a almeno cinque secoli di vita il maestoso tiglio che domina il piazzale del santuario
della Madonna dell’Aiuto, a Segonzano. L’età
fu confermata dai tecnici dell’Istituto Agrario
provinciale di San Michele all’Adige chiamati
(aprile 2012) al capezzale dell’albero che pareva destinato a una rapida one. Potarono la
pianta, levarono i rami ormai secchi, diedero
istruzioni per prolungarne la vegetazione. Si
argomentò che quell’albero aveva superato
l’età del santuario stesso, sorto sul onire del
XVII secolo proprio accanto al tiglio. L’espansione del culto aveva accompagnato o, più
probabilmente, preceduto l’evoluzione del
luogo e le trasformazioni da capitello a cappella ono all’ampliamento del 1957-1961 e al
recupero dell’intera area da parte di un gruppo di volontari (“Amici del santuario”) nella
primavera del 2012.
Il paesaggio è cordiale. Dal sagrato si dominano i paesi della sponda destra dell’Avisio
(Faver, Valda, Grumes, Grauno e Capriana)
e della sinistra della valle (Sover e Piscine di
Valqoriana). Sul versante opposto, i villaggi
sono sgranati tra il grigio dei campi e il verde
dei boschi, con le abitazioni raggruppate come le
cellette di un alveare attorno alla provinciale Cembra-Cavalese. Verso nord lo sguardo si perde sulle
vette dolomitiche della Val di Fiemme.
Il tiglio dalla folta chioma, inserito tra i monumenti vegetali del Trentino, emerge tra i larici e i faggi
che fanno da quinta e uno spicchio di cielo che fa
da corona. La quota (m. 877) è propizia per il corpo e tonico per lo spirito, tant’è che la parrocchia
di Gardolo rilevò (1948) un fabbricato, costruito
accanto al santuario (1908) per essere destinato
ad albergo e lo trasformò in “colonia alpina”. Da
quella struttura sono passate generazioni di “gardolòti”.
UN CULTO
DI FINE SEICENTO
Immagine della Madonna dell’Aiuto venerata
nel santuario di Segonzano.
Il dipinto fu portato in Val di Cembra dal barone
Francesco Ferdinando a Prato, canonico a
Passau (1676-1702).
a devozione alla Madonna dell’Aiuto, in Val di
Cembra ha origini incerte, comunque non documentate. Per lungo tempo si sono confusi alcuni
Atti visitali riferiti all’antica chiesa di S. Maria di
Piazzo, il villaggio sul fondovalle sede dei baroni a
Prato che furono per tre secoli dinasti di Segonzano.
Attendibili ipotesi hanno ossato la diffusione del
culto alla Madonna dell’Aiuto fra il 1680 e il 1690.
Vienna era appena scampata all’assedio dei Turchi
(12 settembre 1683) con una vittoria dell’esercito
“cristiano” (65 mila uomini contro duecentomila
ottomani) che il venerabile Marco da Aviano (16311699) aveva attribuito a Mariahilf, “Maria l’aiuto”,
vale a dire “Ausiliatrice dei cristiani”. In ringraziamento per quella vittoria, papa Innocenzo XI
(1676-1689) dedicò il 12 settembre al SS. Nome di
Maria.
In quel medesimo tempo, immagini dell’Ausiliatrice si diffusero pure in tutto il Tirolo italiano: a
L’immagine “originale” della Madonna
dell’Aiuto, dipinta da Lucas Cranach il
vecchio nei primi anni del XVI secolo. È la
pala dell’altar maggiore della cattedrale di
San Giacomo a Innsbruck.
Il dipinto della Madonna dell’Aiuto che si
venera nel santuario di Passavia in Baviera.
In Tirolo ci sono sessanta tra chiese e
cappelle intitolate a Mariahilf. In Trentino Alto
Adige sono almeno una decina.
Due esempi, fra i tanti, di immagini della Madonna
dell’Aiuto.
A Rovereto, il quadro (sopra) si trova nella chiesa di San
Marco ed è portato in processione la sera del 5 agosto
(Madonna della neve) per un voto comunitario del 1705.
A Pinzano (a lato) frazione di Montagna (Bolzano) uno
degli innumerevoli affreschi di Mariahilf dipinti sulle
facciate delle abitazioni in Alto Adige.
Rovereto, Nogaredo, Castel Pietra nei pressi di
Calliano, a Lodrone di Storo, Fiera di Primiero. A
Verla di Giovo, una cappella fu fabbricata nel 1733
e dedicata a S. Antonio e alla Madonna dell’Aiuto.
L’immagine è la riproduzione di una pala d’altare
che si trova nel santuario di Innstadt, sobborgo
di Passau (Baviera), costruito fra il 1624 e il 1627.
La pala fu commissionata (1620) dal decano della
cattedrale di S. Stefano, Marquardt von Schwendt,
a un pittore di nome Pius. A sua volta, costui si
era ispirato alla celebre Mariahilf di Lucas Cranach
il vecchio (1472-1553) dipinta a Wittemberg nel
1530 (?) e che oggi è la pala dell’altar maggiore
nella cattedrale di S. Giacomo a Innsbruck.
A Segonzano, la copia della copia fu portata dal
barone Ferdinando Francesco a Prato, che fu canonico a Passau dal 1676 al 1702. L’immagine (olio
su tela) fu collocata nella curaziale della SS. Trinità. In seguito fu trasferita nel capitello costruito
lungo la mulattiera che, ono al principio del XX
secolo, collegava Segonzano con Sover verso la
Valle di Fiemme.
Da qui ebbe origine la leggenda di fondazione, simile a numerose altre oorite sull’arco delle Alpi. Si
disse, infatti, che l’immagine era stata trovata nel
bosco da un pastore del villaggio. Dalla curaziale, dov’era stato trasferito, il dipinto sarebbe poi
scomparso per essere ritrovato nuovamente nel
bosco. Un segno inequivocabile, si argomentò,
della volontà della Vergine a essere venerata lì e
non altrove.
Fu costruito un capitello. Presero il via le processioni e la devozione conquistò altri villaggi della
valle. L’edicola, infatti, è citata nelle Visite pastorali del 1710, 1749 (“la cappella della B. M. Vergine
chiamata dell’Ajuto, non fu visitata perché dal parroco fu detto che non viene celebrata la messa”)
e 1767. Nel corso della terza visita si notò che “a
quel capitello, posto sulla pubblica via che viene
da Sover verso Segonzano, vi si recano molti per
devozione e vengono fatte molte elemosine”.
In attesa di trovare conveniente impiego con la
costruzione di una cappella, il denaro fu dato in
prestito a persone del villaggio contro il pagamento di un modesto interesse. Nel 1774 il capitale
ammontava a 300 ragnesi.
Forte di quelle offerte, il regolano Vigilio Mattevi
pensò fosse arrivato il tempo di fabbricare la cappella. Nell’agosto del 1774 presentò una circostanziata domanda all’Ordinario, vale a dire all’ufocio
del vescovo e principe Cristoforoo Sizzo de Noris
(1763-1776). Scrisse, tra l’altro, il regolano:
“A motivo che da qualche moltii anni è
cresciuto il concorso al detto capiapitello, ossia capelletta non solo dii
noi qui del luogo, ma ancor da
molti forastieri a quali tutta
questa Sacratissima Immagine
ha conferiti diversi singolari beneoci, venendo anche da noi e
da qualche popoli circonvicini
visitata processionalmente in
certi communi premurosi bisogni, saressimo intenzionati di
sempre più ingrandire l’onore a
detta sacra Immagine bella, bellissima,
issima,
ozione, con
che tirra a sé ogn’affetto di divozione,
ridurre il detto luogo ad una competente
mpetente decenza
per potervi celebrare la S. Messa inn qualche pubblico concorso o privata divozione senza pregiudizio
o danno di questa venerabile chiesa
hiesa curata, il di
cui onore, frequenza e vantaggioo ci sta a cuore”.
Acquarello di Fabrizia Rigo Righi
LA FESTA
DI SETTEMBRE
l 15 ottobre del 1774 l’Ordinario consentì laa
trasformazione dell’edicola in cappella. I lavoriri
furono davvero rapidi. Il 14 settembre dell’anno
no
seguente il curato, Giorgio Pomarolli da Valterninigo di Giovo (1724-1788), benedì l’altare. La festa
sta
annuale fu ossata (1808) la prima domenica di
settembre dal curato Domenico Ilarione Villotti
otti
(1773-1851). Poco dopo si mise mano a una prima
ma
ricostruzione, conclusa nel 1820. Da quell’anno sii
cominciò ad attribuire il titolo di santuario alla
cappella della Madonna dell’Aiuto.
In settembre giungevano devoti dalle valli vicine: da
Piné, da Borgo Valsugana, da Fiemme e Fassa e pure
dalla Bassa Atesina. In occasione della festa di settembre, l’omelia della messa principale era tenuta
da un frate del convento di Cavalese “mentre un numero grandissimo di popolo, che talvolta arrivò alle
quattromila persone, se ne stava raccolto attorno
all’ediocio”. A quel tempo, infatti, la cappella poteva
ospitare circa centocinquanta devoti.
folla, prima o poi
poi, do
doveva
Tanta folla
ea
pur creare qualche problema. Già nel 1832, un dodicenne di Valda, era annegato nell’Avisio mentre
stava attraversando il torrente su un’improvvisata
passerella. Era diretto al santuario di Segonzano.
La disgrazia aveva suscitato clamore e sgomento.
Di lì a qualche anno, ben altro clamore sollevò la
richiesta del decano di Cembra, Bartolomeo Arvedi (1821-1888), di impedire pubbliche celebrazioni al santuario poiché, scriveva, “vi concorrono
forestieri in gran numero, talvolta la gente raccolta
in quei boschi arrivò al numero di quattromila per-
sone. Di questi forestieri, per le strade malagevoli
e alpestri, la maggior parte è composta di gioventù d’ambo i sessi che, desiderosa di sollazzi e di
avventure, corre a quella sagra come ad una bella
campagnata d’autunno. Cosicché, fatte poche eccezioni pel piccolo numero di gente savia e matura
che voglia passare tutto un giorno all’aperto, quel
giorno si passa fra amoreggiamenti, canti, birbonate, giochi ed ubriachezze, ed ogni anno onisce
in qualche rissa o ferimento, per lo più a cagione
di qualche donna da partito, che in due o tre non
mancano di comparire anch’esse; poi, verso notte,
quella gioventù, per vie solitarie e selve, ritorna a
casa sua. Questi disordini sono così noti in questa
parrocchia [di Cembra] che quella festa dai buoni
cristiani si chiama la “sagra delle malghette”.
Dalla Curia si suggerì “che il popolo di Segonzano
nella 1a dominica di settembre si porti secondo il
praticato processionalmente a quel Santuario e
che, verso le ore 10, terminata la messa, ritorni
di nuovo in processione al proprio paese. Guardi di ottenere che quando è dato il segno della
partenza della processione, vengano fatti partire
tutti i venditori di commestibili e di bevande; e
che la polizia rimanga sul luogo per qualche tem-
po dopo che la processione sarà partita, facendo
sgomberare tutta la gente prima di abbandonare
quei luoghi”.
L’Ordinario diocesano inviò una lettera pure al
curato di Segonzano, Ignazio Rampanelli (17931882), avvertendolo che tale festa non era mai
stata approvata né poteva essere approvata “per i
disordini che continuamente accadono”.
Dieci anni dopo il capocomune scrisse una lettera
alla Pretura di Cembra per chiedere che “i bettolieri possano tenere aperti i relativi esercizi ono
alle ore 13 del pomeriggio”. Se quei di Segonzano
(Stedro, Sabion, Teaio, Saletto e Piazzo) erano in
grado di tornare a casa dopo la funzione religiosa
al santuario, notava il capo-comune, “i forestieri
che partono da Pergine, Civezzano, Salorno e da
tant’altri paesi di simile distanza per venire a visitare la B. V. dell’Aiuto, arrivano sul luogo quando
parte la processione e quindi per essi è assolutamente necessario reoziarsi e riposare”.
Nel 1879, rientrate le preoccupazioni per i “disordini”, la sagra della prima domenica di settembre
riprese con rinnovato vigore, tanto che si consentì
pure il canto dei Vespri. Risale a quell’epoca la presenza stabile di un custode.
I CUSTODI “EREMITI”
orenzo Vicenzi, detto il “Bepo remit”, rese l’anima a Dio nel giugno del 1972, all’età di 82 anni,
dopo aver consumato la parte terminale della sua
vita quale custode del santuario. Fu l’ultimo “eremita” a custodia di un santuario in Trentino. Dal 2
settembre 1973 il suo nome è ricordato, assieme
a quello di altri solitari, sulla facciata meridionale
del santuario.
Aveva cominciato Cristano Nardin, nella seconda
metà del XIX secolo, a
stabilirsi in una casupola
accanto alla cappella. Con
lui aveva preso il via la
serie dei custodi “romiti”
di Segonzano, una ogura
anomala posto che l’istituto eremitico era stato soppresso settant’anni prima
dall’imperatore Giuseppe
II (1765-1790).
Vigilio Mattevi cominciò a
dimorare nei pressi del santuario nel 1884 e restò
in quel luogo ono al 1905. Gli subentrò Giovanni
Fortarel il quale, prima di morire (1 aprile 1933),
dispose così il suo testamento: “Lascio l’anima a
Dio, il cuore alla Vergine Santissima madre di Dio,
il corpo alla terra. Lascio tutta la mia roba alla chiesetta qui della Madonna”.
Nell’ultimo ventennio del XIX secolo si pensò a
una ristrutturazione della cappella. Dagli Stati Uniti, infatti,
erano arrivate cospicue offerte
di emigrati da Segonzano e di
altri paesi della Valle. Prima della partenza oltre Oceano, molti
di loro avevano afodato ansie e
preoccupazioni proprio alla Madonna dell’Aiuto. I giovanotti,
che erano approdati nelle miniere d’oro e di carbone del Colorado e della Pennsylvania, con i
primi guadagni avevano pensato
anche al santuario del loro paese
d’origine. I lavori, predisposti dal curato, Leonardo Franch (1840-1893), prevedevano una spesa di
400 oorini.
Fu alzato il tetto, sormontato il sofotto con la volta
ad arco, fu aggiunto il presbiterio e ampliata la sagrestia. La cappella si accingeva insomma a diventare una chiesa, sia pure di modeste dimensioni.
Nel 1909 fu decorata la volta con tre medaglioni
(costo: 200 corone), opera del pittore mantovano
Agostino Aldi (1860-1939). Fu realizzato l’altare
con marmi pregiati (1910) e una spesa di quattro-
mila corone offerte da Domenico Fortarel, detto
“marcant”, da Stedro di Segonzano. Alla one di
quell’anno giunse in visita al santuario il vescovo
Celestino Endrici (1904-1940).
Il campanile fu costruito nel 1926. L’ultimo, deonitivo ampliamento cominciò nel 1956 per iniziativa del parroco Eliseo Zorzi da Ziano di Fiemme
(1913-1981).
Su progetto dell’arch. Ezio Miorelli, alla primitiva
costruzione furono annessi transetto e presbiterio. Nei due altari laterali furono collocate le statue lignee di S. Giuseppe e di S. Giovanni Gualberto, patrono dei boscaioli, opera dello scultore
Fiorenzo Bazzanella da Sover. Dello stesso, pure
il croceosso posto sopra l’arco del presbiterio. In
anni recenti vi furono aggiunti, ai lati, gli altorilievi lignei della Madonna e di S. Giovanni, scolpiti
dall’artista Egidio Petri da Segonzano (2009).
Nella parte alta della nuova struttura furono
aperte quattordici onestre. Le vetrate policrome
furono eseguite su disegno della pittrice trentina
Cesarina Seppi (1919-2006).
Le porte di noce e l’altare di legno, rivolto verso
la navata, uscite dalla falegnameria di Ferdinando
Zancanella & ogli, da Segonzano.
I lavori di ampliamento del santuario, costati diciannove milioni di lire, furono conclusi nel 1961.
Domenica 9 luglio 1961 e dopo un triduo di orazioni, nei boschi attorno al santuario si snodò una
processione con il dipinto originale dell’Ausiliatrice e l’intervento del vescovo ausiliare di Trento
Oreste Rauzi (dal 1939 al 1973 fu ausiliare di tre
Arcivescovi).
Il terremoto del 6 maggio 1976, che devastò il Friuli, causò danni notevoli anche alla chiesa della SS.
Trinità a Segonzano. Il santuario della Madonna
dell’Aiuto fu utilizzato, per dieci mesi, in sostituzione della parrocchiale.
Ogni anno, il 1° maggio, arrivano al santuario di Segonzano i devoti da Brusago di Piné per un impegno sottoscritto da quella comunità. Il 24 maggio,
festa dell’Ausiliatrice, la comunità di Segonzano raggiunge il santuario per lo scioglimento di un voto
contratto il 21 settembre 1855 mentre divampava
il colera. Quell’anno, i morti per l’epidemia furono
più di ottanta su una popolazione di 1.607 anime.
La prima domenica di settembre, “sagra” della Madonna dell’Aiuto, si danno appuntamento devoti
da tutta la valle di Cembra e dalle valli limitrofe
(Mocheni, Piné e Fiemme).
Lavori di ampliamento (1957-1961) e di sistemazione
dell’area circostante il Santuario (primavera del 2012).
A destra: inaugurazione della sala degli ex voto
SANTUARIO
IN TERRA DI MISSIONE
al 1972, l’Ausiliatrice venerata in val di Cembra
ha una oliazione a La Paz, nella Bassa California
messicana. Il santuario gemello fu fabbricato da
un missionario di Segonzano, Luigi Ruggera, comboniano, il quale portò oltre Oceano il dipinto della Madonna, eseguito nel 1944 per un gonfalone
della parrocchiale. P. Ruggera morì a 78 anni, a La
Paz (Bassa California) travolto da una vettura il 14
febbraio 1999 mentre, alla guida di uno scooter,
stava andando a celebrare la messa. Altre immagini della Madonna dell’Aiuto hanno preso la via
dell’Africa, segnatamente del Sudan e del Mozambico, portate pure lì da missionari segonzanesi.
Quarantadue ex voto (tra questi dodici cuori d’argento), testimoniano il ringraziamento e la devozione delle persone semplici.
Angelo Pedergnana, della Regnana di Piné, scampato a un infortunio che poteva avere conseguenze mortali (2 maggio 1991), commissionò una tavola di legno all’intagliatore Bruno Groff.
Un minatore “per grazia ricevuta in America il 21
novembre 1927” lasciò una pittura artigianale.
Cinque viaggiatori, usciti di strada con una vettura
nel 1935, portarono l’ex voto con la scritta “Maria
SS. ci ha salvati”. Ma gli ex voto più preziosi, dipinti su tavole di legno nei secoli XVIII° e XIX°, sono
in gran parte scomparsi dalle pareti del corridoio
che immette in sagrestia e che è stato ripulito e
tinteggiato dai volontari del gruppo “Amici del
Santuario” nella primavera del 2012. Gli ex voto
più belli, poco più di una dozzina, hanno preso
la via di San Michele all’Adige, collocati nel “Museo degli usi e costumi della gente trentina”. Un
dipinto - olio su tela applicato a supporto ligneo
- rafogurante una donna a letto e, sullo sfondo,
la Madonna dell’Aiuto, si trova presso il museo
diocesano a Trento. S’ipotizza la provenienza dal
santuario di Segonzano anche se in proposito non
c’è alcuna indicazione.
LA LEGGENDA DI S. PAOLO
Nel 1950, per celebrare l’Anno Santo indetto da papa Pio XII (1939-1958),
lungo la strada di accesso al santuario furono collocati quattordici capitelli
della Via Crucis. Quello della VIIa stazione sorge accanto a un tratto di
roccia afoorante dal bosco. Su quella parete sono scolpite una mano e
una coppella. È detta “el croz de S. Paolo”. Ai ragazzi si raccontava la fola
che Paolo di Tarso, cercando di sfuggire al demonio il quale non gradiva
la sua conversione, era capitato da quelle parti. Per cercare di mettere
il vuoto della valle tra sé e l’inseguitore, posta la mano sulla roccia, S.
Paolo aveva spiccato un salto verso l’altra sponda. Nel villaggio di Valda,
infatti, la parrocchiale è dedicata proprio alla “Conversione di S. Paolo”.
Anche il diavolo avrebbe tentato il salto facendo leva con lo zoccolo sulla
roccia (i diavoli hanno sempre gli zoccoli, come i caproni), ma sarebbe
miseramente precipitato nella gola del “prà del Tòr”. Leggenda devota,
naturalmente. Tuttavia ancor oggi i ragazzi che passano accanto al “croz de
S. Paolo” toccano la mano impressa nella pietra e si segnano la fronte.
Poi sputano nella coppella, lasciata, si crede, dallo zoccolo del demonio.
LE VETRATE
DI CESARINA SEPPI
esarina Seppi morì a one 2006 all’età
di 87 anni. Era nata a Trento il 20 maggio
1919. Si era diplomata a vent’anni presso il
liceo artistico di Venezia. Nella città lagunare
frequentò l’accademia delle Belle Arti e conseguì il diploma nel 1942. È nota, in particolare, per i mosaici con i quali, nel 1949-1950,
decorò l’atrio della stazione ferroviaria di
Trento e per altre opere della maturità (il “Totem solare” di Palazzo Trentini e il “Fiore lunare” di piazza
Cesare Battisti a Trento). Meno conosciute sono le
quattordici vetrate policrome che l’artista trentina
realizzò per il santuario della Madonna dell’Aiuto a
Segonzano fra il 1958 e il 1959.
A illuminare questo cono d’ombra ha pensato
l’amministrazione comunale di Segonzano che ha
afodato al prof. Elio Antonelli e all’artista cembrano Marco Arman l’elaborazione dei testi per una
pubblicazione edita nel 2013. “Cesarina Seppi al
santuario della Madonna dell’Aiuto” illustra le
quattordici vetrate eseguite dalla pittrice e mosaicista trentina. È anche l’occasione per precisare
la genesi e lo sviluppo del santuario della Val di
Cembra.
L’opuscolo pubblicato dal comune di Segonzano
approfondisce, in particolare, la ogura di Cesarina Seppi (per la penna di Marco Arman) e le sue
opere (testi di Elio Antonelli) con le onestre e i
segni della Passione, le “Laudi alla Madonna” (sei
vetrate) e le due vetrate con San Giuseppe e San
Giovanni Gualberto.
Per i fruitori del web nel 2013 è stato attivato un
sito internet: www.santuariosegonzano.it
NEL 2012 RIEVOCATA
LA PROCESSIONE DEL 1961
conclusione dei lavori di ampliamento del
santuario (1961), il quadro votivo della Madonna dell’Aiuto fu levato dall’altare e portato in
precessione, così come avveniva, un tempo, in
presenza di gravi calamità pubbliche. A ferragosto 2012, anche per celebrare la conclusione dei
lavori di ripristino dell’area circostante il santuario della Val di Cembra, il quadro-pala d’altare fu
levato e portato nella parrocchiale a Stedro di
Segonzano. Mercoledì 15 agosto, festa dell’Assunta, il quadro fu riportato in processione al
santuario. Riproposizione, tre secoli dopo, della
leggenda di fondazione del santuario. Si raccontava, infatti, che il dipinto era stato trovato da
un boscaiolo, appeso a un albero e che l’uomo
lo aveva trasferito nella curaziale. Dalla chiesa
della Trinità, il quadro era misteriosamente
scomparso per riapparire, qualche giorno più
tardi, nel luogo primitivo. La leggenda serviva
per “giustiocare” la costruzione della cappella
lontano dall’abitato.
IMMAGINE VENERATA
IN AUSTRIA E BAVIERA
a Madonna dell’Aiuto (o “delle grazie” com’è
indicata nella pubblicistica austriaca) è un’immagine molto venerata nel mondo austriaco e
bavarese. La tavola (olio su faggio, 85 x 60 cm.)
dipinta da Lucas Cranach il vecchio attorno al
1530, appartenne alla collezione del Principe
elettore di Dresda. Nel 1611, il principe sassone Giovanni Giorgio I la regalò a Leopoldo
V il quale la portò a Passau (Baviera) dove era
principe vescovo (1598-1625). Nel 1625, per
ragioni dinastiche, Leopoldo V lasciò gli ordini sacri e sposò Claudia de Medici dalla quale
ebbe cinque ogli. Arciduca d’Austria, alla morte
di Massimiliano III divenne anche conte del Tirolo. Si spostò a Innsbruck seguito dal dipinto
di Mariahilf.
Nel 1650 la celebre tavola di Cranach fu donata
alla parrocchiale di San Giacomo a Innsbruck.
Ricostruita nel 1717-1720 in perfetto stile barocco, la chiesa fu gravemente danneggiata da un
Il santuario di Passau (Baviera), sulla collina di Mariahilf
bombardamento anglo-americano il 16 dicembre
1944. Seguirono i restauri (1946-1950). Nel 1964 la
parrocchiale di S. Giacomo fu elevata a cattedrale
della diocesi di Innsbruck. Restaurato nel 1973, il
Duomo fu sottoposto a un ultimo, radicale, intervento tra il 1991 e il 1993. I lavori eliminarono i
segni del bombardamento del 1944.
L’immagine di Mariahilf, pala dell’altare maggiore,
è incastonata in un dipinto che fa da cornice, opera di Josef Schöpf. Nei giorni festivi, alla cornice è
sovrapposto un trionfo di angeli d’argento e raggi
dorati, opera dell’artigianato tardo barocco.
L’Inn, il oume che scorre poco distante dalla cattedrale, unisce idealmente questo santuario con
l’altro polo della devozione mariana, Passau (Passavia) nella Baviera orientale, sulla linea di conone fra Austria, Baviera e Slovacchia. Il santuario,
che ospita la copia di Mariahilf dipinta da un artista di nome Pius, è su una collina alla conquenza
dell’Inn nel Danubio.
Quando Leopoldo V d’Austria portò il dipinto a
Passau (dove era principe vescovo) il decano del
duomo di Passavia, Marquard barone Schwendi,
fece eseguire due copie di quell’immagine. Una
la collocò nella cappella di legno che aveva alleL’interno del santuario con l’altare barocco (1719)
stito nel suo giardino ai piedi della collina, in riva
all’Inn. Nel 1622 il decano spostò tale cappella
sulla cima del colle, dove, più tardi, fece costruire
una chiesa (1627). In seguito alla liberazione di
Vienna dall’assedio dei turchi (1683), il fabbricato
divenne un rinomato santuario dell’Europa centrale e sud-orientale La sconotta degli Ottomani, infatti, fu attribuita dal frate Marco da Aviano
all’intercessione di Mariahilf.
I numerosi pellegrini che visitano il santuario raggiungono la chiesa, risalendo la scalinata coperta
(321 gradini) che, dalla riva destra dell’Inn, si ar-
rampica sulla collina. Le pareti dell’erta galleria
sono coperte di tavole votive. Gli ex voto più interessanti sono costituiti dalle armi abbandonate
dai Turchi durante la liberazione di Vienna (1683)
da parte dell’esercito imperiale. Afodato per alcuni secoli ai frati Cappuccini, dal 2002 il santuario
è retto dai preti Paolini della Polonia.
A sinistra: il santuario di Mariahilf, a Passau, sulla collina in riva destra dell’Inn.
Sotto: Il Duomo di Passau sull’isola formata dalla confluenza dell’Inn nel Danubio. Possiede
l’organo per Cattedrale più grande del mondo: 17.774 canne, 223 registri e cinque tastiere.
I CORI DELLA VALLE
D’ESTATE AL SANTUARIO
e domeniche dei mesi di luglio e di agosto 2012,
al santuario della Madonna dell’Aiuto, a Segonzano, i cori della Val di Cembra hanno accompagnato
la celebrazione della messa delle 11.
Vi hanno partecipato: il coro “La Valle” di Sover; il
coro “S. Biagio” di Albiano; il coro “Piramidi” di Segonzano; i coristi del “Castion” di Faver e il gruppo
vocale “Voci del vento” di Giovo. La manifestazione fu promossa dal gruppo “amici del santuario
Madonna dell’Aiuto” di Segonzano. Sollecitati dal
parroco p. Raimondo Mercieca, nella primavera
del 2012 gli “amici” avevano preso in mano la gestione del santuario e del vicino luogo di ristoro.
In precedenza avevano compiuto lavori di bonioca
dell’area circostante il santuario ed era stato messo in sicurezza un locale adiacente il vecchio fabbricato che fu romitorio e foresteria per qualche
pellegrino. La scelta di una gestione comunitaria
del santuario si è dimostrata vincente tant’è che il
gruppo degli “amici” ha assicurato la propria collaborazione anche per gli anni seguenti.
Il coro “Piramidi” di Segonzano
Per ulteriori approfondimenti si segnalano alcune opere:
E. ANTONELLI, Segonzano e Sevignano in valle di Cembra,
Saturnia 1982.
E. ANTONELLI, Il santuario della Madonna dell’Aiuto, [a cura
della parrocchia di Segonzano], Artigianelli 1985.
E. ANTONELLI, Cesarina Seppi al santuario della Madonna
dell’Aiuto, Comune di Segonzano, 2012.
G. BELLI, Ex voto, tavolette votive nel Trentino, Temi 1981.
A. FOLGHERAITER, I Custodi del Silenzio, la storia degli eremiti
del Trentino (2 vol.), Curcu & Genovese, Trento 1996-1997.
A. FOLGHERAITER, I sentieri dell’Inonito, la storia dei santuari
del Trentino-Alto Adige, Curcu & Genovese, Trento 1999-2001.
Cavalese
SANTUARIO
MADONNA DELL’AIUTO
Bolzano - Brennero
SEGONZANO
Faver
Cembra
A22
Interporto
Trento nord
Lavis
Lases
Albiano
Fornace
Gardolo
A22
Trento
centro
Civezzano
Pergine Valsugana
TRENTO
Venezia
Verona - Milano
Per informazioni:
Parrocchia di Segonzano 0461 686115
Padre Raymondo Mercieca 347 7309872
[email protected] - www.santuariosegonzano.it
Santa Maria, aiuto dei cristiani, fa che nelle
prove della vita ti sentiamo vicina come
soccorritrice e madre.
Aiutaci ad affrontare il buon combattimento
nella fede afonché, saldamente ancorati
all’insegnamento degli Apostoli, procediamo
sicuri tra le tempeste del mondo, ono a
raggiungere la perfetta gioia nella patria celeste.
Testi di Alberto Folgheraiter - Immagini di Gianni Zotta - Grafica e immagine di copertina: Media.22
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Senza titolo-3 - Litotipo Anaune