COMUNE DI ROMA MUNICIPIO IV ROMA MONTESACRO Progetto “Opuscolo Emergenza via Ventotene” - Roma Parte sipem ATTIVAZIONE DELLA SIPEM - Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza L’esplosione di via Ventotene, avvenuto alle ore 9.20 di Martedì 27 novembre 2001 configurandosi come evento emergenziale collettivo a media valenza psicotraumatica, ha costituito una situazione critica rientrante a pieno titolo tra quelle per le quali la Società Italiana di Psicologia dell'Emergenza - SIPEM Onlus - prevede il proprio coinvolgimento. Pertanto è intervenuta sul luogo dell’accaduto non appena ne è venuta a conoscenza. OBIETTIVI DELL’INTERVENTO DELLA “PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA” La Psicologia dell’Emergenza si pone l’obiettivo di assistere e supportare psicologicamente tutte quelle persone, vittime di catastrofi, guerre, terremoti, alluvioni, crimini, abusi sessuali, maltrattamenti e molestie morali che a seguito di questi eventi traumatici vivono nel dolore, nella paura, nel tormento, nel disorientamento, nell’impotenza, nell’incapacità di badare a se stessi e di prendere decisioni per la loro vita. Le Associazioni SIPEM[1] EMDR[2] e grazie alla preparazione e alla disponibilità dei propri soci, distribuiti su tutto il territorio nazionale, intendono essere di pronto intervento, di supporto psicologico e di orientamento per tutti coloro che, travolti dal dolore e dalle molteplici difficoltà, non riescono a trovare una via di uscita al loro problema e, paralizzati ed incapaci di intraprendere qualsiasi azione tendono a lasciarsi andare, vivendo nello stress, nell’ansia, nella disperazione e nella depressione, con il risultato di aumentare così le loro difficoltà sia in ambito lavorativo che familiare e sociale. Per far fronte a questo disagio espresso dai cittadini noi psicologi dell’Emergenza, appartenenti a queste Associazioni, offriamo la nostra assistenza utilizzando le più avanzate metodologie di intervento nella gestione dello stress da evento critico. Si tratta di tecniche quali il counseling individuale e di gruppo, il defusing, il debriefing, e la tecnica EMDR, tutte di provenienza NORD-americana ed utilizzate anche recentemente in occasione degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. STORICO DELL’ACCADUTO IN VIA VENTOTENE Alle 9,20 di martedì 27 novembre 2001 in via Ventotene, nel quartiere romano di Montesacro, una fuga di gas ha prodotto una devastante esplosione all'altezza del numero civico 32. Oltre alla maggior parte delle attività commerciali della Via, cinque palazzine sono risultate pesantemente danneggiate dallo scoppio. Di questi cinque edifici, tre sono stati immediatamente dichiarati inagibili e sgomberati (numeri civici 32, 18 e 38), mentre i rimanenti due sgomberati dopo le verifiche da parte dei Vigili del Fuoco e della “Commissione Verifica Stabili Pericolanti” (numeri civici 53 e 54). Il triste bilancio di questo evento ha contato alla fine 8 morti, 40 feriti e 323 nuclei familiari, costretti ad abbandonare repentinamente le proprie abitazioni per trovare alloggio presso strutture residenziali messe a disposizione dal IV Municipio di Roma, oppure presso familiari ed amici. In tutto sono state coinvolte dall’evento disastroso ben 690 persone. CRONOLOGIA E NATURA DEGLI EVENTI Mercoledì 28 novembre 2001 Appena ricevuta la notizia dell’esplosione, il Presidente della Sipem dott. Michele Cusano ha attivato il team romano di pronto intervento psicologico (nella fattispecie sono intervenuti gli psicologi dell’emergenza: Tania Lardo, Angelo Napoli, Mario Petea e Anna Orsini. La SIPEM, mancando ancora nel territorio una consolidata cultura dell'emergenza, prevede l’iniziativa di attivarsi autonomamente per richiedere l'autorizzazione all'intervento, anche nei casi in cui non riceva direttamente una richiesta di supporto e coinvolgimento da parte delle Istituzioni. Giovedì 29 novembre 2001 Il team degli psicologi dell’emergenza si è recato, per un sopralluogo, presso la parrocchia del SS. Redentore, dove era stabilita la sede dell’unità di crisi. Sono stati presi contatti con la Signora Rita Frana, all’epoca segretaria personale del dott. Benvenuto Salducco, Sindaco del IV Municipio di Roma, che ha provveduto a presentare e a segnalare l’Associazione al Dott. Salducco. Subito dopo è stata inoltrata un richiesta scritta alle autorità municipali (sia al dott. Veltroni, Sindaco di Roma, che al dott. Salducco) per essere autorizzati ad intervenire. Nel frattempo sono stati messi in preallarme tutti i membri SIPEM e EMDR ed i volontari collocati sul territorio nazionale. Venerdi 30 novembre 2001 La Dott.ssa Tania Lardo, Consigliere della Sipem e socia EMDR è stata nominata dal dott. Michele Cusano coordinatrice del Team di supporto psicologico della SIPEM, per realizzare l’intervento psicologico finalizzato alla prevenzione della cronicizzazione dei Disturbi Post-traumatici, nella popolazione sottoposta a tale evento critico. Il giorno seguente, venerdì 30 novembre, la Dott.ssa Tania Lardo ha assunto il coordinamento dell’intervento di supporto psicologico della SIPEM e, dopo avere preso possesso dei locali forniti allo scopo dal IV Municipio di Roma (nella parrocchia del SS. Redentore), ha iniziato un lavoro di organizzazione, pianificazione e programmazione degli interventi, attribuendo specifici ruoli all’interno della squadra e costituendo diversi team di lavoro, per poi assegnare compiti, funzioni e responsabilità al team degli psicologi e dei volontari SIPEM, che ormai stavano affluendo a Roma da tutte le Regioni. Durante il primo weekend, sono giunti da tutta Italia gli specialisti della SIPEM. Con essi, in seguito ad accordi di partnership, sono anche arrivati a Roma i membri dell’Associazione per l’EMDR in Italia - psicoterapeuti specializzati nel campo della psicotraumatologia, ed esperti di tecniche di emergenza quali: defusing, debriefing e EMDR. Tali tecniche sono utilizzate da molti anni in Nord America e sono state ad esempio utilizzate con la popolazione colpita dall’evento del crollo delle Torri gemelle, a New York. All’interno dell’Associazione per l’EMDR in Italia il Presidente Dott.ssa Isabel Fernandez ha nominato la Dott.ssa Annamaria De Divitiis - Consigliere EMDR e socia SIPEM – per coordinare il gruppo degli specialisti “EMDR”. L'INTERVENTO OPERATIVO DELLA SIPEM ONLUS Appena ricevuta l’autorizzazione ad operare da parte delle autorità municipali, il lavoro è stato quindi affidato alla SIPEM che ha rapidamente costituito molteplici squadre di intervento, che sono intervenute rapidamente e simultaneamente. ¾ Una prima squadra aveva il compito di occuparsi delle persone che spontaneamente si presentavano con richieste di assistenza e supporto psicologico, compilavano una sorta di “cartella clinica”, raccoglievano i bisogni delle persone ed offrivano orientamento, consulenza e supporto psicologico; ¾ un secondo gruppo aveva il compito di acquisire ogni possibile informazione necessaria al lavoro degli operatori sul campo: giravano nel quartiere raccogliendo informazioni, osservavano ed esaminavano il contesto sociale, raccoglievano articoli di giornale, erano in contatto costante con l’unità di crisi, etc.; ¾ un altro team aveva l’incombenza di procurarsi gli strumenti di lavoro indispensabili per operare in loco (telefono, fax, materiale di cancelleria, badge, computer, stampante, scanner, fotocopiatrice etc.) utili per produrre documentazione a carattere divulgativo etc.); ¾ altri ancora avevano il compito di promuovere e divulgare l’esistenza del nostro sportello di ascolto ed accoglienza - attivo per circa tre settimane - presso il SS. Redentore e, quindi, sviluppava attività informativa: in concreto metteva a conoscenza della popolazione colpita la disponibilità data da un gruppo di professionisti(SIPEM e EMDR), ad offrire consulenza psicologica gratuita ed uno specifico lavoro sul trauma e sulle conseguenze abitualmente seguenti all'esposizione ad eventi traumatici; ¾ alcuni professionisti si sono occupati del supporto psicologico per i casi più urgenti e gravi (i parenti più stretti delle vittime) e per dare supporto alle vittime in ospedale; ¾ infine, altri operatori raccoglievano la lista dei nominativi delle persone che intendevano partecipare ad incontri individuali o di gruppo (per lavorare con tecniche specifiche utilizzate nell’emergenza quali: defusing, debriefing, EMDR etc.), suddividevano i partecipanti in gruppi omogenei e programmavano gli interventi psicologici individuali e di gruppo, per il fine settimana. In un primo momento, l’interazione con i soggetti interessati dall’evento non è risultata particolarmente forte: in pratica, non si rivolgevano spontaneamente agli operatori, in quanto la cultura dell’emergenza non era ancora un bagaglio culturale acquisito. E’ apparso subito evidente che bisognava avviare una forte azione di promozione dell’esistenza degli psicologi dell’emergenza: i team di informazione si sono resi indispensabili per conseguire questo obiettivo. Con comunicazioni mirate, capillarmente distribuite ed affisse, è infatti iniziata l’attività di informazione e comunicazione (vedi, nelle pagine che seguono, la sequenza delle locandine via via predisposte e distribuite alla popolazione. Pochi, infatti, tra i cittadini coinvolti erano al corrente delle opportunità offerte loro da SIPEM e dall’EMDR. Il lavoro di informazione e comunicazione è diventato, quindi, di basilare importanza fin dai primi giorni ed è servito a rassicurare la popolazione che non era sola a gestire il momento difficile e doloroso e poteva disporre di aiuti, assistenza e supporto. La SIPEM, sulla base dei tabulati forniti dall’unità di crisi, ha potuto individuare e contattare tempestivamente i cittadini che riteneva, presumibilmente, più in difficoltà dal punto di vista psicologico. Parallelamente squadre di volontari SIPEM e EMDR hanno battuto giornalmente il quartiere, dal mercato rionale e le strade adiacenti al luogo dell’esplosione, fino alle scuole offrendo, ove necessario, supporto psicologico a chi ne faceva richiesta. Nei luoghi di maggiore afflusso di persone sono state prima predisposte e, infine, affisse le locandine che informavano dell’esistenza dello sportello di supporto psicologico. Inoltre sono state condotte visite in ospedale e a domicilio, sia nelle case ancora agibili che negli alberghi e nei residence in cui erano alloggiati i cittadini colpiti. Infine, sono state contattate molte persone telefonicamente per segnalare la presenza dello sportello e dell’aiuto messo a loro disposizione; in taluni casi si sono raggiunte alcune famiglie colpite dall’evento lasciando nella loro buca della posta (o al portiere del residence/albergo) volantini e lettere con allegato un “opuscolo di sostegno”, da utilizzare in situazioni di emergenza, rivolto a chi non è stato possibile contattare telefonicamente o di persona. OBIETTIVI DELL’INTERVENTO L’intervento di psicologia dell'emergenza si è prefisso i seguenti obiettivi: 1) Assistere i parenti delle vittime nel processo psicologico del lutto. 2) Intervenire per alleviare le sofferenza psicologiche in atto. 3) Favorire la ripresa dell’equilibrio psicologico preesistente al disastro. 4) Normalizzare e legittimare le reazioni psicologiche di stress dei cittadini coinvolti, recuperando in loro un adeguato senso di adeguatezza e di sicurezza di sé. 5) Procedere alla raccolta e all’analisi dei bisogni psichici post-traumatici. 6) Prevenire la strutturazione di problematiche psicologiche nel medio e lungo termine. 7) Avviare una “rete” di sostegno che si facesse carico dell’intervento sia nella fase di emergenza che di postemergenza. DESTINATARI DELL’INTERVENTO Complessivamente i destinatari dell’intervento sono stati: 1) I familiari delle vittime. 2) I feriti e le persone estratte dalle macerie, anche se fisicamente illese. 3) Gli anziani. 4) I bambini 5) I soggetti che avevano già sofferto di problemi psicologici. 6) I soccorritori (sempre esposti al pericolo di una traumatizzazione secondaria). 7) Infine, chiunque fosse coinvolto anche indirettamente nell’evento e facesse domanda di supporto psicologico. LA CREAZIONE DELLA “RETE” a disposizione della popolazione colpita La “rete” di supporto ed assistenza è stata costituita da cinque soggetti: 1) Il IV Municipio di Roma con il sindaco Benvenuto Salducco, che ha organizzato l’unità di crisi e ha fornito a SIPEM e EMDR tutta la struttura, compreso il computer, il fax, la fotocopiatrice e il materiale per la creazione degli opuscoli dei volantini e delle locandine. 2) Il parroco Don Gaetano, che ha messo a disposizione le strutture e i locali della parrocchia del SS. Redentore, oltre a un manipolo di preziosissimi volontari attivi h 24. 3) L’Asl RM/A, è intervenuta repentinamente organizzando visite e prescrizioni medico-psichiatriche, oltre ad aver subito attivato una roulotte con la distribuzione di farmaci e consulenza medica. 4) L’Università Pontificia Salesiana ha messo a disposizione, nel post-emergenza, la sua sede a Montesacro ed i suoi tirocinanti psicologi, attivando così il Centro d’ascolto ASL-UPS-SIPEM, per i cittadini colpiti dall’evento. 5) La struttura e i volontari SIPEM e EMDR, hanno condotto il lavoro di assistenza e supporto psicologico e di terapia psicotraumatologica, essenzialmente nella fase dell’emergenza. La “rete” attivatasi fin dai primi giorni, ha operato subito sinergicamente, stabilendo un rapporto di fiducia e di massimo rispetto per le competenze e le responsabilità di ognuno. Anche la comunicazione e l’integrazione tra i componenti della “rete” hanno permesso di lavorare in sintonia e nelle condizioni migliori, per far convergere l’energia e l’impegno dei professionisti, sull’intervento da destinare alle vittime. LE FASI DELL’INTERVENTO Normalmente, un intervento psicologico di emergenza è strutturato in tre diverse fasi: 1) Emergenza: la SIPEM mobilita tutte le sue risorse e, laddove necessario, si assume il maggiore onere dell’intervento. 2) Post-emergenza: man mano che le Istituzioni si affiancano alla SIPEM nel supporto psicologico, viene progressivamente ridotta la sua presenza sul campo. 3) Follow up: è previsto un regolare monitoraggio delle condizioni dei cittadini coinvolti nell'emergenza, nel corso dei mesi a seguire (a tre e a sei mesi, per poi ripetersi a uno e a due anni dopo l’evento). Nel quadro di una operazione congiunta, e con riferimento alla “rete” di assistenza e supporto la SIPEM, in collaborazione con l’Associazione EMDR, si è limitata ad operare principalmente nella prima fase, quella dell’emergenza, mentre l’ASL RM/A si è fatta carico in particolare delle altre due fasi. IL MODELLO TEORICO DI RIFERIMENTO E LE TECNICHE UTILIZZATE I modelli teorici a cui la SIPEM Onlus fa riferimento nei suoi interventi di emergenza sono sostanzialmente due: 1. Il Critical Incident Stress Management (CISM) creato da Gorge S. Everly e Jeffrey T.Mitchell e riconosciuto dall’ONU. 2. Il Crisis Intervention Program (CIP) formalizzato dal National Institute of Mental Health ed adottato dal governo federale americano in caso di catastrofe. Per la conduzione dell’intervento, SIPEM e EMDR hanno utilizzato numerose tecniche sia individuali che di gruppo, la cui natura spaziava dagli interventi psicoeducazionali agli interventi EMDR, passando per defusing, debriefing, colloqui strutturati, tecniche di rilassamento e antistress, counseling. Molti dei colloqui sono stati fatti in modo informale nei bar, per strada, nella mensa etc. ed hanno permesso alla popolazione di entrare in contatto con la squadra dei soccorritori a cui gradualmente e nel tempo si sono rivolti per ricevere supporto. Terapie individuali: Di sostegno, di counseling, di crisi e sedute di EMDR (50 interventi). Le sedute di EMDR sono state condotte con le persone che presentavano sintomi di intrusività (immagini, aspetti sensoriali come l’odore di gas, etc.) ed erano mirate alla risoluzione degli aspetti clinici nei soggetti che presentavano disturbi post-traumatici. Terapie di gruppo: Gruppi dedicati all’applicazione di tecniche di debriefing (4 gruppi, 10-12 soggetti trattati ciascuno), di tecniche antistress e di rilassamento (2 gruppi, 15 soggetti trattati ciascuno). Inoltre sono state fatte riunioni quotidiane (briefing e debriefing) con gli operatori SIPEM e EMDR e riunioni con i rappresentanti delle autorità municipali. Non sono mancate riunioni congiunte tra i soggetti della “rete” ed i cittadini (in media ciò è avvenuto 1 volta a settimana per circa 2 mesi). Gli interventi di sostegno e quelli di psicoterapia (a seguito degli esiti post-traumatici) si sono svolti sia negli ambienti destinati al supporto psicologico, sia a casa degli stessi utenti, sia negli ospedali presso cui i pazienti erano ricoverati. Mirati alla facilitazione dell’elaborazione emozionale e cognitiva dell’evento, sono stati effettuati sia su soggetti singoli che su gruppi di persone, sempre in modo tale da sviluppare e migliorare le capacità adattive dei pazienti. LA SINTOMATOLOGIA RILEVATA NELLA POPOLAZIONE I sintomi (relative alla fase di diniego) più comuni e frequenti nella popolazione sono state le seguenti: ¾ Torpore. ¾ Ottundimento emotivo. ¾ Sensazione di irrealtà. ¾ Inerzia e isolamento sociale. ¾ Depressione e anedonia. ¾ Iperattività. ¾ Fantasticherie eccessive. ¾ Amnesie. ¾ Insonnia o Ipersonnia. In molti casi è emerso nelle persone coinvolte dall’evento il senso di colpa, l’impotenza, la colpa di vivere, la rabbia e la paura associate all’esperienza traumatica. Inoltre è risultata comune nella popolazione colpita, come in realtà si osserva in quasi tutte le tipologie di eventi catasfrofici, la seguente sintomatologia (relativa alla fase di intrusione): ¾ Emozioni disturbanti e pensieri intrusivi ricorrenti. ¾ ¾ Incubi/sogni angosciosi. ¾ Illusioni e allucinazioni. Reazioni eccessive di allarme per stimoli improvvisi. ¾ Ipervigilanza. ¾ Difficoltà di memoria e di concentrazione. Le sindromi, e i singoli sintomi e segni di cui i pazienti non si lamentavano primariamente, ma che l’intervento ha ugualmente evidenziato, sono stati principalmente: 1) Condotte di evitamento (riguardo a luoghi, oggetti e situazioni in grado di rievocare le esperienze traumatiche). 2) Negazione dell’accaduto. 3) Regressione verso comportamenti infantili. 4) Dipendenza eccessiva e acritica dalle figure dotate di autorità. 5) Ipereccitazione(fino alla temporanea ipomania). 6) Episodi di temporanea depersonalizzazione. 7) Sintomi psicosomatici. 8) Sintomi di intrusività (in particolare incubi, rimuginazione e immagini ripetitive degli eventi). CONCLUSIONE DELLA FASE DI EMERGENZA La fase di emergenza, e quindi l'intervento diretto da SIPEM e EMDR assieme alla “rete” si è conclusa con un pranzo di Natale organizzato da Don Gaetano nei locali della Parrocchia, e consumato assieme agli abitanti delle palazzine coinvolte nell'esplosione. Al pranzo hanno partecipato il Sindaco di Roma, Walter Veltroni, il Presidente del IV° Municipio, Prof. Benvenuto Salducco, altre autorità politiche che hanno aderito all'iniziativa, l'Asl RM/A nelle persone del Dr. Mauro Raffaeli e del Dr. Mario Ardizzone, e quasi tutti gli operatori e i volontari SIPEM e EMDR che hanno collaborato all’intervento. In tale occasione si è ribadita la volontà di tutti gli attori della “rete” di continuare a seguire la delicata fase di “ricostruzione”, quella definita da noi come post-emergenza. In tale fase la SIPEM e EMDR ha ridotto la sua attività (per la quale è chiamata ad intervenire) ed ha "passato il testimone" agli operatori della ASL RM/A. Anche nel post-emergenza si è avuta la collaborazione della Dott.ssa Lardo che ha continuato a mantenere i rapporti con le Istituzioni e con i cittadini. Con lei ha collaborato la Dott.ssa Isabella Cinquegrana, socia Sipem e specializzanda dell’UPS, che ha garantito la presenza attiva, all’interno della “rete”, fornendo un costante servizio di assistenza e supporto psicologico, presso il centro di ascolto dell’Ateneo Salesiano. IL TEAM DEI VOLONTARI E PSICOLOGI DELL’EMERGENZA All'intervento hanno partecipato - nella fase di emergenza - in prima persona il Presidente della SIPEM, Michele Cusano e il Presidente dell’Associazione per l'EMDR in Italia, Isabel Fernandez. Il compito di coordinatrice generale è stato rivestito da Tania Lardo, consigliere SIPEM e socia EMDR. I responsabili di turno succedutisi nel corso dell'intervento sono stati, in ordine alfabetico: o o Ciro Aurigemma Isabella Cinquegrana (SIPEM) (SIPEM) o Anna Maria De Divitiis o Claudio Mochi o Angelo Napoli o o o (SIPEM/EMDR) (SIPEM/EMDR) (SIPEM) Anna Orsini (SIPEM) Mario Petea (SIPEM) Alessia Ranieri o (SIPEM) Maria Magdalena Schlett (SIPEM) o Mario Troiano (SIPEM/EMDR) o Luca Trugenberger (SIPEM/EMDR) Gli operatori e i volontari che hanno partecipato all'intervento per l’assistenza ed il supporto psicologico sono stati, in ordine alfabetico: o Giancarlo Bianco o o Marta Borrelli o o Corrado Calvano Katia Carlini Anna Doriani o Nuriel Fransusa o Antonella Grassitelli o Sole Lancia o (EMDR) (SIPEM) (SIPEM) Rosanna Ceccarelli Maurizio Contatore o o (SIPEM) Rosaura Brunetti o o (tirocinante ASL RM/A) Monica Longoni Bruna Maccarrone (EMDR) (volontario) (SIPEM) (EMDR) (SIPEM) (volontaria) (SIPEM) (EMDR) o Simona Magazzù (SIPEM) o Riccardo Malafronte (SIPEM) o Stefania Marini (SIPEM) o Andrea Menilli o Caterina Nisticò (EMDR) Antonella Pacini o o o o (SIPEM) Amelia Perugia Mauro Raffaeli o o (volontario) Piero Righelli (SIPEM) (ASL RM/A) (EMDR) Piera Spannocchi (EMDR) o Rossella Sterpone (EMDR) o Anna Rita Verardo (EMDR) o Paola Zotti (EMDR) Franklin Vargas (volontario) Numerosi volontari del Centro “GB Scalabrini” della Parrocchia SS. Redentore di Roma Il dott. Salducco ringrazia tutti gli operatori della SIPEM/EMDR, della ASL RM/A, della UPS, del IV Municipio di Roma, e del SS. Redentore di Roma, senza i quali sarebbe stato possibile realizzare un simile intervento, che ha fornito rassicurazione, sollievo ed aiuto concreto alla popolazione di Val Melaina, colpita dal tragico evento. Riquadri 1) Reazioni normali dopo un disastro Spesso si tratta di reazioni temporanee e sopravvengono in tempi diversi a seconda delle persone. Sono le normali reazioni che ogni essere umano ha in situazioni anormali, come quelle di un disastro. a Inizialmente ci si può sentire in stato di shock. Ci si sente intontiti e attoniti. In questo stadio è di aiuto mantenersi occupati. b Si può diventare ansiosi fino a cadere in preda al panico. Segni di questa eventualità possono essere: nervosismo, tremori, vertigini, incapacità di rallentare il proprio comportamento e di rilassarsi, batticuore, difficoltà di concentrazione, insonnia o ipersonnia. In questi casi è di aiuto prenderne consapevolezza su ciò sta succedendo e parlarne con qualcuno. È estremamente importante ristabilire le attività di routine come pasti regolari, regolari pause di riposo, il pulirsi i denti, il farsi il bagno, il radersi la barba, etc. c Spesso ci si scopre molto arrabbiati e si avverte un senso di amoreggiamento nei confronti di tutto e di tutti. È di aiuto esprimere questi sentimenti in modo appropriato. E’ possibile canalizzare questa energia nel mantenersi occupati e nel pianificare il lavoro che c’è da fare giorno per giorno. D A volte si diventa tristi e malinconici. A parte la sensazione emotiva, segni di questa eventualità sono la perdita di appetito, la fatica, l’irrequietezza, l’irascibilità, la disperazione, il senso di inutilità, la spinta ad arrendersi. In questi casi può essere di aiuto il restare in contatto con altre persone e tenere presente che non si è soli. E Spesso si avverte paura di tutto e questa paura tenderà a sparire man mano che il tempo passa, che la vita tornerà ad essere più normale. F Ci si può sentire in colpa per l’accaduto e viene facile interrogarsi se e quanta responsabilità, possa esserci stata in ciò che è successo. Sentirsi indegni di ricevere aiuto e convincersi di non avere aiutato abbastanza gli altri sono reazioni apparentemente irrazionali, ma che bisogna aspettarsi perché sono comuni "reazioni normali ad una situazione anormale". 2) Segni di depressione post-traumatica nei bambini e negli adolescenti - Ritiro sociale: per settimane o mesi può essere presente il desiderio di rimanere isolati o di limitare i propri rapporti a un ristretto numero di persone. - Isolamento nei confronti dei coetanei: diminuzione significativa delle interazioni con il gruppo di amici che precedentemente la persona frequentava. - Sintomi di depressione: irritabilità, rabbia, tristezza, così come noia in situazioni che precedentemente venivano percepite come interessanti. - Frequenti scontri con i coetanei. - Aumento della prepotenza e degli abusi nei confronti dei più deboli. - Diminuzione dell’igiene personale. - Abuso di alcool o di droghe. - Modifiche nel ritmo sonno-veglia e nell’appetito. 3) Ciò che si può fare per se stessi dopo un disastro - Ricordare sempre che quelle che si stanno vivendo sono reazioni normali a situazioni anormali. - L’esercizio fisico aiuta a superare lo stress. La combinazione ottimale è l’alternanza tra sforzi vigorosi e rilassamento. - Parlare il più possibile con altre persone. Comunicare è una medicina estremamente efficace. - Accettare l’aiuto offerto, sia dai propri cari, sia dagli amici, sia dai vicini. - Concedersi il permesso di sentirsi "a pezzi". C’è stato un trauma, una perdita umana o anche solo materiale. Il dolore che se ne prova è largamente giustificato. - Quando ci si “sente a pezzi”, bisogna ricordare che anche chi ci sta intorno è sotto stress. - Evitare assolutamente di compiere scelte importanti per la vita. Sotto stress, siamo portati a scegliere male. - Sforzarsi di compiere, invece, le piccole scelte quotidiane anche se lo stress le fa percepire come particolarmente pesanti. - Nutrirsi bene, in modo equilibrato e regolarmente. - Badare a riposarsi adeguatamente. - Essere gentili con se stessi. 4) Ciò che si può fare per i membri della propria famiglia dopo un disastro - Ascoltare e partecipare emotivamente. Un ascoltatore comprensivo è molto importante. - Passare del tempo con la persona traumatizzata. Non esiste una alternativa migliore alla presenza personale. - Offrire assistenza e comprensione. Una voce che conforta è un aiuto indispensabile. - Rassicurare ripetutamente i bambini, i ragazzi e anche gli adulti: “adesso siete in salvo!”. - Non dire alle persone coinvolte che poteva andare peggio: per quanto possa essere vero, questo concetto non aiuta affatto le persone traumatizzate. Dire, invece, che si è terribilmente dispiaciuti per quello che è successo, che si è loro vicini, che si capisce la loro sofferenza e che si è lì con l’intenzione di aiutarli e sostenerli. - Pur essendo presenti quando occorre, rispettare il bisogno di privacy di ognuno. 5) Disturbo Post-traumatico da Stress (PTSD) Disturbo diagnosticabile solo se sono presenti i seguenti elementi: - - Ricordi intrusivi e rivisitazioni dell'evento traumatico sotto forma di sogni, flashback, immagini o pensieri intrusivi. Ognuno di questi elementi, risulta essere persistente e disturbante. Comportamenti di evitamento nei confronti di persone, luoghi e cose associate all'evento traumatico, associati a isolamento e depressione. - Sintomi persistenti di accresciuto eccitamento (arousal) come reazioni di soprassalto, irritabilità, scoppi d'ira e disturbi del sonno. I sintomi devono insorgere non prima di quattro settimane dall’evento (altrimenti la sindrome si chiama ASD: Acute Stress Disorder), essere presenti per almeno un mese e causare una sofferenza significativa. Devono inoltre impedire le normali occupazioni dell'individuo, o limitarlo dal punto di vista sociale. 6) Fasi del lutto Con il termine lutto in psicologia si indicano più fenomeni psichici: il dolore provato per la scomparsa di una persona cara, l’insieme dei pensieri e dei vissuti che lo accompagnano ed i processi psichici che si attivano nell’individuo per superare questo stato. Il sostegno e la guida all’elaborazione del lutto è la fase più importante e delicata all’interno di un intervento di assistenza psicologica alle vittime, per i traumi causati dall’evento critico. L’intervento di supporto psicologico è volto essenzialmente a superare il trauma psichico, elaborare il lutto e prevenire la cronicizzazione dei disturbi psichici post-traumatici. I superstiti e i parenti destinatari dell’intervento si sono trovati a dover vivere la perdita di più membri della loro famiglia, verificatosi contemporaneamente e in maniera tragica. Le situazioni di lutto di questo tipo, come è chiaro, non sono paragonabili alle situazioni di lutto normale in cui ad età avanzata si verifica la conclusione più o meno naturale della vita di una persona cara. Quando vi è, quindi, una molteplicità di familiari perduti contemporaneamente e con modalità violenta si deve parlare di lutto traumatico. Queste forme di lutto per la loro intensità e complessità hanno un’alta probabilità di diventare lutti patologici, ossia stati psichici da cui le persone non sempre riescono a riprendersi ed i disturbi si stabilizzano diventando cronici. L’intervento di sostegno psicologico e guida all’elaborazione del lutto ha evidenziato che superstiti e parenti delle vittime subito dopo l’evento shock (l’esplosione) hanno cominciato a manifestare gli stati psichici tipici dei lutti traumatici. Le fasi del lutto che le persone assistite hanno attraversato e che hanno richiesto una sistematica attenzione sono state: il diniego, il cordoglio, la rassegnazione e il riadattamento (quest’ultimo attraverso la “ricostruzione” di un nuovo modo di essere e di vivere). A distanza di un anno dall’evento le persone che hanno ricevuto i nostri interventi hanno superato la tendenza a chiudersi ed estraniarsi, hanno maturato la disponibilità ad accettare di riadattarsi alla vita, ma non dispongono ancora della capacità di farlo. Guardando all’elaborazione del lutto nel complesso possiamo dire che la fase del diniego è superata, quella del cordoglio è ad un buon livello di maturazione e quelle di rassegnazione e di riadattamento sono ancora sostanzialmente da affrontare. 7) IL CIP – CRISIS INTERVENTION PROGRAM Il CIP e cioè il “Programma di Intervento di Crisi” è …… 8) IL CISM – CRITICAL INCIDENT STRESS MANAGEMENT Il CISM e cioè la “Gestione dello Stress da Evento Critico” è un programma globale e sistematico per l’attenuazione dello stress legato ad eventi critici. Esso affronta le situazioni del momento, dovute all’evento traumatico e non le situazioni personali, a meno che queste non emergano. Il CISM può essere applicato sia in caso di crisi a gruppi di vittime che di soccorritori ad alto rischio. Nel CISM esistono 7 elementi chiave e 3 di essi sono: il defusing, il debriefing e l’EMDR. 9) LE TECNICHE UTILIZZATE in questa emergenza Il counselling individuale e di gruppo è una delle tecniche che può essere utilizzata in emergenza. Si fonda sull’ascolto attivo ed empatico con il paziente ed offre una consulenza personalizzata in riferimento al problema o al disagio psicologico espresso dal/dai paziente/i. La tecnica mira ad accrescere la consapevolezza della propria identità e a sviluppare la capacità di gestione del proprio autosviluppo, facendo leva sulle proprie qualità positive (risorse interne) e puntando a migliorare e trasformare gli aspetti di sè che sono disfunzionali al proprio vivere, sia in ambito personale che professionale. E' proprio attraverso l’essere consapevole dei propri limiti e dei propri comportamenti disfunzionali (che agiamo di solito inconsciamente) che possiamo potenziare e rafforzare la nostra persona. Tale tecnica, inoltre, tende ad utilizzare il gruppo per accrescere la capacità di relazione ed integrazione con gli altri, per imparare a gestire i “cambiamenti” che si verificano, per imparare a gestire e risolvere i problemi. Inoltre, la tecnica mira al rafforzamento dell’autostima attraverso il riconoscimento delle proprie caratteristiche personali e delle proprie risorse interne. La scoperta delle proprie potenzialità è un aspetto chiave che emerge nel lavoro di counseling e che incoraggia l’individuo a credere che può trasformare e migliorare la sua esistenza, che può farcela. Altre specifiche tecniche di intervento utili nell’emergenza sono: il Defusing, il Debriefing e l’EMDR che rappresentano 3 momenti importanti nel Programma del CISM. Il defusing è un intervento breve (circa 20-40 minuti) che viene organizzato per il singolo o il gruppo reduci di un episodio/evento particolarmente disturbante e/o traumatizzante. Essendo una tecnica di gestione dello stress da evento critico o pronto soccorso emotivo viene utilizzata “a caldo” e cioè subito dopo l’evento critico. Le conseguenze psicologiche di un’esperienza traumatica, spesso sottovalutate, comportano un deterioramento più o meno lento delle capacità adattive e sociocomunicative di un individuo. In tale contesto un intervento psicologico è di fondamentale rilievo. Il defusing serve essenzialmente per ridurre il senso di isolamento e di impotenza, attraverso l’appartenenza al gruppo che ha subito il trauma, a ridurre/attenuare le reazioni intense e le angosce provocate dall’evento traumatico e ad aiutare il gruppo a ritornare ad una sorta di normalità fornendo soluzioni a breve termine. Il debriefing è un incontro strutturato organizzato per il singolo ma più specificatamente per il gruppo, della durata di circa 2-3 ore, successivo al defusing, che offre agli individui vittime di un trauma la possibilità di esternare e confrontare con altri i propri pensieri, ricordi ed emozioni più disturbanti in modo tale da comprenderli e normalizzarli. Per questo motivo, il debriefing è un efficace e valido mezzo di riduzione dello stress traumatico, causa principale di gravi disturbi e alterazioni nei rapporti interpersonali. L’intervento di debriefing dovrebbe aver luogo 24-76 ore dopo l’evento critico ed ha lo scopo di ridurre l’impatto emotivo dell’evento critico, di contenere le reazioni, di favorire il recupero delle persone, combattere le convinzioni erronee, evitare conseguenze negative future, istruire, rassicurare. In definitiva, entrambe le tecniche di defusing e debriefing, se applicate correttamente e nei tempi corretti, si rivelano efficaci e possono, in alcuni casi, prevenire o ridurre l’insorgenza dei Disturbi Post-traumatici da Stress. L’EMDR acronimo di “Eye Movement Desensitation and Reprocessing” (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) è una tecnica terapeutica innovativa molto adatta ad essere utilizzata efficacemente nei pazienti affetti da Disturbo Post-traumatico da Stress. Questa tecnica è stata sviluppata negli USA nel 1987 dalla Dott.ssa Francine Shapiro e da circa quattro anni è stata portata in Italia e utilizzata con successo da circa 300 psicoterapeuti che operano sul territorio nazionale. Si tratta di un metodo clinico avanzato che ha aiutato ormai più di un milione di individui reduci da eventi traumatici (abuso sessuale, guerra, terremoti, alluvioni, crimini, mobbing etc.) e può essere efficacemente applicato all’interno sia di un intervento strutturato su crisi, che di una psicoterapia breve. Il modello teorico che è alla base dell’EMDR è il Modello di Elaborazione Accelerata dell’Informazione, il quale si fonda sull’esistenza di un sistema di elaborazione innato dell’informazione che è fisiologicamente predeterminato per facilitare il ripristino della salute mentale, allo stesso modo in cui il resto del corpo è programmato a guarirsi, quando ferito. Le osservazioni cliniche e l’esperienza di centinaia di terapeuti rivelano che il paziente trattato con EMDR attraversa le stesse fasi di recupero ma ad una velocità accelerata rispetto al paziente non trattato. L’informazione immagazzinata in maniera disfunzionale, la cui elaborazione non è stata possibile, è alla base dei sintomi traumatici. Con l’elaborazione di tale informazione l’EMDR fa si che questa si muova verso la risoluzione adattiva. Piuttosto che saltare gli stadi di recupero questa tecnica ne permette una naturale progressione. L’EMDR, in definitiva, è una metodologia completa che utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione ritmica destro/sinistra per trattare disturbi legati direttamente ad esperienze passate e a disagi presenti. La stimolazione fisiologica sembra attivare il sistema innato di elaborazione dell’informazione il quale sembra altresì essere legato ai meccanismi inerenti l’immagazzinamento della memoria. Il trattamento con l’EMDR permette un approccio integrato che considera tutti gli aspetti salienti dei maggiori approcci terapeutici più tradizionali. Infatti l’EMDR è un metodo complesso di psicoterapia che integra molti elementi teorici e clinici di altri approcci (psicodinamico, comportamentale, cognitivo, fisiologico ed interazionale) che vengono abbinati, in alcune fasi della seduta, a movimenti oculari. L’EMDR ,in conclusione, è utilizzato in modo particolare per il trattamento del disagio legato a grossi incidenti e/o disastri sia naturali (terremoti, alluvioni etc.) che provocati dall’uomo (guerre, violenze, maltrattamenti, mobbing etc.) ed è usato fondamentalmente per accedere, neutralizzare e portare ad una risoluzione adattiva i ricordi di esperienze traumatiche che stanno alla base di disturbi psicologici attuali del paziente. 10)SOCIETA’ ITALIANA DI PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA (SIPEM Onlus) La Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza, denominata SIPEM è un’associazione non lucrativa di utilità sociale, costituita nel 1998. L’associazione è nata dall’incontro di alcuni psicologi che operavano in vari contesti di emergenza e intende perseguire i seguenti scopi: ¾ Studio, ricerca e formazione nei vari ambiti della psicologia, con particolare riguardo per gli interventi psicologici e psicoterapeutici in situazioni di emergenza. ¾ Intervenire in situazioni straordinarie di calamità: naturali, sociali (sommosse, disordini, guerre, presenza di rifugiati politici, etc.), sanitarie (epidemie, psicosi collettive, etc.) che rendono necessario un intervento immediato ed integrato. ¾ Formazione ed aggiornamento degli psicologi, dei medici e degli operatori nel campo della salute mentale, della salute in genere, della scuola e delle altre istituzioni interessate. ¾ Volontariato in ambito psicologico e sociale mediante interventi rivolti alla prevenzione ed al recupero nei fenomeni di emergenza psicologica. ¾ Creazione di “Nuclei Operativi per l’Emergenza” composti da psicologi, medici e altri operatori socio-sanitari, continuamente aggiornati e disponibili con prontezza in varie situazioni di emergenza. I principali obiettivi istituzionali della SIPEM Onlus sono essenzialmente due: 1. Promuovere nel nostro Paese e nelle Istituzioni che lo governano e ne hanno a cuore le sorti, la consapevolezza che qualsiasi evento traumatico produce danni non solo a livello economico e materiale ma anche a livello psicologico e sociale. 2. Rendere esplicite e concretamente fruibili le potenzialità preventive e terapeutiche dell’intervento dello psicologo esperto in “Disaster Management” nelle situazioni di emergenza individuale (aggressioni fisiche o psichiche, violenze, incidenti vissuti di imminenza o di ineluttabilità della morte propria o dei propri cari, tentati suicidi, sequestri di persona etc.) e collettiva (terremoti, eruzioni, alluvioni, frane, incendi, caduta o dirottamento di aerei, crolli imponenti, naufragi azioni belliche, attentati terroristici, sfollamenti o deportazioni etc.). La Sipem conduce ed organizza un’ampio spettro di attività: 9 ricerca, studi, progetti di formazione e intervento; 9 intervento e formazione degli operatori; 9 intervento e formazione sui cittadini; 9 prevenzione; 9 programmazione; 9 organizzazione di master, seminari e convegni. L’associazione si avvale della collaborazione e dell’esperienza di psicologi italiani e stranieri esperti nella formazione e nell’intervento di emergenza ed è quindi in grado di offrire competenze professionali in ambito: clinico, del lavoro e dell’organizzazione, psicodiagnostico, riabilitativo, terapeutico. Sito internet: www.sipem.org e-mail: [email protected] 11) ASSOCIAZIONE PER L’EMDR IN ITALIA (EMDR) L’Associazione per l’EMDR in Italia è stata costituita il 20 maggio 1999 e riunisce gli psicoterapeuti che sono stati formati all’applicazione di questo metodo terapeutico. L’Associazione non ha scopi di lucro, ma di promuovere lo sviluppo e la diffusione del metodo EMDR in Italia in modo da stimolare e favorire la comprensione del suo potenziale per ridurre la sofferenza umana legata ai traumi passati e interrompere il ciclo di violenza che crea nuovi traumi. Un altro obiettivo è quello di stabilire, mantenere e custodire ai più alti livelli la professionalità e l’integrità nella pratica clinica, nella ricerca e nella formazione sull’EMDR in Italia. Per raggiungere questo obiettivo l'Associazione organizza seminari e conferenze di aggiornamento e formazione inerente l'applicazione clinica dell'EMDR. L'Associazione ha una task force di psicologi volontari che sono intervenuti in varie occasioni di disastri collettivi (via Ventotene-Roma, Palazzo Pirelli- Milano, Scuola F. Jovine di S. Giuliano di Puglia – terremoto Molise) occupandosi di vittime e soccorritori. Possono diventare membri soltanto gli psicoterapeuti che hanno seguito i corsi ufficiali sull'EMDR. I soci dell’Associazione per l’EMDR in Italia diventano automaticamente membri di EMDR Europe e di EMDRIA (EMDR International Association). Sito internet: www.emdritalia.it e-mail: [email protected] Riquadro n.12 LA TESTIMONIANZA E LA MEMORIA della popolazione colpita dal tragico evento Intervista a cura di: Tania Lardo e Alessia Ranieri della Sipem Onlus A distanza di un anno dai drammatici fatti di via Ventotene, in un momento che si prefigurava rivolto al ripensamento e alla commemorazione dell’evento, noi della SIPEM e dell'EMDR come parte attiva della Rete - abbiamo incontrato alcune delle persone residenti al civico 32, direttamente coinvolte dall’esplosione del 27 novembre scorso. L’intenzione dell’ascolto era quella di facilitare la narrazione dei vissuti particolari legati ad eventi traumatici, di ripercorrere le tracce sensibili di quegli istanti, per seguirne l’evoluzione e le trasformazioni che il tempo e l’elaborazione personale avevano realizzato e, infine, per raccogliere la percezione attuale del senso e del valore del nostro intervento. Si riporta di seguito uno stralcio dei racconti, dei vissuti, delle considerazioni e riflessioni emerse dall’incontro con le vittime. Innanzitutto si evidenzia che, a distanza di un anno dall’evento, le persone del civico 32 non sono ancora potute rientrare nelle loro abitazioni, e risiedono tuttora in un residence della zona. Un aspetto interessante e ricco di significato, che merita di essere sottolineato, è come i rapporti tra queste persone si siano trasformati nel tempo: da una cortesia di buon vicinato ad un’intima e solidale vicinanza affettiva. Dall’intervista emerge immediatamente l’esigenza di raccontare, di ripercorrere la brevità convulsa di quei momenti, di mettere ordine alle cose e scambiarsi i frammenti di un ricordo che si fa collettivo oltre che singolo, senza mai comporsi interamente; le storie si dilatano nei dettagli, si aggirano e si ripetono: è questo il senso del dialogo e la ricerca condivisa tra loro. Il ricordo si concentra sui fatti, e alla richiesta di ridurlo alle sensazioni provate si disperde nella confusione: lo stupore angoscioso, l’anestesia e il rallentamento di ogni significato. “Non ero io”, “Come se non fosse accaduto a me, ma ad altri”…, sono queste le frasi che descrivono il vissuto di derealizzazione ed estraneamento, il distacco dall’improvvisa irruenza di un evento tanto traumatico. La confusione e il disorientamento cedono il passo a reazioni di angoscia e di ansia soffocate, il vissuto di una tremenda vulnerabilità, di impotenza e paura che caratterizzano tutte le testimonianze di quei minuti terribili. Nei giorni immediatamente successivi alcuni riferiscono di aver sperimentato un’estrema stanchezza, vissuti di assenza e di torpore, parentesi di apatia stuporosa interrotta dalla frenesia di sapere, di capire, di chiedere degli altri. In questa delicata fase ha avuto per tutti un’importanza cruciale la percezione della tempestività del soccorso e del supporto sociale e psicologico. La sensazione di tutti era quella che quei momenti non finissero mai, sembravano inesauribili: il fuoco era lì, e la polvere, le richieste d’aiuto continuavano a ripresentarsi vivide e spaventose in quei giorni, e durante le notti. Nei mesi seguenti molte di queste sensazioni si sono attenuate. Le preoccupazioni d’ordine pratico, parzialmente risolte nel tempo, e la solidarietà hanno operato un riadattamento faticoso ma essenziale, e tutti riferiscono dell’importante contributo del sostegno di cui si sono avvalsi: dell’intervento psicologico della SIPEM e del supporto prezioso degli altri soggetti istituzionali come il IV Municipio di Roma, la ASL RM/A e l’Ateneo Salesiano. La disponibilità di un centro d’ascolto e di accoglienza ha realizzato un’esigenza concreta della popolazione colpita; molte delle persone coinvolte dall’evento nel quartiere di Val Melaina hanno espresso il sollievo di poter raccontare, di provare a trovare un senso e un ordine al caos delle emozioni, di dare un significato alle reazioni incomprensibili, di trovare un contenimento e un raffronto tra il disorientamento delle loro esperienze e una risposta esperta, che gli restituisse le parole per “dire” ed esprimere il loro dolore. Ancora oggi tutte le persone del gruppo riferiscono di non aver superato completamente il vissuto traumatico, le immagini tornano ancora nei sogni, la sensibilità è a tratti opacizzata e a tratti di una vividezza penosa; i rumori improvvisi fanno ancora sobbalzare, suscitando reazioni di allerta molto intensa. Il recente terremoto avvenuto in Molise ha riattualizzato in molti l’angoscia della propria esperienza, soprattutto nei sogni si sono ripresentate le immagini condensate della cronaca e del ricordo. Anche l’impossibilità di far ritorno alle proprie case produce un ulteriore freno al processo di normalizzazione, la casa è vissuta come territorio di identità, stabilità e di memorie legate alla vita prima dell’evento traumatico e, se per alcuni assume il valore di un ritorno definitivo alla normalità, c’è chi vive con angoscia il pensiero del ritorno a casa. Si delineano così due tendenze: il desiderio del ritorno e l’esigenza dell’attesa. Entrambe queste tensioni sono inquiete, divise tra la negazione e la reazione, tra la riaffermazione della propria esistenza e il timore/preoccupazione che sfiducia le proprie forze. Questo coglie un aspetto critico del trauma: la cesura traumatica incrina la progettualità, infiacchisce la propensione al futuro. Tutte queste persone sanno che le loro vite non torneranno uguali, ma hanno compreso che questo non necessariamente le renderà peggiori. Sono riuscite a cogliere l’ineluttabilità del cambiamento e ad adattarvi le proprie risorse, gradualmente. In questa importante fase di elaborazione emerge spesso e da più voci la difficoltà ad accettare la causa umana dietro la tragedia. Le persone, ancor oggi incredule dei fatti verificatisi, ci riferiscono: “il terremoto lo avremmo accettato”…, come dire che adesso la rabbia si è allontanata dalla ricerca del colpevole, ma lo sgomento permane e travalica l’ordine degli eventi, esita e insiste ancora sul loro vissuto di vittime, non terremotati, non bersaglio di un destino imperscrutabile o di un’aggressione deliberata, ma vittime di un insopportabile leggerezza che ha portato a un tale disastro. Eppure nessuna di queste persone si è mai fermata, nessuno ha dimenticato gli altri o è stato dimenticato; la memoria li unisce e nel racconto e nell’ascolto si ritrovano le forze impreviste. Gli aiuti e la solidarietà di tutti hanno svolto un ruolo centrale nell’opera di “ricostruzione” che spetta ad ognuno intraprendere e hanno permesso di rafforzare la speranza di guardare avanti, al proprio futuro. Questa è la conquista che è stata offerta a fronte del lavoro svolto da tutti (volontari e istituzioni coinvolte) e la riconoscenza che hanno appreso e manifestato nel nostro incontro con i cittadini di Val Melaina, dopo circa un anno dalla tragedia che li ha profondamente segnati. Riquadro n.13 IL PROGETTO DI INTERVENTO NELLE SCUOLE in caso di emergenza Quest’ulteriore articolazione progettuale dell’intervento, a seguito di una serie di riflessioni legati all’opportunità di un intervento pensato in “rete” con le istituzioni del territorio, non è approdata ad una fase esecutiva, in quanto si è notato che le scuole del quartiere di Val Melaina sono state coinvolte dall’evento soltanto marginalmente. Tuttavia, l’importanza e l’impegno affidato alla fase progettuale, meritano un sintetico resoconto. Uno degli aspetti organizzativi, fondamentali nella progettazione di un intervento nell’emergenza, si sofferma su una pluralità di aspetti caratterizzanti la specifica comunità interessata, quel che sinteticamente potremmo definire la cultura locale di un target di intervento psicologico. Questo comprende un attento monitoraggio delle risorse, istituzionali e non, presenti ed utili sul territorio, delle strutture di riferimento aggregativo e dell’importante ruolo che queste giocano nell’esistenza normale di una particolare collettività. Si comincia in tal modo a disegnare un profilo di caratterizzazione culturale, in senso ampio, di un contesto sociale ed è sulla base di queste informazioni che l’efficacia di un intervento può realizzarsi concretamente. Non si deve tralasciare l’importante funzione di un lavoro che deve essere inserito in una rete di coordinamento e di integrazione con quelle risorse. Nel lungo periodo infatti l’emergenza, in senso stretto naturalmente, rientra e la funzione di invio e di raccordo graduale alle risorse presenti e a quelle attivate sul territorio, diviene un obiettivo primario di chiusura dell’intervento sull’emergenza. Il progetto di intervento per le scuole nasce da questa attività, che potremmo definire di “ricognizione del quartiere”, seguendo un itinerario concentrico di rilevamento, il cui centro partiva dalla zona di impatto, per poi interessarsi alle zone marginali. Si è provveduto quindi, tempestivamente, a raccogliere la domanda e i bisogni della popolazione coinvolta dall’evento. Si è naturalmente dato ascolto ed attenzione anche alle esigenze e alle problematiche che i maestri, gli insegnanti e gli operatori psicopedagogici (nel caso delle scuole materne, degli asili e dei nidi), avevano ed incontravano nell’interazione con bambini coinvolti, a diversi gradi di implicazione, nell’esperienza traumatica. Questo aspetto dell’intervento è stato pensato come “sostegno” per gli operatori della scuola, offrendo loro informazione, formazione ed affiancamento nello svolgimento del loro ruolo istituzionale, nel caso che l’emergenza in atto lo avesse richiesto; tale specifico intervento assolve ad un’importante funzione di contenimento indiretto, sia sui ragazzi che sui più bimbi più piccoli. Abbiamo considerato come la scuola rappresenti un fondamentale riferimento nella vita dei bambini e dei ragazzi e di come l’opportunità di un sostegno e di un contenimento competente in queste sedi, favorisse un processo di normalizzazione, una rassicurazione e un aiuto concreto. Spesso, infatti, le reazioni dei più piccoli di fronte ad un evento traumatico sono minimizzate o negate e si crea un’incomprensione e una difficoltà ad accogliere il disagio in modo appropriato, a quelle che sono le percezioni e il linguaggio infantile. Un aspetto importante della proposta rivolta agli insegnanti è stato anche quello di offrire loro uno spazio in cui poter esprimere il proprio disagio e le proprie ansie personali, manifestatesi a seguito dell’evento; ma anche e soprattutto supportare loro nel gestire, affrontare e superare quel senso di inadeguatezza a svolgere il proprio ruolo professionale, in situazioni così critiche e delicate. Nella bozza del progetto globale della SIPEM si prevede, nel caso in cui l’emergenza coinvolga anche le scuole, gruppi di incontro di informazione e formazione, condotti da professionisti della SIPEM e dell’EMDR assieme ad alcune figure significative presenti sul territorio e nella scuola. Gli incontri possono essere destinati allo staff docente così come ai genitori, ai ragazzi e ai bambini. In occasione dei predetti incontri la SIPEM e l’EMDR offre specifiche linee guida ad uso degli insegnanti e dei genitori, che fungono da primo veicolo informativo, seppur sintetico, e fornisce indicazioni utili di comportamento verso i bambini e di sensibilizzazione al riconoscimento delle eventuali espressioni di disagio. RIQUADRO di Don Gaetano VOLONTARIATO: NEL SEGNO DELLA GRATUITA’ E DELL’AMORE A cura di Don Gaetano della Parrocchia SS. Redentore Non pensavo che un evento del genere facesse riaffiorare in seno alla mia comunità tanta vitalità e tante convinzioni. A parte il sensazionalismo, ci siamo trovati a condividere gli stessi ideali, lo stesso interesse per gli altri, le giornate ed il tempo per un progetto più ampio del nostro piccolo orizzonte quotidiano. Una cosa così grande, paradossalmente ha avuto bisogno di risposte piccole ma pur sempre preziose ed efficaci. Ci siamo tutti spogliati un po’ di noi stessi per rivestirci di un abito più grande: il servizio. Tutto è stato fatto portando l’infinito nel cuore: quell’eternità che ha dato senso alla morte che ci aveva colpiti, quell’aldilà dove sappiamo essere Maria, Fabiana, Elena, Michela, Sirio, Fabio, Danilo ed Alessandro. A noi quaggiù restano le opere, quelle della gratuità e dell’amore. RINGRAZIAMENTI Si ringraziano i volontari del Centro Giovanile “GB Scalabrini” della Parrocchia del SS. Redentore. I loro nomi sono numerosi e difficilmente contenibili in uno spazio così piccolo. A loro, tuttavia, non manca la nostra gratitudine e stima per l’operato silenzioso e nascosto a servizio dei più bisognosi. GRAZIE