OPUSCOLO INFORMATIVO DEI LAVORATORI (ai sensi degli artt. 36 e 37 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.) LA PREVENZIONE DAI RISCHI LEGATI ALLE RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI a cura del RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE del Centro ENEA di Brindisi tel. +39 0831 201216 – fax +39 0831201251 Versione 1 del 14 gennaio 2010 Pubblicazione destinata ad uso interno Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile e-mail: [email protected] SPP CR Brindisi Edizione gennaio 2010 1. Introduzione Alle radiazioni ottiche si associa quella porzione dello spettro elettromagnetico che va dall'ultravioletto (UV) all'infrarosso (IR), passando per il visibile (VIS). Le radiazioni ottiche possono essere prodotte sia da fonti naturali che artificiali. La sorgente naturale per eccellenza è il sole che, come è noto, emette in tutto lo spettro elettromagnetico. Le sorgenti artificiali, invece, possono essere di diversi tipi, a seconda del principale spettro di emissione e a seconda del tipo di fascio emesso (coerente o incoerente). Per quanto riguarda lo spettro di emissione, oltre all'ampia gamma di lampade per l'illuminazione che emettono principalmente nel visibile, esistono lampade ad UVC per la sterilizzazione, ad UVB-UVA per l'abbronzatura o la fototerapia, ad UVA per la polimerizzazione o ad IRA-IRB per il riscaldamento. Tutte le precedenti lampade emettono luce di tipo incoerente, mentre, nel caso dei laser, si è in presenza di sorgenti monocromatiche (una sola lunghezza d'onda), con fascio di elevata densità di energia, altamente direzionali e, appunto, coerenti (la fase di ciascun fotone viene mantenuta nel tempo e nello spazio). La possibilità di focalizzare un fascio di questo tipo anche a grandi distanze impone un certa cautela nell'utilizzo dei laser e, in molti casi, l'obbligo di adeguate misure di protezione per coloro che ne possono venire a contatto. Da qui la necessità di suddividere i laser in 4 classi, che vanno dalla classe 1, in cui non è pericolosa l’osservazione prolungata e diretta del fascio, alla classe 4, in cui è pericolosa anche l’osservazione della luce diffusa da uno schermo. 2. Gli effetti sulla salute I principali rischi per l'uomo derivanti da un'eccessiva esposizione a radiazioni ottiche riguardano essenzialmente due organi bersaglio, l'occhio in tutte le sue parti (cornea, cristallino e retina) e la cute. LA PREVENZIONE DAI RISCHI LEGATI ALLE RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI 2 Come per le radiazioni ionizzanti, i danni procurati a tali organi possono avere un ben preciso rapporto di causa-effetto, cioè è possibile stimare una dose soglia affinché il danno si manifesti (effetto deterministico), oppure può non esserci una correlazione tra causa ed effetto ed allora si parla di effetto stocastico. Non tutte le lunghezze d'onda appartenenti alle radiazioni ottiche, inoltre, hanno gli stessi effetti su occhio e cute, come mostrato nella tabella sottostante. RADIAZIONE OTTICA ULTRAVIOLETTO VISIBILE INFRAROSSO OCCHIO CUTE fotocheratocongiuntivite (UVB-UVC), cataratta fotochimica (UVB) eritema (UVB-UVC), sensibilizzazione (UVAUVB), fotoinvecchiamento (UVC-UVB-UVA), cancerogenesi (UVB-UVA) fotoretinite (in particolare da luce blu, 380-550 nm) ustioni corneali (IRC-IRB), cataratta termica (IRB-IRA), danno termico retinico (IRA) fotodermatosi vasodilatazione, eritema, ustioni Nel caso in cui la sorgente luminosa sia rappresentata da un laser, gli effetti sopra riportati risultano, nella maggior parte dei casi, amplificati e spesso irreversibili. Questo è dovuto alle caratteristiche che un fascio laser possiede. Anche per questo si parla spesso di rischi indiretti da laser, come incendi ed esplosioni. Un discorso a parte meritano le sorgenti (laser o non) di luce blu (380550 nm) e quelle di IRA. Entrambe queste lunghezze d'onda vengono focalizzate dall'occhio e pertanto contribuiscono alla dose assorbita dalla retina. La luce blu viene spesso sottovalutata in quanto appartenente allo spettro di luce visibile e quindi erroneamente considerata "sicura". Le sorgenti di IRA, invece, pur giungendo fino alla retina, risultano "invisibili" e quindi, in presenza di una loro forte intensità, non vengono minimamente ostacolate da quei meccanismi istintivi come il riflesso palpebrale o quello di allontanamento. 3. Incidenza E' molto difficile avere stime attendibili sull'incidenza di infortuni professionali dovuti all'esposizione a radiazioni ottiche. Questo lo si può capire se si pensa principalmente a due ragioni. La prima è che, a parte alcune eccezioni (eritema o ustioni), gli effetti non sono immediatamente riscontrabili. LA PREVENZIONE DAI RISCHI LEGATI ALLE RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI 3 La seconda è che ogni giorno ciascuno di noi è esposto alla luce, sia artificiale che solare, in dosi difficilmente quantificabili e secondo modalità (luce diretta o diffusa) estremamente disomogenee. Ad ogni modo patologie come i tumori della pelle, tra cui il melanoma, sono ormai da tutti riconosciute fortemente dipendenti dall'esposizione a radiazione ottica ultravioletta. Nel caso dei laser, invece, le lesioni si manifestano molto più velocemente ed è per questo che, nel loro maneggiamento, il personale è tradizionalmente più cauto (e di solito anche più formato) e gli incidenti meno probabili. 4. I Principi della Prevenzione • • • • 5. Valutare le radiazioni ottiche secondo le metodologie proposte dal'IEC per quanto riguarda i laser e le raccomandazioni del CIE e del CEN per quanto riguarda le sorgenti incoerenti; Considerare eventuali lavoratori particolarmente sensibili (ad esempio senza cristallino) o sensibilizzati (uso di sostanze chimiche fotosensibilizzanti); Risanare, se necessario, l'ambiente di lavoro per minimizzare i livelli di esposizione; Proteggere il lavoratore mediante dispositivi di protezioni individuali (occhiali e indumenti come camici per la cute). La normativa vigente Il Capo V del D.Lgs 81/08 stabilisce le prescrizioni minime di protezione per i lavoratori contro i rischi per la salute e per la sicurezza derivanti dall'esposizione alle radiazioni ottiche artificiali durante il lavoro. Questo significa che non si fa nessun riferimento a tutte quelle categorie di lavoratori esposti, per adempiere ad una determinata mansione, a radiazioni solari. E' buona prassi, qualora fosse necessario, valutare anche questo tipo di esposizione, così come qualsiasi altro rischio per la salute e la sicurezza del lavoratore (art. 28 comma 1 del D.Lgs 81/08). I limiti di esposizione a radiazioni ottiche (coerenti ed incoerenti) sono riportati nell'allegato XXXVII del Testo Unico in materia di sicurezza (D.Lgs. 81/08). 6. I Raggi UV I raggi ultravioletti (UV) costituiscono la componente della radiazione elettromagnetica con lunghezza d’onda compresa fra 10 e 400 nm, quindi più piccola della luce visibile colorata, che ha invece lunghezze d'onda da 400 a 700 nanometri. LA PREVENZIONE DAI RISCHI LEGATI ALLE RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI 4 La scienza divide le radiazioni UV in due regioni: vicino (400-200 nm) e lontano (200-10 nm). Esiste tuttavia un’altra suddivisione che si basa sugli effetti sulla salute umana: i raggi A, noti comunemente come UVA, hanno lunghezza d'onda da 320 a 400 nm; i raggi B, o UVB, hanno lunghezze più basse (280-320 nanometri) e, a causa della più forte energia, sono spesso responsabili delle scottature; i raggi C, o UVC, con lunghezza d'onda inferiore a 280 nanometri, sono quelli a più alta energia e più dannosi. Gran parte dei raggi UV che raggiungono la terra sono costituiti da UVA, in quanto le radiazioni UV di lunghezza d’onda più corta sono assorbite dallo strato di ozono dell'atmosfera. Gli UV-A sono i meno dannosi a livello di scottature, possono sempre causare ustioni ad alte dosi e una sindrome denominata acne di Maiorca. Sono i principali responsabili dell’invecchiamento della pelle; anche gli UVB fanno la loro parte. Alte intensità di UV-B sono dannose per gli occhi, e un'esposizione prolungata può causare il flash di welder (fotocheratiti). Sia gli UV-B che gli UV-C danneggiano le fibre di collagene, e quindi accelerano l'invecchiamento della pelle. Gli UVA penetrano più in profondità nella pelle, rispetto agli UV-B che gli UV-C, e alterano (danneggiano) le cellule che producono le fibre di collagene o fibroblasti. Recenti studi hanno dimostrato che i filtri (creme) solari proteggono bene contro i raggi UV-B, ma poco contro i raggi UV-A, i maggiori responsabili dell’invecchiamento solare. L’80 per cento delle rughe è provocato dal sole. Gli UV-B sono ritenuti una delle cause di cancro alla pelle come il melanoma. La radiazione ionizza le molecole di DNA delle cellule della pelle, inducendo basi adiacenti di timina a formare legami covalenti. LA PREVENZIONE DAI RISCHI LEGATI ALLE RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI 5 Come difesa contro la luce ultravioletta, dopo una breve esposizione il corpo si abbronza rilasciando melanina, un pigmento scuro. La quantità di melanina varia a seconda del tipo e del colore della pelle. La melanina aiuta a bloccare la penetrazione degli UV e impedisce che questi danneggino la parte profonda della pelle. 6.1 Gli utilizzi Le lampade fluorescenti sfruttano l'emissione ultravioletta del mercurio a bassa pressione. Un rivestimento fluorescente all'interno del tubo assorbe gli UV e li trasforma in luce visibile. Lampade ultraviolette (senza lo strato di conversione in luce visibile) sono usate per analizzare minerali, gemme e nell'identificazione di vari oggetti. Molti materiali sono simili in luce visibile, ma rispondono in modo diverso alla luce ultravioletta, o presentano caratteristiche di fluorescenza diverse a seconda che vengano usati UV corti o lunghi. Coloranti UV fluorescenti sono usati in molti campi (per esempio, in biochimica o negli istituti di ricerca scientifica). La proteina fluorescente Green Fluorescent Protein (GFP) è spesso usata come marker in genetica. Le lampade ultraviolette sono anche usate per potabilizzare l'acqua e per sterilizzare ambienti e strumenti usati in ospedali e laboratori biologici, perché uccidono quasi tutti i virus ed i batteri. Nel processo di produzione dei microprocessori, la luce ultravioletta viene usata per dei processi di fotolitografia. È consigliabile utilizzare protezioni per gli occhi quando si lavora con la luce ultravioletta, specie se di corta lunghezza d'onda. I normali occhiali forniscono una leggera protezione. La radiazione ultravioletta si usa anche nella spettroscopia ultravioletta e visibile. 7. I raggi infrarossi La radiazione infrarossa (IR) è la radiazione elettromagnetica con una frequenza inferiore a quella della luce visibile, ma maggiore di quella delle onde radio. Il nome significa "sotto il rosso", perché il rosso è il colore visibile con la frequenza più bassa. La radiazione infrarossa ha una lunghezza d'onda (che è uguale alla velocità della luce al secondo divisa per la frequenza) compresa tra 700 nm e 1 mm. LA PREVENZIONE DAI RISCHI LEGATI ALLE RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI 6 Viene spesso associata con i concetti di "calore" e "radiazione termica", poiché ogni oggetto con temperatura superiore allo zero assoluto (in pratica qualsiasi oggetto reale) emette spontaneamente radiazione in questa banda (aumentando la temperatura, il picco si sposta sempre più verso il visibile finché l'oggetto non diviene incandescente). Il limite inferiore dell'infrarosso veniva spesso definito come 1 mm poiché a questa lunghezza d'onda termina l'ultima delle bande radio classificate (EHF, 30-300 GHz). Ciononostante, la regione da circa 300 µm a 1000 µm era considerata una "terra di nessuno", difficilmente indagabile a causa della mancanza di sensori e soprattutto di sorgenti luminose adatte ad operare in questa banda. Recentemente queste limitazioni tecniche stanno cadendo, dando origine ad una intensa attività di ricerca su questa parte dello spettro elettromagnetico che si preferisce ormai definire regione della radiazione a terahertz o dei "raggi T". 7.1 Classificazione dei raggi infrarossi Data la vastità dello spettro infrarosso e molteplicità di utilizzi delle radiazioni collocate in vari punti al suo interno, sono state sviluppate diverse classificazioni in ulteriori sottoregioni. Sfortunatamente non esiste un unico standard riconosciuto per queste bande, ma più convenzioni settoriali, nate in differenti campi di ricerca e dell'ingegneria per suddividere le regioni collegate a diverse classi di fenomeni nella branca di volta in volta interessata. Nome banda Limite superiore Limite inferiore Standard DIN/CIE IR-A 700 nm 1400 nm IR-B 1,4 µm 3 µm IR-C 3 µm 1000 µm Classificazione astronomica vicino 700 - 1000 nm 5 µm medio 5 µm 25-40 µm lontano 25-40 µm 200-350 µm Sistema ingegneristico vicino (NIR) 750 nm 1400 nm onda corta (SWIR) 1,4 µm 3 µm onda media (MWIR) 3 µm 8 µm onda lunga (LWIR) 8 µm 15 µm lontano (FIR) 15 µm 1000 µm LA PREVENZIONE DAI RISCHI LEGATI ALLE RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI 7 Un ulteriore sistema pratico, sviluppato nell'ambito dell'industria delle telecomunicazioni, suddivide in bande molto strette la regione del vicino infrarosso interessante per la trasmissione a mezzo fibra ottica Nome Intervallo O (Original) 1,26 - 1,36 µm E (Extended) 1,36 - 1,46 µm S (Short) 1,46 - 1,53 µm C (Conventional) 1,53 - 1,565 µm L (Long) 1,565 - 1,625 µm U (Ultra long) 1,625 - 1,675 µm Nelle lunghezze d'onda adiacenti a quelle visibili fino ad un paio di micron, i fenomeni associati sono essenzialmente assimilabili a quelli della luce, anche se la risposta dei materiali alla luce visibile non è per nulla indicativa di quella alla luce infrarossa. Oltre i 2 µm ad esempio il normale vetro è opaco, così come molti gas, cosicché esistono finestre di assorbimento nelle quali l'aria è opaca e pertanto le frequenza che vi ricadono sono assenti dallo spettro solare osservato a terra. Una nuova finestra di trasmissione si apre tra 3 e 5 µm, corrispondente al picco di emissione di corpi molto caldi (la banda utilizzata, ad esempio, dai missili a ricerca termica). Al contrario, molti materiali che ai nostri occhi appaiono perfettamente opachi, sono più o meno trasparenti a queste lunghezza d'onda. Ad esempio silicio e germanio a queste lunghezze d'onda presentano opacità ridottissime, tanto che vengono usati per fabbricare lenti e fibre ottiche (attenuazioni nell'ordine di 0.2 dB/km per i 1550 nm). Pure molte materie plastiche sintetiche hanno una buona trasparenza a queste radiazioni. A lunghezze d'onda maggiori si hanno fenomeni via via più simili alle onde radio. 7.2 Utilizzi La radiazione infrarossa viene usata in apparecchi di visione notturna, quando non c'è abbastanza luce visibile. I sensori infrarossi convertono la radiazione in arrivo in un'immagine: questa può essere monocromatica (ad esempio, gli oggetti più caldi risulteranno più chiari), oppure può essere usato un sistema di falsi colori per rappresentare le diverse temperature. Questi apparecchi si sono diffusi inizialmente negli eserciti di numerosi Paesi, per poter vedere i loro obiettivi anche al buio. Tra le applicazioni della radiazione infrarossa è la cosiddetta termografia, evoluzione in campo civile della tecnologia di visione notturna nata per scopi militari. LA PREVENZIONE DAI RISCHI LEGATI ALLE RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI 8 Il fumo è più trasparente nell'infrarosso rispetto alla luce visibile, perciò i pompieri possono usare apparecchi infrarossi per orientarsi in ambienti pieni di fumo. Un utilizzo molto comune dell'infrarosso è come mezzo di trasmissione dati: nei telecomandi dei televisori (per evitare interferenze con le onde radio del segnale televisivo), tra computer portatili e fissi, palmari, telefoni cellulari e altri apparecchi elettronici. Lo standard di trasmissione dati affermato è l'IrDA (Infrared Data Association). Telecomandi e apparecchi IrDA usano diodi emettitori di radiazione infrarossa (comunemente detti LED infrarossi). La radiazione infrarossa da loro emessa viene messa a fuoco da lenti di plastica e modulata, cioè accesa e spenta molto rapidamente, per trasportare dati. Il ricevitore usa un fotodiodo al silicio per convertire la radiazione infrarossa incidente in corrente elettrica. Risponde solo al segnale rapidamente pulsante del trasmettitore, ed è capace di filtrare via segnali infrarossi che cambiano più lentamente come luce in arrivo dal Sole, da altri oggetti caldi, e così via. Anche la luce usata nelle fibre ottiche è spesso infrarossa. Inoltre la radiazione infrarossa è utilizzata nella spettroscopia infrarossa, usata nella caratterizzazione dei materiali. Quando si utilizzano le radiazioni ottiche artificiali (UV e IR) tutte le persone presenti alle lavorazioni devono indossare obbligatoriamente adeguati ed idonei occhiali di protezione. Ricordati che anche se per questi tipi di radiazione esistono occhiali di tipo UNIVERSALE occorre sempre valutare prima del loro utilizzo, la loro idonea capacità di filtraggio specifica per il tipo di radiazione a cui si è esposto in quella determinata fase lavorativa. Per i raggi laser invece NON ESISTONO DPI UNIVERSALI ovvero ad ogni fascio e potenza laser corrisponde un unico e solo DPI. Ricordati infine che è fatto divieto assoluto rimuovere eventuali dispositivi di sicurezza presenti sulle apparecchiature e/o strumentazioni come le schermature. Inoltre è fatto obbligo al lavoratore avvisare immediatamente il preposto o il datore di lavoro di qualsiasi rottura o malfunzionamento degli stessi o dei DPI messa a sua disposizione. LA PREVENZIONE DAI RISCHI LEGATI ALLE RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI 9