PROVERBI E FILASTROCCHE
RACCOLTE DALLA SIGNORA
IDA ESPOSITO
Ospite della Residenza Anni Azzurri di Rezzato
Idea e realizzazione a cura delle educatrici
della Residenza Anni Azzurri di Rezzato
Spesso, nella nostra società, l’anziano viene considerato
“vecchio”, come una persona che non ha più nulla da
insegnare. Gli anziani invece hanno bisogno di essere sostenuti
e valorizzati, nella loro totalità di persone. Da loro c’è molto
da imparare, da apprendere; essi costituiscono una vera e
propria risorsa. Nella loro vita fatta di gioie e di sofferenze si
nasconde quel sapere che può essere tramandato a coloro che
di quel sapere vogliono fare una fonte di cultura personale e
un arricchimento interiore. L'idea di realizzare questo
opuscolo nasce proprio dal desiderio di diffondere il sapere di
una persona a tante persone, nasce dalla voglia di creare
qualcosa di singolare e colorato, che sia alla portata di tutti.
Speriamo che ogni lettore farà di questa lettura un momento
piacevole, ma soprattutto speriamo di rendere orgogliosa la
sig.ra Ida che ha messo a nostra disposizione il suo tempo e i
suoi preziosi ricordi.
Alida e Elisabetta
Educatrici Residenza Anni Azzurri - Rezzato
Chi è causa del suo mal, pianga se stesso
Del senno di poi son piene le fosse.
Chi trova un amico, trova un tesoro.
Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
La volpe perde il pelo, ma non il vizio.
Tanto va la volpe al lardo, che ci lascia lo zampino.
Meglio un somaro vivo che un dottore morto.
Due donne, un’oca e un cesto fanno il mercato presto.
Scambiare lucciole per lanterne.
Le bugie sono come le ciliegie: una tira l’altra.
È più facile vedere la pagliuzza nell’occhio altrui,
che la trave nel proprio.
L’acqua d’agosto rinfresca il bosco.
Oggi a me, domani a te.
Non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace.
Sono tanti gli asini che si assomigliano.
Signori si nasce, ricchi si diventa.
Meglio un uovo oggi, che una gallina domani.
La prima gallina che canta è quella che ha fatto l’uovo.
L’uccello in gabbia, se non canta per amore, canta per
rabbia.
Una rondine non fa primavera.
La gatta frettolosa, fa i gattini ciechi.
Verranno i pesciolini all’acqua dolce.
A caval donato non si guarda in bocca.
Il diavolo insegna a far le pentole, ma non i coperchi.
L’erba che non piace, cresce nel proprio orto.
Uno per tutti, tutti per uno.
Chi ha tempo, non aspetti tempo.
Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi.
Donne e buoi dei paesi tuoi.
La minestra del vicino è sempre più buona.
Non c’è uno straccio di cesto che non venga mica buono
una volta all’anno.
Can che abbaia non morde.
Al nemico pelo il fico, all’amico pelo la pesca.
Fammi indovino e ti farò ricco.
Il coraggio è dei forti.
Chi la fa, l’aspetti.
Chi dorme non piglia pesci.
L’ozio è il padre dei vizi.
Aprile, dolce dormire.
Ogni fiore alla sua stagione.
Non c’è rosa senza spine.
Se son rose, fioriranno.
Ogni simile ama il proprio simile.
Basta a ogni giorno il proprio affanno.
Chi si loda, s’imbroda.
Scopa nuova, scopa sempre bene.
L’unione fa la forza.
Cielo a pecorelle, acqua a catinelle.
Far per forza, vale una scorza.
Pungi il villan, se vuoi che ti unga; ungi il villan, se vuoi
che ti punga.
Occhio per occhio, dente per dente.
Aiutati, che il ciel ti aiuta.
Non è l’abito che fa il monaco.
Frate dalla veste scura, novità sicura.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
La lingua batte dove il dente duole.
Meglio un giorno da leoni, che cento da pecora.
Parlare alla suocera, perché la nuora intenda.
Il buon giorno si vede dal mattino.
Un po’ ciascuno, in braccio alla mamma.
Chi di verde si veste, di sua beltà troppo si fida.
L’apparenza inganna.
Chi rompe paga e i cocci sono suoi.
Non dire fatto, se non è nel sacco.
La coscienza è come il solletico: non tutti lo sentono allo
stesso modo.
Le parole volano, gli scritti rimangono.
A buon intenditore, poche parole.
Non c’è sordo più sordo di chi non vuol sentire.
Con la lingua son capaci tutti.
Saper parlare è di molti, saper tacere è di pochi, saper
ascoltare è di pochissimi.
Domani è un altro giorno e si vedrà.
Le bugie hanno le gambe corte.
Col tempo e con la paglia maturano le nespole.
La difficoltà aguzza l’ingegno.
I gusti non si discutono.
Acqua passata, non macina più.
Chi va al mulino, s’infarina.
Fra moglie e marito, non mettere il dito.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Con vent’anni nel cuore, pare un sogno la morte; eppur
si muore.
Chi la dura, la vince.
Non di solo pane vive l’uomo.
Non c’è due, senza tre.
Nessuno è giudice di sé stesso.
Tutti i “pater” finiscono in gloria.
Chi dice donna, dice danno.
Inutile piangere sul latte versato.
Non è tutto oro quello che luccica.
Mai dire mai.
Chi si ferma, è perduto.
Ogni pianticella fa la propria ombra.
Chi tardi arriva, male alloggia.
Tutto è bene quel che finisce bene.
Canta, che ti passa.
Chi cerca, trova.
Chi vuole, vada; chi non vuole, mandi.
L’olio buono viene sempre a galla.
Le ore del mattino hanno l’oro in bocca.
La goccia scava la pietra.
Chi non risica, non rosica.
Il riso abbonda sulle labbra degli stolti.
Ride bene chi ride ultimo.
Meglio soli che male accompagnati.
L’appetito vien mangiando e la sete se ne va bevendo.
Meglio essere che sembrare.
Fuori il dente, fuori il dolore.
Chi meno spende, più spende.
Il gioco è bello se dura poco.
Finché c’è vita, c’è speranza.
Ogni promessa è debito.
Chi va via, perde il posto all’osteria.
Ungere la marmitta per amor dei gnocchi.
Chi si accontenta, gode.
Bacco, tabacco e venere riducono l’uomo in cenere.
Chi semina vento, raccoglie tempesta.
Chi per la patria muor, vissuto è assai.
Il meglio è nemico del bene.
La speranza è l’ultima a morire.
Al villan non devi far sapere quanto sia buono il
formaggio con le pere.
Raglio d’asino non sale in cielo.
Fare di necessità virtù.
Ogni frutto alla sua stagione.
Chi si assomiglia, si piglia.
Chi ben comincia è a metà dell’opera.
C’è tanto dal su al giù, quanto dal giù al su.
La farina del diavolo, va tutta in crusca.
Chi sta bene, non si muove.
Dimmi chi frequenti e ti dirò chi sei.
Aprile, ogni goccia un barile.
Chi va piano, va sano e va lontano.
Sotto la neve, pane; sotto la pioggia, fame.
Chi troppo in alto sale, sovente cade
precipitevolissimevolmente.
Rosso di sera, bel tempo si spera; rosso di mattina, la
pioggia si avvicina.
Chi troppo vuole, nulla stringe.
Meglio tardi che mai.
Chi pecora si fa, il lupo la mangia.
Aprile, non ti scoprire.
Chi vivrà, vedrà.
Chi di spada ferisce, di spada perisce.
L’erba del vicino è sempre la più verde.
Chi muore giace e chi vive si dà pace.
Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto
a te.
Chi fa da sé, fa per tre.
Chi è senza peccato, scagli la prima pietra.
Sembrare e non essere è come filare e non tessere.
Asino di natura, chi non riconosce la sua scrittura.
Oggi seren non è, domani seren sarà. Se non sarà seren,
si rasserenerà.
La signora Ida Esposito nasce il 13 Novembre 1927 a Coccaglio
(Brescia). Figlia di Cesare Esposito, politico, scrittore e giornalista
bresciano che per diversi anni ha collaborato con il Giornale di
Brescia. A suo nome è anche stata intitolata una via a Coccaglio.
All'età di 34 anni la signora Ida si trasferisce a Brescia con la
famiglia, dove lavora come impiegata all'Enel. Ha sempre fatto
parte attivamente del Club Alpino di Brescia, con il quale
settimanalmente
partiva
per
un'escursione
in
montagna.
La signora, inoltre, scriveva sulla rivista Adamello e collaborava
con la Fondazione Civiltà Bresciana (fondata e diretta da
Monsignor Antonio Fappani), della quale ha curato per anni il
notiziario. Dal Novembre 2014 risiede nella Residenza Anni
Azzurri di Rezzato. Trascorre gran parte della giornata all'aria
aperta, in giardino, dove si relaziona con la natura, sua grande
passione. Tutte le mattine legge il Giornale di Brescia e il Corriere
della sera.
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