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INTRODUZIONE
Un'associazione in quanto tale è fatta di aderenti. Se non ci sono persone che
decidono di mettersi insieme, cioè di associarsi, non c'è motivo di avere la
costituzione formale di un'associazione. Questa evidente affermazione ha pero dei
distinguo se applicata all'esperienza dell'Azione Cattolica. Pur tra difficoltà, nelle
parrocchie e nelle diocesi l'AC ha un cuore vivo e pulsante, e, anche in termini di
coinvolgimento, i partecipanti ai campi diocesani, agli appuntamenti di formazione,
agli incontri diocesani sono più numerosi di quanto i dati sulle adesioni diano a
vedere.
Ma allora perché è così difficile promuovere l’adesione
piena all’associazione?
Il nostro Statuto ci ricorda che "L'appartenenza
all'Azione Cattolica Italiana costituisce una scelta da parte di quanti vi
aderiscono per maturare la propria vocazione alla santità, viverla da
laici, svolgere il servizio ecclesiale che l'Associazione propone per la
crescita della comunità cristiana, il suo sviluppo pastorale, l'animazione
evangelica degli ambienti di vita e per partecipare in tal modo al
cammino, alle scelte pastorali, alla spiritualità propria della comunità
diocesana." (STATUTO dell'AC art. 15.1)
La natura associativa dell‟Azione Cattolica richiede a ciascun socio
l‟atteggiamento della consapevolezza e della cura. C‟è sempre un momento in cui lo
“star dentro” è chiamato ad evolversi in una partecipazione responsabile. La tessera
è, nel contempo, simbolo e sostanza di questa adesione. Entrambe le dimensioni,
quella simbolica (legata al sentimento dell‟appartenenza e della comunione) e quella
sostanziale (il sostegno economico all‟associazione) richiedono di essere elaborate
con una programmazione attenta, tempestiva e continua. La scelta dell‟AC da parte
di ciascuno, che si concretizza in un atto esplicito l‟8 dicembre, è in realtà parte
integrante di un percorso formativo permanente.
La nostra personale e libera adesione è proprio ciò che ci vuole, per rendere
l‟AC un‟esperienza bella, importante e significativa per noi e per le nostre comunità.
Questo opuscolo propone una serie di attenzioni, strumenti e modalità perché
tutto l‟anno conservi una sana tensione sulla opportunità di aderire. Non si tratta,
ovviamente, di una operazione commerciale; né si concentra unicamente sul bisogno
di iscritti all‟associazione.
È un promemoria e uno strumento per tutti coloro che sono chiamati a
mediare la proposta dell‟adesione.
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TESSERA O ADESIONE?
“Perché devo fare una tessera per andare in parrocchia?”; “A cosa serve aderire?”.
Sono certamente queste le domande che frullano nella testa di chi ha incontrato e
conosciuto l‟AC e si interroga se sia il caso di aderire a questa associazione. Ma se ci
si fermasse a queste domande, le risposte sarebbero molto semplici, perché non
serve certo una tessera per essere dei buoni cristiani, e “serve” a poco se la
confrontiamo con i mirabolanti vantaggi delle tessere dei supermercati, o dei
benzinai, che riempiono i nostri portafogli.
Adesione e tessera non sono sinonimi. La seconda è solo un segno che ci
aiuta a ricordare una scelta di impegno personale. Aderire all’AC significa voler
contribuire alla costruzione di un progetto mettendoci del proprio, condividendo
con molte altre persone gli obiettivi, uno stile e un metodo per stare nella Chiesa “da
laici” e raccontare la bellezza di Gesù, oggi, in questo nostro tempo e nei luoghi in
cui ci è dato di vivere. L‟AC non ha altre finalità che non quelle che sono della
Chiesa tutta: lo dice il primo articolo del nostro Statuto.
L‟adesione non è solo un fatto formale, ma è una questione di cuore e di
testa, e associarsi è il modo per lavorare insieme, per organizzarsi e costruire una
collaborazione efficace e duratura che permetta anche la preparazione di strumenti
che supportano la formazione di tanti ragazzi, giovani e adulti. Aderire comporta
certo una fatica, non è mai un “sì” detto una volta per tutte ed è un impegno che va
rinnovato ogni giorno attraverso una partecipazione piena alla vita dei gruppi, alle
attività missionarie, al supporto ai nostri parroci e alla vita della parrocchia. Aderire è
anche un fatto che ci educa alla responsabilità e ci tocca sul vivo perché ci chiede
anche un piccolo sacrificio economico, che permette all‟AC di sostenersi attraverso i
contributi di ciascuno.
I vantaggi dell‟aderire all‟AC non sono una raccolta-punti per premi da mettere
nelle nostre credenze ma, anche se meno visibili, sono certamente di maggior valore:
imparare a fare comunità, scambio intergenerazionale, educazione alla democraticità,
impegno personale…sono solo alcuni dei “premi del catalogo”. E vi sono anche
segni più concreti, come ricevere la stampa associativa che accompagna la
formazione a misura di ciascuna età, o la copertura assicurativa di ogni aderente in
tutte le iniziative associative.
E allora a chi partecipa ai gruppi ACR, Giovanissimi, Giovani e Adulti
da simpatizzante, rivolgiamo in particolar modo l’invito ad aderire, affiché la
tessera dell’AC diventi davvero il segno forte della partecipazione e perché c’è
bisogno del contributo di tutti per fare dell’AC uno strumento sempre più
bello per l’evangelizzazione!
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ADERIRE È UN PO’ PARTIRE!!!
Forse nessuno mai ci aveva pensato ma in fin dei conti è proprio così: aderire è
un po‟ partire!! Partire per un viaggio che ci permette di scoprire e vivere esperienze
nuove ma che soprattutto ci offre l‟opportunità di approfondire la nostra
conoscenza col nostro amico – compagno di viaggio Gesù! In generale però
indipendentemente dalla destinazione o natura del viaggio, una cosa è indispensabile:
la preparazione!
Lo è per i viaggi che ci portano al mare o in montagna così come per
l‟adesione. Aderire all‟azione cattolica non è solo portare al proprio educatore o
responsabile la quota prevista, l‟adesione non è un semplice gesto economico o
formale. Molto prima di questo, c‟è una fase di riflessione..ciascuno a proprio modo,
naturalmente!
I ragazzi ACR non si addentreranno certo in una riflessione filosofica, ma il
fatto di capire che nel loro gruppo ACR giocano volentieri con gli altri ragazzi, si
sentono protagonisti in ciò che fanno, pregano con piacere, imparano cose
interessanti,…insomma ci stanno bene, questo è sufficiente per far fare loro il passo
successivo. Però, nonostante l‟importanza del gruppo, è in questo infatti che, in
primis, i ragazzi provano e manifestano l‟essere associazione, l‟adesione è un gesto
strettamente personale. Sicuramente i ragazzi acr sono aiutati dalla famiglia e
dall‟educatore in questo, ma è importante per loro capire che sono loro stessi in
prima persona ad essere coinvolti, sono loro che da quel momento in poi si
prenderanno carico dell‟associazione, del loro gruppo! Eh già!
Aderire comporta per tutti una scelta -nessuno ci obbliga a farlo- e un
impegno, una responsabilità nei confronti dell‟associazione stessa. E‟ una cosa da
grandi in cui anche i piccoli riescono benissimo, insomma!! E la tessera? La tessera è
un po‟ come il biglietto d‟aereo, è un simbolo, è la dichiarazione e l‟impegno che
ogni iscritto all‟azione cattolica si assume. Chi la tiene nel portafoglio, chi sul
comodino…la tessera è lì a ricordarci la nostra scelta.
La tessera è dunque fondamentale perché:
 esprime al meglio l‟appartenenza all‟associazione
 “materializza” in pochi grammi quanto l‟esperienza associativa porta nel nostro
cuore
 rappresenta un impegno con Dio, con la Chiesa, con se stessi, con gli altri
 perché la sostiene economicamente (e l‟adesione è la nostra unica “entrata”…)
LA TUA TESSERA È PROPRIO IL TASSELLO CHE COMPLETA
IL PUZZLE DELLA VITA ASSOCIATIVA.
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8 DICEMBRE FESTA DELL'ADESIONE
Festeggiare un‟appartenenza non è una formalità. La Festa dell‟adesione dell‟otto
dicembre, festa dell‟Immacolata concezione di Maria Santissima, non è una data
qualsiasi nell‟itinerario annuale dell‟Ac. È innanzitutto una festa, un celebrare
insieme un‟appartenenza ad un‟associazione che ci aiuta ad essere Chiesa, ad essere
comunità viva, capace di pensare, pregare e operare. È un modo per dire che in quel
“dedicati alla propria Chiesa”, a cui ci richiama il Progetto formativo, ci crediamo sul
serio, attraverso un impegno personale e comunitario, prendendoci, ciascuno a
propria misura, la responsabilità della vita della Chiesa e dell‟annuncio del Vangelo.
È una festa della condivisione con la propria comunità di questo impegno e di
questo stile dello “stare dentro” la Chiesa e il mondo, da laici, con le nostre vite
ricche di gioie ma anche di fatiche e sofferenze, che ci rendono consapevoli del
necessario aiuto dello Spirito e di chi circonda. È una festa dentro la comunità, non è
una festa privata a cui si accede solo con un invito speciale, lo vogliamo e dobbiamo
rimarcarlo perchè noi ci impegniamo ad “accogliere con gioia” tutti coloro che
vogliono condividere con noi un pezzo di cammino nella storia della Chiesa di
questo tempo, attraverso lo stile dell‟Azione Cattolica.
Come tutte le celebrazioni cristiane, non è la conclusione di un cammino, ma
c‟è sempre un “andate”, che è per noi un invito a condividere questa esperienza con
un sempre maggior numero di persone delle nostre comunità. Fare un‟associazione
popolare significa anche avere il coraggio di proporre la piena adesione all‟Ac a chi ci
sta intorno e magari già partecipa ad alcune delle attività che l‟associazione propone.
Certamente, poiché non siamo interessati a un puro conteggio di tessere,
l‟appartenenza all‟associazione e il suo significato non vanno sminuiti, però non si
può neanche considerare l‟appartenenza piena all‟Ac un tesoro così prezioso di cui
noi siamo gli unici degni custodi. Consapevolezza, responsabilità, regole di vita e
spirituali sono orizzonti di un cammino di crescita, mai pienamente raggiunti. Non
sono prerequisiti formali per poter “ricevere una proposta all‟adesione”. L‟essere in
Ac, farne pienamente parte, aiuta le persone a crescere anche lungo queste direzioni,
anche attraverso quella fase di verifica che ogni anno chiede il rinnovo di una scelta
di appartenenza. Come ogni scelta di valore, anche il sì all‟Ac ha un costo, non solo
monetario ma soprattutto in termini di impegno personale davanti al Signore e alla
comunità. L‟appartenenza all‟Ac e attraverso essa alla Chiesa, è un‟appartenenza
forte, ed è certamente questo un aspetto da curare lungo tutto l‟anno, non solo nel
momento in cui si propone “di fare la tessera”. E allora celebrare la Festa
dell‟adesione è motivo per rinnovare l‟impegno dei responsabili su alcuni fronti: in
primis, la cura della vita associativa; è fondamentale che l‟Ac per caratterizzarsi
sappia proporre itinerari ed esperienze di crescita forti e significative, e sia costituita
di associazioni e gruppi che non sono solo aggregazioni di persone ma luoghi in cui
si sviluppano legami forti. E la Festa dell‟adesione è anche un invito a verificare chi,
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quest‟anno, non c‟è più, chi ha deciso di non aderire con le più diverse motivazioni.
Proprio in virtù dei legami forti che tengono insieme e creano l‟associazione,
chi non c‟è non è solo un aderente in meno, ma è un pezzo di vita associativa che
viene a mancare e al quale dedicare una giusta attenzione. Impegniamoci allora a
promuovere l‟adesione, di testa e di cuore, tutto l‟anno, attraverso un‟Ac davvero
bella che sa essere contagiosa e vera occasione di crescita nel cammino verso il
Signore.
dire il proprio SI’ AD UN IDEALE DI VITA
Accogliere la chiamata di Dio ad essere nel mondo e
nella Chiesa testimoni del Vangelo
dire il proprio SI’ AD UNA ESPERIENZA DI
VITA LAICALE
Cristiani credenti che si prendono cura delle cose del
mondo, amando la quotidianità e consapevoli di essere
quel sale che assapora e quella luce che illumina.
dire il proprio SI’ AD UNA ESPERIENZA DI VITA ECCLESIALE
Persone che vivono e si appassionano della Chiesa condividendone le stesse finalità.
Laici vicini ai loro pastori con l‟affetto dei figli e la maturità di persone adulte che
sanno assumersi le proprie responsabilità.
dire il proprio SI’ AD UNA ESPERIENZA DI INCONTRO TRA
PERSONE
La bellezza e la fatica dello stare insieme e costruire insieme il progetto che Dio ha
su di noi. Dedicarsi a costruire relazioni serene e positive in questo mondo che
sempre di più appiattisce il dialogo a vantaggio dello scontro, dell‟indifferenza e
dell‟individualismo.
dire il proprio SI’ AD UNA ESPERIENZA DI PARTECIPAZIONE E DI
CORRESPONSABILITA’
è il vero significato del nostro essere associazione. La consapevolezza del valore e
del contributo che ognuno di noi può offrire. Vivere ed appassionarsi di tutto il
vissuto associativo, co-responsabili della crescita della nostra Azione Cattolica
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DIALOGO CON L’EDUCATORE.
L’ADESIONE SI PUÒ SPIEGARE…
Come faccio a “convincere” una persona a “sborsare” soldi per un pezzo di
carta?
Una domanda forse inquietante, ma ricorrente…indice del tanto ancora da maturare,
soprattutto dal punto di vista della consapevolezza (anche da parte di chi si assume
responsabilità educative, spesso…).
Innanzitutto, aiutiamoci, responsabili ed educatori, ad ogni livello, ad evitare due
distorsioni ricorrenti:
1. Quella per cui la tessera è un “abbonamento” alla stampa. Puntare sul fatto di
ricevere la stampa, lo sappiamo ormai per esperienza, è riduttivo. Si tratta di una
argomentazione comoda e sbrigativa, specie per i primi anni. Ma non regge nel
tempo.
2. Quella per cui la tessera è solamente un segno di appartenenza. Puntare
unicamente sul valore simbolico non esprime la ricchezza del contributo
“sostanziale” di ciascuno al mantenimento e alla crescita dell‟Azione Cattolica.
L’unica strada è quella di puntare su motivazioni autentiche!
Muoviamo i nostri passi da un principio fondamentale: l‟amore per l‟AC. Non
è retorica: insieme, gratitudine e voglia di costruire sono i dati esperienziali ed
esistenziali del socio che dice sì. Ovvio che questa idea non può essere relegata ad
una “riunione”. C‟è il valore di una testimonianza che si costruisce nel tempo e che
richiede ritorni, verifiche, approfondimenti… come nel nostro stile educativo.
Questa leva va alimentata dal responsabile con almeno due attenzioni importanti.
1. Programmazione: l’adesione si programma.
Non è un‟attività da delegare all‟ultima settimana di novembre, e la “sensibilità
associativa” non termina l‟8 dicembre.
2. Preparazione: l’adesione richiede cura e appropriatezza nelle modalità con
cui viene proposta.
Concretamente, all‟educatore è affidato il compito di sollecitare il socio non solo a
“sborsare”, ma a riflettere pienamente sulla propria storia associativa e sulle
prospettive di crescita umana e spirituale che l‟AC offre. Ciò non può essere
delegato solo ad una “riunione”, ma deve essere affiancato da una modalità
relazionale personale, che inviti al discernimento e al riconoscimento di una
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“profondità” di radici dell‟AC nel cuore della persona. Nell‟ambito del gruppo di
settore, è auspicabile che la “sensibilità associativa” si esprima sia implicitamente,
con riferimenti costanti allo stile dell‟AC durante il cammino formativo, sia
esplicitamente, con tappe destinate alla conoscenza dei documenti fondamentali, alle
“scelte” dello statuto del ‟69 e poi a quello del 2003, alla storia dell‟associazione
nazionale e locale. Inoltre, l‟intensa partecipazione alla vita diocesana, primo livello
in cui si sperimenta una condivisione più ampia nella grande
famiglia dell‟AC, si propone come modalità utile a rafforzare
l‟appartenenza.
Ai Consigli parrocchiali in generale, infine, tocca anche
pensare a modalità alternative per reperire fondi, specie per
permettere il tesseramento di soci con difficoltà economiche.
L’ADESIONE PRESENTATA AI GENITORI
L‟aspetto economico della tessera coinvolge spesso il nucleo familiare, e in
particolare i genitori, soprattutto quando il socio è piccolo d‟età. E meno i genitori ci
conoscono, meno ci siamo resi “presentabili” e meno possiamo sperare che
comprendano il perché dell‟adesione dei figli.
La tessera può essere, dunque, il punto di partenza, di passaggio o di arrivo di un
dialogo con loro. Anche qui, alla formula scontata (li convochiamo per spiegare
perché ci si tessera), si può affiancare un‟idea di respiro più ampio.
Il tesseramento vissuto come occasione per una promozione nell‟ordinario,
ispirata dalla gratuità evangelica, fa bella l‟AC e la rende ulteriormente
“presentabile”, con o senza il ritorno di nuove adesioni.
La celebrazione del nostro “sì” può essere la “scusa” per aprirsi al mondo delle
famiglie, proprio a partire dai genitori, dai fratelli e dalle sorelle dei soci… pensando
la festa del tesseramento come aperta a tutti, con incontri appositi, magari con un
piccolo cammino dedicato e trasversale ai settori. Già molte parrocchie
sperimentano con successo incontri con genitori, anche nel solco del “Progetto
Nazareth” per le famiglie, e i riscontri sono molto significativi.
Spesso è necessario preparare nei nostri gruppi delle attività per presentare
l‟adesione all‟associazione e spiegare il tesseramento. Poiché non avere la tessera non
preclude la possibilità di frequentare il gruppo, è giusto motivare il significato della
tessera.
MA LA TESSERA COSTA…I soldi ricavati dal tesseramento all‟AC servono
per organizzare tutta l'associazione (convegni nazionali, stampa associativa e altro
ancora) e una parte va al Centro Diocesano per la formazione di educatori e
responsabili (con incontri e sussidi), per le feste diocesane, i ritiri, i campiscuola.
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SIMPATIZZANTI, È (E) ORA (?)…
Con il termine “simpatizzante” intendiamo una persona vicina all‟associazione,
che, in vario modo, partecipa o si informa sulle attività che essa propone. Come
proporgli il tesseramento? Il rischio di “simpatizzanti a vita” si può eludere solo
prescindendo dal discorso gruppo, che talvolta può addirittura “nascondere” il
valore della proposta associativa dietro l‟intrattenimento.
Tocca ancora agli educatori, attraverso la relazione personale, spingere ad una
verifica del percorso svolto in vista di una decisione forte. Decisione forte che
tuttavia va alimentata: il simpatizzante vive spesso con estraneità ruoli e organismi,
di cui va sottolineato il valore “organizzativo”, associato dello stare insieme.
Con
lui, più che con tutti i soci, è importante soffermarsi sulle ragioni d‟essere di
un‟associazione ultracentenaria e dalla forte identità. Ma non basta: la vera
“promozione dell‟adesione”, presso il simpatizzante, avviene tramite contagio. E il
contagio non avviene tramite l‟azione isolata del “capo”, ma attraverso un
coinvolgimento consapevole del gruppo, nelle dinamiche che possano portare una
persona a dire “sì”. Talvolta le parole dell‟educatore non bastano. Mentre un socio
corresponsabile, attraverso la condivisione dell‟esperienza, può tantissimo.
DA SETTEMBRE A… SETTEMBRE?
L‟adesione è una “proposta permanente”, non limitata soltanto al periodo che
va da ottobre all‟8 dicembre. Una possibilità, questa, che niente toglie al simbolismo
della “data storica”, che resta un punto di riferimento centrale, bello, da valorizzare e
conservare. Ma l‟opzione annuale aggiunge la possibilità di tornare più volte,
appunto durante l‟anno, sui valori fondanti dell‟AC. Il tesseramento “da settembre a
settembre” richiede dunque l‟accompagnamento con una programmazione ad hoc
dedicata alle tematiche associative, da svolgersi non solo nei gruppi, ma anche nei
“luoghi unitari” per eccellenza: i Consigli, le Assemblee… In particolare, poi, la
possibilità di inserire nuovi soci senza limitazioni di tempo è molto utile per coloro
che si sono avvicinati da poco, per i quali l‟8 dicembre è troppo a ridosso per una
scelta consapevole.
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TURNOVER ASSOCIATIVO: UN DATO NATURALE?
Ogni anno tanti soci lasciano, e un numero consistente entra (e rientra).
“Contenere” le uscite è, tra i tanti obiettivi che vogliamo darci, sicuramente quello su
cui potremmo puntare con maggiori garanzie. Per un motivo semplice: la soluzione
è al nostro interno. Il turnover riguarda spesso le fasce d‟età più piccole
dell‟associazione, soggette in particolare ai “passaggi” da un gruppo all‟altro.
L‟impegno di curare i passaggi con maggiore attenzione e sensibilità dovrebbe
diventare una priorità.
Come?
 Valorizzando il Consiglio parrocchiale e investendolo delle decisioni più
importanti.
 Adulti e giovani, educatori e non, insieme sanno intraprendere le strade migliori
per garantire la cura del singolo socio e la non dispersione di risorse e sforzi. Il
Consiglio ha in particolare il compito di creare le soluzioni più adatte alle necessità
di ogni persona.
 Stabilendo buone relazioni tra educatori, specie di settori diversi. Perché un
passaggio di gruppo non sia un salto nel vuoto e nello sconosciuto, è necessario che
gli educatori si parlino, che siano conosciuti non solo al proprio gruppo. È
necessario che gli educatori vivano momenti insieme di confronto e formazione, a
partire dalla frequentazione costante del gruppo a cui appartengono “in quanto
soci”.
 Riportando costantemente alla memoria lo stile educativo del “prendere per
mano per poi lasciare andare”. Responsabili diocesani e Presidenti parrocchiali sono
chiamati a vigilare contro i rischi dell‟autogratificazione, e promuovere con decisione
la responsabilità condivisa di educatori ed animatori.
E ORA?
La cura della persona, caratteristica intrinseca della scelta educativa
dell‟associazione, chiede in ogni istante di interrogarci sulla qualità della proposta
formativa e delle relazioni. In quest‟ottica, anche questo tempo può essere
un‟occasione per affrontare, con stile comunitario, alcune attenzioni specifiche.
I dati delle adesioni, innanzitutto, nella loro “freddezza” offrono alcune
indicazioni: le difficoltà specifiche di una determinata fascia d‟età (scarsa conoscenza
all‟esterno della proposta? Difficoltà di un educatore in un determinato momento
della sua vita? Difficoltà nell‟intercettare tempi e modi di alcune persone?...), la
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quantità di disdette (chi ci ha lasciato? Perché? Quali esigenze non abbiamo
compreso? Che relazioni hanno vissuto quelle persone?...), i pochi passaggi da un
gruppo all‟altro (c‟è poco collegamento al nostro interno? Gli educatori dei diversi
gruppi hanno buoni e costanti rapporti? Vivono la loro formazione in un gruppo
che gli permette di condividere anche la bellezza del servizio?...). Insomma, tanti
interrogativi che aiutano a leggere dentro la nostra realtà e ad abbozzare delle
risposte che, se ben meditate, possono dare vita a nuove e buone prassi.
In questo breve opuscolo vi proponiamo alcune situazioni concrete che
potrebbero verificarsi nelle nostre associazioni, tentando
di
individuare le diverse responsabilità e i diversi sforzi che
possono essere messi in campo dal Presidente
parrocchiale, dal Consiglio, dagli educatori e dal gruppo.
In realtà, sappiamo bene che quando si entra nel profondo
del vissuto associativo ordinario non esistono formule
precostituite. Esiste piuttosto la concretizzazione di uno
stile relazionale che, in modo “naturale”, ci spinge ad andare
verso gli altri, ad indagare amorevolmente le loro
motivazioni, ad argomentare il senso di un percorso di fede
vissuto insieme.
SUGGERIMENTI PER L’EDUCATORE CHE SI TROVA DAVANTI A
UNA DI QUESTE SITUAZIONI:
1. La prova andata male
“Non mi tessero più”
È la situazione del socio tesseratosi come per sfida, convinto magari dall‟educatore,
ma che dopo un po‟ di tempo non è riuscito a percepirne il valore.
Obiettivo: recuperare contenuti associativi nella programmazione ordinaria.
Il Presidente e il Consiglio: la loro preoccupazione è per i percorsi di
preparazione all‟adesione messi in campo dai singoli gruppi, per i valori veicolati, per
il livello di conoscenza ed effettivo convincimento degli stessi educatori. Un‟analisi
del genere permette l‟individuazione dei diversi buchi che solitamente emergono:
scarsa percezione della storia associativa, valore della scelta democratica, l‟utilizzo
della quota del socio… Frutto di questa analisi è l‟impegno per un nuovo sforzo
formativo su tematiche più strettamente associative. Chiaramente, la parrocchia sa di
poter contare su esperienze formative proposte dalla diocesi.
L’educatore: il suo impegno è perché la non adesione non si trasformi in una non
partecipazione alla vita del gruppo. La proposta è quella di riprendere il cammino di
formazione personale, e di integrare nella programmazione quegli elementi di
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formazione associativa che non pienamente interiorizzati. D‟altra parte, in tal modo
l‟educatore mette in gioco nella relazione personale la propria testimonianza di
“socio consapevole”.
Il gruppo: è coinvolto dall‟educatore in un rinnovato impegno per dire la propria
appartenenza all‟Ac. Il quando, il perché, il come… La motivazione all‟adesione
delle singole persone può essere infatti un incentivo per tutti gli altri.
2. Le difficoltà di relazioni
È la situazione in cui alla base di un abbandono ci sono contrasti interni ai gruppi, o
tra responsabili, o con il parroco, o, più semplicemente, si avverte una carenza
relazionale (emarginazione, indifferenza, snobismo, pregiudizi…).
Obiettivo: ricomporre la frattura, riproporre l‟Ac e la comunità parrocchiale come
esperienza che unisce nella fede, anche se può dividere sulle “modalità”. Ricostruire
una cultura dell‟accoglienza.
Il Presidente e il Consiglio: sono chiamati ad una serena ma concreta analisi della
qualità delle relazioni nell‟associazione e, se i casi lo richiedono, nella comunità
parrocchiale (ad esempio: i rapporti con il parroco). Il Presidente, in particolare, è
direttamente impegnato in un lavoro che faciliti il dialogo tra persone entrate in
contrasto. Quando poi le problematiche nascono nel gruppo, sensibilizza l‟educatore
a non entrare tra le parti in causa, e con l‟educatore si assume la responsabilità delle
decisioni. Con il Consiglio, ci si interroga invece sulla reale portata dell‟esperienza di
Ac: un‟esperienza che unisce nella fede (ed è questa la priorità!), anche quando ci
sono diverse modalità di “pensare” l‟associazione.
L’educatore: in questo caso è maggiormente impegnato ad entrare nelle pieghe del
disagio, attraverso la relazione personale. Parimenti, deve predisporre il gruppo a
non chiudersi in un “idillio di pochi”, ma ad affrontare le sfide della diversità e della
novità portata da persone che pensano in modo diverso. All‟educatore, inoltre, il
compito di far comprendere un‟esperienza primaria che accompagna la vita di
gruppo: quel sentirsi accolti che non può essere di pochi, ma che deve essere esteso
in maniera prorompente.
Il gruppo: evita i frazionamenti, le prese di posizione, i pregiudizi. Si lascia guidare
dalle persone più esperte in un lavoro di riappacificazione, evita di accentuare
l‟isolamento di chi, già da sé, si mette ai margini. In questa situazione, poi, i gesti di
apertura del gruppo possono essere decisivi. Smorzano le difficoltà del singolo ad
entrare in relazione, e agevolano notevolmente il compito dell‟educatore.
3. Le difficoltà nel percorso di fede
È la situazione di chi vive una difficoltà interiore, o una “crisi spirituale”, e non
trova nell‟Ac le risposte che vorrebbe.
Obiettivo: far sentire il calore umano dell‟associazione, fornire strumenti
complementari al gruppo e alle modalità tradizionali. Riscoprire percorsi di
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autoformazione, il valore e l‟opportunità di assistenza spirituale…
Il Presidente e il Consiglio: sono chiamati, innanzitutto, a conoscere la persona, la
sua storia e il suo percorso associativo (un atteggiamento che vale per tutti i casi, ma
per questo in particolare). Nel solco delle esperienze di persone adulte nella fede,
vanno individuate risorse e proposte specifiche: il dialogo con un padre spirituale,
un‟esperienza forte…
L’educatore: sfrutta tutte le occasioni per far capire la sua disponibilità ad un
dialogo. Si offre senza riserve per l‟ascolto, condivide le sue difficoltà, propone
percorsi di lettura e di preghiera più approfonditi. Con discrezioni, e con tatto,
indica nel gruppo un luogo di vera condivisione di vita.
Il gruppo: come piccola comunità che condivide un cammino spirituale, si offre
come spalla per la persona in difficoltà. Cercandola, innanzitutto, e invitandola ad
aprirsi, specie nel dolore. Si responsabilizza come comunità della condivisione e
della compassione, in cui il vissuto dei singoli non passa inosservato nelle dinamiche
di gruppo.
4. Stanchi dell’Ac
È la situazione di soci, anche educatori e responsabili (anche a livello diocesano!) che
hanno dato tanto, e che improvvisamente si ritirano…
Obiettivo: costruire percorsi adatti a chi ha vissuto intensamente il servizio, e che
ora deve riprendere fortemente il filo di un cammino personale, nella famiglia
associativa.
Presidente e Consiglio: si interrogano, innanzitutto, sulle modalità di vivere il
servizio degli educatori. Danno priorità alla loro crescita? Rischiano,
paradossalmente, di inaridirsi in un servizio fine a se stesso? Nei casi specifici, poi, ci
si attiva (anche a livello extraparrocchiale, diocesano) per conoscere o realizzare
strade nuove che possano interessare anche altre fasce che costantemente rischiano
di stancarsi dell‟ordinario associativo (i giovani-adulti e gli adulti-giovani, ad
esempio).
L’educatore: raccoglie esigenze formative diverse da quelle ordinarie, e cerca di
integrarle nella programmazione di gruppo. Parimenti, nella sua partecipazione
responsabile alla vita diocesana, alimenta percorsi innovativi nei tempi e nei modi.
Il gruppo: si interroga sul proprio entusiasmo, sulla propria passione, sulla propria
capacità di contagiare (anche con modi nuovi ed estroversi). È anche il pozzo da cui
emergono nuove esigenze formative, da sottoporre all‟attenzione di tutta
l‟associazione.
“Quel gruppo non mi piace”
È la situazione di chi ha completato la strada in un gruppo, e ora dovrebbe
“passare” in quello successivo.
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Obiettivo: far emergere l‟unitarietà dell‟associazione e la continuità del progetto
formativo.
Presidente e Consiglio: dedicano al tema dei passaggi un incontro specifico in
tempi utili (anche con la presenza di un intervento esterno sulla unitarietà dell‟Ac e
le implicazioni di questa caratteristica). Sul piano operativo, indicano l‟esigenza di
una buona relazionalità tra gli educatori, ma soprattutto la necessità che chiunque
abbia compiti educativi guardi con attenzione alla vita di tutti i gruppi e di tutti i soci,
nello stile della corresponsabilità. Si sollecita inoltre una pronta uscita
dall‟autoreferenzialità, e che l‟idea di una “famiglia associativa”, fatta di persone di
diverse età, passi anche ai singoli soci. Tocca inoltre al Consiglio dare dignità ai
momenti unitari, e organizzare iniziative (di preghiera, di festa…) che coinvolgano
l‟intera associazione.
L’educatore: ha il compito di progettare percorsi che favoriscano i passaggi “in
entrata” e “in uscita”. Molti di questi possono partire da cose concrete: i
giovanissimi possono illustrare ai ragazzi di III media i misteri delle scuole
superiori… una coppia di adulti può incontrare i giovani sul tema della famiglia…
nell‟ordinario, possono trovarsi mille motivi di incontro. Considerando giugno come
tempo dei passaggi, a metà anno associativo “i passanti” potrebbero iniziare un
percorso con gli animatori/educatori del gruppo che li accoglierà in seguito. Questi
incontri hanno la finalità di far conoscere la modalità formativa del nuovo
responsabile e comprendere a cosa si è chiamati nel nuovo gruppo di appartenenza:
cambia la forma, ma la sostanza è la stessa: si è sempre Ac. Al Consiglio il compito
di predisporre questo itinerario di passaggio. Più in generale, l‟educatore di Ac lavora
su di sé per nutrire una vera passione non solo per il gruppo che gli è affidato, ma
per l‟intera associazione. Il lavoro più duro è, tuttavia, quello di non trattare come
“cosa personale” il gruppo affidatogli, ma acquisire come dato di maturità anche una
nuova sfida o l‟affidamento in altre mani di persone a lungo seguite.
Il gruppo: se in odore di passaggio ad un gruppo successivo, deve essere
opportunamente motivato sul valore della formazione continua e sul sentirsi parte
della “famiglia associativa”. Se invece il gruppo sta per accogliere persone più
piccole, va responsabilizzato: dalla loro accoglienza dipenderà in gran parte
l‟inserimento dei nuovi.
“Mi piace l’Ac, ma non voglio tesserarmi”
È la situazione di chi segue il cammino di Ac, magari a corrente alternata, ma che
resta distante dall‟idea di una adesione più forte e sentita.
Obiettivo: chiamare ad un sano protagonismo, passare i contenuti forti e
tipicamente laicali dell‟Ac.
Il Presidente e il Consiglio: conta molto la conoscenza personale dei casi. Si tratta
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di pura “pigrizia” (e allora ci vorrebbe una “scossa”), o di reali dubbi sulla propria
adesione all‟ideale di Ac? Anche in questo caso, l‟analisi riguarda la presenza, la
qualità e la continuità di tematiche associative ed ecclesiali (si pensi all‟idea di laicato
del Concilio) nelle programmazioni ordinarie. Tuttavia, si è chiamati a favorire la
scelta della persona in vari modi: attraverso la partecipazione alla vita diocesana,
facendo pervenire per i simpatizzanti copie aggiuntive della stampa associativa…
L’educatore: è chiamato a conoscere i motivi della non adesione dei simpatizzanti.
Talvolta potrebbero esserci motivi puramente economici, facilmente risolvibili con
la corresponsabilità dell‟intera associazione. Altre volte ci sono questioni più
profonde, che chiamano sia ad approfondimenti nell‟ambito della formazione di
gruppo sia a percorsi personali di conoscenza dell‟Ac (lo statuto, il progetto
formativo, la storia associativa…). D‟altra parte, assicura al simpatizzante il pieno
protagonismo nella vita del gruppo e della comunità.
Il gruppo: partecipa alla scelta del simpatizzante mostrando il volto autentico e
contagioso dell‟Ac, testimoniando le motivazione del proprio “si”.
“Dove vai, oggi, in parrocchia?”
Molto spesso acierrini e giovanissimi svolgono il loro cammino di fede senza che i
genitori conoscano il tipo di proposta che ricevono. Come questo interpella
l‟associazione?
Obiettivo: creare una relazione costante adulti di Ac-famiglie e educatori-famiglie.
Il Presidente e il Consiglio: fanno in modo che l‟attenzione alle famiglie dei più
piccoli si integri nella programmazione ordinaria degli adulti. Aiutano educatori ed
adulti ad organizzare momenti ad hoc per genitori. Può essere utile, nel tempo di
preparazione al tesseramento, inviare una lettera ai genitori che anno per anno
illustri il senso che l‟adesione ha per il proprio figlio: in questo tempo, in questa AC.
Inoltre, attraverso la partecipazione alla vita diocesana si conoscono e si estendono
le proposte di altre parrocchie.
L’educatore: conosce il nucleo familiare, rispetta senza alcuna presunzione il ruolo
primario dei genitori, si attiva direttamente con gli adulti per la
realizzazione di momenti formativi.
Il gruppo: si sensibilizza ad essere lievito a partire dal proprio
nucleo familiare, aiutando il resto della famiglia ad entrare o
rientrare nella comunità parrocchiale.
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SOSTENTARE L’AC
Come ben sappiamo l‟Associazione, a tutti i livelli, vive dei contributi che
vengono raccolti tramite le quote dell‟adesione… non abbiamo altre entrate, se non
queste!
Questo consente all‟associazione di conservare quella indipendenza economica
che garantisca libertà e autorevolezza, ma che sarà ancora assicurata solo se i nostri
aderenti continueranno a sentire questo tipo di responsabilità. Tutto sommato, si
tratta anche in questo caso di un percorso educativo, e non di chiedere un mero
gesto di generosità… percorso educativo che si può concretizzare non solo
attraverso un esborso a titolo personale, ma anche con modalità condivise, cioè con
un impegno associativo che permetta di raccogliere fondi per l‟attività
dell‟associazione a tutti i livelli.
Quanto invece alla illustrazione “spicciola” del tesseramento, gli educatori che
parlano con i genitori non devono dimenticare che:
 l‟AC con la tessera sostiene se stessa. Non è dunque un‟offerta al parroco o alla
parrocchia;
 l‟AC si articola su diversi livelli, da quello parrocchiale a quello nazionale. Questi
livelli producono, ciascuno secondo quanto da Statuto, un‟offerta formativa per i
soci e per i formatori. Insomma, la tessera contribuisce alla “infrastruttura”
dell‟offerta formativa;
 da alcuni anni i soci sono anche assicurati per eventuali infortuni nell‟ambito delle
attività svolte;
 all‟educatore non entra niente in tasca. Il suo servizio è totalmente gratuito, così
come quello di qualsiasi responsabile di AC a tutti i livelli.
La motivazione di fondo di questo opuscolo è quella di esplicitare in forma
concreta il criterio secondo cui è possibile sostenere economicamente l‟associazione
anche attraverso modalità di reperimento fondi che non sia solo la quota
dell‟aderente.
L‟intento è quello di far sì che si alimenti una sensibilità all‟autofinanziamento
dell‟Ac attraverso una mobilitazione dei singoli in forma associata, in una dinamica
di partecipazione e corresponsabilità.
È sufficiente mettersi in moto e organizzare alcune attività di raccolta fondi.
Infatti è possibile trovare vie alternative all‟aumento delle singole quote provando a
lanciare un nuovo percorso, che preveda la promozione, durante tutto l‟anno, di
iniziative finalizzate al finanziamento: ragazzi, giovani e adulti possono trovarsi a
collaborare e ognuno a contribuire mettendo a disposizione un po‟ del proprio
tempo e delle proprie capacità. Le iniziative pensate potrebbero essere accolte con
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entusiasmo grazie al coinvolgimento diretto e personale e potrebbero diventare
un‟occasione di apertura dell‟associazione verso l‟esterno.
Con un po‟ di volontà e di fantasia si possono fare cose belle… e anche
divertenti! Certo, la vita delle parrocchie è sempre molto frenetica, ma il tempo si
può trovare, dal momento che le associazioni parrocchiali possono raccogliere entro
giugno la quota dovuta. Oltre a compiere un servizio all‟associazione, lanciare queste
iniziative può alimentare la coesione dei gruppi, favoriti dall‟impegno in attività
“concrete”, e può essere da stimolo allo spirito di corresponsabilità e alla capacità di
interazione tra età.
Autofinanziamoci: Diverse possono essere le occasioni, da cose molto semplici a
iniziative più strutturate per autofinanziarci:
 fiera del dolce,
 icone su legno,
 vendita di piante,
 le lotterie e pesche di beneficenze durante le feste diocesane,
 lavaggio macchine di qualche compaesano,
 fare dei lavoretti presso qualche famiglia o negozio,
 per alcune domeniche prima del tesseramento si prepara la colazione ai
parrocchiani e si chiede un offerta libera,
 le cene a tema nei locali parrocchiali con la partecipazione dei genitori dei ragazzi,
 i tornei sportivi.
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PROMOZIONE ASSOCIATIVA:
PROPOSTE DI INCONTRI ED INIZIATIVE
Per un amico in più: Un percorso in tre tappe per i simpatizzanti
1) Conoscere l‟AC attraverso la sua storia: La storia parla, più di quanto
immaginiamo. La storia dell‟AC, in particolare, ha il dono di rendere chiaro
l‟impegno e lo stile dell‟associazione nel mutare degli anni, addirittura dei secoli.
Attività: si propone di organizzare, nell‟ambito delle normali attività formative, un
incontro sulla storia dell‟AC utilizzando il video realizzato per la campagna adesioni
2007-2008, scaricabile all‟indirizzo http://www.azionecattolica.it/aci/adesioni/spot
Gli educatori avranno la premura di chiamare personalmente i simpatizzanti, e di
assicurarsi la loro presenza.
2) Le regole del gioco… Un‟associazione si definisce per le sue “regole”. Quali sono
quelle dell‟AC? Ci sono precise raccomandazioni democratiche, ma anche stili
(educativi, missionari, ecclesiali) che ci caratterizzano in senso più ampio.
Attività: si propone di organizzare, in prima battuta, un momento di studio
personale di due strumenti fondamentali: lo Statuto e il Progetto formativo dell‟AC.
Da questo studio dovrebbero emergere una serie di domande da porre a degli ospiti,
in grado di spiegare il perché di un ordinamento democratico, il cuore della scelta
religiosa e di quella educativa, l‟essere propriamente “ecclesiale” dell‟AC.
3) L‟adesione…La scelta di “tesserarsi” nasce dal desiderio di contribuire alla vita
materiale, oltre che spirituale, dell‟associazione. Una scelta del genere, dunque, non
può che nascere dalla precisa consapevolezza che questa realtà rappresenta un dono
per se stessi e per gli altri.
Attività:Le modalità sono tante. Per chi ne ha la possibilità, è possibile organizzare
una visita al centro nazionale di Azione Cattolica. Qualora non fosse possibile, si
può organizzare un incontro con la presidenza diocesana, o un gemellaggio con
parrocchie che hanno l‟AC nelle vicinanze, per scoprire la comune radice a cui la
scelta di aderire porta.
Facciamoci in due: parrocchie missionarie: Con questo piccolo progetto
vogliamo stimolare le associazioni parrocchiali a farsi “testimoni” del bel dono
dell‟Ac presso le comunità vicine in cui l‟Ac non c‟è. Come organizzarci?
Proviamo a strutturare 5 semplici tappe:
1) L‟iniziativa: può essere presa dalla diocesi o dalla singola associazione
parrocchiale. Se la diocesi è a conoscenza di una comunità in cui è possibile avviare
un progetto simile, interpella i presidenti e i responsabili delle associazioni più vicine
dal punto di vista territoriale, e chiede la disponibilità a cooperare su un progetto
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comune.
Se invece ad individuare la comunità parrocchiale è un presidente, un responsabile,
un socio, allora sarà la parrocchia a interpellare e coinvolgere il centro diocesano.
2) Il contatto: È necessario, primariamente, prendere contatto con il parroco.
L‟iniziativa, in questo senso, è bene attribuirla al centro diocesano, anche grazie
all‟aiuto degli assistenti. Al parroco si può chiedere se esiste la disponibilità di un
gruppetto di laici giovani e/o adulti a darsi una forma organica quale quella
associativa. Nella prassi, tuttavia, sono proprio le persone che fanno già Ac in una
parrocchia a conoscere laici e sacerdoti di un‟altra parrocchia. In questo senso, la
parrocchia missionaria può aiutare il contatto attraverso le proprie relazioni
informali, che senz‟altro aiutano il lavoro del centro diocesano
3) La presentazione dell‟Ac: raccolta la disponibilità, si chiede di incontrare in una
data il gruppo di laici e il parroco per presentare l‟Ac. È bene utilizzare gli strumenti
più adeguati allo specifico gruppo, in particolar modo se la base delle persone
disponibili è rappresentata da giovani. Centro nazionale e diocesano hanno
sicuramente a disposizione
tanto materiale documentale e multimediale. È importante insistere su 3 punti:
- Dare forma organica, dunque associativa e organizzata, al proprio impegno da
cristiani per la Chiesa e per gli uomini;
- Assumere in pieno l‟idea del protagonismo laicale, ovvero i laici come
corresponsabili della pastorale parrocchiale;
- Assumere un‟idea di educazione alla fede completa e definita, attraverso l‟adesione
ad un progetto formativo frutto di anni di esperienza, studio, sperimentazione
4) La strutturazione di un percorso formativo per il gruppo-base: Il centro
diocesano, con i presidenti e i responsabili delle parrocchie vicine, strutturano
insieme un ciclo di incontri per il gruppo chiamato a fondare l‟associazione, che
unisca momenti di conoscenza dell‟associazione (identità, storia, progetto formativo,
statuto) a veri e propri incontri formativi secondo lo stile dell‟Ac (spiritualità,
cultura, relazioni, sociale, politica). È in questo percorso che tanto la diocesi che le
parrocchie vicine devono investire concretamente le loro risorse. Si può pensare ad
un impegno di circa 2 mesi, pensando ad un incontro per settimana.
5) Il tutoraggio delle associazioni vicine: Dopo il percorso di formazione del gruppo
base, è bene passare alla progettazione associativa. Quanti e quali gruppi costituire?
Insistere in particolar modo su una fascia d‟età? Quali e quante persone indirizzare
verso il servizio educativo? È utile che esse si formino anche attraverso momenti di
training nelle parrocchie vicine? Parteciperanno agli incontri di formazione dei
formatori della diocesi? Resta compito del centro diocesano il lavoro di assistenza
alla costituzione formale dell‟associazione (adesione, vita democratica, scelta delle
responsabilità).
Alcuni esempi di attività da proporre:
 la parrocchia missionaria partecipa all‟organizzazione di momenti di convivialità
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al termine della messa domenicale nell‟altra parrocchia, per favorire occasioni in cui
si coltiva la relazione tra le persone
 la parrocchia missionaria invita ai propri incontri formativi i giovani e gli adulti
dell‟altra parrocchia;
 la parrocchia missionaria aiuta ad animare gli incontri presso l‟altra parrocchia
 a supporto del cammino si possono fare momenti di ritiro, due giorni di
spiritualità o campi estivi insieme
 la parrocchia missionaria invita le persone dell‟altra parrocchia a partecipare alle
iniziative diocesane, per poter fare un‟esperienza associativa insieme
 le due parrocchie si impegnano in un progetto comune di servizio/carità a favore
del territorio che condividono
Incontriamo la presidenza Diocesana: Si possono invitare i membri della
presidenza diocesana per presentare l‟Azione Cattolica e le sue scelte, per motivare la
scelta di adesione agli aderenti dello scorso anno ma soprattutto ai simpatizzanti (in
particolare i genitori dei Giovanissimi e dei ragazzi dell‟ACR).
Strumenti:
 power point di presentazione sulla storia dell‟AC
 power point di presentazione dell‟AC, il Progetto Formativo di AC, Statuto e
Atto Normativo Diocesano.
 video e foto di iniziative diocesane, riviste dell‟AC…
Giornata dell'adesione: Organizzare a livello parrocchiale una simpatica mostra
fotografica che rimetta a fuoco come l‟AC parrocchiale ha vissuto il cammino degli
anni passati e come vive il cammino attuale. Anche i videoclip rendono interessante
ed animato l‟incontro. Si possono per esempio i ntervistare alcuni soci
“preferenziali”: il presidente parrocchiale, l‟assistente, gli anziani storici dell‟AC
parrocchiale…È molto importante rendere questi momenti di incontro aperti a tutta
la comunità parrocchiale per dare visibilità della scelta di impegno che i ragazzi, i
giovani e gli adulti fanno attraverso l‟AC al servizio della Chiesa!
Momento di preghiera: Preparare un momento di
preghiera per i soci dell‟Associazione parrocchiale sul tema
dell‟anno e sul senso del servizio che l‟AC offre alla Chiesa.
Il cammino di promozione associativa, si conclude con una
gran bella festa dell‟adesione parrocchiale, aperta a tutta la
comunità in cui esplicitare la gioia dell‟aderire all‟AC. Il
segno più forte sarà la celebrazione eucaristica con la
consegna delle tessere agli aderenti e la lettera della
Presidenza diocesana che può essere letta a conclusione
della celebrazione.
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Prepariamoci: spesso capita che qualcuno sceglie di tesserarsi e singolarmente paga
la sua tessera, molte volte questo gesto viene fatto ai bordi di qualche riunione o nei
corridoi dell'oratorio. L'idea è quella di dire: "Bene! Perché non stimolare il gruppo
affinchè insieme si arrivi a decidere per l'adesione e sempre insieme si contribuisca in
tal senso?" Si potrebbero dedicare due incontri di
preparazione per spiegare, in modo semplice e vicino alla vita
dei ragazzi, il significato di essere associazione. Si potrebbe
proporre a tutti di aderire senza però richiedere, ed ecco la
novità, un esplicito contributo economico. "Prima si decide
di 'esserci', di 'starci', poi si trova il sistema per far saltar fuori
i soldi!" Dire "sì" o "no"di fronte al gruppo vuol dire
prendersi le proprie responsabilità, anche questo è un
momento di crescita, di formazione. Una volta deciso "chi ci
stava" e "chi non ci stava", insieme, ci si impegna perché la
scelta si concretizzi. Come? Attraverso una o più iniziative
particolari, da farsi ad esempio un mese prima della giornata
dell'adesione.
UN'ATTENZIONE PARTICOLARE PER L' ACR
L’ADESIONE
Obiettivo: I 14enni saranno portati a riflettere sull‟Identità Associativa e a
comprendere cosa sia l‟Azione Cattolica, con riferimento al valore dell‟adesione
nell‟avvicinarsi del momento del tesseramento.
Attività: Si immagina una specie di gioco a quiz a due squadre composte dai 14enni;
ognuna avrà a disposizione un pulsante da schiacciare per rispondere (si può creare
manualmente), e l‟educatore può registrare diversi suoni che corrispondano alla
risposta giusta e a quella sbagliata da azionare al momento opportuno. Le domande
verranno scritte su dei cartelloni che man mano verranno sfogliati al momento di
passare alla domanda successiva. Se la risposta data dalla squadra è giusta si va avanti,
altrimenti si torna indietro. Le squadre si alternano.
Domande:
1. Che cos‟è un‟ASSOCIAZIONE?
A: Aggregazione di più persone per uno scopo comune
B: gruppi di persone che si divertono tra loro
2. Che cos‟è l‟Azione Cattolica?
A: Un movimento di ragazzi che si incontrano per stare insieme, cantare, parlare
dei problemi.
B: Un‟associazione di laici che si impegnano liberamente per la realizzazione del
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fine apostolico della Chiesa.
3. L‟Azione Cattolica collabora con i sacerdoti?
A:Sì, collabora direttamente con la gerarchia in un rapporto di piena comunione
e fiducia.
B: No, si gestisce da sé
4. Qual è l‟impegno dell‟AC?
A: religioso-apostolico: comprende la evangelizzazione, la santificazione degli
uomini e la formazione cristiana delle loro coscienze.
B: religioso: consiste nell‟aiutare i ragazzi ad affrontare i problemi, a stare
insieme e a divertirsi.
5. Come si articola la Formazione dei laici di Ac?
A: formazione personale e comunitaria, che li aiuti a corrispondere alla universale
vocazione alla santità e all‟apostolato.
B: formazione personale che gli viene dall‟andare in Chiesa e li aiuti a vivere
meglio.
6. In che cosa si impegnano ancora i laici che aderiscono?
A: a testimoniare nella loro vita l‟unione con Cristo e a rivestire le loro scelte di
spirito cristiano.
B: a testimoniare con la loro vita la gioia.
7. In Ac vi è singola responsabilità o corresponsabilità nella missione della Chiesa
universale?
8. I settori dell‟Ac sono ognuno per conto loro?
A: Sì, ognuno vive per sé e da sé.
B: No, vi è l‟unitarietà.Suggerimenti: Riferimento allo Statuto di Azione
Cattolica, primi 10 articoli.
MEGATESSERONA: Si riproduce la tessera ACR in formato cartellone. Si
dovranno riempire tutti gli spazi non come se fosse una tessera personale, ma di
gruppo: per il nome si scrivono tutti i nomi degli acierrini; nello spazio firma tutte le
firme… Per la foto si può decidere di fare una foto il giorno stesso dopo gruppo e
attaccarla la volta successiva; oppure far portare una foto ad ogni ragazzo/a e fare un
collage. Dopo l‟attività si può aprire la discussione del perché aderire personalmente
all‟ACR e tesserarsi.
Ci stai all‟ACR? Si mettono a disposizione degli acierrini una serie di giornali e riviste.
Ogni ragazzo/a deve creare un fumetto in cui uno dei due personaggi fa all‟altro una
domanda che implichi una risposta positiva o negativa. Ogni ragazzo ha un foglio su
cui incolla le immagini scrivendo le battute dei personaggi (Ad esempio: la foto di una
mamma che chiede alla figlia: “Hai finito i compiti?”; la risposta positiva della figlia è
rappresentata con l‟immagine di una ragazza che ascolta la musica). E‟ importante che
la risposta sia solo si o no. Si prendono tutte le scenette con risposta affermativa (con
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l‟accortezza di eliminare quelle diseducative) e si incollano su un cartellone, che
l‟educatrice/ore avrà preparato precedentemente, con al centro l‟immagine di due
ragazzi in cui uno chiede: “CI STAI ALL‟ACR?” e l‟altro nel fumetto come risposta ha
l‟immagine della tessera ACR. Questo perché la tessera è la risposta affermativa alla
richiesta di partecipazione.
IL QUIZ DELL’ACR: Proporre ai ragazzi la visione di una videocassetta realizzata
dagli educatori, che mostra una puntata di un immaginario quiz televisivo, dove il
presentatore fa alcune domande sull‟ACR. I ragazzi, mentre seguono il video, possono
rispondere su un foglio alle domande del conduttore, scegliendo tra le risposte date dai
concorrenti; alla fine le si discuteranno in gruppo.
Ecco la trama del video come è stato realizzato dagli educatori di una parrocchia:
I personaggi sono cinque:
• il presentatore (un tipo giovanile, elegante, sempre con la battuta pronta)
• la valletta (una ragazza -o un ragazzo travestito, ancora più divertente!- con
atteggiamenti da diva
• concorrente 1 - la sportiva Vanessa (una ragazza in tuta da ginnastica e cappellino,
molto trendy, tipo un‟istruttrice di danza moderna o di ginnastica).
• concorrente 2 - il montanaro Gepi (calzoni alla zuava, camiciona, scarponi da
montagna… - non tanto sveglio ma molto buffonesco)
• concorrente 3 - la casalinga Gina della provincia ferrarese, che parla in dialetto,
vestita con fazzolettone e gonna lunga)
Dopo la sigla del programma, un balletto dove compaiono tutti gli educatori, entrano
in studio il presentatore e la valletta. Il primo presenta lo show, che è l‟ultima puntata
di una lunga serie di grande successo. Ringrazia poi l‟orchestra, un semplice suonatore
di chitarra, che interverrà con uno stacchetto dopo le domande. Chiede poi alla valletta
di far entrare, uno alla volta, i tre concorrenti a cui fa una breve intervista (nome,
provenienza, lavoro). Si sistemano nelle loro postazioni: la sportiva in uno scatolone
marchiato con la lettera “A”, il montanaro in una vaschetta di plastica marchiata con la
“R” che rovescerà più volte nell‟impeto del gioco- e la casalinga su un inginocchiatoio
con la lettera “C”. Si fa la prova pulsanti, che consiste nel gridare forte e ripetutamente
la propria lettera (A,C oppure R) e si iniziano a fare le domande. Tutti i concorrenti
potranno rispondere
magari simulando incertezza, grande sicurezza oppure
perdendosi in monologhi - partendo dal più veloce a “schiacciare il pulsante”.
Le domande:
1. Quando è nata l’Azione Cattolica dei Ragazzi?
Casalinga: Nel 1868, come l‟Azione Cattolica
Montanaro: Nell‟anno zero, insieme a Cristo
Sportiva: Il primo novembre 1969 *
2. Quali sono le caratteristiche principali dell’ACR?
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Montanaro: Disponibilità verso gli altri, amicizia con Gesù, vivere
nella comunità, essere impegnati in tutto ciò che si fa *
Sportiva: Andare a Messa quando abbiamo voglia, fare l‟attività come ci pare, isolare
gli altri, capacità assoluta di non-ascolto
Casalinga: Amore verso se stesso e gli altri, capire che siamo liberi di fare le nostre
scelte, pregare in gruppo e da soli, attenzione nei confronti del nostro vescovo
3. Cosa vuole dire ADERIRE ALL‟ACR?
Montanaro: Dire “Ci sto”, prendersi le proprie responsabilità, crederci, essere
nell‟associazione *
Casalinga: Andare ogni sabato all‟incontro, agli incontri diocesani e vicariali e a Messa
Sportiva: E‟ un esercizio di body-workout: ogni sabato i ragazzi sono legati a coppie,
per le mani e le caviglie e ogni sabato si è liberi di cambiare compagno.
4. Perché si pagano “15 sacchi” all‟anno (per il 2003 sono circa 10€) per far parte
dell‟ACR?
Casalinga: Perché il signor Anno ha bisogno di 15 sacchi di iuta
Sportiva: Perché mi posso responsabilizzare all‟interno dell‟associazione*
Montanaro: Perché si pagano l‟abbonamento al giornalino e le spese
5. Perché i ragazzi, anche se molto giovani, devono aderire all‟ACR?
Sportiva: Per valorizzare il loro ruolo nell‟associazione, per essere gruppo, per sentirsi
più responsabili*
Montanaro: Perché la tessera è come un panino al prosciutto: la mangi e ti sazi
Casalinga: Perché possono impegnarsi meglio ed essere più responsabili nei confronti
degli altri
Il video del quiz si conclude senza la correzione delle risposte e senza proclamare il
vincitore, ma solo con la sigla finale per permettere la discussione in gruppo. Delle
risposte proposte la sola corretta ha l‟asterisco). Il video può essere arricchito con spot
pubblicitari, con l‟intervento dell‟annunciatrice del programma prima della
trasmissione, inserendo battute e giochi di parole nei testi del presentatore…
SCENETTA: La tessera dell’ACR: Si organizza una scenetta-gioco di ruolo. Ad
ognuno dei ragazzi sarà assegnata un tipo di tessera che dovrà pubblicizzare,
proponendola a uno degli educatori, che finge di essere un ragazzo annoiato in cerca
di qualcosa da fare. Ognuno quindi si preparerà un piccolo discorso in cui mostrerà i
pregi della propria tessera; l‟educatore ascolterà ognuno dei ragazzi, muovendo tutte le
critiche che gli vengono in mente. Alla fine un altro educatore lo convincerà
proponendo i pregi della tessera dell‟ACR che garantisce divertimento, contatto con gli
altri e crescita.
Esempi di tessere:
Tessera biblioteca – PRO cultura; CONTRO: mancanza di contatti con le persone
Tessera sconto al cinema / teatro– PRO divertimento; CONTRO ammortizzamento
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del costo non sicuro (dipende da cosa offre la stagione!)
Abbonamento stadio- PRO divertimento; CONTRO divertimento solo se i giocatori
sono bravi!
Abbonamento bus – PRO possibilità di girare; CONTRO scioperi
Bancomat – PRO pagamenti veloci; CONTRO limite di prelievo o incitamento al
consumo
Tessera soci supermercato – PRO sconti; CONTRO incitamento al consumo
Tessera società sportiva – PRO divertimento, benessere fisico; CONTRO orari
allenamenti fissi e possibilità di giocare commisurata alla abilità atletica
Card abbonamento pay-tv – PRO divertimento; CONTRO mancanza di contatti
Altri esempi: Tessera piscina, Tessera Touring Club, Invito speciale per una discoteca
INVITO: FATTI CONQUISTARE!!! Il testo che segue può essere utilizzato
dall‟educatore con i 14enni o per preparare dei volantini con i quali invitare altri 14enni
a partecipare al gruppo.
L’AZIONE CATTOLICA SI PRESENTA
Io non invecchio
Mi presento: sono l‟AC e sono nata nel lontano 1868, quando due giovani come te, caparbi
come te, tenaci come te, veraci come te, vollero creare un‟occasione in cui tanti altri giovani e
giovanissimi avrebbero potuto trovare degli amici che condividevano gli ideali profondi:
l‟amicizia, l‟amore verso il prossimo, la comunione, la solidarietà, la fede.
Sono passati quasi 150 anni e di cose ne sono accadute da allora: basti pensare alla guerre. Più
volte ho dovuto „rifare il look‟, l‟ultima volta nel settembre 2003, ma il cuore, lo spirito, l‟anima
sento che è sempre la stessa: permettere a tanti ragazzi, giovani e adulti di incontrarsi per
condividere quei valori che non tramontano mai, ma che oggi è sempre più difficile trovare o
scorgere nella gente comune.
Sono però convinta che tu ne hai davvero tanti da scoprire e da far crescere dentro di te, e forse
io potrei far bene persino a te che ti senti stanco di questa vita monotona, di questa esistenza
tecnologica, di questa era fatta di mass-media e virtualità.
Ti assicuro che io non sono virtuale: sono fatta, invece, di carne e di cuori, tutti accomunati
dalla stessa voglia di crescere, di aiutare il prossimo, di agire insieme per arrivare ai più
bisognosi.
Un mostro di bellezza
Ti chiederai qual è il mio aspetto, quali sono i miei tratti fondamentali. con calma cercherò di
descriverli: i miei piedi sono quelli di tutti coloro che, credendo in Dio, raggiungono con me i
luoghi dove ogni giorno si fa la vita di questa Italia, e cioè la famiglia, la scuola, l‟università, gli
amici, il tempo libero… Insomma, raggiungo tutti perché a tutti voglio annunciare la possibilità
di rendere migliore la vita di ciascuno se ci sforziamo di credere in Dio. Le mie mani sono
quelle di tutti coloro che si sforzano di prendere per mano chi ha bisogno di affrontare di petto
le difficoltà, anche le più grosse, credendo che c‟è un modo per risolverle. La mia voce è così
grande e coraggiosa da osare i dialoghi e le considerazioni più difficili, sforzandosi di proporre
idee, valori, parole importanti per chi è solo, fisicamente e spiritualmente, parole per conoscersi,
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per fraternizzare, per incontrarsi. I miei occhi cercano di scorgere quanto di più positivo c‟è in
giro per trovare la forza di andare avanti, cercando di volgere al positivo quanto di negativo c‟è.
Ho mille facce
Insomma, se vuoi vedermi potresti venire nel gruppo della tua parrocchia: troverai piedi, mani,
voci, occhi di cui non immagini le potenzialità, e scoprirai che anche i tuoi piedi, le tue mani, la
tua voce, i tuoi occhi possono fare quello che posso fare io.
Probabilmente l‟impatto con il gruppo potrà essere difficile: cercheranno di scoprire chi sei e
come sei in tutti i modi possibili, ma alla fine ti sentirai uno di loro, e comincerai anche tu un
cammino fatto di discussioni, canti, feste. Ti piacerà molto sentirti utile per il gruppo, e poi
anche utile per tutta la parrocchia. Nel gruppo noterai la presenza di personaggi un po‟
particolari: gli animatori, cioè giovani che aiutano e coordinano il gruppo; il sacerdote, che aiuta
tutti a scoprire il proprio progetto di vita, le proprie inclinazioni, insomma ti aiuta a scoprire chi
sei e che cosa farai “da grande”. Il gruppo di Azione Cattolica a volte ti potrà sembrare un po‟
scalmanato, ma del resto anche tu lo sei, perciò metti a frutto tutto ciò che sai fare per renderlo
più attivo e più festoso. Molte caratteristiche del tuo gruppo è bene ricordarsi che dipendono
da te: “pensa positivo” e il tuo gruppo sarà il “più”. Gli animatori, poi, ti potranno dire meglio
cosa potresti fare per il gruppo e per la parrocchia. Ci sono tante necessità: supportare i
bambini nello studio o nel gioco, incontrare ammalati, aiutare anziani …
Con me non resti solo
Non potrai sentirti solo, anzi non vedrai l‟ora di finire i compiti per andare al gruppo ad
incontrare i tuoi amici, in parrocchia. Imparerai man mano che tanta felicità e vitalità del
gruppo dipende da te, ma anche da qualcun altro: da Dio. Infatti non mancheranno i momenti
di preghiera per ascoltarti dentro, per ascoltare gli altri, per ascoltare la natura, per ascoltare “il
silenzio” , per ascoltare Dio. Non mancheranno nemmeno le occasioni per parlare dei problemi
di “attualità”: l‟affettività, la libertà, la scuola, i genitori, e tanti altri. Certo, questo parlare non
potrà risolvere direttamente i tuoi interrogativi, ma ti potrà ad affrontare la vita con maggiore
serenità, con la sicurezza che a sostenerti c‟è il gruppo, c‟è l‟animatore, il sacerdote, ci sono io,
c‟è Dio.
Cosa puoi fare per me
Insomma, ti sembra poco tutto questo?
Essere parte dell‟Azione Cattolica è entusiasmante, effervescente, e „bellissimamente bello‟!
Sarai uno dei miei, e la tessera te lo attesterà: sarai un laico che si impegna liberamente in forma
comunitaria ed organica e in collaborazione con i Pastori per il fine generale apostolico della
Chiesa. Che significa tutto questo? Vuol dire che insieme a tanti ragazzi, giovani, uomini e
donne d‟Italia ti impegnerai, collaborando con i sacerdoti e i vescovi, a costruire la Chiesa, una
vera comunità cristiana, e il tuo gruppo ne è una anticipazione. Facendo parte della mia squadra
scoprirai che non finisco mai di stupirti con incontri, convegni, campi-scuola, feste cittadine,
regionali e nazionali. Proprio per questo motivo, se vuoi entrare fra i miei iscritti, è necessario
versare una piccola quota di adesione che serve al funzionamento dell‟organizzazione.
Allora ti piaccio?
Allora, che ne pensi: ti piaccio abbastanza? Penso che questa breve e concreta descrizione ti
abbia chiarito a sufficienza chi sono e come puoi diventare uno dei miei, ma se non sei ancora
soddisfatto, non ti resta che chiedere al tuo amico aderente di AC, che può raccontarti la sua
esperienza di AC, cosicché, sulla base dei fatti, potrai capire meglio.
Ti aspetto e con me ti aspettano tanti altri amici!
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Letture consigliate per approfondire:
Un metodo per promuovere l‟AC, ed. AVE, Roma, 2005 (collana Tra il dire e il fare)
Come si comincia? Idee per avviare (e ravvivare) l‟AC, ed. AVE, Roma, 2006 (collana
Tra il dire e il fare)
ACI, Il dono più grande. Un‟AC di contemplazione, comunione, missione, (DVD) ed.
AVE, Roma, 2005
Preziosi E., Piccola storia di una grande associazione. L‟Azione Cattolica in Italia, ed.
AVE, Roma, 2002
Materiale online: http://www.azionecattolica.it/aci/adesioni/archivio/articoli
A misura di parrocchia, idee pensieri e progetti per fare nuova l‟Ac, ed. AVE, Roma,
2006 (collana Tra il dire e il fare)
La parrocchia nel cambiamento, a cura di Paola Bignardi, ed. AVE, Roma, 2003
www.azionecattolica.it/aci/promozione/parrocchia
Dossier Parrocchia e/o altri luoghi, Nuova Responsabilità n. 2, 2002
Dossier Parrocchia e nuova evangelizzazione, Nuova Responsabilità, n. 4, 1996
Il nostro paese, in un modo forse più acuto di altri, vive un travaglio di trasformazioni che
pretende dalla Chiesa non solo uno sforzo straordinario, in sede locale, di educazione di base e di
testimonianza diretta ma una presenza evangelica in una realtà che è impastata da un costume,
da una cultura, da una struttura sociale che si sviluppano su raggio più vasto. E' per questo che
l'adesione che siete invitati a rinnovare interessa l'impegno che attraverso l'Associazione
assumete
nella vostra diocesi e nella vostra parrocchia, e insieme nella Chiesa pellegrinante in Italia
perchè possa attuare il suo compito pastorale.
Lettera ai Soci di AC, 1971 - Vittorio Bachelet
ttera ai Soci di AC, 1971
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