ALLA CHIESA DI LAODICEA (Ap 3,14-22) Il testo 14. All’angelo della Chiesa di Laodicéa scrivi: Così parla l’Amen, il testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: 15. Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! 16. Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. 17. Tu dici: “Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla”, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. 18. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista. 19. Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti. 20. Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. 21. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono. 22. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. COMMENTO ESEGETICO Laodicéa Città prosperosa grazie ai suoi interessi commerciali e alle sue attività bancarie, è famosa per la sua fiorente scuola di medicina. Dopo la distruzione della città in seguito a un terremoto (60/61 d.C.), gli Laodicéa abitanti la ricostruirono senza alcun aiuto dall’esterno. La Chiesa in questa città fu probabilmente fondata da Epafra, un compagno di Paolo. Laodicea era anche la destinataria delle lettere di Paolo ai Colossesi. " L’Amen" In Gesù le promesse divine hanno trovato il loro compimento finale; il Cristo glorificato conclude la storia della salvezza. Ma egli non è soltanto il termine di questa storia; ne è anche il punto di partenza. Di fatto, ogni cosa era stata creata in lui che è “la sorgente prima della creazione di Dio”. “Né freddo né caldo” La comunità che riceve il rimprovero più severo non è accusata di nessuna grave colpa particolare; Cristo condanna l’attuale condizione di tiepidezza e auto-compiacimento. “Io sono ricco” Questa comunità gode di benessere materiale e non è colpita da tribolazioni particolari. Ciò porta alla superbia che, inducendo l’uomo a ripiegarsi su se stesso, lo chiude a qualsiasi dono da parte di Cristo. “Ti consiglio di comprare da me” Oro, vesti bianche e collirio corrispondono a particolari aspetti della vita di Laodicea: le sue numerose banche, un famoso tipo di tessuto e una pomata per gli occhi usata dai suoi medici. Cristo contrappone le ricchezza che egli è in grado di offrire: egli solo dà le vere ricchezze, la pienezza della salvezza e l’autentica guarigione. “Io rimprovero e castigo” Il duro rimprovero di Cristo è suggerito dal suo amore. “Io sto alla porta e busso” Chi presterà attenzione alla chiamata di Cristo e gli aprirà, parteciperà con il Signore alle gioie del banchetto nel tempo avvenire. “Il vincitore lo farò sedere con me sul mio trono… Come io ho vinto” Non solo il vincitore vivrà con Cristo, ma sarà fatto partecipe della sua regalità e del suo potere di giudice. La vittoria del cristiano è intimamente legata alla vittoria di Cristo. IN SINTESI In questa ricca comunità (industrie tessili, commercio e banche) dominava una mentalità materiali-stica, la cui logica conse-guenza era la tiepidezza e la mancanza di testimonian-za per la verità e la fedeltà. Cristo la consiglia di acquistare da lui la carità, la speranza e la fede. COMMENTO SPIRITUALE Questa Chiesa è una comunità senza orizzonti, è mediocre e autosufficiente perché possiede tutto. Per vincere la mediocrità, la Chiesa, deve liberarsi da varie tentazioni: •la facile prosperità materiale, perché si deve cercare “prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia”; •l’ambigua popolarità ottenuta con il miracolo spettacolare, perché non si deve strumentalizzare Dio ai propri bisogni di sicurezza; •l’ambizione del potere temporale, perché la vera liberazione dell’uomo nasce dal cuore. La comunità cristiana così purificata e rivestita di “bianche vesti”, (la condizione nuova di risorti, iniziata già col battesimo), incomincerà il cammino di santità attingendo da Cristo il vero “oro” (che è l’amore), e l’autentico “collirio”, (che è il discernimento spirituale, per vedere meglio e in profondità la propria vita e trasformarla). La santità è un processo di assimilazione a Cristo e ci porta a fare esperienza della creatività dell’amore del Padre e ci fa capire che in noi c’è un’iniziativa continua di Dio. La santità non è solo la capacità di saper cogliere l’iniziativa di Dio, ma di trasformare la nostra vita in gesti di servizio; non ci santifichiamo da soli, ma con gli altri. La santità è intimità: o viviamo con Dio questa realtà, oppure saremo degli eterni insoddisfatti. Il magistero della Chiesa addita insistentemente la comune vocazione alla santità da attuare nella perfezione della carità in ogni ambito di esperienza: “Tutti i fedeli cristiani, di qualsiasi stato o ordine, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità: santità che promuove un tenore di vita più umano anche nella società terrena” (LG 40). I cristiani sono “abilitati e impegnati a manifestare la santità del loro essere nella santità di tutto il loro operare” (Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 16). L’uomo nuovo, che cresce nella santità, è anche santificatore. Amando gli altri in Dio e con il suo stesso amore, edifica la comunità cristiana, promuove una convivenza civile giusta e pacifica. Purtroppo per molti la spiritualità resta confinata ai margini della vita, perché essa segue la logica del piacere e dell’interesse immediato. Si fa riferimento a Dio solo in alcuni momenti marginali, specialmente nelle difficoltà. Molti considerano la spiritualità un lusso, utile solo a chi ne sente il bisogno. Non mancano però tendenze contrastanti: movimenti di spiritualità e le scuole di preghiera. Possiamo domandarci: “In che cosa consiste la perfezione cristiana? Che cosa occorre per essere santi? Sono indispensabili esperienze straordinarie di contemplazione, profonde conoscenze, potere di fare miracoli, oppure basta l’amore concretamente vissuto nella storia di ogni giorno?”. Gesù, nel Discorso della montagna, indica i contenuti della santità cristiana, presentando una serie di comportamenti ispirati alla carità e l’apostolo Paolo pone la carità al di sopra di ogni altro valore. La santità, in definitiva, consiste nella carità, non occorrono esperienze mistiche o fuga dal mondo, basta vivere con amore la vita ordinaria: preghiera, relazioni familiari e sociali, lavoro, riposo, sofferenza, apostolato.