Hanno voluto e realizzato questo opuscolo: Il comitato modenese a sostegno del tempo pieno e Unione Genitori-C.G.D. di Modena che ringraziano tutte le associazioni, le organizzazioni sindacali (CGIL - CISL - UIL) e quanti altri hanno appoggiato questa iniziativa. Grafica e disegni di Pino Ligabue e-mail : [email protected] Stampato nel mese di novembre 2003 da T.E.M. di Modena APPELLO PER SALVARE IL TEMPO PIENO E PROLUNGATO Il Ministro Moratti ha presentato al Parlamento il decreto attuativo della riforma della scuola primaria, in merito al quale, le Commissioni Parlamentari sono tenute ad esprimere un parere obbligatorio. In questo decreto è prevista l’abolizione della scuola a tempo pieno e prolungato nella secondaria di primo grado e gravi disagi nell’organizzazione della scuola dell’infanzia. A Modena il tempo pieno rappresenta un modello di scuola che convince sia a livello pedagogico- didattico, sia a livello di servizio funzionale alle famiglie, soprattutto per le donne che lavorano. E’ una scuola che rispetta i ritmi di apprendimento di tutti, garantisce continuità educativa tra mattina e pomeriggio con un’equa distribuzione degli insegnanti. Nel tempo pieno si realizzano percorsi formativi adeguati ai bisogni dei bambini e delle bambine attraverso laboratori espressivi, laboratori di consolidamento, di ricupero, di approfondimento, di socializzazione in un contesto di solidarietà e condivisione. E’ la scuola in cui si attuano progetti innovativi, in cui si impara a vivere insieme, nel rispetto delle diversità di ognuno. Ma soprattutto è la nostra scuola, l’abbiamo costruita con il lavoro, l’esperienza, l’entusiasmo di genitori, insegnanti, bambini e bambine, e ne siamo orgogliosi. Noi cittadini modenesi chiediamo pertanto al Parlamento italiano di non abolire gli art.130 e 162 del Testo Unico, che prevedono la realizzazione del tempo pieno alla scuola elementare ed il tempo prolungato alla scuola media, chiediamo al Parlamento di non cancellare con un solo colpo di spugna la nostra scuola, prezioso patrimonio della nostra realtà. MENO TEMPO MENO APPRENDIMENTO Prima della riforma ogni classe aveva 40 ore per lavorare, tutti assieme, sul programma Dopo la riforma il tempo di lavoro sarà ridotto a 27 ore settimanali, più altre tre ore in materie scelte dalle famiglie e quindi presumibilmente diverse per gruppi di bambini. Sparisce il lavoro calmo di tutti sugli stessi temi. ROTTURA DEI RAPPORTI DIDATTICI Prima della riforma una classe, insegnanti ed allievi, era una unità di lavoro: insieme si lavorava, insieme si imparava, insieme si cresceva. Dopo la riforma il lavoro per gruppi con insegnanti diversi spezzerà continuamente questa unità: i bambini cambieranno diverse volte insegnati e compagni. Gli insegnanti lavoreranno con gruppi di lavoro diversi rischiando di non conoscere gli allievi ROTTURA DELLA COLLEGIALITA’ Prima della riforma i docenti erano corresponsabili dell’andamento della classe, tenevano i rapporti con i genitori. Gli allievi avevano diverse figure di riferimento con maggiore possibilità di riconoscersi almeno in una. Dopo la riforma solo l’insegnante tutor gestirà i rapporti con famiglie e la valutazione degli allievi. DISPARITA’ DI INSEGNAMENTI Prima della riforma tutti gli insegnamenti avevano obiettivi specifici, previsti dai Programmi Nazionali, garantendo l’uguaglianza tra gli allievi. Dopo la riforma gli insegnamenti si moltiplicheranno essendo divenuti facoltativi, creando sicure disparità fra le crescite culturali degli allievi e creando insegnanti “minori” o “maggiori” a seconda delle materie di insegnamento. SCARSA SPECIALIZZAZIONE Prima della riforma gli insegnanti titolari avevano ciascuno ambiti disciplinari specifici il che consentiva da parte di questi una possibilità di specializzazione e di approfondimento Dopo la riforma un solo tutor insegnerà tutte le materie fondamentali con il rischio di genericità, corso da tutti i “tuttologi” VALORE DELLA COMPRESENZA Prima della riforma le ore di compresenza significavano progetti individualizzati, laboratori creativi, uscite didattiche e, soprattutto, la formazione di un gruppo-classe forte ed affiatato Dopo la riforma l’eliminazione delle compresenze obbligherà ad un insegnamento frontale, poco partecipato con gruppi sempre più numerosi TEMPO MENSA E RICREAZIONE Prima della riforma era gestito dai docenti come parte integrante dell’orario formativo e questo permetteva una maggiore conoscenza degli allievi e l’instaurarsi di rapporti più diretti e meno formali tra insegnanti ed allievi Dopo la riforma il tempo mensa non farà più parte dell’orario curricolare. Chi lo pagherà e che significato avrà per il bambino incontrare figure di adulti esclusivamente “vigilanti” ? INSEGNAMENTO INDIVIDUALIZZATO O PERSONALIZZATO ? Prima della riforma l’insegnamento, uguale per tutti, veniva adattato ad ogni allievo, dagli insegnanti specialmente nei momenti di compresenza. Dopo la riforma ogni famiglia potrà scegliere, teoricamente, un percorso individualizzato che sarà praticamente ingestibile dal tutor ed approfondirà ed aggraverà le differenze tra i bambini di diverse origini socio-culturali e di diverse capacità ETÀ DI ACCESSO ALLA SCUOLA Prima della riforma rispetto dei tempi di crescita infantile, massima omogeneità possibile tra gli allievi della stessa classe con facilità di crescite omogenee. Dopo la riforma la possibilità di anticipo dell’ingresso nella scuola non rispetta i tempi di crescita dei bambini e rende estremamente disomogeneo il gruppo classe. Sarà possibile avere in una classe bambini separati da 20 mesi di età DIVERSITA’ D’APPRENDIMENTO Prima della riforma all’interno di un percorso comune per le scuole di stato, nella autonomia di ogni insegnante e nel rispetto dei tempi di sviluppo dell’allievo si realizzava una eguaglianza di possibilità tra zone del paese e singoli allievi. Dopo la riforma la possibilità di scelta delle materie porterà inevitabilmente a differenze profonde di insegnamento che approfondiranno, anziché colmare le disparità esistenti. Pensiamo alle scuole di città e a quelle di campagna o alle scuole dei centri urbani o delle periferie. GROSSI GUAI ANCHE ALLE MEDIE Prima della riforma: un Consiglio di classe coordinava l'attività degli allievi, i laboratori del tempo prolungato, integravano le materie curricolari garantendo continuità e interdisciplinarietà. Dopo la riforma: l’orario sarà ridotto a 27 ore compresivo della seconda lingua straniera a scapito di quali materie? Le materie opzionali distruggeranno l’uniformità educativa fra le scuole accentuando le disparità e le discriminazioni. La scelta poi tanto precoce tra il sistema dei licei e l' istruzione e formazione professionale rappresenterà una ulteriore grave discriminazione tra allievi e un tragico ritorno al passato. TORNIAMO AGLI ASILI Prima della riforma: con gli orientamenti del ‘ 91 esistevano percorsi educativi e formativi, si valorizzava il gioco, si lavorava con età omogenee e la socializzazione era un punto di forza. Dopo la riforma: l’ingresso di bambini di due anni creerà problematiche gravi. Il rapporto numerico insegnanti allievi è 1 a 28 ,mentre al nido è 1 a 7. Si metteranno in discussione modelli educativi da anni radicati e apprezzati , frutto di una progettazione rispettosa dei bisogni dei bambini , valorizzati e studiati in tutto il mondo. Sparisce ogni valenza educativa e si riduce l' atto educativo a semplice assistenza. NON COLLEGAMENTO TRA I MINISTRI Specialmente nel caso della riforma della scuola appare evidente e pericolosissimo lo scollegamento tra ministri. La Moratti infatti nella legge prende impegni che richiedono finanziamenti specifici. Il ministro delle finanze però non mette a disposizione della scuola, nella legge finanziaria e nel bilancio dello stato le corrispondenti risorse economiche. Questo rende totalmente teoriche le promesse del Ministro della Pubblica Istruzione. ATTACCO ALLA SCUOLA PUBBLICA Nonostante le difficoltà economiche e i tagli del bilancio si decide di finanziare la scuola privata che, a confronto di una scuola pubblica sempre più impoverita di risorse, personale e possibilità, attirerà sempre più famiglie. Il fenomeno si aggraverà con la scomparsa del Tempo Pieno. Molti genitori infatti che non potranno più affidare i figli alla scuola pubblica dovranno ricorrere alla scuola privata, capace di offrire un tempo scuola prolungato, con notevoli costi per le famiglie. DISPERSIONE DEI FONDI Il paese è stato sommerso da opuscoletti con protagonisti i personaggi disneyani che pubblicizzano la riforma ministeriale. A parte il fatto che una riforma non è un prodotto da lanciare con forme e modi da pubblicità,promettendo, soltanto a parole, un mondo dorato dove tutto è possibile. Non era più opportuno destinare i fondi ad altre iniziative di tipo scolastico e discutere del futuro della scuola e i contenuti della riforma con utenti, genitori ed insegnanti, metodo più democratico e rispettoso? I L SOSTEGNO PER ALUNNI IN DIFFICOLTA’: UN SOGNO IRREALIZZABILE Anche se nella legge è previsto un insegnante di sostegno per i disabili, questa affermazione è destinata a restare nel paese dei sogni. Infatti: a) il ministro Tremonti non prevede questa spesa; b) sono state tolte risorse finanziarie agli Enti Locali che, da sempre, in questo settore integravano l’intervento dello stato; c) è stato istituito un nuovo modo di classificare i disabili restringendo al massimo il concetto ed escludendo soggetti in difficoltà anche gravi per l’apprendimento che se adeguatamente seguiti avrebbero grandi possibilità di crescita d) va anche tenuto conto che spesso i disadattamenti che richiedono un sostegno specifico non sono derivati da patologie ma da situazioni esistenziali dell’allievo. Non intervenire in modo mirato in questi casi può innescare nel bambino processi irreversibili, e) altri allievi, verso i quali l’intervento di un insegnante di sostegno è irrinunciabile, sono i sempre più numerosi bambini provenienti da altri paesi. Le difficoltà linguistiche e culturali se non adeguatamente affrontate rischiano di allargare in modo irrimediabile i confini dell’emarginazione IL RISCHIO DEI DECRETI ATTUATIVI Se il primo decreto attuativo sarà approvato rapidamente così come è, non riguarderà solo le classi iniziali ma anche quelle già avviate(art.13 comma 2) creando grandi problemi organizzativi nelle scuola e nelle famiglie, intaccando un diritto acquisito. Il testo del decreto afferma chiaramente che non é prevista la copertura del tempo mensa (art.7 comma 3, art.10 comma 3)e abolisce le norme che attuano il tempo pieno (art. 130 e 162 T.U.) Il commento pubblicato dal ministero afferma il contrario, ma il commento non è fonte di diritto e ci sentiamo doppiamente beffati. Per adesioni, informazioni e richieste contattare: Unione Genitori-C.G.D. Modena; tel.: 059574044 e-mail: [email protected] Gabriella Borbeggiani tel.:059574044 e-mail: [email protected] Gabriella Morandi tel.: 059300967 [email protected]