la Repubblica MERCOLEDÌ 17 MARZO 2010 LEGUIDE DIREPUBBLICA ■ 60 @ [email protected] 150ANNIDALL’UNITÀ Incontri, esposizioni, spettacoli: due settimane di appuntamenti aspettando il 2011. A un anno dalle celebrazioni per l’anniversario dell’unificazione ecco come procedono i preparativi per l’evento lo scenario Contrasti, fratture: le difficoltà di convivenza in una sola patria Ora stiamo vivendo una fase pericolosa. C’è il rischio di regredire e uno dei temi più caldi è la salvaguardia della nostra Costituzione due importanti fattori che tenevano insieme gli italiani: intanto la grande industria e i processi d’industrializzazione, la stessa emigrazione dal sud al nord; quindi i partiti di massa che, se pure hanno diviso gli italiani, gli avevano consentito di agire in un grande spazio pubblico per esprimere le proprie opinioni». Viviamo ormai nell’epoca “liquida” della dissoluzione dei tessuti connettivi, degli individualismi, della parcellizzazione. Una delle questioni che l’esposizione di Italia 150 intende sollevare, poi, si focalizza sulla capacità della nazione di assorbire progressivamente, come è accaduto nell’Ottocento e nel Novecento, anche se tra contrasti e cadute, le varie fratture economiche, sociali, culturali, politiche. Siamo ancora un paese di “inclusione”? Oppure, come sembra, affiorano sempre di più «realtà strutturate più sull’esclusione che sull’inclusione». Il curatore di “Fare gli italiani”, in ogni caso, ha una convinzione: «Non vogliamo celebrare in modo agiografico l’Unità, e nemmeno nascondere che lo Stato unitario non ha saputo affrontare e risolvere molti problemi, tanti angoli bui, a cominciare da quella patologia che è la criminalità organizzata nel Mezzogiorno. Senza l’Unità, tuttavia, il nostro Paese non sarebbe arrivato a essere una delle potenze industriali del mondo. L’Italia divisa preunitaria, insomma, non avrebbe mai potuto percorrere tutto quel cammino». Ecco alcune varianti del Tricolore italiano prima e dopo l’Unità: dalle bandiere del 1848 a quelle del 1944 GRANDUCATO DI TOSCANA Ha al centro lo stemma degli Asburgo-Lorena. Dal 17 aprile 1848 al 27 gennaio 1849 IERI E OGGI Accanto, la Medals Plaza delle Olimpiadi di Torino 2006 (il luogo dove sono state consegnate le medaglie) che si trova in piazza Castello dove sarà realizzata la bandiera vivente. Il palazzo sulla destra è Palazzo Madama, dove si riunì il primo Parlamento italiano. Oltre il palco si vede Palazzo Reale. Nella seconda immagine il manifesto di chiusura delle celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia che si svolsero a Torino nel 1961 REGNO DI SARDEGNA In centro la croce bianca stemma dei Savoia. Dal 15 aprile 1848 al 16 marzo 1861 Italiani identità cercasi in città Torino scalda i motori e anticipa la festa uando il count down indica 365 giorni all’evento, Torino scalda i motori e si lancia in un anticipo di festa. In quindici giorni, da metà marzo fino a fine mese, tutta la regione sarà coinvolta: ottanta concerti, incontri, visite guidate e mostre. Nel giorno della dichiarazione dell’unità d’Italia, il 17 marzo, oltre duemila ragazzi si trovano in piazza San Carlo, cuore del salotto torinese, per la partenza di un’iniziativa che li porterà in tutte le piazze d’Italia. Ogni gruppo di studenti è chiamato a ridisegnare una regione in un puzzle destinato a ricomporsi nel novembre del 2011 ad “Artissima”, appuntamento internazionale dell’arte contemporanea. La rassegna “Teatro e storie” promossa dal Teatro Stabile farà rivivere sul palco le storie di uomini illustri della vita economica e sociale del Paese e ogni circoscrizione si animerà con mostre, visite guidate negli ecomusei e una Promenade musicale di primavera che domenica 21 marzo prevede un’intera mattinata di concerti nei quartieri e un grande concerto serale al Conservatorio. “Risorgimento è” è il titolo della mostra itinerante che si snoderà sotto i portici di Torino da marzo fino a novembre, un assaggio dell’atteso Museo del Risorgimento che sarà inaugurato nel 2011. Il programma complessivo di “Meno1” sarà raccolto in un opuscolo distribuito in città e consultabile sul sito del Comitato Italia 150. (sara strippoli) Q © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA inagenda lastoria * S i dice che poco prima di morire, il 6 giugno del 1861, Camillo Benso di Cavour abbia mormorato che «l’Italia era fatta». Però Massimo d’Azeglio, un altro protagonista del Risorgimento, scriveva nelle sue memorie che «gl’Italiani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro rimanere gl’Italiani vecchi di prima». A quasi un secolo e mezzo dalla proclamazione dell’Unità nazionale, le parole dell’autore de I miei ricordi continuano a essere attuali. Tanto che proprio “Fare gli italiani” si chiama la mostra curata dagli storici Walter Barberis e Giovanni De Luna, in collaborazione con Piero Craveri e Mario Martone, che, ospitata alle ex Officine grandi riparazioni, sarà al centro delle celebrazioni a Torino, nel 2011, di Italia 150. Nel racconto a più linguaggi della storia italiana dal 1861 a oggi, con particolare attenzione al Novecento, che potremo vedere a partire dal prossimo marzo, gli interrogativi di Massimo d’Azeglio, quell’altra affermazione celeberrima («pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani»), sono ancora un filo rosso che lega passato e presente. «Non c’è alcun dubbio: gli italiani sono stati fatti soltanto in parte. E ora stiamo vivendo una fase abbastanza pericolosa, c’è il rischio di regredire», spiega Barberis, che è docente di Metodologia della ricerca storica all’Università torinese. Basterebbe ricordare, aggiunge, «che uno dei temi odierni maggiormente caldi riguarda la salvaguardia della Costituzione. Si credeva che la Carta fosse un dato acquisito. Evidentemente non è così». Per lo storico piemontese, la mostra del 2011 «ha lo scopo di fare sì che i visitatori, al termine del percorso, possano sapere qualcosa in più su loro stessi e sull’Italia in cui vivono». Ma quale Italia? O meglio: quali e quante Italie? Sicuramente un Paese, prosegue, che «ha perduto WEB QUANDO www.italia150.it 17-31 marzo ■ 61 la bandiera Cosìlavolleroipatrioti Includere o escludere il dilemma di una nazione MASSIMO NOVELLI info la curiosità Ventimila persone in biancorossoverde n enorme Tricolore fatto U di persone. Sabato 20 marzo migliaia di italiani si ritrovano in piazza Castello a Torino per dare vita a una grande bandiera umana. Tutti i partecipanti indosseranno il bianco, il rosso e il verde e insieme a saltimbanchi, mimi e giocolieri saranno cantate le canzoni italiane che hanno fatto la storia, a partire da Fratelli d’Italia. Sopra, un rendering della grande bandiera umana lemostre il teatro il cinema CAVOUR E IL RISORGIMENTO DA GARIBALDI A MORO AMORE E GUERRA Tra le tante mostre per i 150 anni, due sono gli appuntamenti da non mancare. La prima “Risorgimento è” sotto i portici del centro di Torino è un racconto per immagini e parole degli episodi, le battaglie e i personaggi del Risorgimento. La seconda dedicata a “Cavour e il suo tempo” documenta, con pannelli, lettere e cimeli, i profondi cambiamenti in atto nell’Italia pre-unitaria Garibaldi, Mussolini, Moro: il teatro incontra la storia. Alcuni dei personaggi che hanno segnato la storia degli ultimi 150 anni del nostro Paese rivivono sul palco. Tra gli spettacoli in programma “Giuseppe Garibaldi. Poema autobiografico” con David Riondino, “Dux in scatola - autobiografia d’oltretomba di Mussolini” e “La tragedia negata. Le Br, Moro, gli altri”. 17, 19 e 20 marzo, ore 21 L’amore ai tempi delle guerre di indipendenza. Viene presentata a Torino la versione restaurata del capolavoro di Luchino Visconti, Senso, il più importante film sul Risorgimento italiano: siamo nel 1866, nei giorni della terza guerra di indipendenza, la passione di una contessa italiana (Alida Valli) per un tenente austriaco si intreccia con la guerra contro l’Austria. Sabato 20 marzo, ore 18 Nel 1861 nasce l’Italia come Stato unitario. Da allora la sfida è stata portare a compimento il senso di appartenenza dei suoi cittadini. Ma in realtà la questione è più complessa. Perchè il profilo degli abitanti deve continuare a cambiare di pari passo con il Paese le iniziative DISEGNARE LO STIVALE Tremila ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori di tutto il territorio nazionale si ritrovano in 150 piazze e ridisegnano la forma dell’Italia dando vita a inediti ritratti del Paese realizzati con gomitoli di lana, circuiti elettrici, cibi o tessuti (foto). Il progetto organizzato dal Castello di Rivoli parte da Torino per toccare tutta l’Italia. Dal 17 marzo 2010 a novembre 2011 LOMBARDIA È la bandiera del Governo provvisorio di Lombardia. Dall’8 aprile 1848 al 2 agosto 1848 REGNO DI SICILIA Il Tricolore ha al centro lo stemma siciliano: la Triscele. Dal 28 aprile 1848 al 15 maggio 1849 REPUBBLICA DI SALÒ È la bandiera della Repubblica Sociale Italiana. Dal 6 maggio 1944 al 3 maggio 1945 PARTIGIANI È la bandiera della Repubblica partigiana dell’Ossola. Dall’8 settembre 1944 al 23 ottobre 1944 Verde padano per la nascita del Tricolore LUCIO VILLARI I l Tricolore è una bandiera politica e ideologica, come gran parte delle bandiere che, a cominciare da quella americana, sono nate tra ’700 e ’800 da rivoluzioni, guerre di liberazione e indipendenza, conflitti sociali, rivolte popolari. Che per quasi cento anni, dal 1848 al 1946, sia stato il vessillo, con al centro la bianca croce di Savoia, prima del regno di Sardegna poi del regno d’ Italia, non deve far dimenticare che fu adottata da Carlo Alberto non quando promulgò lo Statuto (il 4 marzo 1848), ma quando il Piemonte intervenne militarmente nella prima guerra d’indipendenza contro gli austriaci, cioè dopo le Cinque giornate di Milano. Dunque, anche in questo caso, il Tricolore fu accettato dal re come simbolo di una guerra rivoluzionaria. Cioè fu restituito al suo atto di nascita che fu appunto rivoluzionario, repubblicano e unitario. Era il 7 gennaio 1797 e da meno di un mese era stata proclamata a Reggio Emilia la repubblica Cispadana che riuniva popolazioni e città dell’Emilia e di Modena ribellatesi al loro Duca e le Legazioni dello Stato pontificio. Il tricolore repubblicano, ispirato a quello francese, adottò il verde invece del blu per richiamare il colore delle pianure della Val Padana. Quando, con l’entusiasmo per una libertà sempre sognata, a Milano fu fondata la repubblica Cisalpina (che comprendeva la Cispadana), il Tricolore della libertà sventolò dovunque. Rimase con questo preciso e indiscutibile segno politico quando la Cisalpina si trasformò, nel 1802, in repubblica italiana, con capitale Milano e tre anni dopo in regno d’Italia. In nome di questo regno sventolò dalla Lombardia al Veneto all’Istria alla Dalmazia fino alle Marche. Nel 1809 fu issato nel Trentino dove rimase fino al 1814, fino a quando gli austriaci non tornarono in forze a occupare tutti i territori IL LIBRO Si chiama “Bella e perduta l’Italia del Risorgimento” l’ultimo libro di Lucio Villari che racconta quegli anni della nostra storia, dal 1796 al 1870, in cui gli itaniani hanno lottato per conquistare la libertà e realizzare il sogno di una patria comune italiani del nord e dell’est .Vi tornerà nel 1918. Con il Congresso di Vienna la vecchia Europa monarchica rinacque con i vecchi sovrani e le vecchie bandiere dinastiche. Nell’Italia divisa in sette Stati il Tricolore si inabissò nelle sette segrete rivoluzionarie (tra i primi i Carbonari) o sventolando, a dispetto di polizie, censure e processi, in tutte le insurrezioni e nei movimenti liberali e democratici che per più di 30 anni attraversarono la penisola, fino al 1848. Fu sulle barricate di Palermo, Milano, Napoli e persino tra i volontari di Pio IX nella guerra combattuta da Carlo Alberto. L’anno dopo tornò bandiera repubblicana nella repubblica romana di Mazzini e in quella di Venezia di Manin: fu impugnato dagli unitari monarchici e mazziniani e dai federalisti, dai liberali, dai democratici e dai primi socialisti: Pisacane lo portò con sé nella spedizione di Sapri del 1857 ( la “Spigolatrice di Sapri” canterà la barca dei 300 giovani e forti che «andava a motore e batteva la bandiera tricolore»). Garibaldi e i Mille, tre anni dopo, lo pianteranno a Marsala, Salemi, Calatafimi, Palermo, Reggio Calabria, Napoli. La profezia del 1847 del 21enne Goffredo Mameli nel “Canto degli Italiani” (il nostro inno nazionale) «Raccolgaci un’unica bandiera» va letta con i versi successivi (che nessuno, mi pare, riesce a cantare negli stadi e nelle manifestazioni pubbliche), «Una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò». © RIPRODUZIONE RISERVATA i personaggi lamusica GRANDI DEL PASSATO SERENATE E CANTI TRADIZIONALI Cesare Pavese, Rino Gaetano, Norberto Bobbio, Beppe Fenoglio. Gli italiani di ieri raccontati dai protagonisti di oggi. In 10 incontri 150 italiani di oggi, da David Riondino a Giovanni De Luna, raccontano al pubblico 150 personaggi famosi del nostro passato. Il progetto si chiama Canale 150 e si svolge in 10 grandi città italiane. Dal 17 marzo 2010 a novembre 2011 Serenate ottocentesche, canti e danze tradizionali piemontesi all’epoca del Risorgimento, musiche da salotto alla corte sabauda: Torino dedica una giornata intera alla musica con brani dei compositori più conosciuti di ieri e di oggi. Concerti mattutini, appuntamenti musicali in centro nel pomeriggio e un grande concerto di chiusura in serata. al Conservatorio G. Verdi. Domenica 21 marzo