a almeno cinque secoli di vita il maestoso tiglio che domina il piazzale del santuario della Madonna dell’Aiuto, a Segonzano. L’età fu confermata dai tecnici dell’Istituto Agrario provinciale di San Michele all’Adige chiamati (aprile 2012) al capezzale dell’albero che pareva destinato a una rapida one. Potarono la pianta, levarono i rami ormai secchi, diedero istruzioni per prolungarne la vegetazione. Si argomentò che quell’albero aveva superato l’età del santuario stesso, sorto sul onire del XVII secolo proprio accanto al tiglio. L’espansione del culto aveva accompagnato o, più probabilmente, preceduto l’evoluzione del luogo e le trasformazioni da capitello a cappella ono all’ampliamento del 1957-1961 e al recupero dell’intera area da parte di un gruppo di volontari (“Amici del santuario”) nella primavera del 2012. Il paesaggio è cordiale. Dal sagrato si dominano i paesi della sponda destra dell’Avisio (Faver, Valda, Grumes, Grauno e Capriana) e della sinistra della valle (Sover e Piscine di Valqoriana). Sul versante opposto, i villaggi sono sgranati tra il grigio dei campi e il verde dei boschi, con le abitazioni raggruppate come le cellette di un alveare attorno alla provinciale Cembra-Cavalese. Verso nord lo sguardo si perde sulle vette dolomitiche della Val di Fiemme. Il tiglio dalla folta chioma, inserito tra i monumenti vegetali del Trentino, emerge tra i larici e i faggi che fanno da quinta e uno spicchio di cielo che fa da corona. La quota (m. 877) è propizia per il corpo e tonico per lo spirito, tant’è che la parrocchia di Gardolo rilevò (1948) un fabbricato, costruito accanto al santuario (1908) per essere destinato ad albergo e lo trasformò in “colonia alpina”. Da quella struttura sono passate generazioni di “gardolòti”. UN CULTO DI FINE SEICENTO Immagine della Madonna dell’Aiuto venerata nel santuario di Segonzano. Il dipinto fu portato in Val di Cembra dal barone Francesco Ferdinando a Prato, canonico a Passau (1676-1702). a devozione alla Madonna dell’Aiuto, in Val di Cembra ha origini incerte, comunque non documentate. Per lungo tempo si sono confusi alcuni Atti visitali riferiti all’antica chiesa di S. Maria di Piazzo, il villaggio sul fondovalle sede dei baroni a Prato che furono per tre secoli dinasti di Segonzano. Attendibili ipotesi hanno ossato la diffusione del culto alla Madonna dell’Aiuto fra il 1680 e il 1690. Vienna era appena scampata all’assedio dei Turchi (12 settembre 1683) con una vittoria dell’esercito “cristiano” (65 mila uomini contro duecentomila ottomani) che il venerabile Marco da Aviano (16311699) aveva attribuito a Mariahilf, “Maria l’aiuto”, vale a dire “Ausiliatrice dei cristiani”. In ringraziamento per quella vittoria, papa Innocenzo XI (1676-1689) dedicò il 12 settembre al SS. Nome di Maria. In quel medesimo tempo, immagini dell’Ausiliatrice si diffusero pure in tutto il Tirolo italiano: a L’immagine “originale” della Madonna dell’Aiuto, dipinta da Lucas Cranach il vecchio nei primi anni del XVI secolo. È la pala dell’altar maggiore della cattedrale di San Giacomo a Innsbruck. Il dipinto della Madonna dell’Aiuto che si venera nel santuario di Passavia in Baviera. In Tirolo ci sono sessanta tra chiese e cappelle intitolate a Mariahilf. In Trentino Alto Adige sono almeno una decina. Due esempi, fra i tanti, di immagini della Madonna dell’Aiuto. A Rovereto, il quadro (sopra) si trova nella chiesa di San Marco ed è portato in processione la sera del 5 agosto (Madonna della neve) per un voto comunitario del 1705. A Pinzano (a lato) frazione di Montagna (Bolzano) uno degli innumerevoli affreschi di Mariahilf dipinti sulle facciate delle abitazioni in Alto Adige. Rovereto, Nogaredo, Castel Pietra nei pressi di Calliano, a Lodrone di Storo, Fiera di Primiero. A Verla di Giovo, una cappella fu fabbricata nel 1733 e dedicata a S. Antonio e alla Madonna dell’Aiuto. L’immagine è la riproduzione di una pala d’altare che si trova nel santuario di Innstadt, sobborgo di Passau (Baviera), costruito fra il 1624 e il 1627. La pala fu commissionata (1620) dal decano della cattedrale di S. Stefano, Marquardt von Schwendt, a un pittore di nome Pius. A sua volta, costui si era ispirato alla celebre Mariahilf di Lucas Cranach il vecchio (1472-1553) dipinta a Wittemberg nel 1530 (?) e che oggi è la pala dell’altar maggiore nella cattedrale di S. Giacomo a Innsbruck. A Segonzano, la copia della copia fu portata dal barone Ferdinando Francesco a Prato, che fu canonico a Passau dal 1676 al 1702. L’immagine (olio su tela) fu collocata nella curaziale della SS. Trinità. In seguito fu trasferita nel capitello costruito lungo la mulattiera che, ono al principio del XX secolo, collegava Segonzano con Sover verso la Valle di Fiemme. Da qui ebbe origine la leggenda di fondazione, simile a numerose altre oorite sull’arco delle Alpi. Si disse, infatti, che l’immagine era stata trovata nel bosco da un pastore del villaggio. Dalla curaziale, dov’era stato trasferito, il dipinto sarebbe poi scomparso per essere ritrovato nuovamente nel bosco. Un segno inequivocabile, si argomentò, della volontà della Vergine a essere venerata lì e non altrove. Fu costruito un capitello. Presero il via le processioni e la devozione conquistò altri villaggi della valle. L’edicola, infatti, è citata nelle Visite pastorali del 1710, 1749 (“la cappella della B. M. Vergine chiamata dell’Ajuto, non fu visitata perché dal parroco fu detto che non viene celebrata la messa”) e 1767. Nel corso della terza visita si notò che “a quel capitello, posto sulla pubblica via che viene da Sover verso Segonzano, vi si recano molti per devozione e vengono fatte molte elemosine”. In attesa di trovare conveniente impiego con la costruzione di una cappella, il denaro fu dato in prestito a persone del villaggio contro il pagamento di un modesto interesse. Nel 1774 il capitale ammontava a 300 ragnesi. Forte di quelle offerte, il regolano Vigilio Mattevi pensò fosse arrivato il tempo di fabbricare la cappella. Nell’agosto del 1774 presentò una circostanziata domanda all’Ordinario, vale a dire all’ufocio del vescovo e principe Cristoforoo Sizzo de Noris (1763-1776). Scrisse, tra l’altro, il regolano: “A motivo che da qualche moltii anni è cresciuto il concorso al detto capiapitello, ossia capelletta non solo dii noi qui del luogo, ma ancor da molti forastieri a quali tutta questa Sacratissima Immagine ha conferiti diversi singolari beneoci, venendo anche da noi e da qualche popoli circonvicini visitata processionalmente in certi communi premurosi bisogni, saressimo intenzionati di sempre più ingrandire l’onore a detta sacra Immagine bella, bellissima, issima, ozione, con che tirra a sé ogn’affetto di divozione, ridurre il detto luogo ad una competente mpetente decenza per potervi celebrare la S. Messa inn qualche pubblico concorso o privata divozione senza pregiudizio o danno di questa venerabile chiesa hiesa curata, il di cui onore, frequenza e vantaggioo ci sta a cuore”. Acquarello di Fabrizia Rigo Righi LA FESTA DI SETTEMBRE l 15 ottobre del 1774 l’Ordinario consentì laa trasformazione dell’edicola in cappella. I lavoriri furono davvero rapidi. Il 14 settembre dell’anno no seguente il curato, Giorgio Pomarolli da Valterninigo di Giovo (1724-1788), benedì l’altare. La festa sta annuale fu ossata (1808) la prima domenica di settembre dal curato Domenico Ilarione Villotti otti (1773-1851). Poco dopo si mise mano a una prima ma ricostruzione, conclusa nel 1820. Da quell’anno sii cominciò ad attribuire il titolo di santuario alla cappella della Madonna dell’Aiuto. In settembre giungevano devoti dalle valli vicine: da Piné, da Borgo Valsugana, da Fiemme e Fassa e pure dalla Bassa Atesina. In occasione della festa di settembre, l’omelia della messa principale era tenuta da un frate del convento di Cavalese “mentre un numero grandissimo di popolo, che talvolta arrivò alle quattromila persone, se ne stava raccolto attorno all’ediocio”. A quel tempo, infatti, la cappella poteva ospitare circa centocinquanta devoti. folla, prima o poi poi, do doveva Tanta folla ea pur creare qualche problema. Già nel 1832, un dodicenne di Valda, era annegato nell’Avisio mentre stava attraversando il torrente su un’improvvisata passerella. Era diretto al santuario di Segonzano. La disgrazia aveva suscitato clamore e sgomento. Di lì a qualche anno, ben altro clamore sollevò la richiesta del decano di Cembra, Bartolomeo Arvedi (1821-1888), di impedire pubbliche celebrazioni al santuario poiché, scriveva, “vi concorrono forestieri in gran numero, talvolta la gente raccolta in quei boschi arrivò al numero di quattromila per- sone. Di questi forestieri, per le strade malagevoli e alpestri, la maggior parte è composta di gioventù d’ambo i sessi che, desiderosa di sollazzi e di avventure, corre a quella sagra come ad una bella campagnata d’autunno. Cosicché, fatte poche eccezioni pel piccolo numero di gente savia e matura che voglia passare tutto un giorno all’aperto, quel giorno si passa fra amoreggiamenti, canti, birbonate, giochi ed ubriachezze, ed ogni anno onisce in qualche rissa o ferimento, per lo più a cagione di qualche donna da partito, che in due o tre non mancano di comparire anch’esse; poi, verso notte, quella gioventù, per vie solitarie e selve, ritorna a casa sua. Questi disordini sono così noti in questa parrocchia [di Cembra] che quella festa dai buoni cristiani si chiama la “sagra delle malghette”. Dalla Curia si suggerì “che il popolo di Segonzano nella 1a dominica di settembre si porti secondo il praticato processionalmente a quel Santuario e che, verso le ore 10, terminata la messa, ritorni di nuovo in processione al proprio paese. Guardi di ottenere che quando è dato il segno della partenza della processione, vengano fatti partire tutti i venditori di commestibili e di bevande; e che la polizia rimanga sul luogo per qualche tem- po dopo che la processione sarà partita, facendo sgomberare tutta la gente prima di abbandonare quei luoghi”. L’Ordinario diocesano inviò una lettera pure al curato di Segonzano, Ignazio Rampanelli (17931882), avvertendolo che tale festa non era mai stata approvata né poteva essere approvata “per i disordini che continuamente accadono”. Dieci anni dopo il capocomune scrisse una lettera alla Pretura di Cembra per chiedere che “i bettolieri possano tenere aperti i relativi esercizi ono alle ore 13 del pomeriggio”. Se quei di Segonzano (Stedro, Sabion, Teaio, Saletto e Piazzo) erano in grado di tornare a casa dopo la funzione religiosa al santuario, notava il capo-comune, “i forestieri che partono da Pergine, Civezzano, Salorno e da tant’altri paesi di simile distanza per venire a visitare la B. V. dell’Aiuto, arrivano sul luogo quando parte la processione e quindi per essi è assolutamente necessario reoziarsi e riposare”. Nel 1879, rientrate le preoccupazioni per i “disordini”, la sagra della prima domenica di settembre riprese con rinnovato vigore, tanto che si consentì pure il canto dei Vespri. Risale a quell’epoca la presenza stabile di un custode. I CUSTODI “EREMITI” orenzo Vicenzi, detto il “Bepo remit”, rese l’anima a Dio nel giugno del 1972, all’età di 82 anni, dopo aver consumato la parte terminale della sua vita quale custode del santuario. Fu l’ultimo “eremita” a custodia di un santuario in Trentino. Dal 2 settembre 1973 il suo nome è ricordato, assieme a quello di altri solitari, sulla facciata meridionale del santuario. Aveva cominciato Cristano Nardin, nella seconda metà del XIX secolo, a stabilirsi in una casupola accanto alla cappella. Con lui aveva preso il via la serie dei custodi “romiti” di Segonzano, una ogura anomala posto che l’istituto eremitico era stato soppresso settant’anni prima dall’imperatore Giuseppe II (1765-1790). Vigilio Mattevi cominciò a dimorare nei pressi del santuario nel 1884 e restò in quel luogo ono al 1905. Gli subentrò Giovanni Fortarel il quale, prima di morire (1 aprile 1933), dispose così il suo testamento: “Lascio l’anima a Dio, il cuore alla Vergine Santissima madre di Dio, il corpo alla terra. Lascio tutta la mia roba alla chiesetta qui della Madonna”. Nell’ultimo ventennio del XIX secolo si pensò a una ristrutturazione della cappella. Dagli Stati Uniti, infatti, erano arrivate cospicue offerte di emigrati da Segonzano e di altri paesi della Valle. Prima della partenza oltre Oceano, molti di loro avevano afodato ansie e preoccupazioni proprio alla Madonna dell’Aiuto. I giovanotti, che erano approdati nelle miniere d’oro e di carbone del Colorado e della Pennsylvania, con i primi guadagni avevano pensato anche al santuario del loro paese d’origine. I lavori, predisposti dal curato, Leonardo Franch (1840-1893), prevedevano una spesa di 400 oorini. Fu alzato il tetto, sormontato il sofotto con la volta ad arco, fu aggiunto il presbiterio e ampliata la sagrestia. La cappella si accingeva insomma a diventare una chiesa, sia pure di modeste dimensioni. Nel 1909 fu decorata la volta con tre medaglioni (costo: 200 corone), opera del pittore mantovano Agostino Aldi (1860-1939). Fu realizzato l’altare con marmi pregiati (1910) e una spesa di quattro- mila corone offerte da Domenico Fortarel, detto “marcant”, da Stedro di Segonzano. Alla one di quell’anno giunse in visita al santuario il vescovo Celestino Endrici (1904-1940). Il campanile fu costruito nel 1926. L’ultimo, deonitivo ampliamento cominciò nel 1956 per iniziativa del parroco Eliseo Zorzi da Ziano di Fiemme (1913-1981). Su progetto dell’arch. Ezio Miorelli, alla primitiva costruzione furono annessi transetto e presbiterio. Nei due altari laterali furono collocate le statue lignee di S. Giuseppe e di S. Giovanni Gualberto, patrono dei boscaioli, opera dello scultore Fiorenzo Bazzanella da Sover. Dello stesso, pure il croceosso posto sopra l’arco del presbiterio. In anni recenti vi furono aggiunti, ai lati, gli altorilievi lignei della Madonna e di S. Giovanni, scolpiti dall’artista Egidio Petri da Segonzano (2009). Nella parte alta della nuova struttura furono aperte quattordici onestre. Le vetrate policrome furono eseguite su disegno della pittrice trentina Cesarina Seppi (1919-2006). Le porte di noce e l’altare di legno, rivolto verso la navata, uscite dalla falegnameria di Ferdinando Zancanella & ogli, da Segonzano. I lavori di ampliamento del santuario, costati diciannove milioni di lire, furono conclusi nel 1961. Domenica 9 luglio 1961 e dopo un triduo di orazioni, nei boschi attorno al santuario si snodò una processione con il dipinto originale dell’Ausiliatrice e l’intervento del vescovo ausiliare di Trento Oreste Rauzi (dal 1939 al 1973 fu ausiliare di tre Arcivescovi). Il terremoto del 6 maggio 1976, che devastò il Friuli, causò danni notevoli anche alla chiesa della SS. Trinità a Segonzano. Il santuario della Madonna dell’Aiuto fu utilizzato, per dieci mesi, in sostituzione della parrocchiale. Ogni anno, il 1° maggio, arrivano al santuario di Segonzano i devoti da Brusago di Piné per un impegno sottoscritto da quella comunità. Il 24 maggio, festa dell’Ausiliatrice, la comunità di Segonzano raggiunge il santuario per lo scioglimento di un voto contratto il 21 settembre 1855 mentre divampava il colera. Quell’anno, i morti per l’epidemia furono più di ottanta su una popolazione di 1.607 anime. La prima domenica di settembre, “sagra” della Madonna dell’Aiuto, si danno appuntamento devoti da tutta la valle di Cembra e dalle valli limitrofe (Mocheni, Piné e Fiemme). Lavori di ampliamento (1957-1961) e di sistemazione dell’area circostante il Santuario (primavera del 2012). A destra: inaugurazione della sala degli ex voto SANTUARIO IN TERRA DI MISSIONE al 1972, l’Ausiliatrice venerata in val di Cembra ha una oliazione a La Paz, nella Bassa California messicana. Il santuario gemello fu fabbricato da un missionario di Segonzano, Luigi Ruggera, comboniano, il quale portò oltre Oceano il dipinto della Madonna, eseguito nel 1944 per un gonfalone della parrocchiale. P. Ruggera morì a 78 anni, a La Paz (Bassa California) travolto da una vettura il 14 febbraio 1999 mentre, alla guida di uno scooter, stava andando a celebrare la messa. Altre immagini della Madonna dell’Aiuto hanno preso la via dell’Africa, segnatamente del Sudan e del Mozambico, portate pure lì da missionari segonzanesi. Quarantadue ex voto (tra questi dodici cuori d’argento), testimoniano il ringraziamento e la devozione delle persone semplici. Angelo Pedergnana, della Regnana di Piné, scampato a un infortunio che poteva avere conseguenze mortali (2 maggio 1991), commissionò una tavola di legno all’intagliatore Bruno Groff. Un minatore “per grazia ricevuta in America il 21 novembre 1927” lasciò una pittura artigianale. Cinque viaggiatori, usciti di strada con una vettura nel 1935, portarono l’ex voto con la scritta “Maria SS. ci ha salvati”. Ma gli ex voto più preziosi, dipinti su tavole di legno nei secoli XVIII° e XIX°, sono in gran parte scomparsi dalle pareti del corridoio che immette in sagrestia e che è stato ripulito e tinteggiato dai volontari del gruppo “Amici del Santuario” nella primavera del 2012. Gli ex voto più belli, poco più di una dozzina, hanno preso la via di San Michele all’Adige, collocati nel “Museo degli usi e costumi della gente trentina”. Un dipinto - olio su tela applicato a supporto ligneo - rafogurante una donna a letto e, sullo sfondo, la Madonna dell’Aiuto, si trova presso il museo diocesano a Trento. S’ipotizza la provenienza dal santuario di Segonzano anche se in proposito non c’è alcuna indicazione. LA LEGGENDA DI S. PAOLO Nel 1950, per celebrare l’Anno Santo indetto da papa Pio XII (1939-1958), lungo la strada di accesso al santuario furono collocati quattordici capitelli della Via Crucis. Quello della VIIa stazione sorge accanto a un tratto di roccia afoorante dal bosco. Su quella parete sono scolpite una mano e una coppella. È detta “el croz de S. Paolo”. Ai ragazzi si raccontava la fola che Paolo di Tarso, cercando di sfuggire al demonio il quale non gradiva la sua conversione, era capitato da quelle parti. Per cercare di mettere il vuoto della valle tra sé e l’inseguitore, posta la mano sulla roccia, S. Paolo aveva spiccato un salto verso l’altra sponda. Nel villaggio di Valda, infatti, la parrocchiale è dedicata proprio alla “Conversione di S. Paolo”. Anche il diavolo avrebbe tentato il salto facendo leva con lo zoccolo sulla roccia (i diavoli hanno sempre gli zoccoli, come i caproni), ma sarebbe miseramente precipitato nella gola del “prà del Tòr”. Leggenda devota, naturalmente. Tuttavia ancor oggi i ragazzi che passano accanto al “croz de S. Paolo” toccano la mano impressa nella pietra e si segnano la fronte. Poi sputano nella coppella, lasciata, si crede, dallo zoccolo del demonio. LE VETRATE DI CESARINA SEPPI esarina Seppi morì a one 2006 all’età di 87 anni. Era nata a Trento il 20 maggio 1919. Si era diplomata a vent’anni presso il liceo artistico di Venezia. Nella città lagunare frequentò l’accademia delle Belle Arti e conseguì il diploma nel 1942. È nota, in particolare, per i mosaici con i quali, nel 1949-1950, decorò l’atrio della stazione ferroviaria di Trento e per altre opere della maturità (il “Totem solare” di Palazzo Trentini e il “Fiore lunare” di piazza Cesare Battisti a Trento). Meno conosciute sono le quattordici vetrate policrome che l’artista trentina realizzò per il santuario della Madonna dell’Aiuto a Segonzano fra il 1958 e il 1959. A illuminare questo cono d’ombra ha pensato l’amministrazione comunale di Segonzano che ha afodato al prof. Elio Antonelli e all’artista cembrano Marco Arman l’elaborazione dei testi per una pubblicazione edita nel 2013. “Cesarina Seppi al santuario della Madonna dell’Aiuto” illustra le quattordici vetrate eseguite dalla pittrice e mosaicista trentina. È anche l’occasione per precisare la genesi e lo sviluppo del santuario della Val di Cembra. L’opuscolo pubblicato dal comune di Segonzano approfondisce, in particolare, la ogura di Cesarina Seppi (per la penna di Marco Arman) e le sue opere (testi di Elio Antonelli) con le onestre e i segni della Passione, le “Laudi alla Madonna” (sei vetrate) e le due vetrate con San Giuseppe e San Giovanni Gualberto. Per i fruitori del web nel 2013 è stato attivato un sito internet: www.santuariosegonzano.it NEL 2012 RIEVOCATA LA PROCESSIONE DEL 1961 conclusione dei lavori di ampliamento del santuario (1961), il quadro votivo della Madonna dell’Aiuto fu levato dall’altare e portato in precessione, così come avveniva, un tempo, in presenza di gravi calamità pubbliche. A ferragosto 2012, anche per celebrare la conclusione dei lavori di ripristino dell’area circostante il santuario della Val di Cembra, il quadro-pala d’altare fu levato e portato nella parrocchiale a Stedro di Segonzano. Mercoledì 15 agosto, festa dell’Assunta, il quadro fu riportato in processione al santuario. Riproposizione, tre secoli dopo, della leggenda di fondazione del santuario. Si raccontava, infatti, che il dipinto era stato trovato da un boscaiolo, appeso a un albero e che l’uomo lo aveva trasferito nella curaziale. Dalla chiesa della Trinità, il quadro era misteriosamente scomparso per riapparire, qualche giorno più tardi, nel luogo primitivo. La leggenda serviva per “giustiocare” la costruzione della cappella lontano dall’abitato. IMMAGINE VENERATA IN AUSTRIA E BAVIERA a Madonna dell’Aiuto (o “delle grazie” com’è indicata nella pubblicistica austriaca) è un’immagine molto venerata nel mondo austriaco e bavarese. La tavola (olio su faggio, 85 x 60 cm.) dipinta da Lucas Cranach il vecchio attorno al 1530, appartenne alla collezione del Principe elettore di Dresda. Nel 1611, il principe sassone Giovanni Giorgio I la regalò a Leopoldo V il quale la portò a Passau (Baviera) dove era principe vescovo (1598-1625). Nel 1625, per ragioni dinastiche, Leopoldo V lasciò gli ordini sacri e sposò Claudia de Medici dalla quale ebbe cinque ogli. Arciduca d’Austria, alla morte di Massimiliano III divenne anche conte del Tirolo. Si spostò a Innsbruck seguito dal dipinto di Mariahilf. Nel 1650 la celebre tavola di Cranach fu donata alla parrocchiale di San Giacomo a Innsbruck. Ricostruita nel 1717-1720 in perfetto stile barocco, la chiesa fu gravemente danneggiata da un Il santuario di Passau (Baviera), sulla collina di Mariahilf bombardamento anglo-americano il 16 dicembre 1944. Seguirono i restauri (1946-1950). Nel 1964 la parrocchiale di S. Giacomo fu elevata a cattedrale della diocesi di Innsbruck. Restaurato nel 1973, il Duomo fu sottoposto a un ultimo, radicale, intervento tra il 1991 e il 1993. I lavori eliminarono i segni del bombardamento del 1944. L’immagine di Mariahilf, pala dell’altare maggiore, è incastonata in un dipinto che fa da cornice, opera di Josef Schöpf. Nei giorni festivi, alla cornice è sovrapposto un trionfo di angeli d’argento e raggi dorati, opera dell’artigianato tardo barocco. L’Inn, il oume che scorre poco distante dalla cattedrale, unisce idealmente questo santuario con l’altro polo della devozione mariana, Passau (Passavia) nella Baviera orientale, sulla linea di conone fra Austria, Baviera e Slovacchia. Il santuario, che ospita la copia di Mariahilf dipinta da un artista di nome Pius, è su una collina alla conquenza dell’Inn nel Danubio. Quando Leopoldo V d’Austria portò il dipinto a Passau (dove era principe vescovo) il decano del duomo di Passavia, Marquard barone Schwendi, fece eseguire due copie di quell’immagine. Una la collocò nella cappella di legno che aveva alleL’interno del santuario con l’altare barocco (1719) stito nel suo giardino ai piedi della collina, in riva all’Inn. Nel 1622 il decano spostò tale cappella sulla cima del colle, dove, più tardi, fece costruire una chiesa (1627). In seguito alla liberazione di Vienna dall’assedio dei turchi (1683), il fabbricato divenne un rinomato santuario dell’Europa centrale e sud-orientale La sconotta degli Ottomani, infatti, fu attribuita dal frate Marco da Aviano all’intercessione di Mariahilf. I numerosi pellegrini che visitano il santuario raggiungono la chiesa, risalendo la scalinata coperta (321 gradini) che, dalla riva destra dell’Inn, si ar- rampica sulla collina. Le pareti dell’erta galleria sono coperte di tavole votive. Gli ex voto più interessanti sono costituiti dalle armi abbandonate dai Turchi durante la liberazione di Vienna (1683) da parte dell’esercito imperiale. Afodato per alcuni secoli ai frati Cappuccini, dal 2002 il santuario è retto dai preti Paolini della Polonia. A sinistra: il santuario di Mariahilf, a Passau, sulla collina in riva destra dell’Inn. Sotto: Il Duomo di Passau sull’isola formata dalla confluenza dell’Inn nel Danubio. Possiede l’organo per Cattedrale più grande del mondo: 17.774 canne, 223 registri e cinque tastiere. I CORI DELLA VALLE D’ESTATE AL SANTUARIO e domeniche dei mesi di luglio e di agosto 2012, al santuario della Madonna dell’Aiuto, a Segonzano, i cori della Val di Cembra hanno accompagnato la celebrazione della messa delle 11. Vi hanno partecipato: il coro “La Valle” di Sover; il coro “S. Biagio” di Albiano; il coro “Piramidi” di Segonzano; i coristi del “Castion” di Faver e il gruppo vocale “Voci del vento” di Giovo. La manifestazione fu promossa dal gruppo “amici del santuario Madonna dell’Aiuto” di Segonzano. Sollecitati dal parroco p. Raimondo Mercieca, nella primavera del 2012 gli “amici” avevano preso in mano la gestione del santuario e del vicino luogo di ristoro. In precedenza avevano compiuto lavori di bonioca dell’area circostante il santuario ed era stato messo in sicurezza un locale adiacente il vecchio fabbricato che fu romitorio e foresteria per qualche pellegrino. La scelta di una gestione comunitaria del santuario si è dimostrata vincente tant’è che il gruppo degli “amici” ha assicurato la propria collaborazione anche per gli anni seguenti. Il coro “Piramidi” di Segonzano Per ulteriori approfondimenti si segnalano alcune opere: E. ANTONELLI, Segonzano e Sevignano in valle di Cembra, Saturnia 1982. E. ANTONELLI, Il santuario della Madonna dell’Aiuto, [a cura della parrocchia di Segonzano], Artigianelli 1985. E. ANTONELLI, Cesarina Seppi al santuario della Madonna dell’Aiuto, Comune di Segonzano, 2012. G. BELLI, Ex voto, tavolette votive nel Trentino, Temi 1981. A. FOLGHERAITER, I Custodi del Silenzio, la storia degli eremiti del Trentino (2 vol.), Curcu & Genovese, Trento 1996-1997. A. FOLGHERAITER, I sentieri dell’Inonito, la storia dei santuari del Trentino-Alto Adige, Curcu & Genovese, Trento 1999-2001. Cavalese SANTUARIO MADONNA DELL’AIUTO Bolzano - Brennero SEGONZANO Faver Cembra A22 Interporto Trento nord Lavis Lases Albiano Fornace Gardolo A22 Trento centro Civezzano Pergine Valsugana TRENTO Venezia Verona - Milano Per informazioni: Parrocchia di Segonzano 0461 686115 Padre Raymondo Mercieca 347 7309872 [email protected] - www.santuariosegonzano.it Santa Maria, aiuto dei cristiani, fa che nelle prove della vita ti sentiamo vicina come soccorritrice e madre. Aiutaci ad affrontare il buon combattimento nella fede afonché, saldamente ancorati all’insegnamento degli Apostoli, procediamo sicuri tra le tempeste del mondo, ono a raggiungere la perfetta gioia nella patria celeste. Testi di Alberto Folgheraiter - Immagini di Gianni Zotta - Grafica e immagine di copertina: Media.22