Pensieri occasionali 1) ( A. A. sett/06 ) “ L’ordine non è come una rigida linea retta, ma come un continuo movimento attorno a una direttrice”. 2) ( A. A. Domenica, 8/10/06 ) A proposito di ‘Un solo Dio in tre persone’, ‘Gesù Cristo vero Dio e vero uomo, consustanziale al Padre’, etc..; cose che poi vengono chiamate ‘misteri’ della fede, mi chiedo: Ma che necessità c’era di ostinarsi a voler definire quello che non era definibile? Il ‘mistero’ della fede sembra non solo quello che si è definito come dogma, ma il fatto stesso che la gerarchia abbia voluto per forza pronunciarsi sulla natura dell’Insondabile. Si dice che lo ha fatto perché circolavano diverse, o false, interpretazioni su Gesù, Dio, etc… Ma non era sufficiente limitarsi a ribadire che, data l’imperscrutabilità di Dio e i limiti della mente umana, non era possibile, né lecito, rivendicare come unica vera la propria ‘formulazione’ su questo o quell’aspetto di Dio? Sarebbe forse stato più saggio propugnare con forza la necessità della sequela, individuale e comunitaria, del Cristo, unita alla prospettiva di vita ultraterrena aperta dalla fede nella risurrezione, e , circa gli aspetti teorici e speculativi sulla natura di Cristo e i suoi rapporti con Dio, mantenersi nel campo delle metafore e dei simboli, senza pretendere di ‘ontologicizzare’ le questioni, senza osare voler pronunciarsi sul suo ‘essere’, mettendo addosso al Cristo il mantello delle formule e delle categorie ellenistiche…… 3) ( A. A.: nov/06 ) Bisogna cercare di influenzare in senso ‘cristiano’ la società puntando sulla forza della persuasione e della testimonianza, non sulla forza della legge. In sostanza, bisogna mirare a che i comportamenti conseguenti ai valori della propria fede siano accettati e condivisi, ma non bisogna pretendere che essi siano imposti da una legge anche a chi non li condivide. Es.: se come credente sono contrario al divorzio, personalmente non divorzio; ma non posso pretendere che lo Stato faccia una legge che proibisca di divorziare a chi non condivide i valori di fede!!!! 4) ( A. A. nov/06 ) Un esempio di valore assoluto condiviso? Il principio secondo il quale la vita personale è un bene indisponibile per gli altri, ma disponibile per la persona stessa. Nessuno può disporre della vita altrui; ma ciascuno può disporre della sua propria vita. Se si affermasse veramente questo principio, quanti delitti si eviterebbero! La vita è un dono; ma, come per qualsiasi dono, se si trasforma in un peso, posso avere il diritto di ringraziare chi me l’ha fatto, e rinunciare al dono che, in quanto divenuto insopportabile, tanto dono proprio non è più! Per essere più chiaro, una persona libera e consapevole affetta da malattia incurabile, se trova insopportabile prolungare la sua sofferenza, ha il diritto di chiedere di morire. 5) ( A. A. 3/12/06) Per mantenere l’unità in un gruppo ( scolastico, politico, ecclesiale, familiare, etc..), non è necessario tacere le divergenze, poiché quello che provoca divisione non è tanto il comunicare idee diverse e contrapposte, ma lo stile con cui le si comunica: aggressività, arroganza e intolleranza. Le divergenze, anche le più profonde, se comunicate con serenità, garbo e rispetto, alla lunga favoriscono la più profonda delle unità, quell’unità capace di mantenersi tale anche in presenza di diversità di vedute. 6) ( A. A. 3/12/06 ) A proposito del clima di passività e apatia che si constata nella maggior parte delle celebrazioni nelle chiese cattoliche (messe e liturgie varie…), la causa non è da ricercare tanto nel fatto che ai fedeli non viene spiegato adeguatamente il significato delle varie fasi delle liturgie, come dicono alcuni. Oltre ad un certo grado di pesantezza ‘fisiologicamente’ connessa ad ogni evento ritualmente organizzato, la causa principale risiede nelle motivazioni ( o assenza di motivazioni!) che conducono gran parte dei fedeli a recarsi nelle chiese. Alla base di tale ‘andare in chiesa’, normalmente non c’è alcun processo di ‘conversione’ personale al Cristo e al Vangelo, nessuna ‘scossa’ emozionale, razionale o esistenziale, ma molto spesso c’è solo una meccanica abitudine, acquisita fin da bambini; abitudine da molti sopportata, ma della quale, per un oscuro e indefinito senso di colpa e bisogno di rassicurazione, non si riesce a fare a meno, pur desiderando liberarsene. Voler spiegare meglio la liturgia a tali fedeli, potrebbe solo accrescere la loro ‘fatica’ della partecipazione, perché si tratterebbe di voler dare un brodetto a chi non ha affatto appetito!… 7) A margine dell’incontro ecumenico di Miano (Preghiera di Taizé) del 3/12/06 Nel corso della conversazione collettiva è venuta fuori, tra l’altro, la constatazione dell’esistenza di diversi gruppi che si ispirano a diverse forme di testimonianza, di impegno e di preghiera; gruppi che dovrebbero imparare meglio a convivere, rispettando con serena accettazione le proprie diversità, che non dovrebbero mai essere fattore di divisione, poiché il Cristo e il Vangelo, nel quale tutti affermano di essere uniti, sono molto, molto più essenziali e determinanti delle proprie divergenze di vedute su questo o quell’aspetto della vita cristiana. L’ecumenismo da costruire parte dal seme dei piccoli gruppi e dall’unione in casa propria! Circa, poi, la carica emozionale e partecipativa che si vive in gruppi del tipo ‘neocatecumenali’, ‘carismatici’, ‘evengelici – pentecostali’, etc.., si può osservare che ogni persona si orienta verso i gruppi il cui modo di pregare è meglio in ‘sintonia’ con la propria personale ‘sensibilità’, e che nessun modo di pregare dev’essere ritenuto migliore di un altro; è solo diverso, e basta, senza gerarchie di valore. Che nella preghiera di Taizè, poi, la carica ‘emozionale’ è viva e profonda, ma discreta, sommessa, sussurrata, vuol dire che essa è diversa dalla carica emozionale che si vive in altri tipi di preghiera, ove essa è più ‘gridata’ e manifestata; ma, pur essendo umanamente tentati di dire quale sia superiore, è saggio, prudente e costruttivo astenersi dall’emettere un giudizio……. 8) Da La repubblica, 11 genn. 2007, p.31. - Camminare è un fiato del corpo e il corpo che si muove soffia pensieri. - Un corpo che cammina ha sempre delle buone idee. -Camminare sotto la pioggia: sentire la fisicità, la presenza del corpo. Senso di libertà, preferibilmente cantando (NB: l’ho sperimentato una sera insieme a Pasquale Saviano, da adolescenti, camminando cantando sotto la pioggia sulla strada per S. Arpino, quasi gustando l’acqua che ci bagnava capelli, viso e vestiti…). - Il camminatore che consuma le suole e si riempie di luce ed aria è come se alla fine tornasse da una palestra: gambe doloranti e pensieri leggeri. 9) Domenica 6 maggio 2007 Oggi sono venuti a trovarmi alcuni amici ed amiche che frequentavano la FUCI di S. Antimo all’epoca in cui, circa trent’anni fa, ero vice parroco nella omonima parrocchia. Ne è seguito uno scambio lieto e fraterno che con naturalezza ci ha fatto rivivere insieme una fase significativa del nostro passato, che tutti ricordavamo con reciproca gratificazione. Io li ricordavo come giovani religiosamente sinceri e di stampo tradizionale, ma che non rinunciavano a ‘pensare’, e con me discutevano apertamente delle varie problematiche esistenziali e di fede che da tale pensare scaturivano; problematiche alle quali ero solito fornire rispettosamente piste di risposte serene, aperte e critiche, non chiuse e preconfezionate; ma senza strumentalizzazioni e forzature, sempre nei limiti dei loro ritmi di maturazione umana e di fede, e in un clima dialogico che favoriva lo sviluppo e lo snodarsi dei problemi posti, e mai il loro soffocamento. E penso che le ‘tracce’ di tali dialoghi passati abbiano giocato un ruolo sia nel condurci a rivederci, sia nella gioia partecipata che ne è seguita…… Un aneddoto finale può testimoniare del nostro comune sentire: all’atto del salutarli, vicino alle loro auto, ci scambiavamo e mail e numeri di cellulare, scrivendoli su pezzettini di carta che Marilena ricavava spezzando in più parti un foglio di fortuna. Mi è venuto di pensare che quel gesto mi ricordava lo spezzare dell’ostia che i credenti si dividono tra loro; e ho comunicato loro tale pensiero. Ebbene, alcuni di loro hanno subito detto di avere pensato la stessa cosa!.............. Grazie, amici, per la vostra visita, la cui preziosa positività è stata colta anche da Rosa e dai miei figli. Tante sono le persone con le quali ho avuto modo di…’interagire’ durante il mio ministero sacerdotale; ma poche, e voi tra queste, avete saputo farmelo significativamente ricordare e rivivere………………. 10) Estratto da Repubblica, 10/5/07, p.52 e 51. L’amatore della lettura ama sottolineare i libri contemporanei, anche perché a distanza di anni un certo tipo di sottolineatura, un segno a margine, una variazione tra pennarello nero e pennarello rosso, gli ricorda un’esperienza di lettura……. (Umberto Eco ) Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia. ( Don Milani) Gli amici…non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter fare scuola. ( Don Milani ) 11) Cor Sera 26/10/07, P.55 “Abbastanza luce per credere, abbastanza buio per dubitare” (B. Pascal 12) A proposito di un convegno sul Concilio di Calcedonia, relatore mons. Amato, Segretario della Congregazione per la Dottrina della fede. Napoli, 20/01/07, Istituto Cristo Re, Napoli. - Il relatore era un uomo sereno, pacato, gentile, quasi serafico, tanto che si temeva quasi di disturbarlo nel fare domande che potessero sembrare pungenti. Ma, pur con garbo e delicatezza, ne abbiamo tentata qualcuna, a cui comunque sostanzialmente non ha risposto, pur convinto, però, di averlo fatto. Si aveva l’impressione che, in buona fede e per una specie di invincibile ‘habitus’ istituzionale, non avesse l’attitudine a dialogare in termini diversi da quelli da lui acquisiti, comunicati e ritenuti gli unici possibili. ( A. A. ) Domanda n. 1 Le necessità contingenti dovute al ruolo e alla presenza attiva dei legati imperiali ( portatori della ferma volontà dell’Imperatore) non potrebbe essere interpretata come un minare l’importanza, la valenza e l’autenticità delle conclusioni conciliari circa la dottrina di fede? Lo chiedo per una forma di…rassicurazione (NB: questo lo dissi per ridurre le possibilità che la domanda potesse apparire provocatoria!!!). La risposta serafica fu che i legati svolsero solo il ruolo di ‘guida tecnica’. Non si colse ( o non si volle cogliere?) il substrato critico e scettico della domanda posta. Domanda di Tonino V. I Padri conciliari…………………… La domanda andava in una direzione simile alla precedente, mirando a non enfatizzare gli aspetti dottrinali, ma a concentrarsi sulla ‘sequela’ di Cristo. Anche tale domanda non fu colta nella sua essenza; anzi, un ‘professore universitario’ presente la interpretò come un invito al “vogliamoci bene, e lasciamo perdere i contenuti critici e intellettuali della fede”; fraintendendo in tal modo il senso profondo della domanda di Tonino. Nell’ovattato contesto del convegno, non sembrava opportuno aprire accesi contraddittori. (A. A.) Domanda n. 2 (ultima al Convegno) Mi scusi l’ardire e l’esuberanza di una seconda domanda. Ma non capita tutti i giorni di trovarsi a qualche metro di distanza con un’autorevole personalità ecclesiale, e sono spinto ad approfittare dell’occasione. Le i ha detto, ed ho anche letto nell’opuscolo, che il Concilio di Calcedonia non usò categorie filosofiche, ma adoperò il linguaggio comune del suo tempo. Io mi chiedo: tale linguaggio, comune a quel tempo, può essere considerato linguaggio ‘comune’ anche nel nostro tempo? Non si sente la necessità di una riformulazione adatta al mondo contemporaneo? Lo chiedo da credente, desideroso di avere strumenti comunicativi più idonei, comprensibili e incisivi nella trasmissione della fede, specialmente ai tanti che vivono ai margini di tali interessi e problematiche. Qualunque sarà la sua risposta, la ringrazio in anticipo. La risposta ( ovvia!) fu che il linguaggio di Calcedonia è idoneo anche nel nostro tempo e che spesso, dietro il tentativo di riformulazione, si nasconde la volontà di cambiare il contenuto…. NB) Le domande furono poste non perché si sperasse in una risposta diversa, ma solo per farle risuonare in quella sala, perché si sapesse almeno ( per i più che non si pongono domande simile) che esistono ed è possibile porre un certo tipo di interrogativi di fede………………….. 13) Al convegno su ‘Giovenco’, prete spagnolo del quarto secolo, iniziatore dell’Innografia cristiana. (Napoli 24/02/07, Istituto Cristo Re ; relatore Roberto Palla, dell’Università di Macerata) ( A. A.) Domanda: “Mi è venuto spontaneo un accostamento tra Giovenco e la Chiesa contemporanea. E’ stato detto che Giovenco in sostanza opera il tentativo di elaborare un tipo di comunicazione del Vangelo (Vangelo in versi epici) più adatto ad essere recepito da un certo mondo colto del IV secolo, che guardava ai Vangeli come a qualcosa di rude e da non prendere in considerazione; mi chiedo questo potrebbe suggerire qualcosa alla chiesa di oggi, e stimolarla ad elaborare in modo più creativo forme di comunicazione del messaggio evangelico che possano più adeguatamente essere recepite da un mondo contemporaneo complesso ed evoluto, che sembra sordo e refrattario alla comunicazione tradizionale della chiesa, tant’è che spesso la chiesa sembra parlare nel deserto…..”. La domanda fu trovata fondata, ma non era il contesto adatto per svilupparne le conseguenze. Un’ascoltatrice, oltre a trovarla giusta, si spinse a dire che un esempio del tentativo auspicato era in effetti già presente nella comunicazione di…papa Ratzinger! Ovviamente non era opportuno in quella sede sottolineare che i tentativi auspicati, a mio parere, erano operati da una schiera di teologi tutti messi sotto processo dalla Congregazione presieduta dall’allora prefetto Ratzinger……….. 14) Lectura patrum del 24/03/2007……..: L’Anticristo, rel. Maria Pia Ciccarese 15) Lectura patrum del 21/04/2007: Lettera agli ebrei, di Cesare Casale Marcheselli (A. A.) Domanda: Alcuni lamentano, e altri si rallegrano, che il cristianesimo delle origini, sviluppandosi, ha riassorbito molti elementi giudaici (digiuno, rituali…), operando quella che è detta rigiudaizzazione del cristianesimo. Mi chiedo che ruolo ha svolto in tale processo la Lettera ( o ‘trattato’) agli Ebrei, senza entrare nel merito se l’assimilazione di elementi giudaici sia stato un bene o un male per la causa del Vangelo. Risposta: La lettera agli Ebrei ha poco influito in tale processo, anzi tende a ribadire che il giudaismo è ormai concluso. Ripresa della domanda: ho fatto la domanda perché la sua esposizione mi ha dato stimoli in varie direzioni e, dovendo sceglierne una, mi è venuta un’idea forse estemporanea, e mi sono chiesto: chissà se, nel primo secolo, per non perdere l’adesione al cristianesimo delle comunità giudaiche, per accattivarsele, non si siano assorbiti più elementi giudaici di quelli necessari allo sviluppo globale del cristianesimo…. Risposta: No. L’autore della Lettera agli Ebrei non concede molto al giudaismo; anzi, di frinte al fatto che i cristiano – giudei celebravano prima il rito ebraico e poi il rito cristiano- eucaristico, ribadisce che il sacrificio da compiere è uno solo, quello di Cristo. 16) Se mi si chiede: credi che Gesù è Dio?.............. ( 6/5/2007) A tale domanda non riesco a rispondere in modo netto, tipo risposta – formula. Credo che Gesù è l’uomo nel quale Dio si è pienamente rivelato; in lui ha rivelato quanto era rivelabile del suo ‘Volto’; in lui si è reso prossimo, vicino all’umanità. In tal senso sono portato a pensare che si debba interpretare il concetto di ‘incarnazione’. In fondo, tendo ad evitare formule ‘ontologiche’, che pretendano pronunciarsi sull’essere di Dio e di Gesù. Questa specie di ‘riserva’ mentale su certi dogmi è emersa già oltre trent’anni fa, in occasione della mia ordinazione sacerdotale. Allora, sull’immaginetta – ricordo, feci scrivere: ”Annunciare il Vangelo di Cristo significa annunciare un Dio che viene incontro agli uomini, per dare alla loro vita il vero senso, la vera gioia, la vera pace: E questa è la missione del sacerdote”. Da notare che non usai la formula:”….annunciare un Dio che si è fatto uomo per…”, ma la formula:”…..annunciare un Dio che viene incontro agli uomini per….”. Questa mia ‘ritrosia’ dogmatica, questo mio quasi ‘pudore’ teologico ( all’epoca tacito e silente in me, tutto preso dalla missione pastorale, e che solo negli ultimi anni tende ad esplicitarsi con discrezione ) non mi ha impedito, però, di ritenere Gesù Cristo ‘determinante’ nella mia vita; e penso che questa sia la cosa irrinunciabile per chi si percepisce come cristiano……( Vedi anche qui n. 1). 17) Lectura Patrum 10/11/2007: Origene, Commento a matteo Series/2 Istituto Cristo Re Napoli Relatore: Prof. Manlio Simonetti (nb: uomo libero ed erudito e serenamente critico) ( A. A.) Domanda ( fatta con…iniziale timore, trattandosi di eucaristia in un contesto prevalente di suore): Lei ha detto che Origene non mette mai in discussione che il pane sia il reale corpo di Cristo, e il vino sia realmente il suo sangue. Ma Origene, col suo privilegiare l’aspetto spirituale dell’eucaristia, non può dare l’impressione che, di fatto, trascuri e faccia passare in secondo piano gli aspetti ‘realistici’ che, nei secoli successivi, hanno prodotto la transustanziazione?... Risposta: Certamente. A Origene non interessava tanto l’aspetto materiale, ma principalmente quello spirituale. Non nega il corpo e il sangue di Cristo, ma preferisce soffermarsi sull’aspetto spirituale. Non avrebbe mai potuto pensare alla trovata (nb: il relatore ha usato proprio tale termine!) della transustanziazione……. ( A. A. ) Ripresa della domanda: chiedo scusa se riprendo subito la parola; non vorrei in oltre abusare della pazienza dei presenti. Ma devo chiederle ancora: quello che lei dice di Origene, di quel suo privilegiare l’aspetto spirituale dell’eucaristia, lo trovo a me congeniale e mi è di conforto. Ma, senza voler essere…birichino verso la produzione dogmatica dei secoli successivi, si può dire allora che la teologia, particolarmente nella controriforma, ha accentuato e ha privilegiato l’aspetto opposto a quello che interessava Origine, l’aspetto della reificazione, giungendo alla fine alla già citata transustanziazione.. ? Risposta: E’ vero, ma la teologia non ha atteso la controriforma per fare questo, già molti secoli prima un tale processo è cominciato, facendo cadere le prospettive di Origene ( nb: a queste parole un docente universitario in sala esclama:” meno male”……). 18) ( A. A: ) 2 /12/2007 - Quando ad alcuni credenti succede una disgrazia ( un lutto, una malattia, etc…) capita spesso di sentirli dire: “ Perché Dio l’ha permesso, ma Dio dov’era, e lamentele simili, che possono giungere anche a una negazione della fede. Con tutto il rispetto e la solidarietà verso chiunque si trovi in una simile situazione, si ha l’impressione che per molti credenti la fede è vissuta sostanzialmente come protezione dai mali terreni, come una specie di assicurazione contro gli infortuni, dimenticando che la fede apre un orizzonte che va oltre la nostra vita terrena e che essa permane anche quando ci sentiamo abbandonati dalla sorte…… E’ il caso anche di ricordare S. Paolo che diceva che se la nostra fede in Cristo è solo per questa vita, la nostra fede è vana… 19) ( A. A. ) 7 12 2007– Stasera ricorre il 33° anniversario della mia ordinazione sacerdotale. Guardo al mio passato, alle diverse scelte compiute negli anni, scelte ovviamente non da tutti condivisibili, ma dettate sempre da rettitudine, coerenza, passione e mancanza di calcoli opportunistici; e ringrazio Dio perché, al di là dei cambiamenti operati, non ho mai perso il contatto essenziale con Lui, col Vangelo e, in fondo, anche con la chiesa………………