Incontriamoci
Assaggio della festa parrocchiale
APPUNTAMENTI DI NOVEMBRE 2012
Domenica 14 Ottobre - Festa del Patrono San Gaudenzo
ore 17,30 S.Messa in Cattedrale
Martedì 16 Ottobre
ore 21.00
Consiglio Pastorale Parrocchiale
Mercoledì 17 Ottobre
ore 20.45
Catechesi genitori 2a, 3a, 4a elementare
Venerdì 19 Ottobre
ore 21.00
Veglia Missionaria Diocesana - in Cattedrale
Domenica 21 Ottobre - Giornata Missionaria Mondiale
ore 9.15
Catechesi Bimbi 2a elementare
ore 11.00 Presentazione bambini Messa della Prima Eucaristia
ore 17.00 S.Messa presieduta da d.Giovanni
ore 18.00 Testimonianza di d. Giovanni sulla missione in Albania
in Parrocchia (non in Duomo come erroneamente
indicato nella lettera precedente)
Domenica 28 Ottobre - Festa diocesana della Famiglia
Anno Pastorale 2012 • 2013
Ottobre • Lettera n° 2
Vita e... “miracoli” della Parrocchia di San Raffaele Arcangelo • Diocesi di Rimini
“ Conf ermiamo la nos t ra f ede”
San Raffaele non si fa mancare niente! La lettera n. 7 è stata uno speciale fuori tempo (luglio 2012 con distribuzione fino
ad agosto) per il passaggio da don Giuseppe Bilancioni a don Giovanni Vaccarini (nomina del 13 giugno, avvicendamento del 21 giugno). Passano tre mesi e mezzo, e sabato 29 settembre don Giovanni è parroco a Miramare, don Giuseppe
torna da noi. Martedì 2 ottobre il vescovo Francesco viene a spiegare le decisioni. Accanto a lui ci sono Giovanni e Giuseppe. La chiesa è piena. Si ascolta, si interloquisce, si cerca di capire per condividere. Il clima non è esente da sofferenza
e fatica, ma prevale la commozione, la voglia di consolarsi, consolare e abbracciarsi, la lettura dei fatti con sguardo di
fede, lo spirito della comunione.
Il vescovo tornerà presto da noi per la visita pastorale, e avremo modo di continuare il confronto, per chiarire e condividere. Don Giuseppe è nostro parroco per la seconda volta, e in questa pagina riprende il dialogo mensile con noi. Don
Giovanni parte e ci saluta (pag. 5). Non ci lascia un addio, ma un grazie convinto, spunti per alimentare lo spirito e arrivederci in un lavoro pastorale che potremmo cercare di condividere, se pur da lontano. Speriamo di essere consapevoli
di tanta grazia.
Lino
PREGHIERA PER I DEFUNTI
Giovedì 1 Novembre - Solennità di tutti i Santi
SS. Messe secondo l’orario festivo
Venerdì 2 Novembre - Commemorazione di tutti i fedeli
defunti
ore 20.30 S.Messa in memoria di tutti i defunti dell’anno della
nostra comunità parrocchiale
Domenica 4 Novembre
ore 17.00
S.Messa per i defunti (in particolare per i genitori)
da alcuni giorni la notizia
non è più una novità. Sono
d.Giuseppe Bilancioni e vi
scrivo dalle pagine della lettera come parroco di San Raffaele. Il mio ritorno è legato
soprattutto alla disponibilità
di d.Giovanni (a cui rinnovo il mio grazie) che ora è parroco
della comunità di Miramare al posto mio e al Vescovo Francesco che ha condiviso questa soluzione. È la diretta conseguenza delle mie difficoltà di salute, vissute in questi mesi.
la visita e di interpretarla nella quotidianità della vita e non
nell’eccezionalità di un avvenimento straordinario.
Sottolineo l’aspetto della “quotidianità” perché penso che da
esso si debba partire per comprendere il senso dell’appuntamento. La vita di una comunità non si misura dalla quantità
delle azioni pastorali o dalla fantasia dei suoi operatori. Si
vede soprattutto nella qualità delle relazioni e nel valore della vita reale.
Allora non serve inventare appuntamenti nuovi per far bella
mostra di se stessi. È sufficiente vivere nella verità e nella
trasparenza di quello che siamo. Perciò il vescovo parteciperà alle scadenze in calendario in quella settimana. Sì, una intera settimana dedicata alle relazioni cominciando dagli ammalati, dai sofferenti, per arrivare a chi nella comunità vive
l’impegno
della collaborazione pastorale, fino
a incontrare
l’intera comunità parrocchiale nella preghiera
e nel dialogo
fraterno.
Sono tornato interpretando questa pagina della mia vita come
un “dono”. Così mi esprimevo domenica nella celebrazione
della messa. Un dono che mi dà l’opportunità di riprendere il
cammino compiuto con voi in questi dieci anni.
orario invernale
da lunedì 8 ottobre
Orario delle SS.Messe
Confessioni
Festivi: 8,30 - 11,00 - 17,00
Prefestivi: 17,00
Feriali: 7,30 - 17,00
ogni Sabato
dalle 15,00 alle 16,30
Per altri momenti prendere accordi
direttamente con il Sacerdote.
8
Via Codazzi n° 28 tel. 773085 www.sraffaele.it
Ritorno volentieri nel momento in cui ci stiamo preparando a
vivere l’incontro col vescovo Francesco, nella Visita Pastorale, fissata per l’ultima settimana di novembre. Essa non rappresenta una semplice scadenza di tipo giuridico e amministrativo. È piuttosto uno strumento (non il solo) che consente
al Vescovo di assolvere un compito che gli compete nella sua
qualità di Padre e di Pastore della chiesa di Rimini. Sta a tutti
noi far sì che questo strumento diventi fruttuoso e gioioso.
Cominceremo presto a pregare perché la visita riesca; intanto ciascuno può farlo personalmente. Poi metteremo a punto il programma, che comunicheremo anche nella prossima
lettera. Intanto vi invito a vedere nella visita l’occasione di
incontrare il Pastore della Chiesa nella distensione e nella
confidenza, curando i rapporti e le relazioni con lui e tra noi.
Se posso esprimere un desiderio personale e un invito, auguro a ciascuno di voi e all’intera nostra comunità di inserire
“Vengo a visitarvi nella pace” - sono parole del vescovo
Francesco - per far crescere la comunione, la carità, lo spirito del servizio, l’impegno missionario.
Buon anno pastorale.
d.Giuseppe
1
Tut ti i nostri cari
Facciamo nascere il Gruppo missionario!
Nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale (domenica 21 ottobre) il Papa ricorda che cade nel mese in cui
si tiene la XIII Assemblea del Sinodo dei Vescovi sul tema
“La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede
cristiana” e ribadisce la necessità che tutto il «Popolo di
Dio» si dedichi al primo impegno di ogni cristiano: annunziare il Vangelo di Gesù ovunque e per chiunque affinché
tutti raggiungano la salvezza.
particolar modo ai nostri operatori pastorali, spesso chiamati a svolgere più mansioni e a districarsi tra differenti ambiti
di servizio (in diocesi, nei movimenti, nelle associazioni…).
Diventa così difficile pensare a una parrocchia o, addirittura,
a una diocesi interamente missionarie. Certo, questo è l’obiettivo, ma per raggiungerlo occorre procedere per piccoli passi.
Fine settembre 2011. Un ragazzo di Rimini, residente poco lontano da San Raffaele, da diverse ore non risponde al cellulare.
La mamma insiste. Poi, con un brutto presentimento, corre al piccolo appartamento dove lui vive da single. Con fatica riesce
a entrare da una finestra. Lo trova impiccato.
La vita difficile e tormentata del ragazzo era piena di generosità. E di musica! Che suonava e componeva. Per questo aveva
tanti amici. Ecco come si esprime, pochi giorni dopo il funerale, uno di loro, a commento di una fotografia, sotto la quale è
scritto: Ciao FRATELLO mio!
Mi sento amputato
Mi piace ricordarlo così. Ho decine di foto sue, esattamente come ogni persona ne ha montagne del proprio migliore
amico. Eccolo, questo è il mio. Solo che ha pensato bene di
togliersi la vita e di lasciare me e gli altri. Ora mi sento solo,
soprattutto quando arriva la notte: sento che quello che mi ha
dato in tanti anni me l’ha tolto in un attimo. Mi sento amputato! È difficile imparare a vivere senza le gambe, si può fare,
ma ci vorrà del tempo, prima bisogna convivere con l’idea
che le tue gambe non ci sono più.
Questa è la nostra missione ed è ciò che ci rende cristiani. Se
qualcuno, quando pensa alla “missione”, immagina persone
che si impegnano ad annunciare il Vangelo in terre lontane
e si prodigano per chiedere aiuti economici nelle parrocchie
vicine, oppure ritiene che l’annuncio riguardi non lui, ma
la propria comunità parrocchiale; costui non ha compreso
quanto scritto nella nota pastorale dei Vescovi:
Una pastorale tesa unicamente alla conservazione della
fede e alla cura della comunità cristiana non basta più. È
necessaria una pastorale missionaria, che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione, vada incontro agli uomini e alle
donne del nostro tempo testimoniando che anche oggi è
possibile, bello, buono e giusto vivere l’esistenza umana conformemente al Vangelo e, nel nome del Vangelo,
contribuire a rendere nuova l’intera società. (CEI, Il volto
missionario delle parrocchie in un mondo che cambia,
2004, p. 133)
Allora ecco la proposta (non mia): creare un Gruppo Missionario Parrocchiale! Qualcuno di certo sarà allarmato, se non
infastidito, al pensiero di un nuovo gruppo parrocchiale; tuttavia, se ci si pensa un attimo, è più facile partire con un gruppo
piuttosto che con una singola persona o con l’intera comunità.
Di cosa dovrebbe occuparsi il gruppo? Quale sarebbe il suo
compito? Ecco una risposta:
Dunque, la parrocchia non può semplicemente restare ferma
in ascolto e limitarsi ad accogliere le persone in cerca di una
risposta di fede, ma deve rimboccarsi le maniche e andare
in mezzo alla gente per testimoniare e offrire la Parola. Per
usare una metafora, non possiamo essere solo un abbeveratoio per dissetare gli animali della fattoria e alcuni animali
selvatici che ogni tanto passano di là, ma dobbiamo anche
essere otri che portano l’acqua fuori dalla fattoria a tutti gli
esseri viventi.
Proprio perché la parrocchia “diventi” missionaria è necessario che ci sia qualcuno che faccia memoria di questa
vocazione e aiuti a realizzarla. […] Questo vuol dire che
la sua funzione “prioritaria” è pedagogico-educativa: è di
offrire spunti, richiami, presentare proposte di gesti e iniziative che creino “mentalità”, che formino “coscienza”
e abitudini permanenti. Tutta la sua azione deve essere in
funzione della missionarietà della parrocchia e questo non
solo in forme episodiche e saltuarie, ma come sensibilità
e impegno quotidiano, costante, normale. Quindi, il GMP
[Gruppo Missionario Parrocchiale], più che fare lui tante
iniziative, deve puntare ad educare, a formare, perché è la
comunità che è missionaria e deve esprimere la sua missionarietà. (Agostino Rigon, Abbracciamo il mondo, 2006, pp.
137 e 139)
Il gruppo, cioè, dovrebbe assumere il ruolo di “coscienza missionaria” della parrocchia e come tale dovrebbe investire tutti
gli aspetti pastorali della comunità: evangelizzazione, catechesi, liturgia, carità, presenza nel territorio, stili di vita, ecc. Non
si può concepire un’animazione missionaria isolata e chiusa,
indirizzata solo, ad esempio, alle adozioni a distanza, a una
raccolta annuale o al sostegno a un missionario particolare. Il
gruppo missionario dovrebbe aprirsi a tutte le realtà missionarie, proprie e altrui. Dovrebbe rispondere a quella che Rigon
chiama «vocazione ecclesiale», cioè adempiere a un impegno
più generale, che interessi, da una parte, l’intera vita della
parrocchia e che raggiunga, dall’altra, tutte le istituzioni della
Per sua natura la missione è aperta e universale e conduce
verso l’umanità e il mondo. Un simile impegno può apparire
a una comunità non solo gravoso, ma anche utopistico: in
2
prosegue a pagina 3...
Titolo ver ticale
Una provocazione
che siano inutili i tentativi di scriverti attraverso una tastiera, ma se per caso tu fossi veramente accanto a me anche
ora...
Sono una persona terra terra e visto che non ti sogno,
ho solo questo modo di comunicare con te. Nella mia testa
tu prima o poi leggerai questo messaggio, anche se non so
quando.
La vita è un percorso da condividere con gli amici veri, ma
quando tu sei caduto non mi hai chiesto di aiutarti a sollevarti in piedi, non hai chiesto aiuto a me, che ero la tua spalla...
mi hai fatto sentire inutile. Ora non posso più condividere le
mie cose con te, e mi manchi tantissimo. Buonanotte, amico
mio.
Ti abbraccio e spero di sentire l’abbraccio tuo.
Ti amo, fratello mio. Mi hai abbandonato e forse questo non
te lo perdonerò mai. Conoscevo la tua intelligenza, la tua disperazione e l’ho sottovalutata, convinto che tu potessi vincere ogni battaglia che la vita ti proponesse. Hai messo una
corda attorno al collo e con essa hai impiccato tutte le persone
che come me ti hanno tanto amato.
Stefano Zamagni
A te Nonno
Sono molto arrabbiato con te e mi sento ancora la tua anima
gemella. Ti chiedo di restarmi accanto perchè sarà difficile
continuare la vita senza te. Avevamo un mondo che solo noi
capivamo ed eravamo fieri del fatto che nessuno potesse entrare nel nostro recinto. Ora mi chiedo per quale motivo tu
non abbia voluto lottare con me per cercare di riprendere tutto
da capo e ripartire dall’inizio come era accaduto altre volte.
Quando la comunità si raccoglie per accompagnare
al cimitero qualcuno dei nostri amati nonni, proviamo un misto di tristezza e di gratitudine infinita. Di
recente una nipote ha voluto indirizzare al nonno,
durante il suo funerale, queste brevi, preziose parole. Le riportiamo, dedicandole a tutti i nonni che
hanno costruito la nostra vita e ci hanno preceduto
nella Casa del Padre.
Ti voglio ricordare come ti ho conosciuto: eterno bimbo, sorriso sincero, sguardo che non ha bisogno di parole per chi lo
sa capire, occhi giganti misteriosi e rassicuranti, un amico per
il quale avrei dato me stesso. Ora le nostre strade si dividono
e io passo le notti col demone dei ricordi. Stammi vicino,
amico mio, perché quello che mi hai tolto lo rivoglio, almeno
nei sogni, almeno nei ricordi.
A te, nonno,
che amavi la terra e la curavi,
a te che custodivi la tua famiglia
e la rispettavi,
Il tempo passa… A maggio il dialogo riprende.
a te che ci hai insegnato
la benevolenza e la gratuità,
Ciao, amico mio. Sono quasi 8 mesi e tu sei così lontano e
sempre così vicino. Pensavo che il tempo avrebbe affievolito
i sentimenti e la sensazione di “bisogno” che ho sempre avuto
di te; ma il tempo mi ha dimenticato o ha pensato di prendersela comoda!
ad accogliere e gioire in compagnia,
ad avere fiducia
ma anche a rimboccarci le maniche,
a te rivolgiamo il nostro grazie.
Sai, la mia vita sta cambiando, e la mente si muove... il mio
mondo si trasforma, cerca di allargarsi attraverso nuove strade e nuovi spazi, ma tu rimani sempre alle radici di questo
mondo.
È una di quelle notti in cui vorrei farti il riassunto
della mia vita recente, anche solo per il gusto che avevamo
di non voler perder mai un solo evento della nostra reciproca
storia.
Non ho ancora le palle di venire al cimitero a salutarti… e neppure di provare a non pensarti. A volte mi pare
Che la tua anima
sia innalzata all’onnipotente,
e che la tua testimonianza di vita
ci accompagni sempre.
Con tanto amore.
A. M.
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Centri di ascolto del Vangelo
Il Vangelo a casa nostra
La “Lettera ai Romani”
“Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20).
Nei Centri di Ascolto del Vangelo il primo requisito è ritrovarsi insieme. E
ciò avviene in genere di pomeriggio, comodo per chi non vuole muoversi
con il buio, specie nel periodo invernale; oppure di sera, dopo cena. La
riunione inizia con la preghiera e si protrae per circa un’ora; tutti sono
invitati a parlare, portando le proprie esperienze di vita, i propri dubbi e
… le proprie certezze. Alla base di questi incontri c’è un testo scelto dalla
diocesi, testo che cambia di anno in anno. Finora, da quando il progetto
è partito nel 1998, sono stati letti, discussi e approfonditi libri del Nuovo
e dell’Antico Testamento. Sono già tanti, ma teniamo presente che ce
ne sono ben settantatre disponibili. Alcuni sono stati particolarmente impegnativi, come per esempio i Salmi, l’Apocalisse, l’Esodo. Non si tratta
di studi di alta teologia; la persona che guida gli incontri si avvale delle
indicazioni fornite dalla diocesi con la “Settimana Biblica”, aperta a tutti e molto seguita, e di un opuscolo dove sono
riportati i dieci-quindici argomenti da trattare. Questo opuscolo è costituito da schede distribuite di volta in volta e che
ognuno si porta a casa per rileggersele e magari ritornarci sopra nell’incontro successivo.
Anche quest’anno la Settimana Biblica ha presentato un argomento di grande impegno: la Lettera ai Romani, riconosciuta come la più importante lasciataci da S. Paolo, e tutta incentrata sulla Fede. Argomento questo che si inserisce
pienamente nell’Anno della Fede, che Papa Benedetto XVI ha istituito l’11 ottobre scorso, per celebrare il 50°Anniversario dell’inizio del Concilio Va ticano II.
Anche quest’anno quattro famiglie hanno offerto di aprire la propria casa per ospitare un Centro di Ascolto, e sarebbe
bello che il numero potesse aumentare. Chi si offre?
Basterebbe che qualche altra famiglia accogliesse amici e vicini, anche se “due o tre”, per ritrovarsi insieme nel nome
di Cristo, sicuri che anche in mezzo a loro non mancherà la presenza di Chi ha promesso tanto ….
M. P.
P. S. Dalla mappa riportata è possibile riconoscere la collocazione dei Centri già esistenti. Ampie zone della Parrocchia
ne sono sprovviste. Sarebbe bello poter aprire o riaprire altri Centri di Ascolto del Vangelo in tali zone!
Vita di comunità
prosegue da pagina 2...
Momenti del Festival Francescano
chiesa locale. Del resto, l’universalità della missione spinge
tutta la Chiesa. Così facendo il gruppo missionario potrebbe
col tempo coincidere con il consiglio pastorale parrocchiale
e - perché no? - con la parrocchia stessa (come vorrebbero i
nostri Vescovi).
Chiara...mente
trasgressiva
In aiuto del gruppo e della comunità può intervenire l’Ufficio Missionario Diocesano, che da qualche anno sta cercando
proprio di favorire nelle parrocchie una rete di operatori e che
è in grado di offrire appositi corsi formativi, momenti di preghiera e di riflessione, strumenti per la catechesi, la liturgia e
l’animazione, relazioni con testimoni della fede e dell’evangelizzazione, e altre risorse.
Per concludere questa “provocazione” e non indugiare troppo
sulle prospettive future, provo a trovare qualche candidato
per la costituzione del gruppo missionario, seguendo la bozza
della chiesa regionale lombarda:
A chi rivolgersi?
- a chi abitualmente partecipa alla catechesi parrocchiale e
sente maturare in sé la chiamata del battesimo come autentica vocazione alla missionarietà;
- alle famiglie alle quali si può proporre, nell’attenzione
alla missione, un salto di qualità rispetto allo stile, alle
scelte, agli impegni;
- a chi dimostra attenzione, interesse, voglia di appropriarsi di tematiche legate alla mondialità, all’intercultura, alla
globalizzazione… alla carità dell’annuncio del Vangelo;
- ai giovani in ricerca, desiderosi di conoscere e vivere il
“sud del mondo” come occasione di crescita e di umanizzazione, per vivere un’esperienza significativa e maturante. (Commissione missionaria regionale della Lombardia,
Missione: che passione, 2010, p. 13)
La mia convinzione personale è chiara: il gruppo missionario
parrocchiale è necessario, perché la sensibilità missionaria
non si può esaurire nella penultima domenica del mese di
ottobre.
Manuel Semprini
6
3
Estate al campo
A rrivederci don Giovanni
L’estate è tempo di “campeggi”. Nei 50 anni della nostra storia i campeggi rappresentano momenti forti di conoscenza reciproca, incontro con la fede, crescita umana e spirituale. Nel 2012 ne sono stati organizzati diversi. A
Campamoli per le elementari, la prima settimana di luglio. A Miratoio per le medie, dal 15 al 22 luglio. Gli Scout
sono andati alle Mainarde (Parco d’Abruzzo) dal 29 luglio al 12 agosto. Sulle Dolomiti dal 2 al 9 settembre c’è
stato il Campo diocesano per i giovanissimi. Le Famiglie hanno dovuto limitarsi a una Due giorni - molto intensa
- a Pugliano, sabato 13 e domenica 14 settembre. Abbiamo chiesto ad Agnese di raccontarci il campeggio delle
medie, che ha preparato e vissuto come educatrice.
Voglia di mettersi in gioco
scire” non è strettamente legato al “fare”, ma piuttosto all’
“imparare”, al “dare” e al “ricevere”: punti che non si possono programmare o prevedere. Bisogna costruirli, momento per momento. Per questo la consapevolezza che
un campeggio “riesca” non la senti solo al termine della
settimana, ma giorno per giorno.
Quando ti viene chiesto di partecipare a un campeggio
come educatore, tra i dubbi e i propositi che esplodono
sul momento c’è, in alcuni più in altri meno, la voglia
di mettersi in gioco. Io ne avevo parecchia, essendo il
primo campo coi ragazzi delle medie. Data un’occhiata
al programma, mi sono resa conto del salto richiesto sia
agli educatori che ai ragazzi.
Mi è stato chiesto se l’essere solo 26 ragazzi è stata la
carta vincente. Certo, ha aiutato, specie perché quando si
è così pochi, per di più divisi in 6 squadre, capiti per forza
con qualcuno di cui conosci solo il nome e quando viene
il momento di aprirsi, beh… lo ascolti. E se ascolti, c’è più
silenzio: silenzio per conoscere gli altri, te stesso… e Dio.
Il campo è stato strutturato su un unico
tema, al quale poi tutte
le catechesi, i momenti
di preghiera e (spesso) anche i giochi della settimana devono
tendere. Non è finita: il
cammino studiato per
riflettere viene suddiviso nelle varie giornate: ognuna con un
indirizzo diverso e un
valore a cui arrivare.
Una meta, insomma,
che prima di essere
“raggiunta” ha bisogno di essere profondamente “compresa”.
Ormai di silenzio se ne fa sempre meno, si pensa e si riflette troppo poco: credo abbia fatto bene ai ragazzi cimentarsi in qualcosa di diverso, anche perché stanno crescendo,
entrano in una fase della vita che li farà impazzire… e prima o poi verranno a scontrarsi con le domande che sono
state lanciate, le riflessioni che sono state proposte.
È stato anche un “allenamento” per i campi
delle superiori, incentrati più sull’aspetto
personale. Forse ciò
che ha aiutato di più
è che erano… ragazzi! Ragazzi con cui
ci si può confrontare,
ragazzi che, sì, non è
facile che dimentichino la loro “piccolezza”
durante le catechesi e
la loro “grandezza” durante i giochi, ma che
imparano dagli errori,
che sanno chiedersi
scusa.
Quest’anno c’era un tema altamente personale, “le Scelte”. Quindi c’è stato bisogno di inserire momenti di riflessione a cui i ragazzi non erano abituati, attività per
studiarsi e scoprirsi dentro: a questo mi riferivo, parlando
di “salto”.
Eccoci ora alla domanda: È riuscito il campeggio? Per
affermare che un campeggio sia “riuscito” non si deve
verificare se il numero delle attività svolte corrisponde
a quello della tabella di marcia. Queste servono per far
affrontare ai ragazzi un percorso comune alla scoperta
del valore preciso di cui si parla. Noi educatori eravamo tesi a trasmetterlo per tutte le 24 ore! Siamo partiti
con un progetto, con una banda di ragazzi meravigliosi,
chiassosi e con tanta voglia di fare, con un forte legame
tra noi, e con Dio: sono questi gli ingredienti che rendono
un campeggio un’esperienza di cui fare tesoro.
Ringrazio il Signore con tutto il cuore di questi tre mesi
stupendi vissuti nella comunità di S. Raffaele, mesi che mi
hanno aiutato a rientrare con gioia e serenità nella nostra
realtà diocesana dopo dieci anni di missione in Albania.
Ringrazio per il dono di una comunità cristiana matura
che sa attirare il prete e lo sostiene, dove ognuno si prende
le sue responsabilità, una comunità ricca di doni e generosità, di storia, di tradizioni, di vitalità...
Ringrazio anche Lino che ci ricorda sempre che la comunità non deve essere prete-dipendente ma capace di aprirsi continuamente alle provocazioni di Dio... si! perché le
nostre comunità devono essere sempre aperte ai Suoi progetti, dove responsabilità non vuol dire coltivare i nostri
pallini, generosità non vuol dire essere dappertutto, fantasia non significa inventare e fare tutto da soli, come umiltà
non vuol dire tirarsi indietro, né l’ubbidienza si traduce con essere servili...
Benedetto mons. Emilio Biancheri (vescovo di Rimini dal 1953 al 1976
- ndr) che ci ha insegnato la devozione alla “Madonna dell’equilibrio”
dove equilibrio non vuol dire compromesso, ma trovare la giusta strada
per amare come ama Dio, servire come ha fatto Gesù, guardare, giudicare, scegliere come ci suggerisce lo Spirito... e ricordarci che siamo
sempre ai primi passi nella scuola di Gesù.
Il mio non vuol essere un saluto ma l’invito a continuare insieme, anche se in modi diversi, il programma del Vangelo, che il Concilio ci ha
riproposto, nello stile che abbiamo ricordato domenica 23 settembre nel
Mandato agli operatori pastorali.
* * *
Durante l’omelia di quel giorno, prendendo spunto da stimolanti letture (Sap 2,12.17-20; Giac 3,16-4,3; Mc 9,3037) ho affidato a me, agli operatori pastorali e a tutta la comunità tre indicazioni che dovrebbero accompagnare i
battezzati in ogni momento della vita e che ripeto oggi, mentre ci abbracciamo per dire arrivederci.
Gareggiate nello stimarvi a vicenda (Rom 12,10). È questa la gara della comunità cristiana, è la nostra gara: valorizzare l’altro, coglierne il bene e il bello che vi è nascosto e che dobbiamo imparare a riconoscere. La gara non
è quella di arrivare primi, di essere considerati o metterci in mostra, ma quella di scoprire ogni dono che Dio ha
nascosto nella nostra comunità e in ciascun membro, valorizzarlo e farlo fruttificare per il bene di tutti.
Portate i pesi gli uni degli altri (Gal 6,2). Il Signore ci ama, ci salva, si cura di noi, personalmente e come comunità attraverso i fratelli... Noi siamo segno e strumento dell’amore e della tenerezza di Dio. Come nella vita di coppia e
di famiglia, come nel ministero dei genitori, così all’interno della nostra comunità noi diventiamo presenza visibile
di Dio, dove il Signore si fa carico delle nostre fatiche, ci sostiene nelle lotte attraverso il fratello. La debolezza
dell’altro diventa un impegno e un amore più grande da parte di ciascuno.
Appunto, ragazzi che crescono oltre e grazie alle difficoltà,
alle incomprensioni, alle riprese. La posta in gioco era alta,
ma alla portata di tutti. E nonostante ognuno fosse ad un
punto diverso del percorso di crescita, è stato bello affrontarne insieme una parte per fare in modo che ciascuno
potesse arrivarci con i suoi tempi.
A proposito di attività, ne erano state preparate molte di
più rispetto a quelle che sono state fatte! Alla fine, il “riu-
Camminiamo ancora insieme!
Siate sottomessi gli uni gli altri nel timore di Cristo (Ef 5,21). “Siate sottomessi” è una parola difficile, pericolosa se sottolinea l’aspetto negativo dell’essere schiacciati dall’altro, ma è parola bella e grande se indica il mettersi
all’ultimo posto per sollevare il fratello. “Siate sottomessi” ci ricorda le mani di Dio che ci portano, ci sostengono,
ci coccolano, ci riscaldano e ci proteggono... Che grande compito il Signore affida alla nostra povertà!
...Chiediamo al Signore il gran dono di continuare a maturare nella fede. In ogni parola e in ogni azione Lui solo sia
il centro e lo scopo di tutto, Lui solo deve crescere, noi diminuire (cfr. Gv 3,30).
don Giovanni
Agnese Poggi
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