Comune di Cento
La differenza culturale a scuola :
ostacolo o risorsa ?
Laboratorio Teranga
Cosa è e cosa non è questo opuscolo
Il territorio ferrarese, come tanti altri territori limitrofi, consoce
da anni la presenza di bambini portatori di culture differenti da
quella locale. Solo negli ultimi anni però, per quanto riguarda il
Distretto Ovest (Comuni di Cento, Sant’Agostino, Vigarano
Mainarda, Poggio Renatico, Bondeno e Mirabello) , si è iniziata
una proficua collaborazione tra scuola e servizi per capire
insieme quale percorso intraprendere per accogliere l’altro, in
quanto persona e, in questo caso, persona portatrice di una
cultura a volte molto differente da quella locale.
Questo opuscolo non vuole ne può essere un “manuale” di
indicazioni riferito all’incontro tra scuola e bambini e famiglie
venuti da lontano ma è una sintesi del percorso formativo
avviato nel 2010 con diverse scuole del Distretto Ovest della
Provincia di Ferrara.
Riporta quindi alcune delle tematiche presentate, può
supportare la formazione e rimanda alle indicazioni
bibliografiche o ai link segnalati per chi voglia avere una
trattazione più documentata del tema.
Brevi elementi teorici di base dell’approccio interculturale
Il valore di riferimento dell'intercultura è la condivisione.
Propone la gestione della dinamica dell'incontro in un'ottica di rispetto e
valorizzazione reciproca.
C'è una "intenzionalità" pedagogica che ha come obiettivo quello di
raggiungere un senso di rispetto reciproco.
"Interazione - scambio " è la parola chiave di questo approccio che propone di
scambiare saperi e diversi modi di essere per poter conoscere meglio sè stessi
attraverso la differenza dall’altro.
La pedagogia interculturale consiste nell'educare non semplicemente alla
conoscenza delle differenze riscontrabili in soggetti di origine culturale diversa
ma nell' educare alla transitività (o mobilità) cognitiva.
Il metodo e i valori dell'intercultura possiamo riassumerli sinteticamente in:
a) Permeabilità nei confronti dei punti di vista, delle credenze, delle forme di
pensiero altrui;
b) Sintonizzazione con le origini del pensiero formatosi in altri contesti;
c) Interazione strategica: fare in modo che il confronto tra mentalità dia luogo
ad un innalzamento, non solo della conoscenza reciproca, ma possa
consociarsi: per individuare forme superiori di azione e comprensione del
mondo.
Quanto più evitiamo che le corrispondenze e le differenze cognitive si
fossilizzino chiudendosi in se stesse tanto più prepareremo il terreno (le
menti) al metodo e ai valori dell'interculturalità.
Ci incamminiamo quindi verso una pedagogia dell'interazione più che
dell'integrazione.
Non consideriamo tanto l'espressione di una seppur utile solidarietà quanto
un riconoscimento dei diritti del diverso attraverso una reciproca conoscenza
e condivisione.
Possiamo ricordare anche quanto ci dicono le acquisizioni scientifiche sul
tema che dimostrano come le forme concettuali utilizzate dai vari popoli per
conoscere il mondo presentano notevoli somiglianze.
Esiste una sorta di DNA cognitivo comune nelle forme mentali di base che si
rappresenta in una serie di “intelligenze”, facoltà mentali che permettono di
capire le cose e gli eventi, di scoprire le relazioni tra di essi e di arrivare alla
conoscenza concettuale e razionale:
Intelligenza logico-matematica usata nella soluzione di problemi matematici e
nel ragionamento logico.
Intelligenza spaziale usata nello spostarsi da un posto all’altro, nel leggere le
cartine, nel disporre le valige nel portabagagli di una macchina in modo che
occupino meno spazio possibile.
Intelligenza musicale usata nel cantare una canzone, nel comporre una
sonata, nel suonare la tromba o semplicemente nell’apprezzare la struttura di
un pezzo musicale
Intelligenza corporeo-cinestesica usata nel ballare, nel giocare a pallacanestro,
nel correre i 100 metri o nel lancio del giavellotto.
Intelligenza interpersonale usata nel relazionarsi ad altre persone, nel
comprenderne il comportamento, le motivazioni o le emozioni.
Intelligenza intrapersonale usata nel capire se stessi, chi siamo, che cosa ci fa
essere come siamo, come cambiamo nel tempo.La differenza sta nelle nicchie
di apprendimento, nei diversi riferimenti.
L'intelligenza relazionale riveste particolare importanza nell'approccio
interculturale.
Vale infine la pena ricordare quanto ci dicono gli studi sull'apprendimento:
se non c'è interazione non c'è apprendimento
fare cultura è negoziare significati condivisi
Come trasferire questa metodologia ai casi concreti, ai problemi che
incontriamo?
Di fronte ai problemi che viviamo, alle situazioni verso cui non troviamo
risposta, tendiamo a dare interpretazioni, ma ... con quali categorie
pensiamo? Quali sono le nostre categorie di pensiero? E' molto importante
riflettere sulle proprie categorie, anche se difficile.
C'è la necessità di aggiungere informazioni a quelle di partenza e per operare
efficacemente occorre considerare che:
. c'è un tono emotivo che serve per "estendere", "aprire"
. c'è l'informazione in sé
In ogni situazione siamo tra due estremi:
non sapere niente
....................
sapere tutto
Acquisita consapevolezza che siamo in un punto compreso tra questi due
estremi occorre allora considerare che se voglio dialogare con qualcuno devo
sapere qualcosa di lui.
Nello scarto tra ciò che posso vedere io e può vedere l'altro è lo spazio dove
può nascere l'educazione reciproca.
Evento
dire?
Non capisco
Non ho capito
Cosa avrà voluto
In particolare gli operatori della scuola di fronte alla "novità immigrato"
potranno agire con tre modalità cronologiche:
1. impostare una modalità esplorativa o induttiva.
Osservare episodi di vita relazionale in aula e fuori. Registrare
descrivendo. Momento di ricerca (Descrivere non è valutare)
2.
impostare al contempo una modalità facilitativa.
Creare le condizioni affettive e i climi migliori perchè il bambino
come l'adulto si sentano accettati e quindi riconosciuti nella loro
specificità. Diventare dei contenitori simbolici.
3. Avviare successivamente uno scambio interculturale.
Considerare l’autoctono e l'immigrato come portatori di saperi che forniscono
spunti per interpretare il luogo del lavoro educativo in un'occasione di scambi
e riflessioni sui mondi degli altri.
Attenzione quindi al fatto che occorre:
 creare "clima" per aprire lo scambio delle differenze culturali.
 non stigmatizzare la differenza culturale riportando a questo l’origine
del problema
Due domande per cercare equilibrio:
 Come mi comporterei con questa persona se fosse Italiana?
 Cosa si sta ripetendo più volte nella nostra relazione? Cosa continua a
dire/fare che a me non sembra rilevante … ma a lui/lei evidentemente
sì?
Per approfondire
 H. Gardner; Formae mentis; Ed. Feltrinelli
 Maturana, H.R., Varela, L'albero della
conoscenza, Garzanti
 J. Bruner; La ricerca del significato, Bollati
Boringhieri
 MC Galli; Antropologia culturale e processi
educativi, La Nuova Italia
 Perotti; La via obbligata dell’interculturalità; EMI
 R. Panikkar; Pace e interculturalità; Jaca Book
L’incontro
L’esperienza di questi anni, le indicazioni Ministeriali e gli studi di settore
indicano tre aree principali di cui prendersi cura per impostare la dinamica
dell’incontro:
1. Orientamento:
definizione di una strategia di orientamento
dell’utenza con caratteristiche di reciprocità al fine di garantire la
massima efficacia possibile dell’informazione
L’informazione viene quindi a collocarsi all’interno del processo della
comunicazione dove appunto informazione e comunicazione non
sono coincidenti, non sono sinonimi.
L’informazione è il contenuto, l’oggetto, della comunicazione mentre
la costruzione di clima facilitante ne è l’altro aspetto correlato e
fondamentale cioè la costruzione della relazione per un passaggio
efficace dell’informazione
In questa fase di orientamento si può collocare anche una strategia di
rete.
2. Dinamica in classe: impostazione di una progettazione per la
costruzione della dinamica in classe come sistema intercorrelato di
“differenze”
La centratura non è tanto sulla differenza culturale quanto sulla
differenza in quanto tale: maschi e femmine, abili e diversamente
abili, autoctoni e immigrati etc
3. Ambito interculturale: possono essere previste attività di supporto
che facilitino l’acquisizione di strumenti utili all’integrazione e alla
conoscenza reciproca e rappresentino momenti in grado di facilitare
l’incontro tra culture diverse.
Tra queste:
insegnamento della lingua italiana,
azioni finalizzate a promuovere e sostenere una miglior
integrazione dei minori stranieri per l’ingresso e
l’inserimento
nel circuito scolastico con fasi di
orientamento e supporto,
azioni di facilitazione del dialogo e delle relazioni tra
scuola, famiglia e territorio con attenzione agli alunni
stranieri e loro famiglie anche con coordinamento tra
Enti Locali, Istituzioni scolastiche, Servizi territoriali
supporto primi ingressi (mediazione linguistico culturale, laboratori interculturali);
percorsi di formazione al dialogo interculturale, alla
prevenzione e gestione dei conflitti rivolti in particolare
a docenti e genitori
Ognuna di queste aree può prevedere tipologie di azioni da dettagliare nello
specifico del contesto operativo:
Strutturale – Organizzativo
Legale – Normativo
Morale – Educativo
Umanistico – Psico Sociale
1. Orientamento
Ogni incontro è carico delle immagini pregiudiziali reciprocamente presenti
Da queste immagini si generano aspettative, attese, timori, viene cioè a
essere interessata l’area emotiva
“Sono partito dal Marocco per venire in Italia: io non volevo, ma i miei genitori
hanno deciso così perché mio padre viveva in Italia da vent’anni e lo vedevamo
pochi mesi l’anno. Io non avevo mai fatto un viaggio lungo, mi è piaciuto
molto salire sulla nave e vedere il Marocco sempre più lontano. Sbarcati in
Spagna abbiamo proseguito per l’Italia attraversando la Francia. Dopo
quindici giorni che ero in Italia provai a parlare l’italiano, poi sono andato a
scuola.
Quando sono entrato in classe mi sembrava tutto strano. Ho trovato
moltissime difficoltà nella lingua, immaginavo l’Italia molto diversa, è stato
difficile. Ora mi sento più tranquillo”
Mohammed, dodici anni, Genova (da Ongini – Nosenghi; Una classe a colori;
Vallardi)
Chi arriva e perché
Non sempre sappiamo cosa spinge ad una partenza, cosa sta dietro ad un
arrivo
Connettersi con ciò che c’è alle spalle di chi arriva può permettere di “vedere”
meglio, può facilitare la comprensione di alcune aspettative
I tempi che viviamo hanno introdotto fenomeni nuovi e tra questi le modalità
delle migrazioni
Come “caso studio” abbiamo usato quello del Senegal valido per molti altri
paesi, Africani e non, Abbiamo visualizzato immagini, proposto narrazioni
oltre che fornito alcuni dati
Ciò che si è condiviso è una situazione di partenza, generata dai processi
storici precedenti, che vede intere aree del pianeta profondamente
modificate nei loro equilibri economici e sociali in modo tale da rendere
difficilissima la permanenza lì dove si è nati.
La migrazione diventa opzione legata alla sopravvivenza e ha in sé una forte
responsabilità anche verso la famiglia di origine
Il migrate porta cioè con sé le aspettative di molte altre persone, rimaste in
patria, che attendono da lui/lei le risorse per poter far fronte ai bisogni
primari
“Manuel è arrivato per Natale. Che bel regalo! Erano cinque anni che non lo
vedevo. Lo sentivo spesso al telefono e lo vedevo con il computer, ma poterlo
abbracciare, toccare …
Che emozione! Quando l’ho visto all’aeroporto, io guardavo più in basso:
avevo lasciato un bambino e invece è arrivato un ragazzo. Lo sapevo che era
cresciuto, ma che impressione … Era alto come me! Che gioia, è impossibile da
spiegare che dolore sia stato lasciare il proprio figlio per cinque anni, non
vederlo crescere, non metterlo a letto … ma che cosa potevo fare? In Ecuador
non c’era lavoro, potevo scegliere di vederlo morire di fame o non vederlo per
cinque anni”
Una mamma ecuadoriana, Milano (da Ongini – Nosenghi; Una classe a colori;
Vallardi)
Per approfondire:
 Damiano E.; Homo Migrans; Franco Angeli,
 Kristeva Julia; Stranieri a se stessi; Feltrinelli
 Jonà Listieva Hannah; Piccola intervista sull'eleganza del fiore
che muore ; Gruppo Albatros
 Le Pichon/Caronia; Sguardi venuti da lontano; Bompiani
 Tuiavii; Papalagi; Mille Lire
 ARCI; Nato in Senegal immigrato in Italia; Ed. Ambiente
 ARCI; Nato in Marocco immigrato in Italia; Ed. Ambiente
 G. Caliceti; Marocchino! Storie italiane di bambini stranieri;
Ed. E.Elle
 A. Bekkar; I muri di Casablanca; Ed. Sinnos
 http://www.albesteiner.net/itsos/migrazioni/documenti/perch
e.pdf
Sovente si genera una situazione speculare:
L’immigrato
Non conosce la società d'arrivo
se non per via indiretta, di solito
ne ha un’immagine migliore,
propagandista, legata al concetto
di “sviluppo”
La scuola
Non conosce la società di
partenza
se non per via indiretta, di solito
ne ha una
immagine riduttiva legata al
concetto di “sottosviluppo”
Non conosce i codici, i valori le
categorie descrittive
della cultura autoctona e non
sa collocare i conseguenti
comportamenti
Non conosce i codici, i valori le
categorie descrittive delle
persone appartenenti ad altre
culture e non sa collocare i
conseguenti comportamenti
Le informazioni iniziali sono
quelle che gli
permettono di muoversi con
sicurezza
I rapporti iniziali sono quelle
che
costruiscono l’immagine di
famiglie e ragazzi immigrati
Muoversi con sicurezza reciproca significa saper interloquire :
. con la persona giusta
. con i tempi e le modalità opportuni
. con domanda precisa e circostanziata (occorre cioè sapere ciò che non si sa)
. porla in un quadro di riferimento per recepire la risposta e utilizzarla per i
propri scopi
Occorre di conseguenza costruire orientamento
Orientare però non equivale, non è sinonimo di informare
L’ orientamento si ottiene se sono presenti elementi di conoscenza del
contesto entro cui si colloca l’informazione
L'informazione diventa una modalità comunicativa quindi oltre che contenuti
occorre individuare strumenti adatti e dare rilevanza al feed back
La cura di un contesto comunicativo entro cui veicolare informazioni “efficaci”
è quindi una priorità nel campo dell’incontro tra persone appartenenti a paesi
diversi ed è reciproca
Buona norma è quindi “prendersi cura si sé” prima di prendersi cura dell’altro
Alcuni casi/esempi di disorientamento reciproco:
Casi:
Abbiamo informato la famiglia di Saidou della necessità di
partecipare alle riunioni e vorremmo capire perchè non vengono mai
sebbene recapitiamo gli avvisi, a volte li mandiamo due volte.
Quando diciamo qualcosa ai genitori di bambini immigrati loro dicono
sempre di sì ma poi ci accorgiamo che continuano a fare come prima
cioè che in realtà non hanno capito cosa avevamo detto... ma allora
perchè dicono di aver capito?
I genitori vorrebbero che il bambino mantenesse la loro lingua ma lui
è interessato all'Italiano, come facciamo?
Una mia collega stava informandosi della situazione socio- economica
delle varie famiglie di alunni di una prima media in cui è presente un
bambino Nigeriano.
Nel momento dei "mestieri" dei genitori il bambino ha risposto che
sua mamma lavora in un aeroporto.
Allora la mia collega, che mastica un po' d'inglese gli ha chiesto:
"Does she clean?" (Fa le pulizie?).
Lui l'ha guardata esterrefatto e ha risposto in italiano: "Ma è una
hostess!"
Due punti importanti su cui riflettere:
Molte scuole per facilitare l’integrazione hanno appreso in questi
anni a progettare l’intervento educativo mirato e a programmare le
azioni conseguenti nel dettaglio valorizzando così la “nuova
differenza” come opportunità di cambiamento e miglioramento
strutturale interno.
Un momento importante è quello di riflettere al proprio interno sul
“sistema delle regole”
Le regole costruiscono il “campo di gioco” entro cui si collocano le relazioni
Ma ogni tempo e ogni luogo ha sue proprie regole, la morale è provvisoria
Il tema delle regole sta emergendo da tempo come punto critico del nostro
sistema sociale
Chi viene da altri paesi ha altre regole di riferimento
Prendersi cura del progetto di costruzione delle regole è sia una opportunità
per recuperarne la loro efficacia interna al nostro sistema sociale sia per
veicolarle in modo adeguato e di orientamento verso i nuovi ingressi
Le regole presidiano dei valori. Se non si ha chiaro quale è il valore presidiato
da una regola si rischia di rendere inefficace il modo di veicolarla, se ne
richiede un rispetto formale e non relazionale. Educare alle regole prevede la
consapevolezza del perché esistono e del sistema di sanzioni collegate, meglio
se educative.
Tra le azioni da attivare possono quindi collocarsi percorsi formativi e progetti
mirati alla acquisizione di maggiore consapevolezza sulle regole
Preparare l’accoglienza
Il primo contatto con la scuola
prevede di operare seguendo le
“Linee guida per l’accoglienza e
l’integrazione degli alunni
stranieri”del Ministero PI che occorre naturalmente declinare nel proprio
contesto operativo.
“Quando arriva un genitore straniero per iscrivere il figlio me ne occupo io.
Per evitare di far perdere tempo ai genitori (lavorano molte più ore di noi e
faticano a prendere permessi) ho messo un cartello sul portone della scuola
tradotto in cinque lingue con i miei orari: Se li modifico cambio solo i numeri e
riutilizzo le traduzioni.
Quando arrivano da me, cerco subito di capire se conoscono ‘italiano. Per
sicurezza faccio compilare la scheda d’iscrizione e consegno i libretto di
spiegazioni sul sistema scolastico tradotto nella loro lingua.
Io ho imparato un po’ di spagnolo perché la maggioranza dei ragazzi arriva
dall’America Latina, sapevo anche salutare in arabo quando avevo tanti
marocchini, ma allora c’era anche il mediatore culturale in segreteria ed era
più facile, ora tagliano sempre.”
Anna, personale amministrativo, Istituto comprensivo di Genova (da Ongini –
Nosenghi; Una classe a colori; Vallardi)
Buoni risultati per facilitare questa fase vengono ottenuti dove si realizza un
sistema di rete tra Istituzioni diverse e con l’Associazionismo e fase
fondamentale è quella del preparare l’accoglienza ai nuovi genitori
Considerare cioè i genitori come potenziale risorsa, in particolare i genitori
“vecchi” per verificare la loro disponibilità a fare da mediatori al fine di
preparare percorsi facilitanti per l’accesso dei nuovi.
L’assemblea di inizio anno diviene un momento prezioso anche per:
. individuare se possibile i genitori “mediatori” con cui mettere a punto una
strategia di organizzazione degli spazi (cartelloni, oggetti…) e della conduzione
dei colloqui
. riflettere sulle modalità di presenza dei genitori al momento dell’inserimento
e sulla possibile introduzione di un momento periodico di incontro (cogliere i
problemi, prevenire possibili abbandoni scolastici)
(Verificare se occorrono momenti di formazione linguistica o alla mediazione
per i nuovi genitori)
Curare le comunicazioni che precedono l’inserimento:
. lettere invito e presentazioni del servizio in più lingue prendendo a
riferimento esperienze già avviate e fac-simili relativi
Per favorire l’incontro e lo scambio: alcuni suggerimenti
. organizzare delle “Serate in cucina”
. organizzare una festa in occasione di una ricorrenza dell’altra cultura
(capodanno, festa religiosa ecc.)
. tramite tutte le famiglie ricostruire i diversi riti legati alla nascita e alla
assegnazione del nome
. organizzare momenti di scambio e insegnamento reciproco valorizzando i
diversi saperi e saper fare (musica, danza, cucina, lingua…)
. prestare attenzione alle madri immigrate, spesso in condizione di maggior
isolamento rispetto ai padri.
Avere con loro anche qualche momento di scambio informale.
. organizzare (con l’aiuto di Ente Locale, Esperti, Volontariato) corsi di
alfabetizzazione e di formazione alla mediazione
Supporti e approfondimenti:
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Perticari P.; Attesi imprevisti ; Bollati Boringhieri
Zoletto; Straniero in classe. Una pedagogia dell'ospitalità; Raffaello Cortina;
R. Conserva; La stupidità non è necessaria. (G.Bateson, la natura e l'educazione);
La Nuova Italia
Francescato-Putton-Cudini; Star bene insieme a scuola. (Strategie per
un’educazione socio-affettiva dalla materna alla media inferiore); La Nuova Italia
Scientifica
G Favaro; Firenze accoglie; Comune di Firenze
Traversi – Ventura; Il salvagente. Pronto intervento interculturale per la scuola di
base; e Kit di sussidi per l’accoglienza; EMI
http://istruzione.comune.modena.it/memo (Sezione intercultura) per:
Documenti sul tema della Integrazione con i riferimenti
Ministeriali
Modelli di presentazione della scuola, convocazioni,
autorizzazioni, informazioni ecc. in 7 lingue:
Link utili di Centri interculturali
Sistemi scolastici dei paesi di provenienza
2) Dinamica in classe
2.1 L’inserimento
L’arrivo di persone provenienti da altri paesi genera sovente qualche incidente
interculturale causato sia dalle differenze culturali ma anche dai pregiudizi
presenti :
Durante una lezione di educazione motoria una bambina di origine
Albanese è stata isolata dai compagni che dovevano stare in coppia
con lei
Stavo insegnando a pronunciare alcune parole ad un bambino
Nigeriano. Guardando le foto di animali doveva dire se si mangiano e
se gli piacciono.
Alla vista di cani e gatti ha detto che si mangiano e che sono molto
buoni.
In una classe seconda è inserita una bambina Marocchina.
Per integrare la conoscenza diretta della bambina ho proposto alla
classe la visione di un CD Rom che tratta i vari aspetti del Marocco
(geografico, economico, religioso)
Quando è stato il momento di parlare delle tradizioni il Cd illustrava
feste e costumi.
Tutti erano convinti che Fatima avesse vissuto quelle cose ma lei
ridendo ha detto: " non siamo mica tutti uguali in Marocco"
Un'alunna delle classe V^ mi ha infilato in tasca una letterina.
A casa l'ho letta e descriveva la situazione di emarginazione e
derisione con cui i compagni e soprattutto alcune compagne la
considerano dopo la calda accoglienza iniziale.
Una studentessa Albanese in V^ superiore durante una chiacchierata
sul futuro professionale ha detto: "Io tornerò in Albania, forse non
riuscirò a fare il lavoro per cui ho studiato qui da voi ma almeno non
dovrò vivere tutto quello ho dovuto vivere qui e sentire tutte le
parole che ho sentito su di me per il solo fatto di venire dall'Albania.
Tre ragazze a bassa voce hanno commentato: "Quando vuoi tornarci
è sempre troppo tardi"
Avrei bisogno di un mediatore perchè ho in classe un bambino
Marocchino che non sa una parola d'Italiano.
Non riesco a capire perchè Fatima sta sempre in disparte, è
silenziosa non gioca coi compagni
I genitori vorrebbero che il bambino mantenesse la loro lingua ma lui
è interessato all'Italiano, come facciamo?
Come facciamo adesso a festeggiare le festività a scuola?
Ogni bambino ha ricorrenze diverse: festeggiamo le nostre,
festeggiamo le loro, le festeggiamo tutte?
E’ necessario considerare entrambi questi aspetti - differenza e pregiudizio per impostare una progettazione che vada a costruire la dinamica in classe
partendo appunto dal considerare la classe un sistema intercorrelato di
“differenze”
Centrarsi sulla differenza culturale rischia di stigmatizzare la differenza dei
bambini stranieri, di perdere di vista che i bambini, i ragazzi, sono prima di
tutto tali e ognuno di essi è portatore di storie differenti in quanto tale
Occorre anche ricordare che le classi sono già formate da bambini
appartenenti a famiglie in cui la provenienza regionale è diversa
“Un giorno, in una classe di una scuola elementare di Torino, il direttore si
presenta all'improvviso con un nuovo iscritto: «Un ragazzo spaurito, di viso
bruno, coi capelli neri, con gli occhi grandi e neri, con le sopracciglia folte e
raggiunte sulla fronte; è vestito di scuro con una cintura di marocchino nero
intorno alla vita. Chi sarà? Un ragazzo albanese? tunisino? peruviano?
Quando il direttore se ne va, il maestro si rivolge alla classe: «Voi dovete
essere contenti. Oggi entra nella scuola un piccolo'italiano nato a Reggio di
Calabria, a più di cinquecento miglia di qua.
Vogliate bene al vostro fratello venuto di lontano, in maniera che si accorga
d'esser lontano dalla città dove è nato, fategli vedere che un ragazzo italiano,
in qualunque scuola metta piede trova dei fratelli». Detto questo, il maestro si
alza per indicare sulla carta geografica d'Italia il punto dove si trova Reggio di
Calabria». (E. De Amicis, Cuore, Einaudi)
Siamo in una «classe a colori» dell'anno scolastico 1881-82, nell'Italia unita
che ha da poco compiuto vent’anni. Un giovane paese «multiculturale»
quindi, segnato da profonde differenze sociali, culturali, geografiche e
linguistiche.
Il maestro del’libro Cuore cerca di mettere insieme i pezzi di quell’Italia, di
unire le classi sociali e le diverse regioni italiane …. (da Ongini – Nosenghi;
Una classe a colori; Vallardi)
Al contempo è aperto il tema della costruzione del rispetto tra maschi e
femmine e tra abili e diversamente abili, etc
Siamo cioè di fronte a uguaglianze umane e differenze culturali
A incontrarsi sono le persone e non le culture
La pedagogia interculturale consiste nell'educare non semplicemente alla
conoscenza delle differenze, riscontrabili in soggetti di origine culturale
diversa (il soggetto cresciuto in città e il soggetto allevato in un villaggio di
capanne), ma nell' educare alla transitività (o mobilità) cognitiva.
Didattica interculturale è impostare forme di apprendimento transcognitive:
ovvero una capacità di locomozione da un atto cognitivo all'altro, da una
Forma mentis all'altra.
In altri termini, attraverso l'intelligenza simbolica, grafico-pittorica, mimica,
musicale, tecnica, ecc., mostriamo che ciascuno di noi possiede un suo punto
di vista sul senso da attribuire alle realtà che lo circondano e lo hanno visto
crescere … e ognuno di essi è opportunità di ampliamento del mio .
Occorre trovare un codice per comunicare ed entrare in relazione per poter
esprimere i reciproci bisogni.
Il docente ha bisogno di orientamento al tema
Il bambino ha bisogno di messaggi di vicinanza e di punti di riferimento
decifrabili che possono dare sicurezza.
Si può prevedere di:
 inserirlo gradualmente
 allestire il suo spazio personale col nome in Italiano e nella sua lingua
 allestire cartelloni che illustrano i momenti della giornata corredati
da fotografie
 organizzare attività che utilizzano il linguaggio del corpo
 allestire centri d’interesse da fruire autonomamente
 arricchire lo spazio con oggetti, immagini, musiche che ogni bambino
porta da casa
Utilizzare la tecnica del diario per annotare le osservazioni dell’insegnante
rispetto all’andamento, alle questioni e agli incidenti interculturali che si
verificano.
Gli incidenti interculturali sono una occasione per interrogarsi e una
opportunità per conoscersi:
dietro al non rispetto di una regola, all’assenso cui fa seguito invece una
incomprensione in situazione, al gesto “strano” si può nascondere una diversa
concezione dell’infanzia, dei luoghi di cura e accudimento per i più piccoli, una
relazione tra scuola e famiglia basata su di una “distanza” diversa dalla nostra.
Riuscire a esplicitare le reciproche regole può aiutare a costruire percorsi di
cambiamento reciproco.
 Ricostruire la sua storia.
Ogni identità si è costituita sulla base delle esperienze della propria vita cioè
sulla base delle “storie della propria vita”.
Le storie precedenti si intersecano ora a nuove storie, occorre creare un
contesto utile affinchè il bambino straniero possa riconoscere e orientarsi tra:
vecchi e nuovi valori, codici comunicativi, categorie di descrizione della realtà.
Aiutarlo a esplicitare la sua storia in termini di scambio, di passaggio di storie,
valorizza le diversità reciproche e aiuta a riconoscersi come compartecipi,
insegnante e classe, di una realtà plurale data dalla caratteristica
multiculturale che hanno assunto le nostre società contemporanee.
Aiuta ad orientarsi di fronte alla pluralità di percorsi e possibilità culturali
 Attività utili possono essere:
. giochi cooperativi: mi piace e non mi piace; vorrei essere; vorrei fare; gioco
dei nomi; gioco del “come faccio a…”
. il cartellone/diario delle proprie storie
(fotografie, immagini di eventi significativi, cartoline, disegni, oggetti
personali, oggetti di casa, autoritratto, altre possibilità date anche dal come
farebbe lui a…)
2.2 La differenza linguistica
Comunicare in classe
La capacità comunicativa di ognuno di noi non coincide con la sua padronanza
linguistica.
Occorre non tenere come appoggio centrale il messaggio verbale rendendolo
insostituibile e
organizzare la routine, l’ambiente e il proprio stile comunicativo anche
secondo altri codici comunicativi.
Se è il caso cercare di comunicare con i messaggi non verbali.
Possono esserci quattro diversi riferimenti:
. routine scolastica corredata da segnali nonverbali che comunicano il passaggio tra i
diversi momenti
. organizzazione dell’ambiente per angoli,
aiutando a percepire ciò che si fa in quel luogo
. rapporto con altri bambini proponendo
attività che favoriscono un’interazione più
libera per facilitare il gioco insieme anche se
non si parla la stessa lingua
. rapporto con la maestra più ravvicinato per
facilitare il senso di supporto e la comunicazione di richieste.
Può essere utile anche approntare un “Pronto soccorso linguistico “ cioè
preparare o cercare presso Enti Pubblici o sul Web o nei Centri Interculturali
una serie di frasi di uso quotidiano in entrambe le lingue.
L'insegnamento della lingua (L2 o LNM)
Sono presenti due bisogni fondamentali:
a) Acquisire l’italiano: accoglienza, interlingua, per studiare
b) Mantenere la lingua materna
a) Acquisire l'italiano nella fase di accoglienza permette di interagire (i
bambini imparano subito le parole utili per interagire e un frasario
preconfezionato può aiutarli e orientarsi per identificare luoghi,
ruoli, tempi, confini, contenuti delle attività …
C’è chi utilizza una cassetta in lingua madre che spiega, serve alo
scopo il delimitare bene i confini spazio-temporali e ripetere stesse
frasi per connotare in cambi di attività ma anche
Il farsi aiutare dai ragazzi italiani (hanno la stessa età e problemi)
Lo sviluppo dell'interlingua avviene a stadi e con errori da
considerare risorsa e non giudicare sul piano della correttezza
grammaticale
L’italiano per studiare, ci vogliono di media 4-6 anni perché uno
studente straniero raggiunga la media degli studenti italiani e per
facilitare occorre ampliare il lessico, costruire manuali di mediazione
linguistica
b) Mantenere la lingua materna
Innanzitutto il bilinguismo fa male
Preoccupazioni:
* impedisce acquisizione completa dell’italiano?
No, il cervello non è statico, molte culture sono bi-tri lingui
* rallenta l’acquisizione dell’Italiano?
No, ci sono abilità linguistico-cognitive (astrarre, risolvere problemi con il
linguaggio, raccontare una storia, riassumerla, categorizzare..) e le trasferisco da
una lingua all’altra. Se blocco una blocco queste competenze finchè non ho
appreso bene l’altra.
* può avere conseguenze sullo sviluppo cognitivo?
No, forse ci sono dei vantaggi, ad es. si riesce ad apprendere più velocemente il
punto di vista dell’altro, ci si decentra meglio.
Altro aspetto importante. la crisi adolescenziale, chi sono io? Se non ha
mantenuto lingua materna mimetizzandosi con gli italiani non può più farlo.
Se ha la lingua materna può scegliere cosa vuole essere.
Quindi è bene non consigliare ai genitori di parlare italiano a casa.
2.3 Lavorare sui pregiudizi
Il pregiudizio si forma come “elemento
organizzatore del reale”
E’ cioè una risposta al disordine che appare di
fronte al non conosciuto
Molti pregiudizi si formano in età infantile a seguito
del tipo di risposta che la nicchia ecologica da alle
domande di senso che pone il bambino
Il quadro organizzativo del reale, le categorie
culturali si formano in base a come il mondo adulto “orienta” il mondo
infantile e a quale scala di priorità egli viene concretamente a percepire.
Tentare di ridurre un pregiudizio sul piano semplicemente cognitivo
(operando cioè con la la informazione di contrasto) da scarsi risultati
La scarsa efficacia dei tentativi di riduzione del pregiudizio operando a livello
cognitivo ha
messo in luce l’aspetto della formazione del pregiudizio che attiene all’area
socio – affettiva del soggetto
Per operare quindi in direzione di un contenimento del peso del pregiudizio,
dunque, occorre tener presente sia la sua importanza nel processo di
costruzione della conoscenza che ciascun soggetto opera sia il rilievo che esso
assume nella dinamica individuo/mondo, cioè il suo peso di "conoscenza
collettiva", di sapere condiviso da una collettività .
In altri termini, anche attraverso il pregiudizio noi costruiamo la nostra rete di
relazioni e cambiare un pregiudizio può significare modificare delle relazioni,
delle appartenenza, può facilitare o ostacolare ad es. l’appartenenza ad un
gruppo
Oltre che alla sfera cognitiva il pregiudizio attiene anche a quella psicosociale
Per ridurre un pregiudizio occorre quindi non opporsi, criticare, chi ne è
portatore
Per questo è necessario dare rilevanza e inserire nella progettazione la
“costruzione di un clima di fiducia e scambio con la classe” considerandola
come gruppo di diversi
A mò di esempio si può poi procedere col:
raccogliere l'immagine presente dell’elemento critico in questione
suscitare curiosità e dubbi attraverso fasi narrative personali e riflessioni
comuni nel rispetto della immagine pregressa
Grande efficacia ha l’incontro con uno o più testimoni culturale che porti:
una narrazione propria esperienza di migrazione
testimonianza delle differenze rilevate e delle scoperte, disagi, sorprese
incontrate
testimonianza sulla propria cultura di provenienza
ma come con un testimone culturale si può operare con persone che sappiano
testimoniare il loro essere: anziano, diversamente abile, maschio, femmina,
etc
cioè lavoriamo sempre sulla differenza e non sulla differenza di origine
geografica
A seguito di queste testimonianze è poi necessario allargare e approfondire,
riorganizzare la mappa cognitiva con informazioni comparate e si possono
usare come strumenti:
approccio narrativo sul vissuto personale (racconti, metafore …)
ascolto attivo e confronto in prima persona,
ricerche e lavori di gruppo
giochi di ruolo
materiale documentario
filmati su storie di vita quotidiane, schede etnoantropologiche
…..
2.4 La didattica interculturale
Ogni gruppo sociale dà vita ad una propria cultura organizzando la realtà in
categorie.
Il senso del gruppo è dato dalla articolazione tra le
categorie.
Molto spesso nelle articolazioni passa una scala di
valori.
Se pensiamo a sistemi culturali diversi occorre avere sempre presente che la
stessa categoria non vuol dire che abbia lo stesso significato, lo stesso valore.
Nella programmazione didattica il tema della differenza può essere trattato
sia dal punto di vista diacronico (le differenze nel tempo, prima e adesso) sia
dal punto di vista sincronico (le differenze nello spazio e nei paesi del mondo).
Alcuni metodi didattici:
a) Metodo narrativo
b) Metodo comparativo
c) Metodo decostruttivo
d) Metodo del decentramento
e) Metodo del gioco
f) …..
a) Metodo narrativo
Senza l’ascolto reciproco non c’è interculturalità
Narrare di sé e ascoltare dell’altro
Attraverso il racconto delle esperienze è possibile realizzare uno
scambio di valori culturali e confrontare i punti di vista sulla realtà.
Ma non si tratta di aumentare il volume dei materiali narrativi
quanto di dare un “impianto narrativo” al percorso educativo
utilizzando:
 Storie di vita
 Biografie di testimoni
 Diari di viaggio
 Film e documentari di autori stranieri
 Partecipazione a forme di memoria collettiva
 …
b) Metodo comparativo
Mettere a confronto due o più versioni di uno stesso elemento
culturale
Allargamento delle visione attraverso una nuova risorsa: lo sguardo
dell’altro
Educare alla complessità, al pluralismo, alla relatività trattando ad
esempio:
 . Famiglia e famiglie (monogamia, poligamia, bilineari e
monolineari)
 . Religione e Religioni (Bibbia, Corano….)
 . La scoperta e le scoperte (Marco Polo e Ibn Battuta e …)
 . L’età e il valore delle età
 . Il tempo e i tempi (Papalagi…)
c)
Metodo decostruttivo
Decostruire ciò che vi è di limitato o inesatto nella propria cultura
Ridurre l’asimmetria assumendo consapevolezza della mancanza di
neutralità
Decostruire i pregiudizi
Rivisitare e rivedere le proprie idee decostruendo:
 il concetto di razze umane
 il concetto di intelligenza
 il concetto di storia legato alla scrittura (sminuendo
l’oralità)
 la carta di Mercatore (proponendo la carta di Peters)
 ….
d) Metodo del gioco
Giocare come “mettersi in gioco”
I giochi didattici come opportunità di vivere la realtà in modo
analogico
Permettono di vivere i problemi raffigurati simbolicamente senza
correre rischi
Alcune esempi:
 Simulazione
 Giochi di ruolo
 Danze
 Spettacoli teatrali
 Drammatizzazioni
 etc.
Supporti e approfondimenti:
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. Favaro - Luatti; L'intercultura dalla A alla Z; FrancoAngeli
. AA-VV; Alfabeti interculturali; Guerini e Associati
. AA-VV; Per una pedagogia narrativa; EMI
. F. Lorenzoni; L'ospite bambino; Theoria
. E. Compagnoni; Una scuola per il domani; Franco Angeli
. AA-VV; A scuola con... Strategie per l'accoglienza dei bambini
stranieri nei servizi per l'infanzia; Giunti
. M. Baldini; Educare all'ascolto; La scuola
. M. Crudo; La conoscenza dell'altro tra paura e desiderio; CRES
. Serie dei Quaderni dell'innovazione didattica; CRES Edizioni Lavoro
. Sette parole per dire mondo; EDB Bologna
Serie dei Quaderni dell'interculturalità; EMI
Ongini – Nosenghi; Una classe a colori; Mainardi
3) Ambito interculturale
Questo ambito riguarda quei progetti e attività che possono
facilitare l’integrazione raccordando tra loro servizi, rendendo
più efficaci ed efficienti alcune fasi di essa, dando vita ad
iniziative ad hoc
Tra queste alcune che riguardano direttamente la scuola
possono essere::
insegnamento della lingua italiana,
azioni finalizzate a promuovere e sostenere una miglior
integrazione dei minori stranieri per l’ingresso e l’inserimento
nel circuito scolastico con fasi di orientamento e supporto,
azioni di facilitazione del dialogo e delle relazioni tra scuola,
famiglia e territorio con attenzione agli alunni stranieri e loro
famiglie anche con coordinamento tra Enti Locali, Istituzioni
scolastiche, Servizi territoriali
supporto primi ingressi (mediazione linguistico - culturale,
laboratori interculturali);
percorsi di formazione al dialogo interculturale, alla prevenzione
e gestione dei conflitti rivolti in particolare a docenti e genitori
….
La tipologia di queste azioni si differenzia territorio da
territorio poiché è fortemente collegata al quadro politico,
amministrativo, sociale e ogni territorio adotta sue particolari e
originali azioni
Questo ha dato vita ad una serie di esperienze cui poter
attingere per vetrificare eventuali attivazioni analoghe nel
proprio territori/ scuola.
Ad esempio riferendosi ad alcune delle azioni indicate
sopra:
a Brescia l’Ufficio scolastico provinciale e la Prefettura si sono
accordati per permettere agli alunni di preiscriversi a scuola
tramite lo Sportello unico per l’immigrazione o dalle singole
scuole all’estero prima dell’arrivo in Italia.
Sono state messe a punto le azioni conseguenti per dar vita al
percorso amministrativo (inserimento on line, assegnazione alla
scuola in base all’età e alla residenza, ricevuta di preiscrizione,
informazione iniziali di presentazione della scuola etc)
a Genova i vari Enti che si occupano di immigrazione sono
coordinati in alcune delle loro azioni dal Centro risorse alunni
stranieri. Tramite un accordo tra Prefettura e associazioni che
gestiscono gli sportelli informativi per i migranti si danno
indicazioni alle famiglie che richiedono il ricongiungimento
fornendo informazioni sulla scuola italiana (calendario, modalità
di funzionamento etc)
Queste azioni consentono alle scuole di documentarsi sulle
scuole dei paesi d’origine dei futuri alunni e di predisporre
servizi di mediazione linguistico culturale
In altri territori per la presenza di un numero elevato di alunni
stranieri (ad es negli Istituti Professionali) sono state
predisposte, tramite accordi/progetti tra scuole, enti locali,
associazioni, AUSL equipe con professionalità diverse per
orientare, sostenere, indirizzare ragazzi e famiglie intervenendo
sia nella scuola che nel territorio con opportuni progetti
Riportiamo qui anche due presentazioni tratte dal sito del Network delle Città
in dialogo che è una rete che ad oggi comprende diciannove città che
collaborano sui temi dell'integrazione e delle politiche di governance per
comunità diverse.
La rete delle città italiane costituisce un luogo per definire concrete buone
prassi di governo locali, per migliorare il dialogo interculturale e la
partecipazione delle varie comunità alla vita delle città.
Castelvetro (Modena)
Sta preparando la sua politica dell’accoglienza per ogni nuovo arrivato nel
nostro territorio con un approccio olistico, a tutto campo
· Le politiche dell’inclusione interculturale ed equità di accesso ai servizi in
generale sono facilitati attraverso attività che coinvolgono:
- La scuola elementare e la scuola media
- Lo sport
- Le attività culturali come musica, danza, cucina, feste interculturali ed
artistiche
- L’insegnamento della lingua Italiana e della lingua Araba
- I percorsi di buon vicinato con il progetto “più vicini”
- La capacità di fornire mediazione dei conflitti e supporto per la
documentazione formale
- Lo sviluppo di relazione / accordi e collaborazione attraverso i paesi che
rappresentano la diaspora locale
- Approccio aperto, trasparente e consapevole con i media e comunicazione a
tutto campo
Unione dei Comuni del Rubicone (Forlì Cesena)
Il tema dell’inserimento della popolazione immigrata ed in particolare degli
alunni stranieri è tra le priorità della programmazione sociale e sanitaria del
distretto, declinata in una molteplicità di azioni, progetti e interventi:
Azioni formative per la promozione di un approccio in campo
interculturale in collaborazione con Enti di Formazione e Università:
- Formazione rivolta agli operatori dei servizi socio-educativi sui temi
dell’immigrazione e dell’intercultura;
- Progetti di integrazione scolastica rivolti agli alunni stranieri;
- Promozione di un Corso di alta formazione per operatori “Flussi
migratori, percorsi di inserimento e contesti locali” in collaborazione
con l’Università degli studi di Bologna-Polo Didattico di Forlì;
- Percorsi formativi per docenti, educatori, insegnanti di L2 sul tema
della “Gestione delle classi multiculturali e facilitazione
dell’apprendimento per tutti gli studenti” in collaborazione con il
laboratorio ITALS dell’Università Cà Foscari di Venezia;
- Formazione al lavoro, corsi di lingua italiana e informatica rivolta ai
cittadini stranieri adulti.
Azioni ricerca e orientamento per l’inserimento lavorativo in qualità
di partner di progetti finanziati dal FSE
- Progetti di Orientamento e Inserimento lavorativo di giovani
stranieri in età di apprendistato
- Progetti innovativi sul tema del lavoro di cura
Promozione dello scambio e della conoscenza della diversità culturale
in collaborazione con realtà del territorio che operano in ambito
culturale, artistico, educativo
- Feste dei popoli, eventi sportivi, mostre all’interno di eventi
organizzati da commercianti, mostre fotografiche inseriti in eventi
internazionali realizzati a livello locale (SI fest), incontri con
rappresentanti dei paesi d’origine.
Promozione di tavoli di programmazione a supporto della
programmazione sociale
- Costruzione di reti tra scuola, ente locale, asl, associazioni sindacali,
associazioni culturali e di promozione sociale
Lotta contro la discriminazione e promozione di pari opportunità
- Promozioni di incontri e attività all’interno della rete
antidiscriminazione regionale.
Per approfondire:

Sito del network delle Città in Dialogo:
http://www.municipio.re.it/retecivica/urp/pes.nsf/web/nt
wrk?Opendocument

Ongini; Noi domani. Viaggio nella scuola multiculturale;
Laterza

Esperienze dei Centri Interculturali
http://istruzione.comune.modena.it/memo (Sezione
intercultura)

L’esperienza dell’Istituto C Cattaneo e G Deledda di
Modena http://www.strarete.it/
Come dice il Dirigente Scolastico di Luzzara (RE): “L’integrazione è una
strada in salita, mica una formula magica”
I PARTECIPANTI AL PERCORSO FORMATIVO
COMUNE DI CENTO: servizi sociali
CENTRO PER LE FAMIGLIE dell’alto ferrarese
Laboratorio Teranga: studio professionale che opera nei
campi dello scambio attivo tra culture considerando come
centrale la “persona”. Interpreta la diversità come possibile
fonte di crescita personale e di gruppo.
Teranga in lingua Wolof , significa OSPITALITA’.
Le scuole partecipanti al percorso:
DIREZIONE DIDATTICA 1° CIRCOLO CENTO
DIREZIONE DIDATTICA RENAZZO
SCUOLA MEDIA “IL GUERCINO” –CENTO
LICEO GINNASIO “G. CEVOLANI” – CENTO
IPSIA “F.LLI TADDIA”– CENTO
ISIT “BASSI - BURGATTI”– CENTO
I.C. “T.BONATI “ BONDENO
I.C. “A.COSTA” – VIGARANO MAINARDA
I.C. “G.BENTIVOGLIO” –POGGIO RENATICO
I.C ”D.ALIGHIERI” – SANT’AGOSTINO
Contenuto della brochure a cura di :
Claudio Prof. Cernesi - Laboratorio Teranga
Realizzazione grafica Comune di Cento
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La differenza culturale a scuola : ostacolo o risorsa ?