, un qualche effetto a Mosca l aveva ottenuto. Infatti, nel luglio del 1949, mentre p. Brevi si trova nel campo di smistamento di Kuibiscef, un porto di mare, scrive, dove «passavano detenuti e prigionieri provenienti dai più lontani campi della Russia», viene inaspettatamente interrogato da un maggiore sovietico: «Lei conosce don Franzoni?» «Sì». «Dove l ha conosciuto?». «In uno dei vostri campi di prigionia». «Don Franzoni fece parte del gruppo antifascista». «Non ci credo, non è una banderuola. L ho conosciuto per quello che è, un sacerdote serio che non si occupa di politica, ma di anime ». P. Brevi con ogni probabilità non capì allora la ragione vera di questo interrogatorio. É facile presumere che abbia collegato e compreso tutto dopo il suo rientro in Italia, anche se, al momento, non ho presente nessun suo esplicito riferimento a questo processo. Per la cronaca, il processo si è concluso con l assoluzione piena degli imputati dal reato di diffamazione essendo stata provata la verità dei fatti denunciati e, quindi, perché «il fatto non costituisce reato». Il querelante, sen. Edoardo D Onofrio, è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali. Il documento comprovante la presunta delazione di don Franzoni contro p. Brevi, commenta Arrigo Petacco, non è mai stata presentata, per il semplice motivo che «non esisteva». p. Angelo Arrighini DOMENICA 27 GIUGNO 2010 A MAMBASA 181 BATTESIMI E 274 PRIME COMUNIONI (Dal Blog di Silvano Ruaro) La giornata è cominciata presto. Tanti bambini e bambine ronzavano attorno alla missione: vestiti a nuovo, a volte anche un po' goffi in abiti non proprio su misura. Anche p. Dino e le suore erano indaffarati. La Messa all'aperto porta sempre un po' di movimento. Bisogna trasportare i banchi dalla Chiesa parrocchiale e anche quelli della Cappella Anwarite, ad Avakubi: lo spazio recintato accanto alla casa e protetto dal fitto fogliame delle palme, preparare l'altare, sistemare e provare i microfoni. La Messa è cominciata alle 8,30. Il cielo era minaccioso e lo è rimasto fino alla fine. Ma ormai siamo abituati a guardare spesso in su in queste occasioni e per diverse ragioni: timore, preghiera, ringraziamento alla fine perché la temuta pioggia non ha rovinato la festa. Oggi in parrocchia hanno ricevuto il battesimo 181 nuovi figli di Dio: due neonati e 179 ragazzi e ragazze che hanno seguito per due anni il catecumenato. Questi 179 neofiti si sono aggiunti ad altri 95 che, ricevuto a suo tempo, il battesimo, facevano oggi la Prima comunione. Quindi: 181 Battesimi e 274 Prime Comunioni. Calcolare il numero delle persone presenti è difficile. Molte non avevano trovato posto neppure all'interno dello steccato, altre addirittura si erano sistemate sul prato di fronte alla nostra casa. Restare in piedi quasi quattro ore è una piccola impresa anche qui. Canti gioiosi, animazione e partecipazione da parte di tutta l'assemblea, e a mio parere anche un clima di preghiera e di consapevolezza del momento che stavamo vivendo. Dopodomani, verrà il Vescovo per le Cresime. Non vi dico il numero dei Cresimandi. Dimenticavo: la Messa è finita alle 12,15! CALENDARIO PROVINCIALE SECONDO SEMESTRE Luglio 2010 - 12-13 luglio: Consiglio provinciale a Monguelfo Agosto 2010 - 12 agosto: Anniversario della morte di p. Dehon - 30 agosto-4 settembre: Settimana dehoniana ad Albino Cons. prov. 2 settembre (ore 17). Settembre 2010 - 22 settembre: Memoria del beato Juan M. de la Cruz Méndez - 27 settembre: Assemblea delle Comunità allo Studentato (una giornata) Ottobre 2010 - 11-12 ottobre: Formazione permanente dei Superiori ad Albino - 12 ottobre: Consiglio provinciale - 18-27 ottobre: Riunione dei provinciali a Roma Novembre 2010 - 17-18 novembre: Consiglio provinciale - 21-27 novembre: Esercizi spirituali provinciali - 26 novembre: Memoria dei Martiri dehoniani Dicembre 2010 - 15-16 dicembre: Consiglio provinciale a Bolognano