1 INTRODUZIONE Un'associazione in quanto tale è fatta di aderenti. Se non ci sono persone che decidono di mettersi insieme, cioè di associarsi, non c'è motivo di avere la costituzione formale di un'associazione. Questa evidente affermazione ha pero dei distinguo se applicata all'esperienza dell'Azione Cattolica. Pur tra difficoltà, nelle parrocchie e nelle diocesi l'AC ha un cuore vivo e pulsante, e, anche in termini di coinvolgimento, i partecipanti ai campi diocesani, agli appuntamenti di formazione, agli incontri diocesani sono più numerosi di quanto i dati sulle adesioni diano a vedere. Ma allora perché è così difficile promuovere l’adesione piena all’associazione? Il nostro Statuto ci ricorda che "L'appartenenza all'Azione Cattolica Italiana costituisce una scelta da parte di quanti vi aderiscono per maturare la propria vocazione alla santità, viverla da laici, svolgere il servizio ecclesiale che l'Associazione propone per la crescita della comunità cristiana, il suo sviluppo pastorale, l'animazione evangelica degli ambienti di vita e per partecipare in tal modo al cammino, alle scelte pastorali, alla spiritualità propria della comunità diocesana." (STATUTO dell'AC art. 15.1) La natura associativa dell‟Azione Cattolica richiede a ciascun socio l‟atteggiamento della consapevolezza e della cura. C‟è sempre un momento in cui lo “star dentro” è chiamato ad evolversi in una partecipazione responsabile. La tessera è, nel contempo, simbolo e sostanza di questa adesione. Entrambe le dimensioni, quella simbolica (legata al sentimento dell‟appartenenza e della comunione) e quella sostanziale (il sostegno economico all‟associazione) richiedono di essere elaborate con una programmazione attenta, tempestiva e continua. La scelta dell‟AC da parte di ciascuno, che si concretizza in un atto esplicito l‟8 dicembre, è in realtà parte integrante di un percorso formativo permanente. La nostra personale e libera adesione è proprio ciò che ci vuole, per rendere l‟AC un‟esperienza bella, importante e significativa per noi e per le nostre comunità. Questo opuscolo propone una serie di attenzioni, strumenti e modalità perché tutto l‟anno conservi una sana tensione sulla opportunità di aderire. Non si tratta, ovviamente, di una operazione commerciale; né si concentra unicamente sul bisogno di iscritti all‟associazione. È un promemoria e uno strumento per tutti coloro che sono chiamati a mediare la proposta dell‟adesione. 2 TESSERA O ADESIONE? “Perché devo fare una tessera per andare in parrocchia?”; “A cosa serve aderire?”. Sono certamente queste le domande che frullano nella testa di chi ha incontrato e conosciuto l‟AC e si interroga se sia il caso di aderire a questa associazione. Ma se ci si fermasse a queste domande, le risposte sarebbero molto semplici, perché non serve certo una tessera per essere dei buoni cristiani, e “serve” a poco se la confrontiamo con i mirabolanti vantaggi delle tessere dei supermercati, o dei benzinai, che riempiono i nostri portafogli. Adesione e tessera non sono sinonimi. La seconda è solo un segno che ci aiuta a ricordare una scelta di impegno personale. Aderire all’AC significa voler contribuire alla costruzione di un progetto mettendoci del proprio, condividendo con molte altre persone gli obiettivi, uno stile e un metodo per stare nella Chiesa “da laici” e raccontare la bellezza di Gesù, oggi, in questo nostro tempo e nei luoghi in cui ci è dato di vivere. L‟AC non ha altre finalità che non quelle che sono della Chiesa tutta: lo dice il primo articolo del nostro Statuto. L‟adesione non è solo un fatto formale, ma è una questione di cuore e di testa, e associarsi è il modo per lavorare insieme, per organizzarsi e costruire una collaborazione efficace e duratura che permetta anche la preparazione di strumenti che supportano la formazione di tanti ragazzi, giovani e adulti. Aderire comporta certo una fatica, non è mai un “sì” detto una volta per tutte ed è un impegno che va rinnovato ogni giorno attraverso una partecipazione piena alla vita dei gruppi, alle attività missionarie, al supporto ai nostri parroci e alla vita della parrocchia. Aderire è anche un fatto che ci educa alla responsabilità e ci tocca sul vivo perché ci chiede anche un piccolo sacrificio economico, che permette all‟AC di sostenersi attraverso i contributi di ciascuno. I vantaggi dell‟aderire all‟AC non sono una raccolta-punti per premi da mettere nelle nostre credenze ma, anche se meno visibili, sono certamente di maggior valore: imparare a fare comunità, scambio intergenerazionale, educazione alla democraticità, impegno personale…sono solo alcuni dei “premi del catalogo”. E vi sono anche segni più concreti, come ricevere la stampa associativa che accompagna la formazione a misura di ciascuna età, o la copertura assicurativa di ogni aderente in tutte le iniziative associative. E allora a chi partecipa ai gruppi ACR, Giovanissimi, Giovani e Adulti da simpatizzante, rivolgiamo in particolar modo l’invito ad aderire, affiché la tessera dell’AC diventi davvero il segno forte della partecipazione e perché c’è bisogno del contributo di tutti per fare dell’AC uno strumento sempre più bello per l’evangelizzazione! 3 ADERIRE È UN PO’ PARTIRE!!! Forse nessuno mai ci aveva pensato ma in fin dei conti è proprio così: aderire è un po‟ partire!! Partire per un viaggio che ci permette di scoprire e vivere esperienze nuove ma che soprattutto ci offre l‟opportunità di approfondire la nostra conoscenza col nostro amico – compagno di viaggio Gesù! In generale però indipendentemente dalla destinazione o natura del viaggio, una cosa è indispensabile: la preparazione! Lo è per i viaggi che ci portano al mare o in montagna così come per l‟adesione. Aderire all‟azione cattolica non è solo portare al proprio educatore o responsabile la quota prevista, l‟adesione non è un semplice gesto economico o formale. Molto prima di questo, c‟è una fase di riflessione..ciascuno a proprio modo, naturalmente! I ragazzi ACR non si addentreranno certo in una riflessione filosofica, ma il fatto di capire che nel loro gruppo ACR giocano volentieri con gli altri ragazzi, si sentono protagonisti in ciò che fanno, pregano con piacere, imparano cose interessanti,…insomma ci stanno bene, questo è sufficiente per far fare loro il passo successivo. Però, nonostante l‟importanza del gruppo, è in questo infatti che, in primis, i ragazzi provano e manifestano l‟essere associazione, l‟adesione è un gesto strettamente personale. Sicuramente i ragazzi acr sono aiutati dalla famiglia e dall‟educatore in questo, ma è importante per loro capire che sono loro stessi in prima persona ad essere coinvolti, sono loro che da quel momento in poi si prenderanno carico dell‟associazione, del loro gruppo! Eh già! Aderire comporta per tutti una scelta -nessuno ci obbliga a farlo- e un impegno, una responsabilità nei confronti dell‟associazione stessa. E‟ una cosa da grandi in cui anche i piccoli riescono benissimo, insomma!! E la tessera? La tessera è un po‟ come il biglietto d‟aereo, è un simbolo, è la dichiarazione e l‟impegno che ogni iscritto all‟azione cattolica si assume. Chi la tiene nel portafoglio, chi sul comodino…la tessera è lì a ricordarci la nostra scelta. La tessera è dunque fondamentale perché: esprime al meglio l‟appartenenza all‟associazione “materializza” in pochi grammi quanto l‟esperienza associativa porta nel nostro cuore rappresenta un impegno con Dio, con la Chiesa, con se stessi, con gli altri perché la sostiene economicamente (e l‟adesione è la nostra unica “entrata”…) LA TUA TESSERA È PROPRIO IL TASSELLO CHE COMPLETA IL PUZZLE DELLA VITA ASSOCIATIVA. 4 8 DICEMBRE FESTA DELL'ADESIONE Festeggiare un‟appartenenza non è una formalità. La Festa dell‟adesione dell‟otto dicembre, festa dell‟Immacolata concezione di Maria Santissima, non è una data qualsiasi nell‟itinerario annuale dell‟Ac. È innanzitutto una festa, un celebrare insieme un‟appartenenza ad un‟associazione che ci aiuta ad essere Chiesa, ad essere comunità viva, capace di pensare, pregare e operare. È un modo per dire che in quel “dedicati alla propria Chiesa”, a cui ci richiama il Progetto formativo, ci crediamo sul serio, attraverso un impegno personale e comunitario, prendendoci, ciascuno a propria misura, la responsabilità della vita della Chiesa e dell‟annuncio del Vangelo. È una festa della condivisione con la propria comunità di questo impegno e di questo stile dello “stare dentro” la Chiesa e il mondo, da laici, con le nostre vite ricche di gioie ma anche di fatiche e sofferenze, che ci rendono consapevoli del necessario aiuto dello Spirito e di chi circonda. È una festa dentro la comunità, non è una festa privata a cui si accede solo con un invito speciale, lo vogliamo e dobbiamo rimarcarlo perchè noi ci impegniamo ad “accogliere con gioia” tutti coloro che vogliono condividere con noi un pezzo di cammino nella storia della Chiesa di questo tempo, attraverso lo stile dell‟Azione Cattolica. Come tutte le celebrazioni cristiane, non è la conclusione di un cammino, ma c‟è sempre un “andate”, che è per noi un invito a condividere questa esperienza con un sempre maggior numero di persone delle nostre comunità. Fare un‟associazione popolare significa anche avere il coraggio di proporre la piena adesione all‟Ac a chi ci sta intorno e magari già partecipa ad alcune delle attività che l‟associazione propone. Certamente, poiché non siamo interessati a un puro conteggio di tessere, l‟appartenenza all‟associazione e il suo significato non vanno sminuiti, però non si può neanche considerare l‟appartenenza piena all‟Ac un tesoro così prezioso di cui noi siamo gli unici degni custodi. Consapevolezza, responsabilità, regole di vita e spirituali sono orizzonti di un cammino di crescita, mai pienamente raggiunti. Non sono prerequisiti formali per poter “ricevere una proposta all‟adesione”. L‟essere in Ac, farne pienamente parte, aiuta le persone a crescere anche lungo queste direzioni, anche attraverso quella fase di verifica che ogni anno chiede il rinnovo di una scelta di appartenenza. Come ogni scelta di valore, anche il sì all‟Ac ha un costo, non solo monetario ma soprattutto in termini di impegno personale davanti al Signore e alla comunità. L‟appartenenza all‟Ac e attraverso essa alla Chiesa, è un‟appartenenza forte, ed è certamente questo un aspetto da curare lungo tutto l‟anno, non solo nel momento in cui si propone “di fare la tessera”. E allora celebrare la Festa dell‟adesione è motivo per rinnovare l‟impegno dei responsabili su alcuni fronti: in primis, la cura della vita associativa; è fondamentale che l‟Ac per caratterizzarsi sappia proporre itinerari ed esperienze di crescita forti e significative, e sia costituita di associazioni e gruppi che non sono solo aggregazioni di persone ma luoghi in cui si sviluppano legami forti. E la Festa dell‟adesione è anche un invito a verificare chi, 5 quest‟anno, non c‟è più, chi ha deciso di non aderire con le più diverse motivazioni. Proprio in virtù dei legami forti che tengono insieme e creano l‟associazione, chi non c‟è non è solo un aderente in meno, ma è un pezzo di vita associativa che viene a mancare e al quale dedicare una giusta attenzione. Impegniamoci allora a promuovere l‟adesione, di testa e di cuore, tutto l‟anno, attraverso un‟Ac davvero bella che sa essere contagiosa e vera occasione di crescita nel cammino verso il Signore. dire il proprio SI’ AD UN IDEALE DI VITA Accogliere la chiamata di Dio ad essere nel mondo e nella Chiesa testimoni del Vangelo dire il proprio SI’ AD UNA ESPERIENZA DI VITA LAICALE Cristiani credenti che si prendono cura delle cose del mondo, amando la quotidianità e consapevoli di essere quel sale che assapora e quella luce che illumina. dire il proprio SI’ AD UNA ESPERIENZA DI VITA ECCLESIALE Persone che vivono e si appassionano della Chiesa condividendone le stesse finalità. Laici vicini ai loro pastori con l‟affetto dei figli e la maturità di persone adulte che sanno assumersi le proprie responsabilità. dire il proprio SI’ AD UNA ESPERIENZA DI INCONTRO TRA PERSONE La bellezza e la fatica dello stare insieme e costruire insieme il progetto che Dio ha su di noi. Dedicarsi a costruire relazioni serene e positive in questo mondo che sempre di più appiattisce il dialogo a vantaggio dello scontro, dell‟indifferenza e dell‟individualismo. dire il proprio SI’ AD UNA ESPERIENZA DI PARTECIPAZIONE E DI CORRESPONSABILITA’ è il vero significato del nostro essere associazione. La consapevolezza del valore e del contributo che ognuno di noi può offrire. Vivere ed appassionarsi di tutto il vissuto associativo, co-responsabili della crescita della nostra Azione Cattolica 6 DIALOGO CON L’EDUCATORE. L’ADESIONE SI PUÒ SPIEGARE… Come faccio a “convincere” una persona a “sborsare” soldi per un pezzo di carta? Una domanda forse inquietante, ma ricorrente…indice del tanto ancora da maturare, soprattutto dal punto di vista della consapevolezza (anche da parte di chi si assume responsabilità educative, spesso…). Innanzitutto, aiutiamoci, responsabili ed educatori, ad ogni livello, ad evitare due distorsioni ricorrenti: 1. Quella per cui la tessera è un “abbonamento” alla stampa. Puntare sul fatto di ricevere la stampa, lo sappiamo ormai per esperienza, è riduttivo. Si tratta di una argomentazione comoda e sbrigativa, specie per i primi anni. Ma non regge nel tempo. 2. Quella per cui la tessera è solamente un segno di appartenenza. Puntare unicamente sul valore simbolico non esprime la ricchezza del contributo “sostanziale” di ciascuno al mantenimento e alla crescita dell‟Azione Cattolica. L’unica strada è quella di puntare su motivazioni autentiche! Muoviamo i nostri passi da un principio fondamentale: l‟amore per l‟AC. Non è retorica: insieme, gratitudine e voglia di costruire sono i dati esperienziali ed esistenziali del socio che dice sì. Ovvio che questa idea non può essere relegata ad una “riunione”. C‟è il valore di una testimonianza che si costruisce nel tempo e che richiede ritorni, verifiche, approfondimenti… come nel nostro stile educativo. Questa leva va alimentata dal responsabile con almeno due attenzioni importanti. 1. Programmazione: l’adesione si programma. Non è un‟attività da delegare all‟ultima settimana di novembre, e la “sensibilità associativa” non termina l‟8 dicembre. 2. Preparazione: l’adesione richiede cura e appropriatezza nelle modalità con cui viene proposta. Concretamente, all‟educatore è affidato il compito di sollecitare il socio non solo a “sborsare”, ma a riflettere pienamente sulla propria storia associativa e sulle prospettive di crescita umana e spirituale che l‟AC offre. Ciò non può essere delegato solo ad una “riunione”, ma deve essere affiancato da una modalità relazionale personale, che inviti al discernimento e al riconoscimento di una 7 “profondità” di radici dell‟AC nel cuore della persona. Nell‟ambito del gruppo di settore, è auspicabile che la “sensibilità associativa” si esprima sia implicitamente, con riferimenti costanti allo stile dell‟AC durante il cammino formativo, sia esplicitamente, con tappe destinate alla conoscenza dei documenti fondamentali, alle “scelte” dello statuto del ‟69 e poi a quello del 2003, alla storia dell‟associazione nazionale e locale. Inoltre, l‟intensa partecipazione alla vita diocesana, primo livello in cui si sperimenta una condivisione più ampia nella grande famiglia dell‟AC, si propone come modalità utile a rafforzare l‟appartenenza. Ai Consigli parrocchiali in generale, infine, tocca anche pensare a modalità alternative per reperire fondi, specie per permettere il tesseramento di soci con difficoltà economiche. L’ADESIONE PRESENTATA AI GENITORI L‟aspetto economico della tessera coinvolge spesso il nucleo familiare, e in particolare i genitori, soprattutto quando il socio è piccolo d‟età. E meno i genitori ci conoscono, meno ci siamo resi “presentabili” e meno possiamo sperare che comprendano il perché dell‟adesione dei figli. La tessera può essere, dunque, il punto di partenza, di passaggio o di arrivo di un dialogo con loro. Anche qui, alla formula scontata (li convochiamo per spiegare perché ci si tessera), si può affiancare un‟idea di respiro più ampio. Il tesseramento vissuto come occasione per una promozione nell‟ordinario, ispirata dalla gratuità evangelica, fa bella l‟AC e la rende ulteriormente “presentabile”, con o senza il ritorno di nuove adesioni. La celebrazione del nostro “sì” può essere la “scusa” per aprirsi al mondo delle famiglie, proprio a partire dai genitori, dai fratelli e dalle sorelle dei soci… pensando la festa del tesseramento come aperta a tutti, con incontri appositi, magari con un piccolo cammino dedicato e trasversale ai settori. Già molte parrocchie sperimentano con successo incontri con genitori, anche nel solco del “Progetto Nazareth” per le famiglie, e i riscontri sono molto significativi. Spesso è necessario preparare nei nostri gruppi delle attività per presentare l‟adesione all‟associazione e spiegare il tesseramento. Poiché non avere la tessera non preclude la possibilità di frequentare il gruppo, è giusto motivare il significato della tessera. MA LA TESSERA COSTA…I soldi ricavati dal tesseramento all‟AC servono per organizzare tutta l'associazione (convegni nazionali, stampa associativa e altro ancora) e una parte va al Centro Diocesano per la formazione di educatori e responsabili (con incontri e sussidi), per le feste diocesane, i ritiri, i campiscuola. 8 SIMPATIZZANTI, È (E) ORA (?)… Con il termine “simpatizzante” intendiamo una persona vicina all‟associazione, che, in vario modo, partecipa o si informa sulle attività che essa propone. Come proporgli il tesseramento? Il rischio di “simpatizzanti a vita” si può eludere solo prescindendo dal discorso gruppo, che talvolta può addirittura “nascondere” il valore della proposta associativa dietro l‟intrattenimento. Tocca ancora agli educatori, attraverso la relazione personale, spingere ad una verifica del percorso svolto in vista di una decisione forte. Decisione forte che tuttavia va alimentata: il simpatizzante vive spesso con estraneità ruoli e organismi, di cui va sottolineato il valore “organizzativo”, associato dello stare insieme. Con lui, più che con tutti i soci, è importante soffermarsi sulle ragioni d‟essere di un‟associazione ultracentenaria e dalla forte identità. Ma non basta: la vera “promozione dell‟adesione”, presso il simpatizzante, avviene tramite contagio. E il contagio non avviene tramite l‟azione isolata del “capo”, ma attraverso un coinvolgimento consapevole del gruppo, nelle dinamiche che possano portare una persona a dire “sì”. Talvolta le parole dell‟educatore non bastano. Mentre un socio corresponsabile, attraverso la condivisione dell‟esperienza, può tantissimo. DA SETTEMBRE A… SETTEMBRE? L‟adesione è una “proposta permanente”, non limitata soltanto al periodo che va da ottobre all‟8 dicembre. Una possibilità, questa, che niente toglie al simbolismo della “data storica”, che resta un punto di riferimento centrale, bello, da valorizzare e conservare. Ma l‟opzione annuale aggiunge la possibilità di tornare più volte, appunto durante l‟anno, sui valori fondanti dell‟AC. Il tesseramento “da settembre a settembre” richiede dunque l‟accompagnamento con una programmazione ad hoc dedicata alle tematiche associative, da svolgersi non solo nei gruppi, ma anche nei “luoghi unitari” per eccellenza: i Consigli, le Assemblee… In particolare, poi, la possibilità di inserire nuovi soci senza limitazioni di tempo è molto utile per coloro che si sono avvicinati da poco, per i quali l‟8 dicembre è troppo a ridosso per una scelta consapevole. 9 TURNOVER ASSOCIATIVO: UN DATO NATURALE? Ogni anno tanti soci lasciano, e un numero consistente entra (e rientra). “Contenere” le uscite è, tra i tanti obiettivi che vogliamo darci, sicuramente quello su cui potremmo puntare con maggiori garanzie. Per un motivo semplice: la soluzione è al nostro interno. Il turnover riguarda spesso le fasce d‟età più piccole dell‟associazione, soggette in particolare ai “passaggi” da un gruppo all‟altro. L‟impegno di curare i passaggi con maggiore attenzione e sensibilità dovrebbe diventare una priorità. Come? Valorizzando il Consiglio parrocchiale e investendolo delle decisioni più importanti. Adulti e giovani, educatori e non, insieme sanno intraprendere le strade migliori per garantire la cura del singolo socio e la non dispersione di risorse e sforzi. Il Consiglio ha in particolare il compito di creare le soluzioni più adatte alle necessità di ogni persona. Stabilendo buone relazioni tra educatori, specie di settori diversi. Perché un passaggio di gruppo non sia un salto nel vuoto e nello sconosciuto, è necessario che gli educatori si parlino, che siano conosciuti non solo al proprio gruppo. È necessario che gli educatori vivano momenti insieme di confronto e formazione, a partire dalla frequentazione costante del gruppo a cui appartengono “in quanto soci”. Riportando costantemente alla memoria lo stile educativo del “prendere per mano per poi lasciare andare”. Responsabili diocesani e Presidenti parrocchiali sono chiamati a vigilare contro i rischi dell‟autogratificazione, e promuovere con decisione la responsabilità condivisa di educatori ed animatori. E ORA? La cura della persona, caratteristica intrinseca della scelta educativa dell‟associazione, chiede in ogni istante di interrogarci sulla qualità della proposta formativa e delle relazioni. In quest‟ottica, anche questo tempo può essere un‟occasione per affrontare, con stile comunitario, alcune attenzioni specifiche. I dati delle adesioni, innanzitutto, nella loro “freddezza” offrono alcune indicazioni: le difficoltà specifiche di una determinata fascia d‟età (scarsa conoscenza all‟esterno della proposta? Difficoltà di un educatore in un determinato momento della sua vita? Difficoltà nell‟intercettare tempi e modi di alcune persone?...), la 10 quantità di disdette (chi ci ha lasciato? Perché? Quali esigenze non abbiamo compreso? Che relazioni hanno vissuto quelle persone?...), i pochi passaggi da un gruppo all‟altro (c‟è poco collegamento al nostro interno? Gli educatori dei diversi gruppi hanno buoni e costanti rapporti? Vivono la loro formazione in un gruppo che gli permette di condividere anche la bellezza del servizio?...). Insomma, tanti interrogativi che aiutano a leggere dentro la nostra realtà e ad abbozzare delle risposte che, se ben meditate, possono dare vita a nuove e buone prassi. In questo breve opuscolo vi proponiamo alcune situazioni concrete che potrebbero verificarsi nelle nostre associazioni, tentando di individuare le diverse responsabilità e i diversi sforzi che possono essere messi in campo dal Presidente parrocchiale, dal Consiglio, dagli educatori e dal gruppo. In realtà, sappiamo bene che quando si entra nel profondo del vissuto associativo ordinario non esistono formule precostituite. Esiste piuttosto la concretizzazione di uno stile relazionale che, in modo “naturale”, ci spinge ad andare verso gli altri, ad indagare amorevolmente le loro motivazioni, ad argomentare il senso di un percorso di fede vissuto insieme. SUGGERIMENTI PER L’EDUCATORE CHE SI TROVA DAVANTI A UNA DI QUESTE SITUAZIONI: 1. La prova andata male “Non mi tessero più” È la situazione del socio tesseratosi come per sfida, convinto magari dall‟educatore, ma che dopo un po‟ di tempo non è riuscito a percepirne il valore. Obiettivo: recuperare contenuti associativi nella programmazione ordinaria. Il Presidente e il Consiglio: la loro preoccupazione è per i percorsi di preparazione all‟adesione messi in campo dai singoli gruppi, per i valori veicolati, per il livello di conoscenza ed effettivo convincimento degli stessi educatori. Un‟analisi del genere permette l‟individuazione dei diversi buchi che solitamente emergono: scarsa percezione della storia associativa, valore della scelta democratica, l‟utilizzo della quota del socio… Frutto di questa analisi è l‟impegno per un nuovo sforzo formativo su tematiche più strettamente associative. Chiaramente, la parrocchia sa di poter contare su esperienze formative proposte dalla diocesi. L’educatore: il suo impegno è perché la non adesione non si trasformi in una non partecipazione alla vita del gruppo. La proposta è quella di riprendere il cammino di formazione personale, e di integrare nella programmazione quegli elementi di 11 formazione associativa che non pienamente interiorizzati. D‟altra parte, in tal modo l‟educatore mette in gioco nella relazione personale la propria testimonianza di “socio consapevole”. Il gruppo: è coinvolto dall‟educatore in un rinnovato impegno per dire la propria appartenenza all‟Ac. Il quando, il perché, il come… La motivazione all‟adesione delle singole persone può essere infatti un incentivo per tutti gli altri. 2. Le difficoltà di relazioni È la situazione in cui alla base di un abbandono ci sono contrasti interni ai gruppi, o tra responsabili, o con il parroco, o, più semplicemente, si avverte una carenza relazionale (emarginazione, indifferenza, snobismo, pregiudizi…). Obiettivo: ricomporre la frattura, riproporre l‟Ac e la comunità parrocchiale come esperienza che unisce nella fede, anche se può dividere sulle “modalità”. Ricostruire una cultura dell‟accoglienza. Il Presidente e il Consiglio: sono chiamati ad una serena ma concreta analisi della qualità delle relazioni nell‟associazione e, se i casi lo richiedono, nella comunità parrocchiale (ad esempio: i rapporti con il parroco). Il Presidente, in particolare, è direttamente impegnato in un lavoro che faciliti il dialogo tra persone entrate in contrasto. Quando poi le problematiche nascono nel gruppo, sensibilizza l‟educatore a non entrare tra le parti in causa, e con l‟educatore si assume la responsabilità delle decisioni. Con il Consiglio, ci si interroga invece sulla reale portata dell‟esperienza di Ac: un‟esperienza che unisce nella fede (ed è questa la priorità!), anche quando ci sono diverse modalità di “pensare” l‟associazione. L’educatore: in questo caso è maggiormente impegnato ad entrare nelle pieghe del disagio, attraverso la relazione personale. Parimenti, deve predisporre il gruppo a non chiudersi in un “idillio di pochi”, ma ad affrontare le sfide della diversità e della novità portata da persone che pensano in modo diverso. All‟educatore, inoltre, il compito di far comprendere un‟esperienza primaria che accompagna la vita di gruppo: quel sentirsi accolti che non può essere di pochi, ma che deve essere esteso in maniera prorompente. Il gruppo: evita i frazionamenti, le prese di posizione, i pregiudizi. Si lascia guidare dalle persone più esperte in un lavoro di riappacificazione, evita di accentuare l‟isolamento di chi, già da sé, si mette ai margini. In questa situazione, poi, i gesti di apertura del gruppo possono essere decisivi. Smorzano le difficoltà del singolo ad entrare in relazione, e agevolano notevolmente il compito dell‟educatore. 3. Le difficoltà nel percorso di fede È la situazione di chi vive una difficoltà interiore, o una “crisi spirituale”, e non trova nell‟Ac le risposte che vorrebbe. Obiettivo: far sentire il calore umano dell‟associazione, fornire strumenti complementari al gruppo e alle modalità tradizionali. Riscoprire percorsi di 12 autoformazione, il valore e l‟opportunità di assistenza spirituale… Il Presidente e il Consiglio: sono chiamati, innanzitutto, a conoscere la persona, la sua storia e il suo percorso associativo (un atteggiamento che vale per tutti i casi, ma per questo in particolare). Nel solco delle esperienze di persone adulte nella fede, vanno individuate risorse e proposte specifiche: il dialogo con un padre spirituale, un‟esperienza forte… L’educatore: sfrutta tutte le occasioni per far capire la sua disponibilità ad un dialogo. Si offre senza riserve per l‟ascolto, condivide le sue difficoltà, propone percorsi di lettura e di preghiera più approfonditi. Con discrezioni, e con tatto, indica nel gruppo un luogo di vera condivisione di vita. Il gruppo: come piccola comunità che condivide un cammino spirituale, si offre come spalla per la persona in difficoltà. Cercandola, innanzitutto, e invitandola ad aprirsi, specie nel dolore. Si responsabilizza come comunità della condivisione e della compassione, in cui il vissuto dei singoli non passa inosservato nelle dinamiche di gruppo. 4. Stanchi dell’Ac È la situazione di soci, anche educatori e responsabili (anche a livello diocesano!) che hanno dato tanto, e che improvvisamente si ritirano… Obiettivo: costruire percorsi adatti a chi ha vissuto intensamente il servizio, e che ora deve riprendere fortemente il filo di un cammino personale, nella famiglia associativa. Presidente e Consiglio: si interrogano, innanzitutto, sulle modalità di vivere il servizio degli educatori. Danno priorità alla loro crescita? Rischiano, paradossalmente, di inaridirsi in un servizio fine a se stesso? Nei casi specifici, poi, ci si attiva (anche a livello extraparrocchiale, diocesano) per conoscere o realizzare strade nuove che possano interessare anche altre fasce che costantemente rischiano di stancarsi dell‟ordinario associativo (i giovani-adulti e gli adulti-giovani, ad esempio). L’educatore: raccoglie esigenze formative diverse da quelle ordinarie, e cerca di integrarle nella programmazione di gruppo. Parimenti, nella sua partecipazione responsabile alla vita diocesana, alimenta percorsi innovativi nei tempi e nei modi. Il gruppo: si interroga sul proprio entusiasmo, sulla propria passione, sulla propria capacità di contagiare (anche con modi nuovi ed estroversi). È anche il pozzo da cui emergono nuove esigenze formative, da sottoporre all‟attenzione di tutta l‟associazione. “Quel gruppo non mi piace” È la situazione di chi ha completato la strada in un gruppo, e ora dovrebbe “passare” in quello successivo. 13 Obiettivo: far emergere l‟unitarietà dell‟associazione e la continuità del progetto formativo. Presidente e Consiglio: dedicano al tema dei passaggi un incontro specifico in tempi utili (anche con la presenza di un intervento esterno sulla unitarietà dell‟Ac e le implicazioni di questa caratteristica). Sul piano operativo, indicano l‟esigenza di una buona relazionalità tra gli educatori, ma soprattutto la necessità che chiunque abbia compiti educativi guardi con attenzione alla vita di tutti i gruppi e di tutti i soci, nello stile della corresponsabilità. Si sollecita inoltre una pronta uscita dall‟autoreferenzialità, e che l‟idea di una “famiglia associativa”, fatta di persone di diverse età, passi anche ai singoli soci. Tocca inoltre al Consiglio dare dignità ai momenti unitari, e organizzare iniziative (di preghiera, di festa…) che coinvolgano l‟intera associazione. L’educatore: ha il compito di progettare percorsi che favoriscano i passaggi “in entrata” e “in uscita”. Molti di questi possono partire da cose concrete: i giovanissimi possono illustrare ai ragazzi di III media i misteri delle scuole superiori… una coppia di adulti può incontrare i giovani sul tema della famiglia… nell‟ordinario, possono trovarsi mille motivi di incontro. Considerando giugno come tempo dei passaggi, a metà anno associativo “i passanti” potrebbero iniziare un percorso con gli animatori/educatori del gruppo che li accoglierà in seguito. Questi incontri hanno la finalità di far conoscere la modalità formativa del nuovo responsabile e comprendere a cosa si è chiamati nel nuovo gruppo di appartenenza: cambia la forma, ma la sostanza è la stessa: si è sempre Ac. Al Consiglio il compito di predisporre questo itinerario di passaggio. Più in generale, l‟educatore di Ac lavora su di sé per nutrire una vera passione non solo per il gruppo che gli è affidato, ma per l‟intera associazione. Il lavoro più duro è, tuttavia, quello di non trattare come “cosa personale” il gruppo affidatogli, ma acquisire come dato di maturità anche una nuova sfida o l‟affidamento in altre mani di persone a lungo seguite. Il gruppo: se in odore di passaggio ad un gruppo successivo, deve essere opportunamente motivato sul valore della formazione continua e sul sentirsi parte della “famiglia associativa”. Se invece il gruppo sta per accogliere persone più piccole, va responsabilizzato: dalla loro accoglienza dipenderà in gran parte l‟inserimento dei nuovi. “Mi piace l’Ac, ma non voglio tesserarmi” È la situazione di chi segue il cammino di Ac, magari a corrente alternata, ma che resta distante dall‟idea di una adesione più forte e sentita. Obiettivo: chiamare ad un sano protagonismo, passare i contenuti forti e tipicamente laicali dell‟Ac. Il Presidente e il Consiglio: conta molto la conoscenza personale dei casi. Si tratta 14 di pura “pigrizia” (e allora ci vorrebbe una “scossa”), o di reali dubbi sulla propria adesione all‟ideale di Ac? Anche in questo caso, l‟analisi riguarda la presenza, la qualità e la continuità di tematiche associative ed ecclesiali (si pensi all‟idea di laicato del Concilio) nelle programmazioni ordinarie. Tuttavia, si è chiamati a favorire la scelta della persona in vari modi: attraverso la partecipazione alla vita diocesana, facendo pervenire per i simpatizzanti copie aggiuntive della stampa associativa… L’educatore: è chiamato a conoscere i motivi della non adesione dei simpatizzanti. Talvolta potrebbero esserci motivi puramente economici, facilmente risolvibili con la corresponsabilità dell‟intera associazione. Altre volte ci sono questioni più profonde, che chiamano sia ad approfondimenti nell‟ambito della formazione di gruppo sia a percorsi personali di conoscenza dell‟Ac (lo statuto, il progetto formativo, la storia associativa…). D‟altra parte, assicura al simpatizzante il pieno protagonismo nella vita del gruppo e della comunità. Il gruppo: partecipa alla scelta del simpatizzante mostrando il volto autentico e contagioso dell‟Ac, testimoniando le motivazione del proprio “si”. “Dove vai, oggi, in parrocchia?” Molto spesso acierrini e giovanissimi svolgono il loro cammino di fede senza che i genitori conoscano il tipo di proposta che ricevono. Come questo interpella l‟associazione? Obiettivo: creare una relazione costante adulti di Ac-famiglie e educatori-famiglie. Il Presidente e il Consiglio: fanno in modo che l‟attenzione alle famiglie dei più piccoli si integri nella programmazione ordinaria degli adulti. Aiutano educatori ed adulti ad organizzare momenti ad hoc per genitori. Può essere utile, nel tempo di preparazione al tesseramento, inviare una lettera ai genitori che anno per anno illustri il senso che l‟adesione ha per il proprio figlio: in questo tempo, in questa AC. Inoltre, attraverso la partecipazione alla vita diocesana si conoscono e si estendono le proposte di altre parrocchie. L’educatore: conosce il nucleo familiare, rispetta senza alcuna presunzione il ruolo primario dei genitori, si attiva direttamente con gli adulti per la realizzazione di momenti formativi. Il gruppo: si sensibilizza ad essere lievito a partire dal proprio nucleo familiare, aiutando il resto della famiglia ad entrare o rientrare nella comunità parrocchiale. 15 SOSTENTARE L’AC Come ben sappiamo l‟Associazione, a tutti i livelli, vive dei contributi che vengono raccolti tramite le quote dell‟adesione… non abbiamo altre entrate, se non queste! Questo consente all‟associazione di conservare quella indipendenza economica che garantisca libertà e autorevolezza, ma che sarà ancora assicurata solo se i nostri aderenti continueranno a sentire questo tipo di responsabilità. Tutto sommato, si tratta anche in questo caso di un percorso educativo, e non di chiedere un mero gesto di generosità… percorso educativo che si può concretizzare non solo attraverso un esborso a titolo personale, ma anche con modalità condivise, cioè con un impegno associativo che permetta di raccogliere fondi per l‟attività dell‟associazione a tutti i livelli. Quanto invece alla illustrazione “spicciola” del tesseramento, gli educatori che parlano con i genitori non devono dimenticare che: l‟AC con la tessera sostiene se stessa. Non è dunque un‟offerta al parroco o alla parrocchia; l‟AC si articola su diversi livelli, da quello parrocchiale a quello nazionale. Questi livelli producono, ciascuno secondo quanto da Statuto, un‟offerta formativa per i soci e per i formatori. Insomma, la tessera contribuisce alla “infrastruttura” dell‟offerta formativa; da alcuni anni i soci sono anche assicurati per eventuali infortuni nell‟ambito delle attività svolte; all‟educatore non entra niente in tasca. Il suo servizio è totalmente gratuito, così come quello di qualsiasi responsabile di AC a tutti i livelli. La motivazione di fondo di questo opuscolo è quella di esplicitare in forma concreta il criterio secondo cui è possibile sostenere economicamente l‟associazione anche attraverso modalità di reperimento fondi che non sia solo la quota dell‟aderente. L‟intento è quello di far sì che si alimenti una sensibilità all‟autofinanziamento dell‟Ac attraverso una mobilitazione dei singoli in forma associata, in una dinamica di partecipazione e corresponsabilità. È sufficiente mettersi in moto e organizzare alcune attività di raccolta fondi. Infatti è possibile trovare vie alternative all‟aumento delle singole quote provando a lanciare un nuovo percorso, che preveda la promozione, durante tutto l‟anno, di iniziative finalizzate al finanziamento: ragazzi, giovani e adulti possono trovarsi a collaborare e ognuno a contribuire mettendo a disposizione un po‟ del proprio tempo e delle proprie capacità. Le iniziative pensate potrebbero essere accolte con 16 entusiasmo grazie al coinvolgimento diretto e personale e potrebbero diventare un‟occasione di apertura dell‟associazione verso l‟esterno. Con un po‟ di volontà e di fantasia si possono fare cose belle… e anche divertenti! Certo, la vita delle parrocchie è sempre molto frenetica, ma il tempo si può trovare, dal momento che le associazioni parrocchiali possono raccogliere entro giugno la quota dovuta. Oltre a compiere un servizio all‟associazione, lanciare queste iniziative può alimentare la coesione dei gruppi, favoriti dall‟impegno in attività “concrete”, e può essere da stimolo allo spirito di corresponsabilità e alla capacità di interazione tra età. Autofinanziamoci: Diverse possono essere le occasioni, da cose molto semplici a iniziative più strutturate per autofinanziarci: fiera del dolce, icone su legno, vendita di piante, le lotterie e pesche di beneficenze durante le feste diocesane, lavaggio macchine di qualche compaesano, fare dei lavoretti presso qualche famiglia o negozio, per alcune domeniche prima del tesseramento si prepara la colazione ai parrocchiani e si chiede un offerta libera, le cene a tema nei locali parrocchiali con la partecipazione dei genitori dei ragazzi, i tornei sportivi. 17 PROMOZIONE ASSOCIATIVA: PROPOSTE DI INCONTRI ED INIZIATIVE Per un amico in più: Un percorso in tre tappe per i simpatizzanti 1) Conoscere l‟AC attraverso la sua storia: La storia parla, più di quanto immaginiamo. La storia dell‟AC, in particolare, ha il dono di rendere chiaro l‟impegno e lo stile dell‟associazione nel mutare degli anni, addirittura dei secoli. Attività: si propone di organizzare, nell‟ambito delle normali attività formative, un incontro sulla storia dell‟AC utilizzando il video realizzato per la campagna adesioni 2007-2008, scaricabile all‟indirizzo http://www.azionecattolica.it/aci/adesioni/spot Gli educatori avranno la premura di chiamare personalmente i simpatizzanti, e di assicurarsi la loro presenza. 2) Le regole del gioco… Un‟associazione si definisce per le sue “regole”. Quali sono quelle dell‟AC? Ci sono precise raccomandazioni democratiche, ma anche stili (educativi, missionari, ecclesiali) che ci caratterizzano in senso più ampio. Attività: si propone di organizzare, in prima battuta, un momento di studio personale di due strumenti fondamentali: lo Statuto e il Progetto formativo dell‟AC. Da questo studio dovrebbero emergere una serie di domande da porre a degli ospiti, in grado di spiegare il perché di un ordinamento democratico, il cuore della scelta religiosa e di quella educativa, l‟essere propriamente “ecclesiale” dell‟AC. 3) L‟adesione…La scelta di “tesserarsi” nasce dal desiderio di contribuire alla vita materiale, oltre che spirituale, dell‟associazione. Una scelta del genere, dunque, non può che nascere dalla precisa consapevolezza che questa realtà rappresenta un dono per se stessi e per gli altri. Attività:Le modalità sono tante. Per chi ne ha la possibilità, è possibile organizzare una visita al centro nazionale di Azione Cattolica. Qualora non fosse possibile, si può organizzare un incontro con la presidenza diocesana, o un gemellaggio con parrocchie che hanno l‟AC nelle vicinanze, per scoprire la comune radice a cui la scelta di aderire porta. Facciamoci in due: parrocchie missionarie: Con questo piccolo progetto vogliamo stimolare le associazioni parrocchiali a farsi “testimoni” del bel dono dell‟Ac presso le comunità vicine in cui l‟Ac non c‟è. Come organizzarci? Proviamo a strutturare 5 semplici tappe: 1) L‟iniziativa: può essere presa dalla diocesi o dalla singola associazione parrocchiale. Se la diocesi è a conoscenza di una comunità in cui è possibile avviare un progetto simile, interpella i presidenti e i responsabili delle associazioni più vicine dal punto di vista territoriale, e chiede la disponibilità a cooperare su un progetto 18 comune. Se invece ad individuare la comunità parrocchiale è un presidente, un responsabile, un socio, allora sarà la parrocchia a interpellare e coinvolgere il centro diocesano. 2) Il contatto: È necessario, primariamente, prendere contatto con il parroco. L‟iniziativa, in questo senso, è bene attribuirla al centro diocesano, anche grazie all‟aiuto degli assistenti. Al parroco si può chiedere se esiste la disponibilità di un gruppetto di laici giovani e/o adulti a darsi una forma organica quale quella associativa. Nella prassi, tuttavia, sono proprio le persone che fanno già Ac in una parrocchia a conoscere laici e sacerdoti di un‟altra parrocchia. In questo senso, la parrocchia missionaria può aiutare il contatto attraverso le proprie relazioni informali, che senz‟altro aiutano il lavoro del centro diocesano 3) La presentazione dell‟Ac: raccolta la disponibilità, si chiede di incontrare in una data il gruppo di laici e il parroco per presentare l‟Ac. È bene utilizzare gli strumenti più adeguati allo specifico gruppo, in particolar modo se la base delle persone disponibili è rappresentata da giovani. Centro nazionale e diocesano hanno sicuramente a disposizione tanto materiale documentale e multimediale. È importante insistere su 3 punti: - Dare forma organica, dunque associativa e organizzata, al proprio impegno da cristiani per la Chiesa e per gli uomini; - Assumere in pieno l‟idea del protagonismo laicale, ovvero i laici come corresponsabili della pastorale parrocchiale; - Assumere un‟idea di educazione alla fede completa e definita, attraverso l‟adesione ad un progetto formativo frutto di anni di esperienza, studio, sperimentazione 4) La strutturazione di un percorso formativo per il gruppo-base: Il centro diocesano, con i presidenti e i responsabili delle parrocchie vicine, strutturano insieme un ciclo di incontri per il gruppo chiamato a fondare l‟associazione, che unisca momenti di conoscenza dell‟associazione (identità, storia, progetto formativo, statuto) a veri e propri incontri formativi secondo lo stile dell‟Ac (spiritualità, cultura, relazioni, sociale, politica). È in questo percorso che tanto la diocesi che le parrocchie vicine devono investire concretamente le loro risorse. Si può pensare ad un impegno di circa 2 mesi, pensando ad un incontro per settimana. 5) Il tutoraggio delle associazioni vicine: Dopo il percorso di formazione del gruppo base, è bene passare alla progettazione associativa. Quanti e quali gruppi costituire? Insistere in particolar modo su una fascia d‟età? Quali e quante persone indirizzare verso il servizio educativo? È utile che esse si formino anche attraverso momenti di training nelle parrocchie vicine? Parteciperanno agli incontri di formazione dei formatori della diocesi? Resta compito del centro diocesano il lavoro di assistenza alla costituzione formale dell‟associazione (adesione, vita democratica, scelta delle responsabilità). Alcuni esempi di attività da proporre: la parrocchia missionaria partecipa all‟organizzazione di momenti di convivialità 19 al termine della messa domenicale nell‟altra parrocchia, per favorire occasioni in cui si coltiva la relazione tra le persone la parrocchia missionaria invita ai propri incontri formativi i giovani e gli adulti dell‟altra parrocchia; la parrocchia missionaria aiuta ad animare gli incontri presso l‟altra parrocchia a supporto del cammino si possono fare momenti di ritiro, due giorni di spiritualità o campi estivi insieme la parrocchia missionaria invita le persone dell‟altra parrocchia a partecipare alle iniziative diocesane, per poter fare un‟esperienza associativa insieme le due parrocchie si impegnano in un progetto comune di servizio/carità a favore del territorio che condividono Incontriamo la presidenza Diocesana: Si possono invitare i membri della presidenza diocesana per presentare l‟Azione Cattolica e le sue scelte, per motivare la scelta di adesione agli aderenti dello scorso anno ma soprattutto ai simpatizzanti (in particolare i genitori dei Giovanissimi e dei ragazzi dell‟ACR). Strumenti: power point di presentazione sulla storia dell‟AC power point di presentazione dell‟AC, il Progetto Formativo di AC, Statuto e Atto Normativo Diocesano. video e foto di iniziative diocesane, riviste dell‟AC… Giornata dell'adesione: Organizzare a livello parrocchiale una simpatica mostra fotografica che rimetta a fuoco come l‟AC parrocchiale ha vissuto il cammino degli anni passati e come vive il cammino attuale. Anche i videoclip rendono interessante ed animato l‟incontro. Si possono per esempio i ntervistare alcuni soci “preferenziali”: il presidente parrocchiale, l‟assistente, gli anziani storici dell‟AC parrocchiale…È molto importante rendere questi momenti di incontro aperti a tutta la comunità parrocchiale per dare visibilità della scelta di impegno che i ragazzi, i giovani e gli adulti fanno attraverso l‟AC al servizio della Chiesa! Momento di preghiera: Preparare un momento di preghiera per i soci dell‟Associazione parrocchiale sul tema dell‟anno e sul senso del servizio che l‟AC offre alla Chiesa. Il cammino di promozione associativa, si conclude con una gran bella festa dell‟adesione parrocchiale, aperta a tutta la comunità in cui esplicitare la gioia dell‟aderire all‟AC. Il segno più forte sarà la celebrazione eucaristica con la consegna delle tessere agli aderenti e la lettera della Presidenza diocesana che può essere letta a conclusione della celebrazione. 20 Prepariamoci: spesso capita che qualcuno sceglie di tesserarsi e singolarmente paga la sua tessera, molte volte questo gesto viene fatto ai bordi di qualche riunione o nei corridoi dell'oratorio. L'idea è quella di dire: "Bene! Perché non stimolare il gruppo affinchè insieme si arrivi a decidere per l'adesione e sempre insieme si contribuisca in tal senso?" Si potrebbero dedicare due incontri di preparazione per spiegare, in modo semplice e vicino alla vita dei ragazzi, il significato di essere associazione. Si potrebbe proporre a tutti di aderire senza però richiedere, ed ecco la novità, un esplicito contributo economico. "Prima si decide di 'esserci', di 'starci', poi si trova il sistema per far saltar fuori i soldi!" Dire "sì" o "no"di fronte al gruppo vuol dire prendersi le proprie responsabilità, anche questo è un momento di crescita, di formazione. Una volta deciso "chi ci stava" e "chi non ci stava", insieme, ci si impegna perché la scelta si concretizzi. Come? Attraverso una o più iniziative particolari, da farsi ad esempio un mese prima della giornata dell'adesione. UN'ATTENZIONE PARTICOLARE PER L' ACR L’ADESIONE Obiettivo: I 14enni saranno portati a riflettere sull‟Identità Associativa e a comprendere cosa sia l‟Azione Cattolica, con riferimento al valore dell‟adesione nell‟avvicinarsi del momento del tesseramento. Attività: Si immagina una specie di gioco a quiz a due squadre composte dai 14enni; ognuna avrà a disposizione un pulsante da schiacciare per rispondere (si può creare manualmente), e l‟educatore può registrare diversi suoni che corrispondano alla risposta giusta e a quella sbagliata da azionare al momento opportuno. Le domande verranno scritte su dei cartelloni che man mano verranno sfogliati al momento di passare alla domanda successiva. Se la risposta data dalla squadra è giusta si va avanti, altrimenti si torna indietro. Le squadre si alternano. Domande: 1. Che cos‟è un‟ASSOCIAZIONE? A: Aggregazione di più persone per uno scopo comune B: gruppi di persone che si divertono tra loro 2. Che cos‟è l‟Azione Cattolica? A: Un movimento di ragazzi che si incontrano per stare insieme, cantare, parlare dei problemi. B: Un‟associazione di laici che si impegnano liberamente per la realizzazione del 21 fine apostolico della Chiesa. 3. L‟Azione Cattolica collabora con i sacerdoti? A:Sì, collabora direttamente con la gerarchia in un rapporto di piena comunione e fiducia. B: No, si gestisce da sé 4. Qual è l‟impegno dell‟AC? A: religioso-apostolico: comprende la evangelizzazione, la santificazione degli uomini e la formazione cristiana delle loro coscienze. B: religioso: consiste nell‟aiutare i ragazzi ad affrontare i problemi, a stare insieme e a divertirsi. 5. Come si articola la Formazione dei laici di Ac? A: formazione personale e comunitaria, che li aiuti a corrispondere alla universale vocazione alla santità e all‟apostolato. B: formazione personale che gli viene dall‟andare in Chiesa e li aiuti a vivere meglio. 6. In che cosa si impegnano ancora i laici che aderiscono? A: a testimoniare nella loro vita l‟unione con Cristo e a rivestire le loro scelte di spirito cristiano. B: a testimoniare con la loro vita la gioia. 7. In Ac vi è singola responsabilità o corresponsabilità nella missione della Chiesa universale? 8. I settori dell‟Ac sono ognuno per conto loro? A: Sì, ognuno vive per sé e da sé. B: No, vi è l‟unitarietà.Suggerimenti: Riferimento allo Statuto di Azione Cattolica, primi 10 articoli. MEGATESSERONA: Si riproduce la tessera ACR in formato cartellone. Si dovranno riempire tutti gli spazi non come se fosse una tessera personale, ma di gruppo: per il nome si scrivono tutti i nomi degli acierrini; nello spazio firma tutte le firme… Per la foto si può decidere di fare una foto il giorno stesso dopo gruppo e attaccarla la volta successiva; oppure far portare una foto ad ogni ragazzo/a e fare un collage. Dopo l‟attività si può aprire la discussione del perché aderire personalmente all‟ACR e tesserarsi. Ci stai all‟ACR? Si mettono a disposizione degli acierrini una serie di giornali e riviste. Ogni ragazzo/a deve creare un fumetto in cui uno dei due personaggi fa all‟altro una domanda che implichi una risposta positiva o negativa. Ogni ragazzo ha un foglio su cui incolla le immagini scrivendo le battute dei personaggi (Ad esempio: la foto di una mamma che chiede alla figlia: “Hai finito i compiti?”; la risposta positiva della figlia è rappresentata con l‟immagine di una ragazza che ascolta la musica). E‟ importante che la risposta sia solo si o no. Si prendono tutte le scenette con risposta affermativa (con 22 l‟accortezza di eliminare quelle diseducative) e si incollano su un cartellone, che l‟educatrice/ore avrà preparato precedentemente, con al centro l‟immagine di due ragazzi in cui uno chiede: “CI STAI ALL‟ACR?” e l‟altro nel fumetto come risposta ha l‟immagine della tessera ACR. Questo perché la tessera è la risposta affermativa alla richiesta di partecipazione. IL QUIZ DELL’ACR: Proporre ai ragazzi la visione di una videocassetta realizzata dagli educatori, che mostra una puntata di un immaginario quiz televisivo, dove il presentatore fa alcune domande sull‟ACR. I ragazzi, mentre seguono il video, possono rispondere su un foglio alle domande del conduttore, scegliendo tra le risposte date dai concorrenti; alla fine le si discuteranno in gruppo. Ecco la trama del video come è stato realizzato dagli educatori di una parrocchia: I personaggi sono cinque: • il presentatore (un tipo giovanile, elegante, sempre con la battuta pronta) • la valletta (una ragazza -o un ragazzo travestito, ancora più divertente!- con atteggiamenti da diva • concorrente 1 - la sportiva Vanessa (una ragazza in tuta da ginnastica e cappellino, molto trendy, tipo un‟istruttrice di danza moderna o di ginnastica). • concorrente 2 - il montanaro Gepi (calzoni alla zuava, camiciona, scarponi da montagna… - non tanto sveglio ma molto buffonesco) • concorrente 3 - la casalinga Gina della provincia ferrarese, che parla in dialetto, vestita con fazzolettone e gonna lunga) Dopo la sigla del programma, un balletto dove compaiono tutti gli educatori, entrano in studio il presentatore e la valletta. Il primo presenta lo show, che è l‟ultima puntata di una lunga serie di grande successo. Ringrazia poi l‟orchestra, un semplice suonatore di chitarra, che interverrà con uno stacchetto dopo le domande. Chiede poi alla valletta di far entrare, uno alla volta, i tre concorrenti a cui fa una breve intervista (nome, provenienza, lavoro). Si sistemano nelle loro postazioni: la sportiva in uno scatolone marchiato con la lettera “A”, il montanaro in una vaschetta di plastica marchiata con la “R” che rovescerà più volte nell‟impeto del gioco- e la casalinga su un inginocchiatoio con la lettera “C”. Si fa la prova pulsanti, che consiste nel gridare forte e ripetutamente la propria lettera (A,C oppure R) e si iniziano a fare le domande. Tutti i concorrenti potranno rispondere magari simulando incertezza, grande sicurezza oppure perdendosi in monologhi - partendo dal più veloce a “schiacciare il pulsante”. Le domande: 1. Quando è nata l’Azione Cattolica dei Ragazzi? Casalinga: Nel 1868, come l‟Azione Cattolica Montanaro: Nell‟anno zero, insieme a Cristo Sportiva: Il primo novembre 1969 * 2. Quali sono le caratteristiche principali dell’ACR? 23 Montanaro: Disponibilità verso gli altri, amicizia con Gesù, vivere nella comunità, essere impegnati in tutto ciò che si fa * Sportiva: Andare a Messa quando abbiamo voglia, fare l‟attività come ci pare, isolare gli altri, capacità assoluta di non-ascolto Casalinga: Amore verso se stesso e gli altri, capire che siamo liberi di fare le nostre scelte, pregare in gruppo e da soli, attenzione nei confronti del nostro vescovo 3. Cosa vuole dire ADERIRE ALL‟ACR? Montanaro: Dire “Ci sto”, prendersi le proprie responsabilità, crederci, essere nell‟associazione * Casalinga: Andare ogni sabato all‟incontro, agli incontri diocesani e vicariali e a Messa Sportiva: E‟ un esercizio di body-workout: ogni sabato i ragazzi sono legati a coppie, per le mani e le caviglie e ogni sabato si è liberi di cambiare compagno. 4. Perché si pagano “15 sacchi” all‟anno (per il 2003 sono circa 10€) per far parte dell‟ACR? Casalinga: Perché il signor Anno ha bisogno di 15 sacchi di iuta Sportiva: Perché mi posso responsabilizzare all‟interno dell‟associazione* Montanaro: Perché si pagano l‟abbonamento al giornalino e le spese 5. Perché i ragazzi, anche se molto giovani, devono aderire all‟ACR? Sportiva: Per valorizzare il loro ruolo nell‟associazione, per essere gruppo, per sentirsi più responsabili* Montanaro: Perché la tessera è come un panino al prosciutto: la mangi e ti sazi Casalinga: Perché possono impegnarsi meglio ed essere più responsabili nei confronti degli altri Il video del quiz si conclude senza la correzione delle risposte e senza proclamare il vincitore, ma solo con la sigla finale per permettere la discussione in gruppo. Delle risposte proposte la sola corretta ha l‟asterisco). Il video può essere arricchito con spot pubblicitari, con l‟intervento dell‟annunciatrice del programma prima della trasmissione, inserendo battute e giochi di parole nei testi del presentatore… SCENETTA: La tessera dell’ACR: Si organizza una scenetta-gioco di ruolo. Ad ognuno dei ragazzi sarà assegnata un tipo di tessera che dovrà pubblicizzare, proponendola a uno degli educatori, che finge di essere un ragazzo annoiato in cerca di qualcosa da fare. Ognuno quindi si preparerà un piccolo discorso in cui mostrerà i pregi della propria tessera; l‟educatore ascolterà ognuno dei ragazzi, muovendo tutte le critiche che gli vengono in mente. Alla fine un altro educatore lo convincerà proponendo i pregi della tessera dell‟ACR che garantisce divertimento, contatto con gli altri e crescita. Esempi di tessere: Tessera biblioteca – PRO cultura; CONTRO: mancanza di contatti con le persone Tessera sconto al cinema / teatro– PRO divertimento; CONTRO ammortizzamento 24 del costo non sicuro (dipende da cosa offre la stagione!) Abbonamento stadio- PRO divertimento; CONTRO divertimento solo se i giocatori sono bravi! Abbonamento bus – PRO possibilità di girare; CONTRO scioperi Bancomat – PRO pagamenti veloci; CONTRO limite di prelievo o incitamento al consumo Tessera soci supermercato – PRO sconti; CONTRO incitamento al consumo Tessera società sportiva – PRO divertimento, benessere fisico; CONTRO orari allenamenti fissi e possibilità di giocare commisurata alla abilità atletica Card abbonamento pay-tv – PRO divertimento; CONTRO mancanza di contatti Altri esempi: Tessera piscina, Tessera Touring Club, Invito speciale per una discoteca INVITO: FATTI CONQUISTARE!!! Il testo che segue può essere utilizzato dall‟educatore con i 14enni o per preparare dei volantini con i quali invitare altri 14enni a partecipare al gruppo. L’AZIONE CATTOLICA SI PRESENTA Io non invecchio Mi presento: sono l‟AC e sono nata nel lontano 1868, quando due giovani come te, caparbi come te, tenaci come te, veraci come te, vollero creare un‟occasione in cui tanti altri giovani e giovanissimi avrebbero potuto trovare degli amici che condividevano gli ideali profondi: l‟amicizia, l‟amore verso il prossimo, la comunione, la solidarietà, la fede. Sono passati quasi 150 anni e di cose ne sono accadute da allora: basti pensare alla guerre. Più volte ho dovuto „rifare il look‟, l‟ultima volta nel settembre 2003, ma il cuore, lo spirito, l‟anima sento che è sempre la stessa: permettere a tanti ragazzi, giovani e adulti di incontrarsi per condividere quei valori che non tramontano mai, ma che oggi è sempre più difficile trovare o scorgere nella gente comune. Sono però convinta che tu ne hai davvero tanti da scoprire e da far crescere dentro di te, e forse io potrei far bene persino a te che ti senti stanco di questa vita monotona, di questa esistenza tecnologica, di questa era fatta di mass-media e virtualità. Ti assicuro che io non sono virtuale: sono fatta, invece, di carne e di cuori, tutti accomunati dalla stessa voglia di crescere, di aiutare il prossimo, di agire insieme per arrivare ai più bisognosi. Un mostro di bellezza Ti chiederai qual è il mio aspetto, quali sono i miei tratti fondamentali. con calma cercherò di descriverli: i miei piedi sono quelli di tutti coloro che, credendo in Dio, raggiungono con me i luoghi dove ogni giorno si fa la vita di questa Italia, e cioè la famiglia, la scuola, l‟università, gli amici, il tempo libero… Insomma, raggiungo tutti perché a tutti voglio annunciare la possibilità di rendere migliore la vita di ciascuno se ci sforziamo di credere in Dio. Le mie mani sono quelle di tutti coloro che si sforzano di prendere per mano chi ha bisogno di affrontare di petto le difficoltà, anche le più grosse, credendo che c‟è un modo per risolverle. La mia voce è così grande e coraggiosa da osare i dialoghi e le considerazioni più difficili, sforzandosi di proporre idee, valori, parole importanti per chi è solo, fisicamente e spiritualmente, parole per conoscersi, 25 per fraternizzare, per incontrarsi. I miei occhi cercano di scorgere quanto di più positivo c‟è in giro per trovare la forza di andare avanti, cercando di volgere al positivo quanto di negativo c‟è. Ho mille facce Insomma, se vuoi vedermi potresti venire nel gruppo della tua parrocchia: troverai piedi, mani, voci, occhi di cui non immagini le potenzialità, e scoprirai che anche i tuoi piedi, le tue mani, la tua voce, i tuoi occhi possono fare quello che posso fare io. Probabilmente l‟impatto con il gruppo potrà essere difficile: cercheranno di scoprire chi sei e come sei in tutti i modi possibili, ma alla fine ti sentirai uno di loro, e comincerai anche tu un cammino fatto di discussioni, canti, feste. Ti piacerà molto sentirti utile per il gruppo, e poi anche utile per tutta la parrocchia. Nel gruppo noterai la presenza di personaggi un po‟ particolari: gli animatori, cioè giovani che aiutano e coordinano il gruppo; il sacerdote, che aiuta tutti a scoprire il proprio progetto di vita, le proprie inclinazioni, insomma ti aiuta a scoprire chi sei e che cosa farai “da grande”. Il gruppo di Azione Cattolica a volte ti potrà sembrare un po‟ scalmanato, ma del resto anche tu lo sei, perciò metti a frutto tutto ciò che sai fare per renderlo più attivo e più festoso. Molte caratteristiche del tuo gruppo è bene ricordarsi che dipendono da te: “pensa positivo” e il tuo gruppo sarà il “più”. Gli animatori, poi, ti potranno dire meglio cosa potresti fare per il gruppo e per la parrocchia. Ci sono tante necessità: supportare i bambini nello studio o nel gioco, incontrare ammalati, aiutare anziani … Con me non resti solo Non potrai sentirti solo, anzi non vedrai l‟ora di finire i compiti per andare al gruppo ad incontrare i tuoi amici, in parrocchia. Imparerai man mano che tanta felicità e vitalità del gruppo dipende da te, ma anche da qualcun altro: da Dio. Infatti non mancheranno i momenti di preghiera per ascoltarti dentro, per ascoltare gli altri, per ascoltare la natura, per ascoltare “il silenzio” , per ascoltare Dio. Non mancheranno nemmeno le occasioni per parlare dei problemi di “attualità”: l‟affettività, la libertà, la scuola, i genitori, e tanti altri. Certo, questo parlare non potrà risolvere direttamente i tuoi interrogativi, ma ti potrà ad affrontare la vita con maggiore serenità, con la sicurezza che a sostenerti c‟è il gruppo, c‟è l‟animatore, il sacerdote, ci sono io, c‟è Dio. Cosa puoi fare per me Insomma, ti sembra poco tutto questo? Essere parte dell‟Azione Cattolica è entusiasmante, effervescente, e „bellissimamente bello‟! Sarai uno dei miei, e la tessera te lo attesterà: sarai un laico che si impegna liberamente in forma comunitaria ed organica e in collaborazione con i Pastori per il fine generale apostolico della Chiesa. Che significa tutto questo? Vuol dire che insieme a tanti ragazzi, giovani, uomini e donne d‟Italia ti impegnerai, collaborando con i sacerdoti e i vescovi, a costruire la Chiesa, una vera comunità cristiana, e il tuo gruppo ne è una anticipazione. Facendo parte della mia squadra scoprirai che non finisco mai di stupirti con incontri, convegni, campi-scuola, feste cittadine, regionali e nazionali. Proprio per questo motivo, se vuoi entrare fra i miei iscritti, è necessario versare una piccola quota di adesione che serve al funzionamento dell‟organizzazione. Allora ti piaccio? Allora, che ne pensi: ti piaccio abbastanza? Penso che questa breve e concreta descrizione ti abbia chiarito a sufficienza chi sono e come puoi diventare uno dei miei, ma se non sei ancora soddisfatto, non ti resta che chiedere al tuo amico aderente di AC, che può raccontarti la sua esperienza di AC, cosicché, sulla base dei fatti, potrai capire meglio. Ti aspetto e con me ti aspettano tanti altri amici! 26 Letture consigliate per approfondire: Un metodo per promuovere l‟AC, ed. AVE, Roma, 2005 (collana Tra il dire e il fare) Come si comincia? Idee per avviare (e ravvivare) l‟AC, ed. AVE, Roma, 2006 (collana Tra il dire e il fare) ACI, Il dono più grande. Un‟AC di contemplazione, comunione, missione, (DVD) ed. AVE, Roma, 2005 Preziosi E., Piccola storia di una grande associazione. L‟Azione Cattolica in Italia, ed. AVE, Roma, 2002 Materiale online: http://www.azionecattolica.it/aci/adesioni/archivio/articoli A misura di parrocchia, idee pensieri e progetti per fare nuova l‟Ac, ed. AVE, Roma, 2006 (collana Tra il dire e il fare) La parrocchia nel cambiamento, a cura di Paola Bignardi, ed. AVE, Roma, 2003 www.azionecattolica.it/aci/promozione/parrocchia Dossier Parrocchia e/o altri luoghi, Nuova Responsabilità n. 2, 2002 Dossier Parrocchia e nuova evangelizzazione, Nuova Responsabilità, n. 4, 1996 Il nostro paese, in un modo forse più acuto di altri, vive un travaglio di trasformazioni che pretende dalla Chiesa non solo uno sforzo straordinario, in sede locale, di educazione di base e di testimonianza diretta ma una presenza evangelica in una realtà che è impastata da un costume, da una cultura, da una struttura sociale che si sviluppano su raggio più vasto. E' per questo che l'adesione che siete invitati a rinnovare interessa l'impegno che attraverso l'Associazione assumete nella vostra diocesi e nella vostra parrocchia, e insieme nella Chiesa pellegrinante in Italia perchè possa attuare il suo compito pastorale. Lettera ai Soci di AC, 1971 - Vittorio Bachelet ttera ai Soci di AC, 1971 27