Bisnonne...nonne...mamme...
Ricerca di storia a cura degli alunni delle classi IA e IC
Coordinata dalla Docente Maria Lucia Miccoli
A.S. 2015-2016
Questo lavoro scolastico è stato condotto dagli alunni delle classi IA e IC della scuola secondaria di primo
grado dell’I.C.S. “F. Surico” di Castellaneta, coordinato dalla Docente Maria Lucia Miccoli. Gran parte del
materiale riprodotto è stato fornito dagli allievi e dalle loro famiglie. Alcune foto, utili per la completezza
dell’esposizione, sono tratte da archivio personale privato. Il presente fascicolo deve rimanere interno
all’ambiente scolastico, non può essere venduto o ceduto a terzi estranei alla scuola, per cui è vietata ogni
riproduzione, anche parziale, senza l’esplicita autorizzazione dei soggetti interessati ovvero del Dirigente
scolastico.
Castellaneta, Marzo 2016
Introduzione
L’idea di questo opuscolo è nata dal riordinare alcune foto dei miei antenati
scattate nel corso degli anni e che ritraevano la mia bisnonna, sovente in
compagnia dei figli ma anche con altri parenti come zii e cugini. Queste foto, l’ho
compreso più tardi, avevano un duplice scopo: quello di mantenere con il mio
bisnonno, emigrato a New York per lavoro, una relazionalità concreta
consentendogli di seguire l’evoluzione della crescita dei figli ed, inoltre, quello di
rassicurarlo del loro benessere fisico ed economico. Inviare fotografie ai propri
cari lontani era una consuetudine per tutte le famiglie separate dal fenomeno
dell’emigrazione.
Per gli alunni più piccoli, perciò, ed in particolare per quelli delle prime classi per
i quali gli eventi storici del passato, a volte, risultano troppo lontani nel tempo
per poter essere compresi, ci si adopera per rappresentare la storia anche sotto
forma di racconto e di narrazione di vicende cui abbiano partecipato personaggi a
loro vicini. La descrizione dei fatti tramandati dalla memoria dei loro antenati
come condizioni di vita, modi di pensare, credenze e usanze, risulta per i ragazzi
sempre avvincente ed è, il più delle volte, in grado di appassionarli ed attrarli
nella lettura di pagine di storia.
Pertanto, allo scopo di coinvolgere i ragazzi nello studio della disciplina “storia”,
si è loro proposto di integrare la didattica con attività di ricerca fotografica e
narrativa dei ricordi dei loro familiari ai fini di ricostruire alcuni spaccati di vita
dei loro avi, con particolare riferimento alle donne.
Da questa ricerca, sebbene limitata, si può dedurne l’evoluzione del ruolo della
donna nell’ambito sociale e lavorativo nel corso del 1900 anche per i progressi
registrati nell'istruzione femminile e per i nuovi diritti acquisiti grazie alle
riforme legislative. La donna, infatti, dagli ordinari e faticosi lavori tipicamente
“femminili” può ora rivolgersi a nuovi orizzonti: la donna finalmente studia o
lavora e si può realizzare anche professionalmente, al pari di un uomo, nella
società civile.
Con l'auspicio e la concreta speranza di contribuire a rendere più interessante lo
studio della disciplina “storia” per i giovani allievi, futuri cittadini e protagonisti
dei giorni che verranno.
Prof.ssa Maria Lucia Miccoli
Siamo quelli della 1a A...
1 Claudia BARDINELLA
2 Giuseppe BRIZIO
3 Orazio CASAMASSIMA
4 Michelantimo CINIERI
5 Samuele CIRILLO
6 Valeria CIRSONE
7 Andrea CONVERTI
8 Chiara D’AMBROSIO
9 Martina D’EREDITA’
10 Simona DE BIASI
11 Michele Riccardo DI COSMO
12 Silvia ESPOSITO
13 Martina LIPPOLIS
14 Brayan MARTEMUCCI
15 Domenica Nikla PERRONE
16 Maria Grazia PERRONE
17 Raffalele PINTO
18 Daniele RENNA
19 Andrea RIZZI
20 Massimo RIZZI
21 Mattia SORRENTI
22 Giorgia TRIA
23 Gennaro VITALE
A.S. 2015 - 2016
Siamo quelli della 1a C ...
1Simone ANCONA
2 Antonio BALESTRA
3 Federica CASAMASSIMA
4 Eliana Maria GRAVINA
5 Sonia LOSITO
6 Aurora MANCINO
7 Manuela MONTEMURRO
8 Jacopo Tinto NICCOLI
9 Fabio PALMISANO
10 Giulia PALMISANO
11 Matteo PAVONE
12 Rebecca PERRONE
13 Giorgia PRISCIANTELLI
14 Luigi Nicola ROSSI
15 Mattia SABATO
16 Marica SCHIATTONE
17 Francesco SERGIO
18 Giulia TAMBURRANO
19 Alessandra TERRUSI
20 Giansalvatore VALENTINO
21 Savino M. VALENTINO
22 Giovanni VIVERITO
23 Francesco VIVO
A.S. 2015 - 2016
La donna studia e lavora
Collegiali del 1929 - Lecce
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La scuola
Ai tempi dei miei nonni la scuola era un luogo frequentato da pochi: infatti c’erano molte
dispersioni scolastiche. I ragazzi non si recavano a scuola perché i genitori preferivano li
aiutassero nei lavori agricoli e artigianali. A scuola si usava il calamaio con inchiostro
(foto n. 4), al posto della penna e si usava un quaderno molto grande con una cartella
fatta di cartone. Le classi erano solo femminili o maschili. Insegnava un unico
professore, molto severo, e se i ragazzi facevano confusione li percuoteva con una lunga
bacchetta sulle mani. Gli alunni a scuola indossavano grembiuli neri e lunghi con i
fiocchetti bianchi. Alla fine del quinto anno chi poteva permetterselo continuava gli studi,
mentre gli altri andavano a lavorare in botteghe, sartorie o aiutavano i genitori nei vari
mestieri.
Giorgia, 1A
La scuola negli anni ‘40
La scuola negli anni '40 era molto diversa dalla nostra. Infatti, non esistevano le
tecnologie che abbiamo oggi, come i computer e non c'erano neanche le aule scientifiche,
informatiche e musicali. Anche le materie che si imparavano erano in parte diverse da
quelle che studiamo oggi. Si studiava: italiano, matematica, storia, geografia, scienze,
disegno e latino. A quei tempi non si studiavano le lingue straniere. Anche l'educazione
fisica, che oggi pratichiamo regolarmente dalle scuole elementari, si praticava solo alle
medie. La condotta era molto importante e faceva media col voto delle altre materie e gli
insegnanti bacchettavano le mani a chi non si comportava bene. Alle scuole elementari
c'era una sola maestra (foto n. 6). Non si usava la penna biro, ma un pennino che si
bagnava di inchiostro nel calamaio. I libri non si portavano in uno zaino ma in una
cartella.
Massimo, 1A
Ricordi vari…
La scuola 60-70 anni fa
Quando entrava la maestra in aula, si alzavano tutti in segno di rispetto, 70 anni fa non
esistevano i computer e i ragazzi dovevano studiare con i libri (lettura e sussidiario di
grammatica). Il grembiule si indossava dalla prima elementare fino all’ultimo anno delle
superiori, ed era di colore blu con il colletto bianco ed un fiocco (foto n. 2). Alle maestre
si dava del lei e per le insegnanti gli alunni erano come figli e viceversa. Le maestre, però
erano più severe: si doveva scrivere con una bella grafia, i quaderni non dovevano avere
grinze o pieghe e non si dovevano fare macchie perché si scriveva con il pennino intinto
nell’inchiostro. Se non si rispettavano queste regole si potevano avere delle punizioni.
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Vita da casalinga
A quel tempo non esistevano le lavatrici, né le lavastoviglie e neanche i termosifoni ma si
faceva tutto a mano e per riscaldarsi si usava il braciere, una sorta di grande catino di
ottone o di rame con all’interno del carbone ardente. Le mamme si stancavano molto di
più. Si viveva in famiglie numerose in appartamenti molto piccoli. I cibi precotti non
esistevano e si cucinava ciò che si comprava giornalmente.
La vita da mamma
I pannolini “usa e getta” non erano stati inventati, per cui il bambino si avvolgeva nelle
fasce e si lavava tutto a mano. I bambini andavano a dormire presto (alle 20 o 20,30).
Si mandavano i bambini a fare piccole commissioni perché vi erano meno pericoli rispetto
ad oggi. I regali spesso consistevano in vestiti o scarpe, raramente si avevano giocattoli
(bambole, trenini ecc..). Quando li ricevevano i bambini erano al settimo cielo.
La vita da bambino
La mattina si andava a scuola a piedi percorrendo lunghe distanze, quando si faceva
qualche marachella spesso si subivano punizioni corporali. I compiti si facevano subito
dopo mangiato e spesso le mamme non potevano aiutare non essendo istruite. Finiti i
compiti si giocava con i fratelli e a volte si andava in villa con i genitori. Non si
potevano invitare gli amici a casa ma si giocava per strada (alla “campana”, alle “5
pietre” o a “nascondino”) formando grandi gruppi.
Fabio, 1 C
Classi separate
Mia nonna si chiama Graziella e racconta che da piccola quando andava a scuola le
classi erano separate in maschili e femminili. Lei si doveva occupare di tutti i suoi fratelli
mentre la mamma e il papà andavano in campagna a lavorare. In quei tempi non era
certo facile lavare la roba visto che le lavatrici non esistevano infatti essendo sufficiente il
sapone per sbiancarla e disinfettarla si utilizzava la cenere. La mattina si svegliava
presto perché per le strade passava il pastore con le pecore e lei comprava il latte quando
era possibile per poi metterlo sul fuoco e prepararlo per i fratelli. Preparava anche il
rosso dell'uovo sbattuto con lo zucchero. Durante il periodo delle feste giocava molto con i
cugini, che si divertivano a correre portando un uovo in un cucchiaio tra i denti, oppure
facendo scorrere delle uova in una pista, vinceva chi aveva l'uovo che per primo
raggiungeva il traguardo. Indossava gonne molto lunghe, camice e vestiti scuri. Questi
indumenti venivano riutilizzati anche dalle altre componenti della famiglia, passando
soprattutto da una cugina all'altra.
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Terminata la scuola elementare le ragazze non potevano più proseguire gli studi perché
dovevano occuparsi della casa e quindi il pomeriggio andavano dalle nonne per imparare a
cucire e a ricamare.
Mary, 1 A
Dalla sarta per imparare a cucire…
Negli anni '50 la mia bisnonna aveva 18 anni e la sua giornata era molto semplice e
faticosa. Al mattino si alzava molto presto per andare a riempire l'acqua dalla fontana,
aiutava la mamma a fare il bucato e a cucinare.
Nel pomeriggio andava alla sarta per imparare a cucire: infatti lei era molto brava a
confezionare abiti sia per lei che per la gente: La sera frequentava molto spesso
l'’Azione Cattolica Ragazzi che organizzava tante iniziative, tra le quali, anche recite.
Mi ha raccontato che in una recita di Natale ha ricoperto il ruolo di san Giuseppe.
Come dice sempre lei "una vita casa e chiesa". La domenica mattina dopo la messa usciva
a farsi la passeggiata solo e soltanto con la sorella Maria, infatti quando si è
conosciuta con il mio bisnonno mi diceva che passeggiava sul corso lei e la sorella
davanti, il mio bisnonno e suo cognato dietro. Non potevano avvicinarsi proprio come
ora...
Francesco V., 1 C
Le donne a scuola di cucito...
Mia nonna paterna si chiama Anna Rossomando è nata a Paestum l'otto dicembre del
1936. Mia nonna da giovane lavorava a casa e aiutava la sua famiglia che era
composta da 10 figli e c'era sempre da fare. Da piccola dopo la scuola aiutava la sua
mamma, che sia chiamava Emilia, nei lavori di casa e con lei ha imparato a preparare il
pane e anche i biscotti. Quando c'erano le festività tutte le donne indossavano vestiti
lunghi ed eleganti fatti a mano da loro perché in quell'epoca le donne erano anche delle
brave sarte. In passato quasi tutte le donne già da giovani andavano a scuola di cucito
per imparare a confezionarsi da sole i vestiti. Poi, durante le feste importanti come per
esempio Natale e Pasqua c'era la tradizione di riunire tutti i parenti più intimi per stare
insieme, giocare a carte e mangiare cibi buoni e gustosi. Le donne passavano molto
tempo a preparare i piatti tipici di ogni festività. Mia nonna per esempio preparava il
baccalà, le cartellate, i ravioli con la ricotta e quando arrivava Pasqua con sua madre
preparava la pastiera napoletana che è un ottimo dolce fatto con la ricotta, il grano e i
canditi. Mia nonna mi ha detto che le donne di un tempo stavano sempre in casa ad
accudire i figli cucinare, lavare, stirare e pulire la casa.
Brayan, 1A
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Ricordi degli zii
Dopo le scuole elementari
Zia Isa: Finite le elementari a noi donne ci mandavano a imparare il mestiere dalla
sarta e dalla ricamatrice le quali erano anche pagate dai nostri genitori. Molte famiglie
però erano così povere che non se lo potevano nemmeno permettere. Molte bambine
davano una mano nei mestieri di casa, andavano a riempire l'acqua dalla fontana e
accudivano i fratellini più piccoli che erano sempre numerosi. I maschietti aiutavano in
campagna oppure andavano a bottega.
Zio Italo: Io vivevo a Taranto e mia madre mi mandò a lavorare al bar dove
consegnavo cornetti, servivo ai tavoli e li pulivo. Ogni tanto qualche signore gentile oltre
a qualche scappellotto mi dava qualche soldino di mancia che io tutto orgoglioso
consegnavo a mia madre.
Zio Gino: Io ero molto monello e l'estate per me era la più bella stagione. Infatti,
nonostante andassi ad aiutare nelle consegne un signore che aveva un negozio di rivendita
di bombole di gas, scorrazzavo felice nei campi per catturare gli uccellini ma soprattutto
per rubare la frutta che mangiavo tranquillamente e direttamente sugli alberi con i miei
amici. Quante corse da velocista che ho fatto per non farmi prendere e riempire di botte
dai proprietari dei terreni! Botte che, però, arrivavano puntuali e dolorose quando mia
madre veniva informata di ciò che avevo combinato!
Come si viveva un tempo
Zia Isa: Un tempo si viveva modestamente se non addirittura poveramente per la
maggior parte delle famiglie ma nonostante la povertà si apprezzava tutto molto di più: il
cibo, l'abbigliamento, i divertimenti. Si mangiavano soprattutto cibi prodotti dalla terra e
dagli animali che si allevavano: frutta, legumi, verdure, uova, cereali ecc.. La carne era
poca perché non si poteva ammazzare gli animali che servivano per la produzione di uova
(galline) o latte (pecore e mucche) nè si poteva comprarla poiché costavano troppo. A casa
nostra era grande festa il mercoledì perché la mamma usciva al mercato sul tardi. Diceva
che la roba verso mezzogiorno costava di meno, e comprava i salumi e il formaggio in
offerta e a mezzogiorno noi facevamo pranzo al sacco con nostra grande gioia.
Per quanto riguarda l'abbigliamento i vestiti li cucivano le sarte ma spesso erano le
mamme che si improvvisavano tali. I vestiti li facevano di un paio di taglie più grandi
per poterli indossare più a lungo visto che noi bambini crescevamo a vista d'occhi. Poi
dopo averli portati almeno per tre anni, il primo anno larghi, il secondo giusti, il terzo
stretti e corti, passavano al fratellino o alla sorellina minore che li indossava fino a
quando proprio non fossero diventati inservibili. Le scarpe a forza di mettere suole e
toppe di cartone per riparare i buchi sembravano che avessero le zeppe moderne. I vestiti
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nuovi arrivavano solo in occasione di due festività importanti che coincidevano con i cambi
di stagione: la festa di Ognissanti (autunno/inverno) e la festa patronale di S.
Francesco (primavera/estate). La mamma raccontava sempre che a lei era stato fatto un
vestito con le stoffe di corredo per fare i materassi e che l'inverno lo indossava con le
maniche e a primavera se le toglieva. Le maglie interne non erano in caldo cotone ma in
lana grezza fatta ai ferri che appena indossate erano sì pulite ma pungevano tanto e
diventavano più morbide solo con il sudore e il calore del corpo: Quando, purtroppo, si
erano ammorbidite era già giunto il giorno del bagno nella tinozza e del cambio della
biancheria. Il bagno la mamma ce lo faceva in una tinozza di plastica grande e
quell'acqua poi si conservava per buttarla poco a poco poi nel water dopo aver fatto i
bisogni. A scuola si andava con le cartelle di cartone, si aveva solo un libro
(Abbeccedario) e un solo quaderno sul quale si scriveva con la matita poiché quando
finivano le pagine si cancellava tutto ciò che si era scritto e si ricominciava a scrivere. Il
grembiule era uno solo dalla prima elementare lungo quasi fino ai piedi e con le maniche
lunghe, alla quinta elementare era diventato corto fino alle ginocchia, pieno di toppe e con
una aggiunta ai polsini. Come merenda portavamo un pezzo di pane fatto in casa e
formaggio oppure pane e pomodoro. A volte, ma raramente, compravamo un panino che
costava dieci lire con la mortadella oppure quindici lire con la nutella. I nostri dolci
erano le cartellate a Natale, le falle a Pasqua e durante il resto dell'anno pane bagnato
con zucchero sopra.
I nostri giocattoli
Zia Isa: Avevamo pochi giocattoli e di fattura molto semplice, quasi sempre costruiti dai
nostri familiari oppure dai ragazzi stessi perché giocavamo molto all'aperto e ci
impegnavano molto fisicamente. Noi femminucce giocavamo alla mamma con le bambole
di stoffa e usavamo anche degli utensili della casa che poi riponevamo al loro posto.
All'aperto giocavamo a palla, con le trottole, alla campana, e a saltare con la corda e
con l'elastico. I giocattoli li ricevevamo solo alla Befana. Mi ricordo che mia mamma,
oltre al sapone che faceva in casa, comprava il detersivo per lavare il bucato e nel fustino
c'erano dei mini giocattoli in regalo. Ogni volta che la mamma comprava il fustino del
detersivo per noi era festa tanto che noi l'aiutavamo di nascosto a consumarlo buttandolo
a poco a poco nel bagno in modo che comprasse subito quello nuovo.
Zio Gino: Noi giocavamo sempre all'aperto, facevamo corse con i carrettoni costruiti da
noi, giocavamo con i tappi delle bibite, alle cinque pietre, alle palline e a picc e zoc (una
specie di baseball), ma soprattutto a guardie e ladri. Io ero costretto sempre a fare il
ladro che moriva subito perché a me la befana era poveretta e portava una pistola a “un
colpo” al contrario di quella di un mio amico che essendo più benestante riceveva quella a
“sei colpi” e faceva sempre lo sceriffo.
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Zio Italo: Io abitando nei pressi della gravina insieme ai miei amici giocavo a scalarla
almeno una volta la giorno. Quando arrivava la Befana, essendo io amante della musica,
ricevevo delle trombette di plastica, una chitarrina o appena un pò più grande un bel
tamburello di legno. Poi, diventato più grandicello, ho chiesto alla befana la bicicletta e
fu cosi che mi hanno detto che la Befana non esisteva!!!
Eliana, 1 C
I figli aiutavano i genitori
La mia nonna materna si chiama Maria Losacco (foto n. 17, n. 18). Lei mi ha
raccontato che agli inizi del novecento la vita non era come oggi. Si avevano molti figli
che aiutavano i propri genitori a lavorare nelle campagne, a fare la pasta in casa, a
ricamare... Mia nonna aiutava molto i suoi genitori insieme alle sue sorelle e ai suoi
fratelli. Lei insieme alla sua mamma ricamava la stoffa (foto n. 14)da utilizzare per i
vestiti; inoltre preparava la pasta, pronta per essere servita nei piatti. Solo la domenica,
quando tutta la famiglia si riuniva, la mia bisnonna comprava la pasta nelle botteghe
che costava 160 lire, un lusso per quei tempi. Oggi è il contrario: tutti si recano nei
negozi o nei supermercati per comprare la pasta ed è raro trovare persone che fanno la
pasta in casa. Infine la nonna Maria preparava il pane molto più sano e genuino di
quello comprato dalla panetteria. Per quanto riguarda la carne, lei allevava nel suo
giardino polli, che suo padre uccideva per mangiare carne sana e nutriente ed inoltre si
faceva largo uso di legumi. Questa era la vita che la mia nonna conduceva da piccola in
cui ognuno nel suo piccolo contribuiva ad aiutare la famiglia.
Aurora, 1 C
Principali lavori domestici e agricoli
Le donne di un tempo avevano un ruolo molto importante all’interno della famiglia. Sin
da piccole svolgevano i principali lavori domestici: cucinare, lavare i panni, riordinare la
casa e soprattutto badare ai fratellini più piccoli.
Per cucinare si usava o il forno a legna oppure il caminetto. Bisognava accenderli con
un fiammifero perché non esisteva il gas e le pentole erano di creta. Il pane era fatto in
casa. Si impastava la sera prima e si cuoceva al mattino facendo attenzione perché non
bruciasse. Anche la pasta era fatta in casa: orecchiette, gnocchi e cavatelli.
La biancheria era lavata esclusivamente a mano in un mastello di zinco. Dopo il
lavaggio, la biancheria veniva sistemata in una tinozza ricoperta con un lenzuolo più
vecchio su cui era versata della cenere chiara che veniva bagnata con acqua bollente. La
biancheria veniva lasciata in ammollo in questo liquido per qualche ora per poi
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completare il lavaggio. I panni venivano stesi al sole e quando pioveva o erano ancora
umidi si poggiavano su un asciuga-panni di legno posto sul braciere.
Non c’era l’acqua corrente e tutta quella che serviva, la si prendeva dalle fontane (in
paese) o dai pozzi (in campagna). Non c’era l’elettricità e la sera si usavano le candele o
i lumi a petrolio. Per riscaldarsi c’era il braciere o il caminetto. I soldi erano pochi e per
andare avanti bisognava fare molti sacrifici. I vestiti passavano da fratello a fratello
adattandoli in base alla misura. Prima di consumare il pranzo si aspettava che tutti i
membri della famiglia fossero riuniti insieme a tavola e la domenica era una vera festa
perché si preparavano torte e dolci fatti in casa. Molto spesso oltre che occuparsi dei
mestieri di casa, le donne aiutavano gli uomini in campagna anche nei lavori più pesanti:
la raccolta delle olive, la semina e la raccolta del grano, dei pomodori, delle verdure. Se
in una casa di campagna vi erano animali come pecore, mucche, galline, conigli…
bisognava accudirli dando loro da mangiare.
La donna era al centro della famiglia, tutto girava intorno a lei.
Marica, 1 C
La donna nei campi
Mia nonna si chiama Sofia e mi racconta che i tempi in cui lei era giovane non erano
affatto come quelli di oggi: niente smartphone e quant’altro. Per riuscire a portare il cibo
sulla tavola bisognava lavorare. Lei, infatti, andava nei campi a lavorare il tabacco e
guadagnava soldi, pochi, giusto per vivere. Inoltre pane e pasta si facevano in casa
anche perché i materiali per farli si trovavano in casa, perché si viveva molto spesso nelle
campagne.
Giulia P., 1 C
Il mio trisavolo e la 1 guerra mondiale...
Il mio trisavolo lavorava in marina e stava via per molti mesi, dopodiché tornava a
casa. All’età di 36 anni, finita la I guerra mondiale, rientrò a casa sua ma con i brutti
ricordi di ciò che aveva provato, ovvero fame, sete, dolore, sofferenza e solitudine (foto n.
25). La mia trisavola lavorava in casa facendo il pane e nutriva anche i suoi 11 figli.
Non conosco molto della mia bisavola, nata all’incirca nel1864, ma è morta all’età di
54 anni: se fosse viva avrebbe avuto 180 anni. La mia bisnonna, invece, è morta circa 23
anni fa mi è dispiaciuto perché se fosse viva avrebbe potuto darmi tutte le informazioni di
come si viveva nel 1940.
Simone, 1 C
11
1 e 2. Scuola pubblica
3.
1958 e a.s. 1964/65.
“Festa degli alberi” presso la Scuola Elementare
4.
Ricordo di scuola 1965-66
12
5.
La maestra e le alunne 1951
6.
Classe ai tempi del fascismo
13
7.
La donna insegna nella scuola pubblica... 1953
8.
9.
Assistente alla colonia estiva 1940
Classe elementare maschile Mottola – 1922
14
10.
11.
12.
Classe elementare maschile 1954
Classe elementare femminile 1956
Corsi privati di taglio e cucito 1964
15
13.
Allieve 1970
14. In posa
15.
16.
Eleganza sartoriale 1935
In bici per il paese 1963
16
17 e 18.
19.
Donne al lavoro
22 e 23.
La “levatrice”, ovvero l’ostetrica di un tempo 1945
20.
Campagna 1935
21.
Pausa 1963
In posa per una foto ricordo al termine del lavoro 1950
17
24.
La trebbiatura del grano è completa si ritorna a casa 1960
25.
Bisnonno 1929
18
La donna, la vita sociale
e le grandi occasioni
Riunione di famiglia 1939
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I ricordi di mia nonna
La nonna mi racconta spesso dei suoi genitori: sua mamma non lavorava, invece, suo
padre aveva una cava di tufi nella quale lavorava insieme ai suoi sei fratelli. Era una
famiglia numerosa e felice, facevano una vita semplice e si aiutavano l’un l’altro. Mia
nonna aveva due fratelli maschi: Orazio e Franco, e una sorella, Tonia.
Da piccola andava a scuola, appena tornava, pranzava, faceva i compiti e poi andava a
giocare all’aperto. I giochi erano:
1) La Campana: si svolgeva lanciando una buccia di arancia su di un riquadro disegnato
sulla strada.
2) La Fune: si formavano due squadre. Vinceva chi riusciva a tirare la fune dalla
propria parte.
3) Mosca Cieca: un bambino veniva bendato e doveva riconoscere gli avversari.
4) Le Tianelle e le Biglie: si giocava facendo a gara con i tappi delle bottiglie e le
palline.
5) L’altalena: la cui struttura era molto semplice.
6) I Quattro Cantoni: bisognava occupare uno dei quattro angoli di una stanza, senza
essere preceduti dal giocatore che si trovava nel mezzo.
Nei pomeriggi di primavera/estate gli adulti insieme si sedevano all’aperto fuori casa,
specialmente quando il clima era mite; in molti pomeriggi i ragazzini trascorrevano il
tempo anche all’oratorio. Mia nonna mi racconta che le feste (foto n. 4) si passavano
con parenti e cugini, formando lunghe tavolate. Per esempio il Natale si festeggiava
preparando cartellate, biscotti e fallette. La notte di Natale ci si recava in chiesa, tutte
con le velette in testa e con le coroncine del rosario in mano. La nonna mi dice che anche
se la notte di Natale era freddissima si sentiva felice di essere stata presente alla
Nascita del Signore. In quei giorni lei era contenta e aspettava con ansia il giorno
della “Befana”, anche se i regali scarseggiavano, ma in compenso i genitori riempivano
le calze di caramelle, mandarini e arance. Nonostante ciò lei credeva alla Befana
mentre, all’epoca, Babbo Natale non era ancora conosciuto. Per quanto riguarda i
piatti tipici la sera della vigilia del Natale si mangiava baccalà, pesce e cozze,
ovviamente per chi poteva permetterselo. Il giorno di Natale, invece, si facevano il
timballo, le braciolette e le polpette. Mia nonna tutt’ora mantiene queste usanze, con
tutta la nostra famiglia. In quegli anni, intorno al 1950, non c’erano ancora i
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termosifoni nelle abitazioni, di solito c’era un braciere pieno di incandescente brace,
intorno al quale si riuniva tutta la famiglia, si arrostivano ceci, fave e castagne e i nonni
raccontavano vecchie storie di streghe ed elfi. Una delle loro storie narrava della famosa
“tarantola”: ovvero di una donna che era stata morsa da una tarantola (un ragno
velenoso) ballava in continuazione fino allo sfinimento per cercare di eliminare il veleno
attraverso il sudore. Di storie e di ricordi la memoria di mia nonna è piena, ciò che ho
scritto è solo un piccolo frammento dei suoi racconti del passato, con tanti rimpianti ma
ricchi di buoni sentimenti.
Claudia, 1A
Feste organizzate in casa
Con il passare del tempo le abitudini e il tipo di organizzazione per una festa di
compleanno erano diverse da quelle di oggi. Nel passato le feste (foto n. 3) venivano
organizzate nelle proprie abitazioni, invitando solo i parenti più stretti, e di certo non si
festeggiava in una pizzeria come accade oggi. La preparazione del cibo avveniva solo
grazie alle donne, perchè il loro compito principale era quello di accudire la casa e i figli,
e avevano meno diritti di oggi. I dolci venivano consumati solo nelle occasioni festive, sia
religiose ma anche nei compleanni, a differenza di quello che accade oggi. Prima di
iniziare il consumo dei pasti, bisognava attendere che arrivassero tutti gli invitati, per non
mancargli di rispetto, questa regola veniva sempre osservata. Il cibo che non veniva
consumato, si conservava per il giorno seguente.
I vestiti indossati durante festa erano eleganti in segno di riguardo per il festeggiato/a.
La stanza allestita per la festa veniva svuotata dai mobili e vi posizionavano delle sedie
attorno dove tutti gli invitati si accomodavano e si poteva liberamente ballare al centro
della sala. Gli invitati ricevevano al termine della festa un ricordino, che oggi noi
chiamiamo bomboniera. Al termine della festa veniva scattata una foto ricordo di quel
giorno, anche se a quel tempo erano in bianco e nero e oggi sono diverse perchè la
tecnologia nel frattempo ha scoperto il colore.
Le feste duravano più di un giorno e si ricordavano per molto tempo. In quel periodo le
decorazioni non esistevano, come neanche delle video camere per registrare i filmati.
Manuela, 1 C
Seduti a tavola in silenzio e composti
Mia nonna si chiama Emilia e mi ha raccontato che ai suoi tempi la vita non era tanto
facile e che, anche se piccoli, andavano tutti a lavorare e facevano qualsiasi tipo di lavoro
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come, ad esempio, raccogliere i carboni per poi rivenderli. Con quello che guadagnavano si
compravano le scarpe per la festa, e se avanzava qualche soldino, lo si dava ai genitori
per sfamare tutti. A quei tempi le famiglie erano numerose per esempio la famiglia della
nonna erano composta da 13 figli, 5 sorelle e 8 fratelli. La nonna li allattava al seno
ma siccome si passavano pochi anni e il latte non bastava per tutti, si davano alle nutrici
cioè ad altre donne che allattavano e che avevano abbastanza latte per sfamare altri
bimbi. I vestiti se li passavano l'un l'altro, le scarpe si cambiavano solo quando non si
riusciva più a camminare. Quando si sedevano a tavola si stava in silenzio e soprattutto
composti, ci si alzava quando tutti avevano finito di mangiare. Chi si lamentava che il
cibo non piaceva, la sera si ritrovava lo stesso piatto che non aveva mangiato a
mezzogiorno. Dunque non c'era l'alternativa: “ O ti mangi questa minestra o…”.
Durante la settimana si mangiavano i legumi, la domenica si faceva il ragù con la
cotenna di maiale se avevi i soldi per comprarla, altrimenti sugo semplice, poi la nonna
visto che si alzava subito faceva un tipo una focaccia con il granturco, e se avanzava la
focaccia il nonno la appendeva sopra il soffitto in modo che nessuno lo potesse toccare
così la sera la si consumava con i formaggi che si facevano con il latte delle pecore.
Nelle feste principali, cioè Pasqua e Natale, la mattina ci si alzava presto per andare
in paese e raggiungere la chiesa a piedi che distava circa 3 km, finita la messa si giocava
a “campana” ma giusto pochi minuti e poi si ritornava subito a casa. Il nonno uccideva
l'agnello e la nonna lo preparava in tutti i modi. I dolci che si preparavano alle feste
erano i mustazzuoli e le cartellate che venivano fritte, se si aveva un pò di olio in più,
altrimenti si facevano al forno, e la nonna faceva cantare una piccola canzoncina ai bimbi
in modo che non potevano assaggiare niente. "Benedett a ci la crijet porcduzz je
cartaghiet, a ci cu cuett e a ci cu mel a tutt fumn i cimner": che tradotto in italiano più o
meno dice cosi “benedetto a chi ha creato i porceduzzi e le carrellate, a chi con il vin
cotto e a chi con il miele a tutti fumano le ciminiere”. Nel periodo di dicembre si
attendeva con ansia l’uccisione del maiale perché oltre a preparare tutti i salami e le
salsicce, i piccoli aspettavano con gioia che la nonna arrostisse l'orecchio del maiale o lo
facesse al sughetto, felici di masticare qualcosa che durava di più in bocca. Ma il
divertimento era quando la nonna prendeva la sugna cioè il grasso del maiale e lo
cucinava unendovi la soda. Lo versava, quindi, in delle forme di legno quadrate, lo faceva
raffreddare, e poi procedeva a tagliarlo in piccoli pezzi a forma di saponette, che poi
venivano utilizzate per lavare le robe che uscivano pulite e profumate... Insomma i tempi
erano molto duri ma belli perché si apprezzava tutto ciò che c'era, ad ogni cosa si dava il
giusto valore.
Rebecca, 1 C
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Feste negli anni ‘40
Negli anni '40 si festeggiavano soprattutto le feste religiose, come il Natale e la
Pasqua. A Natale non si addobbava l'albero, ma si faceva solo il presepe e i doni
arrivavano all'Epifania. La festa di Halloween non esisteva. Si festeggiava anche il
Carnevale ma, a differenza di oggi, i costumi si cucivano in casa.
I costumi raffiguravano prevalentemente i personaggi dei romanzi o delle fiabe e si
usavano molto anche i costumi dei personaggi della Commedia dell'Arte: Arlecchino,
Colombina, Pulcinella, Pantalone e Gianduia.
In generale tutte le feste, anche i compleanni e i matrimoni, si organizzavano in casa.
Non si facevano preparare, come oggi, particolari buffet dalle pasticcerie ma si offrivano
solo dolci fatti in casa.
Andrea, 1 A
Matrimonio con sorpresa e Pasquetta in famiglia
Era Gennaio, era arrivato il giorno del matrimonio del fratello della nonna, festeggiato in
un ristorante a Taranto con amici e parenti (foto n. 5, n. 17). Una giornata fantastica e
indimenticabile. Durante i festeggiamenti, la nonna insieme alle sorelle ed alle amiche
decisero di fare una sorpresa agli sposi, così presero gli strumenti musicali e cantarono
“Rose Rosse”, e per fissare nella memoria la scena, per l’occasione, scattarono una foto.
Mia nonna è quella seduta alla tastiera.
Nella foto n.9, invece, era una Pasquetta, in una bellissima giornata di primavera da
trascorrere insieme alla famiglia e ai parenti. Erano stati preparati da mangiare panini e
pasta al forno, e da bere c’erano acqua e vino. Si fecero delle passeggiate, chiacchierando
e scherzando, con gran divertimento.
Alessandra, 1 C
Maestri scalpellini e matrimoni festeggiati in casa
Dalle foto scelte dall'album di famiglia, si notano gli zii della mia nonna paterna,
originaria di Ginosa, che montavano un'impalcatura per intonacare un fabbricato proprio
a Ginosa. Essi erano dei muratori esperti e come raccontava la nonna a mio padre,
venivano chiamati "Maestri Scalpellini" (foto n. 10), capaci di scolpire la pietra con
grande maestria. In questa foto essi si trovano su delle scale e travi di legno proprio
mentre costruiscono un'impalcatura con chiodi e martello. A quel tempo le assi di legno
venivano fissate le une con le altre proprio così, a differenza di oggi che si usano travi o
assi in acciaio zincato ad incastro. Il lavoro era duro e faticoso, si lavorava per dodici e
anche più ore al giorno.
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Invece mio nonno paterno nei primissimi anni ‘50 mentre faceva il carabiniere. Egli dopo
la guerra in età molto giovane si arruolò nell'arma dei carabinieri. Mio padre mi
racconta che fece servizio in Nord Italia, poi a Roma ed anche a Lecce. Tante altre
foto ritraggono mio nonno in alta uniforme mentre presenziava a cerimonie importanti.
Amava il suo lavoro, e da uomo semplice e dignitoso come lui era, lo svolgeva con amore,
passione e dovere.
Qui sono ritratti i miei nonni paterni nel giorno del loro matrimonio nel 1965 (foto n. 13
e n. 14). Mio nonno era rimasto vedovo da poco della prima moglie ed essendo nel pieno
della sua gioventù si risposò con mia nonna. Il matrimonio fu celebrato per loro desiderio
in una Chiesa di Pompei dove vi parteciparono i parenti più stretti. Fu una cerimonia
molto semplice, senza sfarzo e senza sprechi proprio come si usava fare a quei tempi.
L'anno successivo nacque mio padre per la gioia di tutti.
L’altra foto ritrae i miei nonni da fidanzati (1964), erano ad una festa da ballo di un
matrimonio insieme ad altri parenti. A quell'epoca, molto spesso i matrimoni venivano
festeggiati in casa, con un semplice rinfresco, con un orchestrina che suonava e tanti
giovani che partecipavano per ballare, quella era una delle poche occasioni per i giovani
di approcciare le ragazze e conoscerle. Così nascevano le più belle storie d'amore.
Da queste foto si capisce che a differenza di oggi, è vero c'era molta povertà, però le cose
venivano fatte senza sprechi, con i pochi mezzi a disposizione, con grande umiltà e forse
con più amore, c'era grande dignità e spirito di sacrificio sia nel lavoro che nei rapporti
tra le persone anche se non erano imparentate.
Secondo le mie considerazioni non sarebbe poi tanto male tornare un pò indietro nel
tempo per ritrovare un pò di quei valori che oggi sono andati persi e di cui noi tutti ne
avremmo bisogno.
Giulia T., 1 C
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1.
2.
Foto ricordo 1907
Foto ricordo durante una festa in famiglia 1946
25
3.
4.
5.
Foto ricordo al termine della festa
Festa con costumi cuciti a mano 1951
Un matrimonio ed una band improvvisata al femminile
26
6.
7.
Festa di carnevale del 1931
Festa di Carnevale 1930
27
8.
9.
10.
Il giorno più importante 1966
Pasquetta in famiglia 1960
Maestri scalpellini 1950
11.
28
Donne al volante 1934
12.
13. Matrimonio
15.
Scampagnata tra amiche – 1934
del nonno nel 1965
14. Festa
Bisnonni 1935
da ballo del 1964
16.
29
Nonni 1963
17.
Prima comunione del 1965
20. 21. 22.
23.
Sposi 1948
18.
…e del 1926
19.
Nozze d’oro 1954
Finalmente “Moglie e marito” 1936, 1959, 1964
24. Moglie
30
felice 1960
25. e 26.
In posa con il sorriso 1955 e 1966
27.
28.
Matrimoni festeggiati in casa
Vita sociale 1966
29.
31
Matrimonio 1942
La donna e il tempo libero
Masseria “Carabella” 1957
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La mia trisnonna Angela
Oggi la mia bisnonna Vincenza (foto copertina), detta Ninetta, che a breve compirà 84
anni, madre di mia nonna Angela, che, purtroppo, ho perso un anno fa, mi ha raccontato
come trascorrevano il giorno di Pasquetta lei e i suoi 8 fratelli nel lontano 1940. La
mia trisnonna, di nome Angela Mancino, preparava tutto il necessario per fare una
scampagnata nei campi, in mezzo al grano, all’epoca nei fondi della Masseria
Carabella, dove il trisnonno Nicola lavorava come mezzadro. In un cesto metteva uova
lesse, un po’ di formaggio di loro produzione, una bottiglia di acqua e una di buon vino,
olive all’acqua, fichi secchi, finocchi, una frittata e taralli fatti in casa. Lei e i suoi
fratelli (Franco, Pietro, Vito, Tommaso, Maria, Antonia, Giovanna e Biagia)
giocavano liberamente e si divertivano insieme. Finito di mangiare facevano ritorno alla
Masseria dove li aspettava il cagnolino Smith, un cardellino e la “Cola Cola”, cioè una
bella gazza che era stata addestrata, di giorno usciva dalla gabbia e poi vi faceva ritorno
la sera. La sera i bambini coi genitori si riunivano attorno al grande camino e, mentre la
trisnonna lavorava all’uncinetto, il trisnonno leggeva loro il romanzo della “Genoveffa” o
si raccontavano storie di paura. Altre volte giocavano a carte (scopa, asso piglia tutto) e
poi si preparavano per la notte, dormendo i maschi da un lato e le femmine da un altro,
in un unico grande letto.
Riccardo, 1 A
Nonna e un pranzo di primavera all’aria aperta
In questa foto (n. 2) é presente mia nonna, insieme ai suoi genitori, a sua sorella e ad
una amica di famiglia che organizzava un scampagnata in paese. Essendo estate e visto
che c'era un caldo pazzesco, mia nonna preparò all'aperto e dopo un'ora di estenuante
preparazione finì di ultimare la tavola ricca di pietanze come ad esempio panzerotti
dorati, panini, focacce di tutti i tipi... Dopo circa due ore di pranzo i miei parenti
entrarono in casa a giocare a carte e per questo, verso le sette di sera, le persone presenti
tornarono a casa a prendersi cura delle proprie famiglie.
Savino, 1 C
Nell’altra foto (n. 3) è presente la mia nonna materna che fa da babysitter ai miei
procugini. Trovandosi in casa con un caldo torrido (parliamo di un giorno di primavera),
mia nonna decise di portarli fuori all'aria aperta e, mano nella mano, cominciarono a fare
una passeggiata.
Secondo le fonti della nonna, ho potuto apprendere che dopo il divertimento, entravano
tutti in casa e non prima delle 12:00 essa preparava la pastina in brodo da dare a tutti i
miei procugini: era un lavoraccio per lei imboccarli tutti, uno ad uno. Dopo l'estenuante
pranzo, la nonna li metteva nel suo grande lettone matrimoniale: a quel tempo le persone
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non potevano permettersi molti arredi perché non c'erano neanche i soldi per mangiare.
Poi, arrivate le 17:00, tutti i bambini si svegliavano e alcuni giocavano a carte con la
nonna, mentre altri, si confidavano i segreti. Dopo il passatempo pomeridiano, i miei
prozii, venivano a riprenderli e loro, in lacrime perché volevano rimanere ancora un altro
pò con la nonna, se ne andavano.
Giansalvatore, 1 C
La nonna passeggiava per le vie di Montecatini Terme
Mi chiamo Jacopo, ho quasi 12 anni e non avendo conosciuto le mie nonne, perchè
salite in cielo prima che io nascessi, parlerò della mia bis nonna materna. Mia nonna a
settembre compirà 97 anni. Quando era giovane lavorava in un negozio di abbigliamento.
Sa cucinare molto bene e spesso mi invita a mangiare da lei. Quando vado a trovarla mi
regala sempre qualcosa! La foto rappresenta la nonna che passeggiava per le vie di
Montecatini Terme nel 1969 (foto n. 4). A casa di mia nonna c'è una parete dove sono
appese le foto di tutti i nipoti e pronipoti. La mia nonna è molto saggia e paziente e con
tutti i nipoti è sempre disponibile. I nonni sono molto importanti perchè sono il nostro
passato e la nostra storia e noi giovani abbiamo sempre da imparare da loro.
Jacopo, 1 C
La nonna giocava con le bambole di stoffa
La mia nonna Graziella è nata nel 1946 a Manduria. Ricorda molto bene la sua
infanzia e tutte le cose diverse da oggi.
Da piccola giocava con le bambole fatte di stoffa cucite dalla sua mamma e con i
bottoni, cercando di lanciare il bottone più lontano possibile. Per avere un vestito nuovo si
doveva aspettare le feste di Natale o Pasqua, occasioni in cui era possibile farselo
confezionare. Ha frequentato le scuole elementari e la sua classe era formata da sole
bambine perché in quei tempi separavano le bambine dai bambini maschietti. Tutte
dovevano indossare un grembiulino nero con il colletto bianco.
Per scrivere usavano il pennino con l'inchiostro e dovevano stare molto attente per non
macchiare le altre pagine.
Le bambine potevano andare a scuola solo fino alla quinta elementare dopo dovevano
stare in casa per occuparsi di tutto. Invece i maschi potevano continuare la scuola e
frequentare l'avviamento o le scuole medie. Una volta cresciuta quando doveva uscire con
il fidanzato era accompagnata anche dalla sua mamma. Tutte le donne lavoravano in
campagna, invece lei all'età di otto anni rimaneva a casa il pomeriggio presto per
cucinare e preparare la cena. Si cucinava tutto sul fuoco perché non c'era il gas e l'acqua
si prendeva dalla fontana, quindi tutte le bambine facevano avanti e dietro per portare più
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acqua possibile a casa. Le faccende domestiche venivano svolte di mattina o di pomeriggio
presto perché di sera non si vedeva più, avevano solo una lampadina che spostavano da
una stanza all'altra tramite un lungo filo.
Nikla, 1A
La nonna in Sardegna nel 1965
La foto della nonna Nunziatina, la mamma di mia nonna, è stata scattata a largo
della Cattedrale nel 1937 a Castellaneta.
A quei tempi quando il fotografo scattava le foto metteva un panno nero e suonava il
campanello. L'altra foto di nonna Nunziatina è stata sempre scattata a largo della
Cattedrale nel 1937 perché la nonna Nunziatina abitava in via seminario nel centro
storico. La foto della nonna Carmela, la mamma di mia nonno, è stata scattata in
Sardegna (Cagliari) nel 1965 (foto n. 1) in una piazza dove c'erano tanti colombi. La
nonna Carmela si trovava in Sardegna perché il figlio Antonio lì faceva il militare. Mia
nonna andava a scuola alla “Giovanni Pascoli”come si chiamava l'edificio scolastico che
era scuola e municipio. La classe seconda e quarta elementare si frequentavano di
pomeriggio perché erano poche le aule. Per accedere nella scuola media si doveva fare
prima un esame di ammissione perché altrimenti potevi accedere solo all'avviamento (scuola
più tecnica ove non si studiava la materia del latino).
Ai tempi della nonna non c'era l'asilo comunale ma c'erano le maestre private e ogni
bambino che andava da loro si portava appresso una sediolina. I giochi che si facevano
erano la campana, le cinque pietre, la fune e il piccio (foto n. 5). A sette anni si andava
a catechismo per prepararsi alla prima comunione. I tempi della nonna erano molto
semplici.
Sonia, 1C
Alla fontana più vicina...
Mia nonna Maria e mio nonno Antonio mi hanno raccontato che quando erano
bambini non avevano tutte le tecnologie di adesso, ma giocavano a un gioco chiamato
campana che consisteva nel disegnare dei numeri a terra con un pezzo di tufo. Oltre a
questo gioco i miei nonni giocavano a saltare con la corda, giocavano con i tappi delle
bottiglie, con le cartelline dei calciatori, con dei carretti fatti da loro che facevano scivolare
per le strade e al gioco dello schiaffo. Già da piccoli i miei nonni lavoravano duramente:
le femmine aiutavano le mamme nelle faccende di casa mentre i maschi andavano a
imparare un mestiere. Tutto quello che mangiavano era fatto in casa da loro: pane,
pasta fatta in casa, focacce e biscotti... L'acqua allora era un bene prezioso: per averla
dovevano recarsi o al pozzo di casa o alla fontana più vicina.
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Nessuno aveva la luce elettrica e per illuminare le stanze usavano il lume a petrolio o le
candele. Non tutti avevano il bagno in casa e quando dovevano andare in bagno usavano
un vaso con due manici in creta, ogni mattina passava l'addetto a svuotarlo (‘a carrizz’).
Non c'era carta igienica e per pulirsi utilizzavano uno straccio. Al contrario di oggi la
TV non c'era e passavano il tempo attorno al fuoco raccontandosi favole e racconti
inventati da loro. Andavano a letto presto e la mattina si svegliavano presto per
cominciare un'altra dura giornata di lavoro. Questa è la vita di tanto tempo fa
raccontata dai miei nonni.
Gennaro, 1 A
Nelle viuzze il lattaio tutti i giorni portava il latte fresco...
Mia nonna ha detto che ai suoi tempi le classi erano suddivise in femminili e maschili.
Dopo essere usciti da scuola andavano a pranzo, subito dopo dalla zia per imparare a
cucire, ricamare e lavorare con i ferri e l'uncinetto. Tornati a casa facevano i compiti e
poi aiutavano la mamma nelle faccende domestiche. Nei periodi caldi giocavano in cortile
con la corda e successivamente andavano dalla zia per imparare sempre di più. I bagni
della scuola avevano il gabinetto alla “turca”, invece all' epoca del mio bisnonno c'erano
dei contenitori in terracotta dove venivano fatti i bisogni e al mattino passava un signore
col carrettino ed ognuno svuotava il suo contenitore; questo contenitore in terracotta veniva
chiamato dai castellanetani "u pris". Al mattino passava nelle viuzze del paesello il
lattaio che tutti i giorni portava il latte fresco per chi lo gradiva. La mia bisnonna era
bravissima a fare la pasta in casa, le orecchiette, i cavatelli, le tagliatelle ecc... A quei
tempi non c'erano le docce, ci si lavava in grossi mastelli di lamiera. L'acqua veniva
scaldata sui carboni. Il ferro da stiro era a carboni ed il bucato veniva lavato con la
cenere. Mia nonna dice che aveva un profumo molto gradevole "odore di pulito". A quei
tempi non c'erano i termosifoni, ci si scaldava col braciere; era un contenitore in rame
pieno di carboni ardenti. Tutti i membri della famiglia si mettevano intorno ad esso per
riscaldarsi e nel frattempo i nonni raccontavano delle storie. Anche la corrente elettrica
mancava, le case venivano illuminate con da lumi e lanterne a petrolio oppure con delle
candele. Il mio bisnonno Domenico racconta che quando si vendemmiava era una gran
festa, l'uva veniva messa in grossi mastelli e pigiata con i piedi. Le mucche, le capre e le
pecore venivano munte a mano. Mi affascina molto ascoltare il bisnonno Domenico
raccontare le sua vita trascorsa in un tempo per me tanto lontano. Il nonno ha 94 anni,
di tanto in tanto dimentica le cose del presente ma mai le cose del passato.
Simona, 1 A
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1. Sardegna
1965
2. Pranzo
3.
Nonna - babysitter
5.
Bambole 1938
all’ari aperta
4.
Per le vie di Montecatini 1969
6.
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Alla fontana 1960
7.
Donna con bimbo 1935
9.
10.
8.
Al mare 1935
Domenica a Messa 1946
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Passeggiata al parco
Pasquetta 13 Aprile 1936
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Ringraziamenti
Questi ringraziamenti vanno ai ragazzi ed alle loro famiglie,
particolarmente alle mamme, ai nonni e bisnonni. Senza la loro
entusiasta disponibilità ed aiuto nel dissotterrare ricordi, indagare
usi e costumi del passato e senza il loro costante appoggio a
questo piccolo progetto, non ce l’avremmo mai fatta.
Un ringraziamento speciale anche ai miei bisnonni materni e
paterni, che per la loro inconsapevole ricchezza di materiale
fotografico, mi hanno restituito legami e memorie.
Per la richiesta di riservatezza espressa da alcuni genitori, nel riportare gli scritti degli alunni (riferiti, spesso,
alle foto da loro presentate per questa ricerca) si è omesso di riportare i loro cognomi.
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