COMUNE DI ROMA
MUNICIPIO IV ROMA MONTESACRO
Progetto “Opuscolo Emergenza via Ventotene” - Roma
Parte sipem
ATTIVAZIONE DELLA SIPEM - Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza
L’esplosione di via Ventotene, avvenuto alle ore 9.20 di
Martedì 27 novembre 2001
configurandosi come evento emergenziale collettivo a media valenza psicotraumatica, ha
costituito una situazione critica rientrante a pieno titolo tra quelle per le quali la Società
Italiana di Psicologia dell'Emergenza - SIPEM Onlus - prevede il proprio coinvolgimento.
Pertanto è intervenuta sul luogo dell’accaduto non appena ne è venuta a conoscenza.
OBIETTIVI DELL’INTERVENTO DELLA “PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA”
La Psicologia dell’Emergenza si pone l’obiettivo di assistere e supportare psicologicamente
tutte quelle persone, vittime di catastrofi, guerre, terremoti, alluvioni, crimini, abusi
sessuali, maltrattamenti e molestie morali che a seguito di questi eventi traumatici vivono
nel dolore, nella paura, nel tormento, nel disorientamento, nell’impotenza, nell’incapacità di
badare a se stessi e di prendere decisioni per la loro vita. Le Associazioni SIPEM[1] EMDR[2] e
grazie alla preparazione e alla disponibilità dei propri soci, distribuiti su tutto il territorio
nazionale, intendono essere di pronto intervento, di supporto psicologico e di
orientamento per tutti coloro che, travolti dal dolore e dalle molteplici difficoltà, non riescono
a trovare una via di uscita al loro problema e, paralizzati ed incapaci di intraprendere qualsiasi
azione tendono a lasciarsi andare, vivendo nello stress, nell’ansia, nella disperazione e nella
depressione, con il risultato di aumentare così le loro difficoltà sia in ambito lavorativo che
familiare e sociale.
Per far fronte a questo disagio espresso dai cittadini noi
psicologi dell’Emergenza, appartenenti a queste Associazioni,
offriamo la nostra assistenza utilizzando le più avanzate
metodologie di intervento nella gestione dello stress da evento
critico. Si tratta di tecniche quali il counseling individuale e
di gruppo, il defusing, il debriefing, e la tecnica EMDR, tutte
di provenienza NORD-americana ed utilizzate anche recentemente in
occasione degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.
STORICO DELL’ACCADUTO IN VIA VENTOTENE
Alle 9,20 di martedì 27 novembre 2001 in via Ventotene, nel
quartiere romano di Montesacro, una fuga di gas ha prodotto una
devastante esplosione all'altezza del numero civico 32.
Oltre alla maggior parte delle attività commerciali della Via,
cinque palazzine sono risultate pesantemente danneggiate dallo
scoppio. Di questi cinque edifici, tre sono stati immediatamente
dichiarati inagibili e sgomberati (numeri civici 32, 18 e 38),
mentre i rimanenti due sgomberati dopo le verifiche da parte dei
Vigili del Fuoco e della “Commissione Verifica Stabili
Pericolanti” (numeri civici 53 e 54).
Il triste bilancio di questo evento ha contato alla fine 8
morti, 40 feriti e 323 nuclei familiari, costretti ad abbandonare
repentinamente le proprie abitazioni per trovare alloggio presso
strutture residenziali messe a disposizione dal IV Municipio di
Roma, oppure presso familiari ed amici.
In tutto sono state coinvolte dall’evento disastroso ben 690
persone.
CRONOLOGIA E NATURA DEGLI EVENTI
Mercoledì 28 novembre 2001
Appena ricevuta la notizia dell’esplosione, il Presidente della Sipem dott. Michele Cusano ha
attivato il team romano di pronto intervento psicologico (nella fattispecie sono intervenuti gli
psicologi dell’emergenza: Tania Lardo, Angelo Napoli, Mario Petea e Anna Orsini. La SIPEM,
mancando ancora nel territorio una consolidata cultura dell'emergenza, prevede l’iniziativa di
attivarsi autonomamente per richiedere l'autorizzazione all'intervento, anche nei casi in cui non
riceva direttamente una richiesta di supporto e coinvolgimento da parte delle Istituzioni.
Giovedì 29 novembre 2001
Il team degli psicologi dell’emergenza si è recato, per un
sopralluogo, presso la parrocchia del SS. Redentore, dove era
stabilita la sede dell’unità di crisi. Sono stati presi contatti
con la Signora Rita Frana, all’epoca segretaria personale del
dott. Benvenuto Salducco, Sindaco del IV Municipio di Roma, che ha
provveduto a presentare e a segnalare l’Associazione al Dott.
Salducco. Subito dopo è stata inoltrata un richiesta scritta alle
autorità municipali (sia al dott. Veltroni, Sindaco di Roma, che
al dott. Salducco) per essere autorizzati ad intervenire. Nel
frattempo sono stati messi in preallarme tutti i membri SIPEM e
EMDR ed i volontari collocati sul territorio nazionale.
Venerdi 30 novembre 2001
La Dott.ssa Tania Lardo, Consigliere della Sipem e socia EMDR è
stata nominata dal dott. Michele Cusano coordinatrice del Team di
supporto psicologico della SIPEM, per realizzare l’intervento
psicologico finalizzato alla prevenzione della cronicizzazione dei
Disturbi Post-traumatici, nella popolazione sottoposta a tale
evento critico.
Il giorno seguente, venerdì 30 novembre, la Dott.ssa Tania Lardo
ha assunto il coordinamento dell’intervento di supporto
psicologico della SIPEM e, dopo avere preso possesso dei locali
forniti allo scopo dal IV Municipio di Roma (nella parrocchia del
SS. Redentore), ha iniziato un lavoro di organizzazione,
pianificazione e programmazione degli interventi, attribuendo
specifici ruoli all’interno della squadra e costituendo diversi
team di lavoro, per poi assegnare compiti, funzioni e
responsabilità al team degli psicologi e dei volontari SIPEM, che
ormai stavano affluendo a Roma da tutte le Regioni.
Durante il primo weekend, sono giunti da tutta Italia gli
specialisti della SIPEM. Con essi, in seguito ad accordi di
partnership, sono anche arrivati a Roma i membri dell’Associazione
per l’EMDR in Italia - psicoterapeuti specializzati nel campo
della psicotraumatologia, ed esperti di tecniche di emergenza
quali: defusing, debriefing e EMDR. Tali tecniche sono utilizzate
da molti anni in Nord America e sono state ad esempio utilizzate
con la popolazione colpita dall’evento del crollo delle Torri
gemelle, a New York. All’interno dell’Associazione per l’EMDR in
Italia il Presidente Dott.ssa Isabel Fernandez ha nominato la
Dott.ssa Annamaria De Divitiis - Consigliere EMDR e socia SIPEM –
per coordinare il gruppo degli specialisti “EMDR”.
L'INTERVENTO OPERATIVO DELLA SIPEM ONLUS
Appena ricevuta l’autorizzazione ad operare da parte delle autorità municipali, il lavoro è stato
quindi affidato alla SIPEM che ha rapidamente costituito molteplici squadre di intervento, che sono
intervenute rapidamente e simultaneamente.
¾
Una prima squadra aveva il compito di occuparsi delle persone che spontaneamente
si presentavano con richieste di assistenza e supporto psicologico, compilavano una
sorta di “cartella clinica”, raccoglievano i bisogni delle persone ed offrivano
orientamento, consulenza e supporto psicologico;
¾ un secondo gruppo aveva il compito di acquisire ogni
possibile informazione necessaria al lavoro degli operatori
sul campo: giravano nel quartiere raccogliendo
informazioni, osservavano ed esaminavano il contesto
sociale, raccoglievano articoli di giornale, erano in
contatto costante con l’unità di crisi, etc.;
¾ un altro team aveva l’incombenza di procurarsi gli
strumenti di lavoro indispensabili per operare in loco
(telefono, fax, materiale di cancelleria, badge, computer,
stampante, scanner, fotocopiatrice etc.) utili per produrre
documentazione a carattere divulgativo etc.);
¾ altri ancora avevano il compito di promuovere e divulgare
l’esistenza del nostro sportello di ascolto ed accoglienza
- attivo per circa tre settimane - presso il SS. Redentore
e, quindi, sviluppava attività informativa: in concreto
metteva a conoscenza della popolazione colpita la
disponibilità data da un gruppo di professionisti(SIPEM e
EMDR), ad offrire consulenza psicologica gratuita ed uno
specifico lavoro sul trauma e sulle conseguenze
abitualmente seguenti all'esposizione ad eventi traumatici;
¾ alcuni professionisti si sono occupati del supporto
psicologico per i casi più urgenti e gravi (i parenti più
stretti delle vittime) e per dare supporto alle vittime in
ospedale;
¾ infine, altri operatori raccoglievano la lista dei
nominativi delle persone che intendevano partecipare ad
incontri individuali o di gruppo (per lavorare con tecniche
specifiche utilizzate nell’emergenza quali: defusing,
debriefing, EMDR etc.), suddividevano i partecipanti in
gruppi omogenei e programmavano gli interventi psicologici
individuali e di gruppo, per il fine settimana.
In un primo momento, l’interazione con i soggetti interessati dall’evento non è risultata
particolarmente forte: in pratica, non si rivolgevano spontaneamente agli operatori, in quanto
la cultura dell’emergenza non era ancora un bagaglio culturale acquisito. E’ apparso subito
evidente che bisognava avviare una forte azione di promozione dell’esistenza degli psicologi
dell’emergenza: i team di informazione si sono resi indispensabili per conseguire questo
obiettivo. Con comunicazioni mirate, capillarmente distribuite ed affisse, è infatti iniziata
l’attività di informazione e comunicazione (vedi, nelle pagine che seguono, la sequenza delle
locandine via via predisposte e distribuite alla popolazione.
Pochi, infatti, tra i cittadini coinvolti erano al corrente
delle opportunità offerte loro da SIPEM e dall’EMDR. Il lavoro di
informazione e comunicazione è diventato, quindi, di basilare
importanza fin dai primi giorni ed è servito a rassicurare la
popolazione che non era sola a gestire il momento difficile e
doloroso e poteva disporre di aiuti, assistenza e supporto.
La SIPEM, sulla base dei tabulati forniti dall’unità di crisi,
ha potuto individuare e contattare tempestivamente i cittadini che
riteneva, presumibilmente, più in difficoltà dal punto di vista
psicologico.
Parallelamente squadre di volontari SIPEM e EMDR hanno battuto giornalmente il quartiere, dal
mercato rionale e le strade adiacenti al luogo dell’esplosione, fino alle scuole offrendo, ove
necessario, supporto psicologico a chi ne faceva richiesta.
Nei luoghi di maggiore afflusso di persone sono state prima predisposte e, infine, affisse le
locandine che informavano dell’esistenza dello sportello di supporto psicologico. Inoltre sono
state condotte visite in ospedale e a domicilio, sia nelle case ancora agibili che negli alberghi e
nei residence in cui erano alloggiati i cittadini colpiti.
Infine, sono state contattate molte persone telefonicamente per
segnalare la presenza dello sportello e dell’aiuto messo a loro
disposizione; in taluni casi si sono raggiunte alcune famiglie
colpite dall’evento lasciando nella loro buca della posta (o al
portiere del residence/albergo) volantini e lettere con allegato
un “opuscolo di sostegno”, da utilizzare in situazioni di
emergenza, rivolto a chi non è stato possibile contattare
telefonicamente o di persona.
OBIETTIVI DELL’INTERVENTO
L’intervento di psicologia dell'emergenza si è prefisso i seguenti obiettivi:
1) Assistere i parenti delle vittime nel processo psicologico
del lutto.
2) Intervenire per alleviare le sofferenza psicologiche in atto.
3) Favorire la ripresa dell’equilibrio psicologico preesistente
al disastro.
4) Normalizzare e legittimare le reazioni psicologiche di stress
dei cittadini coinvolti, recuperando in loro un adeguato
senso di adeguatezza e di sicurezza di sé.
5) Procedere alla raccolta e all’analisi dei bisogni psichici
post-traumatici.
6) Prevenire la strutturazione di problematiche psicologiche nel
medio e lungo termine.
7) Avviare una “rete” di sostegno che si facesse carico
dell’intervento sia nella fase di emergenza che di postemergenza.
DESTINATARI DELL’INTERVENTO
Complessivamente i destinatari dell’intervento sono stati:
1) I familiari delle vittime.
2) I feriti e le persone estratte dalle macerie, anche se
fisicamente illese.
3) Gli anziani.
4) I bambini
5) I soggetti che avevano già sofferto di problemi psicologici.
6) I soccorritori (sempre esposti al pericolo di una
traumatizzazione secondaria).
7) Infine, chiunque fosse coinvolto anche indirettamente
nell’evento e facesse domanda di supporto psicologico.
LA CREAZIONE DELLA “RETE”
a disposizione della popolazione colpita
La “rete” di supporto ed assistenza è stata costituita da cinque soggetti:
1) Il IV Municipio di Roma con il sindaco Benvenuto Salducco,
che ha organizzato l’unità di crisi e ha fornito a SIPEM e
EMDR tutta la struttura, compreso il computer, il fax, la
fotocopiatrice e il materiale per la creazione degli opuscoli
dei volantini e delle locandine.
2) Il parroco Don Gaetano, che ha messo a disposizione le
strutture e i locali della parrocchia del SS. Redentore,
oltre a un manipolo di preziosissimi volontari attivi h 24.
3) L’Asl RM/A, è intervenuta repentinamente organizzando visite
e prescrizioni medico-psichiatriche, oltre ad aver subito
attivato una roulotte con la distribuzione di farmaci e
consulenza medica.
4) L’Università Pontificia Salesiana ha messo a disposizione,
nel post-emergenza, la sua sede a Montesacro ed i suoi
tirocinanti psicologi, attivando così il Centro d’ascolto
ASL-UPS-SIPEM, per i cittadini colpiti dall’evento.
5) La struttura e i volontari SIPEM e EMDR, hanno condotto il lavoro di assistenza e
supporto psicologico e di terapia psicotraumatologica, essenzialmente nella fase
dell’emergenza.
La “rete” attivatasi fin dai primi giorni, ha operato subito sinergicamente, stabilendo un
rapporto di fiducia e di massimo rispetto per le competenze e le responsabilità di ognuno.
Anche la comunicazione e l’integrazione tra i componenti della “rete” hanno permesso di
lavorare in sintonia e nelle condizioni migliori, per far convergere l’energia e l’impegno dei
professionisti, sull’intervento da destinare alle vittime.
LE FASI DELL’INTERVENTO
Normalmente, un intervento psicologico di emergenza è strutturato in tre diverse fasi:
1) Emergenza: la SIPEM mobilita tutte le sue risorse e, laddove
necessario, si assume il maggiore onere dell’intervento.
2) Post-emergenza: man mano che le Istituzioni si affiancano
alla SIPEM nel supporto psicologico, viene progressivamente
ridotta la sua presenza sul campo.
3) Follow up: è previsto un regolare monitoraggio delle
condizioni dei cittadini coinvolti nell'emergenza, nel corso
dei mesi a seguire (a tre e a sei mesi, per poi ripetersi a
uno e a due anni dopo l’evento).
Nel quadro di una operazione congiunta, e con riferimento alla
“rete” di assistenza e supporto la SIPEM, in collaborazione con
l’Associazione EMDR, si è limitata ad operare principalmente nella
prima fase, quella dell’emergenza, mentre l’ASL RM/A si è fatta
carico in particolare delle altre due fasi.
IL MODELLO TEORICO DI RIFERIMENTO E LE TECNICHE UTILIZZATE
I modelli teorici a cui la SIPEM Onlus fa riferimento nei suoi interventi di emergenza sono
sostanzialmente due:
1. Il Critical Incident Stress Management (CISM) creato da
Gorge S. Everly e Jeffrey T.Mitchell e riconosciuto
dall’ONU.
2. Il Crisis Intervention Program (CIP) formalizzato dal
National Institute of Mental Health ed adottato dal governo
federale americano in caso di catastrofe.
Per la conduzione dell’intervento, SIPEM e EMDR hanno
utilizzato numerose tecniche sia individuali che di gruppo, la cui
natura spaziava dagli interventi psicoeducazionali agli interventi
EMDR, passando per defusing, debriefing, colloqui strutturati,
tecniche di rilassamento e antistress, counseling. Molti dei
colloqui sono stati fatti in modo informale nei bar, per strada,
nella mensa etc. ed hanno permesso alla popolazione di entrare in
contatto con la squadra dei soccorritori a cui gradualmente e nel
tempo si sono rivolti per ricevere supporto.
Terapie individuali:
Di sostegno, di counseling, di crisi e sedute di EMDR (50
interventi). Le sedute di EMDR sono state condotte con le persone
che presentavano sintomi di intrusività (immagini, aspetti
sensoriali come l’odore di gas, etc.) ed erano mirate alla
risoluzione degli aspetti clinici nei soggetti che presentavano
disturbi post-traumatici.
Terapie di gruppo:
Gruppi dedicati all’applicazione di tecniche di debriefing (4 gruppi, 10-12 soggetti trattati
ciascuno), di tecniche antistress e di rilassamento (2 gruppi, 15 soggetti trattati ciascuno).
Inoltre sono state fatte riunioni quotidiane (briefing e
debriefing) con gli operatori SIPEM e EMDR e riunioni con i
rappresentanti delle autorità municipali. Non sono mancate
riunioni congiunte tra i soggetti della “rete” ed i cittadini (in
media ciò è avvenuto 1 volta a settimana per circa 2 mesi).
Gli interventi di sostegno e quelli di psicoterapia (a seguito degli esiti post-traumatici) si sono
svolti sia negli ambienti destinati al supporto psicologico, sia a casa degli stessi utenti, sia negli
ospedali presso cui i pazienti erano ricoverati.
Mirati alla facilitazione dell’elaborazione emozionale e
cognitiva dell’evento, sono stati effettuati sia su soggetti
singoli che su gruppi di persone, sempre in modo tale da
sviluppare e migliorare le capacità adattive dei pazienti.
LA SINTOMATOLOGIA RILEVATA NELLA POPOLAZIONE
I sintomi (relative alla fase di diniego) più comuni e frequenti nella popolazione sono state
le seguenti:
¾ Torpore.
¾ Ottundimento emotivo.
¾ Sensazione di irrealtà.
¾ Inerzia e isolamento sociale.
¾ Depressione e anedonia.
¾ Iperattività.
¾ Fantasticherie eccessive.
¾ Amnesie.
¾ Insonnia o Ipersonnia.
In molti casi è emerso nelle persone coinvolte dall’evento il senso di colpa,
l’impotenza, la colpa di vivere, la rabbia e la paura associate all’esperienza
traumatica.
Inoltre è risultata comune nella popolazione colpita, come in realtà si osserva in quasi
tutte le tipologie di eventi catasfrofici, la seguente sintomatologia (relativa alla fase di
intrusione):
¾ Emozioni disturbanti e pensieri intrusivi ricorrenti.
¾
¾ Incubi/sogni angosciosi.
¾ Illusioni e allucinazioni.
Reazioni eccessive di allarme per stimoli improvvisi.
¾ Ipervigilanza.
¾ Difficoltà di memoria e di concentrazione.
Le sindromi, e i singoli sintomi e segni di cui i pazienti non si lamentavano primariamente, ma
che l’intervento ha ugualmente evidenziato, sono stati principalmente:
1) Condotte di evitamento (riguardo a luoghi, oggetti e situazioni in grado di rievocare le
esperienze traumatiche).
2) Negazione dell’accaduto.
3) Regressione verso comportamenti infantili.
4) Dipendenza eccessiva e acritica dalle figure dotate di autorità.
5) Ipereccitazione(fino alla temporanea ipomania).
6) Episodi di temporanea depersonalizzazione.
7) Sintomi psicosomatici.
8) Sintomi di intrusività (in particolare incubi, rimuginazione e immagini ripetitive degli
eventi).
CONCLUSIONE DELLA FASE DI EMERGENZA
La fase di emergenza, e quindi l'intervento diretto da SIPEM e EMDR assieme alla “rete” si è
conclusa con un pranzo di Natale organizzato da Don Gaetano nei locali della Parrocchia, e
consumato assieme agli abitanti delle palazzine coinvolte nell'esplosione. Al pranzo hanno
partecipato il Sindaco di Roma, Walter Veltroni, il Presidente del IV° Municipio, Prof. Benvenuto
Salducco, altre autorità politiche che hanno aderito all'iniziativa, l'Asl RM/A nelle persone del
Dr. Mauro Raffaeli e del Dr. Mario Ardizzone, e quasi tutti gli operatori e i volontari SIPEM e
EMDR che hanno collaborato all’intervento.
In tale occasione si è ribadita la volontà di tutti gli attori
della “rete” di continuare a seguire la delicata fase di
“ricostruzione”, quella definita da noi come post-emergenza. In
tale fase la SIPEM e EMDR ha ridotto la sua attività (per la quale
è chiamata ad intervenire) ed ha "passato il testimone" agli
operatori della ASL RM/A. Anche nel post-emergenza si è avuta la
collaborazione della Dott.ssa Lardo che ha continuato a mantenere
i rapporti con le Istituzioni e con i cittadini. Con lei ha
collaborato la Dott.ssa Isabella Cinquegrana, socia Sipem e
specializzanda dell’UPS, che ha garantito la presenza attiva,
all’interno della “rete”, fornendo un costante servizio di
assistenza e supporto psicologico, presso il centro di ascolto
dell’Ateneo Salesiano.
IL TEAM DEI VOLONTARI E PSICOLOGI DELL’EMERGENZA
All'intervento hanno partecipato - nella fase di emergenza - in
prima persona il Presidente della SIPEM, Michele Cusano e il
Presidente dell’Associazione per l'EMDR in Italia, Isabel
Fernandez. Il compito di coordinatrice generale è stato rivestito
da Tania Lardo, consigliere SIPEM e socia EMDR.
I responsabili di turno succedutisi nel corso dell'intervento sono stati, in ordine alfabetico:
o
o
Ciro Aurigemma
Isabella Cinquegrana
(SIPEM)
(SIPEM)
o Anna Maria De Divitiis
o Claudio Mochi
o
Angelo Napoli
o
o
o
(SIPEM/EMDR)
(SIPEM/EMDR)
(SIPEM)
Anna Orsini
(SIPEM)
Mario Petea
(SIPEM)
Alessia Ranieri
o
(SIPEM)
Maria Magdalena Schlett
(SIPEM)
o
Mario Troiano
(SIPEM/EMDR)
o
Luca Trugenberger
(SIPEM/EMDR)
Gli operatori e i volontari che hanno partecipato all'intervento per l’assistenza ed il supporto
psicologico sono stati, in ordine alfabetico:
o
Giancarlo Bianco
o
o
Marta Borrelli
o
o
Corrado Calvano
Katia Carlini
Anna Doriani
o
Nuriel Fransusa
o
Antonella Grassitelli
o
Sole Lancia
o
(EMDR)
(SIPEM)
(SIPEM)
Rosanna Ceccarelli
Maurizio Contatore
o
o
(SIPEM)
Rosaura Brunetti
o
o
(tirocinante ASL RM/A)
Monica Longoni
Bruna Maccarrone
(EMDR)
(volontario)
(SIPEM)
(EMDR)
(SIPEM)
(volontaria)
(SIPEM)
(EMDR)
o
Simona Magazzù
(SIPEM)
o
Riccardo Malafronte
(SIPEM)
o
Stefania Marini
(SIPEM)
o
Andrea Menilli
o
Caterina Nisticò
(EMDR)
Antonella Pacini
o
o
o
o
(SIPEM)
Amelia Perugia
Mauro Raffaeli
o
o
(volontario)
Piero Righelli
(SIPEM)
(ASL RM/A)
(EMDR)
Piera Spannocchi
(EMDR)
o
Rossella Sterpone
(EMDR)
o
Anna Rita Verardo
(EMDR)
o
Paola Zotti
(EMDR)
Franklin Vargas
(volontario)
Numerosi volontari del Centro “GB Scalabrini” della Parrocchia
SS. Redentore di Roma
Il dott. Salducco ringrazia tutti gli operatori della
SIPEM/EMDR, della ASL RM/A, della UPS, del IV Municipio di Roma, e
del SS. Redentore di Roma, senza i quali sarebbe stato possibile
realizzare un simile intervento, che ha fornito rassicurazione,
sollievo ed aiuto concreto alla popolazione di Val Melaina,
colpita dal tragico evento.
Riquadri
1) Reazioni normali dopo un disastro
Spesso si tratta di reazioni temporanee e sopravvengono in tempi diversi a seconda delle persone.
Sono le normali reazioni che ogni essere umano ha in situazioni anormali, come quelle di un
disastro.
a Inizialmente ci si può sentire in stato di shock. Ci si sente
intontiti e attoniti. In questo stadio è di aiuto mantenersi
occupati.
b Si può diventare ansiosi fino a cadere in preda al panico.
Segni di questa eventualità possono essere: nervosismo,
tremori, vertigini, incapacità di rallentare il proprio
comportamento e di rilassarsi, batticuore, difficoltà di
concentrazione, insonnia o ipersonnia. In questi casi è di
aiuto prenderne consapevolezza su ciò sta succedendo e parlarne
con qualcuno. È estremamente importante ristabilire le attività
di routine come pasti regolari, regolari pause di riposo, il
pulirsi i denti, il farsi il bagno, il radersi la barba, etc.
c Spesso ci si scopre molto arrabbiati e si avverte un senso di
amoreggiamento nei confronti di tutto e di tutti. È di aiuto
esprimere questi sentimenti in modo appropriato. E’ possibile
canalizzare questa energia nel mantenersi occupati e nel
pianificare il lavoro che c’è da fare giorno per giorno.
D A volte si diventa tristi e malinconici. A parte la sensazione
emotiva, segni di questa eventualità sono la perdita di
appetito, la fatica, l’irrequietezza, l’irascibilità, la
disperazione, il senso di inutilità, la spinta ad arrendersi.
In questi casi può essere di aiuto il restare in contatto con
altre persone e tenere presente che non si è soli.
E Spesso si avverte paura di tutto e questa paura tenderà a
sparire man mano che il tempo passa, che la vita tornerà ad
essere più normale.
F Ci si può sentire in colpa per l’accaduto e viene facile
interrogarsi se e quanta responsabilità, possa esserci stata in
ciò che è successo. Sentirsi indegni di ricevere aiuto e
convincersi di non avere aiutato abbastanza gli altri sono
reazioni apparentemente irrazionali, ma che bisogna aspettarsi
perché sono comuni "reazioni normali ad una situazione
anormale".
2) Segni di depressione post-traumatica nei bambini e negli
adolescenti
- Ritiro sociale: per settimane o mesi può essere presente il
desiderio di rimanere isolati o di limitare i propri rapporti
a un ristretto numero di persone.
- Isolamento nei confronti dei coetanei: diminuzione
significativa delle interazioni con il gruppo di amici che
precedentemente la persona frequentava.
- Sintomi di depressione: irritabilità, rabbia, tristezza, così
come noia in situazioni che precedentemente venivano
percepite come interessanti.
- Frequenti scontri con i coetanei.
- Aumento della prepotenza e degli abusi nei confronti dei più
deboli.
- Diminuzione dell’igiene personale.
- Abuso di alcool o di droghe.
- Modifiche nel ritmo sonno-veglia e nell’appetito.
3) Ciò che si può fare per se stessi dopo un disastro
- Ricordare sempre che quelle che si stanno vivendo sono
reazioni normali a situazioni anormali.
- L’esercizio fisico aiuta a superare lo stress. La
combinazione ottimale è l’alternanza tra sforzi vigorosi e
rilassamento.
- Parlare il più possibile con altre persone. Comunicare è una
medicina estremamente efficace.
- Accettare l’aiuto offerto, sia dai propri cari, sia dagli
amici, sia dai vicini.
- Concedersi il permesso di sentirsi "a pezzi". C’è stato un
trauma, una perdita umana o anche solo materiale. Il dolore
che se ne prova è largamente giustificato.
- Quando ci si “sente a pezzi”, bisogna ricordare che anche chi
ci sta intorno è sotto stress.
- Evitare assolutamente di compiere scelte importanti per la
vita. Sotto stress, siamo portati a scegliere male.
- Sforzarsi di compiere, invece, le piccole scelte quotidiane
anche se lo stress le fa percepire come particolarmente
pesanti.
- Nutrirsi bene, in modo equilibrato e regolarmente.
- Badare a riposarsi adeguatamente.
- Essere gentili con se stessi.
4) Ciò che si può fare per i membri della propria famiglia dopo
un disastro
-
Ascoltare e partecipare emotivamente. Un ascoltatore
comprensivo è molto importante.
- Passare del tempo con la persona traumatizzata. Non esiste
una alternativa migliore alla presenza personale.
- Offrire assistenza e comprensione. Una voce che conforta è un
aiuto indispensabile.
- Rassicurare ripetutamente i bambini, i ragazzi e anche gli
adulti: “adesso siete in salvo!”.
- Non dire alle persone coinvolte che poteva andare peggio: per
quanto possa essere vero, questo concetto non aiuta affatto
le persone traumatizzate. Dire, invece, che si è
terribilmente dispiaciuti per quello che è successo, che si è
loro vicini, che si capisce la loro sofferenza e che si è lì
con l’intenzione di aiutarli e sostenerli.
- Pur essendo presenti quando occorre, rispettare il bisogno di
privacy di ognuno.
5) Disturbo Post-traumatico da Stress (PTSD)
Disturbo diagnosticabile solo se sono presenti i seguenti elementi:
-
-
Ricordi intrusivi e rivisitazioni dell'evento traumatico
sotto forma di sogni, flashback, immagini o pensieri
intrusivi. Ognuno di questi elementi, risulta essere
persistente e disturbante.
Comportamenti di evitamento nei confronti di persone, luoghi
e cose associate all'evento traumatico, associati a
isolamento e depressione.
-
Sintomi persistenti di accresciuto eccitamento (arousal) come
reazioni di soprassalto, irritabilità, scoppi d'ira e
disturbi del sonno.
I sintomi devono insorgere non prima di quattro settimane
dall’evento (altrimenti la sindrome si chiama ASD: Acute Stress
Disorder), essere presenti per almeno un mese e causare una
sofferenza significativa. Devono inoltre impedire le normali
occupazioni dell'individuo, o limitarlo dal punto di vista
sociale.
6) Fasi del lutto
Con il termine lutto in psicologia si indicano più fenomeni
psichici: il dolore provato per la scomparsa di una persona cara,
l’insieme dei pensieri e dei vissuti che lo accompagnano ed i
processi psichici che si attivano nell’individuo per superare
questo stato.
Il sostegno e la guida all’elaborazione del lutto è la fase più
importante e delicata all’interno di un intervento di assistenza
psicologica alle vittime, per i traumi causati dall’evento
critico.
L’intervento di supporto psicologico è volto essenzialmente a
superare il trauma psichico, elaborare il lutto e prevenire la
cronicizzazione dei disturbi psichici post-traumatici.
I superstiti e i parenti destinatari dell’intervento si sono
trovati a dover vivere la perdita di più membri della loro
famiglia, verificatosi contemporaneamente e in maniera tragica.
Le situazioni di lutto di questo tipo, come è chiaro, non sono
paragonabili alle situazioni di lutto normale in cui ad età
avanzata si verifica la conclusione più o meno naturale della vita
di una persona cara.
Quando vi è, quindi, una molteplicità di familiari perduti
contemporaneamente e con modalità violenta si deve parlare di
lutto traumatico.
Queste forme di lutto per la loro intensità e complessità hanno
un’alta probabilità di diventare lutti patologici, ossia stati
psichici da cui le persone non sempre riescono a riprendersi ed i
disturbi si stabilizzano diventando cronici.
L’intervento di sostegno psicologico e guida all’elaborazione
del lutto ha evidenziato che superstiti e parenti delle vittime
subito dopo l’evento shock (l’esplosione) hanno cominciato a
manifestare gli stati psichici tipici dei lutti traumatici.
Le fasi del lutto che le persone assistite hanno attraversato e
che hanno richiesto una sistematica attenzione sono state: il
diniego, il cordoglio, la rassegnazione e il riadattamento
(quest’ultimo attraverso la “ricostruzione” di un nuovo modo di
essere e di vivere).
A distanza di un anno dall’evento le persone che hanno ricevuto
i nostri interventi hanno superato la tendenza a chiudersi ed
estraniarsi, hanno maturato la disponibilità ad accettare di
riadattarsi alla vita, ma non dispongono ancora della capacità di
farlo.
Guardando all’elaborazione del lutto nel complesso possiamo
dire che la fase del diniego è superata, quella del cordoglio è ad
un buon livello di maturazione e quelle di rassegnazione e di
riadattamento sono ancora sostanzialmente da affrontare.
7)
IL CIP – CRISIS INTERVENTION PROGRAM
Il CIP e cioè il “Programma di Intervento di Crisi” è ……
8)
IL CISM – CRITICAL INCIDENT STRESS MANAGEMENT
Il CISM e cioè la “Gestione dello Stress da Evento Critico” è un programma globale e
sistematico per l’attenuazione dello stress legato ad eventi critici. Esso affronta le situazioni del
momento, dovute all’evento traumatico e non le situazioni personali, a meno che queste non
emergano. Il CISM può essere applicato sia in caso di crisi a gruppi di vittime che di
soccorritori ad alto rischio. Nel CISM esistono 7 elementi chiave e 3 di essi sono: il defusing, il
debriefing e l’EMDR.
9)
LE TECNICHE UTILIZZATE in questa emergenza
Il counselling individuale e di gruppo è una delle tecniche che
può essere utilizzata in emergenza. Si fonda sull’ascolto attivo
ed empatico con il paziente ed offre una consulenza personalizzata
in riferimento al problema o al disagio psicologico espresso
dal/dai paziente/i. La tecnica mira ad accrescere la
consapevolezza della propria identità e a sviluppare la capacità
di gestione del proprio autosviluppo, facendo leva sulle proprie
qualità positive (risorse interne) e puntando a migliorare e
trasformare gli aspetti di sè che sono disfunzionali al proprio
vivere, sia in ambito personale che professionale. E' proprio
attraverso l’essere consapevole dei propri limiti e dei propri
comportamenti disfunzionali (che agiamo di solito inconsciamente)
che possiamo potenziare e rafforzare la nostra persona. Tale
tecnica, inoltre, tende ad utilizzare il gruppo per accrescere la
capacità di relazione ed integrazione con gli altri, per imparare
a gestire i “cambiamenti” che si verificano, per imparare a
gestire e risolvere i problemi. Inoltre, la tecnica mira al
rafforzamento dell’autostima attraverso il riconoscimento delle
proprie caratteristiche personali e delle proprie risorse interne.
La scoperta delle proprie potenzialità è un aspetto chiave che
emerge nel lavoro di counseling e che incoraggia l’individuo a
credere che può trasformare e migliorare la sua esistenza, che può
farcela.
Altre specifiche tecniche di intervento utili nell’emergenza sono:
il Defusing, il Debriefing e l’EMDR che rappresentano 3 momenti
importanti nel Programma del CISM.
Il defusing è un intervento breve (circa 20-40 minuti) che viene
organizzato per il singolo o il gruppo reduci di un
episodio/evento particolarmente disturbante e/o traumatizzante.
Essendo una tecnica di gestione dello stress da evento critico o
pronto soccorso emotivo viene utilizzata “a caldo” e cioè subito
dopo l’evento critico. Le conseguenze psicologiche di
un’esperienza traumatica, spesso sottovalutate, comportano un
deterioramento più o meno lento delle capacità adattive e sociocomunicative di un individuo. In tale contesto un intervento
psicologico è di fondamentale rilievo. Il defusing serve
essenzialmente per ridurre il senso di isolamento e di impotenza,
attraverso l’appartenenza al gruppo che ha subito il trauma, a
ridurre/attenuare le reazioni intense e le angosce provocate
dall’evento traumatico e ad aiutare il gruppo a ritornare ad una
sorta di normalità fornendo soluzioni a breve termine.
Il debriefing è un incontro strutturato organizzato per il
singolo ma più specificatamente per il gruppo, della durata di
circa 2-3 ore, successivo al defusing, che offre agli individui
vittime di un trauma la possibilità di esternare e confrontare con
altri i propri pensieri, ricordi ed emozioni più disturbanti in
modo tale da comprenderli e normalizzarli. Per questo motivo, il
debriefing è un efficace e valido mezzo di riduzione dello stress
traumatico, causa principale di gravi disturbi e alterazioni nei
rapporti interpersonali. L’intervento di debriefing dovrebbe aver
luogo 24-76 ore dopo l’evento critico ed ha lo scopo di ridurre
l’impatto emotivo dell’evento critico, di contenere le reazioni,
di favorire il recupero delle persone, combattere le convinzioni
erronee, evitare conseguenze negative future, istruire,
rassicurare.
In definitiva, entrambe le tecniche di defusing e debriefing, se applicate correttamente e nei
tempi corretti, si rivelano efficaci e possono, in alcuni casi, prevenire o ridurre l’insorgenza dei
Disturbi Post-traumatici da Stress.
L’EMDR acronimo di “Eye Movement Desensitation and Reprocessing”
(Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) è una
tecnica terapeutica innovativa molto adatta ad essere utilizzata
efficacemente nei pazienti affetti da Disturbo Post-traumatico da
Stress. Questa tecnica è stata sviluppata negli USA nel 1987 dalla
Dott.ssa Francine Shapiro e da circa quattro anni è stata portata
in Italia e utilizzata con successo da circa 300 psicoterapeuti
che operano sul territorio nazionale. Si tratta di un metodo
clinico avanzato che ha aiutato ormai più di un milione di
individui reduci da eventi traumatici (abuso sessuale, guerra,
terremoti, alluvioni, crimini, mobbing etc.) e può essere
efficacemente applicato all’interno sia di un intervento
strutturato su crisi, che di una psicoterapia breve. Il modello
teorico che è alla base dell’EMDR è il Modello di Elaborazione
Accelerata dell’Informazione, il quale si fonda sull’esistenza di
un sistema di elaborazione innato dell’informazione che è
fisiologicamente predeterminato per facilitare il ripristino della
salute mentale, allo stesso modo in cui il resto del corpo è
programmato a guarirsi, quando ferito.
Le osservazioni cliniche e l’esperienza di centinaia di terapeuti rivelano che il paziente trattato
con EMDR attraversa le stesse fasi di recupero ma ad una velocità accelerata rispetto al
paziente non trattato. L’informazione immagazzinata in maniera disfunzionale, la cui
elaborazione non è stata possibile, è alla base dei sintomi traumatici. Con l’elaborazione di tale
informazione l’EMDR fa si che questa si muova verso la risoluzione adattiva. Piuttosto che
saltare gli stadi di recupero questa tecnica ne permette una naturale progressione.
L’EMDR, in definitiva, è una metodologia completa che utilizza i movimenti oculari o altre
forme di stimolazione ritmica destro/sinistra per trattare disturbi legati direttamente ad
esperienze passate e a disagi presenti. La stimolazione fisiologica sembra attivare il sistema
innato di elaborazione dell’informazione il quale sembra altresì essere legato ai meccanismi
inerenti l’immagazzinamento della memoria. Il trattamento con l’EMDR permette un approccio
integrato che considera tutti gli aspetti salienti dei maggiori approcci terapeutici più
tradizionali. Infatti l’EMDR è un metodo complesso di psicoterapia che integra molti elementi
teorici e clinici di altri approcci (psicodinamico, comportamentale, cognitivo, fisiologico ed
interazionale) che vengono abbinati, in alcune fasi della seduta, a movimenti oculari.
L’EMDR ,in conclusione, è utilizzato in modo particolare per il trattamento del disagio
legato a grossi incidenti e/o disastri sia naturali (terremoti, alluvioni etc.) che
provocati dall’uomo (guerre, violenze, maltrattamenti, mobbing etc.) ed è usato
fondamentalmente per accedere, neutralizzare e portare ad una risoluzione adattiva i
ricordi di esperienze traumatiche che stanno alla base di disturbi psicologici attuali del
paziente.
10)SOCIETA’ ITALIANA DI PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA
(SIPEM Onlus)
La Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza, denominata SIPEM è un’associazione non
lucrativa di utilità sociale, costituita nel 1998. L’associazione è nata dall’incontro di alcuni
psicologi che operavano in vari contesti di emergenza e intende perseguire i seguenti scopi:
¾ Studio, ricerca e formazione nei vari ambiti della
psicologia, con particolare riguardo per gli interventi
psicologici e psicoterapeutici in situazioni di emergenza.
¾ Intervenire in situazioni straordinarie di calamità:
naturali, sociali (sommosse, disordini, guerre, presenza di
rifugiati politici, etc.), sanitarie (epidemie, psicosi
collettive, etc.) che rendono necessario un intervento
immediato ed integrato.
¾ Formazione ed aggiornamento degli psicologi, dei medici e
degli operatori nel campo della salute mentale, della salute
in genere, della scuola e delle altre istituzioni
interessate.
¾ Volontariato in ambito psicologico e sociale mediante
interventi rivolti alla prevenzione ed al recupero nei
fenomeni di emergenza psicologica.
¾ Creazione di “Nuclei Operativi per l’Emergenza” composti da
psicologi, medici e altri operatori socio-sanitari,
continuamente aggiornati e disponibili con prontezza in varie
situazioni di emergenza.
I principali obiettivi istituzionali della SIPEM Onlus sono
essenzialmente due:
1. Promuovere nel nostro Paese e nelle Istituzioni che lo
governano e ne hanno a cuore le sorti, la consapevolezza che
qualsiasi evento traumatico produce danni non solo a livello
economico e materiale ma anche a livello psicologico e sociale.
2. Rendere esplicite e concretamente fruibili le potenzialità
preventive e terapeutiche dell’intervento dello psicologo
esperto in “Disaster Management” nelle situazioni di
emergenza individuale (aggressioni fisiche o psichiche,
violenze, incidenti vissuti di imminenza o di ineluttabilità
della morte propria o dei propri cari, tentati suicidi,
sequestri di persona etc.) e collettiva (terremoti, eruzioni,
alluvioni, frane, incendi, caduta o dirottamento di aerei,
crolli imponenti, naufragi azioni belliche, attentati
terroristici, sfollamenti o deportazioni etc.).
La Sipem conduce ed organizza un’ampio spettro di attività:
9 ricerca, studi, progetti di formazione e intervento;
9 intervento e formazione degli operatori;
9 intervento e formazione sui cittadini;
9 prevenzione;
9 programmazione;
9 organizzazione di master, seminari e convegni.
L’associazione si avvale della collaborazione e dell’esperienza
di psicologi italiani e stranieri esperti nella formazione e
nell’intervento di emergenza ed è quindi in grado di offrire
competenze professionali in ambito: clinico, del lavoro e
dell’organizzazione, psicodiagnostico, riabilitativo, terapeutico.
Sito internet: www.sipem.org
e-mail: [email protected]
11) ASSOCIAZIONE PER L’EMDR IN ITALIA
(EMDR)
L’Associazione per l’EMDR in Italia è stata costituita il 20
maggio 1999 e riunisce gli psicoterapeuti che sono stati formati
all’applicazione di questo metodo terapeutico.
L’Associazione non ha scopi di lucro, ma di promuovere lo sviluppo e la diffusione del
metodo EMDR in Italia in modo da stimolare e favorire la comprensione del suo potenziale per
ridurre la sofferenza umana legata ai traumi passati e interrompere il ciclo di violenza che crea
nuovi traumi.
Un altro obiettivo è quello di stabilire, mantenere e custodire ai più alti livelli la professionalità e
l’integrità nella pratica clinica, nella ricerca e nella formazione sull’EMDR in Italia.
Per raggiungere questo obiettivo l'Associazione organizza seminari e conferenze di
aggiornamento e formazione inerente l'applicazione clinica dell'EMDR.
L'Associazione ha una task force di psicologi volontari che sono
intervenuti in varie occasioni di disastri collettivi (via
Ventotene-Roma, Palazzo Pirelli- Milano, Scuola F. Jovine di S.
Giuliano di Puglia – terremoto Molise) occupandosi di vittime e
soccorritori.
Possono diventare membri soltanto gli psicoterapeuti che hanno
seguito i corsi ufficiali sull'EMDR. I soci dell’Associazione per
l’EMDR in Italia diventano automaticamente membri di EMDR Europe e
di EMDRIA (EMDR International Association).
Sito internet: www.emdritalia.it
e-mail: [email protected]
Riquadro n.12
LA TESTIMONIANZA E LA MEMORIA
della popolazione colpita dal tragico evento
Intervista a cura di: Tania Lardo e Alessia Ranieri della Sipem Onlus
A distanza di un anno dai drammatici fatti di via Ventotene, in un momento che si prefigurava
rivolto al ripensamento e alla commemorazione dell’evento, noi della SIPEM e dell'EMDR come parte attiva della Rete - abbiamo incontrato alcune delle persone residenti al civico 32,
direttamente coinvolte dall’esplosione del 27 novembre scorso. L’intenzione dell’ascolto era
quella di facilitare la narrazione dei vissuti particolari legati ad eventi traumatici, di ripercorrere
le tracce sensibili di quegli istanti, per seguirne l’evoluzione e le trasformazioni che il tempo e
l’elaborazione personale avevano realizzato e, infine, per raccogliere la percezione attuale del
senso e del valore del nostro intervento. Si riporta di seguito uno stralcio dei racconti, dei
vissuti, delle considerazioni e riflessioni emerse dall’incontro con le vittime.
Innanzitutto si evidenzia che, a distanza di un anno dall’evento, le persone del civico 32 non
sono ancora potute rientrare nelle loro abitazioni, e risiedono tuttora in un residence della
zona. Un aspetto interessante e ricco di significato, che merita di essere sottolineato, è come i
rapporti tra queste persone si siano trasformati nel tempo: da una cortesia di buon vicinato ad
un’intima e solidale vicinanza affettiva.
Dall’intervista emerge immediatamente l’esigenza di raccontare, di ripercorrere la brevità
convulsa di quei momenti, di mettere ordine alle cose e scambiarsi i frammenti di un ricordo
che si fa collettivo oltre che singolo, senza mai comporsi interamente; le storie si dilatano nei
dettagli, si aggirano e si ripetono: è questo il senso del dialogo e la ricerca condivisa tra loro. Il
ricordo si concentra sui fatti, e alla richiesta di ridurlo alle sensazioni provate si disperde nella
confusione: lo stupore angoscioso, l’anestesia e il rallentamento di ogni significato. “Non ero
io”, “Come se non fosse accaduto a me, ma ad altri”…, sono queste le frasi che descrivono il
vissuto di derealizzazione ed estraneamento, il distacco dall’improvvisa irruenza di un evento
tanto traumatico.
La confusione e il disorientamento cedono il passo a reazioni di angoscia e di ansia
soffocate, il vissuto di una tremenda vulnerabilità, di impotenza e paura che caratterizzano
tutte le testimonianze di quei minuti terribili.
Nei giorni immediatamente successivi alcuni riferiscono di aver sperimentato un’estrema
stanchezza, vissuti di assenza e di torpore, parentesi di apatia stuporosa interrotta dalla
frenesia di sapere, di capire, di chiedere degli altri. In questa delicata fase ha avuto per tutti
un’importanza cruciale la percezione della tempestività del soccorso e del supporto sociale e
psicologico. La sensazione di tutti era quella che quei momenti non finissero mai, sembravano
inesauribili: il fuoco era lì, e la polvere, le richieste d’aiuto continuavano a ripresentarsi vivide e
spaventose in quei giorni, e durante le notti.
Nei mesi seguenti molte di queste sensazioni si sono attenuate. Le preoccupazioni d’ordine
pratico, parzialmente risolte nel tempo, e la solidarietà hanno operato un riadattamento
faticoso ma essenziale, e tutti riferiscono dell’importante contributo del sostegno di cui si sono
avvalsi: dell’intervento psicologico della SIPEM e del supporto prezioso degli altri soggetti
istituzionali come il IV Municipio di Roma, la ASL RM/A e l’Ateneo Salesiano. La disponibilità di
un centro d’ascolto e di accoglienza ha realizzato un’esigenza concreta della popolazione
colpita; molte delle persone coinvolte dall’evento nel quartiere di Val Melaina hanno espresso il
sollievo di poter raccontare, di provare a trovare un senso e un ordine al caos delle emozioni,
di dare un significato alle reazioni incomprensibili, di trovare un contenimento e un raffronto
tra il disorientamento delle loro esperienze e una risposta esperta, che gli restituisse le parole
per “dire” ed esprimere il loro dolore.
Ancora oggi tutte le persone del gruppo riferiscono di non aver superato completamente il
vissuto traumatico, le immagini tornano ancora nei sogni, la sensibilità è a tratti opacizzata e a
tratti di una vividezza penosa; i rumori improvvisi fanno ancora sobbalzare, suscitando reazioni
di allerta molto intensa. Il recente terremoto avvenuto in Molise ha riattualizzato in molti
l’angoscia della propria esperienza, soprattutto nei sogni si sono ripresentate le immagini
condensate della cronaca e del ricordo. Anche l’impossibilità di far ritorno alle proprie case
produce un ulteriore freno al processo di normalizzazione, la casa è vissuta come territorio di
identità, stabilità e di memorie legate alla vita prima dell’evento traumatico e, se per alcuni
assume il valore di un ritorno definitivo alla normalità, c’è chi vive con angoscia il pensiero del
ritorno a casa. Si delineano così due tendenze: il desiderio del ritorno e l’esigenza dell’attesa.
Entrambe queste tensioni sono inquiete, divise tra la negazione e la reazione, tra la
riaffermazione della propria esistenza e il timore/preoccupazione che sfiducia le proprie forze.
Questo coglie un aspetto critico del trauma: la cesura traumatica incrina la progettualità,
infiacchisce la propensione al futuro. Tutte queste persone sanno che le loro vite non
torneranno uguali, ma hanno compreso che questo non necessariamente le renderà peggiori.
Sono riuscite a cogliere l’ineluttabilità del cambiamento e ad adattarvi le proprie risorse,
gradualmente. In questa importante fase di elaborazione emerge spesso e da più voci la
difficoltà ad accettare la causa umana dietro la tragedia. Le persone, ancor oggi incredule dei
fatti verificatisi, ci riferiscono: “il terremoto lo avremmo accettato”…, come dire che adesso la
rabbia si è allontanata dalla ricerca del colpevole, ma lo sgomento permane e travalica l’ordine
degli eventi, esita e insiste ancora sul loro vissuto di vittime, non terremotati, non bersaglio di
un destino imperscrutabile o di un’aggressione deliberata, ma vittime di un insopportabile
leggerezza che ha portato a un tale disastro. Eppure nessuna di queste persone si è mai
fermata, nessuno ha dimenticato gli altri o è stato dimenticato; la memoria li unisce e nel
racconto e nell’ascolto si ritrovano le forze impreviste. Gli aiuti e la solidarietà di tutti hanno
svolto un ruolo centrale nell’opera di “ricostruzione” che spetta ad ognuno intraprendere e
hanno permesso di rafforzare la speranza di guardare avanti, al proprio futuro. Questa è la
conquista che è stata offerta a fronte del lavoro svolto da tutti (volontari e istituzioni coinvolte)
e la riconoscenza che hanno appreso e manifestato nel nostro incontro con i cittadini di Val
Melaina, dopo circa un anno dalla tragedia che li ha profondamente segnati.
Riquadro n.13
IL PROGETTO DI INTERVENTO NELLE SCUOLE
in caso di emergenza
Quest’ulteriore articolazione progettuale dell’intervento, a seguito di una serie di riflessioni
legati all’opportunità di un intervento pensato in “rete” con le istituzioni del territorio, non è
approdata ad una fase esecutiva, in quanto si è notato che le scuole del quartiere di Val
Melaina sono state coinvolte dall’evento soltanto marginalmente. Tuttavia, l’importanza e
l’impegno affidato alla fase progettuale, meritano un sintetico resoconto.
Uno degli aspetti organizzativi, fondamentali nella progettazione di un intervento
nell’emergenza, si sofferma su una pluralità di aspetti caratterizzanti la specifica comunità
interessata, quel che sinteticamente potremmo definire la cultura locale di un target di
intervento psicologico. Questo comprende un attento monitoraggio delle risorse, istituzionali e
non, presenti ed utili sul territorio, delle strutture di riferimento aggregativo e dell’importante
ruolo che queste giocano nell’esistenza normale di una particolare collettività. Si comincia in tal
modo a disegnare un profilo di caratterizzazione culturale, in senso ampio, di un contesto
sociale ed è sulla base di queste informazioni che l’efficacia di un intervento può realizzarsi
concretamente. Non si deve tralasciare l’importante funzione di un lavoro che deve essere
inserito in una rete di coordinamento e di integrazione con quelle risorse. Nel lungo periodo
infatti l’emergenza, in senso stretto naturalmente, rientra e la funzione di invio e di raccordo
graduale alle risorse presenti e a quelle attivate sul territorio, diviene un obiettivo primario di
chiusura dell’intervento sull’emergenza.
Il progetto di intervento per le scuole nasce da questa attività, che potremmo definire di
“ricognizione del quartiere”, seguendo un itinerario concentrico di rilevamento, il cui centro
partiva dalla zona di impatto, per poi interessarsi alle zone marginali.
Si è provveduto quindi, tempestivamente, a raccogliere la domanda e i bisogni della
popolazione coinvolta dall’evento.
Si è naturalmente dato ascolto ed attenzione anche alle esigenze e alle problematiche che i
maestri, gli insegnanti e gli operatori psicopedagogici (nel caso delle scuole materne, degli asili
e dei nidi), avevano ed incontravano nell’interazione con bambini coinvolti, a diversi gradi di
implicazione, nell’esperienza traumatica. Questo aspetto dell’intervento è stato pensato come
“sostegno” per gli operatori della scuola, offrendo loro informazione, formazione ed
affiancamento nello svolgimento del loro ruolo istituzionale, nel caso che l’emergenza in atto lo
avesse richiesto; tale specifico intervento assolve ad un’importante funzione di contenimento
indiretto, sia sui ragazzi che sui più bimbi più piccoli.
Abbiamo considerato come la scuola rappresenti un fondamentale riferimento nella vita dei
bambini e dei ragazzi e di come l’opportunità di un sostegno e di un contenimento competente
in queste sedi, favorisse un processo di normalizzazione, una rassicurazione e un aiuto
concreto.
Spesso, infatti, le reazioni dei più piccoli di fronte ad un evento traumatico sono minimizzate o
negate e si crea un’incomprensione e una difficoltà ad accogliere il disagio in modo
appropriato, a quelle che sono le percezioni e il linguaggio infantile.
Un aspetto importante della proposta rivolta agli insegnanti è stato anche quello di offrire loro
uno spazio in cui poter esprimere il proprio disagio e le proprie ansie personali, manifestatesi
a seguito dell’evento; ma anche e soprattutto supportare loro nel gestire, affrontare e
superare quel senso di inadeguatezza a svolgere il proprio ruolo professionale, in situazioni
così critiche e delicate. Nella bozza del progetto globale della SIPEM si prevede, nel caso in
cui l’emergenza coinvolga anche le scuole, gruppi di incontro di informazione e formazione,
condotti da professionisti della SIPEM e dell’EMDR assieme ad alcune figure significative
presenti sul territorio e nella scuola. Gli incontri possono essere destinati allo staff docente così
come ai genitori, ai ragazzi e ai bambini. In occasione dei predetti incontri la SIPEM e l’EMDR
offre specifiche linee guida ad uso degli insegnanti e dei genitori, che fungono da primo veicolo
informativo, seppur sintetico, e fornisce indicazioni utili di comportamento verso i bambini e di
sensibilizzazione al riconoscimento delle eventuali espressioni di disagio.
RIQUADRO di Don Gaetano
VOLONTARIATO: NEL SEGNO DELLA GRATUITA’ E DELL’AMORE
A cura di Don Gaetano della Parrocchia SS. Redentore
Non pensavo che un evento del genere facesse riaffiorare in seno
alla mia comunità tanta vitalità e tante convinzioni. A parte il
sensazionalismo, ci siamo trovati a condividere gli stessi ideali,
lo stesso interesse per gli altri, le giornate ed il tempo per un
progetto più ampio del nostro piccolo orizzonte quotidiano. Una
cosa così grande, paradossalmente ha avuto bisogno di risposte
piccole ma pur sempre preziose ed efficaci. Ci siamo tutti
spogliati un po’ di noi stessi per rivestirci di un abito più
grande: il servizio.
Tutto è stato fatto portando l’infinito nel cuore: quell’eternità che ha dato senso alla morte
che ci aveva colpiti, quell’aldilà dove sappiamo essere Maria, Fabiana, Elena, Michela, Sirio,
Fabio, Danilo ed Alessandro. A noi quaggiù restano le opere, quelle della gratuità e dell’amore.
RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano i volontari del Centro Giovanile “GB Scalabrini”
della Parrocchia del SS. Redentore. I loro nomi sono numerosi e
difficilmente contenibili in uno spazio così piccolo. A loro,
tuttavia, non manca la nostra gratitudine e stima per l’operato
silenzioso e nascosto a servizio dei più bisognosi. GRAZIE
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PROGETTO OPUSCOLO EMERGENZA VIA VENTOTENE ROMA Di