Fame
Non sono mai andato nelle terre dove la gente
muore di fame. Un paesaggio, mostrano le
foto, con nello sfondo la foresta e poi persone e bambini dall’aspetto scheletrico, che
ti guardano coi volti sfiniti, gli occhi dilatati
da angoscia, disperazione e tacita speranza.
Quegli occhi ci entrano nell’anima, ci restano
dentro come un qualcosa di indelebile.
Ogni volta che guardo queste immagini mi subentra
un malessere tra
rabbia e disperazione. Tutti i giorni,
a pranzo o a cena,
molti di noi evitano questo o l’altro
cibo, perché non
dietetico e potrebbe farci ingrassare,
come si suol dire.
Grandi quantità di
cibo, per ragioni
anche subordinate
a regolamenti igienico-sanitari, vengono quotidianamente gettate nelle
discariche. Ci nutriamo più del superfluo
che dell’essenziale, mentre esseri umani
come noi muoiono di fame e ci chiedono un
po’ di cibo. Quando, oltre alle loro immagini
ascoltiamo inviti e messaggi di missionari
che vivono con loro, qualcosa dentro di noi si
rivolta e ci chiediamo cosa e quanto ci sia di
sbagliato nella nostra società e in coloro che
l’amministrano, se non riusciamo a far giungere almeno una parte dei nostri sprechi,
sia economici sia alimentari, a coloro che
muoiono di fame. Subentra in noi un senso
di sdegno e di impotenza. Siamo, infatti, di
fronte a uno scandalo di proporzioni planetarie; una parte di umanità mangia a dismisura
e a dismisura spreca
e una parte, milioni, devono vedersela con la fame,
e di fame morire.
Bisognerebbe avere
la costanza di non
smettere mai di pensare a questa situazione, fino a creare
loro attorno una cerchia di solidarietà,
d’amore e di amicizia che, come un
grande arcobaleno,
giungesse a sostenerli. Da noi non c’è
quasi più nessuno
che deva vedersela
coi morsi della fame,
se non coloro che devono stare a dieta, ma
è una fame che ben si sopporta, salutare.
Non possiamo, quindi, nemmeno immaginare cosa significhi morire di fame. Una morte
lenta, inesorabile. Cristo, prima di fare il
miracolo dei pani e dei pesci, si commosse
al pensiero che, tra la folla che lo stava ascol-
tando, rientrando poi alle loro case, qualcuno
potesse svenire per fame. Chiese ai discepoli
di portargli pani e pesci rimasti, che benedisse, dando così inizio alla moltiplicazione.
Cristo, il nostro amico e fratello a cui non
occorre, per parlarci, scrivergli una e-mail o
fare una telefonata, ma basta inoltrargli un
pensiero, ossia una preghiera, ci ha insegnato
a come stare vicino a chi soffre o rischia di
morire di fame: pensando a lui distaccandoci
da noi stessi, tutti insieme, tutti uniti, come,
mi permetto di ripetere, i colori di un arcobaleno.
Vincenzo Pardini
S.PIETRO A VICO (LU)
Tel. 0583 409111
BUGGIANO (PT)
Tel. 0572 770350
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Sommario:
Pag. 2................................................................................................................Fame
Pag. 3.......................................................................................................Chi Siamo?
Pag. 4.......................................................... Nyagahanga - Ngarama: andata e ritorno
Pag. 5...................................................................................Agli amici delle adozioni
Pag. 7......................................................................................La Domenica Cristiana
Pag. 9........................................................................................Leggere attentamente
Pag. 10.......................................................................................8 maggio in Rwanda
Pag. 11........................ L'ex console onorario italiano a Kigali riconosciuto tra i Giusti
Pag. 11..................................................................................Carestia e biocarburanti
Pag. 11..................................................Progetto Jatropha: finalmente arrivano i semi
Pag. 12...................................................................................Incontriamoci sul Blog!
Pag. 13.........................................Progetto MIkAN: una capretta per crescere insieme
Pag. 14..................................................................................Gabibbo, non pervenuto
Pag. 15...........................................................Esperimenti sugli effetti della preghiera
Pag. 16........................................................................................Nozze davvero d’oro
Pag. 17.....Valide anche all'equatore le regole per una corretta gestione di un progetto
Pag. 18...........................................................................I campi profughi dell'UNCHR
Pag. 18................................................................La lotta all’Aids: oltre il preservativo
Pag. 19..................................................................................................Jambo Africa!
Pag. 20..............................................................Se il buon giorno si vede dal mattino
pag. 21................................................................... Lake Angels, missione compiuta!
Pag. 22............................................................. Le nostre radici, il passato da salvare
Pag. 23.........................................Il Gruppo Missioni sfama i bambini di Nyagahanga
Pag. 24....................................................In Africa il tempo non appartiene a nessuno
Pag. 25......................Dall’ultima enciclica di S.S. Benedetto XVI “ Caritas in veritate”
Pag. 27.............................................................................Batwa: prosegue il progetto
Pag. 28............................................................................In ricordo di Martina e Katia
Pag. 28..............................................Malnutrito il 45 per cento dei bambini rwandesi
Pag. 29.........................................................................................Giovani e preghiera
Pag. 29....................................................................................Trent’anni di Fiaccolata
Pag. 31.................................................................Sviluppo umano e associazionismo
Pag. 32....................................................................Un’esperienza che lascia il segno
Pag. 32......................................Clinton: nel 1994 avrei potuto salvare migliaia di vite
Pag. 33.................................................................................................Torno in Africa
Pag. 34.....................................................................................In memoria di Alberto
Pag. 35....................................................................................Un esempio da imitare
Pag. 36 Aumentano gli stipendi per esercito e polizia, un po’ meno per gli insegnanti
Pag. 36....................................................................Da una newsletter di Radio Maria
Pag. 36.........The New Times: critiche ai sacerdoti attratti dalle comodità e dal denaro
Pag. 37................................................Ricordi del pellegrinaggio “Medjugorje 2009”
Pag. 38....................................................................................................La bicicletta
Pag. 38.............................. Attenzione ai sacchetti di platica quando si arriva a Kigali
Pag. 39............................................................... Grazie al vostro aiuto, abbiamo fatto
Pag. 42............................................... I nostri progetti per la Missione Kwizera 2010
Pag. 44....................Cinque per mille: una firma che può fare molto per chi ha niente
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Chi siamo…..?
….. Un gruppo di persone che hanno deciso di non rimanere indifferenti alle problematiche
dei paesi sottosviluppati ad economia emergente.
La nostra Associazione, Kwizera, porta aiuti quasi esclusivamente in Rwanda, minuscolo
paese situato nell’Africa sud Sahariana immediatamente sotto l’equatore.
Il motto che anima e guida il gruppo è… “a piccoli passi cambieremo il mondo”… per questo abbiamo deciso di spendere un po’ delle nostre
energie e del nostro tempo per realizzare questo grande proposito.
Far sorridere uno, dieci, cento bambini e dare speranza a un popolo non è solo un grande
traguardo…è il sogno della nostra vita!
Accresci anche Tu la schiera degli amici dei poveri, cont@ttaci.
ASSOCIAZIONE KWIZERA ONLUS
Gruppo Missionario di Gallicano
Via Cavour.37 - 55027 Gallicano LU
Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534
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Giornalista e redattore responsabile:
Angelo Cavani
Fotocomposizione, impaginazione
fornitura tipografica
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Via del serchio 3/bis Piano di Coreglia
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Tel. 058377377 (r.a.) Fax 058377007
Hanno collaborato:
Composizione del Comitato Direttivo:
Presidente:
Simonini Franco
Consiglieri:
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Vice Presidente e Resp. Attività giovanili:
Cassettai Marco
Bertolucci Antonella
Segretario:
Bertolucci Angelo
Lucchesi Sabrina
Lucchesi Gloria
Mazzanti Rinaldo
Consigliere Spirituale:
Don Fiorenzo Toti
Raffaelli Antonietta
Consigliere Missionario:
Don Giancarlo Bucchianeri
Simonini Luca
Salotti Enrico
Simonini Maria Rina
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha
opere? Quella fede può forse salvarlo?
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del
cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace,
riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per
il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita
dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti
mostrerò la mia fede».
Benedetti Luigi
(Insegnante)
Bertolucci Angelo
(Segretario Ass. Kwizera)
Bertolucci Antonella
(Consigliere Kwizera)
Castelvecchi Alma
(Insegnante)
Cassettai Marco
(Vice Presidente Ass.Kwizera)
Don Gahutu Paul
(Sacerdote Rwandese)
Don Giovanni
(Parroco di Fosciandora)
Ferrarini Nicoletta
(LAKE ANGELS)
Ghilotti Martino
(Resp. Kwizera Nord Italia )
Gonnelli Alessandro
(LAKE ANGELS)
Lemetti Duse
(Insegnante)
Marchi Baldi Liana
(Collaboratrice di Marina di Pisa)
Mazzanti Rinaldo
(Responsabile artistico)
Pardini Vincenzo
(Scrittore e Giornalista)
Pioli Maria Grazia
(Sostenitrice Kwizera)
Salotti Simone
(Sostenitore Kwizera)
Simonini Giulio
(Giornalista)
Venneri Caterina
(Studentessa universitaria)
Tutto il comitato direttivo
dell’Associazione Kwizera Onlus
Ringraziamo inoltre
tutti gli sponsor, che con la loro
viva generosità, hanno permesso di
realizzare questa rivista
missionaria.
Dalla lettera di San Giacomo apostolo (Gc 2,14-18)
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
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Nyagahanga - Ngarama: andata e …ritorno
Sabato l’appuntamento era a Ngarama per
procedere, nell’ambito del Progetto MIkAN,
all’assegnazione delle capre al gruppo di
quella parrocchia. Si era deciso, anche per
l’assenza di Don Paolo e della sua jeep,
di fare il percorso Nyagahanga-Ngarama,
rigorosamente a piedi. All’andata tutto è
proceduto per il meglio. Infatti, con un passo
di marcia spedito in due ore e mezza si sono
coperti i circa 12 km della distanza tra le due
parrocchie con una certa scioltezza; ottime le
performance dei meno giovani del gruppo e
della rappresentante del gentil sesso.
Il percorso su strada sterrata comprendeva lo scavalcamento di una collina,
l‘attraversamento di un villaggio abitato esclusivamente da mussulmani,
come si poteva dedurre dalle scritte di
un apposito cartello di un programma
d’aiuto di una fondazione islamica e
dal tradizionale velo sul capo delle
donne, il passaggio in una pineta,
dove ti aspettavi da un momento all‘altro d‘imbatterti in un fungo.
se tutti avvertiamo la debole tenuta di strada
del mezzo su un fondo stradale decisamente
scivoloso. Qualche scaramantico richiamo
a ciò che potrebbe riservarci la discesa su
Nyagahanga cerca di alleggerire la situazione. Appena la strada inizia a impennarsi il
pulmino dà segni palesi di insubordinazione
al suo autista, che per parte sua sembra
avere un rapporto conflittuale con la frizione;
le ruote posteriori girano a vuoto e il furgone
ancheggia. Dopo un tratto di stop and go, a
un certo punto il furgone si blocca e non c’è
Adempiuto al previsto impegno
dell’avvio del gruppo del Progetto
MIkAN ( nella foto un momento della
consegna delle capre), ci si è concessi
un veloce pranzo a base di brochette
di capra, patate fritte, ananas e birra.
Sul finire del pranzo un fortissimo
temporale, oltre ad obbligarci a prolungare i tempi di permanenza nel
locale, rendeva le strade particolarmente scivolose, tanto da farci escludere immediatamente la possibilità di
utilizzare, come mezzo di trasporto per
il ritorno, il pick up gentilmente mes- (Al mattino, arrivati alla missione di Ngarama)
soci a disposizione dalla parrocchia di
Ngarama. Incoerentemente con questa prima
verso di farlo ripartire. A questo punto i due
decisione ripiegavamo sul noleggio di uno di
ospiti/portoghesi aprono il portellone e balquei furgoni taxi che attraversano il paese in
zano a terra: sono gli spingitori. Cominciano
lungo e in largo su qualsiasi tipo di strada.
a spingere sollecitando l’aiuto di qualche
Dopo aver contrattato il prezzo del viaggio
ragazzino che passa per strada, e riescono
prendevamo posto a bordo: sedili sconnessi,
a far ripartire il furgone. Va avanti così per
pezzi mancanti, odori intensi e non del tutto
tre volte, poi si rende necessario l’intervento
gradevoli. A bordo s’infilavano anche due
anche dei bazungu; scendiamo e spingiamo.
passeggeri a noi sconosciuti, che tentavamo
A questo punto si capisce che non si può
di far allontanare ritenendoli dei portoghesi .
andare avanti così. Si contratta lo sciogliIn qualche maniera il guidatore proprietario
mento del contratto con l’autista che sembra
del taxi ci fece capire che dovevano restare a
sollevato dal non doversi sobbarcare un
bordo. Si parte con un caldo invito di Angelo
simile viaggio. Si prosegue a piedi. Mancano
al guidatore di andare molto buhorobuhoro..
almeno un paio di kilometri allo scollinaadagio, adagio. I primi 4 kilometri di strada
mento, sono quasi le sei e comincia a farsi
pianeggiante filano via regolarmente, anche
sera. Il buio ci avvolge in cima alla collina,
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unitamente alla preghiera del muezzin che un
altoparlante irradia da una piccola moschea
dell’enclave mussulmana che avevamo attraversato al mattino. Ancora dieci minuti ed è
buio pesto; il meno imprevidente della compagnia cava da una delle tasche della cacciatora una provvidenziale pila che consente
di intravedere seppur faticosamente dove si
mettono i piedi. Si va avanti così per almeno
tre kilometri in attesa che arrivi una macchina,
chiamata dal vicario don Jean Nepomaceno, a
recuperarci. La troveremo più avanti ferma in
mezzo alla strada bloccata da un guasto
in via di accertamento. La superiamo,
sempre camminando con una certa attenzione per non incorrere in qualche fatale
scivolata. Quando ormai siamo alle viste
di Nyagahanga, veniamo raggiunti dalla
macchina che doveva recuperarci, di
cui avevano nel frattempo individuato e
riparato il guasto. Per educazione, non
possiamo fare a meno di salire a bordo,
ma lo facciamo con lo spirito di chi si
vede scippata una vittoria; ancora mezzo
kilometro ed eravamo alla meta… a piedi
alla faccia di tutti!
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
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Agli amici delle adozioni
Dopo diversi anni di attività in questo delicato
progetto nei confronti dell’infanzia rwandese,
sento il bisogno di rispondere con il corrente
messaggio, ad alcune delle domande che più
comunemente ci vengono rivolte da chi detiene un aiuto a distanza. Questa esposizione
potrà essere utile anche a chi desidera capire
meglio il funzionamento di questa straordinaria iniziativa di solidarietà, o avesse balenato
in cuor suo l’intenzione, forse un giorno, di
attivarne una.
Riceviamo sovente richieste da parte di persone che desiderano avere un maggior numero di comunicazioni scritte, dai referenti locali, relative allo stato dei bambini da loro
aiutati. Allo stesso tempo riceviamo telefonate che ci invitano a limitare le onerose spese
postali ed i costi ad esse collegati relative alla
spedizione ed alla gestione della corrispondenza. Quindi… mentre per alcuni le informazioni non sono mai abbastanza, altri preferirebbero che i soldi venissero utilizzati per
aiutare chi ha veramente bisogno. Come
spesso accade la verità sta nel mezzo, abbiamo deciso quindi di prendere una linea che
potrà essere non condivisa da tutti, ma vi assicuro, si posiziona al centro delle numerose
osservazioni. L’Associazione Kwizera ha deciso per l’invio di due comunicazioni scritte
all’anno dal Rwanda, questo ci consente di
mantenere vivo, il legame tra il benefattore e
il piccolo beneficiario dell’aiuto. Allo stesso
tempo riusciamo a tenere i costi della gestione dell’adozione ad un livello accettabile. Altro discorso, che spesso viene sollevato, è
quello della corrispondenza diretta tra le famiglie italiane ed i bambini Rwandesi. Questo
tipo di comunicazioni epistolari è particolarmente difficile da realizzare per diversi motivi;
la prima difficoltà è dovuta al fatto ché nei
luoghi dove operiamo non esiste un sistema
postale come il nostro. Non ci sono i postini
che ti portano comodamente a casa le lettere,
ma una serie di cassette postali situate negli
uffici presenti in centri abitati di una certa importanza. Queste cassette, sono possedute da
enti, associazioni, commercianti, strutture ecclesiastiche ed uffici statali,…ma non da comuni privati. Spedire quindi una lettera ad un
bambino che abita su una delle mille colline
del Rwanda non è facile. Proverò a spiegare,
con la massima brevità possibile, alcune delle difficoltà che siamo costretti ad affrontare
nel caso di corrispondenza diretta tra chi
adotta ed il beneficiario. Per quanto poc’anzi
spiegato per inviare una lettera ad un bambi-
no in Rwanda, si deve fare capo alla responsabile del progetto Suor Pascasia, che, essendo coordinatrice dell’educazione di base
nella Diocesi di Byumba, ha una casella postale atta a ricevere la corrispondenza. A questo punto subentra il problema della lingua
che diventa in molti casi, per chi non sa il
Kiniarwanda, difficilmente risolvibile. Si deve
allora ricorrere alla traduzione dall’italiano
alla lingua locale tramite Bernard, un vecchio
professore che conosce un pochino la nostra
lingua ed aiuta Pascasia nella corrisponden-
za. Quindi… arriva una lettera dall’italia nella
casella postale della responsabile del progetto (Pascasia Mukabazi), lei chiama Bernard e
gli fa tradurre il contenuto in lingua locale. A
questo punto uno deve partire ed andare a
consegnare personalmente la lettera all’abitazione del bambino; questo potrebbe abitare
anche a 30 o più chilometri di distanza che,
molto probabilmente, andrebbero coperti a
piedi. Avvenuta la consegna della lettera il
bambino/a deve rispondere e ripercorrere la
strada inversa per poter effettuare la traduzione e la successiva spedizione della corrispondenza. Nel frattempo… se qualche vicino di casa di dubbia onestà, oppure mosso da
un bisogno pressante, ha saputo che la famiglia tal dei tali ha ricevuto dall’estero una lettera, convinti che contenga magari chissà
quale tesoro, potrebbe far visita alla casa per
depredarli della ricchezza. Come potete capire le difficoltà nella gestione degli aiuti a distanza sono numerose. Avremmo potuto,
come spesso accade in altre realtà, adottare
bambini residenti in uno stretto circondario o
addirittura tutti frequentanti la stessa scuola,
ma il nostro nome è Kwizera (Speranza) e vogliamo diffonderla il più ampliamente possibile, senza creare in nessun dove, una piccola
Svizzera ma tanti minuscoli focolai di speranza in sostegno dei più disperati. Altro aspetto
da non sottovalutare è che nella tradizione
rwandese lo scritto non è apprezzato e tutto si
tramanda tramite l’antica tradizione orale.
Probabilmente questo disamore per la scrittura è una delle numerose cause dell’arretratezza del continente africano, ma questa è un’altra storia e per adesso sorvoliamo. Vorrei per
un momento tentare di descrivervi Bernard, la
persona che si occupa di scrivere, in italiano
o quasi, le lettere che periodicamente vengono inviate dal Rwanda. Bernard è un insegnante in pensione (senza impiego, per meglio dire) di 54 anni che negli anni passati
insegnava disegno artistico. Ha fatto parte di
un progetto del precedente governo che lo
aveva inserito in un programma di formazione
culturale che prevedeva il soggiorno per tre
mesi in Italia, culla indiscussa per tutto il
mondo della cultura e dell’arte. Da li Bernard
ha imparato il suo Italiano. Un linguaggio
semplice, fatto di poche parole, tutto quello
che si può imparare nel breve spazio di tre
mesi. Se consideriamo che durante l’anno,
solo durante le nostre visite, può esercitarsi
nella nostra lingua, posso dire che fa anche
troppo. Io, per esempio, vado in Rwanda da
nove anni e conosco appena poche centinaia
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
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di parole che unisco in maniera totalmente
sgrammaticata ed a malapena riesco a farmi
capire. Non c’è quindi da meravigliarsi più di
tanto se le letterine sono di una “infantile
semplicità” e se spesso contengono errori ed
a volte simpatici strafalcioni. Stiamo costantemente cercando una persona da affiancare al
nostro amico, ma per ora non abbiamo trovato
nessuno in grado di aiutarlo. Passiamo adesso
all’aspetto prettamente economico. Per darvi
un esempio del rapporto tra costi e guadagni
di una famiglia media che vive nelle campagne rwandesi, si deve pensare che per scrivere una lettera o una cartolina si raggiunge un
costo equivalente a due giornate di lavoro di
un contadino o un manovale. Sarebbe come
dire che noi per mandare via una cartolina dovessimo spendere qualcosa
come 140,00 Euro circa. Immaginiamo cosa può pensare uno che
non ha un piatto di fagioli al giorno
da mangiare o i soldi per curare il
figlio colpito dalla malaria ( ci vogliono solo una manciata di Euro)
quando vede applicare il francobollo
sulla lettera. Forse penserà: “Potessi
avere quei soldi, o magari una parte
di essi, anche stasera mangerei”. In
ogni modo non dirà niente, per non
contraddire o indispettire il muzungu. Abbiamo ricevuto osservazioni
perfino sul fatto, che la carta fotografica sulla quale avevamo stampato le immagini dei bambini non
era marchiata, ma semplice carta in formato A
4, ritagliata a mano e stampata da un comune
computer. Ebbene si!!! Quando si tratta di
contenere i costi, badare all’essenza ed alla
concretezza delle cose, Kwizera Onlus non è
seconda a nessuno. Forse è anche per questo
che con “soli” 115,00 Euro riusciamo a provvedere alle necessità di un bambino ed accompagnarlo nel difficile cammino della sua
crescita. Vogliamo dire inoltre, con un pizzico
di soddisfazione e compiacimento, che nella
complessiva gestione della nostra Associazione oltre il 90% dei fondi raccolti arrivano a
destinazione e questo, già da solo, è un dato
che fa capire molte cose. Da questo anno, sotto vostro consiglio, proveremo ad inviare la
lettera di fine anno scritta dai bambini e tradotta da Bernard in modo da avvicinare i piccoli a chi li aiuta con tanto amore. Tutto questo, con la speranza che non si inneschi un
vortice di corrispondenza che, vi premetto,
non saremmo in grado di sostenere. Ho ritenuto necessario illustrare il contesto dove
operiamo, perché sono convinto che per chi
non è a diretto contatto con la realtà africana
molte cose sono difficili da comprendere e vi
garantisco che in Rwanda non c’è niente da
dare per scontato. Una cosa posso garantirvi,
l’impegno nostro, affinché il delicato ed allo
stesso tempo straordinario progetto di adozione a distanza funzioni al meglio, con un sistema di controlli sulla distribuzione delle donazioni alle famiglie e con il periodico incontro
con i piccoli. Forse non riceverete lettere su
lettere o foto stampate su carta Kodak come ci
riferiscono accade in alcuni casi con altre Associazioni, ma i vostri soldi, arrivano tutti a
destinazione ed i bambini possono sperare in
un futuro migliore. Vorrei riuscire a descrivere
gli sguardi dei piccoli quando li incontriamo,
un misto tra timidezza, paura e curiosità ac-
cende lo sguardo alla luce della speranza. Un
giorno mentre accoglievamo i bambini da inserire nella lista di attesa per ricevere l’aiuto a
distanza, vidi un piccolo fanciullo che mi colpì. Era accompagnato non so se da un fratello
o un amichetto di poco più grande di lui. Il
piccolo era affranto con lo sguardo di chi sta
per arrendersi, di chi non sa a che cosa affidarsi, anche le lacrime stentavano ad uscire e
scorrevano lente sul piccolo viso. Ad un tratto
il più grandicello gli disse: “Iscime kuko, ufite
ukwizera”. (gioisci c’è speranza) L’altro rimase
un attimo perplesso, lo guardò e subito smise
di piangere mentre i suoi occhi brillavano di
luce nuova. È la luce della speranza che, grazie alla generosità di molti come voi, risplende ed allevia la più profonda desolazione dei
poveri del nulla. Non so se la frase che il piccolo aveva detto in quel momento, per sollevare l’amico, era riferita alla nostra presenza o
meno, fatto sta che aveva raggiunto l’effetto
desiderato.
Da allora spesso, quando
vedo negli occhi delle
persone la disperazione
e lo sgomento anch’io
dico: “Iscime kuko, ufite
ukwizera”. Forse non ci
crederete… ma quella
cura, imparata dal piccolo bambino, funziona
d’avvero. Come sempre
rimaniamo a vostra disposizione per ogni tipo
di consiglio ed osservazione che possa migliorare il funzionamento del
processo di affidamento
a distanza. Anche a nome
di tutti coloro che beneficiano della vostra generosità voglio dirvi, dal profondo del cuore,
Murakoze ciane (Grazie tante).
Bertolucci Angelo
Lunedì 15 giugno 2009.
Il Primo Ministro rwandese visita la fattoria di Nyinawimana
Apprendiamo dalla lettura mattutina di The New Times che il Primo Ministro
del Rwanda, Bernard Makuza, accompagnato da una folta delegazione, comprensiva anche di altri ministri, in occasione di un tour sul territorio per incentivare
presso la popolazione un uso intelligente del territorio e la pratica di moderni
metodi di allevamento del bestiame ha visitato, venerdì scorso, la fattoria di Nyinawimana realizzata negli anni dall'A ssociazione Kwizera Onlus. Nell'occasione
ha invitato i residenti a proteggere l'ambiente attraverso la costruzione di terrazze
e la piantagione di alberi.A Nyinawimana, alla presenza anche del vescovo di
Byumba, il Primo Ministro, oltre naturalmente ad apprezzare i terrazzamenti, ha
potuto rendersi conto delle colture di grano e di patate. Nell'occasione sono state
anche consegnate, come dono della diocesi, delle vacche alla cooperativa.
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
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La Domenica Cristiana
Il senso della domenica:
Dalle origini cristiane l’osservanza della
domenica fu orientata verso la pratica della
messa. Questa fu vissuta come assemblea
domenicale, “sacramento” fondamentale
della morte (passato), della risurrezione (il
presente che continua) e della venuta nella
gloria (futuro) del Signore. Durante i primi
tre secoli si celebrava un’unica eucaristia
nella città del vescovo, esprimendo in questo
modo l’unica chiesa di Cristo. Col passare
del tempo non si riuscì a mantenere questa
usanza perché i cristiani erano diventati più
numerosi. Laddove, per mancanza di preti, i
cristiani non possono celebrare l’eucaristia,
essi sono ugualmente convocati da Gesù per
vivere la loro appartenenza alla chiesa facendo memoria di Lui nelle preghiere
e nell’ascolto della sua parola
(Assemblea domenicali in assenza del sacerdote). Nonostante il
suo ruolo centrale, l’eucaristia
non è l’unico modo di celebrare la
domenica. Anticamente la domenica fu giorno di catechesi attraverso le istruzioni che venivano
fatte ai fedeli (“Al nostro giorno
del Signore, diceva Origene nel
III ° secolo durante l’omelia, il
Signore fa venire dal cielo la sua
manna”, volendo dire per manna
la parola di Dio). Con le lode e
i vespri, la Domenica era anche
giorno di preghiera. Infine era il
giorno di condivisione, soprattutto con i più poveri. Su questo
punto ad esempio, San Giovanni
Crisostomo, alla fine del IV°
secolo fissa come regola cristiana “l’usanza di mettere da parte
un pò di soldi a favore loro [dei
poveri] nel giorno del Signore”.
In queste quattro dimensioni si
realizza la chiesa ideale primitiva
di cui si tratta in Atti 2, 42, dove è
riferito che i suoi membri “erano
assidui all’insegnamento degli apostoli e
alla comunione fraterna, alla frazione del
pane e alla preghiera”. Oggi rimane sempre
indispensabile ricuperare la domenica in tutti
questi aspetti teologici, spirituali e pastorali.
La Domenica come giorno di riposo:
Diversamente dal sabato ebraico che era una
emanazione del settimo giorno di riposo del
Signore dopo la creazione, la domenica fu
considerata giorno di riposo soltanto all’epo-
ca di Costantino nel 321. C’è da aggiungere
anche che la legislazione al riguardo era molto
larga. È soltanto nel medioevo soprattutto che
i giudaizzanti diedero vigore all’aspetto sabbatico della domenica imponendola come
giorno di riposo. Certi sinodi legiferarono
in un modo a volte stretto precisando i
lavori vietati che vengono considerati servili.
Avvennero delle dispute inutili che spesso si
scordavano che lo scopo principale del riposo era di partecipare all’eucaristia durante la
domenica. I padri della chiesa riprenderanno
queste connotazioni sabbatiche, ma soltanto
nella loro dimensione spirituale. Per esempio
S. Agostino dice: “è nel cuore che risiede il
nostro sabato, la coscienza è in riposo” (S.
Agostino, commento del salmo 91, 2).
L’obbligo di osservare la domenica:
L’obbligo di osservare la domenica non è
stato collegato alla messa fin dall’inizio del
cristianesimo. Al contrario, esso riguardava
prima di tutto la necessità per ogni cristiano
di partecipare all’assemblea, cioè “costituire
la chiesa” in quanto membro di Cristo. A
questo proposito, l’autore della Didascalia
degli apostoli (Siria, III° secolo) dice: “poichè siete membri di Cristo, vi perdete se
non venite all’assemblea della domenica”.
In effetti così facendo private Cristo dei suoi
membri e “disprezzate voi stessi” (II, 59,2).
La legislazione della chiesa è andata in questa
direzione. Ad esempio, il concilio di Elvirio
all’inizio del IV° secolo decise di imporre una
sanzione contro chi non era andato all’assemblea per tre domeniche consecutive. In
seguito l’accento verrà spostato dall’assemblea alla messa stessa, perché si ritenne che
l’essere umano aveva l’obbligo di rendere un
culto a Dio e quindi l’osservazione del giorno del Signore. Si vede che la dimensione
fondamentalmente ecclesiale dell’assemblea
domenicale è ormai dimenticata per lasciare
posto all’obbligo individuale di onorare Dio.
Circa l’obbligo di andare a messa, la chiesa
ha dovuto fronteggiare tante difficoltà, fra cui la lontananza dei luoghi di culto ed è soltanto nel XVII°
secolo che la partecipazione alla
messa diventerà intensa prima di
rallentarsi da alcuni decenni fa.
Oggi conviene superare l’aspetto
dell’obbligo giuridico per insistere sul fatto che la nostra presenza
alla messa la domenica si inserisce in un rapporto vitale di amore
che esiste fra Dio e ogni cristiano.
Se uno ha accolto il vangelo come
una buona notizia gratuita, la conseguenza logica diventa quella di
essere riconoscente a Dio, in virtù
dell’amore interiore per Lui.
Storia della domenica:
La domenica viene da una tradizione apostolica. Da quell’epoca
essa fu osservata. Ad esempio S.
Paolo si raccomanda ai Corinzi
di fare la raccolta di aiuti “ad
ogni primo giorno della settimana” a favore degli affamati di
Gerusalemme (I Cor 16,2). Questa
stessa richiesta fu indirizzata alle
chiese della Macedonia, di Roma
e altrove. Negli Atti degli apostoli, ci viene
riferito che l’eucaristia presieduta da Paolo a
Troas avviene nel “primo giorno della settimana” (Atti 20,7). In altre parole, a partire dal
momento che Paolo erge le prime comunità
cristiane dai pagani attorno agli anni 40 D.C,
la domenica esiste già.
La domenica è stata chiamata in vari modi:
“l’ottavo giorno”, “giorno del sole”. Ma solo i
nomi seguenti che mettono in risalto la risurrezione del Signore hanno avuto un successo
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
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rilevante e prolungato: “primo giorno della
settimana”, “giorno del Signore”. I vangelisti stessi, quando sottolineano che Gesù
risorge nel primo giorno della settimana,
non intendono dare una indicazione cronologica, bensì quella teologica e liturgica.
Con questa indicazione, loro intendono dire
che l’assemblea della domenica è il vivere
nell’oggi dei credenti cristiani, l’evento della
risurrezione. Inoltre l’espressione “giorno
del Signore” dominica dies da cui deriva
la parola domenica, indica ugualmente la
risurrezione di Gesù in quanto nel Nuovo
Testamento il titolo “Signore” indica Gesù
risorto. L’espressione “ottavo giorno” ha una
connotazione escatologica ed ebbe successo
in certi ambienti durante il III° - IV° secolo.
Secondo la simbologia di quell’epoca la
cifra 8 ha come significato di compimento
(7+1) ed è per questo che essa era utilizzata
per evocare l’ultima venuta di Gesù alla fine
dei tempi, giorno senza tramonto che apre
sull’eternità. La domenica in questo caso è
la prefigura del Regno compiuto. Il termine
“giorno del sole” conservato tutt’oggi in
inglese e in tedesco (Sunday, Sonntag) è di
origine pagana e cristianizzato ulteriormente.
Secondo San Giustino (a Roma verso 150
D.C.) questo nome ricorda il primo giorno
della creazione, quando Dio trasse la materia
dalle tenebre, ma ricorda ugualmente che è
lo stesso giorno nel quale è risorto il Nostro
Signore Gesù Cristo. Le donne ricevono l’annuncio della risurrezione la mattina quando
comincia a spuntare il sole. Gesù risorto è
la Luce divina che rischiara le tenebre del
mondo (San Geronimo).
Secondo tutte queste espressioni, non è
l’aspetto sabbatico del riposo ebraico che
viene sottolineato (fino al IV° secolo non fu
mai vissuto come giorno di riposo), ma al
contrario la risurrezione di Gesù dai morti.
Questo riferimento pasquale spiega il motivo
per cui la chiesa ha sempre considerato la
domenica giorno di festa e di gioia, dando
alcune indicazioni pratiche per viverlo. Ad
esempio San Basilio chiede ai cristiani di non
digiunare o pregare in ginocchio la domenica
ma invece pregare in piedi perché è questa
posizione che “conviene a coloro che sono
risorti con Cristo e che devono cercare le
cose del cielo” e poi pregare guardando
verso l’oriente perchè al “giorno del sole,
siamo nella gioia” (Tertulliano). È chiaro
dunque che per i Padri della chiesa ogni
domenica è Pasqua. È per questo motivo
che in una delle chiese di Roma celebrarono
Pasqua come festa annua solo dopo l’anno
165 perchè celebrata in ogni domenica. Il
calendario liturgico era costituito da questo
ritorno settimanale della domenica o Pasqua.
Soltanto nel IV secolo nasceranno le feste di
Pentecoste e dell’Ascensione e poi quelle di
Natale ed Epifania. Per i primi secoli cristiani,
Pasqua non è soltanto la festa cristiana principale, ma essa è l’unica festa senza la quale
non ce ne sarebbe nessun’altra.
Don Giovanni
Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine.
Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; 8ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori.
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(Mt 24, 6/8)
Mondo cane…
"Per adottare a distanza un trovatello, riceverne la foto, la sua storia di vita,
il certificato che attesta di essere diventati a tutti gli effetti suoi “genitori” ed eventuali comunicazioni successive (per esempio, l’accoglimento
in una famiglia) basta effettuare un versamento di € 15,50. In seguito, è
previsto il pagamento di una quota mensile analoga............" Questo è il
manifesto che fa capolino sotto i portici di Piazza San Babila a Milano al
banchetto degli attivisti di una Associazione di promozione sociale. Il messaggio è decisamente accattivante, peccato solo che si stia promuovendo
l'adozione di un.....cane.
Pensate, il tutto per soli miserabili 5,916667 euro in più al mese rispetto
a quanto richiesto dall'A ss. Kwizera per adottare a distanza un bambino
rwandese.
Un vero affare basta avere uno stomaco forte!
Martino Ghilotti
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
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Leggere attentamente
Leggi, solo se hai tempo da dedicare a Dio:
se ce l'hai, leggila fino in fondo. Magari stai
pensando: “Non ho tempo per queste cose!”
E’ questo modo di pensare che ha causato
molti problemi nel nostro mondo, oggi...
Confiniamo il Signore solo per la Domenica,
forse... O addirittura solo per le feste... Però
ci piace averLo intorno quando ci sono
malattie o disgrazie... E naturalmente durante
i funerali.. Non abbiamo tempo per Lui
durante il resto della nostra vita, mentre
stiamo lavorando, mentre stiamo studiando, mentre ci stiamo divertendo...
Crediamo che queste cose siano alla
base della nostra vita, mentre Dio crediamo che non lo sia... E non ci rendiamo
conto che non potremmo fare neanche
la più piccola di queste cose senza il
volere di Dio!!! (Siamo tutti convinti che
è per volontà nostra che facciamo queste
cose!!!) Gesù disse: “Se ti vergognerai
di me, Io mi vergognerò di te davanti al
Padre mio.”
Perciò se non ti vergogni, se dentro il
tuo cuore riesci a dire: “Si, io amo il
Signore, LUI è la sorgente della mia esistenza e il mio Salvatore..” Io posso ogni
cosa perchè è Cristo che me ne dà la
forza..(Filippesi 4,13)' se ci riesci allora
fai leggere questo messaggio ...
Leggi questa breve storia:
<<Mi inginocchiai.. ma non a lungo...
Avevo troppo da fare, e dovevo fare in
fretta:andare a lavoro, passare prima a
pagare le bollette.. Così mi inginocchiai
e dissi una preghiera veloce e altrettanto
velocemente mi rialzai. Dentro di me mi
sentivo a posto, avevo (a modo mio)
adempiuto al mio dovere di cristiano: la mia
anima poteva stare in pace.
Durante la mia giornata (e durante tutte le
giornate della mia vita) non avevo tempo da
dedicare a persone bisognose, non avevo
tempo per pregare, non avevo tempo per
parlare di Cristo agli amici.. e anche se ce lo
avessi avuto non lo avrei fatto, perchè temevo
che si prendessero gioco di me....Un giorno
non avevo tempo, l'altro mi vergognavo..
Fino a che, alla fine, venne il tempo anche
per me, il tempo di morire... Andai davanti al
Signore e nelle sue mani vidi un libro: era il
libro della vita.
Gesù guardò il suo libro e disse: “Non trovo il
tuo nome. Una volta fui tentato di scriverlo…
ma non trovai mai il tempo per farlo.. Anche
se lo avessi trovato, mi vergognavo perchè
temevo ciò che avrebbe pensato il Padre
Mio...”>>
Perchè è così difficile dire la verità mentre
mentire è così facile?
Perchè siamo annoiati in Chiesa e appena
usciti siamo così desti?
Perchè è così difficile parlare di Dio mentre è
così facile parlare di cose scabrose?
Perchè è cosi facile cancellare dalla memoria
una lettera che parla di Dio, mentre inoltria-
mo e diffondiamo quelle stupide?
Inoltra questa lettera e mandala a tutti i tuoi
conoscenti e amici. Quando avrai finito,
prega.. il Signore. Gesù ha detto: “Nessun'
altra arma è stata data agli uomini, solo la
preghiera, ma non c’è arma più forte della
preghiera...”
Perciò trova il tempo per pregare, prega
sempre, ogni giorno, più volte al giorno, ma
nel pregare non usare preghiere imparate a
memoria, ne troppe parole, ma chiudi semplicemente gli occhi e apri il cuore...e parla
con Dio immaginando che sia di fronte a te..
perchè anche se non Lo vedi Lui c’è davvero e
ti sta ascoltando e se lo preghi col cuore non
tarderà di farti sentire che è lì.
Leggi quest'altra breve storia:
<<Un uomo di nome George Thomas, era il
Pastore della Chiesa del suo piccolo paese.
Una Domenica mattina si recò in Chiesa
portando con se una gabbietta arrugginita.
La sistemò vicino al pulpito. I fedeli si chiedevano cosa ci entrasse la gabbietta con la
predica del giorno, e attendevano, desiderosi
di sapere. Il pastore cominciò a parlare: <Ieri
stavo passeggiando, quando vidi un ragazzo
con questa gabbia. Nella gabbia c'erano degli
uccellini, che tremavano per lo spavento.
Fermai il ragazzo e gli chiesi: “Figliolo,
cosa devi farci con quegli uccellini?”.
Il ragazzo rispose: “Li porto a casa per
divertirmi con loro: li stuzzicherò, gli
strapperò le piume, vedrò come reagiscono insomma così loro grideranno,
soffriranno, litigheranno tra loro e io mi
divertirò tantissimo”. Disse il Pastore:
“Perchè lo fai, tanto presto o tardi ti
stancherai di loro. A quel punto cosa ne
farai?”. E il ragazzo: ”Si presto mi stancherò, ma ho dei gatti e a loro piacciono
gli uccelli, li darò a loro”. Il Pastore rimase in silenzio per un momento,poi rispose: “Quanto vuoi per questi uccellini?”. Il
ragazzo sorpreso chiese: “Perchè li vuoi,
sono uccelli di campo, non cantano e
non sono nemmeno belli “! “Quanto?”,
chiese di nuovo il Pastore. Pensando
fosse pazzo il ragazzo disse: “10 dollari”! Il pastore disse: “AFFARE FATTO”.
Prese 10 dollari dalla sua tasca e li mise
in mano al ragazzo. Come un fulmine il
ragazzo sparì. Il pastore prese la gabbia,
andò in un campo, la aprì e lasciò liberi
gli uccellini. Dopo aver chiarito il perchè
di quella gabbia sul pulpito il Pastore
riprese a raccontare:
Un giorno Satana e Gesù stavano conversando. Satana era appena ritornato dal
Giardino di Eden, era borioso e si gonfiava di
superbia. Diceva: “Signore, ho appena catturato l'intera umanità, ho usato una trappola
che sapevo non avrebbe trovato resistenza, e
un'esca che sapevo ottima.. e li ho presi tutti!”.
“Cosa farai con loro?”, chiese Gesù Satana
rispose: “Mi divertirò con loro! Gli insegnerò
come sposarsi e divorziare; come odiare e
farsi male a vicenda; come bere, fumare e
bestemmiare; gli insegnerò a fabbricare armi
da guerra, fucili, bombe e ad ammazzarsi fra
di loro...Mi divertirò tantissimo!!!”. “ Presto
ti stancherai e a quel punto cosa farai con
loro?”, chiese Gesù. “Li ucciderò!!!”, esclamò
Satana con superbia. “Quanto vuoi per loro?”,
chiese allora Gesù. Satana rispose: “Ma va,
non la vuoi questa gente, loro sono cattivi.. Li
prenderai e ti odieranno, ti sputeranno addos-
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so, ti bestemmieranno e ti uccideranno.. Non
puoi volerli!!!”. “Quanto?”, chiese di nuovo
Gesù.. Satana sogghignando
rispose: 'Tutto il tuo sangue, tutte le tue
lacrime.. Insomma la tua vita!!!”. Gesù disse:
“AFFARE FATTO”… e pagò il prezzo......>
Il pastore prese la gabbia e lasciò il pulpito....>>
Non è strano come la gente possa scartare
Dio e poi disperarsi e chiedersi come mai il
mondo sta andando a rotoli?
Non è strano che alcune persone possano
dire: “Io credo in Dio”, ma ciò nonostante
seguire Satana (che, guarda caso, anche lui
'crede' in Dio)? Non è strano come noi riu-
sciamo tranquillamente ad inoltrare migliaia
di stupidaggini per posta ordinaria o per
e-mail che a loro volta si moltiplicano, ma
quando inizi a mandare una lettera che riguarda il Signore, la gente ci pensa due volte
prima di condividerla?
Non è strano che, se penserai di mandare
questa a qualcuno, ci penserai due volte
prima di spedirla agli indirizzi nella tua rubrica
(scartandone sicuramente qualcuno) perchè
hai paura di ciò che possono pensare di te?
Non è strano come tutti gli uomini possano
avere più paura dell'opinione che si faranno
gli altri (uomini), dell'opinione che si farà il
Signore di loro?
.....LEGGIAMO LA PAROLA DI DIO.....
Poichè solo nella comprensione e nell'attuazione di ciò che c'è scritto nella Parola di Dio,
c'è la salvezza dell'uomo... Io pregherò affinchè ogni persona riceva questo messaggio e
si avvicini di più a Dio... Amen
Questa bella lettera ci è stata inviata tramite
posta elettronica da Don Paolo Gahutu, abbiamo ritenuto che fosse interessante riproporla
sulla nostra rivista, con la speranza che molti
trovino il tempo di leggerla e di farla leggere
ad amici familiari e conoscenti.
8 maggio in Rwanda
Nella giornata della donna merita d’essere ricordato il primato, a livello mondiale,
che spetta al Rwanda, quale paese con la
più alta percentuale di donne parlamentari. Infatti, le ultime elezioni legislative
tenutesi nel 2008 hanno visto l’assegnazione del 56% dei seggi ( 45 su 80)
della Camera dei Deputati a rappresentanti del gentil sesso. La stessa Camera
è presieduta da una donna, così come la
Corte Suprema e l’amministrazione della
capitale Kigali, senza dimenticare il capo
della polizia . La presenza femminile è
ben visibile anche a livello di governo e
nel resto dell’amministrazione pubblica.
I livelli della presenza femminile sono
quindi ben superiori anche a quel 30%
dei posti che la Costituzione pre-
vede esplicitamente vengano riservati alle
donne nelle posizioni decisionali.
La speranza è che una simile presenza
femminile possa portare nella politica
sentimenti e valori che non sempre noi
uomini siamo capaci d'incarnare.
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
Rwanda primo nell'innovazione amministrativa
Il Rwanda è il vincitore del premio AAPAM 2009, assegnato al paese
africano che ha presentato il miglior progetto innovativo nell’ambito
della gestione dell’amministrazione pubblica. Il Rwanda si è imposto
sugli altri 57 paesi africani partecipanti, superando in finale Uganda,
Zambia, Ghana e Sud Africa, con il progetto innovativo VISA, presentato dal Dipartimento per l’Immigrazione e l’Emigrazione riguardante la
gestione dei visti. Possiamo dare atto personalmente dell’efficienza con
cui il Dipartimento gestisce la richiesta dei visti d’entrata nel paese.
Dopo aver compilato un format disponibile sul sito del Dipartimento, il
visto viene inviato per e mail nel giro di pochissimi giorni, massimo una
settimana. Paesi ben più importanti del piccolo Rwanda richiedono ancora
dispendiosi passaggi ai rispettivi consolati per ottenere il visto d’entrata.
Anche per il Rwanda fino a qualche anno fa bisognava presentare il passaporto all’ambasciata di Parigi o di Bruxelles per ottenere il visto, non
disponendo di un riferimento diplomatico in Italia, con indubbie perdite
di tempo e aggravi di costi. Ora si può fare tutto dal computer di casa.
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
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L'ex console onorario italiano a Kigali
riconosciuto tra i Giusti
Si è celebrata il 5 Maggio 2009 la Giornata
in Onore dei Giusti di tutto il mondo. A Milano
l'Associazione per il Giardino dei Giusti, nata per
onorare il ricordo di tutti quei "Giusti" che hanno
lottato contro i crimini commessi contro l'Umanità, che hanno aiutato a salvare altre vite umane e
che hanno cercato di difendere la dignità dell'uomo nelle situazioni di "Male estremo" nel mondo,
ha promosso la messa a dimora sul Monte Stella
di cinque alberi in onore e memoria di altrettanti
giusti.Uno di questi alberi è stato dedicato al
Console Pierantonio Costa (nella foto), per
anni console onorario italiano a Kigali, che durante il genocidio rwandese ha portato in salvo 2000
persone, tra cui 375 bambini, come raccontato
nel libro La lista del console, “nordsud”, ed.
Paoline, Milano, 2004, scritto dallo stesso Costa
con il giornalista Luciano Scalettari.
Del signor Costa riportiamo una breve scheda
biografica tratta dal sito del Comitato per la
Foresta dei Giusti.
Pierantonio Costa, penultimo di sette fratelli,
nasce a Mestre il 7 maggio 1939, studia a
Vicenza e a Verona e a quindici anni raggiunge il
padre emigrato nello Zaire. A Bukavu, nel 1960,
fa la prima esperienza di guerra africana e, con
alcuni suoi fratelli, si prodiga per traghettare
sull’altra sponda del lago Kivu gruppi di profughi congolesi. Quando scoppia la rivoluzione
mulelista, Pierantonio decide di trasferirsi nel
vicino Rwanda, il paese dalle mille colline, che
ha da poco ottenuto l’indipendenza. Il 5 maggio
1965 ottiene il primo permesso permanente di
residenza in Rwanda e da allora fino al 1994
risiede a Kigali. Qui ha sposato Mariann, una
cittadina svizzera, e ha avuto tre figli. Oggi Costa
fa la spola tra il Rwanda e Bruxelles. Imprenditore
di successo, allo scoppio del genocidio aveva
in attività quattro imprese. Per quindici anni, dal
1988 al 2003, l’Italia gli affida la rappresentanza
diplomatica. Nei tre mesi del genocidio, dal 6
aprile al 21 luglio 1994, Costa porta in salvo
dapprima gli Italiani e gli Occidentali, poi si
stabilisce in Burundi, a casa del fratello e da lì
comincia una serie incessante di viaggi attraverso
il Rwanda per mettere in salvo il maggior numero
di persone possibile. Costa usa i privilegi di cui
gode, la rappresentanza diplomatica, la sua rete
di conoscenze e il suo denaro per ottenere visti di
uscita dal paese per tutti coloro che gli chiedono
aiuto. “Decisi che avrei operato così. Mi sarei
vestito sempre allo stesso modo per essere riconoscibile: pantaloni scuri, camicia azzurra, giacca
grigia. Distribuite nelle tasche – e sempre nello
stesso posto – avrei messo banconote da 5000
franchi rwandesi (circa 20 euro), da 1000, da 500
e, infine, da 100 franchi, per essere sempre pronto
a estrarre la cifra giusta, senza dover contare i
soldi; la mancia deve essere data nella misura giusta, se dai troppo ti ammazzano per derubarti, se
dai troppo poco non passi. Nella borsa avrei avuto
costantemente con me alcuni fogli con la carta
intestata del consolato d’Italia, e sul fuoristrada ci
sarebbero state le immancabili bandiere italiane.
Quanto alla durata delle incursioni oltre confine,
“avrei evitato il più possibile di dormire in Rwanda
e di viaggiare col buio”.( cfr. La lista del console,
pag. 113).Aiutato dal figlio Olivier, Costa agisce di
concerto con rappresentanti della Croce Rossa e di
svariate Ong, e alla fine del genocidio avrà perso
beni per oltre 3 milioni di dollari e salvato quasi
2000 persone, tra cui 375 bambini di un orfanotrofio della Croce Rossa. Verrà insignito della medaglia d’oro al valore civile per gli Italiani portati in
salvo e analoga onorificenza riceverà dal Belgio.
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
Carestia e biocarburanti
Negli ultimi giorni viene rilanciato da tutti i media
l'allarme di diversi organismi internazionali sul
pericolo di carestia in diversi paesi del mondo.
Per fortuna, nell'elenco dei paesi minacciati non
viene citato il Rwanda, la cui agricoltura
sembrerebbe essere ancora in grado di
garantire sufficienti risorse alimentari alla
popolazione locale. La carenza di diversi
prodotti della terra, con la conseguente
immancabile impennata dei prezzi , ha
diverse cause, fra cui: il forte aumento
dei consumi, conseguente all'entrata tra
i paesi consumatori delle grandi masse
cinesi e indiane, le politiche protezionistiche
dell'Europa e degli Usa, che arrivano a mettere
a riposo dei terreni per evitare che si creino
eccedenze che abbatterebbero i prezzi, ma anche
l'uso molto discutibile, invalso in diversi paesi, di
prodotti quali il grano, il mais e la soia per ricavare
biocarburanti alternativi al petrolio. Limitatamente
a quest'ultimo caso, la Natura sembra però offrire una soluzione alternativa a una simile
scandalosa sottrazione di prodotti agricoli
al circuito dell'alimentazione: la Jatropha
Curcas , una pianta dalle grandissime
potenzialità, coltivabile anche paesi come
il Rwanda, com'è ben documentato nell'
articolo (consultabile sul blog) "L’olio di
Jatropha, una fonte di energia che potrebbe
liberare l’Africa dalla povertà ".
Progetto Jatropha: finalmente arrivano i semi
Don Paolo fa sapere che domani, giovedì 16 di
aprile, dovrebbero essere consegnati i primi semi.
Dopo che l'economato della diocesi di Byumba
si è interessato al dossier, un signore tedesco ha
procurato più di 5 kili di semi per dare avvio a una
piantagione a Nyinawimana.
Una parte di tali semi sarà resa disponibile, da
parte dei responsabili di quella parrocchia, per
essere seminata nei terreni di Nyagahanga. Con
il manuale operativo già disponibile non dovrebbe
essere difficile per Don Paolo impartire le necessarie istruzioni per dare corso alla semina nei
terreni più adatti della sua zona, ricordando che
la pianta di jatropha ben si presta per contrastare
l'erosione del terreno e per fare da siepe di delimitazione dei confini dei terreni. Potrebbe essere un
ottimo modo per creare una specie di cinta attorno
al Centro Parrocchiale e ai bordi del marais.
Bisognerà prestare attenzione nei primi mesi dopo
la semina in cui è necessario irrorare spesso le
pianticelle, dopo di che le piante sono particolarmente resistenti anche a una certa siccità.
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
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Incontriamoci sul Blog!
Dal mese di Aprile 2008 esiste e
brilla di sorprendente vitalità il Blog
“Alberwandesi” , realizzato gestito ed
animato, dall’amico carissimo Dott.
Martino Ghilotti di Grosio (So) responsabile dell’Associazione Kwizera per il nord
Italia.. Il blog si occupa di fatti, persone,
esperienze in terra rwandese.
È, in buona sostanza, il Sito
del CENTRE SOCIAL "Alberto
Ghilotti" di Nyagahanga.
Questo spazio, è diventato in
breve tempo un vero e proprio punto di ritrovo per tutti
coloro che si interessano al
paese delle mille colline. È
anche il luogo dove si possono seguire le iniziative che il
Centro Sociale Alberto Ghilotti, unitamente all’Associazione Kwizera Onlus
portano avanti in sostegno delle popolazioni di numerosi villaggi disseminati sul
territorio del “piccolo-grande” Rwanda.
Corredato di collegamenti con quelli che
sono i più importanti spazi di approfon-
dimento per chi si interessa del Rwanda.
È senza dubbio, un puzzle di informazioni realizzato con sapiente impegno
che apre lo sguardo a nuovi orizzonti
per chi è interessato alla realtà africana.
Il portale è quotidianamente aggiornato, trovano ampio spazio argomenti che
vanno dal mondo missionario all’universo
della solidarietà. Vengono inoltre riportate
notizie e curiosità estratte dai quotidiani
locali e da riviste specializzate. Dal portale è anche possibile, per i nostri amici
africani, scaricare i “Quaderni di Kwizera”
piccoli opuscoli con le “istruzioni per
l’uso” in svariati argomenti: come si alleva una capra, come si coltiva un particolare prodotto, oppure come si costruisce il
locale dove alloggiare un maiale. Il Centro
Sociale Alberto Ghilotti inoltre, organizza
e finanzia in loco corsi di formazione
tenuti da esperti del settore per aiutare le popolazioni
ad aprirsi a nuove
conoscenze. Tutti
i lettori del Blog
possono inviare un
commento, dire la
loro, fare domande e richiedere
approfondimenti
su particolari argomenti inerenti l’attività missionaria. Questo e molto ancora
potrete scoprire sul Blog Alberwandesi,
al quale si accede facilmente dalla home
page del nostro sito internet www.kwizera.
it Incontriamoci sul Blog… vi aspettiamo!
Angelo Bertolucci
Preghiera
Vergine Santissima che dal popolo cristiano siete venerata sotto il dolce titolo di
“Madonna della Stella” volgete il vostro amoroso sguardo verso di noi miseri peccatori
che umiliati ci prostriamo ai vostri piedi. In
mezzo alle tenebre ed ai pericoli del mondo,
siate nostra guida e nostro conforto. Noi,
fatti schiavi delle passioni ci siamo allontanati dalla via della virtù, abbiamo macchiato
l’anima nostra con tanti peccati; ma ora ci
affidiamo alla vostra protezione per ritornare
in grazia di Dio.
Illuminate la nostra mente, destate nel nostro
cuore un sincero pentimento di tutti i nostri
peccati, ed otteneteci di perseverare in grazia
fino alla morte. Volgete pure uno sguardo
amoroso alle nostre famiglie, e fate che si
conservi in esse la pace, la pietà, il santo
timor di Dio. Proteggete i nostri parenti vicini
e lontani in tutti i bisogni materiali e spirituali;
e se qualcuno fosse lontano da Dio, ottenetegli la grazia di un sincero pentimento.
Siate, o Vergine Santissima, il nostro rifugio
finche vivremo sulla terra; siate il nostro
conforto in morte ed accogliete finalmente
quest’anima nostra nel santo Paradiso.
Così sia.
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
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Progetto MIkAN: una capretta per crescere
insieme
L’idea nasce qualche mese fa quando una
partecipato a un percorso formativo nell’amgiovane coppia, Michele e Anna, alle prese
bito della pastorale familiare parrocchiale,
con i preparativi del proprio matrimonio,
unite in gruppi di 25 coppie, con l’impegno
decide di sostituire la tradizionale bomboniedi trasmettere il primo capretto ad altrettante
ra riservata agli invitati al pranzo nuziale, con
coppie che formeranno un nuovo gruppo
un gesto di condivisione della propria gioia
affiancato al primo e così di seguito. Lo
con persone meno fortunate. Vagliando le
scopo principale è quello di valorizzare quevarie possibili forme di solidarietà, anche su
ste giovani famiglie, cercando di trasmettere
suggerimento dell’amico Don Paolo Gahutu,
loro il messaggio circa la necessità di affiandecidono di destinare la somma preventivata
care a una vita di fede, l'impegno personale
per le bomboniere all'acquisto di 25 caprette
necessario a migliorare le proprie condizioni
da destinare ad altrettante giovani coppie
di vita e costruire un futuro migliore per sé e
rwandesi, con l‘impegno delle stesse copper i figli che verranno. L’operazione dovrebpie a destinare il primo capretto che
arriverà a una nuova coppia e così di
seguito. E’ così che, nell’aprile scorso,
25 capre sono state assegnate al primo
gruppo di giovani coppie della parrocchia di Don Paolo a Nyagahanga, individuate tra quelle inserite nei percorsi
di pastorale familiare parrocchiale. Il
seme era gettato.Gli stessi Michele e
Anna così commentavano l’avvio del
loro piccolo progetto:
“Che dire…si comincia! E' con grande soddisfazione che vediamo partire
il nostro progetto. Non pretendiamo (Consegna delle capre al gruppo di Ngarama)
certo di salvare l'Africa, nè tantomeno
di colorare di "bianco"qualcosa che
sta benissimo in "nero".. Una cosa
però vogliamo provare a farla..Non
intendevamo inviare a queste famiglie
dei semplici aiuti. Noi vogliamo aiutarle
ad aiutarsi!! Le nostre capre vogliono essere l'inizio della circolazione di
conoscenza, di consapevolezza, di crescita attraverso il lavoro di squadra,
appunto un "aiuto ad aiutarsi".Certo, la
nostra e' una scommessa, ma siamo
fiduciosi che anche con l'aiuto di Don
Paolo riusciremo a salvare capra e
cavoli!”.
Poiché da cosa nasce cosa, ecco che subenbe altresì favorire la nascita di uno spirito
tra l’Associazione Kwizera che, in una specie
comunitario con l’apertura alle altre coppie
di joint venture della solidarietà, valorizza
facenti parte del gruppo e con la coppia
l’intuizione della giovane coppia e dà vita a
destinataria del primo capretto.
un nuovo progetto che, nella sua denominaE’ partito così un progetto sperimentale che
zione, non può che richiamare i protagonisti,
ha, finora, interessato altri tre gruppi oltre a
Michele, Anna e Kwizera. Ecco pronto il
quello iniziale, per un totale di 100 famiglie,
Progetto MIkAN.
con altrettante che attendono il frutto del
Nella sua semplicità il Progetto MIkAN,
primo parto, e tre parrocchie. Se l’esperienza
riprendendo l’idea originaria, si propone di
di questi primi gruppi risulterà positiva, come
donare una capra a ciascuna delle giovani
tutto lascia prevedere, il progetto potrà essere
coppie, individuate tra quelle che hanno già
replicato anche nelle rimanenti 14 parrocchie
della Diocesi di Byumba. Nel frattempo, da
questa sperimentazione iniziale verranno tratte tutte le indicazioni necessarie per affinare
le regole che dovranno presiedere al progetto.
Dai primi contatti avuti con i gruppi coinvolti
a Nyagahanga, Nyabihu, Matimba e Ngarama
emerge un certo entusiasmo tra le coppie
coinvolte e la forte determinazione delle
stesse a sfruttare al meglio questa opportunità loro concessa. Per esempio, è stato
apprezzabile il modo in cui i singoli gruppi
si sono mossi nella gestione del budget di
spesa loro assegnato al momento di procedere all‘acquisto delle capre sui diversi
mercati locali.
Per agevolare l’impegno di ogni gruppo,
l’Associazione Kwizera oltre ad assicurare ai partecipanti al progetto una
formazione di base sull’allevamento
della capre, ha deciso di assegnare al
gruppo che avrà raggiunto l’obiettivo di
consegnare le 25 caprette al gruppo in
affiancamento, un premio di 100 euro
da destinare a un progetto comune
del gruppo, debitamente illustrato e ,
possibilmente, cofinanziato dal gruppo
stesso attraverso fondi precedentemente costituiti in una cassa comune, come
quella di cui si è già dotato il gruppo di
Nyabihu. E' indubbio che il Progetto
MIkAN, avendo un impatto diretto con
le persone, con la loro mentalità, con le
loro abitudini, in una parola con la loro
cultura, con tutte le conseguenze del
caso, implichi un impegno rinnovato e
per certi versi diverso da parte dell’Associazione. E' però questo il terreno su
cui si dovrebbe indirizzare, per il futuro,
l’impegno associativo. Come già si
è avuto modo di sottolineare in altre
occasioni sembra sia giunto il tempo
di privilegiare tutti quegli interventi che
favoriscano, nei modi più diversi, la crescita
della responsabilità e la valorizzazione delle
qualità personali dei nostri amici rwandesi piuttosto che continuare in realizzazioni,
magari importanti, ma non sempre adeguatamente valorizzate e vissute.
Se poi l’esempio di Michele e Anna dovesse
fare scuola, l’Associazione Kwizera è ben
lieta di rendersi disponibile per fornire idee e
soluzioni ….. chiavi in mano!
Martino Ghilotti
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
13
Gabibbo… non pervenuto
Di seguito riportiamo una copia della lettera inviata a Striscia la Notizia, il programma satirico
di Mediaset, che ogni sera nell’ora di massimo
ascolto colleziona ascolti da record, anche grazie ai polveroni che spesso solleva.
Gallicano 9 Gennaio 2009
Carissimi amici di Striscia, mi chiamo Angelo Bertolucci e sono segretario di una piccola
Onlus con sede in Garfagnana, provincia di
Lucca. Il nome della nostra microassociazione è
Kwizera (che in lingua Rwandese vuol dire Speranza), operiamo dal 2002 nel minuscolo Stato
del Rwanda, situato nella zona dei Grandi Laghi,
teatro di un sanguinoso genocidio avvenuto nel
1994.
Sono, allo stesso tempo, uno dei milioni di telespettatori che spesso ha il piacere di assistere
alle vostre trasmissioni serali, divertenti, simpatiche, allo stesso tempo vigilanti ed attente nel
segnalare ogni tipo di ingiustizia, spreco, irregolarità e malcostume.
È per una di queste trasmissioni che vi scrivo e
mi permetto di disturbarvi.
Nella trasmissione del 7 Gennaio viene presentato un servizio relativo ad un discutibile intervento umanitario fatto da un personaggio dello
spettacolo, il Sig. Costa, in favore di una comunità di bambini del Kenya. Lungi da me l’idea di
schierarmi in difesa di chi che sia, sono fortemente convinto che la trasparenza e la chiarezza
devono essere alla base del quotidiano agire,
soprattutto, laddove si fa leva su valori importanti quali la Fratellanza e la Solidarietà.
Senza dimenticare, inoltre, che si maneggiano
fondi donati da altri e questo deve aumentare il
livello di attenta gestione. Purtroppo ogni gior-
no se ne sentono di tutti i colori e questo serve
a diffondere nella collettività una “forse giustificata” diffidenza nei confronti di chi si impegna
per portare avanti iniziative di solidarietà. Questi timori e sospetti di malversazione, aggiunti
al comune pensiero che si, in fondo in fondo,
è tutto un mangia mangia, rendono ancor più
difficile l’operato di tante persone oneste che si
impegnano per gli altri e per migliorare le condizioni di vita di tanti più sfortunati di noi. Sono
altrettanto consapevole che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Sono
certo che l’operato di migliaia di persone oneste non può essere vanificato per le mancanze
di qualche “furbacchione maldestro” o ancor
peggio, qualcuno che vuole farsi un’immagine
alle spalle di chi soffre.
Forse perché le buone notizie, quelle che creano
speranza ed esaltano l’Uomo nella sua interezza, fanno meno spettacolo delle tragedie e degli
scandali, o forse perché tutto sommato il bene
è noioso, come molte delle persone che lo fanno, mentre il mondo di oggi mira alla trasgressione ed alla spettacolarità.
Credo che sarebbe interessante anche per “dovere di cronaca” raccontare un po’ più spesso
delle cose fatte bene, dei sani principi e valori
che animano tantissime persone, che come noi,
sono impegnate in prima linea per cambiare il
mondo. Un saggio ha detto: “dobbiamo darci
molto da fare per costruire un mondo migliore,
perché domani potremo averne tutti bisogno”.
Vorremmo invitare un vostro inviato, magari il
mitico “Gabibbo”, con tanto di tecnici armati di
cinepresa a trascorrere al nostro fianco i 15 giorni del tempo destinato alle ferie annuali in terra
di missione. Ovviamente ognuno provvederà a
coprire personalmente le spese di viaggio e di
Madre Teresa di Calcutta, scrisse nel 1991 al Comitato Fiaccolata:
Cara comunità, oggi Gesù viene ancora a noi
negli affamati, nei senza casa, negli abbandonati,
ammalati e sofferenti.
Continua ad accattarlo nei più piccoli dei suoi fratelli,
attraverso il tuo impegno e la tua generosità.
“Tu facesti questo a me”
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
permanenza, ma vi garantisco che saranno soldi
spesi bene anche per voi.
Il nostro motto è: “a piccoli passi, cambieremo
il mondo!” La cosa più strana è che per questa
trasformazione dobbiamo rivolgerci al Gabibbo.
Se siete interessati a fare un servizio in Rwanda e
raccontare qualche piccolo stralcio sull’esistenza dei poveri del nulla, noi siamo disposti ad
accompagnarvi e a condividere con voi e con il
nutrito pubblico di telespettatori che da sempre
vi segue questa straordinaria avventura.
Potete farvi un’idea della nostra attività umanitaria sul sito www.kwizera.it
Per info Tel. 0583 730440 oppure 328 1888534
E-Mail [email protected]
Il Segretario, Angelo Bertolucci
Questa è la lettera inviata alla redazione del famoso programma satirico di Mediaset, ma da
loro… nessuna risposta
Il Gabibbo
Partecipa alla trentesima
Fiaccolata di Solidarietà
Gallicano 7 Dicembre 2009 ore 21,00
ti aspettiamo!!!
Conferma la tua adesione al
Tel: 328 1888534
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Esperimenti sugli effetti della preghiera
Il premio nobel Prof. Med. Alexis Carrel ha
denominato la preghiera la più potente forma
di energia. Franco Libero Manco
Un ricercatore di fama, lo scienziato americano Dr. N.J. Stowel, ha misurato l’effetto
della preghiera. Racconta. “Ero un cinico,
un ateo e credevo che Dio fosse solo un’immaginazione della mente umana. Un giorno
lavoravo in un grande laboratorio patologico
di una clinica. Ero occupato a misurare la
lunghezza d’onda e l’intensità di irradiamento
dei cervelli umani. Con i miei collaboratori
decidemmo di studiare quello che succede
nel cervello umano durante il passaggio dalla
vita alla morte. A tale scopo avevamo scelto
una donna che soffriva di un tumore maligno al cervello. La donna era perfettamente
normale fisicamente e mentalmente. La sua
serenità ci colpiva tutti. Sapevamo che doveva morire e anche lei lo sapeva. Poco prima
della sua morte mettemmo nella sua stanza
un apparecchio di registrazione ultrasensibile che doveva indicarci quello che sarebbe
accaduto nel suo cervello negli ultimi minuti
di vita. Sopra al letto aggiungemmo un piccolo microfono nel caso avesse detto qualcosa negli ultimi momenti. Nell’intervallo
ci recammo nella stanza accanto. Eravamo
5 scienziati ed io ero quello più insensibile.
Nell’attesa restammo in piedi davanti ai nostri
strumenti. L’ago era sullo zero e poteva oscillare a 500 gradi a destra nei valori positivi e
500 gradi a sinistra in quelli negativi.
Qualche tempo prima, con l’aiuto dello stesso apparecchio, avevamo misurato una stazione radio il cui programma si irradiava
nell’etere con una potenza di 50 chilowat,
doveva essere una notizia trasmessa in tutto
il pianeta. Durante questa prova constatammo
una misura positiva di 9 gradi.
L’ultimo istante dell’ammalata sembrava avvicinarsi. Ad un tratto sentimmo che si mise
a pregare e a lodare Dio. Gli domandò di
perdonare tutte le persone che le avevano
fatto dei torti nella vita e poi disse: “So che
tu sei l’unica sorgente di vita degna di fiducia
per tutte le tue creature”. Lo ringraziò per la
sua forza, che l’aveva guidata in tutta la sua
esistenza. Affermava che il suo amore non era
diminuito malgrado tutte le sue sofferenze.
La prospettiva del perdono dei suoi peccati
per mezzo di Gesù le emanava una gioia
inesprimibile. Frementi restammo intorno
ai nostri apparecchi senza vergognarci delle
nostre lacrime. Improvvisamente, mentre la
donna continuava a pregare, sentimmo un
tintinnio sul nostro apparecchio; l’ago si era
posizionato a 500 gradi a destra e si agitava
a più riprese contro l’ostacolo. Avevamo fatto
una scoperta prodigiosa: il cervello di una
morente in contatto con Dio sviluppava una
potenza 55 volte più forte di tutto l’irradiamento universale della radio diffusione. Per
verificare le nostre osservazioni decidemmo
di fare un altro esperimento. Chiedemmo
all’infermiera di stimolare in tal senso un
ammalato. L’uomo reagì con delle ingiurie
e delle imprecazioni e si rivolse a Dio in
maniera blasfema. Vi furono dei tintinnii sul
nostro apparecchio. Eravamo sbalorditi: l’ago
battendo contro l’ostacolo si era rotto al di
sotto dei 500 negativi a sinistra. Eravamo
riusciti a dimostrare incontestabilmente in
modo scientifico la potenza positiva di Dio,
ma anche la forza negativa dell’avversario.
Da quel momento la mia concezione atea
comincio a crollare.
In un ospedale furono fatti esperimenti per
verificare l’efficacia della preghiera nella
guarigione degli ammalati. Un gruppo di
persone si rese disponibile a pregare per
alcuni degenti scelti a caso. Il risultato fu che
questi guarivano prima di altri. Furono fatte
altre prove, ma questa volta si associarono
dei numeri alle persone ammalate in modo
che non si sapesse per chi si stava pregando.
Anche in questo caso i risultati furono sorprendenti: le persone abbinate, a loro stessa
insaputa, a dei numeri guarirono prima delle
altre.
Negli Stati Uniti e in Giappone sono stati
effettuati esperimenti sugli effetti della meditazione profonda. Questa faceva diminuire i
livelli di ansia, colesterolo e adrenalina mentre faceva aumentare i livelli di serotonina.
Inoltre i benefici dimostrati erano: riduzione
della pressione sanguigna, del mal di testa,
benefici legati a disturbi al colon irritabile, riduzione della produzione del cortisolo
L’A SSOLUTO
Tutto nel Cosmo è vita, movimento, armonia
e tutto dice che la nostra esistenza è destinata
ad altre dimensioni, in luoghi di sogno,
dove regnano luci ed aurore profonde ed inestinguibili.
Tutto vibra affinché tutto giunga alla sua perfezione
e a te ritorni nella sfolgorante bellezza dell’esistere.
Tutto è in Te e Tu sei nel Tutto:
ogni frammento racchiude la tua infinita sapienza
ed ogni essere è da te conosciuto
come se fosse l’unico esistente.
Nelle tue leggi severe e ineluttabili
ogni disarmonia subisce l’urto dell’onda di ritorno.
La tua potenza si manifesta incessantemente
nel numero infinito di mondi e di universi
e il volo della libellula non è meno stupefacente
dell’espandersi delle galassie,
l’esplosione di mille supernova
è un bagliore per te simile alla lucciola,
la trasparenza dell’acqua sconvolge la logica dei più miscredenti,
la semplice tela del ragno mette in crisi i più arditi ingegneri.
Davanti a te si eclissa ogni bellezza.
Tu sei il perfetto, l’inimmaginabile:
al di là del tempo e dello spazio
trascendi ogni percezione sensoriale.
Stupefatto ti ammiro o Dio di tutte le dimensioni,
chiunque tu sia.
Franco Libero Manco
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
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(ormone dello stress), aumento notturno della
melatonina, riduzione della noradrenalina,
(neurotrasmettitore prodotto dallo stress),
aumento del Dhea (ormone che agisce sul
sistema immunitario), aumento di testosterone; aumento della coerenza cerebrale tra
emisfero destro e sinistro. La preghiera non fa
bene solo al “destinatario”, fa bene soprattutto a se stessi perché consente il rilassamento
neuromuscolare, favorisce la calma, la serenità, la pace interiore.
All'inizio degli anni Novanta, l'Accademia
delle Scienze di Mosca riferì una stupefacente
relazione tra il DNA e le qualità della luce,
misurata in fotoni. In una relazione su questi
studi iniziali, il dott. Vladimir Poponin ha
descritto una serie di esperimenti secondi cui
il DNA umano influenza direttamente il mondo
fisico. Il dott. Poponin, leader riconosciuto nel
campo della biologia quantistica, era ospite di
una istituzione di ricerca americana quando
questa serie di esperimenti venne svolta.
Gli esperimenti erano iniziati con la misurazione di strutture di campo della luce nel
vuoto, all'interno di un ambiente controllato.
Dopo aver rimosso tutta l'aria da una capsula
appositamente predisposta, la struttura di
campo e la distanza fra le particelle di luce
prendevano una distribuzione casuale, come
ci si attendeva. Le strutture di campo furono
controllate e registrate due volte, per essere
usate come riferimento nella sezione successiva dell'esperimento. La prima sorpresa si
verificò quando dei campioni di DNA vennero
posti all'interno della capsula. In presenza
di materiale genetico, distanza e struttura di
campo delle particelle di luce cambiarono.
Anziché assumere la struttura diffusa che i
ricercatori avevano rilevato in precedenza, le
particelle di luce cominciarono ad acquisirne
una nuova, che rassomigliava agli avvallamenti di una forma ondulatoria. Il DNA stava
chiaramente influenzando i fotoni, dando loro
la forma regolare di una struttura ondulatoria
attraverso una forza invisibile.
La sorpresa successiva si verificò quando
i ricercatori tolsero il DNA dalla capsula.
Poiché erano fermamente convinti che le particelle di luce sarebbero ritornate al loro stato
originario di distribuzione arbitraria, osservarono con sorpresa il verificarsi di qualcosa di
molto inatteso: i modelli erano molto diversi
da quelli osservati prima dell'inserimento
del DNA. Poponin affermò che la luce si
comportava "sorprendentemente e controintuitivamente". Dopo aver ricontrollato la
strumentazione e avere rifatto gli esperimenti,
i ricercatori si trovarono a dover fornire una
spiegazione su ciò che avevano osservato. In
assenza di DNA, cosa influenzava le particelle
di luce? Il DNA si era forse lasciato dietro
qualcosa, una sorta di forza residua che permaneva anche dopo che il materiale biologico
era scomparso?
Poponin scrive che lui e gli altri ricercatori
furono "costretti ad accettare l'ipotesi che
venga eccitata una specie di nuova struttura
di campo..." Per sottolineare che l'effetto era
collegato alla molecola fisica di DNA, il nuovo
fenomeno fu denominato "effetto fantasma
del DNA". La "nuova struttura di campo" di
Poponin suona sorprendentemente simile alla
"matrice" della forza citata da Max Planck e
agli effetti a cui accennano le antiche tradizioni.
Questa serie di esperimenti è importante perché dimostra chiaramente, forse per la prima
volta in condizioni di laboratorio, l'effetto
della preghiera sul mondo fisico. Il DNA usato
nell'esperimento era un agglomerato passivo
di molecole non collegate al cervello di un
essere vivente cosciente. Anche in assenza
di sentimenti diretti che pulsassero attraverso
l'antenna della doppia elica del DNA, si rilevavano una forza e un effetto misurabile nelle
sue immediate vicinanze.
Se ogni cellula dell’organismo di una persona
di peso ed altezza medi, è ogni antenna di
sentimenti ed emozioni, ha la stessa proprietà
di influire sul mondo circostante, quanto
viene amplificato l'effetto? Quindi, che cosa
succede se, anziché parlare di sentimenti
che passano attraverso le cellule di una singola persona, parliamo di un sentimento che
risulta da una forma specifica di pensiero ed
emozione, regolato dalla preghiera di un singolo individuo e lo moltiplichiamo anche solo
per una frazione dei sei miliardi di persone
viventi oggi sulla terra. Cominciamo a percepire il potere che la nostra volontà collettiva
rappresenta. Si tratta del potere di porre fine
a tutta la sofferenza e di allontanare il dolore
che ha caratterizzato il ventesimo secolo. La
chiave sta nel lavorare insieme per raggiungere quell'obiettivo. Questa potrebbe rivelarsi
la più grande sfida del terzo millennio.
La lingua che parliamo ci fornisce le parole per descrivere il rapporto dimenticato
degli esseri umani con le forze del mondo,
con l'intelligenza del cosmo e col prossimo.
Usando alcuni dei più sensibili strumenti oggi
disponibili per misurare dei campi di energia
che cinquant'anni fa non erano neppure conosciuti, la scienza ha convalidato un rapporto
che gli antichi conoscevano già duemila anni
fa. Abbiamo accesso diretto alle forze del
nostro mondo e siamo ritornati al punto di
partenza. Questo è il linguaggio che fa muo-
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
vere le montagne. E' lo stesso linguaggio che
ci permette di scegliere la vita anziché tumori
maligni e di creare la pace in situazioni in cui
crediamo che non esista. Quando leggiamo
di guarigioni miracolose avvenute in passato,
perché non credere che gli stessi miracoli
possano avvenire anche oggi?
La preghiera mi ha mostrato che alcune cose
esistono, a prescindere dalla nostra capacità
di fornire le prove. So che siamo capaci
di grandi possibilità e di un'inespressa e
profonda capacità di amare. (Cosa forse più
importante). So che esiste la possibilità di
porre fine alla sofferenza di tutte le creature, rendendo onore alla sacralità della vita.
Questo scenario è già ora qui con noi. So che
queste cose sono vere, perché le ho viste. Il
momento in cui ammettiamo queste possibilità su una scala di massa, diventa una nuova
grande speranza.
16
Valide anche all'equatore le regole per una
corretta gestione di un progetto
Quando Don Paolo propose all’Associazione
Kwizera il recupero e la valorizzazione di
alcuni stabili abbandonati e fatiscenti della
parrocchia di Nyagahanga , fatta una valutazione preliminare circa la coerenza dello
stesso progetto con i programmi associativi,
fu immediatamente messa mano alla pianificazione dell’intervento. Dopo una ricognizione sul posto per raccogliere tutte le
indicazioni necessarie, con Don Paolo è stato
predisposto un budget, in franchi rwandesi,
dell’intero intervento con un buon livello di
dettaglio: costo dei lavoratori, dei materiali
di costruzione, degli infissi, degli impianti
e degli arredi e di tutto quanto necessario.
Di pari passo con l’avanzamento dei lavori,
condotti sulla base di disegni appositamente
predisposti, Don Paolo faceva una rendicontazione delle spese sostenute, arrivando a
un livello di dettaglio estremo ( è esposto
il costo di un kilo di chiodi piuttosto che
la mancia data a chi ha aiutato a scaricare
un camion). Ad ogni stato di avanzamento
veniva quindi inviata in Rwanda una nuova
tranche di 5/7.000 euro di cui Don Paolo
curava il cambio rendicontandone il relativo
rapporto. Con un simile metodo si è condotto a termine il progetto nei tempi previsti e,
soprattutto, rispettando in maniera puntuale
il budget di spesa preventivato. Ho voluto
brevemente ricordare questa esperienza il cui
merito, per inciso, va riconosciuto in toto a
Don Paolo, perché è sempre più diffusa, presso alcuni nostri amici rwandesi, la convin-
zione che la gestione di un progetto di solidarietà possa essere fatta con la sola buona
volontà, prescindendo dall’applicazione dei
criteri richiesti nella corretta pianificazione
e gestione di un progetto e nell’utilizzo del
denaro. Gestire correttamente un progetto,
misurandosi continuamente con la scarsezza
dei mezzi disponibili, non è un principio che
valga solo in Europa e di cui si possa prescindere all’equatore. Proprio perché stiamo
parlando di opere di solidarietà e quindi di
gestione di fondi che faticosamente vengono
raccolti tra i tanti benefattori in Italia, le regole
che riguardano qualsiasi impresa economica
devono trovare qui una applicazione ancor
più stringente.
Non si può quindi intraprendere un’iniziativa
con improvvisazione e senza porsi il problema del relativo costo confidando che, alla sua
conclusione, qualcuno provvederà a saldare i
conti qualunque essi siano. Non si può non
vigilare sulle spese, sull’impegno dei lavoratori, sulla scelta dei materiali, sul rispetto
dei preventivi andando avanti alla cieca nella
convinzione che, comunque vada, alla fine
qualcuno provvederà a sistemare le cose.
Se questi principi non verranno fatti propri
anche dai nostri amici rwandesi, ne uscirà
indebolita la collaborazione in essere, con
le conseguenze che ricadranno sulle popolazioni locali a favore delle quali tutti siamo
impegnati.
Don Paolo Gahutu
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
Preghiera per le missioni:
O Dio, Nostro Padre, tu vuoi che tutti i
popoli della terra siano salvi e giungano alla
conoscenza della verità; risveglia in tutti noi
la coscienza missionaria che scaturisce dal
Battesimo. Nel disegno della redenzione che
hai manifestato nel tuo Figlio, hai bisogno
anche degli uomini per rivelarti e resti muto
senza la nostra voce: rendici degni annunciatori e testimoni della parola che salva.
La multiforme grazia del tuo Spirito vinca le
resistenze umane, spezzi la durezza dei cuori e
doni ad ogni creatura la luce del Vangelo per
un mondo riconciliato e rinnovato nell’amore.
Amen.
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
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I campi profughi dell'UNCHR
Sui fianchi di una delle colline che incorgestionare il piccolo paese con la più alta
niciano la cittadina di Byumba è situato un
densità demografica del continente africano
campo profughi che ospita circa
17.000 rifugiati. Analogo campo
esiste nei pressi di Gatsibo dove
sono ammassate altre 17.000 persone ( fonte UNCHR). Entrambi
i campi ospitano, fin dal lontano
1996, profughi congolesi in gran
parte di etnia banyamulenge, provenienti dalla regione del nord Kiwu da
cui si sono allontanati per sfuggire
ai vari momenti di guerra, che si
sono succeduti in tutti questi anni
nella regione dei Grandi Laghi.
Sarebbe interessante capire la logi- Nella foto “Campo profughi situato sulla via di Ngarama”
ca per cui l'agenzia dell'ONU per i
rifugiati (UNCHR) concentri in Rwanda una
( 386 abitanti per km/q) e non sfrutti l'imsimile massa di profughi, andando a conmensità degli spazi del Congo ( 29 abitanti
per km/q). Una simile scelta, che certo non
favorisce la decantazione di una situazione
locale sempre molto calda, sembra rispondere a un rischiosissimo bilanciamento dei rifugiati sui
due lati della frontiera, facendone
merce di scambio sui vari tavoli
della politica. Certo, con simili
metodi di gestione delle emergenze rifugiati, il carrozzone dell'UNCHR avrà lavoro ancora per molti
anni e i suoi funzionari, non certo
sottopagati, potranno continuare a
scorazzare sulle strade africane sui
loro potenti fuoristrada, mentre sui
mercati locali si potranno sempre
trovare merci provenenti dai riforniti
magazzini dell'agenzia.
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
La lotta all’Aids: oltre il preservativo
Non è parso vero alla stragrande maggioranza dei media mondiali menare grande scandalo sulla frase pronunciata da Benedetto XVI,
durante il viaggio aereo verso il Cameroun,
secondo la quale l’epidemia dell’Aids "non
si può superare con la distribuzione dei
preservativi che, anzi aumentano i problemi". Immediatamente sono scese
in campo diverse cancellerie occidentali per stigmatizzare l’irresponsabilità di tale affermazione e per
assumere iniziative concrete che andassero nel senso opposto. Il più solerte,
come sempre quando c’è da sottolineare il proprio anticlericalismo, è stato il premier spagnolo
Zapatero che immediatamente ha
disposto l'invio di un milione di
preservativi per le popolazioni africane interessate dal flagello dell’Aids.
Secondo il rapporto 2008 dell’ONUSIDA, il
programma delle Nazioni Unite contro l’Aids,
il 67% dei circa 33 milioni di persone infette
di Aids nel mondo vivono nell’Africa sub
sahariana, dove vivono altresì 1,8 milioni di
ragazzi sotto i quindici anni infetti da Aids, il
90% sul totale mondiale, con 270.000 nuovi
infetti ogni anno. Secondo il rapporto, per
affrontare l’epidemia durevolmente, bisogna
lavorare sulla violazione dei diritti dell’uomo,
sull’ineguaglianza tra i sessi, sulla discriminazione, sulla condanna della violenza
sulle donne. Bisogna ridurre la prevalenza
di rapporti sessuali plurimi tra diversi part-
ner. Bisogna favorire un miglioramento delle
condizioni sociali complessive delle famiglie
e l’accesso all’educazione scolastica per i
bambini. Poi naturalmente, c’è anche la prevenzione con l’uso del preservativo. Anche se
i servizi di prevenzione della trasmissione del
virus tra madre e figlio hanno fatto
progressi significativi, il lavoro da fare è ancora
molto per intensificare i trattamenti antivirali
sui bambini e sulle mamme. Come si vede
l’approccio dell’ONU , di cui è ben nota la
spregiudicatezza con cui affronta certi problemi, è un po’ più complesso di come molti
politici occidentali vorrebbero affrontare il
problema dell'Aids e, forse, non così lontano
dai programmi che esponenti della Chiesa
stanno conducendo in tanti paesi africani e
non solo. Allora è lecito porsi una domanda:
che utilità avrà il milione di preservativi, che
l’ineffabile Zapatero si è premurato ad inviare
in Africa, per i quasi due milioni di bambini
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
infetti e i milioni di madri che rischiano di
trasmettere il virus ai figli perché non ci sono
i fondi per le cure necessarie per evitare tale
contagio? Certo è più facile e, soprattutto,
molto meno costoso spedire un container
pieno di preservativi che sostenere programmi di formazione e crescita sociale, finanziare
centri di cura e forniture di medicinali, così
come auspica l’ONU. Se poi il tutto consente
anche qualche sberleffo al Papa, per qualche
anticlericale d’accatto la tentazione è veramente irresistibile.
Comunque, tutta la polemica
un effetto lo ha sortito: mettere in sordina il viaggio papale
e soprattutto su quanto detto
da Benedetto XVI in terra africana a quei popoli, ai loro
governanti, ma anche ai grandi
del mondo, politici e operatori
economici, che si avvicinano all'Africa
non sempre con la necessaria apertura verso
i suoi bisogni.
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
18
Jambo Africa!
Era il 1957 ed era il mio primo giorno in
Africa. È grazie a mio marito, al suo lavoro ed
al fatto che mi ha sempre voluta con sé che
ho avuto l’opportunità di vivere in Africa un
periodo “abbastanza” lungo della mia vita,
anche se abbastanza non è la parola giusta
quando si parla di questo Paese.
Più passano gli anni, più mi rendo conto di
quanto sono stata fortunata ad aver vissuto
questa bella favola all’età di vent’anni.
L’unico rammarico è che certo allora ero
troppo giovane per apprezzare a fondo la bella
realtà che stavo vivendo. Mi mancavano tante
cose che i miei coetanei a casa avevano. I
disagi e le paure erano tanti anche se comprensibili per una ragazza della mia età che
era finita in un altro mondo, seppur meraviglioso, ma sicuramente inospitale.
Mi mancava la sicurezza della mia famiglia e
mi rattristava il ricordo del viso di mia madre
quando la salutavo dal finestrino del treno
che mi avrebbe portata tanto lontano.
Tutto questo deve aver tolto qualcosa alla
felicità che vivevo e che oggi col senno di poi
accetterei come un dono, il dono più bello.
Arrivai a Dar Er Salam in nave e da lì un piccolo aereo mi portò nel cuore del Congo. Il
primo impatto con l’Africa mi lasciò smarrita.
Venivo da un bel Paese, l’Italia, ed ero abituata alle belle montagne verdi e rigogliose
della mia Toscana, ma il verde che ora avevo
davanti agli occhi era di color smeraldo
scintillante in contrasto con un terreno rosso
brillante. Lungo i sentieri di terra battuta, una
dietro l’altra sfilavano, come in una passerella di moda, donne avvolte in tessuti sgargianti
di mille colori. Portavano sopra la testa con
estrema eleganza dei grandi cesti carichi di
frutta, banane, verdure, una mano appoggiata
sul fianco dava loro l’andatura corretta di piccole regine e poi quei fagottini legati stretti
da un foulard dietro le spalle dal quale usciva
fuori la testolina ricciuta di un neonato.
Queste prime immagini africane sono rimaste
per sempre impresse nella mente e nessun
particolare è andato mai perduto.
La prima notte poi mi resi conto che il silenzio in Africa non esiste. Le mille voci della
foresta accompagnate da lontani tam-tam
davano vita ad un’orchestra notturna che
non ha uguali e la mattina dopo, quando ho
aperto gli occhi ed ho visto l’alba illuminare
il cielo, mi sono detta: “Ecco, sono atterrata
nel Paradiso Terrestre,,
Il giorno dopo sono partita per raggiungere
mio marito nell’interno della foresta dove la
nostra Società aveva allestito un campo base.
La località prendeva il nome da un bellissimo
torrente chiamato Luama.
L’accampamento contava circa 500 persone
fra donne bambini ed operai locali, che
formavano squadre di lavoro guidate da 10
caposquadra Italiani. Io ero l’unica donna
bianca dell’accampamento. Poco distanziata dal grande accampamento c’era la mia
capanna, costruita abilmente dagli indigeni,
le pareti erano di canna ed il tetto spiovente
era tutto ricoperto da fasci di paglia, disposti
in modo tale da non far passare l’acqua dei
grandi acquazzoni… o quasi. Era dotata di
un unico locale con al centro un’amaca dove
dormivamo io e mio marito e fuori, sotto la
tettoia, un piccolo tavolo da pranzo sopra il
quale tenevo anche un fornellino a petrolio:
la mia cucina.
Non avevo né un armadio né un mobile, i
pochi utensili che possedevo stavano accantonati per terra sopra cassette da bulloni
vuote.
Alle 4 del mattino tutti partivano per le varie
destinazioni di lavoro con grande frastuono
di camion e camionette. Se non sorgevano
problemi con i mezzi di trasporto, durante la
stagione delle piogge, infatti, i camion rimanevano spesso impantanati nel fango, tutti
rientravano la sera tardi. Non c’è niente di
normale in Africa. I fiumi sono impetuosi, le
piogge sono scroscianti. I temporali arrivano
improvvisi, con violenza, preceduti da venti
fortissimi che stendono a terra interi canneti
di grossi bambù.
In attesa del ritorno degli uomini io rimanevo
tutto il giorno con le donne dell’accampamento. Queste, la mattina, con grandi
brocche ben equilibrate sopra la testa ed i
loro bambini più grandicelli attaccati alla
gonna, si avviavano lentamente verso il fiume
per prendere l’acqua. Formavano una lunga
fila di figurine cinguettanti, sempre allegre e
sorridenti.
Io cominciai a seguirle ogni giorno ed insieme a loro lavavo gli indumenti nell’acqua del
torrente. A volte le acque mi strappavano i
panni dalle mani, ma loro erano sempre pronte ad aiutarmi. Questi episodi le divertivano
molto, tanto che continuavano a raccontarli a
tutti, scoppiando in allegre risate.
Quanta paura avevo, questo lo ricordo bene,
perché all’accampamento la notte era veramente nera. Non c’era corrente elettrica e
spesso mancava anche il petrolio per le
“lampade Coleman” in dotazione per ogni
capanna. La lampada a petrolio illuminava
solo per un corto raggio e poi formava tutto
intorno delle lunghe lugubri ombre nere.
Non ho mai incontrato animali feroci, ma
sentivo i loro ruggiti, non lontano dall’accampamento.
Arrivavano anche i suoni dell’insistente litigioso gioco delle scimmie. Proprio queste
sarebbero state la mia salvezza dalla solitudine, perché una sera mio marito mi portò a
casa una piccola, bella, simpatica, dispettosa
scimmietta, tutta per me.
Mi stava sempre aggrappata dietro la testa,
con le sue manine strette attorno alla mia
fronte ed io non fui più sola.
Oggi naturalmente l’Africa è diversa e forse è
proprio questo il motivo per cui non desidero
tornarci. Voglio ricordarla come l’ho conosciuta io. Vedendo le immagini in televisione,
sentendo quello che racconta mio marito
che tutt’oggi continua a visitarla, ho appreso
che i sentieri che portavano alla Luama oggi
sono strade asfaltate e l’accampamento dove
abbiamo vissuto tante avventure non c’è più,
perchè è stato riconquistato dalla foresta.
Kigali, dove di lì a poco più di un anno sarebbe nata mia figlia Daniela, che contava solo
di una chiesetta, un ospedale, l’Hotel Vanver
e qua e là qualche villetta stile coloniale, oggi
è diventata una grande e bella città moderna
dove ormai si trova di tutto, ma dove io non
ritroverei più niente.
I ricordi sono tanti e, scrivendo queste riflessioni, tornano impetuosi come un fiume. Non
posso elencarli tutti, ma laggiù in Africa sono
nati due dei miei tre figli.
Sarò sempre grata a questa Terra per tutto
quello che mi ha dato, per l’amore ricevuto e
oggi posso dire che, se la mia vita ha avuto
un senso, molto lo devo a Lei.
Liana Marchi Baldi
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
19
Se il buon giorno si vede dal mattino…
Quando ho appreso dai mezzi di informazione la notizia, che il nuovo Presidente
degli Stati Uniti d’America era diventato un
Afro Americano, sono rimasto favorevolmente colpito e come molti di noi comuni
membri di questa grande famiglia chiamata
umanità ho sperato. Ho sperato che questa
ventata di novità avrebbe potuto portare un
cambiamento e favorevoli ripercussioni
su una estesa area dei paesi occidentali filo Americani, con significative
conseguenze su aspetti importanti che
coinvolgono l’intera umanità.
Di seguito riporto quelle che sono state
le mie prime impressioni, le personali
reazioni a caldo, dopo l’elezione di
Barack Obama, avvenuta il 4 Novembre
2008, come nuovo Presidente degli
Stati Uniti d’America. Il giorno seguente pubblicavo sul blog “Albe Rwandesi”
l’articolo, che in successione riproponiamo, dal titolo: Chi l’avrebbe detto
mai…
“Se fino a pochi anni fa era addirittura
impensabile l’idea di poter avere un
Presidente degli Stati Uniti d’America
di colore, tutto questo oggi è cambiato.
Noi tutti credevamo che fosse più facile
vedere un asino che vola, al verificarsi
di questo evento, ma senza scherzi…
lo abbiamo visto. Sembra un gioco di
parole, ma il piccolo asinello a stelle
e strisce, “simbolo di Barack Obama
candidato Democratico”, ha sbaragliato l’elefantino di McCain, il candidato Repubblicano,
veterano del Vietnam. Il fatto che l’uomo più
potente del mondo, l’uomo che si pone alla
guida del cosiddetto “Mondo libero” abbia
origini Africane, (Keniote per la precisione)
segna un punto di svolta epocale dalle interessanti prospettive. Ha vinto un uomo dalle
umili radici, che sicuramente, se riuscirà a
tenere i piedi per terra, ha la possibilità di
fare del bene all’intera umanità. Nell’augurare
buon lavoro ad Obama ed al suo staff, auspi-
chiamo per il futuro, una maggiore attenzione
ed una più viva sensibilità dei “grandi della
terra” alle problematiche dei Paesi ad economia emergente, dove risiedono la maggior
parte dei cosiddetti poveri del nulla. Mi piace
pensare che, questa inaspettata svolta, possa
aprire la strada ad una nuova stagione di
Speranza e di Pace per l’intera umanità.”
Questo è quanto pensavo e speravo dopo
la notizia dell’imminente incarico di Obama
alla guida del mondo libero. Il 20 Gennaio
2009 è iniziata l’era di Barack Obama, ma
già dai primi passi del neo eletto uomo
più potente del mondo, mi sento in dovere
di prendere le distanze da alcuni dei primi
atti da lui approvati. Dopo un meraviglioso discorso d’insediamento, di cui l’attento
Martino Ghilotti ha catturato e pubblicato un
passaggio fondamentale sul blog il giorno
mercoledì 21 Gennaio, rivolto ai “cattivi”
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
governanti ad ai popoli poveri della terra. Un
eccellente discorso sulla morale che dice
tra l’altro: “sappiate che il vostro popolo vi
giudicherà in base a ciò che siete in grado
di costruire, non di distruggere”; un discorso
che si estende con un marcato cenno alla
solidarietà ed alla condivisione e si conclude
con la frase: “Perché il mondo è cambiato,
e noi dobbiamo cambiare insieme al
mondo”. Fin qui tutto bene…
Nei giorni successivi, i primi atti pubblici del neo Presidente sono: l’alleggerimento delle restrizioni e dei
vincoli sulla “già permissiva” legge
americana sull’interruzione della gravidanza, “l’aborto in poche parole” ed
il via libera alla ricerca sulle cellule
staminali umane, dando praticamente
il fischio di inizio alla sperimentazione sull’uomo.
Queste scelte che vanno contro la
morale cristiana non possono essere
approvate da chi si professa seguace
di Cristo. Mi auguro quindi che la
comunità Cattolica Americana manifesti energicamente il suo dissenso
e ricordi al “Cristiano Obama” che a
poco serve conquistare il mondo se
poi si perde la propria anima.
Dopo pochi mesi trascorsi dall’ investimento del neo eletto Presidente
degli Stati Uniti, mi trovo costretto
a rivedere le mie impressioni della
prima ora ed avventurandomi in una personale
considerazione abbassare il livello dell’iniziale entusiasmo. Mi torna in mente un antico
proverbio che usavano dire i vecchi delle
mie parti quando commentavano le novità
ed i cambiamenti che si avvicendavano stravolgendo il comune ed il consueto. Il detto
diceva: “sarà un’idea mia, ma forse, s’andava
meglio quando si stava peggio”….
Angelo Bertolucci
20
Lake Angels… missione compiuta!
I preparativi erano stati più o meno gli
qualche kilometro di distanza. Mercoledì, è
stessi di tanti altri viaggi che in questi anni
finalmente giunto il gran giorno Lake Angels
mi hanno portato, insieme a Nicoletta, mia
dell’inaugurazione dell’acquedotto di Kiruri.
moglie, in diversi paesi del mondo, anche
Mi aspettavo un’opera certo a modo, seconafricani. Da turisti abbiamo visto molte cose
do la tradizione Kwizera: una captazione
che ci hanno colpito per bellezza e straordialla sorgente, un po’ di condotta e, infine la
narietà, abbiamo incontrato diverse persone
fontanella pubblica. Quello che ho trovato è
portatrici delle culture più svariate, abbiamo
andato ben al di là delle aspettative. Si parte
avuto modo di entrare in contatto con
realtà di miseria e povertà. Questa
volta, fin dall’inizio il viaggio si prospettava come qualcosa di diverso;
già i compagni di viaggio non erano
i soliti vacanzieri spensierati, ma due
esponenti del volontariato, Angelo e
Franco dell’Associazione Kwizera e
la meta un paese che certo non si
sceglie per passarvi la solita vacanza, almeno fino a oggi. Andiamo in
Rwanda da curiosi e interessati rappresentanti degli amici Lake Angels
per verificare sul terreno quanto fatto
dall’Ass. Kwizera in tutti questi anni Alessandro e Nicoletta “Alla cisterna della Scuola”
in cui ha beneficiato anche del nostro sostedalla captazione dell’acqua da una sorgente
gno finanziario per realizzare diversi progetti
sgorgante sui fianchi della collina che viene
di cui avevamo letto e visto le foto.
raccolta in tre grandi vasche, rispettivamente,
Questa volta c’era anche l’interesse particoladi 20.000, 15.000 e 10.000 litri e distribuita
re per una realizzazione, l’acquedotto
di Kiruri, interamente sostenuto dai
Lake Angels ,di cui andavamo a
presenziare all’inaugurazione prevista dopo una settimana dal nostro
arrivo.La prima settimana del viaggio
è passata a seguire Angelo e Franco
alle prese con il delicato lavoro di
verifica in loco dello stato delle
adozioni e abbiamo incontrato tutti
i bambini, uno per uno, inseriti nel
programma. Già in questa fase, il
viaggio cominciava a rivelare quello
che è stato il suo aspetto caratterizzante: l’incontro con gli altri.Tutti Bambini si rinfrescano ad una delle otto fontane
quei volti di bambini , ma anche
di persone adulte, che cercavi di ridurre
attraverso oltre 3 km di tubi a 8 fontanelle a
a un’immagine fotografica, e quelle storie
cui la popolazione locale e, in particolare gli
familiari fissate in una scheda compilata
scolari della scuola, da ora in avanti potranno
nell’ambito del programma, cominciavano
accedervi direttamente.
piano piano a fare breccia, prima nelle conL’acquedotto è stato portato a termine da
versazioni tra di noi, poi anche più nel proun comitato locale, sempre seguito dall’Itafondo e qualche interrogativo cominciava a
lia da esponenti dell’associazione Kwizera,
fare capolino. Si entrava di giorno in giorno
anche tramite la preziosa collaborazione di
nello spirito della missione: andare verso gli
don Giovanni parroco di Fasciandora, con
altri, fare qualcosa per migliorarne la condirisultati veramente ottimali, nel rispetto di
zione di vita come appunto poter attingere
tutte le previsioni progettuali e finanziarie. Le
comodamente nel villaggio un bicchiere di
emozioni vissute, unitamente a Nicoletta, in
acqua pulita che sostituisse quello, di dubbia
quella giornata sono state veramente intense
potabilità, reperito faticosamente magari a
e difficilmente descrivibili. Ci ha tentato, nel
suo blog Albe rwandesi ( in cui troverete un
diario di tutto il nostro viaggio), l’altro componente della missione Kwizera, Martino che,
nell’occasione, ci aveva raggiunto a Kiruri,
dopo che ci aveva accolto all’aeroporto al
nostro arrivo. Nei giorni successivi l’inaugurazione del “nostro” acquedotto, tra uno
spostamento e l’altro, abbiamo avuto modo di
vedere le diverse realizzazione che
l’Associazione Kwizera ha portato
a termine in questi anni: dalla fattoria di Nyinawimana, al villaggio
dei batwa, al centro parrocchiale di
Nyagahanga. Proprio in quest’ultimo villaggio abbiamo trascorsi
gli ultimi giorni della missione,
ospiti di Don Paolo Gahutu. Altro
grande incontro: un prete sinceramente impegnato nella sua
missione sacerdotale fortemente impegnato a favore della sua
gente. Disponibile e cordiale ci ha
fatto sentire a casa, ma soprattutto
ci ha aiutato a cogliere appieno lo spirito di
questo viaggio. Un personaggio decisamente
“Lake Angels”. Per questo, l’ultima sera nel
momento dei saluti, di fronte a delle gustosissime brochettes di capra e alla
immancabile birra ( a proposito,
quanta se ne è bevuta!), gli ho
consegnato la felpa e il k-way dei
Lake Angels cooptandolo come
nostro cappellano speciale in terra
rwandese.
Ora si torna alla nostra quotidianità, si recuperano calendario,
orologio, impegni; nel profondo
però qualcosa è cambiato.Assume
nuovo slancio l’impegno Lake
Angels verso gli altri e si rafforza il
legame con l’Associazione Kwizera
di cui ho potuto toccare con mano
le grandi capacità realizzative.
In Rwanda si sentirà ancora parlare del binomio Kwizera-Lake Angels!
Alessandro Gonnelli
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
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Le nostre radici, il passato da salvare
Padre Damiano
Lucca sta per annoverare nella sua provincia un nuovo Beato. E' Padre Damiano
Giannotti di Bozzano (Massarosa), autentico apostolo del Vangelo, protagonista
dell'intero XX sec. Nato nel 1898, è infatti deceduto il 31 maggio 1997, a Recife,
dopo 66 anni di una straordinaria missione, compiuta nel nord-est del Brasile comprendente ben sei Stati da lui evangelizzati. Un predicatore infaticabile, carismatico,
la cui popolarità aveva conquistato interamente quell' immenso Paese dove, per citarlo, veniva apostrofato il "Padre Pio del Brasile". Incredibile ma vero: mentre per
onorare il grande campione brasiliano di F.I. Ayrton Senna tragicamente scomparso,
il Presidente proclamò un giorno di lutto nazionale, per il frate cappuccino di Lucca
ne stabilì tre, durante i quali rimase esposto alla venerazione di centinaia di migliaia di persone. Ai solenni funerali che si svolsero nello stadio della città di Arruda
(iniziarono alle 7 del mattino e si conclusero alle 5 del pomeriggio), vi presero parte
tutte le maggiori autorità civili, militari e religiose, di fronte ad una folla immensa,
di cui una gran parte accostava la vita di frate Damiano a quella di S.Francesco.
La sua vocazione e formazione missionaria iniziò dal seminario di Camigliano, per
proseguire nel noviziato di Villa Basilica, dove si consacrò solennemente al Signore. Si
laureò in teologia, filosofia e diritto, presso l'Università Gregoriana. Nel 1931 venne
inviato nello Stato di Pernambuco (Brasile) dove già operava una missione dei Padri
Cappuccini di Monte S.Quirico. Per 66 anni ha dedicato interamente la sua vita
ai "campesinos" e a quelle genti sperdute, analfabete e contadine, abbandonate alla
superstizione e all'ignoranza, curandone lo spirito e il corpo, le quali già vedevano
in lui un'eroica e acquisita santità. Le sue giornate erano interminabili, dalla mattina alle quattro operava instancabilmente fino alla mezzanotte, confessando per
almeno 10 ore al giorno, tanto da subire la deformazione delle vertebre cervicali, che
lo resero curvo e con la testa reclinata sulla spalla destra. Alla fine del XX sec. all'età
di 99 anni si chiuse la sua gloriosa missione terrena. Ora, dopo appena sei anni,per
Padre Damiano si avvicina l'ora degli onori dell'altare. Il processo di beatificazione
si è aperto ufficialmente il 31 gennaio scorso, nella Basilica di Nostra Signora della
Penha a Recife, durante una solenne concelebrazione presieduta dall' Arcivescovo
Metropolitano di Olinda e Recife. Vice postulatore di questa causa è frate Rinaldo
Pereira dos Santos,membro della Provincia Cappuccina del nord-est, del Brasile.
Giulio Simonini
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22
Il Gruppo Missioni sfama i bambini di
Nyagahanga
Prosegue per il terzo anno consecutivo il
fruttuoso sodalizio tra il Gruppo Missioni di
Piazza al Serchio e l'associazione Kwizera
onlus.
In occasione della fiera annuale di paese,
anche quest'anno le signore del gruppo
hanno messo in mostra tutte le loro qualità
di operatrici nel campo della solidarietà ed
hanno realizzato introiti per un totale di euro
1000 da investire in Rwanda.
Preso atto della costanza e dell'abilità dimostrata l'associazione Kwizera ha cercato di
dare uno sbocco particolare alle attività del
gruppo, uno sbocco in grado di assicurare il
carattere della continuità.
L'attenzione è caduta immediatamente sopra
il centro sociale
di Nyagahanga,
fiore all'occhiello delle
attività della
onlus nell'anno 2008, questo sia per i
caratteri del
progetto che
mira a risollevare l'economia
in una zona
depressa, sia
perchè proprio
attraverso il
contributo del gruppo missioni era stata
finanziata la costruzione della cucina, che
sfama ogni giorno i ragazzi del centro somministrando oltre 70 pasti al giorno.
Pertanto la proposta di Kwizera (immediatamente condivisa con entusiasmo anche
dai membri del gruppo missioni) è stata
quella di proseguire sul percorso iniziato e
di investire il denaro raccolto di volta in volta
acquistando la totalità dei viveri necessari
agli operatori del centro per un intero anno.
Possiamo quindi affermare che la vitalità
del complesso di Nyagahanga si legherà
indissolubilmente con l'attività del gruppo
missioni, che ha di fatto finanziato in totale
autonomia la componente di approvvigionamento alimentare dell'area.
L’intero progetto del centro sociale, tra le altre
cose, si è rivelato estremamente riuscito ed
ha contribuito a risollevare la vitalità dell’isolata regione di Nyagahanga, non solo a livello
di opportunità lavorative e quindi di crescita
economica, ma anche come punto di riferimento e raccolta per giovani e meno giovani,
oltreché come luogo didattico - educativo,
dove si tengono importanti corsi di agricoltura e allevamento che permettono alle persone
dell’area di aver accesso ad informazioni
preziose e di grande utilità nell’ottica di uno
sviluppo capillare e diffuso. Le attività in cui
si sviluppa il progetto Nyagahanga daranno i
suoi frutti a lungo termine, anche se certamente a poco più di un anno dalla completa
realizzazione il centro sociale ha già conseguito ottimi risultati.
“Siamo molto soddisfatte dell’attività svolta fin qui grazie alla collaborazione con
Kwizera” commenta Chiari Nelita del gruppo
missioni,
“la nostra
attività è
molto più
visibile
rispetto
al passato perché
continuamente i
risultati ci
vengono
d o c u mentati
attraverso
fotografie,
mentre le targhe con l’intestazione del nostro
gruppo, apposte sulle opere, ci riempiono di
soddisfazione”. Si tocca con mano la carica
conferita al gruppo nel vedere realizzati in
tempi brevi gli obiettivi prefissati, la fruttuosa collaborazione è infatti giunta al terzo
anno consecutivo e ha contribuito in misura
importante alla realizzazione dei progetti in
Rwanda, mentre, come si diceva, il tutto
viene adeguatamente documentato e fornisce
uno stimolante feed-back. A titolo dimostrativo, basta ricordare che grazie all’introito
raccolto dal gruppo Missioni a giugno 2008,
era stata costruita e resa operativa la mensa
del centro di Niagahanga i primi di agosto.
Gli ottimi risultati ottenuti grazie all'attività
della compagine di Piazza al Serchio, ormai
non stupiscono più, come dimostra l'idea del
progetto continuativo appena descritto, merita tuttavia una riflessione la preziosa attività
svolta. Ognuno di noi ha qualche capacità, competenza, abilità particolare anche se
troppo spesso non messa a frutto, vedere il
grande impegno profuso di anno in anno dalle
signore del gruppo desta sempre una grande
gioia ed ammirazione e fa pensare a quanto
sarebbe possibile fare se ciascuno si impegnasse non al meglio, ma semplicemente in
minima misura, purtroppo spesso siamo portati a ritenere i sogni troppo lontani da noi e
mestamente rinunciamo a realizzarli, quando
sarebbe appunto quello il momento di rimboccarsi le maniche e cominciare ad agire.
Dal filo e l'ago delle signore del gruppo alla
mensa del centro sociale di Nyagahanga,
divisi da mezzo mondo, la distanza è breve.
Spesso è una scintilla a mancarci nel momento decisivo, quella stessa scintilla che ogni
anno torna ad accendere gli occhi delle care
signore in un caldo giorno d'estate e che si
propaga in un umile, ma generoso slancio di
solidarietà.
Marco Cassettai
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
23
In Africa il tempo non appartiene a nessuno
È un giorno come tanti altri a Pisa: sveglia
alle 7.30, colazione veloce, a lavoro, ritorna
a casa, guarda gli annunci di affitto perché
devo cambiare casa, cena ed è già tardi e
devo andare a letto perché domani riprenderà
la frenetica vita di noi cittadini.
Mentre sono a letto penso alla frase che oggi
più di tutte mi ha colpito: il mio capo che
chiede dei dati e per darmi fretta mi dice:
“Dovevano essere pronti per ieri perchè non
abbiamo tempo,,!!!
Mi chiedo; chi è che definisce le scadenze,
chi è che decide se è presto o tardi, se abbiamo o non abbiamo tempo….
Il giorno dopo ricomincia la routine, ma fino
all’ora di pranzo, perché in quel momento mi
chiama Marco e mi chiede se voglio andare
a Gallicano ad un incontro dell’Associazione
Kwizera, dove posso chiedere notizie del
bimbo che ho adottato e dove posso vedere
foto e rendermi conto di come lavora l’associazione.
Accetto pensando che in fondo non ho nulla
da perdere, perché fa caldo e in Garfagnana
si sta decisamente meglio.
Alle 16.00 Marco passa a prendermi e durante il viaggio mi spiega come è organizzata
l’associazione, di cosa si parlerà durante la
riunione e mi descrive i componenti dell’associazione. Tutta gente semplice e impegnata, fedeli e sicuri del loro motto: a piccoli
passi cambieremo il mondo!!!!
Arriviamo a Gallicano a riunione iniziata,
ma appena entriamo ci accolgono a braccia
aperte, Marco mi presenta tutti che mi sorridono e mi fanno sentire molto partecipe.
Ci aggiornano su quello che si sono detti e si
va avanti con l’ordine del giorno.
In realtà io mi distraggo molto, sono affascinata dai quadri, dalle statuine, dai piccoli
crocifissi, dalle innumerevoli foto dei bimbi
africani e di quello che l’associazione è riuscita a costruire laggiù.
Mi sento proprio calata in quei luoghi così
affascinanti, vicina a quei bimbi che nonostante tutto sorridono sempre.
Ecco il punto che aspettavo: il tema delle
adozioni a distanza. A questo punto per
la prima volta prendo la parola e chiedo
quando, secondo loro, avrò notizie del mio
“bambino”, ho fatto la prima donazione a
dicembre, sono passati sei mesi e non ho
avuto sue notizie.
La risposta gentile ma forte di Angelo è stata:
“Non lo sappiamo, se le cose vanno regolarmente forse a novembre avrai la sua prima
lettera, sai, in Africa il tempo non appartiene
a nessuno!!!,,
Gli chiedo cosa significa e per farmi capire
mi spiega brevemente cosa succede quando
si adotta un bimbo a distanza e si vuole iniziare una corrispondenza con lui.
La lettera viene spedita ad una suora che sta
in Rwanda, che cerca i ragazzi e le consegna
a loro. Trovarli non è così semplice considerando che spesso essi si trovano in paesi
che distano chilometri e per incontrarli è
necessario affrontare ore di cammino. A quel
punto le lettere vengono tradotte e i ragazzi
scriveranno poi le loro risposte. Anche queste saranno tradotte in italiano, ma a volte
passano giorni o settimane intere perché
è difficile trovare qualcuno che conosca la
nostra lingua. Infine bisogna riportarle alla
suora che le spedirà in Italia e i ragazzi devono sobbarcarsi il viaggio a ritroso.
Tutto questo senza lamenti, senza sbuffare,
senza ripetere di continuo che la vita è stressante come facciamo noi europei…. camminano tanto solo per poter consegnare quelle
lettere per poter far sapere ai noi che stanno
bene e per ringraziarci.
Mentre Angelo mi raccontava tutto questo, mi
è venuta in mente la frase del mio capo, che
poi è la frase che ormai è sulla bocca di tutti:
“non abbiamo tempo,,!!
Alla fine della riunione siamo tornati a Pisa
e, mentre ero a letto, pensavo a come mi era
cambiata la prospettiva dopo il mio breve
viaggio in Garfagnana e la mia partecipazione
alla riunione, anche se mi ritrovo con la stessa domanda che mi facevo il giorno prima:
ma il tempo a chi appartiene??
Forse non troveremo mai una risposta, ma la
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
frase di Angelo è un grande punto di riflessione: “in Africa il tempo non appartiene a
nessuno,,!!!
Caterina Venneri
24
Dall’ultima enciclica di S.S. Benedetto XVI “
Caritas in veritate”
"L'aiuto internazionale proprio all'interno di un
progetto solidaristico mirato alla soluzione
degli attuali problemi economici dovrebbe piuttosto sostenere il consolidamento
di sistemi costituzionali, giuridici, amministrativi nei Paesi che non godono ancora
pienamente di questi beni. Accanto agli
aiuti economici, devono esserci quelli volti
a rafforzare le garanzie proprie dello Stato
di diritto, un sistema di ordine pubblico e di
carcerazione efficiente nel rispetto dei diritti
umani, come istituzioni veramente democratiche. Non è necessario che lo
Stato abbia dappertutto le medesime
caratteristiche; il sostegno ai sistemi costituzionali deboli affinché si
rafforzino, può benissimo accompagnarsi con lo sviluppo di altri soggetti
politici, di natura culturale, sociale,
territoriale o religiosa, accanto allo
Stato. L'articolazione dell'autorità
politica a livello locale, nazionale e
internazionale è, tra l'altro, una delle
vie maestre per arrivare ad essere
in grado di orientare la globalizzazione economica. È anche il modo
per evitare che essa mini di fatto i
fondamenti della democrazia. "L'aiuto internazionale proprio all'interno di un progetto
solidaristico mirato alla soluzione degli attuali problemi economici dovrebbe piuttosto
sostenere il consolidamento di sistemi costituzionali, giuridici, amministrativi nei Paesi
che non godono ancora pienamente di questi
beni. Accanto agli aiuti economici, devono
esserci quelli volti a rafforzare le garanzie
proprie dello Stato di diritto, un sistema di
ordine pubblico e di carcerazione efficiente
nel rispetto dei diritti umani, come istituzioni
veramente democratiche.
La cooperazione internazionale ha bisogno
di persone che condividano il processo di
sviluppo economico e umano, mediante la
solidarietà della presenza, dell'accompagnamento, della formazione e del rispetto. Da
questo punto di vista, gli stessi Organismi
internazionali dovrebbero interrogarsi sulla
reale efficacia dei loro apparati burocratici e
amministrativi, spesso troppo costosi. Capita
talvolta che chi è destinatario degli aiuti
diventi funzionale a chi lo aiuta e che i poveri
servano a mantenere in vita dispendiose
organizzazioni burocratiche che riservano per
la propria conservazione percentuali troppo
elevate di quelle risorse, che invece dovrebbero essere destinate allo sviluppo. In questa
prospettiva, sarebbe auspicabile che tutti gli
Organismi internazionali e le Organizzazioni
non governative si impegnassero ad una
piena trasparenza, informando i donatori e
l'opinione pubblica circa la percentuale dei
fondi ricevuti destinata ai programmi di cooperazione, circa il vero contenuto di tali programmi e infine circa la composizione delle
spese dell'istituzione stessa".
"Il potenziamento delle diverse tipologie di
imprese e, in particolare, di quelle capaci
di concepire il profitto come uno strumento
per raggiungere finalità di umanizzazione
del mercato e delle società, deve essere
perseguito anche nei Paesi che soffrono di
esclusione o di emarginazione dai circuiti
dell'economia globale, dove è molto importante procedere con progetti di sussidiarietà
opportunamente concepita e gestita, che
tendano a potenziare i diritti, prevedendo però
sempre anche l'assunzione di corrispettive
responsabilità. Negli interventi per lo sviluppo
va fatto salvo il principio della centralità della
persona umana, la quale è il soggetto che
deve assumersi primariamente il dovere dello
sviluppo. L'interesse principale è il miglioramento delle situazioni di vita delle persone
concrete di una certa regione, affinché possano assolvere a quei doveri che attualmente
l'indigenza non consente loro di onorare. La
sollecitudine non può mai essere un atteggiamento astratto. I programmi di sviluppo,
per poter essere adattati alle singole situazioni, devono avere caratteristiche di flessibilità;
le persone beneficiarie dovrebbero essere
coinvolte direttamente nella loro progettazione e rese protagoniste della loro attuazione.
È anche necessario applicare i criteri della
progressione e dell'accompagnamento —
compreso il monitoraggio dei risultati –, perché non ci sono ricette universalmente valide.
"Il principio di sussidiarietà va mantenuto
strettamente connesso con il principio di solidarietà e viceversa, perché se la sussidiarietà
senza la solidarietà scade nel particolarismo
sociale, è altrettanto vero che la solidarietà
senza la sussidiarietà scade nell'assistenzialismo che umilia il portatore
di bisogno. Questa regola di carattere
generale va tenuta in grande considerazione anche quando si affrontano le
tematiche relative agli aiuti internazionali allo sviluppo. Essi, al di là delle
intenzioni dei donatori, possono a volte
mantenere un popolo in uno stato di
dipendenza e perfino favorire situazioni
di dominio locale e di sfruttamento
all'interno del Paese aiutato. Gli aiuti
economici, per essere veramente tali,
non devono perseguire secondi fini.
Devono essere erogati coinvolgendo
non solo i governi dei Paesi interessati, ma
anche gli attori economici locali e i soggetti
della società civile portatori di cultura, comprese le Chiese locali. I programmi di aiuto
devono assumere in misura sempre maggiore
le caratteristiche di programmi integrati e
partecipati dal basso. Resta vero infatti che
la maggior risorsa da valorizzare nei Paesi da
assistere nello sviluppo è la risorsa umana;
questa è l'autentico capitale da far crescere
per assicurare ai Paesi più poveri un vero
avvenire autonomo.
La cooperazione allo sviluppo non deve
riguardare la sola dimensione economica,
ma deve diventare una grande occasione di
incontro culturale e umano. Se i soggetti
della cooperazione dei Paesi economicamente sviluppati non tengono conto, come talvolta
avviene, della propria ed altrui identità culturale fatta di valori umani, non possono instaurare alcun dialogo profondo con i cittadini dei
Paesi poveri. Se questi ultimi, a loro volta, si
aprono indifferentemente e senza discernimento a ogni proposta culturale, non sono in
condizione di assumere la responsabilità del
loro autentico sviluppo. Le società tecnologi-
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
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camente avanzate non devono confondere il
proprio sviluppo tecnologico con una presunta superiorità culturale, ma devono riscoprire
in se stesse virtù talvolta dimenticate, che le
hanno fatte fiorire lungo la storia. Le società
in crescita devono rimanere fedeli a quanto
di veramente umano c'è nelle loro tradizioni,
evitando di sovrapporvi automaticamente i
meccanismi della civiltà tecnologica globalizzata. In tutte le culture ci sono singolari e
molteplici convergenze etiche, espressione
della medesima natura umana, voluta dal
Creatore, che la sapienza etica dell'umanità
chiama legge naturale".
"Nella ricerca di soluzioni della attuale crisi
economica, l'aiuto allo sviluppo dei Paesi
poveri deve esser considerato come vero
strumento di creazione di ricchezza per tutti.
Quale progetto di aiuto può prospettare una
crescita di valore così significativa — anche
dell'economia mondiale — come il sostegno
a popolazioni che si trovano ancora in una
fase iniziale o poco avanzata del loro processo
di sviluppo economico? In questa prospettiva, gli Stati economicamente più sviluppati
faranno il possibile per destinare maggiori
quote del loro prodotto interno lordo per gli
aiuti allo sviluppo, rispettando gli impegni
che su questo punto sono stati presi a livello
di comunità internazionale....
Una possibilità di aiuto per lo sviluppo
potrebbe derivare dall'applicazione efficace
della cosiddetta sussidiarietà fiscale, che
permetterebbe ai cittadini di decidere sulla
destinazione di quote delle loro imposte
versate allo Stato. Evitando degenerazioni
particolaristiche, ciò può essere di aiuto per
incentivare forme di solidarietà sociale dal
basso, con ovvi benefici anche sul versante
della solidarietà per lo sviluppo.
61. Una solidarietà più ampia a livello internazionale si esprime innanzitutto nel continuare
a promuovere, anche in condizioni di crisi
economica, un maggiore accesso all'educazione, la quale, d'altro canto, è condizione
essenziale per l'efficacia della stessa cooperazione internazionale. Con il termine “educazione” non ci si riferisce solo all'istruzione
o alla formazione al lavoro, entrambe cause
importanti di sviluppo, ma alla formazione
completa della persona. A questo proposito
va sottolineato un aspetto problematico: per
educare bisogna sapere chi è la persona
umana, conoscerne la natura. L'affermarsi
di una visione relativistica di tale natura
pone seri problemi all'educazione, soprattutto all'educazione morale, pregiudicandone
l'estensione a livello universale. Cedendo
ad un simile relativismo, si diventa tutti
più poveri, con conseguenze negative anche
sull'efficacia dell'aiuto alle popolazioni più
bisognose, le quali non hanno solo necessità
di mezzi economici o tecnici, ma anche di
vie e di mezzi pedagogici che assecondino le
persone nella loro piena realizzazione umana".
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
Ci aiuta a crescere
Vieni, Spirito Santo,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto:
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
2006 - Aule scolastiche a Kibali
2007 - Villaggio Batwa di Kibali
2008 - Centro polifunzionale Nyagahanga
2009 - Per l'attività di cooperazione in Rwanda
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio
dona morte santa,I
dona gioia eterna.
Amen. Alleluia!
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
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Batwa: prosegue il progetto
Nessuno ci avrebbe scommesso un soldo
bucato, ma per fortuna, le cose hanno preso
la giusta direzione e l’ambizioso progetto di
integrare nella comunità Rwandese il popolo
dei piccoli uomini sta dando buoni frutti.
Tutto è iniziato nella spedizione dell’agosto
2006, quando siamo venuti a conoscenza di
questa triste realtà, Sua Eccellenza il Vescovo
Servillien ci condusse in visita al villaggio per metterci a contatto con la piccola
comunità dei Pigmei che da poco tempo si
era insediata sulla collina di Kibali. Il primo
impatto fu drammatico… le condizioni delle
250 persone che compongono la collettività
dei Pigmei di Kibali erano preoccupanti.
Nessuno aveva un tetto sopra la testa per
ripararsi dal sole e dai violenti acquazzoni che si scatenano durante il
periodo delle piogge. La comunità aveva seri problemi per
soddisfare le necessità alimentari ed i bambini soffrivano di
mal nutrizione. Per tirare avanti
vivevano di accattonaggio e
spesso erano costretti a fare
piccoli furti di frutta e verdura
negli orti altrui. Per questo, non
erano ben visti dalla popolazione che risiede nell’area circostante il villaggio. Al nostro
primo incontro abbiamo deciso
che non potevamo rimanere indifferenti a
quella realtà e dovevamo fare qualcosa. La
maggior parte delle persone con cui abbiamo
parlato, per chiedere consigli sul da farsi,
ci ha scoraggiato e, quasi quasi, consigliato di lasciare perdere perché ci stavamo
avventurando in una vera e propria missione
impossibile. I tentativi di integrazione delle
popolazioni BaTwa, nel Rwanda del nord, fino
ad allora messi in atto erano tristemente falliti. Dovunque ci siamo rivolti, tutti, ci hanno
consigliato di lasciare perdere e di investire
meglio le risorse e le energie dell’Associazione. Come al solito però, abbiamo fatto di
testa nostra e devo dire che, fino ad oggi,
non ci siamo pentiti di quanto realizzato e
soprattutto, siamo fortemente convinti che
non abbiamo perso tempo, anzi tutt’altro. Ma
passiamo a descrivere le fasi che abbiamo
disposto per cercare di migliorare le condizioni di vita di questi sfortunati amici. Come
primo intervento abbiamo inserito alcuni
bambini piccoli nel progetto di adozione a
distanza. Le condizioni con i nuclei familiari
erano chiare: i bambini dovevano frequentare
le lezioni presso il vicino istituto scolastico
di Kibali. Con l’aiuto a distanza venivano
coperti i costi delle rette scolastiche, dell’abbigliamento, le cure mediche del bambino
ed in più veniva dato un piccolo aiuto alla
famiglia in modo che tutti remassero dalla
nostra parte. Era questo, secondo il nostro
punto di vista, la prima azione a “lungo
termine” da intraprendere perché senza un
minimo di istruzione non si può sperare in
nessuna prospettiva di sviluppo. I problemi
però erano immediati e concreti, la prima
grande esigenza di questa comunità era
quella di avere una abitazione dignitosa per
ogni famiglia. Il progetto era grande, ma il
coraggio non ci manca, confidando in Dio
abbiamo deciso di avventurarci in questo
proposito. In collaborazione con la Diocesi di
Byumba e con la Caritas Rwanda, che hanno
fornito la consulenza, abbiamo dato inizio
alla costruzione di 47 piccole abitazioni,
tante quante sono le famiglie della comunità.
Le case della dimensione di 35 metri quadri
ciascuna sono state realizzate con la tipica
tecnica Rwandese. Fondamenta in pietra,
mura in bozze di fango rivestite con intonaco
in cemento e calce, porte e finestre in legno,
mentre la copertura del tetto è in tegole di
terracotta. In poco più di un anno, superando
notevoli difficoltà di natura pratica e burocratica, abbiamo dato un tetto all’intera comunità dei piccoli uomini. Nel frattempo abbiamo
fatto piantare ad ogni famiglia degli alberi da
frutto; questi pian piano stanno crescendo ed
iniziano a dare i primi frutti. Inoltre, abbiamo
incentivato tutti i nuclei familiari alla creazione di piccoli orti di famiglia. Le autorità
della zona, vista la trasformazione dimostrata
dai Twa, hanno a loro volta cercato di fare
qualche cosa per rendersi utili. Hanno realizzato una grande cisterna ad uso collettivo
per la raccolta di acqua piovana dai tetti delle
case, ed ora, i pigmei hanno l’approvvigionamento idrico a portata di mano e non sono
costretti a percorrere chilometri per reperire
questo indispensabile elemento. Ci confessa
il Governatore della provincia del Nord “ non
avremmo saputo da che parte incominciare
per aiutare i nostri fratelli Pigmei, voi siete
partiti e ci avete dato il coraggio di iniziare,
insieme stiamo facendo un ottimo lavoro”. Il
passo successivo è stato quello di realizzare
delle terrazze radicali alla base delle collina
a loro affidata; in questo modo, dopo aver
impartito i primi rudimenti di agricoltura, ci
apprestiamo ad avviare la comunità all’autosufficienza alimentare. In collaborazione con
il Centro Sociale “Alberto Ghilotti” stiamo
organizzando dei corsi di agricoltura per insegnare l’arte della coltivazione, massimizzare
i profitti, sfruttando in maniera ottimale le
potenzialità del terreno. Se
tutto procederà come previsto daremo il via all’ultimo
atto della collaborazione
con gli abitanti del villaggio BaTwa che sarà quello
di dare vita ad un progetto
di allevamento di bestiame. Per iniziare vorremmo
ampliare il progetto MIKAN
“allevamento di capre” alla
comunità dei piccoli uomini. L’idea è quella di affidare
al villaggio un gruppo di
una cinquantina di capre, queste verranno
allevate dall’intera comunità che sceglierà dei
responsabili all’organizzazione ed alla gestione dell’allevamento. Quando questo progetto
entrerà a regime la comunità potrà disporre
di una buona quantità di carne, questa potrà
essere consumata, scambiata o rivenduta nel
vicino mercato.
In pochi anni gli antichi abitanti delle grandi
foreste africane, cacciatori e raccoglitori dei
frutti che spontaneamente la foresta sa offrire,
si stanno trasformando in coltivatori, allevatori, commercianti.. i loro figli stanno frequentando le scuole ed alcuni di loro sono tra i
primi della classe. Sotto gli occhi increduli
di quelli che non avrebbero mai immaginato
un così felice epilogo andiamo avanti. Con la
speranza che tutto proceda senza particolari
difficoltà o stravolgimenti, affidiamo a Dio
ed alla Madre Celeste i nostri fratelli Pigmei
e, nell’attesa che scoprano Gesù, colui che
ci ha inviato, continuiamo ad accompagnarli
nell’inevitabile processo di integrazione.
Angelo Bertolucci
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In ricordo di Martina e Katia
Due giovani vite si sono spezzate a breve
distanza una dall’altra: quella di Martina
Graziani, 20 anni, scomparsa nel dicembre 2008 e quella di Katia
Salotti, 21 anni, scomparsa
nel febbraio 2009; le ha
unite il tragico destino della
morte in un incidente stradale, avvenuto in entrambi
i casi nella nostra valle.
Chi ben conosce le famiglie non dimenticherà mai
quei tragici momenti, anche
perché è ben visibile sul
volto dei genitori il vuoto
che è rimasto, la profonda tristezza, lo sguardo
perso nel ricordo delle loro
ragazze. Per me che sono
un’amica dei genitori non
passa giorno che non pensi
a loro, al vuoto che hanno
lasciato nelle famiglie, negli
amici che frequentavano e nei nostri cuori.
Qualcosa di superiore dà la forza ai genitori
di andare avanti, di vivere con i ricordi ed
anche di fare gesti di altruismo, pensando di
devolvere a favore dei bambini del Rwanda
una somma di denaro per le attrezzature
scolastiche. Un pensiero ed un gesto molto
positivo: dare un futuro e un sorriso a chi
non ha niente, il ricordo di Martina e Katia,
tanto sensibili ai problemi sociali e umanitari.
Katia sarebbe voluta andare in Africa nella
Missione 2009 per portare un aiuto concreto
e vedere di persona quella terra fantastica.
Il tragico destino non le ha permesso di
realizzare questo sogno, ma i
genitori hanno comunque voluto portare il loro sostegno ai
bambini disagiati con questa
iniziativa. Per ciò che riguarda
Martina, la mamma racconta
come sia sempre stata sensibile verso i bambini, tanto
da spingerla anche a fare una
adozione a distanza. Nella
classe aiutata da queste due
donazioni è stata affissa una
targa riportante la scritta: “Che
il ricordo del loro sorriso possa
brillare negli occhi di chi ne
ha bisogno”. Anche gli amici
Rwandesi potranno così ricordarle con affetto. Un grazie di
cuore ai genitori delle ragazze
per il generoso gesto.
Antonella Bertolucci
Malnutrito il 45 per cento dei bambini rwandesi
Secondo quanto riferito dal The New Times, il
45 per cento dei bambini rwandesi presenta
sintomi di malnutrizione. La rivelazione
arriva appena una settimana dopo il lancio
della campagna nazionale di massa contro
la malnutrizione programmata dal Ministero
della salute che prevede l’individuazione e il
trattamento dei bambini affetti da gravi carenze nutrizionali. Parallelamente è stata attivata una distribuzione straordinaria, presso
diversi centri sanitari del paese, di alimenti
nutrizionali a cui potranno accedere le famiglie dei bambini malnutriti.
Secondo quanto affermato
dal Segretario permanente
del Ministero della Salute, Dr.
Agnes Binagwaho, anche se
la malnutrizione non necessariamente porta direttamente
alla morte, tuttavia espone il
corpo indebolito dei bambini
all’aggressione da parte di
altre malattie, contribuendo
quindi a circa il 50 per cento
dei decessi infantili.
Per dare l'idea del fenome-
no, riportiamo di seguito un dato contenuto
in un Rapporto dell'UNICEF del 2006, che
evidenzia i Paesi con la più alta percentuale
di bambini con meno di 5 anni sottopeso:
Bangladesh 48%, Etiopia 47%, India 47%,
Burundi 45%, Cambogia 45%, Madagascar
42%, Sudan 41%. Il dato non è naturalmente
confrontabile con quello riferito ai bambini
rwandesi in quanto non si conoscono le
classi d'età a cui faccia riferimento.
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
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Giovani e preghiera
Non solo si deve nutrire il corpo, ma anche
l’anima. E, per essa, l’unico cibo è la preghiera. Un’ anima ben nutrita, si legge nella
vita dei santi e nelle pagine del Vangelo,
ha sovente sostenuto un corpo affamato o
morente. Perché questo avvenga, bisogna
scoprire e capire il potere della preghiera,
che non è soltanto la recita di frasi o di formule, come a qualcuno potrebbe sembrare.
La preghiera è, invece, un travaso da noi
stessi, dalla nostra anima ci avviciniamo e
entriamo nell’essenza della Divinità. La forza
della preghiera è onnipotente. Recenti studi
hanno dimostrato che gli ammalati, per cui
viene pregato, hanno maggiori possibilità
di guarire rispetto a coloro per i quali non
prega nessuno. Per non parlare di guarigioni inspiegabili, che avvengono nei santuari
mariani: miracoli che non tutti vogliono
riconoscere come tali, cercando di dargli
spiegazioni scientifiche, ossia razionali. Il
miracolo è la sospensione di tutto questo,
ossia l’abolizione di ogni legge naturale.
E’ Dio che interviene. Bisognerebbe che i
nostri ragazzi imparassero ad accostarsi alla
preghiera, soprattutto quando si sentono
affranti o delusi dai fatti della vita o dai loro
personali. La preghiera è un appiglio a cui
aggrapparsi per poter stare meglio. Dopo le
prime esperienze, il giovane si accorgerà che
qualcosa sta cambiando in lui; un qualcosa
inizialmente quasi impercettibile, ma che
poi si espande, entra dentro come una luce
sempre più grande. La preghiera si può fare
da soli o in gruppo. Non ha regole. Basta
soltanto saper rivolgere il pensiero a Dio,
invocandoLo di tenerci nel suo pensiero. Può
tuttavia accadere di non riuscirvi: il termine
Dio può darci l’impressione di avere a che
fare con qualcosa di troppo grande. Si può
allora giungere a Lui tramite la Madonna, la
quale, come dice S. Bernardo, non si è mai
sentito dire che abbia abbandonato coloro
che a Lei si sono rivolti. I nostri giovani, orami
quasi tutti abituati ad avere ciò che vogliono
subito, tramite la preghiera, potrebbero riscoprire che, la vita, è un susseguirsi di corse a
tappe, una conquista della meta, la quale altro
non è che la conquista di Dio; dialogarci,
contraccambiati da quel senso di quiete e di
serenità che, sempre, ne consegue. Pregare
altro non richiede che umiltà. Si comincia con
delle parole per poi passare a qualcosa che
avvolge, che conquista e di cui non si potrà
più fare a meno.
Vincenzo Pardini
Trent’anni di Fiaccolata
Dov’è la Papua Nuova Guinea?
La grande isola che geograficamente va sotto
il nome di Papua Nuova Guinea si trova in
Oceania, a Nord dell’Australia, tra l’Indonesia
e la Micronesia e appartiene alla grande
cintura che delimita, con le Filippine, la zona
sud-occidentale melanesiana dell’Oceano
Pacifico. Circondata da oltre seicento isole
minori, essa costituisce, con i suoi cinquecentomila chilometri quadrati, la maggior
isola del mondo dopo la Groenlandia e si
trova ai nostri antipodi a oltre ventimila chilometri da noi, lambendo l’equatore da zero a
dodici gradi di latitudine Sud.
L’isola, attraversata da una cordigliera lunga
circa duemila chilometri, con vette che
rasentano i cinquemila metri, è ricca di
grandi foreste di un verde densissimo, quasi
impenetrabili e perlopiù inesplorate, stupende e orribili, tenebrose, misteriose e
selvagge.
La Papua Nuova Guinea è solcata da maestosi
fiumi che raggiungono talvolta i mille chilometri di lunghezza e sono in parte navigabili
e da torrenti precipitosi a monte e alluvionali
a valle, dove creano paludi malariche.
Ventidue vulcani, di cui undici attivi, punteggiano di coni e crateri alcune isole, soggette
a frequenti scosse telluriche. Il supplizio
delle piogge fitte e costanti, determinate dai
monsoni e dagli alisei e quasi ininterrotte da
novembre ad aprile, determina, anche per
i restanti periodi dell’anno, un clima che è
fra i più caldi della terra, per cui, in varie
località base (pochissimi metri di altitudine
influenzano il clima), spesso forza, volontà e
memoria svaniscono nell’uomo, sino ai limiti
della pericolosa “inedia equatoriale”.
La Papua Nuova Guinea è ancora il Paese più
primitivo della terra, fuori dalla storia ma non
per questo senza storia.
E ora che Sandro e Padre Gaetano ci hanno
lasciato chi continua la loro opera?
Il nostro collaboratore in Papua Nuova
Guinea è Padre Gianni Gattei, nato a Rimini,
francescano missionario, che da oltre quindici anni, dopo aver ricevuto la benedizione del
Papa, dedica la sua vita ai lebbrosi per andare
incontro ai loro bisogni spirituali e materiali.
Fra i suoi sogni: piccoli progetti…realizzare
dei pozzi o almeno dei serbatoi per acqua
potabile, che sostituisca quella dei ruscelli
limacciosi……
”C’è sempre grande necessità di medicine
per curare le malattie più diffuse in quella
terra lontanissima”………Ad Aitape vi è
necessità di sedie a rotelle per disabili e gli
ex lebbrosi con gli arti inferiori deformati. Il
costo di una sedia a rotelle si aggira sui 300
Euro.
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
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Da Bologna padre Ravaglia ci scrive per
ringraziare gli amici di Gallicano per il contributo ricevuto, frutto della XXIXa Fiaccolata
Natalizia.
Cari amici dell’Associazione Pro Loco di
Gallicano,
ho ricevuto da qualche giorno la vostra generosa offerta di € 2.000,00 inviata tramite
bonifico bancario e da voi destinata per la
realizzazione di serbatoi per l’acqua a Wassisi,
in Papua Nuova Guinea.
Sono felicemente sorpreso che a distanza di tanti anni dalla vostra conoscenza
di p. Gaetano Orlandi e dell’Ing. Sandro
Strohmenger vi ricordiate di quelle popolazioni a cui loro hanno dedicato tanto amore
e operosità. Vi rendo noto che con la vostra
offerta abbiamo coperto le spese preventivate
e p. Gianni ha così la possibilità di completare
il progetto.
Dire grazie a parole è veramente poco davanti
alla vostra sensibilità e fattiva collaborazione;
avrei piacere di incontrarvi anche per mostrarvi immagini del mondo della Papua Nuova
Guinea e delle nostre più recenti realizzazioni.
Se una mia venuta a Gallicano può rientrare
nei vostri programmi, vi prego di indicarmi
alcune date. Nel frattempo il mio impegno,
come riconoscenza, è quella del ricordo nella
preghiera.
Colgo l’occasione di informarvi che nello
scorso mese di luglio è mancato p. Leone
Leoni, già novantenne, che ha voluto concludere i suoi giorni terreni ad Aitape, presso il
villaggio dei lebbrosi, come estremo impegno
di condivisione con quella gente che era
diventata “sua” a motivo dell’annuncio del
Vangelo.
Parafrasando il passaggio di San Paolo ai
Corinti “il Signore ama chi dona con gioia”, vi
auguro che si tramuti in gioia la vostra generosità. Fraternamente fr. Guido Ravaglia.
solidarietà ha potuto sostenere. Ora occorre
un nuovo contagio che unisca tutti i Comuni
della Valle. Questo il nuovo progetto nelle
mani di tutti, cominciando dal nostro attivo,
sensibile Sindaco, Presidente del Comitato
Fiaccolata, perché sappia far suonare i campanili della nostra terra garfagnina.
Un sogno? Un’utopia?
E siamo giunti alla XXXa Fiaccolata Natalizia, La solidarietà è tale perché crede nell’uno
accompagnati ancora dalla Benedizione di e nell’altra. Con la guida attenta del nostro
Giovanni Paolo II° , conferita nel 1984. con Sindaco e l’impegno di tutti, ciò sarà sicuramente possibile.
Con loro Laura Strohmenger , che trascinata dall’esempio del padre, nel luglio 1974
quando era ancora studentessa di medicina,
lo seguì in Papua Nuova Guinea. Oggi è sensibilmente vicina alle nostre iniziative ed è ben
lieta di partecipare, insieme a Padre Guido,
alla XXXa Fiaccolata Natalizia
Gente di buona volontà del Comitato Fiaccolata
Riflessioni dopo trent’anni di Catia Bertoncini e
Simonetta Rocchiccioli:
questo cammino, così benedetto, abbiamo
raggiunto la somma di 469.730.00 Euro per
i vari scopi, oltre che per la Papua che qui
sotto riportiamo:
A.I.R.C. LOTTA CONTRO I TUMORI
PROGETTO
ASSISTENZA
MALATI
ONCOLOGICI
ASSOCIAZIONE U.I.M.D.V. (Scuola Mutilati
della Voce)
G.V.S. BARGA (aiuto ai disabili della Valle)
AIUTO AI BAMBINI DELLA PAPUA NUOVA
GUINEA
AMATAFRICA (aiuto famiglie malati di AIDS
in RWANDA)
KWIZERA (Centro polifunzionale di
Nyagahanga in RWANDA)
La Fiaccolata festeggia quest’anno il trentennale. Trent’anni sono stati un lungo e faticoso
percorso che soltanto il senso profondo della
Catia:
Cari Matteo ed Elena,
che buffo il destino che mescolando le carte ha voluto
che vedessi entrambi i miei figli iniziare la scuola
a Gallicano, nello stesso paese dove sono nata e
cresciuta e, che i vostri passi incerti e trepidanti camminassero proprio dove anche la vostra mamma da
bambina aveva mosso i propri!
Quanti ricordi!
Sia di figlia…che di mamma!
Devo dire che le elementari mi hanno dato molto, in
entrambi i casi!
Nel 1979 quando frequentavo la quarta elementare
nella nostra classe sorse un problema: esiste il bene?
Da questo profondo interrogativo e dalle ipotesi che ne
scaturirono prese il via la Fiaccolata Natalizia che continua ancora oggi, coinvolgendo il nostro paese e la
nostra scuola che, per trent’anni, ha passato il testimone permettendo che questa idea proseguisse fino a
voi, diventando così parte della tradizione gallicanese.
Un passaggio di mani che ha permesso questa catena
da noi genitori, bambini di ieri, a voi figli, bambini di
oggi!
Molti ricordi delle elementari mi sono rimasti dentro,
tanti piccoli tasselli che gettano le basi della nostra
cultura, ma anche della nostra coscienza. In un mondo
sempre più materialista, individualista e intollerante
verso i diversi, spero che la scuola continui ad insegnare anche l’altruismo e il rispetto per il prossimo!
Simonetta: Ricordo con particolare affetto e nostalgia
le fiaccolate iniziali, quando dall’aringo della chiesa di
San Jacopo si poteva ammirare un serpente luminoso
che si snodava per le vie del paese basso e che di
anno in anno si allungava….
Anno scolastico 1978/1979 : Classi aperte…I quaranta bambini che dettero inizio alla Fiaccolata Natalizia.
In basso da sinistra:
Ia fila:
Lara Riccomini, Cinzia Cheli, Paola Santoni, Enrica Saisi, Daniela Rossi, Sabrina
Puccetti, Catia Bertoncini, Lino Landi
IIa fila:
Pietro Taddei, Marzio Barsanti, Antonio Leonardi, Caterina Dini, Simona Franchi,
Barbara Dini, Cristiana Pinocci, Alessia Piccinini, Amanda Dini, Simone Ceccarelli,
Maurizio Sorri
IIIa fila:
Massimiliano Bertoli, Luigi Carli, Andrea Trifiletti, Mario Adami, Pierluigi Catani,
Luca Giannotti, Raul Rossi, Adelita Simonini, Giovanni Forli
IVa fila:
Alessandro Rossi, Rossano Catoni, Guglielmo Rocchiccioli, Roberto Micheli,
Marco Benedetti, Manola, Maria Teresa Saisi, Ilaria Valdrighi, Simonetta
Rocchiccioli, Stefania Saisi, Manila Mazzanti
In alto:
Ins. Duse Lemetti – Ins. Alma Castelvecchi
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
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Sviluppo umano e associazionismo
L’articolo 2 della costituzione italiana recita: “la Repubblica riconosce e garantisce
i diritti inviolabili dell’uomo, sia come
singolo, sia nelle formazioni sociali ove
si svolge la sua personalità, e richiede
l’adempimento dei doveri inderogabili di
solidarietà politica economica e sociale.”
L’articolo 18 invece suona: “I cittadini
hanno diritto di associarsi liberamente,
senza autorizzazione, per fini che non
sono vietati ai singoli dalla legge penale.
Sono proibite le associazioni segrete e
quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.”
Attraverso queste disposizioni l’ordinamento giuridico italiano “riconosce e
garantisce”, ossia opera una valutazione
di favore e promuove lo sviluppo delle
forme di organizzazione intermedie, cioè
quelle strutture organizzative che non
sono né individuali, né statali.
Niente di nuovo sotto il sole, potrebbe essere il commento spontaneo ed
immediato che verrebbe voglia di fare
a chi, come noi, è abituato a dare per
scontati questi importantissimi principi.
Proviamo solo ad immaginare un ordinamento che ometta la tutela esplicita di
queste organizzazioni, ci troveremmo di
fronte non solo delle forme organizzative
senza riconoscimento statale e quindi
in gran parte prive della loro efficacia
operativa, ma avremmo anche un ordinamento astrattamente e discrezionalmente
in grado di reprimerle.
Molto interessante, leggendo l’art.2, è
notare come il fine ultimo della disposizione, sia la tutela dei diritti inviolabili
dell’uomo, la costituzione però, non si
limita a questi ed arriva a fornire tutela
diretta anche alle organizzazioni, intese
come mezzo indispensabile per lo svol-
gimento della personalità umana.
È questa un’operazione meravigliosa e
figlia della grande esperienza dei costituenti; l’individuo tende, quasi per natura,
ad associarsi e questa tendenza è immediatamente protetta, ma anche il prodotto
stesso di questa tendenza assume autonoma rilevanza ed è quindi dallo stato
riconosciuto e protetto.
Studiando sui testi di diritto costituzionale
questi principi, li ho certamente ammirati
e mi sono immediatamente parsi avere
grande spessore, ma ho imparato davvero ad apprezzarli e ne ho sperimentato
gli effetti diretti grazie all’associazione
Kwizera. Il partecipare alla vita dell’associazione, alle riunioni del comitato,
alle decisioni prese nei minimi dettagli mi hanno consentito di avvicinarmi
alla carta costituzionale procedendo dal
basso verso l’alto, dalla realtà al principio, dall’esperimento all’idea.
In particolare, le serate a Gallicano, spese
decidendo le modalità migliori con cui
l’associazione dovesse operare, pensan-
do a come poter far avvicinare la gente
alle attività e tutti gli innumerevoli problemi e decisioni che comporta la vita di
un’associazione, hanno rappresentato per
me prima una sfida, un sistema per mettere alla prova le mie capacità e successivamente un motivo di grande, grandissima
soddisfazione. Allora mi si sono aperti gli
occhi, ho capito davvero cosa volesse dire
svolgimento della personalità umana, ed
ho capito perché si parla di diritto inviolabile dell’uomo quando si ragiona di libero
associazionismo.
Anche volendo rimanere negli schemi
mentali legati al business ad ogni costo
cui siamo drammaticamente vincolati, c’è
molto da guadagnare e poco da perdere.
La tendenza dei più è ricollegare al termine volontariato qualcosa di gratuito e
qualcosa che si fa nell’interesse altrui,
rimettendoci del nostro. Le cose non
stanno affatto così. La semplicistica valutazione appena sviluppata e pericolosa
perché rigida e falsa. Gli articoli della
costituzione lo dimostrano, partendo proprio dai diritti dell’uomo (non del cittadino), indicando che quello che presidiano
e tutelano è nell’interesse di ogni singolo
essere umano. Lo dimostrano anche tutte
quelle persone che credono in quello che
fanno, che si specchiano nello statuto di
una qualche associazione e che ricevono
da ogni successo e da ogni sfida la carica
per affrontare con slancio le successive,
sono le persone che ammiriamo estasiati
e ci chiediamo dove trovino le idee, la
forza, la tecnica. Le associazioni, se crediamo nello scopo perseguito, e quindi se
davvero ne siamo membri, hanno poco da
chiedere, molto da dare agli altri, moltissimo da dare a noi.
Marco Cassettai
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
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Un’esperienza che lascia il segno
Due settimane in Rwanda in compagnia di terrazzate, scuole, abitazioni, acquedotti,
Angelo, Franco e Martino esponenti dell' che funzionano grazie all' impegno costante
associazione kwizera, due settimane inten- dei kwizera boys. Non è certo una vacanza,
se piene di emozioni forti e contrastanti . l'abbiamo sperimentato di persona; il clima
Il paesaggio è piacevole, collinare,
verde, le persone socievoli, i bambini
festosi, curiosi, ma oltre la superficie
ci sono i problemi: manca l' acqua,
la nutrizione spesso è scarsa o inadeguata, mancano scuole, ospedali
strade ecc. Abbiamo visitato più zone
del paese seguendo i kwizera boys nei
loro progetti.
Ci è piaciuto molto il loro modo di
entrare nel paese, di fare amicizia,
lavorare in modo da ottenere buoni
risultati.
Alessandro e Nicoletta a Kiruri
Il loro principale intento non è quello
di fare sussistenza portando fondi e
distribuendoli, bensì quello di mettere
in atto progetti specifici che diano
modo alla popolazione di raggiungere
la possibilità di vivere con i propri
mezzi.
Tutti i progetti sono prima studiati a
tavolino sulla base delle necessità
riscontrate nei viaggi precedenti, i loro
obbiettivi sono concreti e realizzati in
tempi brevi.
È necessario un constante controllo
dei lavori in corso, per cui più persone Un attimo di riposo a Bungwe.
si alternano in questo compito. Una
volta terminato il progetto, viene fatto in è pesante, la vita frugale, manca l'acqua e
modo che il popolo Rwandese prosegua spesso la luce, le strade sterrate rendono
nel cammino in autonomia riproducendo difficile e massacranti i lungi spostamenti,
le esperienze acquisite. Negli anni in varie ma niente ferma l'entusiasmo e la passione
località del paese sono nate: fattorie, colline di queste lodevoli persone.
Durante il percorso incontriamo anche
Martino, una delle menti che partorisce i vari
progetti; abile economista conosce anche
lui profondamente il paese e "alla fine della
fiera", come spesso dice di meglio
questo paese non poteva augurarsi.
Nei primi giorni abbiamo visitato
Nymawimana, una località della diocesi di Byumba, una splendida collina
terrazzata coltivata a grano e patate,
mentre sulla sommità si trova una fattoria che niente ha da invidiare a quelle
del nostro paese.
I lavori vengono eseguiti manualmente
nel rispetto delle abitudini locali, in
modo di impiegare la gran quantità di
persone che li vive. L'utilizzo di macchinari moderni avrebbe solo creato
problemi, dato che al primo guasto
sarebbero rimasti inutilizzati e dato che
nessuno è in grado di fare riparazione
e manutenzione. Sfruttare le capacità
naturali, migliorarle, incentivarle invece dimostra sensibilità e intelligenza
da parte dell' associazione. La gioia
e la soddisfazione che ho letto negli
occhi di Angelo e Franco all' arrivo in
questa località era grande ed è tutto
ciò che chiedono in cambio. Al ritorno
abbiamo portato con noi esperienze che difficilmente svaniranno nelle
nostre menti. Tanta è la voglia di ritornare presto in questo paese che ti prende e
ti dà moltissimo.
Alessandro e Nicoletta
Clinton: nel 1994 avrei potuto salvare migliaia di vite
L’ex presidente americano Bill Clinton, in
occasione di un incontro/dibattito con l’altro
ex presidente George W. Bush tenutosi nei
giorni scorsi a Toronto, ha fatto un sentito
mea culpa sul Rwanda, accusandosi di
essere stato incapace di bloccare il genocidio nel 1994, e riconoscendo di non
avere alcuna attenuante. "E' uno dei due o
tre rimpianti della mia presidenza", ha detto
Clinton, spiegando che, se avesse mandato
ventimila soldati in loco, forse si sarebbero
salvate fino a 400 mila vite. Purtroppo la
sincerità dell’ex presidente non servirà a
restituire tante vite, è comunque un contri-
buto storico per mettere a nudo le colpe di
cui si sono macchiati diversi protagonisti
della politica internazionale che, per ignavia
o per inconfessabili interessi, hanno assistito da spettatori al consumarsi del sacrificio
di centinaia di migliaia di rwandesi.
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Torno in Africa
Ci torno e questa volta, sarà quella buona.
In agenda viaggio ad Agosto del 2010 in
compagnia del presidente Franco. Saranno
già passati tre anni dall’agosto del 2007,
mia prima volta in Rwanda e nel continente
africano, eppure sembra un periodo appena
trascorso, con quei ricordi talmente vividi
da essere lì, nella dimensione a-temporale dell’eterno presente e quell’atmosfera
stampata nell’anima come un immutabile e
quotidiana abitudine che silenziosa, resta al
suo posto. Stavolta so già cosa mi attende,
o almeno la fantasia vaga meno a briglia
sciolta. Ciononostante è intatta la curiosità
che suscita l’idea della visita in quel di
Byumba. Mi capita di tornare col pensiero a visitare il paese dalle mille colline,
rivedere i suoi colori inconfondibili, la sua
gente sorridente, l’affetto degli innumerevoli bambini.
I ricordi mi riempiono l’immaginazione di
quella fantastica esperienza vissuta, eppure
certamente saranno tantissime le differenze
col mio primo viaggio. Già quella volta
notai, come nel piccolo paese centrafricano, fossero in atto mutamenti di considerevole rilevanza; sembrava di essere sempre
al centro di un cantiere a cielo aperto: strade nuove, altre in via di essere migliorate,
kilometri e kilometri di fibra ottica collocati
all’interno di tubazioni sotterranee, aeroporti in costruzione, a tutti gli effetti un
paese in forte crescita e mutamento. Ad
oggi, certamente queste differenze saranno
ancora più marcate e di certo la strada
verso uno sviluppo economico maggiore,
sarà in parte già stata percorsa. Spero
di poter sperimentare direttamente questi
cambiamenti e mi auguro di non dovermi
sforzare per rendermi conto dei passi in
avanti compiuti in tre anni.
Certamente, leggendo su internet e giornali
le nuove dal Rwanda, sembra proprio che
si stia procedendo verso un maggior grado
di sviluppo a tempo di record. Alcuni giornalisti, sbilanciandosi, arrivano a definire
il Rwanda la Montecarlo d’Africa e c’è chi
scommette che in pochissimi anni avremo
una nazione ad economia avanzata. Il mio
timore è quello che una crescita tanto
improvvisa e rilevante non trovi preparata
la popolazione, con le inevitabili ricadute
sociali che questo comporterebbe e che
ciò dia vita ad un capitalismo selvaggio, ad
un modello economico volto più al passato
che al futuro, senza imparare niente dagli
errori altrove commessi.
Per questo il mio orgoglio cresce quando
rifletto sulla struttura dei progetti dell’associazione Kwizera, che si dimostrano ogni
volta forieri di “VERO,, benessere per i
destinatari.
A piccoli passi… questo e il metodo
migliore per imparare a camminare e poi a
correre, la popolazione locale deve essere
coinvolta attorno ad ogni progetto, deve in
qualche modo sentirlo proprio non solo per
parteciparvi ab origine, ma anche perché
possa apprenderne appieno le potenzialità,
trovandosi poi in condizione di usufruirne
al meglio. Del resto i rimpatriati dagli
ultimi viaggi confermano con entusiasmo
che i più recenti progetti portati a conclusione, danno prova di quanto e come
effettivamente la mentalità delle persone in
contatto con l'associazione, stia evolvendo
verso un coinvolgimento sempre maggiore
e che questo di riflesso ricada sulla efficacia stessa dell'operato, in quanto garantisce
la sua manutenzione e curabilità, evitando
ai beneficiari di trovarsi di fronte ad una
specie di mostro di cui mal potrebbero
comprendere il funzionamento ed i criteri
di utilizzo.
Dopo anni di duro lavoro e (perchè no?)
qualche momento di rabbia e delusione
in terra africana, siamo forse giunti ad
un momento di svolta e ci si avvia alla
raccolta dei frutti di quanto è stato tenacemente seminato. Pertanto occorre non
cadere nell'errore di sedersi compiaciuti a
contemplare quanto realizzato, al contrario
l'essenza stessa del mio viaggio vuol essere
quella di monitorare, testimoniare, coadiuvare queste tensioni di crescita, come una
mano tesa sempre pronta a dare un appiglio
in momenti di difficoltà.
Mi aspetto insomma di trovarmi di fronte un
Rwanda più moderno, cresciuto economicamente e socialmente, ma che nonostante
tutto (ed è cosa parimenti importante)
sappia trasmettermi quella stessa carica del
viaggio precedente, quella carica che solo
i sorrisi sanno dare, le persone benevole e
festanti, le verdi e morbide colline e quel
ritmo di vita a misura d'uomo non contaminato dalla frenesia tipica di chi è abituato a
combattere quotidianamente con un paio di
semoventi lancette.
Marco Cassettai
Marco, in Rwanda nel 2007
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
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In memoria di Alberto
Quanto è difficile, in momenti come questo,
trovare le parole appropriate per descrivere
le nostre emozioni e cercare di estrarre, dal
profondo del cuore, l’espressione più esatta
per definire il nostro dolore. Tutto questo è
ancora più difficoltoso quanto più, la persona che ci ha lasciato, è vicina a noi, alla
nostra sfera vitale, al nostro cuore. È questo il caso… Alberto non era un semplice
collega di lavoro, ma un amico. Con quella
faccia da bravo ragazzo che rispecchiava in
pieno la sua personalità era straordinario.
Una persona serena e sorridente, 31 anni,
fisico maestoso ed una profonda umanità. Un
uomo mite, sensibile, cordiale, leale, onesto
e generoso. Un ragazzo con il quale era piacevole lavorare e stare insieme. Operavamo
in sedi diverse e al di là delle frequenti telefonate quotidiane difficilmente riuscivamo a
stare insieme. Ricordo con chiarezza l’ultimo
giorno che ho trascorso in sua compagnia.
Eravamo “compagni di corso” alla presentazione del nuovo modello della neonata
ammiraglia di casa Opel. Era il 19 febbraio
2009, in quell’occasione, ci avevano inviato
a Grosseto per partecipare alla convention di
presentazione del prodotto alla forza vendite.
Una bella giornata, trascorsa scambiando
idee con i colleghi provenienti da tutta Italia
e conclusa parlando del più e del meno, delle
nostre passioni, durante il viaggio di ritorno
a casa. È strano come ti rimangono in mente
certi momenti, piccoli dettagli che a cose
normali passerebbero sicuramente inosservati ma diventano importanti quando restano
gli ultimi ricordi che ti legano ad una persona
cara. Con la scomparsa di Alberto tutti hanno
perso qualcosa: Massimo e Stefania un figlio,
Chiara un fratello, Gemma il compagno di
vita. L’Autotecnica Lucchese, io e tutti i colleghi di lavoro un amico, mentre il mondo ha
perso una gran brava persona.
A volte cerchiamo di dare una spiegazione
alle cose che avvengono, ma una spiegazione
non c’è, fatto sta che queste disgrazie succedono e basta; mentre noi sprofondiamo in
una totale impotenza davanti agli eventi e ci
accorgiamo della nostra nullità. Può capitare
e capita che tanto più scava il dolore, quanto
più spazio lascia al bene. È forse per questo,
che i familiari di Alberto, hanno deciso di far
vivere il loro caro nelle persone a cui sono
stati impiantati i suoi organi e tessuti vitali,
altro segno evidente, dell’immensa generosità e dell’elevata statura morale della sua
famiglia.
La perdita di una persona cara lascia, ogni
volta, in noi un vuoto impossibile da colmare,
uno spazio, che può essere attenuato solo
dal ricordo stesso di chi lo ha creato. Una
ferita che non guarirà mai, una cicatrice che
rimarrà lì per sempre, a ricordarci di essere
esistita. Mi piace pensare che le persone
care che abbiamo amato continuino a vivere
in noi, nei nostri ricordi, nelle emozioni
condivise, negli attimi che hanno segnato la
nostra esistenza e finché noi li ricorderemo
loro vivranno.
Per volontà della famiglia è stato richiesto a
tutti, amici e conoscenti, di non donare fiori
al funerale, ma di effettuare offerte alla nostra
associazione, alla quale Alberto era molto
affezionato. Con le donazioni raccolte, in suo
ricordo, della sua umanità e dell’amore che
riservava per i poveri del nulla, realizzeremo a
Nyagahanga un’aula di informatica. In questa
struttura gli amici rwandesi avranno modo
di imparare l’uso del computer ed aprire lo
sguardo ad un nuovo universo di conoscenze.
Tutti coloro che frequenteranno la struttura
sapranno chi era Alberto Biagioni ed il suo
ricordo vivrà per sempre anche in quel piccolo, sperduto, angolo del mondo.
Per Alberto e per tutti i nostri cari defunti,
in particolare per coloro che ci hanno tanto
amato, possa ciò che essi hanno seminato
crescere e portare frutto in noi, nelle nostre
famiglie, nelle persone che ci circondano e
nell’intera umanità. Possa l’amico Alberto,
dalla volta celeste, intercedere per noi, proteggerci e guidarci, nell’attesa di ritrovarci
uniti nella casa del Padre.
Angelo Bertolucci
Amico di Alberto
Alberto Biagioni
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con
me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi
danno sicurezza.
(Libri Poetici - Salmi Sal 22,4)
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Un esempio da imitare
Nel costante fracasso delle negative notizie
che quotidianamente si sovrappongono e ci
bombardano, desideriamo in questo spazio, segnalare una
delle tante iniziative
che troppo spesso
passano inosservate
e non vengono mai
o quasi messe in
evidenza quanto in
realtà meriterebbero.
Una delle tante proposte che chi, come
noi, opera nell’universo della solidarietà è abituato a vedere
ed incontrare durante
il quotidiano impegno.
Piccole storie che faticano a sfondare sul
palcoscenico dell’informazione che, al contrario, predilige il dramma e lo scandalo
alla speranza, la catastrofe al lieto evento.
Un mondo dell’informazione che amplifica
le brutte notizie, quelle che portano grandi
ascolti e non invita mai
o quasi al buon esempio all’emulazione
positiva ed alla moralità. Tante “buone azioni”, se maggiormente
evidenziate, potrebbero
essere imitate e ripetute in modo da attivare
un vero e proprio circolo virtuoso che, mai
come oggi, sarebbe
necessario al mondo
per uscire da questo
stato di disarmante squallore che imperversa
in ogni dove. Vogliamo raccontarvi la storia di
una azienda del nord Italia che ha voluto fare
qualcosa per aiutare chi è meno fortunato e
fatica quotidianamente per tirare avanti. Non
sappiamo con precisione come da Mantova
queste persone siano venute a nostra conoscenza, se tramite internet o mediante passaparola, fatto sta che due dei titolari hanno
da alcuni anni attivato un aiuto a distanza.
Contribuiscono in questo modo, a livello
personale, al miglioramento delle condizioni
di vita di altrettante famiglie rwandesi.
Non contenti e pienamente appagati di compiere questo gesto di solidarietà, Graziano
e Mariangela, hanno deciso di coinvolgere
gli altri soci dell’ azienda a dare vita ad un
progetto di aiuto a distanza più consistente.
Così scrivono sul sito ufficiale della loro
azienda, il Pennellificio Zenit srl www.pennellificiozenit.it nella apposita pagina dedicata
al sociale: “Da qualche anno a questa parte
la nostra ditta ha maturato l'interesse per il
sostegno di realtà in paesi meno fortunati del
produzione di maglieria che l’associazione
di giovani orfani gestisce. L’attività produttiva, diretta dal parroco, è portata avanti dalle
ragazze più grandi che, dopo un corso specifico relativo all’utilizzo dei macchinari da
maglieria, soddisfano i numerosi ordinativi
fatti da diversi istituti scolastici del Rwanda.
Il ricavato dell’attività viene utilizzato per
finanziare borse di studio, acquistare alimenti,
provvedere alle cure mediche ed a tutte le
piccole e grandi necessità della comunità
degli “Amici di Dio”. Queste iniziative in aiuto
degli orfani di Bungwe, unitamente ad altre
adozioni che singole famiglie stanno effettuando, ci darà la possibilità di risolvere i problemi prioritari della comunità. Un impegno
particolare, che assorbe notevoli energie e
richiede grande tatto e delicatezza, è l’aspetto
della salute mentale dei piccoli, che molto
spesso hanno subito tremendi traumi per la
perdita dei genitori. Non è sufficiente riempire gli stomaci dei bambini, ma è necessario
creare un’atmosfera familiare che ridia loro
sicurezza, fiducia e prospettiva di un futuro
migliore. Nella speranza che altre realtà produttive possano imitare questo straordinario
gesto di solidarietà, ringraziamo dal profondo
del cuore gli amici del Pennellificio Zenit srl
per essersi presi cura di questi piccoli orfani.
Pennellificio Zenit srl….dà colore al futuro!
Angelo Bertolucci
nostro. Recentemente siamo entrati in contatto con l'Associazione Kwizera Onlus che
opera nel nord del Rwanda, con la quale ci
siamo impegnati per un intervento importante in parte sostenuto devolvendo la somma
destinata all'acquisto degli omaggi natalizi.
Questo contributo si è realizzato con l'adozione a distanza di 11 ragazzi della scuola di
Bungwe, le cui storie sono particolarmente
difficili”.
I bambini aiutati dal Pennellificio Zenit,
appartengono ad una associazione “Amici
di Dio” che il vice parroco di Bungwe ha
organizzato per dare speranza ai 250 orfani
del villaggio. Il progetto di aiuto a distanza,
iniziato dalla ditta di Mantova, si affianca
alla realizzazione di una struttura atta alla
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
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Aumentano gli stipendi per esercito e
polizia, un po’ meno per gli insegnanti
Sono circa 42.000 gli insegnanti rwandesi.
Di questi, 35.672 insegnano nelle scuole
primarie e 16.105 nelle scuole secondarie, di
cui 9.076 in quelle pubbliche e 6.099 nelle
private. Un insegnante di scuola primaria,
con diploma di scuola secondaria, al livello
A2 percepisce attualmente uno stipendio
di Rwf 39.500 , pari a circa 50 euro, quelli
con livello A1 guadagnano circa Rwf 98.000
(122 euro), mentre i titolari di diploma di
istruzione di formazione con livello A0 guadagnano Rwf 113.000 ( 141 euro).Un recente
provvedimento governativo ha previsto un
aumento del 10% del budget per gli stipendi
del personale della scuola unitamente a quelli della polizia e dell’esercito. Mentre i nuovi
stanziamenti si tradurranno in un aumento
di stipendio per le ultime due categorie,
in particolare per adeguare gli stipendi di
coloro che sono avanzati di grado, per quanto
riguarda gli insegnanti, il nuovo stanziamento
dovrebbe andare ad alimentare un fondo
cooperativo a cui gli insegnanti potranno
ricorrere per ottenere dei piccoli prestiti. Il
governo giustifica la scelta, rilevando che lo
stanziamento per gli insegnanti si sarebbe
tramutato in un incremento di stipendio veramente minimo e si è quindi preferito optare
per la soluzione illustrata. D’altra parte, gli
insegnanti non hanno il potere contrattuale
dei colleghi.
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
Da una newsletter di Radio Maria
Cari amici, il nome di Maria, la cui festa si
celebra il 12 Settembre, è, come dice la
canzone, "un nome dolcissimo, un nome
d'amore".
Pronunciando col cuore questo nome, insieme a quello di Gesù, ti è concesso di entrare
nella profondità della preghiera. Invoca Maria,
chiamandola per nome, nello svolgimento
della tua giornata. Lei si farà subito presente.
Invocala con cuore di figlio e la Madre
accorrerà subito in tuo soccorso. Invocala
nel pericolo, Lei ti salverà. Invocala nel bisogno, Lei provvederà. Invocala nelle lacrime,
Lei ti consolerà. Invocala nelle cadute, Lei
ti rialzerà. Invocala nella disperazione, Lei ti
indicherà la strada.
Se pronunci il suo nome col cuore, la Madre
si fa presente, ti prende per mano, ti accom-
pagna lungo il cammino, ti tiene sotto il suo
manto, ti porta sulle sue spalle.
Nel pellegrinaggio della vita, ristora le tue
labbra riarse e assetate, con i dolcissimi
nomi di Gesù e Maria.
Vostro Padre Livio
The New Times: critiche ai sacerdoti
attratti dalle comodità e dal denaro
Partendo dal caso del sacerdote della parrocchia della Sacra Famiglia di Kigali accusato
di aver utilizzato, per fini personali, dei fondi
inviati da benefattori tedeschi per le vedove
del genocidio, accusa peraltro tutta da dimostrare, nell’editoriale odierno del The New
Times viene stigmatizzato il comportamento
di un certo clero rwandese troppo incline al
richiamo mondano delle comodità e dei beni
materiali. Con durezza il giornale di Kigali
invita questi sacerdoti, non più disposti a una
vita di sacrificio, a lasciare la tonaca e fare
ritorno alla vita laicale.
Non siamo così ingenui da non comprendere come certi attacchi abbiano ben altri
fini che quello di una filiale correzione nei
confronti della Chiesa, ma è lecito chiedersi
come tali accuse possano essere mosse così
apertamente senza che nella realtà ci siano,
purtroppo, dei tristi riscontri. Forse una riflessione s'impone.
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
Materiale didattico alla Scuola di Kibali
Occhio alla penna!
Da alcuni anni la nostra
Associazione aiuta la scuola
elementare di Kibali.
In questa struttura scolastica
studiano oltre 2000 bambini, molti
di loro non hanno le possibilità per
comperare nemmeno un quaderno
o una penna.
Ogni anno portiamo loro un
quantitativo di penne, matite,
gomme, appunta lapis, righelli e
quant’altro la provvidenza ci offre.
In Rwanda, negli istituti per
l’educazione di base non ci sono
libri e i bambini studiano sugli
appunti che prendono durante le
lezioni.
Compassi, goniometri, squadre e
righelli sono una rarità, forniremo
ad ogni classe un quantitativo di
questi attrezzi che verranno
adoperati collettivamente.
Vogliamo dare la possibilità a tutti
i bambini di avere il materiale
necessario per trascrivere le
nozioni che riescono ad
apprendere durante le lezioni.
Chi volesse aderire a questo
progetto può farci avere il
materiale suddetto o contattarci.
Non si raccolgono quaderni o
blocchi notes, perché il peso della
carta è eccessivo e possiamo
trasportare bagagli per soli 46kg
a persona. Il materiale cartaceo
viene acquistato sul posto.
Ringraziamo anticipatamente tutti
coloro che aderiranno a questa
iniziativa, questa volta basta una
penna per donare un sorriso.
36
Ricordi… del pellegrinaggio “Medjugorje 2009”
Molti sono stati i pellegrinaggi a cui io e mia
sotto il sole, siamo giunti in alto nel raccoglimoglie Maria Grazia abbiamo partecipato, ma a
mento recitando il santo rosario. Giunti di fronte
Medjugoje, non eravamo mai andati. Con grande
alla statua poi, come ci ha invitato a fare la nostra
piacere ho da subito accolto la proposta che
accompagnatrice, abbiamo affidato tutte le paure,
mi venne fatta e già nell’autunno del 2008 ci
difficoltà e richieste alla Madonna, la quale
siamo messi a lavoro per organizzare il tutto nel
quotidianamente ci invita a pregare per ottenere
migliore dei modi. Questo non è stato difficile
la pace. Stranamente infatti la nostra discesa,
grazie alla preparazione e l’esperienza di Angelo
ugualmente faticosa come la salita, è stata più
“segretario di Kwizera” che di quei luoghi è
abbastanza pratico. Inizia per tanto la collaborazione tra l’associazione Kwizera Onlus e
l’Agezia AltroQuando Viaggi di Castelnuovo
Garfagnana. In poco tempo si è raggiunto
un bel gruppo di persone che volevano
fare questa esperienza e così, la sera del
Venerdì 19 Giugno 2009, siamo partiti dalla
Garfagnana verso il piccolo villaggio della
Bosnia Erzegovina. Poco a poco che salivano
i partecipanti si notavano sia facce già conosciute sia molti volti nuovi, ma questo non è Il gruppo “Kwizera 2009” sulla collina delle apparizioni
stato un problema in quanto il gruppo già dai
primi minuti si è presentato unito e affiatato.
leggera con una bella sensazione di serenità.
Siamo tornati in centro, giusto in tempo per la
Il viaggio di andata è stato fatto di notte, arrivando
Messa Internazionale poi cena e tutti a dormire.
cosi la mattina del sabato a Medjugoje, dove ad
La mattina successiva siamo partiti alla volta del
aspettarci era la signora Bozena, proprietaria
monte della croce. Recitando la via Crucis siamo
dell’ albergo, la quale subito dal primo istante si
arrivati fino alla Croce alta 8 metri che contiene
è dimostrata molto accogliente e disponibile. È
un Santa reliquia della croce di Gesù “donata
con il sorriso sulle labbra e a braccia spalancate
dal papa in occasione della sua inaugurazione
che ci ha aperto le porte di casa; proprio di casa,
avvenuta nel 1933 in ricordo dei 1900 anni della
perchè in tutta la durata del pellegrinaggio ci ha
passione di Cristo”. Anche qui la salita si presenta
fatto sentire perfettamente a nostro agio, come a
dura….. ma pregando abbiamo tranquillamente
casa nostra.
superato la fatica e le asperità del terreno.
Abbiamo pranzato e ci siamo riposati un po’, poi
L’emozione è stata tanta alla vista della croce e
siamo partiti per salire sul monte delle apparizioni
la voglia di pregare veniva spontanea. Dopo una
accompagnati da una guida locale. Be’ una guida
pausa di meditazione, via per fare rientro alla penanche spirituale che ci ha parlato, spiegato e
sione per il pranzo. Nel pomeriggio siamo andati
aiutato a pregare con una particolare luce negli
ad un incontro con alcuni ragazzi della comunità
occhi, lasciando dentro di noi il segno per una
Cenacolo, comunità nata dalla volontà di una
testimonianza unica. Il sentiero che conduce alla
suora. Anche questa esperienza e stata veramente
Statua di Maria, posta sulla cima, è veramente
toccante, due giovani ragazzi ci hanno raccontato
impervio, completamente ricoperto di sassi e
la loro vita…partendo dagli errori commessi,
pietre resi lisci dai milioni di piedi che, a volte
egoismi e difficoltà incontrate…toccare il fondo
anche scalzi, lo hanno percorso.
e grazie all’incontro con Dio rialzarsi in piedi
e cercare una vita migliore. Questi giovani ci
Nonostante le difficoltà che alcuni di noi potevano
hanno raccontato l’ingresso e la vita in comunità,
avere a salire quel percorso ripido e scivoloso
essere aiutati da un angelo custode “un ragazzo
della stessa comunità” e piano piano acquistare
la voglia di vivere e la comunione fraterna. La
riflessione sulla nostra vita sorge spontanea:
quante volte invece di aiutare chi è in difficoltà
abbiamo fatto finta di non vedere “Tanto è soltanto
un drogato” senza considerare che dietro c’era
solo una persona in difficoltà!! Tutti colpiti da
quest’ulteriore esperienza….siamo andati alla
consueta messa serale. Alcuni fortunati di noi
hanno avuto la possibilità di assistere all’apparizione della Madonna e l’emozione provata
si leggeva nei loro occhi quando ci hanno raccontato l’esperienza vissuta. Non si torna via da
Medjugoie senza il desiderio di pregare e con
la voglia di affidare la propria vita alla Regina
della Pace. Anche il giorno successivo è stato
ricco di importanti appuntamenti come la visita
all’Oasi della Pace, un grande giardino con una
piccola e raccolta chiesa, dove abbiamo ascoltato la testimonianza di un suora che ci ha raccontato il passaggio da ragazza ribelle, fino alla
nascita della vocazione. Santa messa in italiano
in parrocchia e pranzo. Nel pomeriggio visita alla
Parrocchia di San Biagio con preghiera di benedizione e guarigione con Padre Marino. Incontro
con Padre Danko e anche lui con la sua parola
ha reso più forte la nostra esperienza. Al’alba
del giorno 23 giugno inizia il nostro viaggio di
ritorno; salutando con molto affetto la signora che
ci ha così gentilmente aiutalo nell’organizzazione,
riprendiamo la via di casa.
Una esperienza, questa di Medjugorje, che ci ha
toccato nel profondo, lasciando in noi il ricordo
di straordinari momenti di spiritualità. La carica
trascendente che si riceve in quel luogo, tanto
benedetto da Dio, ci invita a ripetere questa esperienza. È bello una volta l’anno staccare la spina ed
andare a ristorare la nostra mente, il nostro cuore,
la nostra anima, sotto il manto amoroso di Maria.
Chi volesse unirsi a noi nel prossimo pellegrinaggio troverà di seguito alcune informazioni e
numeri telefonici di riferimento. Che dire…vi
aspettiamo!!!
Simone Salotti, Maria Grazia Pioli
PELLEGRINAGGIO A MEDJUGORJE 2010
Il viaggio in autobus, della durata di 5 giorni, si svolgerà con partenza alle ore 20,30 del giorno giovedì 17 giugno mentre il rientro è
previsto nella notte di martedì 22 .Le attività del pellegrinaggio saranno le seguenti:
•
Escursione sulla collina delle apparizioni “Podbrdo”.
•
Escursione sulla montagna della croce “Krizevac”.
•
Visita alla comunità Mariana “Oasi della Pace”
•
Partecipazione alle attività religiose della parrocchia.
•
Visita ad una delle numerose comunità religiose.
•
Incontro con un veggente (se possibile)
•
Escursione, con preghiera, notturna sulla collina delle apparizioni.
•
Visita guidata alla città di Mostar.
Tutte le attività del pellegrinaggio verranno pianificate sul posto, in base alle programmazioni locali ed alle rispettive disponibilità. In
particolare l’incontro con i veggenti sarà possibile compatibilmente con la presenza a Medjugorje dei veggenti stessi ed alla loro disponibilità a ricevere i pellegrini; disponibilità ormai sempre più ridotta considerando che i veggenti sono tutti sposati con figli ed alcuni
di loro vivono in altri luoghi. Anche se faremo il possibile per realizzare gli incontri, questi non possono essere da noi sempre garantiti.
Quota di partecipazione: € 370,00
Pellegrinaggio Kwizera 2009
Per prenotare o ricevere maggiori informazioni contattare:
Altroquando Viaggi, via Fulvio Testi, 1E Castelnuovo Garfagnana (LU) Tel: 0583 641375 oppure la nostra Associazione al 0583 730440
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
37
La bicicletta
Quando la salita si fa più dura si scende e
si spinge, salvo poi recuperare quando si
scollina e ci si tuffa in discese mozzafiato,
anche quando la strada è sterrata. L'abilità dei
guidatori è fuori discussione! Sui pochissimi
tratti in asfalto sembrano ciclisti professionisti.
La bicicletta è di gran lunga il mezzo di trasporto più diffuso in Rwanda, soprattutto in
campagna.
Fa da mezzo di trasporto per le persone e
per le merci. Lungo le strade sterrate che
s'inerpicano sulle colline è frequente incontrare biciclette che fanno da taxi, con il passeggero accomodato sul sellino posto sulla
ruota posteriore e il guidatore impegnato a
pigiare sui pedali nei tratti in cui la pendenza
lo permette.
Mancando in Rwanda, come in moltissimi
altri paesi africani della fascia equatoriale,
qualsiasi animale da soma ( il cui mantenimento è ritenuto troppo oneroso in termini
di alimentazione) la bicicletta è in pratica
l'unico mezzo a disposizione degli abitanti
dei villaggi per trasportare merci. E' per questo che sulle strade s'incontrano biciclette
stracariche di caschi di banane, di sacchi di
fagioli o di farina, di casse di birra e di tanto
altro.
Le biciclette, caricate all'inverosimile, non
possono più essere condotte dal guidatore
ma solo spinte. A volte si vedono anche dei
carichi molto particolari. Avete provato a
contare quante galline ci sono sul sellino di
questa bicicletta?
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
Attenzione ai sacchetti di platica quando si
arriva a Kigali
La settimana scorsa, il Presidente Paul
Kagame ha firmato la nuova legge nazionale
che limita la fabbricazione, l'uso, l'importazione e la vendita di sacchetti di polietilene
in Rwanda. L'uso di questi sacchetti da
parte delle imprese nelle loro operazioni
commerciali è permessa solo su autorizzazione scritta dell’Autorità che sovrintende alla
gestione dell’Ambiente (REMA). Le imprese
autorizzate all’utilizzo dei sacchetti di plastica
dovranno garantire la gestione del relativo
smaltimento.Gravi sanzioni sono previste
per le società commerciali e per le persone
trovate in possesso di sacchetti di polietilene
vietati senza la prescritta autorizzazione: è
prevista una reclusione da sei a dodici mesi
o una multa tra 100.000 e 500.000 Rwf (
da 1500 a 7000 euro circa). Analogamente
sono previste sanzioni per chi vende senza
autorizzazione tali sacchetti. La nuova legge
aggiorna la normativa in vigore fin dal 2006,
che vietava in maniera drastica i sacchetti di
plastica inferiori a 100 micron di spessore
e che aveva sollevato qualche perplessità
in particolare fra i commercianti. Attenzione
quindi quando si sbarca a Kigali a non portarsi al seguito i soliti sacchetti di plastica da
duty free.
Tratto dal Blog "Albe Rwandesi"
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
Allora disse ai suoi discepoli: "La
messe è molta, ma gli operai sono
pochi! 38Pregate dunque il padrone
della messe che mandi operai nella
sua messe!".
37
(Mt 9,37/38)
38
Grazie al vostro aiuto, abbiamo fatto:
1) Acquisto di un terreno nei pressi
dell’ospedale di Muhura, destinato
alla costruzione di uno spaccio, di
alloggi per infermieri e personale
sanitario.
2) Acquisto di un terreno di circa
due ettari con annessa una piantagione di banane, destinato alla
produzione di alimenti per la scuola
superiore di Cyeza.
3) Acquisto di due piccoli terreni
adatti alla costruzione di abitazioni
da destinare alle famiglie più bisognose, anche questi sulla collina di
Cyeza.
4) Acquisto del terreno dove ora
sorge la fattoria di Cyeza.
5) Contributo per l’acquisto di un
mezzo fuoristrada alla comunità
delle suore Oblate dello Spirito
Santo di Cyeza.
6) Finanziato la costruzione di un
alloggio per i responsabili dei progetti.
7) Acquisto di un terreno di circa
due ettari, destinato alla coltivazione di alimenti da distribuire alla
mensa scolastica di Cyeza.
8) Costruzione di una fattoria di
bestiame, sulla collina di Cyeza.
9) Realizzato un progetto di apicoltura nella diocesi di Byumba.
17) Erogato un contributo in sostegno delle Missioni del Burkina Faso.
10) Erogato un contributo economico per la spedizione di un container in Rwanda.
18) Realizzata una stalla per mucche e capre a Nyinawimana.
11) Realizzati terrazzamenti radicali
sulla collina di Nyinawimana .
18. Stalla di Nyinawimana. 2005
19) Acquistato bestiame selezionato per dare inizio alla produzione.
11. Terrazzamento radicale. 2004
12) Consegnato materiale didattico
per i bambini dalla scuola di Kibali.
20) Potenziato il progetto di apicoltura, sulla collina di Nyinawimana,
con tecniche moderne.
13) Realizzato un progetto moderno per l’allevamento di polli con
l’incubatrice.
14) Inviate attrezzature didattiche
(televisione, DVD, fotocopiatrice,
computer, cancelleria ecc) alla
scuola superiore di Cyeza.
15) Portato un contributo annuale
alle missioni che ogni anno visitiamo.
20. Apicoltura moderna. 2005
21) Contribuito alla costruzione di
un edificio per gli orfani dello Sri
Lanka colpiti dal maremoto del 26
Dicembre 2004.
16) Dal 2003 abbiamo iniziato un
progetto di adozioni a distanza, che
prosegue con successo, donando
speranza ad un numero sempre
maggiore di bambini.
21. Per gli orfani dello Sri Lanka. 2005
8. Fattoria di Cyeza. 2003
16. Adozioni a distanza, dal 2003
22) Realizzata una struttura multifunzionale per lo stoccaggio e la
lavorazione della produzione agricola della fattoria di Nyinawimana.
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
39
29) Costruzione di 47 abitazioni al 34) Locale cucina annesso al Centro
villaggio BaTwa (pigmei) di Kibali. Sociale di Nyagahanga.
22. Magazzino di Nyinawimana. 2006
23) Fabbricata una cisterna di circa
150.000 litri per la raccolta di acqua
piovana da destinare all’irrigazione
dei terrazzamenti di Nyinawimana.
29. Abitazioni Villaggio Twa. 2007/8
23. Cisterna di Nyinawimana. 2006
30. Recupero strutture Nyagahanga. 2008
24) Riforestato il lato sud ovest
della collina di Nyinawimana.
31) Sviluppo attività produttive e
36) Progetto MikAn “Affidamento di
cooperative di Nyagahanga.
capre alle famiglie”
34. Locale cucina annessa al Centro Sociale. 2008
30) Recupero strutture Parrocchiali 35) Realizzato l’acquedotto “Lake
a Nyagahanga.
Angels” di Kiruri.
35. Acquedotto Lake Angels di Kiriri 2009
25) Erogato un contributo economico in aiuto di Radio Maria Rwanda.
26) Progetto di microcredito nella
Diocesi di Byumba.
31. Laboratori di Nyagahanga. 2008
27) Realizzate tre aule scolastiche
presso l’istituto di Kibali.
36. Progetto MIKAR “consegna al gruppo di Ngarama”
32) Attrezzature Agricole per la fattoria di Rwesero.
37) Terrazzamento e bonifica agricola della collina dei BaTwa di
33) Centro Sociale “Alberto Ghilotti” Kibali.
di Nyagahanga.
27. Aule scolastiche di Kibali. 2007
28) Dal 2007 abbiamo dato vita ad
un progetto di sostegno ai sacerdoti.
33. Centro Sociale “Alberto Ghilotti”. 2008
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
37. Terrazzamento al villaggio Batwa. 2009
40
38) Realizzato un edificio atto ad
ospitare un laboratorio per la produzione di indumenti di maglieria
nella parrocchia di Bungwe.
“Andate in tutto il mondo e portate il
Vangelo ad ogni creatura”
(Mc 16,15)
38. Laboratorio di maglieria a Bungwe 2009
42. Pasti per i bambini bisognosi dal 2009
39) Acquistato un motociclo per i
responsabili del progetto adozioni.
43) Nuove strutture e migliorie esterne al Centro Sociale di
Nyagahanga.
40) Corsi di formazione e realizzazione di manuali specifici in collaborazione con il Centro Sociale
“Alberto Ghilotti” di Nyagahanga.
43. Nuove strutture al Centro di Nyagahanga 2009
40. Corsi di formazione presso il Centro Sociale. 2009
Accendi un sorriso
con il 5 x Mille.
Già dagli anni precedenti,
l’A ssociazione Kwizera, rientra
nell’elenco delle Onlus che beneficiano del 5 x mille. Informiamo
quindi tutti i lettori della rivista
affinché possano valutare la possibilità di devolvere alla causa degli
“ultimi del mondo” la loro offerta.
Vi ricordiamo che la donazione di
questa oblazione non è a vostro
carico (non vi costa niente), ma verrà
erogata dallo stato, detraendo dalla
dichiarazione dei redditi la suddetta
percentuale.
Passaparola!!!
41) Dato inizio alla produzione su
larga scala di jatropha.
43. Pavimentazione esterna al Centro di Nyagahanga 2009
42) Pasti quotidiani per i bambini
indigenti presso il Centro Sociale
di Nyagahanga “dal 2009 grazie al
Gruppo Missioni, Caritas parrocchiale di Piazza al Serchio (Lu)”
44) Contribuito all’acquisto di un
fuoristrada a Nyagahanga.
Associazione
Kwizera Onlus
INSERISCI SULLA TUA
DICHIARAZIONE DEI
REDDITI:
C.F. 90006470463
42. Locale mensa del Centro Sociale A.G. 2009
Info: [email protected] tel.
0583 730440
cell. 328 1888534
Associazione KWIZERA ONLUS Gruppo Missionario di Gallicano Via Cavour, 37 - 55027 Gallicano LU - Tel. 0583.730440 - Cell. 328.1888534 - e.mail: [email protected] - www.kwizera.it
41
I nostri progetti per la Missione Kwizera 2010
1)Integrazione popolazione Batwa
(Pigmei):
Dopo avere completato, nella primavera del
2008, le 47 abitazioni per i rispettivi nuclei
familiari che compongono l’esigua popolazione dei 250 Batwa (pigmei) di Kibali, ci
apprestiamo a compiere la prossima mossa
in sostegno del popolo dei piccoli uomini.
Il progetto abitativo si aggiunge ad un programma formativo per l’educazione di base,
iniziato nel 2006, che mira alla piena integrazione di questa comunità nella società
Rwandese.
Alcuni bambini di piccola età sono stati
inseriti nel progetto di “Adozione a distanza”,
hanno avuto quindi la possibilità di accedere
alle lezioni nel vicino Istituto Scolastico
di Kibali. Potranno imparare a leggere e a
scrivere, a fare i conti e avranno modo di
socializzare con i bambini dei villaggi vicini.
Il prossimo passo che a questo punto ci
apprestiamo a compiere è quello di insegnare loro come si coltiva, facendo piantare
ad ogni famiglia qualche albero da frutto
ed insegnando i rudimenti dell’agricoltura.
Per meglio riuscire in questo intento, provvederemo alla realizzazione di una serie di
terrazze radicali sull’intero territorio coltivabile occupato dai Batwa. La superficie
complessiva da terrazzare è di circa nove
ettari (pressappoco diciotto campi da calcio).
Grazie al prezioso contributo del “Comitato
Fiaccolata di Gallicano e Valle del Serchio”
sono stati terrazzati nel 2009 i primi quattro
ettari di collina. Il prossimo anno terrazzeremo i restanti cinque. Non appena avranno
appreso queste prime nozioni e la coltivazione degli “orti di famiglia” procederà senza
particolari difficoltà, inizieremo ad avvicinare
i Twa all’allevamento di piccoli animali come
capre, conigli e maiali.
È nostra intenzione di adoperarci per migliorare le condizioni di vita di questi “originali e
stravaganti” abitanti delle foreste che, dopo
la progressiva scomparsa del loro abitat
naturale, faticano ad integrarsi nel mondo
che li circonda.
2)Progetto MIKAN:
Progetto: Donare a giovani coppie una
capra con l’impegno di trasmettere il primo
capretto a una nuova coppia e così di seguito.
Finalità: valorizzare queste giovani famiglie,
cercando di trasmettere loro il messaggio
circa la necessità di affiancare a una vita di
fede anche l'impegno personale necessario
a migliorare le proprie condizioni di vita e
costruire un futuro migliore per sé e per i
figli che verranno. Favorire la nascita di uno
spirito comunitario con l’apertura alle altre
coppie facenti parte del gruppo e con la coppia destinataria del primo capretto.
Destinatari: giovani coppie, individuate tra
quelle inserite nei percorsi di pastorale familiare parrocchiale (eventualmente anche tra
i neo sposi all’esito del corso per fidanzati),
riunite in gruppi di 25 e coordinate da un
referente che dovrà operare in stretto contatto
con il parroco, al quale farà capo la responsabilità del buon esito del progetto a livello
parrocchiale.
Riflessioni:
E' indubbio che con il Progetto MIkAN,
diversamente dai precedenti, abbiamo a che
fare molto più direttamente con le persone,
con la loro mentalità, con le loro abitudini,
in una parola con la loro cultura, con tutte
le conseguenze del caso. E' però questo il
terreno su cui dobbiamo indirizzare, per il
futuro, il nostro impegno come Ass. Kwizera.
Come già si è avuto modo di sottolineare in
altre occasioni, sembra sia giunto il tempo di
privilegiare tutti quegli interventi che favoriscano, nei modi più diversi, la crescita della
responsabilità e la valorizzazione delle qualità
personali dei nostri amici rwandesi piuttosto che continuare in realizzazione, magari
importanti, ma non sempre adeguatamente
valorizzate e vissute.
3)Sostegno alle Parrocchie:
Mons. Nzakamwita Servilien, Vescovo di
Byumba, chiede all’ Associazione Kwizera di
continuare il servizio di dare la speranza alla
comunità rwandese, portando il desiderio ai
nostri cari amici e benefattori di sostenere
i sacerdoti della Diocesi di Byumba
offrendogli le Sante Messe da celebrare per i loro defunti e per le loro
intenzioni.
Dice il Vescovo: “Sarebbe non soltanto un
aiuto materiale per questa generazione di
sacerdoti molto entusiasti di portare avanti la
missione riconciliatrice del nostro popolo, ma
anche una solidarietà tra le chiese offrendosi
gli uni agli altri nell’unità di lode e di ringraziamento, donando al Signore le intenzioni
particolari di ciascuno di noi”.
L’augurio del Vescovo è che questo scambio
di preghiere e di aiuto fraterno possa dare
Per offerte e donazioni: c/c postale: 32268427 - Istituto Bancario Credito Valtellinese IBAN IT 17 M0521652160000000092361
ancor più vitalità all’ Associazione Kwizera
Onlus che è il solido ponte di collegamento
e di incontro tra il nostro popolo in cammino
di liberazione dalle povertà ed i nostri cari
benefattori.
Giriamo questa richiesta di sua eccellenza a
tutti i nostri sostenitori.
Chiunque desiderasse far celebrare delle
Sante Messe per i propri defunti o per le
private intenzioni è pregato di contattarci per
E-Mail [email protected] oppure per telefono al: 0583 730440, mobile: 328 1888534.
.
4)Sostegno logistico al centro polifunzionale di Nyagahanga:
L’Associazione Kwizera Onlus, per il tramite del Centro Sociale A.G. di Nyagahanga,
ha raggiunto un accordo di collaborazione
con l’EFA, la scuola secondaria di indirizzo
agricolo di Nyagahanga, avente la finalità
di prestare alla popolazione locale, in prevalenza dedita all’agricoltura, un’assistenza
in termini di diffusione delle conoscenze e
delle tecniche atte a migliorare le attività in
campo agricolo, sia per quanto attiene le
colture che l’allevamento degli animali, con
l’obiettivo finale di migliorare le condizioni
di vita della comunità locale. Quaderni del
Centro Sociale A.G. Come primo ambito di
collaborazione è stato individuata la realizzazione di una serie di (Quaderni), di non più
di quindici pagine che, con un linguaggio alla
portata dei destinatari, forniscano le conoscenze di base per l’allevamento di diverse
specie animali e la coltivazione di prodotti,
già localmente presenti, oltre che l’eventuale
introduzione di nuove colture. L’EFA curerebbe
la stesura del testo, restando alla responsabilità del Centro la pubblicazione e la diffusione.
Per il contenuto si attingerebbe ai manuali
CTA, con gli adattamenti ritenuti necessari
per venire incontro alle esigenze della realtà
locale.
Il primo Quaderno dovrebbe riguardare l’allevamento delle capre in quanto di immediato
uso nell’ambito del Progetto MIkAN. I titoli
successivi saranno scelti sulla base delle
riscontrate esigenze provenienti dalla comunità agricola locale.
I Quaderni saranno diffusi nell’ambito della
diocesi di Byumba a titolo gratuito. L’opera
di diffusione delle conoscenze potrà essere
supportata da altri strumenti ritenuti idonei
quali per es. incontri di formazione o confe-
42
renze.
Progetto Jatropha Il progetto prevede l’introduzione in ambito locale della coltura della
pianta della Jatropha. Si tratta di una pianta
dai cui semi si ricava del biocarburante, che
bene si adatta anche ai territori aridi e che
in una zona collinare come quella rwandese
avrebbe, per le sue caratteristiche, la funzione
non secondaria di contrastare l'erosione dei
terreni e di trattenere l'acqua piovana sui
terrazzamenti. In collaborazione con l’ EFA,
la scuola secondaria di agricoltura presente
a Nyagahanga, si procederà alla creazione di
un vivaio a cui potranno attingere i contadini
che ne facciano richiesta per avere le piantine
da mettere a dimora per la loro destinazione
definitiva. Il vivaio è ritenuta la soluzione
migliore in quanto, nella fase di semina e
nei primi mesi immediatamente successivi,
la jatropha necessita di acqua e di qualche
attenzione. In questi mesi il Centro, per il
tramite di Don Paolo, parroco di Nyagahanga,
ha già avuto modo di procedere a una prima
semina della jatropha e a ottenere le prime
piantine.
In previsione del primo raccolto, quindi a
non meno di tre anni dall’avvio del progetto,
il Centro studierà tutti gli interventi necessari
per lo sfruttamento del seme.
5) Attrezzature didattiche e contributo
economico alla scuola di Kibali:
Continua questa iniziativa in aiuto dei bambini
indigenti del nord del Rwanda.
La scuola dista pochi chilometri dalla città di
Byumba, situata in una zona molto povera del
paese. È una struttura (scolastica) abbastanza
grande, gli alunni dell’anno scolastico 2008
2009 sono stati 2003, molti di loro sono privi
di mezzi e non riescono nemmeno ad acquistare un quaderno o una penna.
Porteremo loro il materiale didattico necessario per consentirgli di ottenere una buona
istruzione di base. Questo importante progetto, di sostegno all’infanzia, si inserisce pienamente con l’iniziativa di integrazione sociale
dei bambini Twa (Pigmei) ed il programma di
“Adozione a Distanza”. Tutte queste iniziative
mirano all’aiuto concreto di quella che in realtà è, a nostro parere, la classe più debole ed
indifesa della comunità Rwandese: i bambini.
Assegneremo inoltre alla direzione didattica un contributo economico da investire
nell’ambito scolastico.
6)
Istituto Scolastico di Kiruri:
Dopo la brillante esecuzione dell’opera idrica
“Acquedotto Lake Angels” realizzato nel 2009
abbiamo deciso di indirizzare un nuovo aiuto
alla popolazione di questo piccolo villaggio.
Durante la visita è apparsa evidente la necessità di realizzare nuove aule capaci di ospitare
una parte dei numerosi bambini che frequentano la struttura. Realizzeremo un edificio
con cinque aule di 60 metri quadri ciascuna.
L’edificio della lunghezza di oltre 41 metri
servirà ad alleviare la penuria di aule scolastiche. Fino ad oggi i bambini erano costretti
a frequentare le lezioni ammassati anche in 4
per banchino. Nelle belle giornate le lezioni
si spostavano sotto un albero con i problemi
e le distrazioni che inevitabilmente si verificano in uno spazio all’aperto. Il comitato
locale che gestirà il progetto è lo stesso della
realizzazione precedente. I lavori verranno
eseguiti con tecniche d’avanguardia tenendo
in considerazione l’aspetto della luminosità
interna dei locali, in modo da agevolare
la lettura degli studenti. Come al solito la
manodopera non specializzata verrà fornita
gratuitamente dai genitori degli alunni e dagli
abitanti del villaggio. Questo modo di operare
coinvolgendo al massimo tutte le realtà locali
è, a nostro parere, il migliore per non cadere
nell’assistenzialismo e creare una coscienza
sociale all’interno delle piccole comunità.
Come il precedente progetto eseguito a Kiruri
anche l’edificio scolastico verrà realizzato con
l’aiuto dei Lake Angels, gli amici di Barga in
provincia di Lucca, che da anni condividono
con noi progetti in aiuto degli amici rwandesi.
7)
Aula di informatica:
Conoscere per crescere, è questa la filosofia
di Kwizera. Dai colloqui preparatori che hanno
portato all’avvio del Progetto Cagefa è emersa
la grave carenza di conoscenze informatiche
fra il corpo docente dell’EFA e fra gli alunni della scuola. Esigenze di apprendere le
conoscenze di base nell’uso del computer
sono emerse anche all’interno della comunità
locale.
Si è pertanto deciso di allestire un’aula informatica con la strumentazione necessaria ( una
decina di postazioni pc) nei locali del Centro
A.G. , dove tenere dei corsi sull’uso del computer riservati al corpo docente dell’EFA e
della scuola primaria di Nyagahanga, agli studenti che ne faranno richiesta e a esponenti
interessati della comunità locale.
L’aula di informatica verrà intitolata alla
memoria di Alberto Biagioni, amico di Borgo
a Buggiano (Pt) deceduto nell’agosto del
2009 dopo un incidente stradale.
8)
Progetto adozioni a distanza:
Continua il progetto di adozione a distanza
che fino ad oggi ha riscosso un grande interesse.
Che cosa è: un servizio alla vita, nel
nome della Speranza.
Un gesto solidale e concreto, alla portata di
tutti: singoli, famiglie, gruppi…
Consiste nel sostegno economico mirato a
garantire ad uno o più bambini i beni primari:
alimenti, medicinali, vestiario, istruzione ed
educazione.
L’espressione “adozione a distanza” ha in sé
alcune intuizioni importanti; gli aiuti vanno
ai bambini che sono, presso tutti i popoli,
la parte più debole ed indifesa, ancor più
laddove regnano la guerra, la fame e molte
altre difficoltà.
La parola “adozione” contiene in sé l’idea
di continuità; non basta dare un aiuto una
tantum, ma trattandosi di bambini, bisogna
essere loro vicini per un periodo relativamente
lungo, come una madre si cura dei suoi figli
e li aiuta fino a quando non sono grandi ed
autonomi.
A distanza, perchè i piccoli vengono aiutati dove sono nati, senza sradicarli dal loro
mondo, dalla loro cultura, dalla loro terra e
dall’ambiente familiare.
L’adozione a distanza offre a tutti, giovani ed
adulti, ma soprattutto alle famiglie ed alle
comunità, la possibilità di “accendere” nella
vita di questi bambini una luce di speranza e
di gioia, contribuendo, con questo gesto di
solidarietà concreta, ad offrire ad un bambino
rwandese un’infanzia più serena.
Informiamo chi fosse interessato, che il contributo per l’adozione è di 115,00 Euro annui.
Sono questi i progetti che ci sono stati
presentati come prioritari dai nostri
referenti locali, sono questi i programmi che, con il vostro contributo,
cercheremo di realizzare.
Consorzio Agrario: Adorni Pallini Massimiliana
Via Pio la Torre Castelnuovo Garf.na (Lu) 0583 639196
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Cinque per mille: una firma che
può fare molto per chi ha niente
La crisi che ormai da diversi mesi sta facendosi sentire in tutto il mondo, incidendo sulla vita quotidiana delle famiglie e sulle economie degli stati, si ripercuote anche sull’attività delle associazione del
volontariato che trovano sempre maggiori difficoltà a reperire nuovi fondi per finanziare le iniziative a
favore dei più bisognosi. Per fortuna esiste il meritorio strumento del cosiddetto 5 per mille. Con una
semplice firma, senza alcun aggravio sulle già provate tasche di ognuno di noi, si può decidere di assegnare il 5 per mille dell’IRPEF a un’associazione operante nel volontariato di nostra scelta. Tra queste
c’è l’Associazione Kwizera Onlus operante a favore delle popolazioni del Rwanda. Perché Kwizera Onlus
dovrebbe essere destinataria del tuo 5 per mille è subito detto. Perché per ogni euro raccolto ben 90
centesimi si concretizzano in progetti in terra rwandese. Nel 2008 sono stati destinati ai diversi progetti
condotti in Rwanda centomila euro. Tale cifra rappresenta il 90,5% dell’intero ammontare dei fondi che
benefattori e sponsor hanno messo a disposizione dell’Associazione. Un risultato che tiene conto di
costi di gestione, contenuti nei limiti del 2,1% dei fondi raccolti, e delle spese per le pubblicazioni (
la bella rivista annuale e il calendario) e per le iniziative sociali che incidono complessivamente per
il 6,9%. Tali risultati sono il frutto del grande impegno nella raccolta dei fondi e del contributo totalmente gratuito dei volontari impegnati nell’Associazione che arrivano a pagarsi di tasca propria anche
il costo, non particolarmente contenuto, dei viaggi in Rwanda. Fa piacere sottolineare l’ottimo livello
di efficienza con cui i responsabili di Kwizera hanno saputo gestire i fondi che con fiducia sono stati
loro affidati da tanti benefattori. Efficienza e trasparenza nella gestione, coniugate con l'impegno e la
dedizione dei volontari, sono il grande patrimonio di un’Associazione che da anni sa far incontrare
generosità e bisogni. Tutti i progetti condotti a termine in questi anni e le iniziative in corso le puoi
trovare sul sito www.kwizera.it o scorrendo i post di http://alberwandesi.blogspot.com
Martino Ghilotti
Sei stanco di stare a guardare…?
Hai tempo da donare e voglia di farlo…?
Vuoi darci una mano…?
Contattaci!
Tel. 0583 730440 – Cell. 328 1888534
email: [email protected] - Web site: http://www.kwizera.it
Per contribuire alla causa degli ultimi del mondo non servono particolari doti o straordinarie capacità. Non occorre neppure avventurarsi in una faticosa trasferta in Rwanda…
ma portare i Rwandesi nel cuore!
Solo quelli che sono tanto pazzi, da pensare di cambiare il mondo, a volte riescono a farlo… Unisciti a noi e insieme, a piccoli passi lo cambieremo!
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