“NESSUN PREMIO MIGLIORE DELLE
LACRIME DI GIOIA CHE VIDI BRILLARE
NEGLI OCCHI DI MIA MADRE.”
Istituto tecnico tecnologico “Leonardo da Vinci” - Foligno
Immagine di copertina: disegno di Davide Candellori
Progetto grafico: Davide Candellori, Valerio Coccia, Lucia Vezzoni
Impaginazione: prof.ssa Lucia Vezzoni
Coordinamento: prof.ssa Lucia Vezzoni
Istituto tecnico tecnologico “Leonardo da Vinci”, Foligno, Pg
Anno scolastico 2014/2015
Presentazione
Un anno fa, mentre conducevamo una ricerca nell’archivio della nostra scuola, l’I.T.T. di
Foligno (Pg), ci siamo imbattute in un documento che esulava da tutto il resto. Tra “freddi”
verbali amministrativi e scolastici spiccava un foglio protocollo ingiallito: era il tema di
“ammissione per la classe seconda”, datato 3 – 12 – 1917, di Bruno Castellini. L’emozione di
quel momento è diventato così lo stimolo per l’intera programmazione di questo anno
scolastico 2014 – 2015, una programmazione che, prendendo spunto da quel tema, vuole
essere una riflessione per studenti e insegnanti sulla “guerra” a 100 anni di distanza
dall’entrata dell’Italia nella Grande Guerra.
Il testo, frutto del lavoro e della collaborazione delle classi IIA, IIB,IIID, IIIE fa parte del
progetto “I ragazzi dell’I.T.T. raccontano la guerra” , che si articola in diversi momenti:

I poeti raccontano la guerra:
Incontri di poesia a cura di Luigi Moretti

Progetto Lettura:
Un cuore in fuga di Oliviero Beha
Io partigiana di Lidia Menapace

Un partigiano racconta la sua storia, incontro con Primo Dell'Amico

Spettacolo teatrale – musicale “Le ragazze dell’I.T.T di Foligno raccontano la
guerra” per gli studenti e per la cittadinanza in occasione del Giorno della
Memoria

Pubblicazione di un opuscolo contenente il testo del tema trovato nell’archivio
della scuola e le riflessioni degli studenti.

Una passeggiata nei luoghi della Resistenza: la cascina Radicosa

Incontro e lezioni con l'ANED Umbria

Viaggio a Mauthausen
Il tema della guerra è ripreso anche nelle letture tratte dal libro di Olga Lucchi, “Li presero
ovunque”, e nelle canzoni del Coro femminile dell’I.T.T. di Foligno “Olga Lucchi”, che si
cimenta soprattutto in una letteratura corale basata su canti di guerra che verranno così
spogliati, grazie proprio all’utilizzo della voce femminile, di quella veste ufficiale carica di
retorica e di “tronfio” patriottismo. Canti popolari che esaltano il sentimento e l’assurdità
della guerra, il senso dell’amore della patria, il dolore per giovani vite perdute. Un modo per
non dimenticare sperimentando, attraverso la dimensione corale, un patrimonio musicale
popolare pressoché sconosciuto ai nostri studenti.
Il progetto è realizzato con la collaborazione di A.N.P.I., A.N.E.D., Scuola di Musica il
Pentagramma (Perugia), Comune di Foligno, Zut.
Prof.ssa Fabiana Cruciani
Prof.ssa Lucia Vezzoni
Il tema in bella copia
Il tema in brutta copia
Trascrizione del tema di Bruno Castellini
Tema
Nessun premio migliore delle lacrime di gioia che vidi brillare negli occhi di mia madre.
Carissimo amico, Foligno 3-12-17
a
mio fratello Artemio,
tenente di fanteria erano quindici giorni che non scriveva più.
Si stava tutti agitati specialmente mia madre, che in quei quindici giorni ha pianto, ha sospirato
sempre come un bambino di quattro o cinque anni, quando ricerca la madre. Questa mattina è
arrivata una lettera era lui; proprio lui che aveva scritto. Caro amico se tu sentissi che lettera: aveva
combattuto sempre eroicamente e in ogni combattimento era il 1° per cacciar fuori il tiranno;
l'odiato straniero, che vuol venire a godere il giardino d'Italia; sempre amato dagli stranieri
perché è bello, clima dolce e terreni fertili. Ha combattuto sempre non ha avuto un momento di
tempo per scrivere a casa, se non viene posta dice che non ha colpa sua, ma perché non ha tempo.
Dice che vuol difendere la sua cara patria e che piuttosto vuole morire sul campo dell'orrore, che
essere traditore e morire fucilato da una palla italiana. Per questo suo sentimento si è mostrato
valoroso, ed ha meritato la medaglia al valor militare. Mia madre leggendo quella lettera gli si
vedevano brillare negli occhi lacrime di gioia di contentezza per il sentimento del suo acro figliuolo.
Caro amico bisogna essere tutti patriotta e far vedere che se saremo chiamati alle armi, siamo
buoni ha difendere il nostro paese, la nostra casa, la nostra cara patria. Vieni presto a trovarmi
che ti conserverò la lettera; saluta i tuoi cari genitori da parte dei miei cari e ricevi mille baci dal tuo
affimo (affettuosissimo) devmo (devotissimo) amico.
Bruno
Le nostre analisi e le nostre riflessioni
Il testo è ricco di emozioni e di suggerimenti. Leggendo il tema si percepisce che il fratello
minore (Bruno) stimava molto quello maggiore del quale sentiva fortemente la mancanza.
Artemio, fratello di Bruno, amava la patria e ciò lo dimostra il suo eroismo ed il suo
patriottismo. Anche se Bruno considerava la guerra, da una parte come un dovere ed una
cosa giusta per la difesa della patria, dall'altra voleva che finisse perché con essa sarebbe
finita la paura, la miseria, il dolore, l'infelicità, la morte di migliaia di persone e la tristezza
della madre, la quale voleva solo riabbracciare suo figlio primogenito, in guerra da diverso
tempo.
Bruno amava l'Italia e perciò avrebbe desiderato la vittoria italiana, ma, al tempo stesso,
voleva vedere sua madre felice.
È impressionante, per una madre, pensare di doversi accertare del fatto che il proprio figlio
sia ancora vivo. Perché l’uomo è così ingenuo da combattere contro altri uomini? Insomma,
non ha senso distruggere quello che si è costruito e poi per cosa?!
Intere famiglie uccise, città distrutte, generazioni annientate e tutto per il volere dei governi,
o almeno il più delle volte.
Il solo pensiero di migliaia di morti senza uno scopo valido a giustificarle ci impaurisce,
perché, se 100 anni fa, con le armi di 100 anni fa, sono state uccise così tante persone, con
tutte le armi moderne sarebbe un vero e proprio sterminio.
Ma anche ai giorni nostri ci sono ancora guerre, tutte per il potere su un determinato
territorio, su un determinato Stato; tutto per il volere di pochi che causano la morte di molti.
Tutte queste morti vengono giustificate con frasi del tipo “ è il volere del popolo” o “ è il
volere di Dio”, come se un Dio li obbligasse a uccidere quelli come loro.
Questo testo è bello perché parla della guerra e volge il pensiero alle vittime provocate da
essa; quanti pazzi hanno il potere tra le mani!
Non è facile dire quali effetti ha la guerra sulla mentalità delle persone. Di essa si
conoscono gli effetti sulla società: cambia i pensieri, i valori, lo stile di vita delle persone. I
giovani che, nella quotidianità di tutti i giorni, sono felici se ricevono un oggetto nuovo o
l’ultimo modello di bici e sono contenti se vivono con serenità e se tutti stanno bene e
possono così sperare in un futuro migliore, con la guerra vedono stravolgersi tutta la loro vita
e perdono le prospettive per il futuro.
Il testo è commovente e toccante. L’autore è orgoglioso di suo fratello. Sembra che sia più
felice del fatto che lui combatta invece di essere triste per la sua mancanza e probabile morte.
Tra le righe del tema si intravede però un velo di tristezza, soprattutto nell’ansia della madre
e nelle lacrime di gioia. Forse l’amore che ha questa famiglia per la patria e l’odio nutrito
nei confronti dello straniero sono esagerati. Sembra che le parole dello studente siano frutto
della propaganda in quanto il giovane soldato preferisce morire sul campo di battaglia
piuttosto per mano di una fucilata italiana.
Forse ciò è dovuto al fatto che non siamo in un’epoca di guerra e, forse, non si possono fare
considerazioni oggettive. Tuttavia la morte di un fratello è sicuramente un dolore troppo
grande da sopportare, non certo meno duro con la vittoria della guerra e con eventuali
riconoscimenti.
Forse l'esagerato orgoglio per la patria è in verità un modo per nascondere una naturale
tristezza.
Pare molto difficile che un alunno possa scrivere sentimenti così inquietanti in un testo
scolastico. Sicuramente, sarebbe più comprensibile in una pagina di diario.
Il titolo, a differenza dell’intero testo, è molto poetico ed è molto elaborato. Il testo è
interessante perché parla della guerra, perché ci porta col pensiero a tutti coloro che
muoiono in una guerra, ma soprattutto ci fa capire l’importanza della famiglia e l’amore per
la patria. Il testo ci interroga fortemente.
Perché gli uomini combattono altri uomini? Non ha senso distruggere le cose!
Ogni parola è fonte di commozione. È davvero bello sentire la gioia di una madre quando
scopre che il figlio è vivo. Accanto a questa gioia si percepisce la solitudine e la tristezza
dell’autore.
Il testo trasmette una grande tensione.
L'autore di questo tema, risalente al 3 dicembre 1917, nel corso della prima guerra
mondiale, era uno studente della Scuola delle Arti e dei Mestieri, ovvero l'attuale Istituto
tecnico tecnologico "Leonardo Da Vinci" di Foligno, e si chiamava Bruno Castellini.
Lo sfondo storico del tema è la prima guerra mondiale; i soggetti del delicatissimo testo sono
Bruno Castellini, l'autore della lettera, Artemio, il fratello maggiore di Bruno, la guerra, la
madre, l'amico di Bruno, il destinatario della lettera, gli Italiani, lo straniero, "l'Italia e la
guerra".
Riga dopo riga scorrono i richiami alla guerra e tutto ciò che si porta dietro.
Prima di tutto il desiderio di comunicare per avere notizie. Le lettere, quando arrivano, e
ancora di più con le buone notizie, sono fonte di gioia, di felicità, ma, quando non si riceve
niente, si è pervasi da ansia, da angoscia, da paura e tristezza, da un'attesa tremenda.
La preoccupazione e la sofferenza della madre sono i sentimenti iniziali del tema, a cui
seguono i riferimenti alle azioni del fratello in guerra (cosa fa, il suo eroismo, il premio al
valor militare); un rilievo marcato è dato agli ideali patriottici dei due fratelli, all'odio verso
lo straniero, alla paura che porta la guerra.
Nel tema Bruno ci dice che la guerra, con
tutte le conseguenze che porta, è una cosa
orrenda, ma ci dice anche che l'Italia è un
Paese bellissimo per cui vale la pena
combattere e, per non perderlo, bisogna
lottare se necessario anche fino alla morte.
Non bisogna comportarsi da “vigliacchi”: è
meglio morire in combattimento che
rischiare di essere uccisi per mano
compatriota.
La guerra rende dura la vita a tutti: sia a chi
lotta sia a chi non lotta. Con questo tema
Bruno, anche se involontariamente, ha
commemorato, eroicizzato e glorificato tutti
quelli che hanno preso le armi per salvare
l'Italia. Il tema, da una parte sembra il frutto
della propaganda guerrafondaia, dall’altra
sembra voler essere un ricordo del fratello
che rischia la vita.
Il tema è un testo espositivo sotto forma di
lettera. Bruno usa parole comuni, ma,
nonostante tutto, non più d'uso comune al
giorno d'oggi come "difendere il proprio paese", "patriota", "si stava", "sospirato", "cacciar
fuori il tiranno", "eroicamente", "l'odiato straniero", "giardino d'Italia", "cara patria", "campo
dell'onore", "palla italiana", "del sentimento", "figliolo".
Alcune parole sono scritte in maniera errata; ci sono degli errori ortografici come "patriotta"
al posto di “patriota” con una sola "t"; poi una "a" con l'acca dove non ci voleva e prima di
"madre" ha messo "gli" e non "le" al femminile.
Le frasi sono prevalentemente brevi e non complesse. Solo due frasi sono contorte ed
espresse in una forma poco corretta: "Ha combattuto sempre, non ha avuto un momento di
tempo per scrivere a casa, se non viene posta dice che non ha colpa sua, ma perché non ha
tempo"; l'altra è "Mia madre leggendo quella lettera gli si vedevano brillare negli occhi
lacrime di gioia di contentezza per il sentimento del suo figliolo". La scrittura di Bruno in
corsivo ha uno stile bello ed è molto curata, ma, a volte, non è facilmente leggibile. Sembra
la scrittura delle favole, sembra un disegno ed assomiglia ad alcuni stili particolari di Word.
Il testo è scritto con la penna stilografica o, con più probabilità con il pennino che, come la
prima, assume spessori diversi a seconda di come si inclina, con l'unica differenza che
bisogna intingerlo nel calamaio (la penna stilografica ha la cartuccia). Complessivamente si
presenta bene, a parte qualche cancellatura e macchia d'inchiostro. È un ottimo tema perché
la scrittura è buona, il messaggio è forte e, allo stesso tempo, delicato e, almeno per alcuni,
oramai passato nel dimenticatoio; è invece questo, un argomento che non si deve dimenticare
per evitare di ripetere errori, poiché le conseguenze si sentono ancora. Non ci sono molti
errori, forse l'unico problema è che è un po' corto: solo una colonna e mezza. Merita un bel
voto considerando anche che, in quegli anni, non tutti potevano proseguire gli studi, infatti
molti erano analfabeti (la scuola non era obbligatoria).
Gli studenti della classe IIA
Il tema di Bruno Castellini e "Il disertore" di Isaak Emmanuilovič
Babel’
Il disertore
Il capitano Gémier era un’eccellente persona, e per giunta anche un filosofo. Sul campo di
battaglia non conosceva esitazioni, nella vita privata era capace di perdonare delle piccole
offese. Non è poco per un uomo l’esser capace di perdonare delle piccole offese. Egli amava
la Francia di un amore tenero che gli divorava il cuore, e quindi il suo odio per i barbari1 che
profanavano l’antico suolo della sua patria era inestinguibile, implacabile, destinato a durare
quanto la sua vita.
Che cosa c’è ancora da dire di Gémier? Egli amava sua moglie, aveva fatto dei suoi figli dei
buoni cittadini, era francese, patriota, bibliofilo2 parigino e amante delle cose belle.
Ed ecco che in un roseo, splendente mattino di primavera vennero a riferire al capitano
Gémier che tra le linee francesi e quelle nemiche era stato arrestato un soldato disarmato.
L’intenzione di disertare era evidente, e il soldato era stato messo agli arresti. Ah, sei tu,
Beaugy?
– Sono io, capitano, – rispose il soldato salutando.
– Volevi approfittare dell’alba per andarti a prendere una boccata d’aria fresca?
Silenzio.
– C’est bien3. Lasciateci.
La scorta si allontanò. Gémier chiuse la porta a chiave. Il soldato aveva vent’anni.
– Tu lo sai cosa ti aspetta? Voyons4, spiegati.
Beaugy non nascose nulla. Disse che si era stancato della guerra. – Questa guerra mi ha
proprio stancato, mon capitaine5!... È la sesta notte che le granate non mi fanno dormire...
La guerra gli ripugnava. Non se n’era andato per tradire, ma per salvarsi. Generalmente
parlando, quel piccolo Beaugy si rivelò inaspettatamente eloquente. Disse che aveva soltanto
vent’anni, mon Dieu, c’est naturel6, a vent’anni si può fare uno sbaglio. Lui aveva la
mamma, la fidanzata, des bons amis7... Aveva ancora tutta la vita davanti a sé quel ragazzo
di vent’anni, e avrebbe
espiato la colpa commessa nei riguardi della Francia.
– Capitano, che dirà mia madre quando verrà a sapere che mi hanno fucilato come l’ultimo
dei vigliacchi?
E il soldato cadde in ginocchio.
– Tu non m’impietosirai, Beaugy! – replicò il capitano. – I soldati ti hanno visto. Altri cinque
soldati come te e l’intera compagnia sarà intossicata. C’est la défaite. Cela jamais. Tu
morirai, Beaugy, ma io ti salverò nell’istante estremo della tua vita. Alla mairie non si saprà
nulla del tuo atto vergognoso. A tua madre verrà comunicato che sei morto sul campo
dell’onore. Andiamo.
Il soldato seguì il suo superiore. Quando ebbero raggiunto il margine del bosco il capitano
tirò fuori la rivoltella e la tese a Beaugy.
– Eccoti un modo per evitare il giudizio, Beaugy: ucciditi! Tornerò tra cinque minuti. Tutto
dev’essere finito.
Gémier si allontanò. Non un suono ruppe il profondo silenzio del bosco. L’ufficiale fu di
ritorno.
Beaugy lo aspettava ripiegato su se stesso.
Isaak Emmanuilovič Babel’
Riflettendo e confrontando
Il tema è stato scritto da uno studente dell'attuale I.T.T. “Leonardo da Vinci” di Foligno (Pg),
Bruno Castellini, che nel 1917 frequentava questo istituto, allora scuola delle Arti e dei
Mestieri di Foligno, mentre il racconto, intitolato "Il disertore", è stato scritto da uno
scrittore ucraino, Isaak Emmanuilovič Babel' (1894-1941), nato da una famiglia ebrea in un
periodo di sommovimenti sociali e massicci esodi di ebrei dall'impero russo e sopravvissuto
al pogrom del 1905 con l'aiuto di vicini cristiani che nascosero lui e la sua famiglia ma non
invece suo nonno Šojl che fu uno dei circa 300 ebrei uccisi.
Nella lettera l'argomento principale è la dolorosa mancanza del fratello perché in guerra. Il
tema di Bruno è stato scritto il 3 dicembre del 1917, mentre il racconto nel 1920. In
entrambi il luogo non è specificato e descritto, ma si sa che nel tema il luogo è l'Italia e i
campi di combattimento sono italiani; nella narrazione di Babel’ siamo in Francia e nei
campi di combattimento francesi.
Il primo è un testo espositivo e al tempo stesso espressivo-emotivo sotto forma di lettera,
con lo scopo di dare delle informazioni e di esprimere tutta la sofferenza per la tragedia della
guerra; il secondo è un testo narrativo la cui funzione è quella di divertire, di far riflettere il
lettore su un argomento che, purtroppo, è ancora oggi attuale.
I personaggi nel tema sono reali e sono il protagonista (Bruno), il fratello, la madre; accanto
a questi è forte la presenza della patria, l'Italia, della guerra, dello straniero e dell'amico, che
forse potrebbe essere un personaggio inventato e strumentale per la stesura della lettera;
nella narrazione i personaggi non sono realmente vissuti, ma sono comunque verosimili:
Beaugy (il disertore), il capitano Gémier, i soldati francesi, la Francia, la guerra. La madre e
Beaugy sono contro la violenza e quindi contro la guerra. Gémier è decisamente dalla parte
della guerra, mentre Bruno, il protagonista del tema, è l'unico indeciso: considera la guerra
un dovere, ma traspare la tristezza che gli ha portato togliendo la felicità alla madre e
portando via il fratello dalla sua vita di tutti i giorni. Ciò ci fa capire la mentalità degli
autori; Bruno, autore e protagonista del tema, esprime direttamente cosa ne pensa della
guerra: è un dovere (anche perché è meglio in ogni caso morire per l'Italia che da vigliacchi)
ma anche una disgrazia con tutte le conseguenze che porta con sé. Isaak esprime la
contrarietà alla guerra attraverso la finzione della narrazione e non pensa che le armi siano
il modo giusto per risolvere i problemi. Il suo è un inno alla pace.
Gli studenti della classe IIA
Lettera di un figlio in guerra
Nei libri di storia quando si parla di guerra vengono riportati in ordine cronologico gli
avvenimenti più importanti, vengono descritti in modo minuzioso i grandi personaggi che
hanno segnato la storia e le tappe fondamentali della sua evoluzione.
Tuttavia a volte si dimentica che dietro i fatti e i personaggi storici si celano gli uomini, con i
loro sentimenti, le loro passioni e le loro sofferenze. Si dimentica inoltre, che i veri eroi delle
guerre sono stati i semplici soldati, i ragazzi e i giovani uomini che sono stati costretti ad
allontanarsi dalla loro famiglia per difendere la patria. Ma il dramma della guerra coinvolge
anche l’intera comunità e i familiari dei soldati che vivono nell’angoscia. Di tutto questo ci
racconta il documento che abbiamo ritrovato nel nostro archivio scolastico, un documento
ingiallito che ci parla di un tema assegnato ad un nostro “coetaneo” quasi cento anni fa. Il
tema è dello studente Bruno Castellini che deve sostenere l’esame di “ammissione alla classe
seconda”. Per superare l’esame deve sviluppare questo testo: “Nessun premio migliore delle
lacrime di gioia che vidi brillare negli occhi di mia madre”.
“Che tema assurdo - pensiamo - chissà a noi cosa sarebbe venuto in mente, a noi ragazzi
dell’era tecnologica, della velocità, a noi che non sappiamo attendere e che controlliamo su
Whatsapp l’arrivo dell’ennesimo sms mentre il prof. spiega la sua lezione…”
Bruno ci racconta della guerra ma soprattutto di un’attesa. L’attesa di una madre che non ha
più notizie del figlio in guerra da quindici giorni.
Proviamo a metterci a confronto con il ragazzo che scrive: siamo calati in uno scenario di
vita completamente diverso, non possiamo comprendere la guerra se non provare a
immaginarla attraverso informazioni ovattate. Cerchiamo di percepire tutto ciò che ne
scaturisce, ma noi viviamo in un mondo di “sicurezze” dove le imprese belliche sono altre,
non dei veri e propri scontri fisici. Bruno invece non vive la guerra dei nostri videogiochi ma
una guerra “vera” che viene amplificata dalle ansie di una madre a cui è partito il figlio e non
sa se la guerra glielo restituirà. Questa mamma aspetta, aspetta una notizia che possa
alimentare la sua speranza e quella dei suoi familiari. Il suo tempo è scandito dall’attesa di
qualcosa che sa che non potrebbe mai arrivare. Ma finalmente la lettera arriva: il figlio,
Artemio, il fratello di Bruno, tenente di fanteria, si scusa perché non ha avuto tempo per
scrivere prima, poiché ogni giorno è impegnato in battaglia. La preoccupazione della madre
che versa lacrime di disperazione per il mancato arrivo di notizie lentamente si trasformano
in lacrime di gioia per la lettera tanto attesa.
Artemio scrive che la vita del soldato non è semplice, occorre sopportare il freddo, la fame e
la paura della morte, ma lui combatte ogni battaglia eroicamente e ogni battaglia è come
fosse la prima perché lui vuole cacciare il “tiranno” dall’Italia, per liberare la patria dal
nemico.
Lo straniero vuole conquistare la nostra bella Italia perché è “un bel giardino”, ci dice Bruno
attraverso le parole di Artemio, una terra fertile e piena di sole. Artemio è un giovane uomo,
o meglio, un ragazzo come noi che, per difendere la patria, è disposto a morire sul campo di
battaglia. Per il valore e il coraggio dimostrati egli ha meritato la medaglia al valor militare.
La mamma mentre legge la lettera continua a piangere di gioia nel riconoscere il valore e
l’eroismo del figlio nel difendere la patria.
Il testo principalmente si sviluppa sul tema della guerra e sullo spirito di patriottismo. La
storia è impregnata della parola patriottismo, l'hanno narrato per secoli sentendone le storie
di spoglie riportate in patria nelle bandiere. Gran parte delle persone che tenevano alta la
nostra bandiera offrivano la propria vita per difendere la patria e ne abbiamo raccolto anche i
frutti del loro sacrificio. Alcuni però venivano strappati dalle famiglie non sapendo nemmeno
per cosa combattevano, per un ideale che nemmeno sentivano. Attualmente, dopo
l’esperienza non di una ma bensì due guerre mondiali, molti italiani, e anche noi, non
condividiamo l’idea di onore di Artemio, perché egli vede la guerra come qualcosa di
positivo, da valorizzare, mentre dietro la guerra non ci sono solamente le lotte tra nazioni e il
patriottismo, ma la lotta di persone obbligate ad eseguire ordini privi di quell’onore di cui
parla Artemio.
Leggendo il documento ci viene alla mente La guerra di Piero di Fabrizio de André:
“e mentre marciavi con l’anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore”.
La differenza tra i due eserciti è solo la divisa, ma l’umore è praticamente lo stesso perché
dietro ad ogni soldato c’è una madre, un padre, un fratello, una fidanzata che aspettano e
trepidano per una notizia. E il vissuto reale di una famiglia comune con un figlio in guerra
rivela il dramma sociale che l’irruzione violenta della guerra produce nel popolo e nella
gente comune.
È interessante analizzare il momento in cui la lettera è stata scritta, ossia i giorni antecedenti
il Natale, periodo di pace e di fratellanza durante il quale è difficile immaginare una guerra
combattuta tra paesi per cercare di ottenere una supremazia. La situazione della famiglia di
Bruno era difficile per loro, così come per molte altre famiglie che avrebbero dovuto
festeggiare con l’ansia di poter perdere un figlio o un parente partito per la guerra.
Ma persino nella guerra possono accadere cose straordinarie come ad esempio la tregua di
Natale dove i soldati il giorno della vigilia e il giorno di Natale incontravano i rispettivi
avversari in una zona franca e parlavano, si scambiavano doni e souvenir, fino ad
improvvisare delle partite di calcio. Tutto questo a testimonianza che sono le mire
espansionistiche dei potenti a provocare le guerre, mentre i soldati sono semplici esecutori di
ciò che viene loro ordinato di fare.
Il bilancio di una guerra è sempre nefasto in qualsiasi modo essa voglia essere analizzata
Tuttavia anche nell’angoscia e nello sconforto trovano spazio i sentimenti dell’appartenenza,
del coraggio, del valore, della libertà che vanno difesi anche a costo della vita.
Ed è forse proprio questa la grandiosità di uno dei tanti “comuni” soldati come Artemio.
I ragazzi della classe III E
Dipende solo da noi
“Nessun premio migliore delle lacrime di gioia che vidi brillare negli occhi di mia madre” è
il titolo del testo elaborato da Bruno Castellini il 3 dicembre 1917 in occasione di una prova
scritta da svolgere a scuola per un esame di ammissione alla classe seconda. Il tema ritrovato
nell'archivio della nostra scuola, ci offre la visione di un'epoca non molto lontana dalla nostra
ma diversissima per valori ed ideali. Questo tema mette in luce vari sentimenti, come la
paura di non veder tornare a casa i propri cari; l’ansia nell’aspettare l’arrivo di una lettera che
avesse portato notizie di un familiare in guerra, l’orgoglio di un fratello che è rimasto a casa
ma sa quanto è importante quello che sta facendo sua fratello in guerra: difendere la patria.
Il testo è teneramente pervaso dall’amore verso questa madre che soffre, che viene
paragonata ad una bambina che piange e sospira, tanta l’ansia per il figlio in guerra. È la
storia di una mamma e di un’intera famiglia che come tante in quegli anni ha sofferto per una
guerra che ha provocato tanta sofferenza e tanta devastazione, rivelatasi, poi, del tutto
inutile.
Quello che ci ha colpito nella lettura del testo è stato anche un senso di patriottismo che ora
sembra non appartenerci più. Bruno ci racconta che suo fratello militare non ha avuto tempo
per trasmettere notizie, in quanto ha combattuto duramente per respingere il nemico: un
nemico innamorato dell'Italia, che viene paragonata ad un bel giardino per il suo clima mite e
i suoi terreni fertili. Oggi noi non ci sentiamo così legati all’Italia, un paese che molti
giornalisti definiscono “vuoto e senza futuro” ma che allo stesso tempo vogliamo
strenuamente “difendere dall'invasione” dei migranti, macchiandoci spesso del più meschino
razzismo. L’unica Italia che ci piace è quella “facile” del calcio...Solo in quel momento si
diventa campioni e patrioti.
Forse per cambiare e ritrovare il senso di sentirsi italiani dovremmo prendere esempio dal
passato, tornare un po’ ad “innamorarci” dell'Italia, della sua storia e della sua cultura, non
per difenderci dal nemico ma per “difendere” tutta quella “bellezza” che ci circonda ad ogni
angolo delle nostre strade e che è parte di noi.
Basterebbe poco. Dipende solo da noi.
I ragazzi della classe III D
Gli autori
Gli studenti della classe IIA
Gli studenti della classe IIB
Gli studenti della classe IIID
Gli studenti della classe IIIE
INDICE
Presentazione
Il tema in bella copia
Il tema in brutta copia
Trascrizione del tema di Bruno Castellini
Le nostre analisi e le nostre riflessioni
Il tema di Bruno Castellini e “Il disertore” di Isaak Emmanuilovič Babel’
“Il disertore” di Isaak Emmanuilovič Babel’
Riflettendo e confrontando
Lettera di un figlio in guerra
Dipende solo da noi
Gli autori
Scarica

QUI - 100 Anni Grande Guerra