Comune di Cento La differenza culturale a scuola : ostacolo o risorsa ? Laboratorio Teranga Cosa è e cosa non è questo opuscolo Il territorio ferrarese, come tanti altri territori limitrofi, consoce da anni la presenza di bambini portatori di culture differenti da quella locale. Solo negli ultimi anni però, per quanto riguarda il Distretto Ovest (Comuni di Cento, Sant’Agostino, Vigarano Mainarda, Poggio Renatico, Bondeno e Mirabello) , si è iniziata una proficua collaborazione tra scuola e servizi per capire insieme quale percorso intraprendere per accogliere l’altro, in quanto persona e, in questo caso, persona portatrice di una cultura a volte molto differente da quella locale. Questo opuscolo non vuole ne può essere un “manuale” di indicazioni riferito all’incontro tra scuola e bambini e famiglie venuti da lontano ma è una sintesi del percorso formativo avviato nel 2010 con diverse scuole del Distretto Ovest della Provincia di Ferrara. Riporta quindi alcune delle tematiche presentate, può supportare la formazione e rimanda alle indicazioni bibliografiche o ai link segnalati per chi voglia avere una trattazione più documentata del tema. Brevi elementi teorici di base dell’approccio interculturale Il valore di riferimento dell'intercultura è la condivisione. Propone la gestione della dinamica dell'incontro in un'ottica di rispetto e valorizzazione reciproca. C'è una "intenzionalità" pedagogica che ha come obiettivo quello di raggiungere un senso di rispetto reciproco. "Interazione - scambio " è la parola chiave di questo approccio che propone di scambiare saperi e diversi modi di essere per poter conoscere meglio sè stessi attraverso la differenza dall’altro. La pedagogia interculturale consiste nell'educare non semplicemente alla conoscenza delle differenze riscontrabili in soggetti di origine culturale diversa ma nell' educare alla transitività (o mobilità) cognitiva. Il metodo e i valori dell'intercultura possiamo riassumerli sinteticamente in: a) Permeabilità nei confronti dei punti di vista, delle credenze, delle forme di pensiero altrui; b) Sintonizzazione con le origini del pensiero formatosi in altri contesti; c) Interazione strategica: fare in modo che il confronto tra mentalità dia luogo ad un innalzamento, non solo della conoscenza reciproca, ma possa consociarsi: per individuare forme superiori di azione e comprensione del mondo. Quanto più evitiamo che le corrispondenze e le differenze cognitive si fossilizzino chiudendosi in se stesse tanto più prepareremo il terreno (le menti) al metodo e ai valori dell'interculturalità. Ci incamminiamo quindi verso una pedagogia dell'interazione più che dell'integrazione. Non consideriamo tanto l'espressione di una seppur utile solidarietà quanto un riconoscimento dei diritti del diverso attraverso una reciproca conoscenza e condivisione. Possiamo ricordare anche quanto ci dicono le acquisizioni scientifiche sul tema che dimostrano come le forme concettuali utilizzate dai vari popoli per conoscere il mondo presentano notevoli somiglianze. Esiste una sorta di DNA cognitivo comune nelle forme mentali di base che si rappresenta in una serie di “intelligenze”, facoltà mentali che permettono di capire le cose e gli eventi, di scoprire le relazioni tra di essi e di arrivare alla conoscenza concettuale e razionale: Intelligenza logico-matematica usata nella soluzione di problemi matematici e nel ragionamento logico. Intelligenza spaziale usata nello spostarsi da un posto all’altro, nel leggere le cartine, nel disporre le valige nel portabagagli di una macchina in modo che occupino meno spazio possibile. Intelligenza musicale usata nel cantare una canzone, nel comporre una sonata, nel suonare la tromba o semplicemente nell’apprezzare la struttura di un pezzo musicale Intelligenza corporeo-cinestesica usata nel ballare, nel giocare a pallacanestro, nel correre i 100 metri o nel lancio del giavellotto. Intelligenza interpersonale usata nel relazionarsi ad altre persone, nel comprenderne il comportamento, le motivazioni o le emozioni. Intelligenza intrapersonale usata nel capire se stessi, chi siamo, che cosa ci fa essere come siamo, come cambiamo nel tempo.La differenza sta nelle nicchie di apprendimento, nei diversi riferimenti. L'intelligenza relazionale riveste particolare importanza nell'approccio interculturale. Vale infine la pena ricordare quanto ci dicono gli studi sull'apprendimento: se non c'è interazione non c'è apprendimento fare cultura è negoziare significati condivisi Come trasferire questa metodologia ai casi concreti, ai problemi che incontriamo? Di fronte ai problemi che viviamo, alle situazioni verso cui non troviamo risposta, tendiamo a dare interpretazioni, ma ... con quali categorie pensiamo? Quali sono le nostre categorie di pensiero? E' molto importante riflettere sulle proprie categorie, anche se difficile. C'è la necessità di aggiungere informazioni a quelle di partenza e per operare efficacemente occorre considerare che: . c'è un tono emotivo che serve per "estendere", "aprire" . c'è l'informazione in sé In ogni situazione siamo tra due estremi: non sapere niente .................... sapere tutto Acquisita consapevolezza che siamo in un punto compreso tra questi due estremi occorre allora considerare che se voglio dialogare con qualcuno devo sapere qualcosa di lui. Nello scarto tra ciò che posso vedere io e può vedere l'altro è lo spazio dove può nascere l'educazione reciproca. Evento dire? Non capisco Non ho capito Cosa avrà voluto In particolare gli operatori della scuola di fronte alla "novità immigrato" potranno agire con tre modalità cronologiche: 1. impostare una modalità esplorativa o induttiva. Osservare episodi di vita relazionale in aula e fuori. Registrare descrivendo. Momento di ricerca (Descrivere non è valutare) 2. impostare al contempo una modalità facilitativa. Creare le condizioni affettive e i climi migliori perchè il bambino come l'adulto si sentano accettati e quindi riconosciuti nella loro specificità. Diventare dei contenitori simbolici. 3. Avviare successivamente uno scambio interculturale. Considerare l’autoctono e l'immigrato come portatori di saperi che forniscono spunti per interpretare il luogo del lavoro educativo in un'occasione di scambi e riflessioni sui mondi degli altri. Attenzione quindi al fatto che occorre: creare "clima" per aprire lo scambio delle differenze culturali. non stigmatizzare la differenza culturale riportando a questo l’origine del problema Due domande per cercare equilibrio: Come mi comporterei con questa persona se fosse Italiana? Cosa si sta ripetendo più volte nella nostra relazione? Cosa continua a dire/fare che a me non sembra rilevante … ma a lui/lei evidentemente sì? Per approfondire H. Gardner; Formae mentis; Ed. Feltrinelli Maturana, H.R., Varela, L'albero della conoscenza, Garzanti J. Bruner; La ricerca del significato, Bollati Boringhieri MC Galli; Antropologia culturale e processi educativi, La Nuova Italia Perotti; La via obbligata dell’interculturalità; EMI R. Panikkar; Pace e interculturalità; Jaca Book L’incontro L’esperienza di questi anni, le indicazioni Ministeriali e gli studi di settore indicano tre aree principali di cui prendersi cura per impostare la dinamica dell’incontro: 1. Orientamento: definizione di una strategia di orientamento dell’utenza con caratteristiche di reciprocità al fine di garantire la massima efficacia possibile dell’informazione L’informazione viene quindi a collocarsi all’interno del processo della comunicazione dove appunto informazione e comunicazione non sono coincidenti, non sono sinonimi. L’informazione è il contenuto, l’oggetto, della comunicazione mentre la costruzione di clima facilitante ne è l’altro aspetto correlato e fondamentale cioè la costruzione della relazione per un passaggio efficace dell’informazione In questa fase di orientamento si può collocare anche una strategia di rete. 2. Dinamica in classe: impostazione di una progettazione per la costruzione della dinamica in classe come sistema intercorrelato di “differenze” La centratura non è tanto sulla differenza culturale quanto sulla differenza in quanto tale: maschi e femmine, abili e diversamente abili, autoctoni e immigrati etc 3. Ambito interculturale: possono essere previste attività di supporto che facilitino l’acquisizione di strumenti utili all’integrazione e alla conoscenza reciproca e rappresentino momenti in grado di facilitare l’incontro tra culture diverse. Tra queste: insegnamento della lingua italiana, azioni finalizzate a promuovere e sostenere una miglior integrazione dei minori stranieri per l’ingresso e l’inserimento nel circuito scolastico con fasi di orientamento e supporto, azioni di facilitazione del dialogo e delle relazioni tra scuola, famiglia e territorio con attenzione agli alunni stranieri e loro famiglie anche con coordinamento tra Enti Locali, Istituzioni scolastiche, Servizi territoriali supporto primi ingressi (mediazione linguistico culturale, laboratori interculturali); percorsi di formazione al dialogo interculturale, alla prevenzione e gestione dei conflitti rivolti in particolare a docenti e genitori Ognuna di queste aree può prevedere tipologie di azioni da dettagliare nello specifico del contesto operativo: Strutturale – Organizzativo Legale – Normativo Morale – Educativo Umanistico – Psico Sociale 1. Orientamento Ogni incontro è carico delle immagini pregiudiziali reciprocamente presenti Da queste immagini si generano aspettative, attese, timori, viene cioè a essere interessata l’area emotiva “Sono partito dal Marocco per venire in Italia: io non volevo, ma i miei genitori hanno deciso così perché mio padre viveva in Italia da vent’anni e lo vedevamo pochi mesi l’anno. Io non avevo mai fatto un viaggio lungo, mi è piaciuto molto salire sulla nave e vedere il Marocco sempre più lontano. Sbarcati in Spagna abbiamo proseguito per l’Italia attraversando la Francia. Dopo quindici giorni che ero in Italia provai a parlare l’italiano, poi sono andato a scuola. Quando sono entrato in classe mi sembrava tutto strano. Ho trovato moltissime difficoltà nella lingua, immaginavo l’Italia molto diversa, è stato difficile. Ora mi sento più tranquillo” Mohammed, dodici anni, Genova (da Ongini – Nosenghi; Una classe a colori; Vallardi) Chi arriva e perché Non sempre sappiamo cosa spinge ad una partenza, cosa sta dietro ad un arrivo Connettersi con ciò che c’è alle spalle di chi arriva può permettere di “vedere” meglio, può facilitare la comprensione di alcune aspettative I tempi che viviamo hanno introdotto fenomeni nuovi e tra questi le modalità delle migrazioni Come “caso studio” abbiamo usato quello del Senegal valido per molti altri paesi, Africani e non, Abbiamo visualizzato immagini, proposto narrazioni oltre che fornito alcuni dati Ciò che si è condiviso è una situazione di partenza, generata dai processi storici precedenti, che vede intere aree del pianeta profondamente modificate nei loro equilibri economici e sociali in modo tale da rendere difficilissima la permanenza lì dove si è nati. La migrazione diventa opzione legata alla sopravvivenza e ha in sé una forte responsabilità anche verso la famiglia di origine Il migrate porta cioè con sé le aspettative di molte altre persone, rimaste in patria, che attendono da lui/lei le risorse per poter far fronte ai bisogni primari “Manuel è arrivato per Natale. Che bel regalo! Erano cinque anni che non lo vedevo. Lo sentivo spesso al telefono e lo vedevo con il computer, ma poterlo abbracciare, toccare … Che emozione! Quando l’ho visto all’aeroporto, io guardavo più in basso: avevo lasciato un bambino e invece è arrivato un ragazzo. Lo sapevo che era cresciuto, ma che impressione … Era alto come me! Che gioia, è impossibile da spiegare che dolore sia stato lasciare il proprio figlio per cinque anni, non vederlo crescere, non metterlo a letto … ma che cosa potevo fare? In Ecuador non c’era lavoro, potevo scegliere di vederlo morire di fame o non vederlo per cinque anni” Una mamma ecuadoriana, Milano (da Ongini – Nosenghi; Una classe a colori; Vallardi) Per approfondire: Damiano E.; Homo Migrans; Franco Angeli, Kristeva Julia; Stranieri a se stessi; Feltrinelli Jonà Listieva Hannah; Piccola intervista sull'eleganza del fiore che muore ; Gruppo Albatros Le Pichon/Caronia; Sguardi venuti da lontano; Bompiani Tuiavii; Papalagi; Mille Lire ARCI; Nato in Senegal immigrato in Italia; Ed. Ambiente ARCI; Nato in Marocco immigrato in Italia; Ed. Ambiente G. Caliceti; Marocchino! Storie italiane di bambini stranieri; Ed. E.Elle A. Bekkar; I muri di Casablanca; Ed. Sinnos http://www.albesteiner.net/itsos/migrazioni/documenti/perch e.pdf Sovente si genera una situazione speculare: L’immigrato Non conosce la società d'arrivo se non per via indiretta, di solito ne ha un’immagine migliore, propagandista, legata al concetto di “sviluppo” La scuola Non conosce la società di partenza se non per via indiretta, di solito ne ha una immagine riduttiva legata al concetto di “sottosviluppo” Non conosce i codici, i valori le categorie descrittive della cultura autoctona e non sa collocare i conseguenti comportamenti Non conosce i codici, i valori le categorie descrittive delle persone appartenenti ad altre culture e non sa collocare i conseguenti comportamenti Le informazioni iniziali sono quelle che gli permettono di muoversi con sicurezza I rapporti iniziali sono quelle che costruiscono l’immagine di famiglie e ragazzi immigrati Muoversi con sicurezza reciproca significa saper interloquire : . con la persona giusta . con i tempi e le modalità opportuni . con domanda precisa e circostanziata (occorre cioè sapere ciò che non si sa) . porla in un quadro di riferimento per recepire la risposta e utilizzarla per i propri scopi Occorre di conseguenza costruire orientamento Orientare però non equivale, non è sinonimo di informare L’ orientamento si ottiene se sono presenti elementi di conoscenza del contesto entro cui si colloca l’informazione L'informazione diventa una modalità comunicativa quindi oltre che contenuti occorre individuare strumenti adatti e dare rilevanza al feed back La cura di un contesto comunicativo entro cui veicolare informazioni “efficaci” è quindi una priorità nel campo dell’incontro tra persone appartenenti a paesi diversi ed è reciproca Buona norma è quindi “prendersi cura si sé” prima di prendersi cura dell’altro Alcuni casi/esempi di disorientamento reciproco: Casi: Abbiamo informato la famiglia di Saidou della necessità di partecipare alle riunioni e vorremmo capire perchè non vengono mai sebbene recapitiamo gli avvisi, a volte li mandiamo due volte. Quando diciamo qualcosa ai genitori di bambini immigrati loro dicono sempre di sì ma poi ci accorgiamo che continuano a fare come prima cioè che in realtà non hanno capito cosa avevamo detto... ma allora perchè dicono di aver capito? I genitori vorrebbero che il bambino mantenesse la loro lingua ma lui è interessato all'Italiano, come facciamo? Una mia collega stava informandosi della situazione socio- economica delle varie famiglie di alunni di una prima media in cui è presente un bambino Nigeriano. Nel momento dei "mestieri" dei genitori il bambino ha risposto che sua mamma lavora in un aeroporto. Allora la mia collega, che mastica un po' d'inglese gli ha chiesto: "Does she clean?" (Fa le pulizie?). Lui l'ha guardata esterrefatto e ha risposto in italiano: "Ma è una hostess!" Due punti importanti su cui riflettere: Molte scuole per facilitare l’integrazione hanno appreso in questi anni a progettare l’intervento educativo mirato e a programmare le azioni conseguenti nel dettaglio valorizzando così la “nuova differenza” come opportunità di cambiamento e miglioramento strutturale interno. Un momento importante è quello di riflettere al proprio interno sul “sistema delle regole” Le regole costruiscono il “campo di gioco” entro cui si collocano le relazioni Ma ogni tempo e ogni luogo ha sue proprie regole, la morale è provvisoria Il tema delle regole sta emergendo da tempo come punto critico del nostro sistema sociale Chi viene da altri paesi ha altre regole di riferimento Prendersi cura del progetto di costruzione delle regole è sia una opportunità per recuperarne la loro efficacia interna al nostro sistema sociale sia per veicolarle in modo adeguato e di orientamento verso i nuovi ingressi Le regole presidiano dei valori. Se non si ha chiaro quale è il valore presidiato da una regola si rischia di rendere inefficace il modo di veicolarla, se ne richiede un rispetto formale e non relazionale. Educare alle regole prevede la consapevolezza del perché esistono e del sistema di sanzioni collegate, meglio se educative. Tra le azioni da attivare possono quindi collocarsi percorsi formativi e progetti mirati alla acquisizione di maggiore consapevolezza sulle regole Preparare l’accoglienza Il primo contatto con la scuola prevede di operare seguendo le “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”del Ministero PI che occorre naturalmente declinare nel proprio contesto operativo. “Quando arriva un genitore straniero per iscrivere il figlio me ne occupo io. Per evitare di far perdere tempo ai genitori (lavorano molte più ore di noi e faticano a prendere permessi) ho messo un cartello sul portone della scuola tradotto in cinque lingue con i miei orari: Se li modifico cambio solo i numeri e riutilizzo le traduzioni. Quando arrivano da me, cerco subito di capire se conoscono ‘italiano. Per sicurezza faccio compilare la scheda d’iscrizione e consegno i libretto di spiegazioni sul sistema scolastico tradotto nella loro lingua. Io ho imparato un po’ di spagnolo perché la maggioranza dei ragazzi arriva dall’America Latina, sapevo anche salutare in arabo quando avevo tanti marocchini, ma allora c’era anche il mediatore culturale in segreteria ed era più facile, ora tagliano sempre.” Anna, personale amministrativo, Istituto comprensivo di Genova (da Ongini – Nosenghi; Una classe a colori; Vallardi) Buoni risultati per facilitare questa fase vengono ottenuti dove si realizza un sistema di rete tra Istituzioni diverse e con l’Associazionismo e fase fondamentale è quella del preparare l’accoglienza ai nuovi genitori Considerare cioè i genitori come potenziale risorsa, in particolare i genitori “vecchi” per verificare la loro disponibilità a fare da mediatori al fine di preparare percorsi facilitanti per l’accesso dei nuovi. L’assemblea di inizio anno diviene un momento prezioso anche per: . individuare se possibile i genitori “mediatori” con cui mettere a punto una strategia di organizzazione degli spazi (cartelloni, oggetti…) e della conduzione dei colloqui . riflettere sulle modalità di presenza dei genitori al momento dell’inserimento e sulla possibile introduzione di un momento periodico di incontro (cogliere i problemi, prevenire possibili abbandoni scolastici) (Verificare se occorrono momenti di formazione linguistica o alla mediazione per i nuovi genitori) Curare le comunicazioni che precedono l’inserimento: . lettere invito e presentazioni del servizio in più lingue prendendo a riferimento esperienze già avviate e fac-simili relativi Per favorire l’incontro e lo scambio: alcuni suggerimenti . organizzare delle “Serate in cucina” . organizzare una festa in occasione di una ricorrenza dell’altra cultura (capodanno, festa religiosa ecc.) . tramite tutte le famiglie ricostruire i diversi riti legati alla nascita e alla assegnazione del nome . organizzare momenti di scambio e insegnamento reciproco valorizzando i diversi saperi e saper fare (musica, danza, cucina, lingua…) . prestare attenzione alle madri immigrate, spesso in condizione di maggior isolamento rispetto ai padri. Avere con loro anche qualche momento di scambio informale. . organizzare (con l’aiuto di Ente Locale, Esperti, Volontariato) corsi di alfabetizzazione e di formazione alla mediazione Supporti e approfondimenti: Perticari P.; Attesi imprevisti ; Bollati Boringhieri Zoletto; Straniero in classe. Una pedagogia dell'ospitalità; Raffaello Cortina; R. Conserva; La stupidità non è necessaria. (G.Bateson, la natura e l'educazione); La Nuova Italia Francescato-Putton-Cudini; Star bene insieme a scuola. (Strategie per un’educazione socio-affettiva dalla materna alla media inferiore); La Nuova Italia Scientifica G Favaro; Firenze accoglie; Comune di Firenze Traversi – Ventura; Il salvagente. Pronto intervento interculturale per la scuola di base; e Kit di sussidi per l’accoglienza; EMI http://istruzione.comune.modena.it/memo (Sezione intercultura) per: Documenti sul tema della Integrazione con i riferimenti Ministeriali Modelli di presentazione della scuola, convocazioni, autorizzazioni, informazioni ecc. in 7 lingue: Link utili di Centri interculturali Sistemi scolastici dei paesi di provenienza 2) Dinamica in classe 2.1 L’inserimento L’arrivo di persone provenienti da altri paesi genera sovente qualche incidente interculturale causato sia dalle differenze culturali ma anche dai pregiudizi presenti : Durante una lezione di educazione motoria una bambina di origine Albanese è stata isolata dai compagni che dovevano stare in coppia con lei Stavo insegnando a pronunciare alcune parole ad un bambino Nigeriano. Guardando le foto di animali doveva dire se si mangiano e se gli piacciono. Alla vista di cani e gatti ha detto che si mangiano e che sono molto buoni. In una classe seconda è inserita una bambina Marocchina. Per integrare la conoscenza diretta della bambina ho proposto alla classe la visione di un CD Rom che tratta i vari aspetti del Marocco (geografico, economico, religioso) Quando è stato il momento di parlare delle tradizioni il Cd illustrava feste e costumi. Tutti erano convinti che Fatima avesse vissuto quelle cose ma lei ridendo ha detto: " non siamo mica tutti uguali in Marocco" Un'alunna delle classe V^ mi ha infilato in tasca una letterina. A casa l'ho letta e descriveva la situazione di emarginazione e derisione con cui i compagni e soprattutto alcune compagne la considerano dopo la calda accoglienza iniziale. Una studentessa Albanese in V^ superiore durante una chiacchierata sul futuro professionale ha detto: "Io tornerò in Albania, forse non riuscirò a fare il lavoro per cui ho studiato qui da voi ma almeno non dovrò vivere tutto quello ho dovuto vivere qui e sentire tutte le parole che ho sentito su di me per il solo fatto di venire dall'Albania. Tre ragazze a bassa voce hanno commentato: "Quando vuoi tornarci è sempre troppo tardi" Avrei bisogno di un mediatore perchè ho in classe un bambino Marocchino che non sa una parola d'Italiano. Non riesco a capire perchè Fatima sta sempre in disparte, è silenziosa non gioca coi compagni I genitori vorrebbero che il bambino mantenesse la loro lingua ma lui è interessato all'Italiano, come facciamo? Come facciamo adesso a festeggiare le festività a scuola? Ogni bambino ha ricorrenze diverse: festeggiamo le nostre, festeggiamo le loro, le festeggiamo tutte? E’ necessario considerare entrambi questi aspetti - differenza e pregiudizio per impostare una progettazione che vada a costruire la dinamica in classe partendo appunto dal considerare la classe un sistema intercorrelato di “differenze” Centrarsi sulla differenza culturale rischia di stigmatizzare la differenza dei bambini stranieri, di perdere di vista che i bambini, i ragazzi, sono prima di tutto tali e ognuno di essi è portatore di storie differenti in quanto tale Occorre anche ricordare che le classi sono già formate da bambini appartenenti a famiglie in cui la provenienza regionale è diversa “Un giorno, in una classe di una scuola elementare di Torino, il direttore si presenta all'improvviso con un nuovo iscritto: «Un ragazzo spaurito, di viso bruno, coi capelli neri, con gli occhi grandi e neri, con le sopracciglia folte e raggiunte sulla fronte; è vestito di scuro con una cintura di marocchino nero intorno alla vita. Chi sarà? Un ragazzo albanese? tunisino? peruviano? Quando il direttore se ne va, il maestro si rivolge alla classe: «Voi dovete essere contenti. Oggi entra nella scuola un piccolo'italiano nato a Reggio di Calabria, a più di cinquecento miglia di qua. Vogliate bene al vostro fratello venuto di lontano, in maniera che si accorga d'esser lontano dalla città dove è nato, fategli vedere che un ragazzo italiano, in qualunque scuola metta piede trova dei fratelli». Detto questo, il maestro si alza per indicare sulla carta geografica d'Italia il punto dove si trova Reggio di Calabria». (E. De Amicis, Cuore, Einaudi) Siamo in una «classe a colori» dell'anno scolastico 1881-82, nell'Italia unita che ha da poco compiuto vent’anni. Un giovane paese «multiculturale» quindi, segnato da profonde differenze sociali, culturali, geografiche e linguistiche. Il maestro del’libro Cuore cerca di mettere insieme i pezzi di quell’Italia, di unire le classi sociali e le diverse regioni italiane …. (da Ongini – Nosenghi; Una classe a colori; Vallardi) Al contempo è aperto il tema della costruzione del rispetto tra maschi e femmine e tra abili e diversamente abili, etc Siamo cioè di fronte a uguaglianze umane e differenze culturali A incontrarsi sono le persone e non le culture La pedagogia interculturale consiste nell'educare non semplicemente alla conoscenza delle differenze, riscontrabili in soggetti di origine culturale diversa (il soggetto cresciuto in città e il soggetto allevato in un villaggio di capanne), ma nell' educare alla transitività (o mobilità) cognitiva. Didattica interculturale è impostare forme di apprendimento transcognitive: ovvero una capacità di locomozione da un atto cognitivo all'altro, da una Forma mentis all'altra. In altri termini, attraverso l'intelligenza simbolica, grafico-pittorica, mimica, musicale, tecnica, ecc., mostriamo che ciascuno di noi possiede un suo punto di vista sul senso da attribuire alle realtà che lo circondano e lo hanno visto crescere … e ognuno di essi è opportunità di ampliamento del mio . Occorre trovare un codice per comunicare ed entrare in relazione per poter esprimere i reciproci bisogni. Il docente ha bisogno di orientamento al tema Il bambino ha bisogno di messaggi di vicinanza e di punti di riferimento decifrabili che possono dare sicurezza. Si può prevedere di: inserirlo gradualmente allestire il suo spazio personale col nome in Italiano e nella sua lingua allestire cartelloni che illustrano i momenti della giornata corredati da fotografie organizzare attività che utilizzano il linguaggio del corpo allestire centri d’interesse da fruire autonomamente arricchire lo spazio con oggetti, immagini, musiche che ogni bambino porta da casa Utilizzare la tecnica del diario per annotare le osservazioni dell’insegnante rispetto all’andamento, alle questioni e agli incidenti interculturali che si verificano. Gli incidenti interculturali sono una occasione per interrogarsi e una opportunità per conoscersi: dietro al non rispetto di una regola, all’assenso cui fa seguito invece una incomprensione in situazione, al gesto “strano” si può nascondere una diversa concezione dell’infanzia, dei luoghi di cura e accudimento per i più piccoli, una relazione tra scuola e famiglia basata su di una “distanza” diversa dalla nostra. Riuscire a esplicitare le reciproche regole può aiutare a costruire percorsi di cambiamento reciproco. Ricostruire la sua storia. Ogni identità si è costituita sulla base delle esperienze della propria vita cioè sulla base delle “storie della propria vita”. Le storie precedenti si intersecano ora a nuove storie, occorre creare un contesto utile affinchè il bambino straniero possa riconoscere e orientarsi tra: vecchi e nuovi valori, codici comunicativi, categorie di descrizione della realtà. Aiutarlo a esplicitare la sua storia in termini di scambio, di passaggio di storie, valorizza le diversità reciproche e aiuta a riconoscersi come compartecipi, insegnante e classe, di una realtà plurale data dalla caratteristica multiculturale che hanno assunto le nostre società contemporanee. Aiuta ad orientarsi di fronte alla pluralità di percorsi e possibilità culturali Attività utili possono essere: . giochi cooperativi: mi piace e non mi piace; vorrei essere; vorrei fare; gioco dei nomi; gioco del “come faccio a…” . il cartellone/diario delle proprie storie (fotografie, immagini di eventi significativi, cartoline, disegni, oggetti personali, oggetti di casa, autoritratto, altre possibilità date anche dal come farebbe lui a…) 2.2 La differenza linguistica Comunicare in classe La capacità comunicativa di ognuno di noi non coincide con la sua padronanza linguistica. Occorre non tenere come appoggio centrale il messaggio verbale rendendolo insostituibile e organizzare la routine, l’ambiente e il proprio stile comunicativo anche secondo altri codici comunicativi. Se è il caso cercare di comunicare con i messaggi non verbali. Possono esserci quattro diversi riferimenti: . routine scolastica corredata da segnali nonverbali che comunicano il passaggio tra i diversi momenti . organizzazione dell’ambiente per angoli, aiutando a percepire ciò che si fa in quel luogo . rapporto con altri bambini proponendo attività che favoriscono un’interazione più libera per facilitare il gioco insieme anche se non si parla la stessa lingua . rapporto con la maestra più ravvicinato per facilitare il senso di supporto e la comunicazione di richieste. Può essere utile anche approntare un “Pronto soccorso linguistico “ cioè preparare o cercare presso Enti Pubblici o sul Web o nei Centri Interculturali una serie di frasi di uso quotidiano in entrambe le lingue. L'insegnamento della lingua (L2 o LNM) Sono presenti due bisogni fondamentali: a) Acquisire l’italiano: accoglienza, interlingua, per studiare b) Mantenere la lingua materna a) Acquisire l'italiano nella fase di accoglienza permette di interagire (i bambini imparano subito le parole utili per interagire e un frasario preconfezionato può aiutarli e orientarsi per identificare luoghi, ruoli, tempi, confini, contenuti delle attività … C’è chi utilizza una cassetta in lingua madre che spiega, serve alo scopo il delimitare bene i confini spazio-temporali e ripetere stesse frasi per connotare in cambi di attività ma anche Il farsi aiutare dai ragazzi italiani (hanno la stessa età e problemi) Lo sviluppo dell'interlingua avviene a stadi e con errori da considerare risorsa e non giudicare sul piano della correttezza grammaticale L’italiano per studiare, ci vogliono di media 4-6 anni perché uno studente straniero raggiunga la media degli studenti italiani e per facilitare occorre ampliare il lessico, costruire manuali di mediazione linguistica b) Mantenere la lingua materna Innanzitutto il bilinguismo fa male Preoccupazioni: * impedisce acquisizione completa dell’italiano? No, il cervello non è statico, molte culture sono bi-tri lingui * rallenta l’acquisizione dell’Italiano? No, ci sono abilità linguistico-cognitive (astrarre, risolvere problemi con il linguaggio, raccontare una storia, riassumerla, categorizzare..) e le trasferisco da una lingua all’altra. Se blocco una blocco queste competenze finchè non ho appreso bene l’altra. * può avere conseguenze sullo sviluppo cognitivo? No, forse ci sono dei vantaggi, ad es. si riesce ad apprendere più velocemente il punto di vista dell’altro, ci si decentra meglio. Altro aspetto importante. la crisi adolescenziale, chi sono io? Se non ha mantenuto lingua materna mimetizzandosi con gli italiani non può più farlo. Se ha la lingua materna può scegliere cosa vuole essere. Quindi è bene non consigliare ai genitori di parlare italiano a casa. 2.3 Lavorare sui pregiudizi Il pregiudizio si forma come “elemento organizzatore del reale” E’ cioè una risposta al disordine che appare di fronte al non conosciuto Molti pregiudizi si formano in età infantile a seguito del tipo di risposta che la nicchia ecologica da alle domande di senso che pone il bambino Il quadro organizzativo del reale, le categorie culturali si formano in base a come il mondo adulto “orienta” il mondo infantile e a quale scala di priorità egli viene concretamente a percepire. Tentare di ridurre un pregiudizio sul piano semplicemente cognitivo (operando cioè con la la informazione di contrasto) da scarsi risultati La scarsa efficacia dei tentativi di riduzione del pregiudizio operando a livello cognitivo ha messo in luce l’aspetto della formazione del pregiudizio che attiene all’area socio – affettiva del soggetto Per operare quindi in direzione di un contenimento del peso del pregiudizio, dunque, occorre tener presente sia la sua importanza nel processo di costruzione della conoscenza che ciascun soggetto opera sia il rilievo che esso assume nella dinamica individuo/mondo, cioè il suo peso di "conoscenza collettiva", di sapere condiviso da una collettività . In altri termini, anche attraverso il pregiudizio noi costruiamo la nostra rete di relazioni e cambiare un pregiudizio può significare modificare delle relazioni, delle appartenenza, può facilitare o ostacolare ad es. l’appartenenza ad un gruppo Oltre che alla sfera cognitiva il pregiudizio attiene anche a quella psicosociale Per ridurre un pregiudizio occorre quindi non opporsi, criticare, chi ne è portatore Per questo è necessario dare rilevanza e inserire nella progettazione la “costruzione di un clima di fiducia e scambio con la classe” considerandola come gruppo di diversi A mò di esempio si può poi procedere col: raccogliere l'immagine presente dell’elemento critico in questione suscitare curiosità e dubbi attraverso fasi narrative personali e riflessioni comuni nel rispetto della immagine pregressa Grande efficacia ha l’incontro con uno o più testimoni culturale che porti: una narrazione propria esperienza di migrazione testimonianza delle differenze rilevate e delle scoperte, disagi, sorprese incontrate testimonianza sulla propria cultura di provenienza ma come con un testimone culturale si può operare con persone che sappiano testimoniare il loro essere: anziano, diversamente abile, maschio, femmina, etc cioè lavoriamo sempre sulla differenza e non sulla differenza di origine geografica A seguito di queste testimonianze è poi necessario allargare e approfondire, riorganizzare la mappa cognitiva con informazioni comparate e si possono usare come strumenti: approccio narrativo sul vissuto personale (racconti, metafore …) ascolto attivo e confronto in prima persona, ricerche e lavori di gruppo giochi di ruolo materiale documentario filmati su storie di vita quotidiane, schede etnoantropologiche ….. 2.4 La didattica interculturale Ogni gruppo sociale dà vita ad una propria cultura organizzando la realtà in categorie. Il senso del gruppo è dato dalla articolazione tra le categorie. Molto spesso nelle articolazioni passa una scala di valori. Se pensiamo a sistemi culturali diversi occorre avere sempre presente che la stessa categoria non vuol dire che abbia lo stesso significato, lo stesso valore. Nella programmazione didattica il tema della differenza può essere trattato sia dal punto di vista diacronico (le differenze nel tempo, prima e adesso) sia dal punto di vista sincronico (le differenze nello spazio e nei paesi del mondo). Alcuni metodi didattici: a) Metodo narrativo b) Metodo comparativo c) Metodo decostruttivo d) Metodo del decentramento e) Metodo del gioco f) ….. a) Metodo narrativo Senza l’ascolto reciproco non c’è interculturalità Narrare di sé e ascoltare dell’altro Attraverso il racconto delle esperienze è possibile realizzare uno scambio di valori culturali e confrontare i punti di vista sulla realtà. Ma non si tratta di aumentare il volume dei materiali narrativi quanto di dare un “impianto narrativo” al percorso educativo utilizzando: Storie di vita Biografie di testimoni Diari di viaggio Film e documentari di autori stranieri Partecipazione a forme di memoria collettiva … b) Metodo comparativo Mettere a confronto due o più versioni di uno stesso elemento culturale Allargamento delle visione attraverso una nuova risorsa: lo sguardo dell’altro Educare alla complessità, al pluralismo, alla relatività trattando ad esempio: . Famiglia e famiglie (monogamia, poligamia, bilineari e monolineari) . Religione e Religioni (Bibbia, Corano….) . La scoperta e le scoperte (Marco Polo e Ibn Battuta e …) . L’età e il valore delle età . Il tempo e i tempi (Papalagi…) c) Metodo decostruttivo Decostruire ciò che vi è di limitato o inesatto nella propria cultura Ridurre l’asimmetria assumendo consapevolezza della mancanza di neutralità Decostruire i pregiudizi Rivisitare e rivedere le proprie idee decostruendo: il concetto di razze umane il concetto di intelligenza il concetto di storia legato alla scrittura (sminuendo l’oralità) la carta di Mercatore (proponendo la carta di Peters) …. d) Metodo del gioco Giocare come “mettersi in gioco” I giochi didattici come opportunità di vivere la realtà in modo analogico Permettono di vivere i problemi raffigurati simbolicamente senza correre rischi Alcune esempi: Simulazione Giochi di ruolo Danze Spettacoli teatrali Drammatizzazioni etc. Supporti e approfondimenti: . Favaro - Luatti; L'intercultura dalla A alla Z; FrancoAngeli . AA-VV; Alfabeti interculturali; Guerini e Associati . AA-VV; Per una pedagogia narrativa; EMI . F. Lorenzoni; L'ospite bambino; Theoria . E. Compagnoni; Una scuola per il domani; Franco Angeli . AA-VV; A scuola con... Strategie per l'accoglienza dei bambini stranieri nei servizi per l'infanzia; Giunti . M. Baldini; Educare all'ascolto; La scuola . M. Crudo; La conoscenza dell'altro tra paura e desiderio; CRES . Serie dei Quaderni dell'innovazione didattica; CRES Edizioni Lavoro . Sette parole per dire mondo; EDB Bologna Serie dei Quaderni dell'interculturalità; EMI Ongini – Nosenghi; Una classe a colori; Mainardi 3) Ambito interculturale Questo ambito riguarda quei progetti e attività che possono facilitare l’integrazione raccordando tra loro servizi, rendendo più efficaci ed efficienti alcune fasi di essa, dando vita ad iniziative ad hoc Tra queste alcune che riguardano direttamente la scuola possono essere:: insegnamento della lingua italiana, azioni finalizzate a promuovere e sostenere una miglior integrazione dei minori stranieri per l’ingresso e l’inserimento nel circuito scolastico con fasi di orientamento e supporto, azioni di facilitazione del dialogo e delle relazioni tra scuola, famiglia e territorio con attenzione agli alunni stranieri e loro famiglie anche con coordinamento tra Enti Locali, Istituzioni scolastiche, Servizi territoriali supporto primi ingressi (mediazione linguistico - culturale, laboratori interculturali); percorsi di formazione al dialogo interculturale, alla prevenzione e gestione dei conflitti rivolti in particolare a docenti e genitori …. La tipologia di queste azioni si differenzia territorio da territorio poiché è fortemente collegata al quadro politico, amministrativo, sociale e ogni territorio adotta sue particolari e originali azioni Questo ha dato vita ad una serie di esperienze cui poter attingere per vetrificare eventuali attivazioni analoghe nel proprio territori/ scuola. Ad esempio riferendosi ad alcune delle azioni indicate sopra: a Brescia l’Ufficio scolastico provinciale e la Prefettura si sono accordati per permettere agli alunni di preiscriversi a scuola tramite lo Sportello unico per l’immigrazione o dalle singole scuole all’estero prima dell’arrivo in Italia. Sono state messe a punto le azioni conseguenti per dar vita al percorso amministrativo (inserimento on line, assegnazione alla scuola in base all’età e alla residenza, ricevuta di preiscrizione, informazione iniziali di presentazione della scuola etc) a Genova i vari Enti che si occupano di immigrazione sono coordinati in alcune delle loro azioni dal Centro risorse alunni stranieri. Tramite un accordo tra Prefettura e associazioni che gestiscono gli sportelli informativi per i migranti si danno indicazioni alle famiglie che richiedono il ricongiungimento fornendo informazioni sulla scuola italiana (calendario, modalità di funzionamento etc) Queste azioni consentono alle scuole di documentarsi sulle scuole dei paesi d’origine dei futuri alunni e di predisporre servizi di mediazione linguistico culturale In altri territori per la presenza di un numero elevato di alunni stranieri (ad es negli Istituti Professionali) sono state predisposte, tramite accordi/progetti tra scuole, enti locali, associazioni, AUSL equipe con professionalità diverse per orientare, sostenere, indirizzare ragazzi e famiglie intervenendo sia nella scuola che nel territorio con opportuni progetti Riportiamo qui anche due presentazioni tratte dal sito del Network delle Città in dialogo che è una rete che ad oggi comprende diciannove città che collaborano sui temi dell'integrazione e delle politiche di governance per comunità diverse. La rete delle città italiane costituisce un luogo per definire concrete buone prassi di governo locali, per migliorare il dialogo interculturale e la partecipazione delle varie comunità alla vita delle città. Castelvetro (Modena) Sta preparando la sua politica dell’accoglienza per ogni nuovo arrivato nel nostro territorio con un approccio olistico, a tutto campo · Le politiche dell’inclusione interculturale ed equità di accesso ai servizi in generale sono facilitati attraverso attività che coinvolgono: - La scuola elementare e la scuola media - Lo sport - Le attività culturali come musica, danza, cucina, feste interculturali ed artistiche - L’insegnamento della lingua Italiana e della lingua Araba - I percorsi di buon vicinato con il progetto “più vicini” - La capacità di fornire mediazione dei conflitti e supporto per la documentazione formale - Lo sviluppo di relazione / accordi e collaborazione attraverso i paesi che rappresentano la diaspora locale - Approccio aperto, trasparente e consapevole con i media e comunicazione a tutto campo Unione dei Comuni del Rubicone (Forlì Cesena) Il tema dell’inserimento della popolazione immigrata ed in particolare degli alunni stranieri è tra le priorità della programmazione sociale e sanitaria del distretto, declinata in una molteplicità di azioni, progetti e interventi: Azioni formative per la promozione di un approccio in campo interculturale in collaborazione con Enti di Formazione e Università: - Formazione rivolta agli operatori dei servizi socio-educativi sui temi dell’immigrazione e dell’intercultura; - Progetti di integrazione scolastica rivolti agli alunni stranieri; - Promozione di un Corso di alta formazione per operatori “Flussi migratori, percorsi di inserimento e contesti locali” in collaborazione con l’Università degli studi di Bologna-Polo Didattico di Forlì; - Percorsi formativi per docenti, educatori, insegnanti di L2 sul tema della “Gestione delle classi multiculturali e facilitazione dell’apprendimento per tutti gli studenti” in collaborazione con il laboratorio ITALS dell’Università Cà Foscari di Venezia; - Formazione al lavoro, corsi di lingua italiana e informatica rivolta ai cittadini stranieri adulti. Azioni ricerca e orientamento per l’inserimento lavorativo in qualità di partner di progetti finanziati dal FSE - Progetti di Orientamento e Inserimento lavorativo di giovani stranieri in età di apprendistato - Progetti innovativi sul tema del lavoro di cura Promozione dello scambio e della conoscenza della diversità culturale in collaborazione con realtà del territorio che operano in ambito culturale, artistico, educativo - Feste dei popoli, eventi sportivi, mostre all’interno di eventi organizzati da commercianti, mostre fotografiche inseriti in eventi internazionali realizzati a livello locale (SI fest), incontri con rappresentanti dei paesi d’origine. Promozione di tavoli di programmazione a supporto della programmazione sociale - Costruzione di reti tra scuola, ente locale, asl, associazioni sindacali, associazioni culturali e di promozione sociale Lotta contro la discriminazione e promozione di pari opportunità - Promozioni di incontri e attività all’interno della rete antidiscriminazione regionale. Per approfondire: Sito del network delle Città in Dialogo: http://www.municipio.re.it/retecivica/urp/pes.nsf/web/nt wrk?Opendocument Ongini; Noi domani. Viaggio nella scuola multiculturale; Laterza Esperienze dei Centri Interculturali http://istruzione.comune.modena.it/memo (Sezione intercultura) L’esperienza dell’Istituto C Cattaneo e G Deledda di Modena http://www.strarete.it/ Come dice il Dirigente Scolastico di Luzzara (RE): “L’integrazione è una strada in salita, mica una formula magica” I PARTECIPANTI AL PERCORSO FORMATIVO COMUNE DI CENTO: servizi sociali CENTRO PER LE FAMIGLIE dell’alto ferrarese Laboratorio Teranga: studio professionale che opera nei campi dello scambio attivo tra culture considerando come centrale la “persona”. Interpreta la diversità come possibile fonte di crescita personale e di gruppo. Teranga in lingua Wolof , significa OSPITALITA’. Le scuole partecipanti al percorso: DIREZIONE DIDATTICA 1° CIRCOLO CENTO DIREZIONE DIDATTICA RENAZZO SCUOLA MEDIA “IL GUERCINO” –CENTO LICEO GINNASIO “G. CEVOLANI” – CENTO IPSIA “F.LLI TADDIA”– CENTO ISIT “BASSI - BURGATTI”– CENTO I.C. “T.BONATI “ BONDENO I.C. “A.COSTA” – VIGARANO MAINARDA I.C. “G.BENTIVOGLIO” –POGGIO RENATICO I.C ”D.ALIGHIERI” – SANT’AGOSTINO Contenuto della brochure a cura di : Claudio Prof. Cernesi - Laboratorio Teranga Realizzazione grafica Comune di Cento