Questo spazio informativo, è stato prodotto grazie all’impegno ed alla volontà di tante lavoratrici e lavoratori, collaborando con diverse modalità alla sua realizzazione, in maniera anonima o palese. Per questo numero, desideriamo ringraziare: Scauta Barbara Sacco Monica Rapillo Luigi Petrucci Domenico Parisi Valentina Musto Antonio Murolo Davide Lombardo Marzia Gnolo Giancarlo Di Maio Giovanni Cusano Veronica Cordova Vincenzo Conte Paola Cavaliere Vincenzo Canfora Massimo Balzamo Luigi Autiero Flavia Progetto grafico a cura di : Fortunato Vincenzo Se hai proposte, suggerimenti, voglia di collaborare (anche in maniera anonima), critiche, scrivi ad: [email protected] oppure trovaci su FACEBOOK Appunti di democrazia Anno 0 n° 4 - Aprile 2011 Perché la salute non è monetizzabile Buono a sapersi Sommario In questo numero ... L’Editoriale - Le battaglie non si perdono, si vincono sempre Mal d’Africa Abile diversamente In seduta stante 12 buone ragione per scioperare il 6 maggio Il Rappresentante Sindacale Unitario Per una giusta causa, per rendere concreta la solidarietà I contributi figurativi sono accreditati ? Quando andremo in pensione ? Il lavoro non è una merce Altro che morti bianche, spesso sono omicidi Malattia prolungata Crisi nelle TLC L’editoriale pag. 1 pag. 2 pag. 2 pag. 2 pag. 3 pag. 3 pag. 5 pag. 6 pag. 6 pag. 7 pag. 7 pag. 8 pag. 8 A cura di Gino Balzamo :: Le battaglie non si perdono, si vincono sempre Questa frase di E. Guevara mi rimbomba nella mente: penso a tutte quelle persone che davanti alle difficoltà, davanti al mondo che apparentemente non cambiava, non si sono arrese, né adeguate. Spesso riteniamo che le battaglie che portiamo avanti debbano dare dei frutti immediatamente, dimenticando che ci sono istanze che non hanno mai fine, che vanno difese oltre che estese. Penso a coloro che lottarono contro i fascisti, a quanti sono morti anni prima che il fascismo capitolasse; ricordo quante operaie ed operai sono morti sul lavoro, hanno subito fame, vessazioni, umiliazioni prima di poter giungere allo Statuto dei lavoratori o più semplicemente ottenuto un diritto. Nessuno di loro aveva certezza che ce l’avrebbe fatta, che la loro idea si sarebbe concretizzata eppure non hanno esitato, non hanno lesinato alcuna energia per rendere concreta la loro volontà, mossi da una visione della società che andava ben oltre “l’immediato” o “il subito”. Le battaglie non si perdono, si vincono sempre …… si è così, anche quando il padrone mi vuole convincere che tanto nulla cambierà, che abbiamo già perso, che se vuole ci toglierà quel diritto, che ci potrà esternalizzare e noi non potremo fare nulla se non piegare la testa o magari elemosinare una migliore collocazione, un occhio di riguardo o peggio svendere i nostri diritti. Una volta si diceva che i diritti fossero insindacabili, irrinunciabili e non contrattabili; in molti, proprio tra i lavoratori, tra i cittadini, si sono abituati all’idea che invece possiamo svenderli, svendendo finanche noi stessi, mercificando il nostro corpo e soprattutto la nostra anima. NON E’ COSI’ e NON CONSENTIRO’ a NESSUNO di trattarmi come un numero, una matricola, una pezza. Penso ad una frase tratta dal film “Baaria” nel quale il padrone ripete in siculo “Tutto cambia, nulla cambia” ed invece il mondo cambia se lo vogliamo e soprattutto se riusciamo a portare avanti tra successo e sconfitte, tra passioni sociali ed umane, l’idea di una società migliore, più equa, più giusta. Una battaglia che non avrà mai fine ed alla quale non possiamo far mancare il nostro contributo, la nostra dedizione. Solo così le battaglie non si perdono ma si vincono sempre perché, a prescindere dall’esito immediato, abbiamo vinto per il solo fatto di non aver piegato la testa, sostenendo un’idea di libertà, di uguaglianza, di diritti. “La rassegnazione è un suicidio quotidiano” (Honoré de Balzac) -1- A cura di Davide Murolo :: Malattia prolungata Nel caso di assenza per malattia al lavoratore assunto a tempo indeterminato sarà conservato il posto di lavoro per i periodi di tempo e con la retribuzione sotto specificati: - 180 giorni di calendario ad intera retribuzione; - 185 giorni di calendario al 50% della retribuzione. Qualora i suddetti periodi di conservazione vengano superati a causa di un evento morboso continuativo caratterizzato da assenza ininterrotta, o interrotta da un’unica ripresa del lavoro per un periodo non superiore a due mesi, il periodo di conservazione del posto ed il relativo trattamento retributivo sono prolungati sino ad un massimo di ulteriori 120 giorni di calendario. In ogni caso ove si verifichino più assenze per malattia o infortunio non sul lavoro, i trattamenti si intendono riferiti alle assenze complessivamente verificatesi nel periodo di tre anni precedente ogni nuovo ultimo episodio morboso. Nei suddetti periodi l’anzianità decorre ad ogni effetto. Il FSW può intervenire nell'ambito della gestione straordinaria, secondo il disposto dell'art. 9 del Regolamento, quando vi è la cessazione totale della corresponsione della retribuzione e, in via eccezionale, , quando vi è una parziale riduzione della retribuzione stessa. Il FSW interverrà comunque, in una misura che non potrà eccedere complessivamente l'85% della normale retribuzione mensile lorda, per i casi di quei dipendenti che siano sottoposti a trattamento di emodialisi, o affetti da morbo di Cooley o da neoplasie, nonché per le situazioni che per prospettive prognostiche siano assimilabili a quelle precedentemente indicate nel presente capoverso, sia nel caso di cessazione totale della corresponsione della retribuzione che nel caso di parziale riduzione della retribuzione stessa. Nei casi di episodi morbosi significativi il FSW potrà integrare quanto il lavoratore ha percepito mensilmente in base al disposto contrattuale, fino al raggiungimento del 75% della sua normale retribuzione mensile lorda. Per poter usufruire dell'intervento il dipendente deve farne espressa richiesta, facendo pervenire al FSW la documentazione, anche sanitaria, necessaria alla valutazione del caso. Crisi nelle TLC A cura di Gino Balzamo La vicenda Vodafone, ovvero la volontà aziendale di esternalizzare le attività lavorative dei tecnici è l’ennesimo segnale che la crisi, purtroppo già palesata in tantissimi settori della nostra società senza che siano state poste le basi per uno sviluppo prossimo, oramai attanaglia anche un settore, quello delle TLC, che aveva subito meno gli effetti nefasti del mercato creato ed alimentato dalle banche e dalle loro speculazioni. Sia ben chiaro che segnali di debolezza erano già stati registrati in passato o recentemente (H3G, Eutelia, Alicos, Teleperformance) ma dopo gli esuberi in Telecom e qualche cessione di call center (proprio Vodafone e Wind), ecco il primo strappo di una grossa società, che pur senza il “vento il poppa ” certamente non è in crisi economica. Questo scenario, parzialissimo in questa breve analisi, è supportato anche dalle volute disattenzioni del Governo, che non solo ha eliminato o sminuito norme che dessero stabilità ai precari (tipico dei call center) ma non ha nemmeno sistemato, prospettato, progettato il futuro della rete, creando di fatto una separazione tra gli detiene la rete fisica (Telecom ed in parte Fastweb) e soprattutto gli OLO (Infostrada, Vodafone, ecc), una separazione operata dal mercato senza regole e dunque a danno dei più deboli, ovvero chi lavora. Ed ovviamente la divisione tra le diverse sigle sindacali, abilmente superata nel 2010 relativamente al rinnovo del contratto 2009-2011, non fa precludere a nulla di buono. C’è la volontà di isolare la SLC-CGIL dal rinnovo del contratto, prevedendo nello stesso deroghe e condizioni davvero capestro e quindi schiacciare a stessa SLC-CGIL tra due fuochi ovvero l’accettazione di norme palesemente contrarie agli interessi dei lavoratori oppure l’isolamento e quindi la mancata rappresentanza di tantissime lavoratrici e lavoratori. Dunque lo scenario è complicato, delicato e si sviluppa su più fronti che s’interscambiano. La sensazione è che senza una presa di coscienza forte da parte di chi lavora e produce, finiremo per essere schiacciati da mere scelte opportunistiche ed economiche. 8 ---10 Il lavoro non è una merce Mal d’Africa A cura di Gigi Rapillo A cura di Valentina Parisi La flessibilità è figlia primogenita della globalizzazione, ma cosa intendiamo per flessibilità? Si usa definire flessibili quei lavori che richiedono alla persona di adattare ripetutamente l'organizzazione della propria esistenza. Per comodità è corretto parlare di 2 tipi di flessibilità: quella dell'occupazione e quella della prestazione. La prima consiste nella possibilità da parte dell'azienda di far variare la forza lavoro in base al ciclo produttivo e spesso essa si concretizza in tutti quei contratti atipici che sono previsti dal diritto del lavoro. Per flessibilità delle prestazioni per contro si riferisce l'eventuale modulazione da parte dell'impresa di vari parametri, dai salari, agli orari slittanti, ogni tot lavorare il sabato o la domenica e bla bla. Le improvvise variazioni di ritmo di luogo di lavoro servono a far fronte alle "disfunzioni" dei cicli produttivi.. Ma a che serve questa flessibilità??a ridurre il costo diretto o indiretto del lavoro in quanto nessun componente , nessun ausilio deve giungere nel punto fisico in cui deve venir lavorato montato o fornito solo nel preciso momento in cui esso deve essere utilizzato e quindi si produce solo su domanda, la quale può crescere o diminuire in base al periodo e quindi al ciclo produttivo (esempio la produzione di gelati!) Le imprese possono modificare di loro iniziativa orari, retribuzioni assumere licenziare senza vincoli rappresentati dal diritto del lavoro., i lavori flessibili sono una forma di erosione (IN ITALIA) a quello che è il diritto al lavoro. Il lavoro o la prestazione è considerata una merce di scambio , ma vengono lese la dignità , le competenze professionali, la progettualità..non esiste più possibilità per chi è oggetto di contratti atipici la di creare i fare voli pindarici senza rete di protezione,si parla di ammortizzatori sociali nel momento in cui un individuo che ha scambiato “la merce lavoro” si trova per periodi medio lunghi senza lavori..certo perché qua in Italia funzionano!! Gli orologi della storia del lavoro sono tornati all’indietro Ora mi chiedo dove dobbiamo arrivare, la precarietà oggettiva o soggettiva è sinonimo di insicurezza che diviene insicurezza di vita generata dal fatto che il lavoro, e con essa il reddito è revocabile a discrezione del soggetto …bah Una proposta semplice, immediata ed efficace è quella di pagare maggiormente i lavoratori che non hanno un contratto a tempo indeterminato, incentivando la loro formazione continua . Non per barattare precarietà con soldi, sia ben chiaro ma che il ricorso a tali istituti non siano solo un vantaggio per le aziende. Non abbiamo fatto in tempo ad evidenziare che il numero di morti ed infortuni fosse in calo ed ecco la doccia gelata. Prima di snocciolare dati e cifre, il pensiero va alle vittime della Thyssen ed alla condanna dell’A.D. a 16 anni per non aver coscienziosamente posto in sicurezza la fabbrica. Ciò non restituirà alle famiglie i loro cari, ma rende meno amara la loro privazione e soprattutto le morti bianche non sono più tali, ma spesso sono veri e propri omicidi di chi per risparmiare espone la nostra vita a pericolo. Aumentano nuovamente, nei primi tre mesi dell'anno, le morti sul lavoro. Sono infatti 114 i decessi sul lavoro da gennaio a marzo, contro i 91 del primo trimestre 2010. Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte sono le regioni con più decessi. In rapporto al numero di occupati, invece, ad indossare la maglia nera è sempre la Valle D’Aosta. Milano la provincia maggiormente colpita, seguita da Torino, Catania, Bologna e Napoli. Nel settore agricolo si è verificato il 35,1% delle morti bianche, seguito da quello delle costruzioni (21,9 % delle vittime). La fascia d’età maggiormente a rischio è invece quella che va dai 40 ai 49 anni con 29 vittime (25,7 % del totale). Dalla ricerca poi emerge che le morti bianche non conoscono spazi vuoti neppure nel fine settimana perché tra venerdì e domenica viene accertato circa il 30% delle tragedie. Significativo il dato relativo a come avvengono gli incidenti mortali: il 28,1% sono causati dalla caduta di persone, mentre il 25,4% sono prodotti dallo schiacciamento conseguente ad oggetti caduti dall'alto. Non arrendiamoci. Ogni morto sul lavoro è una ferita indimenticabile. - 7- Purtroppo è proprio così e dopo i moti rivoluzionari in Tunisia ed Egitto è ora il momento della Libia , anche se il reggente qui è molto più ostico dei suoi colleghi … E allora interiene la forza internazionale, capeggiata da Francesi e Inglesi oltre che ai soliti esportatori di democrazia quali gli Americani, e per fortuna che lo fanno a fin di bene e solo per salvaguardare i civili altrimenti ci sarebbe da interrogarsi perché in Libia si e in altre parti del mondo no, vedi Ruanda e Somalia. La situazione è ingarbugliata , certo non possiamo lasciare i civili inermi e alla merce di Gheddafi, però è anche vero che un popolo deve meritarsi la propria libertà , questo a parer mio deve valere oggi come sarebbe dovuto valere in passato (ogni riferimento è puramente casuale) e ancor di più per il futuro, se non avviene si corre il rischio di finire dalla padella alla brace nel senso che se un popolo non è capace di conquistarsi la propria liberta tantomeno una volta che questa gli viene regalata sarà capace di gestirla. Come potete notare non ho impostato il discorso sul petrolio, sarebbe fin troppo facile giustificare l’intervento in Libia con gli interessi petroliferi, probabilmente ce ne sono di diversi e variegati, dal gas al turismo e al controllo sul Mediterraneo, quindi ritengo in questa fase inutile fossilizzarsi su argomenti noti ai più “ma non avevamo un trattato con la Libia?” La forma del verbo in questo caso è corretta”avevamo” , quindi l’Italia non avrebbe dovuto partecipare agli attacchi? Ecco questo è uno dei problemi legati alla gestione della propria libertà al quale facevo riferimento in precedenza, se mi liberi ma in cambio non ho più una mia dignità , non ho più la possibilità decisionale , non ho una mia identità di stato , allora che libertà ho? Forse quella di acquistare TV, auto, elettrodomestici o molto più facilmente di entrare a far parte del mondo capitalista, facendolo accrescere, ho sentore che questo sia anche il futuro dei popoli freschi liberi. Oltre la beffa di aver stipulato un accordo con uno dei peggiori dittatori del secolo scorso , baciandogli anche le mani, ora ci si trova perfino a non rispettare quell’accordo passando noi dalla parte dei non leali, ecco il danno. Non ci resta che aspettare e vedere come va a finire come semplici spettatori che offrono ospitalità a chi parte per la guerra e a chi fugge dalla guerra, quest’ultima azione molto più meritevole di rispetto e lo sarebbe ancora di più se non avessi il dubbio che si cercasse di scroccare soldi alla comunità europea per la gestione del transito di queste povere anime. In seduta stante ABILE diversamente A cura di Marzia Lombardo A cura di Venus Un piccolo spazio da utilizzare per focalizzare grande attenzione su una questione che da undici anni (anni lavorativi in Wind) si insinua nell'animo di chi suo malgrado da sempre e' -DIVERSAMENTE ABILELa mia non vuole essere una polemica ma una riflessione ad ampio raggio rivolta a chi giorno per giorno ci da' la certezza di appartenere ad una realtà lavorativa all'avanguardia e ci da la certezza di una vita migliore In caso di pericolo per chi come me appartiene alla categoria di DIVERSAMENTE ABILI con difficoltà DEAMBULATORIE quali sono le primarie vie di fuga? Scale ed ascensori sono la prima cosa da evitare eppure nella realtà lavorativa del call center (2 piano) sembra non ci siano alternative. Ci sono punti di raccolta, uscite di sicurezza con scale, ma tutto per chi e' diversamente abile SEMBRA ESSERE irraggiungibile e impraticabile. Con forte voce pongo questo interrogativo a chi può far qualcosa perché 'il mio grido sia il grido di tutti e ne scuota le coscienze affinché la nostra categoria protetta non sia categoria DISABILE ma ABILE IN MODO DIVERSO La mia non vuole essere una polemica ma solo una costatazione visti gli innumerevoli commenti che i colleghi hanno fatto. L'azienda ha finalmente provveduto di recente alla sostituzione di monitor e sedie ormai considerate obsolete e sgangherate. Proprio in merito a queste ultime, le sedie, si sono sollevate numerose critiche relative all'igiene ed alla comodità. Per quanto riguarda la comodità può ritenersi anche un dato soggettivo ed imputabile magari al fatto che essendo nuove non hanno ancora "fatto la faccia", ma la cosa che più non è andata giù alle persone è che tali sedie sono rivestite di un materiale che attira notevolmente polvere sudore capelli e quant'altro.. direi decisamente poco igieniche!!! Credo sia opportuno da parte dell'azienda fornire delle coperture o in plastica oppure di un qualsiasi materiale che potrebbe essere lavato periodicamente. In alternativa consiglierei ad ogni collega di munirsi di una copertura personale in maniera da preservare se stessi e gli altri. -2- 12 buone ragioni per scioperare il 6 maggio Il Rappresentante Sindacale Unitario A cura della redazione A cura di Gianni Rago Rifinanziare adeguatamente il Servizio sanitario, il Fondo per le politiche sociali, il Fondo per la non autosufficienza Definire un piano nazionale contro la povertà e l'esclusione sociale 6. Per un adeguato livello delle pensioni e del benessere oltre il lavoro Meccanismi di rivalutazione delle pensioni, riconoscere la 14^ Garantire alle future generazioni un reddito da pensione adeguato Ripristinare la flessibilità dell'età pensionabile 7. Per i giovani e per il futuro Avviare interventi straordinari per creare occupazione, sradicare la precarietà Costruire un sistema di welfare che dia ai giovani autonomia dalla famiglia 8. Per le donne, una battaglia per la dignità Introdurre incentivi fiscali all'occupazione Garantire la tutela concreta della maternità, introdurre il congedo obbligatorio di paternità Una legge che impedisca il licenziamento "preventivo" come le dimissioni in bianco 9. Per il lavoro pubblico Rinnovo dei contratti nazionali e dei contratti integrativi contro ogni accordo separato Immediato rinnovo delle RSU Blocco dei licenziamenti dei precari e definizione di un piano occupazionale 10. Per un a politica di accoglienza e cittadinanza attiva dei migranti Regolarizzare i lavoratori immigrati per sconfiggere la piaga del lavoro nero Fornire i livelli essenziali di welfare Regolare i diritti di cittadinanza per superare le discriminazioni a partire dal diritto di voto 11. Per un federalismo solidale ed efficace a livello regionale e comunale Definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali affinché il federalismo non divida ulteriormente il Paese Garantire agli Enti Locali le risorse per i diritti sociali, il welfare e l'equità della tassazione Promuovere l'integrazione socio-sanitaria investendo nei servizi territoriali e nella riqualificazione della rete ospedaliera 12. Per più democrazia nei luoghi di lavoro Eleggere ed estendere le RSU in tutti i settori privati Misurare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali sulla base degli iscritti e dei voti ricevuti nelle elezioni delle RSU. Garantire ai lavoratori la possibilità di esprimere un voto vincolante sugli indirizzi e sugli esiti contrattuali La RSU, per me rappresenta il generoso impegno di tanti uomini e tante donne, che ad una progressiva esperienza contrattuale che sono andati maturando hanno affiancato la non facile "arte" del sapersi rapportare con gli altri lavoratori e che credono che la contrattazione rappresenta uno strumento fondamentale per garantire i diritti fondamentali ed imprescindibili di lavoratrici e lavoratori, per assicurare la trasparenza nelle scelte nelle difficoltà. I settori della conoscenza, pubblici e privati, si fermeranno per l'intera giornata. Uno sciopero generale a sostegno di proposte concrete per il lavoro e per il paese 1. Per uscire dalla crisi ed avviare la crescita difendere il lavoro con un sistema di ammortizzatori sociali che copra tutti coloro che lo hanno perso, per promuovere "buona" occupazione e nuove occasioni di impiego; potenziare l'economia italiana, mediante investimenti, spesa in opere pubbliche, innovazione e ricerca, controllo sui prezzi, qualificazione della Pubblica Amministrazione. 2. Per difendere i redditi Un fisco più giusto, attraverso una vera lotta all'evasione (che ogni anno sottrae circa 3.000 euro ad ogni contribuente onesto) Un fisco più leggero per le famiglie di lavoratori e pensionati che porti mediamente 100 euro in più ogni mese Un fisco più pesante su transazioni speculative, rendite e grandi ricchezze 3. Per una nuova politica industriale e per rilanciare gli investimenti Riordino degli incentivi per un maggiore e migliore sviluppo, puntando sui programmi di ricerca e di innovazione industriale, con particolare attenzione al Mezzogiorno Nuove misure per il sistema produttivo per portarlo verso settori e prodotti sostenibili, ad alto valore tecnologico e di conoscenza Favorire la crescita dimensionale delle piccole e medie imprese 4. Per la scuola pubblica, l'università, la ricerca Investimenti sulla conoscenza e sul diritto allo studio Sviluppo della qualità per la scuola pubblica, l'università e la ricerca Stabilizzazione del personale precario Considerare la cultura come un investimento per la crescita civile, morale ed economica Valorizzare il patrimonio storico, artistico, architettonico e culturale del Paese 5. Per un welfare diffuso e di qualità -3- Sostenere la dignità del lavoro non solo nelle regole del contratto nazionale ma anche nelle decisioni che si prendono in ogni luogo di lavoro è un nostro continuo impegno. Tanto maggiore quanto più "pesanti" sono gli interventi Aziendali , rispetto ad un continuo ed implacabile impoverimento delle condizioni del mondo del lavoro che abbiamo subito e che rischiamo di subire in un prossimo futuro . I poteri e le competenze contrattuali nei luoghi di lavoro vengono esercitati da noi RSU in accordo con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria firmatarie del relativo CCNL .Chi come noi è eletto nella RSU, tuttavia, non è un funzionario del sindacato, ma una lavoratrice o un lavoratore che svolge un preciso ruolo: rappresenta le esigenze dei lavoratori senza con ciò diventare un sindacalista di professione. La RSU, dunque, tutela i lavoratori collettivamente, controllando l'applicazione del contratto o trasformando in una vertenza un particolare problema. Tra le competenze necessarie per svolgere il nostro ruolo vi sono, poi, quelle relazionali. La nostra forza, infatti, non deriva solamente dal potere assegnatoci dal contratto e dalle leggi ma anche dalla capacità di creare consenso intorno alle nostre proposte e azioni e una ampia condivisione degli obiettivi. La RSU funziona come unico organismo che decide a maggioranza la linea di condotta e se firmare un accordo .Il luogo dove tali funzionamento si concretizza è il Coordinamento Nazionale, luogo deputato alla dialettica e alla gestione delle questione di ordine generale in rapporto con le Segreterie Nazionali. Le commissioni sono lo strumento tecnico del coordinamento che agiscono su temi specifici e su mandato preciso. Colgo questa occasione per invitarvi a riflettere sul nostro ruolo , sul peso del coordinamento, sulla sua autonomia,sulla nostra proattività rispetto alle questioni e in funzione del ruolo delle Segreterie Nazionali nei rapporti e nella gestione dei rapporti con l’Azienda. Il mio è un invito a tutti affinché il coordinamento RSU riprenda il suo naturale ruolo, ne ricostituisca il nucleo fondamentale della rappresentanza dei lavoratori di Wind. Saremo chiamati a sfide importanti e difficili, possiamo rimanere a guardare ed essere chiamati solo a gestire le ricadute o esserne parte attiva e provare a modificarne gli esiti -6- Think Pink ! I contributi figurativi sono accreditati ? A cura di Paola Conte :: Per una giusta causa, per rendere concreta la solidarietà Questo mese ho pensato di dedicare il mio spazio ad una giusta causa. Una mia amica e collega ha avuto problemi di salute con uno dei due suoi bellissimi bambini. Ricoverato per diversi giorni al Policlinico nuovo, un bimbo di 6 anni, costretto in un letto, come trascorre la giornata? Aspetta e poi, aspetta e poi… si guarda un po’ in giro e poi… fa qualche domanda e poi si guarda un altro po’ in giro e poi? Poi si annoia, le ore non passano, si intristisce… Non ci sono giochi, o meglio, quelli che ci sono non sono sufficienti o non adatti ai bimbi di quell’età. I volontari sono gli angeli, i clown, gli animatori del giorno di festa, uno a settimana… troppo poco per i bambini che giocherebbero e che dovrebbero giocare tutto il giorno! Non c’è neanche la TV che, per quanto diseducativa e bla, bla, bla, in determinate situazioni tiene compagnia, distoglie da eventuali preoccupazioni o peggio dolori, e quanto meno fa passare qualche ora, che in ospedale durano sempre di più! Soprattutto se mancano anche libri o computer. La mia amica “Laura”, dovendo trattenersi col suo bambino per un periodo abbastanza lungo in ospedale e visto che il piccolo era suo malgrado bloccato a letto, ha pensato di portare nella sua stanza un televisore che in qualche modo lo aiutasse a distrarsi da quello che era il suo malessere. Questo ha fatto si che altri bimbi ricoverati si dessero il cambio nella stanza di “Simone” per guardare i cartoni, stando in compagnia senza pensare al fatto che si trovassero in un ospedale… Solo alcuni però… gli altri che, come “Simone” per altre ragioni non potevano muoversi, non hanno potuto farlo, non sono potuti andare nella stanza accanto e… Dove voglio arrivare: è vero che così come ha fatto la mia amica probabilmente faranno altre mamme portando da casa un piccolo televisore, ma magari non possono farlo, altrimenti non mi spiego il perché in un reparto di bimbi non c’è neppure uno per i piccoli degenti e così a Laura è venuta un’idea: COMPRIAMOLI NOI! Facciamo una raccolta anche di pochi € a testa e facciamo questa buona azione! Si è informata sul da farsi presso la struttura ospedaliera e le hanno detto che non accettano denaro, ma oggetti in donazione si, quindi i televisori vanno più che bene! E allora che ne pensate? Raccogliamo noi questi soldini e contribuiamo a rendere un po’ più sopportabili quei giorni trascorsi in quelle stanze che ce la mettono tutta per ricordargli che sono le mura di un ospedale? I bimbi in quell’ospedale, sono tutti nostri figli, i loro genitori sono presi da pensieri molto più pesanti, alleggeriamoli per quel che possiamo. Sono 6 stanze, servirebbero quindi 6 piccoli televisori con il digitale. Oggi si trovano a prezzi accessibilissimi ed abbiamo già mobilitato un po’ di amici che lavorano presso alcuni centri commerciali. Ora tocca a noi! Da oggi che leggete parte la raccolta dei fondi per i piccoli del policlinico. Se riuscissimo a comprarli tutti sarebbe una bellissima cosa e se avanzasse qualcosa (MAGARI!) potremmo anche comprare altri giochini, libri, album, colori ecc. A me sembra una cosa molto bella. Onore al cuore di mamma della mia amica, per aver pensato, nonostante i suoi problemi, agli altri bambini che erano e saranno ricoverati li. Per la raccolta dei fondi abbiamo pensato di individuare alcuni volontari: Mobile Consumer: Vincenzo Cordova – Barbara Scauta – Antonio Musto Mobile Corporate: Monica Sacco – Veronica Cusano Fisso/ADSL: Rino Polidoro – Flavia Autiero – Davide Murolo Commerciale/Galileo Ferraris: Paola Conte – Gino Balzamo Ovviamente, ad acquisto avvenuto, verranno pubblicati sul primo numero utile di Articolo 1, gli scontrini di acquisto e la copia del documento di donazione rilasciato dall’azienda ospedaliera. Vi ringrazio fin d’ora a nome di tutti i bimbi che saranno certamente contenti di potersi distrarre un po’ durante le lunghe degenze al Policlinico nuovo. Buona vita. -5- A cura di Veronica Cusano C’è una prima volta per tutto… anche per un estratto conto contributivo! Forse sono stata un poco precipitosa ma l’idea che il giorno in cui potrò andare in pensione possa avvenire qualche intoppo mi ha spaventata e così ho deciso di verificare che la mia situazione contributiva fosse regolare ai fini pensionistici. Come penso sappiate, oltre ai contributi obbligatori o di riscatto (ad es. corso legale di laurea) esistono anche i contributi figurativi, che “sono definiti fittizi (cioè non versati né dal datore di lavoro né dal lavoratore), che vengono accreditati dall’Inps sul conto assicurativo del lavoratore per periodi in cui si è verificata un’interruzione o riduzione dell’attività lavorativa e di conseguenza non c’è stato versamento dei contributi obbligatori da parte del datore di lavoro”. Sul sito dell’Inps è presente un interessante opuscolo che dettaglia i periodi per i quali si ha diritto ai contributi figurativi. Il mio obiettivo era verificare che i periodi che avevo richiesto mi fossero stati accreditati e potevo scegliere se verificarlo dal sito o andare ad uno sportello. Ovviamente ho preferito la soluzione più complicata e cioè decidere di fare la fila per qualche ora, ma ho potuto parlare con una dipendente molto gentile, la quale non solo mi ha spiegato cosa avrei dovuto controllare ma mi ha fatto osservare un’inesattezza sul mio estratto, fortunatamente risolvibile. Sapete quale sarebbe stato il rischio? Andare in pensione una settimana più tardi….. Dalla mia esperienza vorrei suggerirvi di non trascurare di fare anche questi controlli:potete scegliere anche di farlo dal sito dell’Inps. Se avete smarrito,come me, il pin che vi è pervenuto a casa o non lo avete ricevuto, potete richiederlo on line. Vi perverrà una prima parte del codice via e-mail o via sms e la seconda via posta. Le settimane contributive dovranno essere 52, per dodici mesi lavorativi e al netto dei periodi per quali non si ha diritto ai contributi (ad esempio l’aspettativa …….) e se ci sono dubbi potrete chiedere direttamente all’Inps tramite il numero verde (803164) o l’invio di un’e-mail. Quando andremo in pensione ? A cura di G. Balzamo A meno di ulteriori modifiche alla legge (e non sarebbe una novità viste le tante modifiche apportate in questi ultimi 15 anni) lo schema laterale evidenzia i requisiti minimi per andare in pensione. Però due-tre considerazioni semplici e sintetiche devo farle visto che i media ed i politici ci allarmano sempre sullo stato delle pensioni. La prima è che i conti dell’INPS se togliessimo la parte assistenziale al lavoro (mobilità, cassa integrazione, sostegno alla famiglia, ecc) sarebbero positivi. La seconda è che senza gli immigrati, i contributi che questi versano allora la pensione sarebbe una chimera per molti. Aggiungiamoci, per ultimo, che l’importo della pensione sarà sempre più basso per effetto del metodo scelto (contributivo ovvero basato su tutti i contributi versati) nonché per tanti disincentivi economici implementati dai vari Governi. Con l’ultima chicca del Governo Berlusconi …… maturati i requisiti per andare in pensione (come da tabella), si potrà andare letteralmente in pensione dopo 12 mesi. Ci hanno allungato l’età pensionabile indirettamente, un atto da vigliacchi che le lavoratrici ed i lavoratori non devono dimenticare. -3-