Farewell 2015:
il riepilogo “in pillole”
di un anno raccontato
giorno per giorno
Farewell 2015: il riepilogo “in pillole”
di un anno raccontato giorno per giorno
Roma, 30 dicembre - Anche il 2015 sta per essere consegnato alla storia, con il suo carico di avvenimenti. Ma
che anno è stato, per farmacia, farmacisti e sanità più in generale, quello che ci accingiamo a seppellire sotto
il fragore dei botti che saluteranno l’inizio del 2016?
In questo suo ultimo numero dell’anno, RIFday prova a ricordarne in sintesi i fatti e i personaggi più
importanti, “pescandoli” dalla newsletter che l’Ordine dei farmacisti di Roma realizza ogni giorno, inviandola a
più di ottomila farmacisti a Roma e in tutta Italia.
Quello che segue è il sintetico riepilogo di un anno, mese per mese, nella speranza che possa tornare utile, a
memoria futura, ai nostri lettori: il passato, come ognuno ben sa, in realtà non smette mai di passare e molti
dei fatti e dei temi che hanno segnato il 2015 si ripresenteranno nell’anno che verrà, a partire da quel ddl
Concorrenza che (quale che sia il testo finale del provvedimento) rappresenterà comunque una linea di confine
nella storia e nel destino della farmacia del nostro Paese.
Buona lettura, dunque, e arrivederci al 2016: RIFday Mattinale riprenderà le sue pubblicazioni il prossimo 7
gennaio, dopo una breve pausa.
A tutti i lettori, insieme a un doveroso ma davvero sentito ringraziamento per l’attenzione che ci dedicano ogni
giorno (e che faremo di tutto per continuare a meritarci anche in futuro), gli auguri più sinceri per un 2016 che
si dimostri generoso nei confronti delle migliori aspettative di tutti e di ciascuno. BUON ANNO!
2
GENNAIO
Il 7 gennaio Parigi è scossa dal barbaro attentato portato da un commando di
terroristi islamici al giornale Charlie Hebdo, conclusosi con il massacro di 12 tra
giornalisti, disegnatori, impiegati e poliziotti.
A mezzogiorno dell’8 gennaio, anche tutte le farmacie francesi, con l’intero Paese fermo e in silenzio
per commemorare le vittime dell’odio integralista, spengono le croci verde e le loro insegne. Moltissimi i
farmacisti che hanno esposto nelle vetrine dei loro esercizi i cartelli Nous sommes tous Charlie o Je suis Charlie, con i quali la
Francia tutta ha voluto esprimere il suo dolore e affermare a un tempo l’irriducibile opposizione a ogni tentativo di conculcare la
libertà e le ragioni e le conquiste della civiltà.
Il 12 gennaio la Commissione europea, a seguito dell’opinione positiva rilasciata dalla Commissione per i prodotti medicinali
umani (Chmp) dell’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, dà il via libera alla decisione di rendere disponibile il
contraccettivo di emergenza a base di ulipristal senza il bisogno della ricetta medica. Il farmaco, secondo l’Ema, è
‘’un contraccettivo d’emergenza usato per prevenire gravidanze indesiderate se assunto entro 120 ore (5 giorni) da un
rapporto sessuale a rischio, e agisce prevenendo o ritardando l’ovulazione. Il farmaco è più efficace se assunto entro le 24
ore’’.
Dopo oltre un anno e mezzo di attesa da parte di tutti gli operatori della filiera, il 20 gennaio al ministero dello Sviluppo
economico riparte il tavolo sulla farmaceutica. Tema obbligato del primo confronto tra i rappresentanti delle istituzioni
(ministeri dello Sviluppo, dell’Economia e della Salute, Aifa, Regioni, Agenas), della filiera del farmaco (le sigle di produttori,
farmacie e distribuzione intermedia) ) e delle organizzazioni sindacali, l’impatto dei farmaci innovativi (come l’antiepatite C
sofosbuvir) sui conti e la sostenibilità del sistema.
Ma il tema centrale del tavolo è in realtà quello dei meccanismi di governo della spesa, da tempo oggetto di discussione, a
partire dal sistema dei tetti e del payback: strumenti ritenuti suscettibili di necessarie revisioni dalla stessa ministra della Salute
Beatrice Lorenzin e dall’allora viceministro del MISE Claudio De Vincenti .
Il 26 gennaio la ministra per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta annuncia le sue dimissioni dall’incarico di
governo, comunicando il suo ingresso nella Giunta della Regione Calabria presieduta da Mario Oliverio, come assessore con le
deleghe a Riforme istituzionali, Istruzione, Cultura e Pari opportunità. Il passaggio dal dicastero alla Regione, però, non si
concretizza per una scelta etica di Lanzetta (la presenza in Giunta di un nome finito nelle informative dei Ros in occasione di
un’indagine sul voto di scambio) e la ministra dimissionaria - dopo la sua parentesi di impegno ad alto livello nelle istituzioni torna a tempo pieno all’esercizio della professione nella sua farmacia di Monasterace, in Calabria.
Con la richiesta di patteggiamento a un anno e dieci mesi di reclusione con la condizionale e la non menzione della pena
nel certificato penale, presentata dai legali di Davide Vannoni il 27 gennaio, con il via libera del pubblico ministero, Raffaele
Guariniello, si avvia di fatto a conclusione il controverso “caso Stamina”, che aveva portato il suo ideatore in tribunale.
Decisivo, per ottenere il parere favorevole al patteggiamento del pm, l’annuncio da parte di Vannoni di ritirare il ricorso al Tar
Lazio contro i provvedimenti targati Ministero della Salute e Comitato scientifico che bocciarono Stamina.
Sabato 31 gennaio Sergio Mattarella viene eletto nuovo Presidente della Repubblica con la maggioranza dei due terzi
del Parlamento, tra generali attestazioni di stima e apprezzamento (pochissime le eccezioni al riguardo). Mattarella, giurista di
vaglia, aveva incrociato in maniera decisamente importante, nel luglio del 2014, la storia della farmacia italiana, quando nella
sua alta funzione di giudice della Consulta aveva ha redatto la sentenza n. 216 /14, ponendo un punto fermo alla questione
della riserva della distribuzione dei medicinali di fascia C alle sole farmacie.
3
FEBBRAIO
Con un emendamento alla legge di conversione del decreto Milleproroghe approvato il 5
febbraio, slitta di un anno, il raggiungimento della soglia del 90% delle ricette
mediche digitali, dando più tempo alle Regioni per prevedere la graduale sostituzione delle
ricette cartacee con quelle in formato elettronico, come previsto dal decreto Sviluppo del 2012.
Il raggiungimento della soglia del 90%, previsto originariamente per il 2015, viene rinviato al 2016.
Con una nota congiunta, il 12 febbraio le cooperativa Cef e Sinfarma, la prima lombarda, la seconda laziale,
annunciano la loro “fusione per incorporazione”, che porta alla nascita nello scenario della distribuzione farmaceutica di
una nuova realtà da un miliardo di euro di fatturato 780 dipendenti, 1.400 soci e un patrimonio netto di 84 milioni di euro.
L’operazione, realizzata con il sostegno fattivo di Confcooperative, porta Cef a diventare la prima cooperativa per fatturato, al
quarto posto assoluto dopo due multinazionali e una società per azioni.
Si celebra in tutta Italia, il 14 febbraio, la XV Giornata di raccolta del Farmaco, promossa e organizzata dal Banco
Farmaceutico onlus in collaborazione con Federfarma e CDO Opere Sociali. Sono raccolte 360 mila confezioni di farmaci da
automedicazione destinati a più di 400.000 persone in stato di povertà, assistite dai 1.638 enti caritatevoli convenzionati con il
Banco Farmaceutico, un risultato raggiunto grazie alla mobilitazione di 3.673 farmacie in 97 province e in più di 1.200 comuni
italiani e al contributo di oltre 14.000 volontari.
Dopo mesi di scontro frontale, all’interno del settore del farmaco, sulla liberalizzazione o meno dei farmaci di fascia C, il
governo di Matteo Renzi finalmente approva, il 20 febbraio, il suo testo del ddl Concorrenza. Dove non vi è traccia di
liberalizzazione della fascia C ma - come conigli estratti dal cilindro di un prestidigitatore - si materializzano la previsione
dell’apertura della proprietà delle farmacie alle società di capitale e la costituzione di catene di farmacie. La mossa del Governo
genera sconcerto e preoccupazione nel mondo della farmacia e dei farmacisti, per i possibili effetti di misure in grado di
impattare con grande forza sul servizio farmaceutico. Immediate anche le polemiche su presunte responsabilità delle sigle di
categoria: l’accusa ricorrente è quella di aver perso tempo ed energie a preoccuparsi del dito (la fascia C), mentre il problema
più importante riguardava la luna (l’ingresso del capitale).
Dopo mesi di faticose trattative, viene finalmente raggiunto il 26 febbraio l’accordo sugli ulteriori tagli alle risorse
destinate al fondo sanitario, nel quadro degli ulteriori “risparmi” (4 miliardi) imposti alle Regioni dalla Legge di Stabilità 2015.
Si tratta di 2,637 miliardi in totale, dei quali due a carico delle Regioni a statuto ordinario, 352 milioni per quelle a statuto
speciale e 285 milioni per l’edilizia sanitaria.
Sempre il 26 febbraio viene approvato definitivamente il consueto decreto Milleproroghe. Tra le sue norme, il nuovo rinvio
della riforma della remunerazione, differito di un anno secco, al 31 dicembre 2015, in analogia con quanto già accaduto
con il Milleproroghe dell’anno precedente.
Il 27 febbraio i farmacisti delle parafarmacie scendono in piazza a Roma per una manifestazione di protesta contro
il ddl Concorrenza, insieme ad altre rappresentanze professionali (dagli avvocati agli architetti), per ribadire che non si sentono
garantiti da un Governo che “non tutela professionisti che investono sulla loro professione”. Bersaglio principale della protesta
delle parafarmacie, l’eliminazione dal testo del ddl della liberalizzazione della fascia C, contemplata nella bozza originaria del
provvedimento.
4
MARZO
Il 3 marzo, l’Assemblea nazionale di Federfarma approva con voto unanime un
documento che conferisce al Consiglio di presidenza del sindacato il mandato di porre in
essere le misure più adeguate ed efficaci per contrastare o almeno limitare, durante il
percorso del ddl Concorrenza in Parlamento, gli effetti dell’apertura al capitale voluta dal
Governo. La linea è quella di provare a inserire nel testo vincoli e paletti (ad esempio sul numero di
licenze e sulle quote percentuali di proprietà) in grado di “contingentare” la presenza del capitale in farmacia.
Per conseguire con più efficacia l’obiettivo di una più efficace governance del settore del farmaco, cruciale per la sanità ma
anche per l’economia del Paese, il 24 marzo viene deciso che il tavolo sulla farmaceutica riaperto a gennaio dal MISE
venga “spacchettato” in tre “sottotavoli”, ciascuno dei quali dedicato a una specifica area di interesse: al primo gruppo di
lavoro è affidato il tema della ricerca, innovazione e sostenibilità della spesa; al secondo le questioni legate a produzione,
distribuzione e concorrenza e al terzo, infine, il dossier della regolamentazione e governance del farmaco.
Con una decisione del 25 marzo, la Commissione tecnico scientifica dell’Aifa ha deciso che la pillola dei cinque giorni dopo
sarà venduta senza ricetta, tranne che per le minorenni, disposizione che si discosta solo parzialmente dalle indicazioni
di Commissione europea e Agenzia Europea del Farmaco. Scompare anche l’obbligo di eseguire il test di gravidanza, prima
obbligatorio nel nostro Paese.
Intervenendo il 31 marzo alla trasmissione Porta a porta di Bruno Vespa, dedicata per l’occasione al tema delle
liberalizzazioni, la ministra dello Sviluppo economico Federica Guidi ribadisce di essere favorevole alla vendita dei
farmaci di fascia C anche nelle parafarmacie, dove è
comunque presente la figura professionale del farmacista, auspicando che il Parlamento reintroduca nel ddl Concorrenza una
norma in questo senso. A proposito dell’apertura al capitale, Guidi si limita a osservare che “non è mica un obbligo, ma
un’opportunità.”
Il 31 marzo la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato presieduta da Stafania Pezzopane con voto a
maggioranza dichiara compatibili con il mandato parlamentare le cariche ricoperte in ordini professionali dai
senatori Andrea Mandelli e Luigi D’Ambrosio Lettieri, presidente e vicepresidente Fofi.
5
APRILE
Con l’operazione denominata Pharma Trafic condotta nelle prime ore del 2 aprile e
culminata nell’arresto di farmacisti, agenti di commercio e autotrasportatori in Lombardia,
Liguria, Toscana, Calabria e Sicilia, viene sgominata un’imponente attività criminosa dedita
al traffico illecito di farmaci su scala internazionale. L’operazione ha portato anche al
sequestro di farmaci per un valore di ben tre milioni di euro. L’organizzazione criminale (coinvolte una
cinquantina di persone) trafugava farmaci da ospedali e depositi che poi riciclava tramite la costituzione di
documenti falsi e fatture per operazioni inesistenti, per rivenderli “ripuliti” sui mercati esteri. Il danno complessivo procurato dal
traffico è stato calcolato in almeno 23 milioni di euro.
Il 10 aprile il Consiglio dei Ministri approva il Def, che recepisce il colpo di forbice da 2, 35 miliardi previsto
dall’intesa con le Regioni sui tagli previsti dalla Legge di stabilità 2015, Viene così, ridotto il Fondo sanitario nazionale che
passa dai 112,062 miliardi indicati nel Patto per la salute siglato a luglio 2014 a109,7. Il Def opera una riduzione anche sul Fsn
2016, che passa dai 115,444 miliardi del Patto a 113,1 (peraltro ulteriormente ridotti solo qualche mese dopo).
Nessuna sorpresa, il 12 aprile, dal voto per il rinnovo del Comitato centrale Fofi. Due sole le novità, peraltro in una logica
di continuità di rappresentanza territoriale: Andrea Carmagnini, presidente dell’Ordine di Firenze, sostituisce Alberto Schiaretti,
e Giovanni Zorgno (Savona) entra al posto del genovese Felice Ribaldone.
Il nuovo Comitato centrale, qualche giorno dopo, confermerà gli incarichi di vertice: Andrea Mandelli alla presidenza, Luigi
D’Ambrosio Lettieri vicepresidente, Maurizio Pace segretario e (unica novità, ampiamente annunciata) Mario Giaccone
tesoriere.
Avvicendamento integrale ai vertici di Federfarma Roma, dopo le elezioni per il rinnovo del consiglio direttivo conclusesi
il 14 aprile: vince la lista capeggiata da Vittorio Contarina, poi eletto presidente, contro quella capeggiata dal presidente
uscente Franco Caprino, che lascia così la carica di vertice dopo 37 anni. Significativa la partecipazione al voto: più di 750 gli
associati che hanno risposto all’appuntamento con le urne. Gli esiti della consultazione portano come ricaduta anche un
avvicendamento al vertice del sindacato regionale: nuovo presidente di Federfarma Lazio diventa qualche giorno dopo Osvaldo
Moltedo.
29.771 presenze registrate, con un aumento dell’8% rispetto all’edizione 2014: si chiude con questo dato diffuso dagli
organizzatori, il 19 aprile, la 19 a edizione di Cosmofarma, tenutasi a Bologna. A comprorvare il successo della
manifestazione, il numero degli espositori, 910 in totale gli espositori, 320 del settore farmaceutico, 290 del settore
cosmetico e 300 in quello dei servizi per le farmacie. Sotto il profilo dei contenuti, la parte del leone è stata il convegno di
sabato 18 promosso da Federfarma, dedicato inevitabilmente alla previsione di aprire la proprietà delle farmacie alle società di
capitale contenuta nel ddl Concorrenza.
Le parafarmacie italiane serrano i ranghi, ricompattando le sigle di rappresentanza. La “storica” Anpi, l’Associazione
nazionale parafarmacie, confluisce il 27 aprile nella Fnpi, la Federazione nazionale presieduta da Davide Gullotta, dando così
vita a un unico soggetto rappresentativo di tutti gli esercizi nati a seguito delle famose “lenzuolate” del 2006 dell’allora ministro
per lo Sviluppo economico Pieluigi Bersani.
6
MAGGIO
Con le presentazioni del testo da parte di Andrea Martella (Pd), relatore per la X
Commissione Attività produttive, e di Silvia Fregolent (Pd), relatrice per la VI Commissione
Finanze, il 6 maggio inizia a Montecitorio, davanti alle due Commissioni congiunte e alla
presenza del sottosegretario del MISE Simona Vicari, l’esame del ddl Concorrenza,
provvedimento collegato alla manovra di finanza pubblica.
Il 18 maggio Federfarma rende disponibile l’opuscolo con il consuntivo dei dati della spesa farmaceutica 2014.
Inequivocabili i dati di sintesi: la spesa convenzionata netta Ssn risulta in flessione anche nel 2014, per il settimo anno
consecutivo, con un secco - 3,1 rispetto al 2013, addirittura superiore al - 2,5% registrato nel 2013. Stabile, invece, il numero
delle ricette, che rallenta la crescita rispetto agli anni scorsi (solo lo 0,2% in più, contro il + 2,6% del 2013). Nel 2014 le ricette
sono state oltre 609 milioni, in media circa 10 per ogni cittadino. Le confezioni di medicinali erogate a carico del Ssn sono oltre
1 miliardo 121 milioni, stabili rispetto al 2013 (l’aumento è del solo 0,2%). Ogni cittadino italiano ha ritirato in farmacia in media
18,4 confezioni di medicinali a carico del Ssn.
Sempre a proposito di spesa farmaceutica, il report Aifa con il monitoraggio della spesa regionale relativo al primo
bimestre del 2015, licenziato dall’agenzia il 21 maggio, conferma, in linea generale, i trend del 2014. Spicca, tra gli altri, il
dato della spesa territoriale, che con una ulteriore flessione dell’1%, si attesta sotto il tetto di spesa prefissato (- 0,5%) con un
risparmio di 97,7 milioni di euro. Del tutto opposto l’andamento della spesa ospedaliera, che sfora di 326 milioni. Il tetto è
superato in tutte le Regioni, con l’esclusione di Trento: in media, la spesa per farmaci in Asl e ospedali si attesta intorno al 5%
della spesa sanitaria totale, contro il previsto 3,5%.
Con decreto del 20 maggio 2015, il ministero della Salute vieta ai medici di prescrivere e ai farmacisti di eseguire
preparazioni magistrali contenenti fenilpropanolamina/norefedrina. Il decreto entra in vigore il 23 maggio, giorno
della sua pubblicazione sulla GU. Per effetto delle nuove disposizioni. è pertanto necessario accantonare la materia prima in
luogo sicuro e apporre la dicitura “NON UTILIZZABILE in base al DM 20/5/15 in vigore dal 23 maggio 2015”.
Una circolare del ministero della Salute, inviata il 24 maggio agli assessori alla Sanità delle Regioni e alle sigle di
rappresentanza delle farmacie private e pubbliche (Federfarma, Assofarm e Farmacieunite) e delle parafarmacie (Fnpi), oltre
che a Fofi e all’ Associazione scientifica dei farmacisti italiani, chiarisce che la “pillola dei 5 giorni dopo” può essere
dispensata senza ricetta alle donne maggiorenni non solo nelle farmacie, ma anche nelle parafarmacie e nei corner
della GDO. Le donne dovranno però esibire un documento di identità che attesti la maggiore età. Esclusa invece la possibilità
di vendita online.
7
GIUGNO
Disco verde del Consiglio delle Regioni di Federfarma, il 5 giugno, al nuovo CdA di
Credifarma, la finanziaria di categoria, con il voto favorevole ai nomi indicati dal
Consiglio di presidenza del sindacato. Nuovo presidente è Michele Di Iorio, membro del consiglio
di presidenza Federfarma e presidente di Federfarma Campania. Sarà affiancato da Dante Baldini,
Rossano Brescia, Vincenzo Defilippo, Claudio Miceli, Alfredo Procaccini e Giancarlo Visini. Silvio Tirdi e
Giorgio Congiu entrano nel collegio sindacale, il primo come presidente e il secondo come componente
supplente.
Cordoglio, nel mondo sanitario per la scomparsa del generale Cosimo Piccinno, comandante dei carabinieri dei Nas,
avvenuta il 13 giugno a Milano, al termine di una malattia. Nato a Somma Vesuviana il 24 giugno 1950, il generale di divisione
Piccinno era entrato nell’Arma dei Carabinieri nel 1973 ed era al comando dei Nuclei per la tutela della salute dal 1° ottobre
2008. Avrebbe compiuto 65 anni giusto tra qualche giorni, raggiungendo il congedo. Numerosi i riconoscimenti e premi per la
sua attività, culminati nel 2010 nell’assegnazione della Medaglia d’oro al Merito della Sanità Pubblica.
In un incontro tenutosi al Senato il 16 giugno, Fofi presenta Farmalavoro, piattaforma che si propone di agevolare la
comunicazione tra domanda e offerta di lavoro per i farmacisti in cerca di occupazione, consentendo da una parte
agli operatori del settore che hanno necessità di personale (industrie, farmacie e quant’altro) di conoscere il profilo dei laureati
in farmacia e Ctf, e a questi ultimi di disporre di uno strumento in grado di offrire una panoramica della situazione
occupazionale.
L’ex assessore alla Salute della Regione Toscana Luigi Marroni viene nominato il 17 giugno amministratore delegato di
Consip SpA, la società del ministero dell’Economia (che ne detiene la totalità delle azioni) che si occupa degli acquisti di beni e
servizi da parte delle amministrazioni pubbliche.
Presentando la consueta Relazione annuale sull’attività dell’Antitrust, il 18 giugno, davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella,
e ai presidenti di Senato e Camera Pietro Grasso Laura Boldrini, il presidente dell’Autorità Giovanni Pitruzzella ha ribadito il
suo appoggio senza riserve al ddl Concorrenza all’esame di Montecitorio, sottolineando come il provvedimento di
iniziativa governativa sia “un’ulteriore spinta all’apertura dei mercati e all’aumento della competitività” ed è in grado di incidere
“su mercati in cui permangono regolazioni che creano privilegi, forme di rendita che non incentivano la concorrenza e
l’innovazione: le assicurazioni, i servizi professionali (farmacie, notai, avvocati), le telecomunicazioni, la distribuzione dei
carburanti, la distribuzione dell’energia.”
Il 23 giugno il generale di brigata Claudio Vincelli si insedia nel ruolo di nuovo comandante dei Carabinieri del Nas, i
nuclei per la tutela della salute, succedendo allo scomparso generale Cosimo Piccinno. Di origini campane, Vincelli è laureato
in Giurisprudenza, Scienze politiche e Scienze della Sicurezza e ha anche conseguito il titolo di Alta formazione presso la
Scuola di perfezionamento per le Forze di Polizia. Al Comando dei Nas arriva dopo aver guidato per quasi tre anni la Legione
Puglia. Prima aveva ricoperto incarichi nell’organizzazione addestrativa, comandato una compagnia in Calabria e poi a Roma,
guidato i Comandi provinciali di Udine e Trapani e diretto gli Uffici Infrastrutture e Logistico del Comando generale dell’Arma.
La Gazzetta Ufficiale del 23 giugno pubblica il decreto ministeriale del 30 aprile 2015 che recepisce le direttive
europee sulla farmacovigilanza (Direttive 2010/84/Ue e 2012/26/Ue) e introduce importanti modifiche sul sistema
nazionale di farmacovigilanza per la raccolta e valutazione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse da medicinali. Il
provvedimento prevede un maggiore impegno e coinvolgimento di tutte le strutture e figure professionali (Aifa, Regioni, Asl,
ospedali, Irccs, aziende farmaceutiche, operatori sanitari e pazienti/cittadini).
8
LUGLIO
Massimo Scaccabarozzi viene riconfermato con voto unanime dell’assemblea, il
1 luglio, alla presidenza di Farmindustria per il terzo mandato consecutivo (2015-2017).
Scaccabarozzi, milanese, 55 anni, sposato, due figli, è presidente e amministratore delegato di
Janssen-Cilag, e presidente di Farmindustria dal giugno 2011.
L’assemblea ha anche eletto il comitato di presidenza composto da cinque vice-presidenti. Si tratta di
Lucia Aleotti (Menarini), Maurizio de Cicco (Roche), Francesco De Santis (Italfarmaco), Daniele
Finocchiaro (GlaxoSmithKline) ed Emilio Stefanelli (Istituto Biochimico Nazionale Savio).
Dopo un estenuante confronto durato sei mesi, il 2 luglio viene sancito e ufficializzato l’accordo tra Governo e Regioni
sui 2,35 miliardi di euro di tagli da realizzare in sanità, prevista dalla Legge di stabilità 2015. Chiave di volta
dell’intesa, lo stralcio dal capitolo farmaci delle questioni più cruciali (payback e “tetti” di spesa), con la scelta di istituire un
tavolo tra ministero della Salute, Regioni, MEF e Aifa per lavorare all’obiettivo di rivedere i meccanismi di governo della spesa
farmaceutica, riscrivendone le regole con tempi contingentati (gli esiti andranno prodotti entro il 30 settembre, in tempo utile
per essere “travasati nella Legge di stabilità 2016). Il testo dell’accordo conferma in ogni caso che i farmaci dovranno
“contribuire” ai tagli realizzando un risparmio su base annua pari a 500 milioni di euro, grazie soprattutto alla ridefinizione del
Prontuario terapeutico, a carico dell’Aifa, secondo il cirterio de i raggruppamenti di medicinali terapeuticamente assimilabili.
La Cour de Justice europea il 2 luglio giudica irricevibili le questioni poste dal Tar Sicilia nella domanda di pronuncia
pregiudiziale sulla compatibilità dei Trattati europei con le norme nazionali che vietano la vendita dei farmaci di
fascia C con ricetta al di fuori della farmacia. La Corte di giustizia si era già espressa sulla questione a dicembre 2013, in
occasione di una doppia domanda di pronuncia pregiudiziale avanzata in quel caso dal Tar Lombardia. Ma, pur avendo ricevuto
quella sentenza dalla stessa Cour de Justice per valutare se fosse sufficiente a rispondere anche al problema da loro sollevato,
i giudici del Tar siciliano sono andati avanti, confermando nel luglio 2014 due delle tre questioni poste nella iniziale domanda di
pronuncia pregiudiziale. Inevitabile l’esito: la Corte di Giustizia, non potendo certo sconfessare le sue precedenti sentenze, ha
ritenuto irricevibili le domande.
Ruotano intorno alla garanzia per il paziente di essere informato su ogni operazione effettuata sul proprio fascicolo
le nuove linee guida sul dossier sanitario elettronico adottate dall’Autorità garante per la privacy, illustrate dalla
stessa autorità sul suo sito il 6 luglio. Le guidelines vertono sulla necessità di garantire un’adeguata protezione dei pazienti e
prevedono maggiori tutele per i dati dei pazienti, maggiore trasparenza e l’obbligo per le strutture sanitarie di comunicare
immediatamente al Garante i cosiddetti data breach (ovvero le violazioni o incidenti informatici, come attacchi, accessi abusivi,
azioni di malware, perdita, furto), che possano avere un impatto significativo sui dati. Il paziente avrà la possibilità di conoscere
gli accessi eseguiti sul proprio dossier.
Più di 100 gli emendamenti proposti all’art. 32 del ddl Concorrenza, l’unico dedicato alla materia sanitaria e più
espressamente a farmacie e farmaci, presentati entro la scadenza del termine, il 13 luglio, ma poi scesi subito a 87 dopo la
prima scrematura sui requisiti di ammissibilità. Tra le proposte, la richiesta di liberalizzazione della fascia C, oggetto di diversi
emendamenti a firma di deputati di Scelta civica, ma anche del Pd, e la richiesta di istituzione della farmacia non convenzionata.
Molto “gettonato” anche i temi della farmacia di servizi e delle proposte correttive per limitare l’impatto del capitale. Ma non è
mancata la richiesta di abbassare il quorum (dagli attuali 3300 abitanti a 2000, in un emendamento Sel), altre sui requisiti
necessari per il trasferimento, assegnazione e acquisizione della titolarità delle farmacie, misure volte a semplificare la vendita
degli omeopatici e altre che chiedono invece più rigore nella disciplina degli integratori alimentari.
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IL 20 luglio parte in tutta Italia il numero verde 800 189 521 per la consegna a domicilio dei farmaci, servizio
promosso da Federfarma e reso gratuitamente dalle farmacie associate al sindacato che aderiscono all’iniziativa, a favore di
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soggetti soli, non deambulanti, colpiti da patologia cronica o grave. Al numero - attivo nei giorni feriali dal lunedì al venerdì dalle
ore 9.00 alle ore 18.00 - risponde un operatore che, verificata e accertata la sussistenza dei requisiti per beneficiare del
servizio, mette in contatto telefonico il paziente con la farmacia aderente al servizio più vicina all’indirizzo dove deve essere
recapitato il farmaco. A contatto avvenuto, le richieste di farmaci sono formulate telefonicamente dall’interessato direttamente
al farmacista. A garanzia della privacy del cittadino e nel rispetto delle norme in materia, l’esercizio consegna i medicinali (e lo
scontrino fiscale) contenuti in un involucro che non consenta di identificare il farmaco dispensato. Per la sua utilità sociale, il
servizio ha ottenuto il patrocinio da parte del ministero della Salute.
Presentato il 21 luglio a Roma il Rapporto dell’Osservatorio nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) su L’Uso
dei Farmaci in Italia 2014. Confermata la crescita contenuta della spesa farmaceutica, (+1% nel 2014), arrivata a 26,6
miliardi, per il 75% rimborsati dal Servizio sanitario nazionale. In media, ogni italiano consuma 1,7 dosi di medicinali al giorno.
Cresce molto di più la compartecipazione dei cittadini alla spesa farmaceutica, aumentata del 4,5% solo nell’ultimo anno (ma se
si considerano gli ultimi cinque anni, dal 2010 al 2014, l’incremento raggiunge la percentuale del 66%, per l’aumento dei ticket
regionali per confezione ma soprattutto perché spesso si preferisce pagare di tasca propria la differenza di prezzo tra il
generico prescritto dal medico e il farmaco branded. A spendere di più sono le fasce di età superiori ai 64 anni che registrano
una spesa pro capite per i medicinali a carico del SSN fino a 3 volte superiore al valore medio nazionale.
Con la determinazione n. 87 del 21 luglio, contenente la relazione relativa al controllo eseguito sulla gestione finanziaria
dell’Enpaf nel 2014, la Corte dei Conti promuove a pieni voti la gestione dell’Ente di previdenza dei farmacisti, non
rilevando alcuna criticità ed evidenziando, nel documento trasmesso a Parlamento e ministeri competenti, un avanzo di
esercizio di poco meno di 134 milioni di euro, superiore al risultato positivo già registrato nel 2011, esercizio chiuso con un
avanzo di 124,987 milioni. I magistrati contabili sottolineano come sui conti positivi contribuisca “il miglior andamento della
gestione caratteristica, con un incremento dei ricavi (+2,263 milioni) e una diminuzione dei costi (-2,963 milioni).”
Sonora bocciatura del Tar Lazio per le modalità di ripiano della spesa farmaceutica territoriale imposte dalla
determina Aifa del 30 ottobre 2014 a distributori intermedi e farmacie, stabilendo per entrambi un aumento dello sconto
Ssn. La sentenza n. 10017/15 dei giudici amministrativi dl Lazio, depositata il 21 luglio, interviene infatti ad annullare la
determina, replicando di fatto una precedente sentenza di marzo 2015. In quel caso, accogliendo il ricorso di un’azienda
farmaceutica, il Tar aveva invalidato il payback dello sforamento registrato dalla spesa ospedaliera, posto per il 50% a carico
delle industria produttrici. A ricorrere, in questo secondo caso, sono stati i distributori intermedi di Adf, insieme ad alcuni
grossisti associati, evidenziando vizi formali ed errori nei calcoli con cui l’Agenzia regolatoria era giunta a definire lo
sfondamento del tetto 2013.
Robusto rimescolamento di carte subito nelle presidenze delle Commissioni parlamentari,
uscite sensibilmente modificate, il 21 luglio, dal tradizionale “rimpasto” di mezza legislatura. L’avvicendamento di interesse più
diretto per sanità (e abbastanza inatteso) è quello del presidente della Commissione Affari sociali: Pierpaolo Vargiu di Scelta
civica viene infatti sostituito da Mauro Marazziti. del gruppo Per l’Italia-Centro Democratico. Confermati tutti gli altri presidenti
di Commissione:
Il Consiglio di amministrazione dell’Enpaf, raccogliendo prontamente una raccomandazione del Consiglio nazionale, istituisce
il 22 luglio due commissioni di studio che dovranno mettere a fuoco le linee di una possibile riforma dell’assetto
previdenziale e assistenziale della categoria. I due gruppi di lavoro, composti da rappresentanti del Consiglio nazionale e
subito operativi, si avvalgono del contributo del professor Alberto Brambilla, già sottosegretario al ministero del Lavoro e delle
Politiche, uno dei massimi esperti della materia previdenziale.
Loredano Giorni, responsabile del settore Politiche del farmaco, innovazione e appropriatezza della Regione Toscana, ben
noto alle cronache di categoria anche per il peso e l’influenza esercitati, in sede tecnica, nella definizione delle scelte in materia
farmaceutica all’interno della Conferenza delle Regioni, si trasferisce in Piemonte, Regione impegnata in una robusta
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riorganizzazione dei suoi quadri. Il dirigente toscano è uno dei quattro esterni individuati per la sanità, dove (secondo
anticipazioni giornalistiche del 26 luglio) si occuperà del settore di sua competenza, quello dei farmaci.
Dopo un passaggio necessariamente veloce per consentire l’approvazione definitiva a Montecitorio entro il 18 agosto, pena la
decadenza, il 28 luglio passa con voto di fiducia a Palazzo Madama il Dl Enti locali. Nel provvedimento trovano spazio le
misure della “manovrina” che taglia 2,35 miliardi sulla sanità, frutto della faticosa intesa di inizio luglio tra Stato e
Regioni. Due le modifiche introdotte in materia di farmaci da emendamenti governativi: la prima prevede che nella
rinegoziazione tra Aifa e aziende farmaceutiche finalizzata a ridurre il prezzo di rimborso a carico del Ssn nell’ambito di
raggruppamenti di medicinali terapeuticamente assimilabili, siano separati i prodotti a brevetto scaduto da quelli ancora sotto
protezione brevettuale. La seconda, elimina il paletto del 20% come soglia minima da considerare nella revisione dei prezzi dei
biosimilari per cui scada il brevetto.
Conferma unanime, il 30 luglio, per il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, sulla poltrona più
alta della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Ad affiancarlo, nel ruolo di vicepresidente, sarà il
neopresidente della Ligura Giovanni Toti.L’ufficio di presidenza, oltre a Chiamparino e Toti, vede la presenza di Enrico Rossi,
Vincenzo De Luca e Marcello Pittella, presidenti rispettivamente di Toscana, Campania e Basilicata. Invitato permanente, in
rappresentanza delle Regioni a statuto speciale, il presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru. Su proposta del
presidente Chiamparino, la Conferenza ha anche deciso che partecipi ai lavori dell’Ufficio di presidenza, sempre in modo
permanente, anche il Coordinatore della Commissione Affari finanziari, Massimo Garavaglia, assessore della Regione
Lombardia.
11
AGOSTO
Con 295 voti favorevoli e 129 contrari l`Aula della Camera approvato definitivamente il
4 agosto il disegno di legge di conversione del decreto sugli Enti locali. La nuova
legge, sulla quale è stata posta la questione di fiducia, contiene tra le altre misure la ratifica del
taglio da 2,3 miliardi di euro dei trasferimenti alle Regioni per garantire il servizio sanitario.
Dopo i due decreti adottati dal ministero della Salute il 20 maggio e il 27 luglio 2015, a seguito di
segnalazione dell’Aifa, con i quali sono state bandite due sostanze utilizzate nelle preparazioni magistrali a scopo dimagrante
(fenilpropanolamina/norefedrina e pseudoefedrina), lo stesso dicastero dispone la messa al bando di altre sette sostanze, con
altri due decreti del 27 luglio e del 4 agosto, in vigore rispettivamente dal 30 luglio e dal 10 agosto. Alle sostanze già vietate
nelle preparazioni magistrali a scopo dimagrante si aggiungono i principi attivi triac, clorazepato, fluoxetina,
furosemide, metformina, bupropione e topiramato, sia se impiegati singolarmente che in associazione fra loro. Dalla
segnalazione AIfa, spiega il ministero, “è emerso che le preparazioni magistrali contenenti i citati principi attivi singolarmente,
ma più spesso in associazione combinata tra di loro, quando utilizzati a scopo dimagrante, hanno un rapporto beneficio-rischio
estremamente sfavorevole e possono essere pericolose per i soggetti che ne fanno uso.”
Con un decreto ministeriale del 7 agosto, il ministero della Salute ha formalizzato le nomine per il prossimo triennio
dei componenti della Commissione consultiva tecnico scientifica (Cts) e del Comitato prezzi e rimborso (Cpr) che
operano all’interno dell’Aifa. Della Cts fanno parte Patrizia Popoli (con funzioni di presidente), Salvatore Amoroso, Giuseppe
Toffoli, Sebastiano Filetti, Antonio Addis, Anna Maria Marata, Paolo Schincariol e Armando Genazzani, oltre ai componenti di
diritto (Luca Pani, nella sua qualità di direttore generale dell’Aifa) e il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi,
o un suo delegato. A comporre il Cpr sonno invece Paola Testori Coggi, già direttore generale “Salute e consumatori” alla
Commissione europea, che avrà funzioni di presidente, Massimo Riccaboni, Beniamino Colagrosso, Claudio D’Amario, Stefano
Sagratella, Tiberio Corona, Giovanna Scroccaro e Amelia Filippelli, integrati anche in questo caso dal DG Aifa e dal presidente
dell’Iss o un suo delegato.
12
SETTEMBRE
Walter Ricciardi è il nuovo presidente dell’Istituto superiore di sanità. A
ufficializzare la notizia, dopo la registrazione della nomina da parte della Corte dei Conti,
ultimo passaggio formale, è stato il 2 settembre lo stesso ministero della Salute in un
comunicato ufficiale dove si evidenzia l’ottimo lavoro svolto da Ricciardi nel suo ruolo di commissario
straordinario dell’Iss, incarico affidatogli un anno fa: “ Il professor Ricciardi, in un solo anno di lavoro, è
riuscito a sanare il bilancio dell’ente e ha dimostrato di avere una visione strategica per il futuro dell’istituto. A
lui adesso la guida di un programma di lavoro che deve portare il nostro Istituto a primeggiare a livello internazionale
recuperando quel ruolo che lo ha fatto essere nel suo passato il fiore all’occhiello della sanità italiana sia nell’attività di ricerca
che nelle innumerevoli attività di prevenzione e controllo svolte al servizio dei cittadini”.
Firmato il 3 settembre il regolamento del Fascicolo sanitario elettronico (Fse), card con microchip nel quale saranno
raccolti tutti i dati sanitari e socio assistenziali del cittadino, inserito nel quadro della nuova Sanità Digitale. Ad annunciarlo, la
stessa ministra della Salute, Beatrice Lorenzin. Il Fse consentirà di assistere meglio il malato e accertare i suoi bisogni.
Conterrà l’insieme di dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario che riguardano l’assistito, a partire da quelli
generati dagli eventi clinici pregressi e presenti, consentendo così di offrire un servizio che, in primo luogo, potrà fornire ai
professionisti curanti un’adeguata base informativa e permettere una più efficace integrazione delle diverse competenze
professionali, contribuendo al miglioramento di tutte le attività assistenziali.
Parte il 7 settembre, per proseguire per l’intero arco del mese, la fitta serie di incontri (coinvolte 70 aziende farmaceutiche)
finalizzati alla revisione, entro la dead line del 30 settembre, del Prontuario terapeutico, così come prescritto dal Dl Enti locali,
approvato definitivamente il 4 agosto. Tra le misure del provvedimento, che recepisce l’intesa Governo-Regioni per dare corso
a 2,35 milioni di euro di tagli alla spesa sanitaria 2015-16, una delle più importanti riguarda infatti la revisione del Prontuario,
dalla quale si attendono circa 500 milioni di risparmi (anche se, in realtà, non è ancora possibile determinare con esattezza il
loro importo).
Risparmi attesi anche dalla rinegoziazione dei prezzi dei medicinali di fascia A: la determinazione del prezzo di rimborso a
carico del Ssn - con una separazione tra farmaci a brevetto scaduto e quelli coperti da brevetto - avverrà per cluster sulla base
delle singole molecole nell’ambito di raggruppamenti di medicinali terapeuticamente assimilabili.
La procedura di revisione riguarda anche i farmaci biotecnologici (23 le referenze coinvolte) che in seguito alla scadenza
brevettuale del principio attivo di un farmaco e in assenza dell’avvio di una concomitante procedura di contrattazione del prezzo
relativa a un medicinale biosimilare o terapeuticamente assimilabile, dovranno anch’essi rinegoziare con Aifa il prezzo di
rimborso a carico del Ssn.
In concomitanza con il No Casta Day, giornata di protesta promossa e organizzata da un gruppo di associazioni di
professionisti come il Movimento nazionale Liberi farmacisti e la Confederazione unitaria delle Libere parafarmacie italiane,
centri studi e istituti indipendenti di economia come Reformig.it e Gli Immoderati e associazioni di consumatori come il
Movimento Difesa del cittadino, fissata l’8 settembre in coincidenza con la riapertura dei lavori in Parlamento e la ripresa
dell’iter del ddl Concorrenza, la Federazione nazionale delle parafarmacie insedia un presidio davanti a Montecitorio, insieme
agli avvocati della Mga (Mobilitazione generali avvocati). Il presidio, in verità piuttosto sparuto, staziona davanti alla Camera
anche il 9 e 10 settembre.
Il “cambio di verso” dell’Italia è troppo lento e non è affatto vero che il Paese abbia recuperato capacità attrattiva e si stia
aprendo agli investitori stranieri: questo il senso della bacchettata che il 5 settembre la vicepresidente di Walgreens
Boots Alliance Ornella Barra non ha esitato ad assestare sull’operato del Governo Renzi, in occasione del Forum
Ambrosetti a Cenobbio. Un intervento subito registrato dal Corriere della Sera, per il quale le dichiarazioni di Barra non sono
casuali, ma una sorta di warning al Governo, affinché prosegua più celermente e senza ripensamenti in direzione di una
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maggiore liberalizzazione del settore delle farmacie. Un avvertimento che, ovviamente, ha spazzato via la cortina di cauti silenzi
mantenuti da WBA su ddl Concorrenza e l’ingresso del capitale in farmacia. utile a mantenere in sordina intese strette
probabilmente nel massimo riserbo altrove, colà dove si puote. Finchè, forse (questa la tesi del Corriere della Sera) non è
sembrato necessario alzare un po’ la voce in pubblico.
Quasi 260 milioni di ricette compilate nei primi 5 mesi dell’anno in corso, 4 milioni in meno rispetto allo stesso periodo del
2014, corrispondenti a un decremento del -1,6%. Per pagarle, però, gli italiani spendono sempre di più: il ticket per i farmaci
convenzionati, ovvero a carico del Servizio sanitario nazionale e venduti in farmacia dietro prescrizione medica, aumenta di
quasi il 3% in un anno. Continua invece a calare la spesa farmaceutica convenzionata. Lo rende noto l’Aifa il 9
settembre con la pubblicazione del Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Regionale Gennaio-Maggio 2015. La spesa
farmaceutica convenzionata netta (ottenuta sottraendo a quella lorda gli importi derivanti dal ticket, gli sconti obbligatori a
carico del farmacista e gli extrasconti derivanti dalle misure di ripiano) cala ancora del -1,1%, toccando in valore assoluto i
3.668 milioni, ovvero quasi 41 milioni in meno di gennaio-maggio 2014.
Il ddl Concorrenza incassa il 10 settembre il via libera delle Commissioni Finanze e Attività produttive di
Montecitorio. Nessuna sorpresa sull’art. 32, oggetto di molte proposte emendative ((come la fuoriuscita dalla farmacia della
fascia C) rimaste al palo. Trovano invece sostanziale conferma - la “rivoluzione” dell’ingresso del capitale in farmacia e
l’abolizione del limite di quattro licenze in capo a un unico soggetto, che apre il settore del retail farmaceutico alle catene.
Riguardo alle società di capitale, passa il “paletto” proposto da un emendamento (l’unico) presentato dai relatori, che esclude
che possano farne parte medici, produttori di farmaci e informatori scientifici. Approvato anche un subemendamento che
esclude la possibilità di conflitto d’interesse per attività di intermediazione finanziaria. Il rispetto delle incompatibilità sarà
garantito, così come secondo stabilisce un altro emendamento, rendendo pubbliche e quindi trasparenti tutte le acquisizioni di
farmacie in regime societario.. Approvato anche un emendamento proposto da Alessandro Pagano, capogruppo di Area
popolare (Ncd-Udc) in Commissione Finanze, volto a consentire alle farmacie dei piccoli centri (fino a 6.600 abitanti) interessati
da fenomeni di consistente decremento della popolazione, la possibilità di trasferimento in ambito regionale, previo pagamento
di una tassa di concessione governativa una tantum pari a 5mila euro..
Farmacia italiana in lutto per la scomparsa di Giacomo Leopardi, presidente storico e padre nobile dei farmacisti
italiani, spentosi a Roma il 13 settembre a 87 anni, almeno 60 dei quali spesi con passione e dedizione all’interno degli
organismi della professione. Per molti mandati presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Roma, Leopardi ha ricoperto le cariche
più importanti di categoria: presidente di Federfarma per circa un decennio, tra la metà degli anni ‘70 e la metà degli anni ‘80,
nel 1985 diventò presidente della Federazione nazionale degli Ordini, alla cui guida è rimasto ininterrottamente per circa un
quarto di secolo, fino al 2009. Le sue non comuni qualità hanno trovato ampio riconoscimento anche al di fuori dei confini della
categoria, come attestano la Medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica e le insegne di Cavaliere di Gran Croce al merito
della Repubblica Italiana, solo per ricordare le più prestigiose tra le tante onorificenze che gli sono state tributate a livello
istituzionale, dove è stato per decenni un interlocutore molto apprezzato e ascoltato in occasione della definizione di scelte e
decisioni politiche in materia di sanità e salute. Al mondo politico-istituzionale, Leopardi ha anche finito inevitabilmente per
partecipare in via diretta, all’interno del Parlamento europeo, dove fu eletto nel 1994 nelle file di Forza Italia. Unanime il
cordoglio espresso da tutta la professione.
Continua la scalata di Ornella Barra alle primissime posizioni della classifica delle donne più potenti e influenti
dell’area Emea (ovvero la vastissima porzione del pianeta che comprende Europa, Medio Oriente e Africa) stilata annualmente
da Fortune. La manager italiana scala ben tre posizioni e, dall’ottavo posto dell’anno scorso, balza nella top five, collocandosi in
quinta posizione dopo la spagnola Ana Botin, presidente del Banco Santander, l’inglese Alison Cooper, chief executive
dell’Imperial Tobacco, la svedese Annika Falkengren, presidente della banca scandinava SEB, e la turca Güler Sabancı,
presidente della omonima holding, secondo conglomerato finanziario-industriale della Turchia. Nella classifica stilata da Fortune
e resa nota il 13 settembre, per il 2015 è presente un’altra italiana, la presidente di Fininvest e di Mondadori , Marina
Berlusconi, che rientra nella top 25 al 22° posto dopo l’esclusione dello scorso anno.
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Il 16 settembre, la Commissione Affari sociali della Camera esprime parere favorevole al ddl Concorrenza, sia
pure con alcune osservazioni riferite alla distribuzione delle farmacie sul territorio. Nessun riferimento, invece, ad altre
questioni come la mancata apertura del mercato dei medicinali di fascia C con ricetta e l’ingresso di società di capitale nella
proprietà di questo tipo di esercizi. Sono però individuati alcuni elementi di criticità nella norma sul trasferimento in ambito
regionale delle farmacie in sovrannumero, previo pagamento di una tassa una tantum pari a 5000 euro. Disposizione ritenuta
“critica” “sia sotto il profilo della parità di trattamento”, in quanto il problema può riguardare anche altri comuni, “sia per quanto
concerne il merito, giacché non appare corretto rimettere la possibilità del trasferimento all’iniziativa del singolo farmacista”.
Alle Commissioni di merito, la XII Affari sociali consiglia inoltre di “tenere conto, nell’applicazione della nuova normativa, della
conclusione delle procedure di espletamento del concorso per l’apertura di nuove farmacie”. Il parere non è stato sottoscritto
dai deputati di M5S e di Sel.
Oltre 40 mila confezioni di medicinali, tra cui anche farmaci per la cura di patologie tumorali, epatiche,
cardiocircolatorie, immunodeficienza acquisita e gravi malattie psichiche, sono scoperti e sequestrati il 16
settembre dai Carabinieri di Marcianise (Caserta) a Scafati (Salerno). I prodotti, del valore di circa 700 mila euro, erano
imballati in numerosi cartoni all’interno di un magazzino di un centro detersivi. I Carabinieri hanno accertato che i medicinali
sono il frutto di una rapina ai danni di un autotrasportatore avvenuta a Cerignola (Foggia) il 23 aprile 2014 e di un furto
compiuto a Bari tra il 17 ed il 18 febbraio scorsi.
Nella nota di aggiornamento al DEF 2015 approvata dal Governo il 18 settembre e subito trasmessa al Parlamento, trovano
conferma le stime dei finanziamenti per il Fsn nel quinquennio 2015-2019: 111, 02 nel 2015, 113,37 miliardi nel 2016,
115,50 nel 2017, 117,70 nel 2018 e 120. miliardi nel 2019. Il documento, come si preoccupa di sottolineare il comunicato
stampa ufficiale diramato dal consiglio dei Ministri, rivede al rialzo, per la prima volta dal 2010, le stime di crescita del prodotto
interno lordo: in aumento dello 0,9% nel 2015 e dell’1,6% nel 2016 (rispettivamente contro lo 0,7% e 1,4% stimato ad aprile).
Esordio in Aula, il 21 settembre, per il ddl Concorrenza, non senza qualche profonda divergenza tra i vari
schieramenti politici, anche in riferimento all’unico articolo che si occupa delle farmacie. La discussione ha finito ancora una
volta per concentrarsi sul nodo della liberalizzazione dei farmaci di fascia C, facendo passare in secondo piano quella che - per
il suo ‘impatto potenzialmente dirompente - sembra essere la novità di gran lunga più importante, ovvero l’apertura della
proprietà delle farmacie al capitale. In Aula si manifesta in tutta la sua evidenza la profonda spaccatura tra chi (la maggioranza
del Pd e gli alleati di governo di Ncd-Ucd, ma anche Forza Italia) vuole mantenere la dispensazione dei farmaci di fascia C con
ricetta in farmacia e chi invece (Movimento 5 stelle, Sinistra ecologia e libertà, Scelta Civica, ma anche non pochi esponenti
dello stesso Partito democratico) chiede di aumentare il tasso di concorrenza della legge, consentendo la vendita dei farmaci
con ricetta medica a carico del cittadino anche nelle parafarmacie e nei corner Gdo.
Al termine di una ricognizione dei provvedimenti in attuazione del nuovo Patto per la Salute per gli anni 2014-2016, il settore
“Salute e politiche sociali” della segreteria della Conferenza delle Regioni ha certificano il 22 settembre una realtà già evidente
a chiunque volesse vederla: il Patto per la Salute siglato nel luglio 2014 e affidato alla serrata, puntuale
realizzazione di un preciso calendario di provvedimenti, è in realtà rimasto sulla linea di partenza. Il
cronoprogramma attuativo in pratica è come se non fosse mai partito. Le scadenze rispettate, come attesta il dossier
predisposto dalle Regioni, sono pochissime e sia i provvedimenti di cui si è cominciato a discutere, sia i tavoli tecnici aperti con
l’apprezzabile intento di fare presto e bene languono, ancora ben lontani dal concludere i loro lavori. Nel lungo elenco delle cose
rimaste ancora da fare ci sono dossier fondamentali, a partire dall’aggiornamento dei Lea, che avrebbe dovuto essere portato
a termine luce entro il 31 dicembre 2014 e invece è ancora di là da venire. In sospeso anche la revisione del sistema dei ticket:
Offrendo la cifra di 6,9 milioni di euro (contro i poco meno di 6,8 della base d’asta), la Finube SpA, finanziaria emanazione di
Coop Estense, si è aggiudicata il 22 settembre il consistente pacchetto di azioni (corrispondente al 17,5%) della Farmacie
Comunali SpA messo in vendita dal Comune di Modena. La finanziaria della Coop, per effetto di questa operazione,
acquisisce il controllo assoluto della società che gestisce le 13 farmacie comunali della città emiliana, del quale già
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deteneva il 46,11% delle quote (salito ora fino al 63,59%, abbondantemente oltre la soglia che garantisce il controllo assoluto
della società e dei suoi esercizi. Il colosso cooperativo potrà dunque disporre pienamente della gestione e delle politiche
commerciali dei tredici esercizi farmaceutici ex-comunali, ovvero più di un quarto delle 46 farmacie aperte nella città emiliana e
in quattro delle sue frazioni.
Il 25 settembre, con un’intervista televisiva in prima serata, il capo del Governo Matteo Renzi informa gli italiani che il suo
governo non taglia i fondi della sanità, anzi ne mette di più, dando vita a una polemica (una commedia dei voluti
equivoci, in realtà) che durerà mesi. Pur dichiarando che il Fondo sanitario 2016 ammonterà in totale a 111 miliardi,
ovvero, due miliardi secchi in meno rispetto all’aumento programmato all’inizio di agosto dallo stesso Governo con le Regioni,
poi successivamente confermato dalla nota di aggiornamento del Def, Renzi sostiene infatti che il Governo mette più soldi per
la salute: con un abile espediente dialettico, il premier elenca la progressione dei finanziamenti al Fsn dal 2013 a oggi (106
miliardi nel 2013, 109 nel 2014, 110 nel 2015 e, appunto, 111 il prossimo anno). Un percorso che dimostrerebbe che “i soldi
per la sanità non sono tagliati, ne stiamo mettendo di più, questo punto deve essere chiaro.” Renzi, però, dimentica
volutamente di ricordare che la dotazione del Fsn 2016 era già stata fissata a 113 miliardi, concordemente ritenuta la soglia
minima del fabbisogno del sistema sanitario nazionale nel prossimo anno. È vero, dunque, che il Governo darà al Fondo
sanitario più risorse rispetto ai 109,7 miliardi del 2015, ma non è meno vero che la dotazione assegnata al comparto subisce
di fatto un taglio secco di 2 miliardi a rispetto al finanziamento programmato e formalmente confermato dalla nota di
aggiornamento del Def.
“La distribuzione dei farmaci di fascia C deve avvenire solo ed esclusivamente nelle farmacie, come avviene in
tutta Europa”. Così il responsabile nazionale sanità del Pd Federico Gelli in un’intervista a un giornale di settore del 26
settembre esclude che, nel corso del passaggio finale in Aula del ddl Concorrenza, possa essere qualche giorno prima dal
segretario di Scelta civica Enrico Zanetti, che aveva sostenuto che sulla liberalizzazione di questa classe di farmaci “
convergono anche Sel, il Movimento Cinque Stelle e un’ampia parte del Partito democratico”
Presentata il 28 settembre, nell’Auditorium del Ministero della Salute a Roma, la “Carta di qualità della farmacia”, iniziativa
assunta congiuntamente da Cittadinanzattiva e Federfarma con l’obiettivo di promuovere un’assistenza sanitaria sempre più
vicina ai bisogni di cura della persone, nell’ottica di una valorizzazione della farmacia come presidio sanitario del territorio.
L’iniziativa rilancia un progetto avviato più di venti anni fa, nel 1994, con grande successo e l’adesione di circa 3 mila farmacie
e rappresenta una nuova sottoscrizione di impegno rivolta ai bisogni delle persone e alle difficoltà che esse possono incontrare
nell’esercitare il proprio diritto alla salute. I contenuti della nuova Carta traggono ispirazione e ruotano intorno a cinque principi
fondamentali: accessibilità, accoglienza e personalizzazione, informazione, sicurezza e standard di qualità dei servizi erogati.
Per ognuno di essi, la Carta elenca gli impegni che la farmacia assume e i diritti da garantire al cittadino. Impegni che
Cittadinanzaattiva si preoccuperà di monitorare costantemente, per evitare il rischio che la sottoscrizione della Carta si riduca
a essere una vetrina.
Monitoraggio obbligatorio di tutte le interazioni tra industria farmaceutica e settore della sanità pubblica, massima
trasparenza nei costi che le aziende sostengono per la promozione e per la ricerca e lo sviluppo di medicinali e costituzione
di fondi per assicurare l’indipendenza del pubblico dal privato. Sono queste le richieste contenute nel rapporto Salute
pubblica e interessi dell’industria farmaceutica: come garantire il primato degli interessi pubblici?, approvato il 29 settembre
con 118 voti a favore su 133 presenti dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. “Non è un attacco all’industria
farmaceutica, che gioca un ruolo incontestabile nel far progredire la medicina” dichiarato la relatrice del testo, la svizzera
Liliane Maury Pasquier. “Ma dobbiamo riconoscere che esiste anche una faccia meno nobile” ha aggiunto
l’europarlamentare, portando diversi esempi del conflitto di interessi tra l’industria e il settore della sanità, della poca
trasparenza dei costi dei medicinali e delle spese per la promozione, molto più elevati di quelli per la ricerca e lo sviluppo delle
medicine.
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OTTOBRE
L’italiano Guido Rasi torna a ricoprire la carica di direttore esecutivo dell’Ema, l’Agenzia
europea del farmaco. Lo annunciato il 1° ottobre la stessa Ema, il cui management board ha
scelto RasIl 13 ottobre la nomina formale, dopo che Rasi avrà tenuto un discorso al Parlamento
europeo.
Rasi era già stato scelto per la carica nel 2011, ma un tribunale aveva annullato la nomina per un
problema procedurale. La nomina formale il 13 ottobre.
A quasi sei mesi dal suo arrivo in Parlamento, la prima legge annuale sul mercato e la concorrenza del nostro Paese
incassa il 6 ottobre il primo fondamentale sì della Camera. Passano così all’ultimo, definitivo passaggio dell’esame del
Senato le norme che sanciscono l’apertura della proprietà delle farmacie alle società di capitali e la possibilità di costituire
catene di esercizi. Respinto, invece, il tentativo di liberalizzare la vendita dei farmaci di fascia C: condotto da un ampio fronte di
deputati di M5S, Scelta civica e Sel, integrato da alcuni esponenti del Pd, in evidente dissenso con la linea ufficiale dettata dal
partito di Renzi. Vivace, in ogni caso, il dibattito in Aula, che dimostra come, nonostante l’esito senza storia della votazione per
i vincoli posti dal Governo, le misure sulle farmacie del ddl Concorrenza, così come approvate, hanno lasciato sul campo, in
tutti gli schieramenti politici (ad eccezione di Ncd), estese sacche di insoddisfazione.
Un provvedimento di riordino del settore farmaceutico e l’adozione di un prontuario nazionale e di una ricetta
unica validi entrambi su tutto il territorio italiano. Queste le proposte per un migliore e più equo accesso ai farmaci che
Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato ha avanzato il 6 ottobre, in occasione della presentazione delle
Raccomandazioni civiche per un nuovo governo dell’assistenza farmaceutica. Nel documento, realizzato con il contributo di
alcune associazioni di malati, di quelle di farmacisti e titolari di farmacia, fino all’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), si affrontano
temi come spesa farmaceutica e tetti, ticket, meccanismo di payback, accesso a farmaci innovativi.
Un italiano su quattro si rivolge con una certa regolarità al web per cercare informazioni legate ai temi di
interesse sanitario. Una tendenza aumentata in modo consistente nell’ultimo decennio, nel corso del quale circa l’85% degli
utenti ha cercato informazioni relative alla salute sui siti internet, mentre quasi il 30% ha partecipato a discussioni sul tema su
blog, forum e chat.
I dati scaturiscono da una ricerca condotta su un campione di 2000 italiani da GfK Eurisko, presentata a Roma il 7
ottobre, che ha confermato come anche nel nostro Paese internet è diventato il luogo cruciale per cercare e condividere
informazioni ed esperienze. Una realtà, osservano gli autori della ricerca, che chi opera nel settore della salute dovrà saper
cogliere e interpretare, anche per ri-definire’ un nuovo tipo di relazione con il paziente.
Con un trascurabile ritardo rispetto alla scadenza. fissata per il 30 settembre, l’Aifa ha concluso le procedure di
rinegoziazione del prezzo di rimborso dei medicinali a carico del Ssn, ridefiniti con il criterio dei raggruppamenti
terapeuticamente assimilabili. La determina con i nuovi prezzi è pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 234 dell’8 ottobre. Per
l’inserimento dei loro farmaci in Prontuario, come si ricorderà, le aziende avevano a disposizione tre opzioni: ridurre i prezzi a
livello di quello di riferimento per il rimborso, ovvero il più basso all’interno del raggruppamento; lasciare i prezzi invariati, per
poi rimborsare con la procedura di pay back la differenza con il prezzo di rimborso; rifiutare le prime due opzioni e scegliere di
far uscire il farmaco dall’ombrello del rimborso per passare in fascia C, a carico del cittadino. Le decisioni delle aziende sono
recepite nella determina n.1267/2015 dell’Agenzia, che separa, ai fini della determinazione del prezzo di rimborso a carico del
Ssn, i farmaci a brevetto scaduto da quelli coperti da brevetto. Le risultanze delle scelte operate dalle aziende titolari delle AIC
sono suddivise in quattro allegati (A, B, C e D): l’allegato A contiene i farmaci riclassificati in fascia C; l’allegato B contiene
l’elenco dei farmaci con il prezzo scaturito dalla negoziazione con l’Aifa; l’allegato C è costituito dall’elenco delle specialità per
le quali i titolari di AIC corrisponderanno alle Regioni il pay-back; l’allegato D, infine, contiene l’elenco dei farmaci non presenti
nell’allegato B che subiranno una riduzione del prezzo al pubblico.
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La pharmaceutical care come risposta al problema della mancata aderenza terapeutica e ai molti e gravi problemi (di salute ed
economici) che ne conseguono. E, ovviamente, la farmacia di comunità e il farmacista che vi opera protagonisti assoluti di
questo percorso. Queste le risultanze del progetto Re I-Mur che la Fofi ha illustrato il 12 ottobre a Roma in un incontro a
Palazzo Madama. Il progetto si fonda su un ampio studio che ha coinvolto 216 farmacisti e 884 pazienti in 15 Regioni del
Paese, valutando il ruolo professionale del farmacista come “facilitatore” e garante della terapia di una malattia cronica, l’asma,
scelta per la sua diffusione e per essere una delle patologie più problematiche in termini di aderenza terapeutica, per la
tendenza di chi ne soffre ad assumere le cure soltanto nei momenti di acuzie e di crisi. L’analisi dei dati raccolti rivela che, dopo
l’intervento del farmacista, la percentuale totale dei pazienti con asma controllata è aumentata dal 43.7% al 54.4%, con un
incremento percentuale pari al 25%. Un dato importante, sia in termini di apprezzabili miglioramenti dello stato di salute dei
pazienti, in tutte le Regioni e in tutte le fasce di età, sia per la conseguente diminuzione dei costi sanitari determinati dalla
malattia, con risparmi che variano da 87 e 297 euro per paziente all’anno, in funzione del variare di elementi quali costo e
numero delle prestazioni evitate e costo dei farmaci prescritti.
L’Aula del Senato approva il 13 ottobre il ddl delle riforme costituzionali, con 179 sì, 16 voti contrari e 7 astenuti, e in
assenza dei senatori di Lega, M5S e di gran parte di quelli di Forza Italia, che hanno lasciato l’Aula al momento del voto. Passa
così all’esame finale della Camera la mediatizzatissima riforma del Senato, anche se il tema di maggiore interesse per la sanità
è la modifica del Titolo V e - quindi - dell’equilibrio di poteri e competenze tra Stato e Regioni.
Oltre al superamento del bicameralismo perfetto, la riforma firmata dalla ministra Maria Elena Boschi interviene infatti anche su
questa materia, cancellando la legislazione concorrente.
e rivedendo l’art. 117 e la potestà legislativa delle Regioni. Alle quali rimarrà il potere di legiferare su “pianificazione del
territorio regionale, mobilità al suo interno, dotazione infrastrutturale, programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e
sociali, promozione dello sviluppo economico locale e organizzazione in ambito dei servizi alle imprese e in materia di servizi
scolastici, istruzione, promozione del diritto allo studio, anche universitario”.
Spetterà invece allo Stato la competenza su tutela del lavoro, politiche attive e sicurezza alimentare sul coordinamento della
finanza pubblica e del sistema tributario. E ancora: spetteranno allo Stato, oltre la competenza sui mercati finanziari ,anche
quella sui mercati assicurativi.
Con una nota inviata a inizio ottobre in risposta al quesito della Asl di Mantova, relativo alla distribuzione intermedia dei farmaci,
in particolare per quanto riguarda le modalità di gestione delle operazioni di acquisto e vendita da parte delle farmacie in
possesso anche dell’autorizzazione che consente anche agli esercizi del retail di operare nell’ingrosso, Marcella Marletta,
responsabile della Direzione generale dei Dispositivi medici e del Servizio farmaceutico del ministero della Salute, chiarisce che
il titolare di farmacia che dispone anche di un’autorizzazione per la vendita all’ingrosso di farmaci non può
ridistribuire come grossista i medicinali acquistati dalla farmacia: le due attività di distribuzione all’ingrosso e vendita
dei medicinali devono essere assolutamente separate tra loro, anche se svolte dalla medesima persona. Immediato
l’apprezzamento per il chiarimento espresso da Federfarma Servizi il 13 ottobre e, il giorno dopo, da Federfarma:
L’assemblea nazionale di Federfarma del 14 ottobre promuove l’operato della dirigenza in occasione della “partita” sul
ddl Concorrenza, con riferimento - in particolare - agli interventi messi in campo dalla Federazione durante il passaggio del ddl
alla Camera per scongiurare la fuoriuscita dei farmaci di fascia C con ricetta. Un risultato, ha spiegato nella sua relazione la
presidente Annarosa Racca, raggiunto “solo grazie a un lavoro quotidiano di sensibilizzazione, così come ai rapporti costruiti in
questi anni con le principali forze politiche, con le istituzioni e con le organizzazioni del comparto è stato possibile
salvaguardare la farmacia.”
La presidente ha anche respinto l’accusa di essersi preoccupata soltanto della difesa dei farmaci con ricetta. “Ci siamo battuti
e continueremo a batterci per rendere sostenibile l’ingresso del capitale e permettere alle nostre farmacie di affrontare questo
cambiamento epocale” ha detto Racca al riguardo. “Siamo riusciti a fare in modo che nel ddl venissero piantati alcuni paletti sui
potenziali soci e fossero introdotte regole a tutela della trasparenza. Non siamo riusciti a ottenere una soglia minima sulla
quota di partecipazione dei farmacisti e un tetto numerico alle catene, ma non ci arrendiamo.”
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Via libera del Governo alla Legge di stabilità, approvata il 15 ottobre senza novità per il Fondo sanitario 2016, che
disporrà di 111 miliardi, come peraltro Renzi aveva pubblicamente annunciato ai microfoni di un telegiornale già il 25 settembre
scorso. I rilievi e le proteste dei giorni scorsi, sollevati in primo luogo dalle Regioni, che hanno evidenziato la necessità di
almeno due miliardi in più, in accordo con la nota di aggiornamento al Def elaborata dallo stesso Governo. che fissava l’asticella
della spesa sanitaria 2016 a 113 miliardi, non hanno dunque prodotto esiti. Il premier ha insistito nell’affermare che i 111
miliardi, lungi dall’essere un taglio, rappresentano un aumento delle risorse per la salute, dopo i 109 miliardi del 2014 e i 110
del 2015. E le richieste di maggiori finanziamenti delle Regioni sono state liquidate con una battuta: “Le Regioni vorrebbero più
soldi, comprensibile e legittimo, tutti vorremmo più soldi.”
Nel 2014 la spesa sanitaria è aumentata dello 0,89% rispetto al 2013. segnando un’inversione di tendenza
rispetto agli anni 2008-2013, che registravano un trend in diminuzione. Lo evidenzia il report on line dell’Agenas
sull’aggiornamento dei dati sulla spesa sanitaria nazionale e regionale relativi al periodo 2008-2014, con particolare attenzione
alle voci di costo che hanno maggiormente inciso sull’andamento della spesa e ai disavanzi regionali. Tra queste, il rapporto
pubblicato il 16 ottobre dall’Agenzia riserva una sottolineatura proprio a prodotti farmaceutici ed emoderivati, “fortemente in
crescita”, il cui ammontare tocca i 9 miliardi di euro circa, con un aumento del 7% rispetto al 2013. Da notare che “tale voce
risente dell’incremento nella distribuzione diretta dei farmaci e della crescita dei farmaci innovativi.” Cresce anche, dell’1,14%,
“l’aggregato altri beni sanitari”, dove la voce che incide di più “è principalmente quella dei dispositivi medici”. Lo studio si
incentra sull’analisi dei dati ricavati dai conti economici consuntivi compilati dalle Regioni stesse e inseriti sul nuovo sistema
informativo sanitario (Nsis) del ministero della Salute.
“La sanità alle Regioni? Un errore fatale.” Questa la dichiarazione resa da Beatrice Lorenzin, ministra della Salute, in un
intervento a Radio24 il 19 ottobre, tornando a sostenere le ragioni di un processo di ricentralizzazione della gestione delle
politiche sanitarie. Di ben altra opinione è però la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, vicesegretario
nazionale del Pd, principale partito della coalizione di governo di cui Lorenzin è ministro. “Non sembra una mossa vincente
opporre alle Regioni gli apparati burocratici di un ministero” affermato infatti Serracchiani. Per la presidente del Friuli “la sanità
deve mettere a posto molte storture, ma non è abolendo i sistemi sanitari regionali che si comincia a raddrizzarle. Abbiamo
sanità buone sia in realtà regionali ordinarie che in Regioni dotate di un proprio statuto di autonomia. Eliminare l’ambito
regionale nel sistema sanitario collettivo rischierebbe di produrre una struttura elefantiaca, forse molto più difficile da
governare” prosegue Serracchiani. -”E non è sicuro che il livellamento sarebbe verso l’alto”.
Più o meno la metà delle famiglie italiane ha dovuto rinunciare lo scorso anno ad almeno una prestazione di
welfare, dalla sanità all’istruzione, al socio assistenziale e al benessere.
A rilevarlo è lo studio Bilancio di sostenibilità del welfare italiano realizzato dal Censis per il forum Ania-Consumatori, presentato
il 20 ottobre a Roma, dal quale emerge che a causa delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dei costi proibitivi di
quella privata, “nel 41,7% delle famiglie almeno una persona in un anno ha dovuto rinunciare ad una prestazione sanitaria”. Le
quote più elevate di disagio, secondo il rapporto, si registrano “nei comuni con al massimo 10mila abitanti (dove oltre il 59%
delle famiglie ha razionato le spese nel welfare), nelle regioni del Sud e Isole (57%), tra le famiglie monogenitoriali e i Millenials”.
Gli italiani, rileva il Censis, mettono mano al loro portafoglio per pagare “il 18% della spesa sanitaria totale - cioè, oltre 500 euro
procapite all’anno - contro il 7% della Francia e il 9% dell’Inghilterra”. I cittadini che dichiarano che la copertura dello stato
sociale si è ridotta e pagano di tasca propria molte delle spese che un tempo venivano coperte dal sistema di welfare nazionale
sono ormai più della metà (53,6%).
Con una nota indirizzata ai presidenti di Senato e Camera e ai ministri dello Sviluppo economico e della Salute, pubblicata sul
suo bollettino del 19 ottobre, l’Antitrust evidenzia le criticità concorrenziali imposti dalla legislazione italiana alla
cosiddetta eccezione galenica, con limitazioni che non hanno corrispondenze in altri Paesi d’Europa. La questione è quella
relativa alle disposizioni contenute nel articolo 68 del Codice della proprietà industriale, che consentono al farmacista la
“preparazione, estemporanea e per unità, di medicinali» protetti da brevetto, con la condizione che “non si utilizzino principi
attivi realizzati industrialmente.” Limitazione, osserva l’Agcm, che non trova riscontro nelle normative di quei Paesi dove
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l’eccezione galenica consente ai farmacisti in farmacia di utilizzare nelle preparazioni magistrali anche principi attivi prodotti
industrialmente, e che finisce dunque per diventare una barriera anti-concorrenziale, perché limita fortemente la possibilità del
farmacista, assoggettato nell’allestimento di preparati galenici magistrali “a vincoli operativi tanto rilevanti”, da pregiudicare “ la
libertà d’iniziativa economica di un’intera categoria professionale.” Da qui la segnalazione a Parlamento e ministeri competenti:
la normativa nazionale in materia di eccezione galenica va riallineata a quelle dei principali Paesi Ue, abrogando il divieto di
utilizzo di principi attivi realizzati industrialmente attualmente contenuto nell’art. 68 CPI.
Sergio Chiamparino annuncia il 22 ottobre le sue dimissioni da presidente della Conferenza delle Regioni,
congelandole però fino alla chiusura della partita con il Governo sulla Legge di stabilità.
Alla decisione di Chiamparino, motivata con la necessità di dedicare tutto il suo lavoro e le sue energie alle questioni collegate
al giudizio della Corte dei Conti sul bilancio della Regione Piemonte, non sono in ogni caso estranee le esternazioni di Beatrice
Lorenzin (“Un errore fatale affidare la sanità alle Regioni”, aveva detto la ministra) né tantomeno la decisione del premier Matteo
Renzi di destinare al Fsn 2016 “solo” 111 miliardi, in luogo dei 113 previsti da un precedente accordo tra Governo e Regioni,
confermato appena qualche settimana fa dalla nota di aggiornamento al Def.
La risposta a Lorenzin è stata tranchant: “Se il governo ha lo stesso giudizio della Lorenzin e pensa che sia stato un errore
affidare la sanità alle Regioni “ ha detto Chiamparino, riprendendo la sfida lanciata dal presidente della toscana Enrico Rossi
“allora se la riprenda pure e la gestisca. Tra cinque anni vedremo se avrà fatto meglio.” Per Chiamparino, le dichiarazioni del
ministro Lorenzin, “oltre al giudizio in sé sulla questione sanitaria, sono anche una cartina di tornasole dell’opinione che ha il
governo sul sistema delle Regioni e sul loro ruolo”.
Bilancio estremamente positivo per il 36° congresso nazionale della Sifo, celebrato a Catania dal 22 al 25 ottobre.
Quatto giornate dense di appuntamenti: sei sessioni plenarie di lavoro, affiancate da 14 parallele, due letture magistrali di Silvio
Garattini e Napoleone Ferrara, simposi aziendali quotidiani sulle ultime novità, lunch meeting, workshop a numero chiuso, tra i
quali il riuscitissimo Lab movie, dedicato alla corretta esecuzione delle preparazioni galeniche e alle tecniche per produrre
video efficaci per insegnare ai colleghi i dettagli della galenica, e molto altro ancora. Tra gli argomenti di maggiore rilevo, il
nuovo regolamento europeo per la sperimentazione clinica, l’Health tecnology assestment, i dispositivi medici e il tema
dell’appropriatezza e degli errori di terapia, nella prospettiva della sostenibilità del sistema. Nel corso dei lavori è stato anche
presentato il manuale sul rischio clinico approntato dalla Sifo allo scopo di promuovere una maggior consapevolezza nei
farmacisti e un’appropriata interpretazione delle prescrizioni compilate dai medici.
Altissima la presenza di giovani: hanno partecipato circa 500 specializzandi, portando linfa nuova ai lavori congressuali. A
restituire il senso complessivo della quattro giorni catanese ha provveduto, in conclusione dei lavori, Laura Fabrizio, in una
“reconductio ad unum” che ha individuato nella figura professionale del farmacista clinico il centro di tutto: “La mission che Sifo
sarà quella di istituzionalizzare la presenza dei farmacisti nei reparti e nei dipartimenti” ha detto Fabrizio. “L’auspicio è che ciò
possa avvenire a livello normativo, perché sempre di più ci si deve rendere conto che il farmacista è un investimento: è la figura
professionale che, nell’ambito delle risorse limitate e dell’universalità del Ssn che sempre più viene messa in discussione, può
generare un circolo virtuoso dove gli sprechi sono ridotti al minimo e dove si punta all’appropriatezza delle cure ”.
Walgreens Boots Alliance ha ufficialmente annunciato il 27 ottobre di aver raggiunto l’accordo definitivo per
l’acquisizione di Rite Aid, una catena di farmacie statunitensi quotata nel listino della NYSE proprietaria di circa 4.600
punti vendita in 31 Stati della federazione nordamericana.. Un’operazione del valore di 17,2 miliardi di dollari, soggetta
all’approvazione delle varie autorità regolatorie e di mercato statunitensi: non è infatti escluso che l’accordo di fusione possa
sollevare qualche dubbio da parte delle autorità antitrust. “Grazie all’acquisizione di Rite Aid, il nostro gruppo beneficerà di un
network ancora più efficiente e presente sul territorio. Inoltre, avremo l’opportunità di accrescere ulteriormente la nostra
offerta e soluzioni per la salute e per il benessere dei pazienti” spiega Ornella Barra, executive vice president del colosso
mondiale della distribuzione. “Al completamento dell’accordo, Rite Aid diventerà una consociata interamente controllata di
Walgreens Boots Alliance che inizialmente continuerà a operare sotto il proprio marchio. Il risultato della combinazione di
Walgreens Boots Alliance e Rite Aid darà origine ad una più ampia offerta di farmacie di alta qualità per i consumatori americani,
a fronte di una crescente evoluzione e personalizzazione del settore della salute.”
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Pronti a investire in Italia in modo pesante, se passa il ddl Concorrenza. Questo, ridotto alla sua essenza, il significato
dell’intervista rilasciata da Ornella Barra al più autorevole quotidiano economico nazionale, Il Sole 24 Ore, pubblicata il 29
ottobre, due giorni dopo l’acquisizione monstre, negli Usa, della catena di frmacie Rite Aid. La vicepresidente esecutiva di
Walgreens Boots Alliance annuncia con chiarezza le intenzioni del colosso mondiale della distribuzione farmaceutica nei
confronti del retail farmaceutico italiano: se la legge annuale sul mercato e la concorrenza, in seconda lettura al Senato, sarà
approvata nel suo attuale testo, WBA “analizzerà il mercato e deciderà cosa fare”, valutando “tutte le circostanze” e pronta a
investire. E, precisa Barra, “se dovessimo decidere di investire, lo faremo in maniera preponderante. Queste sono la logica e la
strategia del nostro gruppo.” La top manager non si sbilancia sull’entità dell’investimento in Italia, quantificato da alcune
indiscrezioni in un miliardo di euro, ma conferma un forte e concreto interesse per il nostro settore farmaceutico, alla luce del
fatto che l’Italia “si muove, sta facendo grandi sforzi che vanno apprezzati”. La vicepresidente WBA rassicura poi i titolari di
farmacia, che guardano con preoccupazione allo “sbarco” del capitale e delle catene nel mercato delle farmacie. “Credo che i
farmacisti non debbano avere alcuna preoccupazione” afferma Barra al riguardo. “La nuova legge rappresenta una libertà per il
farmacista, che può decidere di restare indipendente o crearsi una catena. Ma anche di aggregarsi ad altre categorie oppure di
fare una partnership con qualcun altro. Hanno un ventaglio di opportunità davanti, questo è estremamente positivo. Nessuno li
obbligherà a svendere.” Barra riserva anche un cenno alla controversa questione dei farmaci di fascia C con ricetta: “Credo sia
stata corretta la decisione del Governo e della Camera di lasciarli in farmacia” afferma al riguardo.
Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato audito in Senato il 29 ottobre dalla 10a
Commissione, impegnata nell’esame del ddl Concorrenza, torna a ribadire con nettezza le posizioni di sempre
dell’Antitrust in materia di farmacie, rivolge ai senatori l’esplicito invito a inserire nel provvedimento norme per superare il
contingentamento del numero delle farmacie e per allargare la vendita dei farmaci di fascia C con ricetta anche negli altri
esercizi (parafarmacie e corner GDO) abilitati alla vendita di farmaci. Una riproposizione pedissequa, in buona sostanza, di
quanto sempre sostenuto, da ultimo nella relazione a Governo e Parlamento del luglio 2014, le cui raccomandazioni sono state
peraltro la base su cui il Consiglio dei Ministri ha poi formulato il testo del ddl ora in discussione al Senato. Il presidente
dell’Autorità, pur riconoscendo che quello della distribuzione dei farmaci “ è un settore nel quale l’Italia, negli ultimi anni, ha fatto
passi in avanti, come comprova ad esempio l’abbassamento del quorum farmacie-abitanti disposto dal Governo Monti”, giudica
le misure del ddl non ancora sufficienti a garantire un incremento della concorrenza e ritiene quindi necessario rimuovere”tutte
le restrizioni all’apertura di nuove farmacie e che siano superati gli attuali limiti concernenti la possibilità per un unico soggetto
di assumere la titolarità di più licenze.” Per Pitruzzella restano “ancora inascoltate le proposte dell’Autorità riguardo all’esigenza
di superare l’attuale sistema di contingentamento del numero di farmacie presenti sul territorio nazionale attraverso la
trasformazione dell’attuale numero massimo in numero minimo, così da eliminare un vincolo allo svolgimento dell’attività
economica, continuando a garantire la copertura del territorio.” Infine, il presidente dell’Agcm rivolge una precisa sollecitazione
in ordine alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C, “ tema sul quale sarebbe opportuno uno specifico intervento in sede di
esame del disegno di legge.”
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NOVEMBRE
In un dossier indirizzato a Palazzo Chigi il 2 novembre, i tecnici del servizio Bilancio di
Camera e Senato analizzano la Legge di stabilità 2016, sottolineandone i margini “ristretti” e
sottolineando l’utilità di una valutazione del Governo in merito alla effettiva praticabilità
dei tagli alle Regioni, alle quali vengono chiesti nel triennio 2017-2019 complessivamente
nuovi risparmi per oltre 17 miliardi. I tecnici ricordano che già con il decreto Irpef dello scorso anno,
“i cui effetti non sembrano venuti meno“, si è chiesto “un contributo” alle Regioni, cui si sommeranno “gli
ulteriori risparmi di spesa che dovrebbero discendere dall’applicazione per le Regioni della regola del pareggio di bilancio”.
L’indicazione, ancorché sottintesa, è chiara: il Governo farebbe bene a verificare con attenzione se e fino a che punto un simile
“carico” sia realisticamente sostenibile dai bilanci delle Regioni. L’ulteriore taglio per il 2016 del Fondo sanitario nazionale
previsto dalla legge di stabilità, infatti, “potrebbe creare tensioni lungo tale linea di finanziamento”. Nel loro dossier sulla
manovra, i tecnici del Servizio Bilancio ricordano anche che “la dotazione del Fsn crescerà di circa 1,3 miliardi rispetto al 2015
e che la centralizzazione delle procedure di acquisto di beni e servizi dovrebbe consentire la razionalizzazione di tale voce di
spesa, facilitando il conseguimento di risparmi”.
Toscana, Lazio, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, Puglia, Lombardia, Molise, Friuli Venezia Giulia, Marche e Valle
d’Aosta: sono le Regioni che hanno già pubblicato, in tempi diversi, le graduatorie definitive del concorso straordinario a
sedi farmaceutiche indetto a seguito del “Cresci Italia” dell’ormai lontano Governo Monti. In Sicilia, Sardegna e
Abruzzo le graduatorie sono invece ancora provvisorie e in Umbria, Campania, Basilicata, Calabria e nelle province di Trento e
Bolzano ancora in via di definizione. A rendere ancora più complicata una situazione facilmente preconizzata da molti
osservatori fin dall’esordio del “Cresci Italia”, il mare magnum di contenziosi che rallentano ulteriormente il processo
concorsuale, già farraginoso di suo, facendolo muovere a velocità molto diverse o in qualche caso lasciandolo addirittura
fermo. In tutto questo, il 3 novembre apre a Cirié, comune di 18mila abitanti non lontano da Torino, la prima delle 2.500
farmacie istituite dal concorso straordinario, assegnata a un’associazione costituita da Rossana Manzone, 54 anni e Gianfelice
Novero, 61enne. Due professionisti maturi, preparati ed esperti, che a quella che è di fatto la prima farmacia del concorso
straordinario danno un nome che è in qualche modo un programma e un augurio: Farmacia Nuova.
Il Governo ha l’idea di privatizzare la sanità, passando da un sistema universalistico a un sistema dove il cittadino
paga. Ad esprimere questa convinzione, il 3 novembre, è Massimo Garavaglia, assessore all’Economia della Regione
Lombardia e presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità. Polemizzando con Renzi, Garavaglia osserva che - se è vero che
il Fondo sanitario nazionale, è stato aumentato di un miliardo in valore assoluto - “ci sono però 2 miliardi di costi aggiuntivi.
Quindi, a casa mia, già stiamo parlando di un miliardo in meno. Del resto, Renzi ha anche aumentato le imposte. L’anno venturo
si pagheranno 12 miliardi in più rispetto agli attuali 450 miliardi. Il Fsn - afferma ancora Garavaglia - è inferiore a quello tedesco
o francese di 30-40 miliardi”, eppure il nostro sistema “come efficienza è il terzo al mondo. Non c’è un problema di costo totale.
Ci sono Regioni dove le cose vanno molto bene e altre dove non vanno affatto bene, quindi gli eventuali risparmi servono per
portare le Regioni dove il servizio non è di qualità a un livello sufficiente”. La chiusura velenosa è riservata a quella che
Garavaglia definisce “una reazione scomposta” del primo ministro alle critiche legittimamente avanzate dalle Regioni: “ Vuol
dire che si è colpito nel vivo. È evidente che far sapere che si taglia la sanità dà fastidio. Ad esempio, non ci sono più i fondi per
gli emotrasfusi (172 milioni). L’aereo di Renzi costa di più”.
In una nota congiunta del 3 novembre, la totalità delle sigle sindacali dei medici del servizio pubblico annuncia uno
sciopero di tutta la categoria per 16 dicembre, per protestate contro il “grave e perdurante disagio ai cittadini da politiche
orientate esclusivamente ad una gestione contabile del Ssn”. Incroceranno le braccia gli ospedalieri come i medici di famiglia
La protesta, spiegano i sindacati, è contro il mancato finanziamento del Fondo sanitario nazionale, ma è anche una risposta ai
recenti provvedimenti sull’appropriatezza varati dal Governo.
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Primi rulli di tamburi sul fronte del CCNL dei dipendenti delle farmacie private, scaduto da tre anni senza che - ove si
escludano alcuni approcci iniziali, del tutto interlocutori e senza esito - sia stato ancora aperto un confronto tra le parti, le
sollecitazioni al confronto avanzate successivamente da Filcams Cgil, Uiltucs e Fisascat Cisl, cadute nel vuoto, così come la
richiesta successivamente rivolta al ministero del Lavoro per sollecitare la “messa in moto” delle trattative. Ma i sindacati
cominciano a “muovere le truppe”, iniziando a farsi sentire, il 4 novembre, con dichiarazioni molto critiche nei confronti di
Federfarma: “È molto chiusa in una prospettiva di conservazione di alcuni interessi, che possono essere anche legittimi, ma
che è opportuno lasciare un po’ da parte” dichiara il delegato Filcams Cgil al tavolo per il rinnovo del contratto Danilo Lelli.
“L’azione di lobby può essere utile nel breve termine per tutelare alcuni interessi, ma per salvaguardare il ruolo delle farmacie
nel lungo termine, bisogna guardare l’interesse del settore nel complesso e fare fronte comune contro la crisi e contro alcuni
provvedimenti governativi. Questo è nell’interesse anche dei titolari. Il contratto può servire anche a questo”. Federfarma, per la
sua parte, spiega la difficoltà al confronto adducendo ragioni oggettive, su tutte la grave crisi che ha colpito il settore delle
farmacie e la situazione di incertezza e instabilità normativa. Trattare un accordo contrattuale in questo momento, per il
sindacato dei titolari corrisponderebbe in buona sostanza a fare un salto nel buio: impossibile assumere impegni che
nell’incerta evoluzione dello scenario di riferimento non si sa se e come potranno essere onorati. Per superare lo stallo, i
sindacati sembrano però pronti a porre in essere le prime iniziative. “Non si intravvedono segnali di cambiamento” afferma il
segretario nazionale della Uiltucs, Stefano Franzoni, “Ma le e se non ci si confronta ad un tavolo mi sembra arduo
comprendersi”. E quando non ci si comprende, lo scontro diventa inevitabile.
Il Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva lancia una nuova campagna per la corretta informazione sui
farmaci equivalenti, nel segno della condivisione e della partecipazione: il primo atto dell’iniziativa, presentata il 5
novembre, è infatti l’insediamento di un tavolo di lavoro per mettere a punto i messaggi-chiave delle attività
di sensibilizzazione, con l’obiettivo di contribuire a promuovere un rapporto “maturo e consapevole” con una risorsa terapeutica
che, in Italia, nonostante i progressi degli ultimi anni, è ancora lontana da registrare le percentuali di consumo di altri Paesi
europei. Al tavolo hanno giù aderito l’Aifa, le federazioni professionali di medici, farmacisti e infermieri, Federfarma e Sunifar,
Simg, Sigg, Sifo, Sifact, il sindacato dei pensionati Spi-Cgil e l’Auser, l’associazione per l’invecchiamento attivo: tutte
pienamente disponibili - scrive Cittadinanzattiva - “ a fare network per condividere l’impostazione dei contenuti, la diffusione dei
materiali e la realizzazione delle attività previste dal programma.” La campagna è sostenuta dal contributo non condizionato di
Assogenerici.
Un’indagine Doxa promossa da Teva Italia, il gigante farmaceutico israeliano, rileva che il 43% degli italiani non sa cosa
significhi “aderire alla cura”, ovvero seguire scrupolosamente le istruzioni per assumere i farmaci prescritti: la
conseguenza è che tanti interrompono le pillole prima del necessario, o le assumono in modi non corretti, o ancora dimezzano
le dosi (o le aumentano) senza consultare il medico. Secondo l’indagine, illustrata il 5 novembre, a favorire la corretta gestione
della cura ci sarebbe la costanza e l’impegno del paziente (47%), la sua motivazione (40%) e la fiducia che ripone nel proprio
medico (38%). A compromettere invece l’aderenza ci sarebbero il costo elevato di certe terapie (40%), l’insorgenza di effetti
collaterali (38%) e lo scarso impegno del paziente stesso (37%). Un ulteriore disagio sarebbe dato dalla sostituzione di un
farmaco con un altro, di marca o equivalente, “soprattutto nei pazienti più anziani che sono abituati alla solita confezione”.
La Federazione nazionale parafarmacie italiane scende in campo insieme a Conad per sostenere la battaglia
sulla liberalizzazione dei medicinali di fascia C, supportando la campagna mediatica Liberalizziamoci, con l’obiettivo di
sensibilizzare i cittadini e raccogliere firme per una petizione indirizzata al presidente del Consiglio e ai ministri della Salute e
dello Sviluppo economico, affinché la vendita dei farmaci di fascia C sia allargata alle parafarmacie. La decisione è presa dopo
un incontro il 5 novembre tra il presidente della Fnpi, Davide Gullotta, e l’ amministratore delegato di Conad, Francesco
Pugliese. “I nostri farmacisti sono iscritti allo stesso Albo professionale, hanno conseguito la stessa laurea, hanno uguale ruolo
e competenze rispetto a coloro che lavorano nelle farmacie” sottolinea Gullotta. “A oltre 6 anni dalla nostra nascita oggi siamo
un valido presidio sanitario, un interfaccia serio che con elevata professionalità dispensa consigli al cittadino consumatore: il
nostro migliore biglietto da visita infatti sono i nostri clienti. Ed è per questo che scendiamo in prima linea di fianco a un alleato
importante come la Conad, che fa di questa politica il suo obiettivo primario”.
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Il Consiglio dei Ministri approva il 6 novembre il decreto legge che salva i bilanci delle Regioni. Messo a punto dal
ministero dell’Economia, non dà fondi aggiuntivi alle Regioni ma consente loro di spalmare in 30 anni l’ammortamento dei debiti
contratti. Il provvedimento - ha spiegato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti - “consente di
chiarire la contabilità delle Regioni, un tema sollevato dalla Corte dei Conti, in particolare per la contabilizzazione dei debiti
passati”. Il problema era sorto soprattutto per un caso legato alla Regione Piemonte, dove oltre la metà del disavanzo (quasi 6
miliardi) deriva dalla sentenza del luglio scorso con cui la Corte Costituzionale ha imposto di contabilizzare nel bilancio regionale
i finanziamenti per il pagamento dei creditori e poi destinati ad altri scopi. Un precedente che, se applicato a tutte le Regioni che
hanno fatto ricorso ai fondi del Salva Crediti, avrebbe portato a un buco complessivo sui 20 miliardi a livello nazionale. Il problema
nasce dal fatto che le risorse “incriminate” e attualmente fuori dal bilancio possono essere restituite in 30 anni; dentro al bilancio,
invece, dovrebbero rientrare in sette anni. La norma approvata il 6 novembre dovrebbe sanare questa situazione.
Italia seconda in Europa, dietro solo a Germania, per l’impresa del farmaco per valore assoluto della produzione e
al primo posto per la produzione procapite. Lo comunica il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi,
intervenendo al roadshow Innovazione e produzione di valore. L’industria del farmaco: un patrimonio che l’Italia non può perdere
tenutosi il 6 novembre nello stabilimento di Gsk Vaccines di Rosia (Siena). L’impresa farmaceutica italiana conta 174 fabbriche
sul territorio, 63mila addetti (90% laureati o diplomati), quasi 6mila ricercatori, 2,5 miliardi di investimenti nel 2014 (1,3 in R&S
e 1,2 in produzione). E ancora 29 miliardi di euro di produzione, il 72% destinato all’export. A livello occupazionale il settore ha
fatto registrare 5mila assunzioni nell’ultimo anno, di cui la metà under 30. L’importanza delle imprese del farmaco in Italia,
ricorda Scaccabarozzi, è data anche dal contributo economico offerto al Paese: 13,7 miliardi versati insieme all’indotto (3,3
miliardi in investimenti, 6 in stipendi e contributi, 4,4 in imposte) a fronte di una spesa pubblica di 12,5 miliardi
Un pressante invito alle Regioni di non aumentare i ticket sulla sanità, in considerazione del “momento di grande
difficoltà” che gli italiani hanno dovuto affrontare a causa delle pesante crisi economica. Ma anche un invito a quella
porzione di cittadini che sono nelle condizioni di poterlo fare di pagarsi l’antibiotico, non foss’altro che per il fatto
che si tratta di “una questione di civiltà”. Queste le dichiarazioni che la ministra della Salute Beatrice Lorenzin rilascia il 9
novembre a Rainews24, alimentando le preoccupazioni di quanti (anche molti addetti ai lavori) temono che la politica del
governo Renzi in materia di welfare sanitario persegua il disegno di una exit strategy dal solidarismo universalistico del Ssn. Un
timore esplicitato da Massimo Garavaglia, coordinatore degli assessori regionali al Bilancio, che solo qualche giorno prima
aveva dichiarato a chiare lettere che “il Governo ha l’idea di privatizzare la sanità, passando da un sistema universalistico a un
sistema dove il cittadino paga. A noi non piace”.
Garantire anche ai farmacisti ospedalieri, come avviene per i medici, il pagamento dei contratti di formazione per
il periodo della specializzazione, mettendo così fine a una evidente ingiustizia. A chiederlo, il 9 novembre, è la presidente
Sifo Laura Fabrizio, sull’abbrivio dell’iniziativa assunta in Parlamento dai senatori Luigi d’Ambrosio Lettieri e Andrea Mandelli,
che in sede di esame della Legge di stabilità 2016 hanno presentato in Commissione sanità un ordine del giorno (accolto dal
Governo) che chiede l’equiparazione contrattuale degli specializzandi di area sanitaria a quella dei laureati in medicina. “Siamo
dirigenti che rappresentano una risorsa per il Ssn, perché dove c’è la professionalità del farmacista, è ormai provato da studi
rigorosi, c’è risparmio, appropriatezza e sicurezza per i pazienti” afferma Fabrizio. “Eppure, contrariamente ai medici” rileva
Fabrizio “su di noi non c’è nessun investimento per il futuro della professione”. La sigla dei farmacisti ospedalieri fonda la sua
battaglia, in primo luogo, sui contenuti della legge 401/2000, che già 15 anni fa parlava chiaramente di un percorso di
formazione per i farmacisti uguale a quello previsto per i medici. “Il percorso di studio del farmacista” spiega ancora la
presidente della Sifo “si sta spostando sempre più verso il clinico, ma se mancano i contratti di specializzazione le Università
continueranno a non indire i bandi, e tutto resterà bloccato, sospendendo così nel prossimo futuro il fisiologico turnover
calcolato in circa 150 farmacisti per anno”. Proprio l’assenza dei contratti di formazione è uno dei motivi all’origine del blocco
pressoché totale delle scuole di specializzazione di area sanitaria, ferme da oltre due anni.
La Gazzetta Ufficiale dell’11 novembre pubblica il decreto con il regolamento operativo del Fse, ovvero il fascicolo
sanitario elettronico, lo strumento personale digitale che raccoglierà tutti i dati e le informazioni sanitarie e socio-sanitarie
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che costituiscono la storia clinica e di salute di ciascuno cittadino, “dalla culla alla tomba”, come sintetizza una frase un po’
sinistra ma che ha il merito di rendere efficacemente l’idea. Con il provvedimento, l’utilizzo del fascicolo sanitario elettronico
prende ufficialmente il via e ogni cittadino italiano disporrà di un una sua “cartella digitale” dove saranno raccolti digitale tutti i
dati e le informazioni relative alla sua salute e alla sua storia sanitaria: prescrizioni, accertamenti clinico-diagnostici, visite
mediche, eventuali ricoveri e tutto ciò che a che fare con la salute di ciascuno cittadino, finirà dentro il Fse, che sarà di fatto la
“fotografia” permanentemente aggiornata delle nostre condizioni di salute. Il provvedimento del Governo fissa la cornice
normativa dentro la quale dovranno muoversi tutte le Regioni, che hanno tempo fino 31 dicembre prossimo per elaborare con
l’Agenzia digitale (Agid) un sistema unificato in grado di assicurare la piena e concreta inter-operabilità su tutto il territorio
nazionale, secondo le linee-guida tracciate dalla stessa Agid, pubblicate il 6 maggio 2015, superando così le differenze
generate dalle scelte pregresse dei sistemi di codifica digitale.
Il 12 novembre il ministero della Salute dà notizia della firma del decreto che definisce le modalità di dispensazione
dei medicinali prescritti su ricetta medica dematerializzata (o ricetta elettronica on line) a carico del Servizio
sanitario nazionale, precisando che “la ricetta sarà utilizzabile presso qualsiasi farmacia presente sul territorio italiano”.
“Il processo di digitalizzazione del Ssn compie così un ulteriore importante passo verso il miglioramento del rapporto
costo/qualità dei servizi sanitari, rendendo più omogeneo l’accesso ai servizi nelle diverse aree del Paese, nonché
semplificando il rapporto tra assistito e Ssn” scrive il ministero in una nota, secondo la quale la nuova ricetta dematerializzata
“consentirà di garantire la migliore, e più semplice, assistenza nel percorso di cura e verificare l’appropriatezza prescrittiva.”
“Tracciabilità delle prescrizioni, una più efficace integrazione tra tutti gli operatori sanitari grazie alla sincronizzazione delle
attività di prescrizione da parte del medico e di erogazione da parte del farmacista, consentiranno inoltre non solo di
controllare l’appropriatezza” conclude la nota ministeriale “ma anche di ridurre eventuali truffe e falsificazioni, con un risparmio
di tempo e di oneri burocratici”.
Sfilata dei rappresentanti delle sigle di categoria, il 12 di novembre, davanti alla 10a Commissione del Senato per
le audizioni sul ddl Concorrenza, alla quale sono in buona sostanza ribadite (e non poteva essere altrimenti) le posizioni già
rappresentatao a Montecitorio.
Il “fil rouge” degli interventi dei rappresentanti di categoria (sono state audite delegazioni di Adf, Assogenerici, Federfarma,
Federfarma servizi, Fofi ed Enpaf) è stata la richiesta di definire “paletti” più stringenti all’ingresso del capitale nella proprietà delle
farmacie. Il segretario della Fofi Maurizio Pace, al riguardo ha chiesto di prevedere un limite al numero di farmacie detenibili da
ciascuna società o gruppo societario, per impedire e/o ostacolare l’insorgere di posizioni dominanti. Altro paletto fondamentale è
la previsione - all’interno delle singole società proprietarie di farmacie - di un limite di partecipazione per i soci di capitale, in
analogia a quanto stabilito per le altre società di professionisti. Ma non basta: per la Fofi va anche prevista l’iscrizione delle
società a uno specifico “albo” da istituire e tenere a cura degli Ordini professionali, per la verifica della compagine sociale e il
controllo deontologico della relativa attività. Infine, la Fofi richiede il differimento dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni di
almeno un anno. Indicazione che, data la natura del provvedimento (che è per definizione “annuale”) corrisponde, in buona
sostanza, a quella di espungere le norme sull’ingresso del capitale in farmacia dal provvedimento di quest’anno per inserirle nella
legge sulla concorrenza del prossimo anno. Sul tasto della composizione delle società proprietarie di farmacia ha insistito molto
anche la delegazione di Federfarma composta dalla presidente Annarosa Racca, dal segretario Alfonso Misasi e dal presidente
Sunifar Alfredo Orlandi: “La maggioranza dei 2/3 dei soci deve essere composta da farmacisti” hanno sottolineato i
rappresentanti dei titolari, richiamando come questa clausola sia prevista dallo stesso ddl Concorrenza per gli altri professionisti
(avvocati e notai) . La figura del farmacista nelle società, insomma, deve essere maggioritaria e vincolante: “Noi chiediamo che la
maggioranza semplice, cioè il 51%, sia detenuta da farmacisti” ha detto Misasi, giustificando la richiesta con argomentazioni
largamente coincidenti con quelle della Fofi e sintetizzate assertivamente da Pace con l’affermazione “un farmacista che dipenda
dai capitali non sarà mai libero e indipendente”. Orlandi ha richiamato la necessità di regolare l’ingresso del capitale anche
guardando alla necessità di non pregiudicare l’imprescindibile servizio assicurato dalla rete delle 6200 farmacie rurali che
operano capillarmente sul territorio nazionale, in condizioni di grande difficoltà e “con un reddito medio pari a quello di un
insegnante di scuola media primaria” I senatori della 10a Commissione hanno sentito anche il presidente dell’Enpaf Emilio Croce,
che ha sottolineato come dalla “rivoluzione” costituita dall’ingresso del capitale in farmacia possano discendere riflessi molto
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importanti per gli equilibri previdenziali della categoria. Un tema delicato e finora - per ammissione dello stesso relatore del
provvedimento. Luigi Marino (Ncd-Udc) - non esplorato a sufficienza . “Ma provvederemo” ha affermato al riguardo il senatore
“promuovendo un incontro a breve con Enpaf per approfondire la tematica.”
Liste d’attesa infinite, ticket troppo cari ma anche un aumento del rifiuto ai cittadini, da parte dei medici, di
prestazioni Ssn, siano esse ricoveri, visite mediche a domicilio o prescrizioni di farmaci. Sono solo alcune delle
criticità registrate dal 18° Rapporto Pit Salute “Sanità pubblica, accesso privato”, basato su 24mila segnalazioni giunte
nel 2014, presenta il 13 novembre a Roma dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva. Dai dati raccolti, emerge che
circa 1800 persone hanno segnalato di aver ricevuto un rifiuto alla richiesta di una visita a domicilio, mentre 1900 un rifiuto alla
prescrizione di farmaci o visite specialistiche. Molti i no anche peri spostarsi in altre Regioni o all’estero per ottenere cure, in
genere dovuti al rifiuto delle Asl di rimborsare le spese. Non pochi, inoltre, sostengono che è stato negato loro l’accesso alle
proprie documentazioni cliniche. Accanto a questi “nuovi” problemi, che si prevede possano aumentare con l’introduzione del
decreto appropriatezza, mirato a ridurre le prescrizioni non necessarie, ci sono le criticità lamentate da sempre, su tutte il
costo sempre più alto dei ticket, lamentato dal 42% dei contatti, e le liste d’attesa, che costringono i cittadini ad aspettare in
media tredici mesi per ottenere in regime di Ssn una risonanza magnetica, nove per un’ecografia, un anno per una tac o una
mammografia, due anni per un intervento chirurgico. A destare allarme, in particolare, è l’aumento delle segnalazioni di ritardi
anche per radioterapia e chemioterapia. La conseguenza è che sempre più i cittadini si allontanano dal servizio pubblico. “Ci
vogliono abituare a considerare l’intramoenia e il privato come normali canali di accesso alle prestazioni sanitarie di cui si ha
bisogno” commenta al riguardo il coordinatore del TdM Tonino Aceti.
Favorire e generare occasioni di incontro e confronto tra gli iscritti più giovani, che hanno fatto il loro ingresso
nella professione farmaceutica in un momento segnato da profonde trasformazioni del settore, con inevitabili
ripercussioni sull’esercizio della professione e le stesse prospettive occupazionali. È quanto si propone Giovanni, l’ultima
iniziativa dell’Ordine dei farmacisti di Roma, presentata il 18 novembre. Il nome scelto per il progetto fa riferimento a
Giovanni Zannichelli, farmacista veneto di inizio ‘700, la cui vicenda professionale è un paradigma esemplare della figura del
farmacista, dove la scienza, il sapere e la competenza si fondono e compenetrano con l’adesione concreta ai principi della
solidarietà e all’attenzione ai bisogni di salute del prossimo. Un “testimonial” perfetto, insomma, con l’ulteriore plus di avere un
nome - Giovanni, appunto - che contiene in sé la parola giovani. “Giovanni nasce con l’obiettivo trasparente e dichiarato di
essere una sorta di motore di idee, condizioni e occasioni per sviluppare tra i colleghi più giovani quelle identità e
consapevolezza professionali che sono l’unica valuta che possiamo spendere per tutelare e rafforzare la nostra professione”
spiega Giuseppe Guaglianone, vicepresidente dell’Ordine, al quale il consiglio direttivo ha affidato il coordinamento del
progetto. Nella serata di presentazione, Ketty Vaccaro, responsabile Area salute e welfare del Censis, ha proposto un’ampia e
circostanziata analisi delle criticità dei giovani farmacisti: su tutte, emergono l’insoddisfazione e i problemi di collocazione
professionale denunciato dall’86% del campione. Il 50%, inoltre, si sente sottovalutato rispetto alle altre professioni sanitarie e
addirittura l’81,2% è convinto che, nella percezione dell’opinione pubblica, la figura del farmacista abbia subito un grave
processo di erosione e sia ormai assimilata a quella di un commerciante.
Un italiano su due ricerca le informazioni sulla salute navigando sul web, ormai diventato il secondo riferimento per chi
cerca risposte e/o indicazioni su un qualsiasi problema, preceduto soltanto dai medici generici e specialisti, che rimangono i
primi e principali riferimenti per l’85% dei cittadini (i primi) e per il 68% (i secondi). È quanto emerge da un confronto tra
esperti dell’Università Sapienza, dell’Istituto superiore di sanità e dell’Aifa tenutosi il 18 novembre a Roma, dopo una
ricerca su un campione di 2.066 individui. Alla domanda Quali informazioni sulla salute ha cercato su internet?, l’83% degli
italiani indica informazioni riguardanti le patologie, il 66% sulle possibilità di cura e il 64% sui corretti stili di vita. Le ricerche
comprendono inoltre accentuazioni specifiche sui farmaci prescritti dal medico (44%) e sui farmaci da banco (35%).
La Commissione Bilancio del Senato approva il 18 novembre un emendamento al ddl Stabilità che esclude dal tetto
nazionale della spesa farmaceutica territoriale le risorse (pari a 500 milioni di euro per anno) del Fondo per
finanziare l’erogazione dei farmaci innovativi. Soddisfatta la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin: grazie alla norma,
spiega “la spesa per i farmaci innovativi, spesso salva vita, deve essere garantita, a prescindere dal rispetto del tetto nazionale
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della spesa farmaceutica”. Buone nuove anche per la richiesta avanzata dai senatori Andrea Mandelli (Fi) e Luigi d’Ambrosio
Lettieri (CoR), presidente e vicepresidente Fofi, di assegnare un milione di euro a un progetto di revisione dell’uso dei medicinali
in farmacia (Mur, acronimo di medicine use review)), accolta e parzialmente modificata dalle due relatrici del ddl Stabilità. Il
progetto avrà una dote di 1 milione di euro per il 2016 e dovrà realizzare in farmacia un servizio di revisione dell’uso de
medicinali finalizzato, in via sperimentale, a garantire l’aderenza farmacologica alle terapia per i pazienti affetti da asma.
Con 164 sì, 116 no e due astenuti il Senato approva il 20 novembre il maxi-emendamento del Governo alla Legge
di stabilità 2016, sul quale l’esecutivo aveva posto la questione di fiducia. Nel testo licenziato in Senato ha trovato spazio il
decreto “salva Regioni” che permette un ripiano diluito in 30 anni dei debiti pregressi delle Regioni e che contiene anche le
nuove regole sul calcolo dei ripiani alle Regioni da parte delle aziende farmaceutiche, relative al payback 2013 e 2014. Spazio
anche all’importante “aggiustamento” relativo ai farmaci innovativi, con la conferma per il 2016 della destinazione di
un fondo dedicated, extra Fsn, pari a 500 milioni, e alla misura che istituisce il fondo da un milione di euro per
finanziare la prima applicazione, da parte delle farmacie, del servizio di revisione dell’uso dei medicinali (Mur)
finalizzato ad assicurare l’aderenza terapeutica nei pazienti affetti da asma, con l’obiettivo di una riduzione della spesa per
sostenere i costi degli interventi sanitari conseguenti a una scarsa o comunque non adeguata adesione alle cure
farmacologiche. Il fondo Mur è assegnato a Regioni e Province autonome in misura proporzionale alla popolazione residente ed
è diretto “in via esclusiva e diretta a finanziare le remunerazione del servizio reso dal farmacista”.
Tiratura di 100 mila copie, distribuite nelle circa mille farmacie della provincia di Roma sono i numeri di
FarmaMagazine, giornale edito da Edra, leader in Italia nel settore dell’editoria health dedicated in collaborazione con
Federfarma Roma, che a partire da gennaio sarà a disposizione dei cittadini della Capitale che entreranno in farmacia.
Lo scopo dell’iniziativa, illustrato dal presidente di Federfarma Roma Vittorio Contarina in un incontro conviviale di
presentazione tenutosi all’Hotel Rome Cavalieri (circa mille i partecipanti) il 20 novembre, è quello di fare giustizia delle
“troppe falsità raccontate dai media, spesso imprecisi e non veritieri” sui farmacisti e la farmacia, che ora, spiega Contarina,
con il nuovo giornale, avranno a disposizione una voce per dire “chi siamo e che cosa rappresentiamo tra interviste, consigli
utili e rubriche.” Il giornale si avvarrà della collaborazione di una “firma” prestigiosa, quella del presidente della Regione Lazio
Nicola Zingaretti. Alla presentazione dell’iniziativa, insieme ad altri autorevoli esponenti del mondo della sanità e della
farmacia (tra gli altri, il DG Aifa Luca Pani e i presidenti di Federfarma e Fofi Annarosa Racca e Andrea Mandelli) ha preso
parte la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, alla quale sarà dedicata la copertina del primo numero della rivista.
Su proposta del Consiglio di amministrazione, il Consiglio nazionale dell’Enpaf approva all’unanimità il 25 novembre, il bilancio
di previsione 2016, il bilancio tecnico al 31 dicembre 2014, la modifica all’art. 21 del regolamento (elevando da 5 a 7 anni il
periodo massimo per poter beneficiare della riduzione contributiva o del contributo di solidarietà in caso di disoccupazione
temporanea e involontaria, nonché il nuovo regolamento di assistenza. Il piatto forte dell’ultima seduta del “parlamentino” della
cassa di previdenza di categoria è stata però la presentazione dell’ipotesi di riforma dell’Enpaf, frutto dei lavori della
commissione appositamente insediata nello scorso mese di luglio coordinata da uno dei massimi esperti in materia
previdenziale, il prof. Alberto Brambilla, già sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. È stato proprio
Brambilla a illustrare i contenuti della proposta di riforma, insieme alla quale è stato presentato anche il nuovo regolamento di
assistenza, frutto dell’attività di un’altra Commissione, anch’essa nominata a inizio della scorsa estate dal Consiglio di
amministrazione. Il nuovo regolamento di assistenza, che potrà entrare in vigore solo successivamente all’approvazione da
parte dei ministeri vigilanti (come peraltro la norma che eleva da 5 a 7 anni il periodo massimo per beneficiare della riduzione
contributiva o del contributo di solidarietà), innova molti istituti introducendo, tra l’altro, temi del welfare allargato, tra cui
l’assistenza sanitaria integrativa e la long term care, rivolti alla totalità degli iscritti indipendentemente dalla condizione di
bisogno, condizione quest’ultima richiesta tradizionalmente per le prestazioni strettamente assistenziali. “Si tratta di misure che
permettono in ogni caso di andare incontro agli specializzandi e a tutte quelle posizioni lavorative che sono prive di copertura”
spiega il presidente della Fondazione, Emilio Croce, soddisfatto per gli esiti del lavoro e per l’immediatezza con la quale il
Consiglio di amministrazione dell’ente ha risposto alle sollecitazioni del Consiglio nazionale. “Si tratta di una conferma
dell’impegno e dell’attenzione da sempre rivolti ai bisogni e alle nuove esigenze degli iscritti” ricorda Croce, esprimendo
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l’auspicio che le modifiche al Regolamento d’assistenza incassino a strettissimo giro il placet dei ministeri vigilanti, per entrare
a regime quanto prima (anche se, ha precisato il presidente dell’Ente, non potranno essere operative prima del 2017).
“Nell’arco di soli quattro mesi e con l’estate di mezzo è stato compiuto un lavoro intenso, grazie all’impegno profuso da tutti i
colleghi componenti le commissioni e dai tecnici” ha affermato con legittima soddisfazione il presidente Enpaf, rivolgendo un
ringraziamento particolare al Consiglio nazionale “per l’apprezzamento e la condivisione manifestati per il lavoro presentato”.
“Siamo convinti – ha concluso Croce - che ora, se la professione intende realizzare la riforma della previdenza, è necessario
che le varie componenti della professione esprimano le proprie posizioni senza se e senza ma, anche alla luce della possibile
evoluzione normativa nel settore con l’introduzione delle società di capitali. Quello che è certo è che l’Ente ha la forza e la
capacità di dare risposte complessive e concrete, come ha dimostrato l’apprezzamento unanime del Consiglio nazionale,
tenuto per di più conto che, proprio nel Regolamento di assistenza, al di là del progetto di riforma previdenziale, vi sono tutte le
risposte anche per soddisfare le situazioni di bisogno economico per gli iscritti che svolgono attività di lavoro precario”.
Dopo le decisioni assunte il 25 novembre dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, il presidente Sergio
Chiamparino ha inviato alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin la proposta di ripartizione delle risorse finanziarie
destinate al Servizio sanitario nazionale per l’anno 2015. Frutto dell’accordo politico raggiunto in sede di Conferenza
delle Regioni , la proposta prende in considerazione le risorse del fabbisogno indistinto e prevede l’utilizzo delle risorse
accantonate per le quote premiali per 274,28 milioni di euro e di 101 milioni di euro dalle risorse degli obiettivi di Piano
sanitario nazionale per il riequilibrio tra le Regioni.
“Si tratta di un risultato importante - afferma Chiamparino - che dà certezze finanziarie ad un principio costituzionale
fondamentale quale è quello del diritto alla salute. Un traguardo raggiunto grazie al senso di responsabilità e allo spirito di
collaborazione che ha caratterizzato i lavori della Conferenza.” Queste le cifre della proposta di riparto del Fsn 2015, che
prende in considerazione le risorse del fabbisogno indistinto e prevede l’utilizzo delle risorse accantonate per le quote premiali
per 274,28 milioni di euro e di 101 milioni dalle risorse degli obiettivi di Psn per il riequilibrio tra le Regioni: Piemonte
7.958.947.057; Valle d’Aosta 228.000.000; Lombardia 17.574.750.000; Bolzano 890.000.000; Trento 938.000.000;
Veneto 8.672.000.000; Friuli V.G. 2.214.000.000; Liguria 3.019.861.016; Emilia R. 7.933.750.000; Toscana
6.751.500.000; Umbria 1.622.486.370; Marche 2.801.131.211; Lazio 10.290.500.000; Abruzzo 2.377.090.059; Molise
567.822.495; Campania 10.077.578.888; Puglia 7.107.862.426; Basilicata 1.037.755.871; Calabria 3.456.348.395;
Sicilia 8.801.000.000; Sardegna 2.932.000.000. Totale: 107.252.383.789
La Conferenza-Stato Regioni dà il via libera il 26 novembre al controverso “decreto appropriatezza”, il
provvedimento del ministero della Salute che si propone di portare ordine, congruenza e congruità prescrittiva su una lista di
oltre 200 prestazioni di specialistica ambulatoriale, prevedendo per ciascuna le specifiche “condizioni di erogabilità”, ovvero i
criteri in base ai quali il medico può prescriverla al paziente a carico del Servizio sanitario nazionale. Il decreto, oggetto di
fortissime contestazioni da parte della classe medica, è uno dei motivi che hanno prodotto la mobilitazione generale della
classe medica, che sfocerà nell’annunciato sciopero del 16 dicembre prossimo. Prevede ed elenca le condizioni di erogabilità
e le indicazioni di appropriatezza prescrittiva per un’ampia e varia serie di prestazioni (c’è dentro di tutto: dagli esami del
sangue alle cure odontoiatriche, dalle risonanze magnetiche ai test allergologici), rinviando a un successivo accordo StatoRegioni “i criteri e le modalità per monitorare, tenendo conto delle specificità regionali, che il comportamento prescrittivo dei
medici sia coerente alle condizioni di erogabilità e alle indicazioni di appropriatezza” indicate dal ministero. La vera “pietra dello
scandalo”, però, è la previsione di sanzioni economiche per i medici “cattivi prescrittori”, previste dal Dl Enti locali e sulle quali,
almeno per il momento, la discussione è rinviata. Il rischio che possa scatenare durissimi scontri con la classe medica è quasi
una certezza: le disposizioni sono chiare (e, secondo i medici, inique e pervase da intenti punitivi): in caso di mancata risposta
o di giustificazioni insufficienti di fronte a una prescrizione ritenuta inappropriata, le amministrazioni sanitarie competenti
applicheranno al medico prescrittore dipendente Ssn una riduzione del trattamento economico accessorio, nel rispetto delle
procedure previste dal contratto collettivo nazionale di settore e dalla legislazione vigente. Nei confronti del medico
convenzionato Ssn, invece, sarà applicata una riduzione, mediante le procedure previste dall’accordo collettivo nazionale di
riferimento, delle quote variabili dell’accordo collettivo nazionale di lavoro e dell’accordo integrativo regionale.
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Sergio Pecorelli, presidente dell’Aifa, è stato segnalato dagli organismi interni al ministero della Salute per
potenziali conflitti d’interesse “per la sua partecipazione in alcune società che sarebbero vietate dal regolamento interno di
trasparenza che vigila appunto sui conflitti d’interesse dei membri dell’Agenzia ma anche dei consulenti.” È lo scoop con il quale
il 26 novembre Sanità24, la testata specializzata del Il Sole 24 Ore rende pubblica l’esistenza di un problema che, qualche
giorno dopo, costringerà alle dimissioni - poi rassegnate il 16 dicembre - il presidente dell’Aifa, “colpevole”, di non aver
rispettato le rigidissime norme dell’Agenzia in materia di trasparenza.
Federfarma risponde all’offensiva mediatica di Conad per la liberalizzazione della fascia C a colpi di segnalazioni
all’Antitrust, denunciando presunte irregolarità registrate in punti vendita Conad a proposito della vendita dei farmaci. La
prima riguarda la campagna Scegli e sconta, lanciata un paio di settimane fa in concomitanza con la petizione popolare
Liberalizziamoci e realizzata nei punti vendita del gruppo con buoni sconto del 25% da spendere nelle parafarmacie della
catena, reclamizzati con un volantino dove il valore dello sconto è indicato con numeri composti da pillole, capsule e
compresse. Soluzione grafica, secondo Federfarma, in grado di indurre il consumatore a credere che lo sconto offerto fosse
riferito ai farmaci venduti dai corner Conad, nonostante sia espressamente vietata (art. 5 della legge 248/06) qualunque forma
di promozione commerciale - concorsi, operazioni a premio e vendite sottocosto - sui farmaci senza obbligo di ricetta. Un
messaggio, dunque, fortemente indiziato di veicolare contenuti ingannevoli, nonostante un avviso in calce al volantino (scritto a
caratteri molto più piccoli di quelli degli slogan) informa che gli sconti promozionali delle parafarmacie Conad non sono
applicabili ai farmaci. La seconda segnalazione è più recente e riguarda una nota inviata all’Antitrust il 27 novembre, nella
quale vengono indicate le presunte irregolarità commesse da un punto vendita Conad di Genova, che permetterebbe di
accumulare “punti bonus” anche sugli acquisti di farmaci Sop. Fattispecie, inutile ricordarlo, vietata dalle già richiamate norme
del decreto Bersani poi convertito nella legge 248/06.
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DICEMBRE
Il 2 dicembre, Venanzio Gizzi è confermato alla presidenza di Assofarm,
l’associazione che rappresenta a livello istituzionale e sindacale le aziende speciali, i consorzi,
e i servizi farmaceutici e le società che gestiscono le farmacie pubbliche, con il voto unanime
dell’assemblea federale (la 29a nella storia della federazione) tenutasi a Venaria.
Gizzi prosegue dunque senza soluzione di continuità il suo mandato alla guida dell’associazione della
distribuzione farmaceutica finale pubblica, al cui vertice siede fin dal 1996, prima come presidente Fiamclaf
(Federazione italiana aziende municipalizzate centrali latte, annonarie e farmaceutiche, la sigla di pre-esistente) e quindi, dopo
la “transizione” che portò alla ridefinizione della rappresentanza, come presidente di Assofarm. Che, in occasione della
conferma, ha ricevuto dall’assemblea il mandato di affrontare con atteggiamento positivo le prossime liberalizzazioni, con
strategie di economie di sistema (come ad esempio lo sviluppo di gruppi di acquisto) volte all’incremento della redditività di ogni
singolo presidio. Sul versante istituzionale, invece, l’impegno dovrà essere quello di rafforzare le relazioni con Anci, in
particolare Anci Federsanità, sia per sottolineare il DNA pubblico delle farmacie comunali e contrastare le “tentazioni” di
disimpegno delle amministrazioni locali, sia per potenziare e ottimizzare l’interlocuzione con i decisori istituzionali, in primis le
Regioni.
Accrescere la consapevolezza dei parlamentari sul problema dei medicinali contraffatti e del loro impatto negativo sulla salute
pubblica e incitare i parlamenti nazionali di tutto il mondo a ratificare la Convenzione Medicrime, il trattato del Consiglio
d’Europa sulla contraffazione dei medicinali e crimini simili che comportano minacce per la salute pubblica. Questa la finalità
della conferenza parlamentare svoltasi a Parigi il 7 dicembre e interamente dedicata, agli obiettivi e della Convenzione
Medicrime, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2016 e rappresenta di fatto il primo strumento internazionale
giuridicamente vincolante che trasforma in reato penale la contraffazione, la fabbricazione e la distribuzione di medicinali messi
sul mercato senza autorizzazione o in violazione delle norme di sicurezza, introducendo sanzioni penali ma anche misure di
prevenzione e di tutela delle vittime.
Si chiama Un farmaco per tutti e ha preso ufficialmente il via nell’ospedale dell’Annunziata a Napoli il 7 dicembre.
Si tratta di un importante progetto di solidarietà promosso dalla Curia di Napoli con la collaborazione dei vertici
della struttura ospedaliera, dell’Ordine dei farmacisti, di Federfarma Napoli e dell’Associazione dei farmacisti
cattolici, che ha come finalità l’utilizzo di farmaci, le cui confezioni siano integre, ma anche di prodotti diversi dai farmaci
(presidi medico chirurgici o integratori e dispositivi medici non ancora scaduti). Ovviamente, rientrano nel “pacchetto” solidale
anche i farmaci acquistati in farmacia da un cittadino e immediatamente donati. I farmaci raccolti all’interno delle farmacie che
hanno già aderito all’iniziativa sono smistati e messi a disposizione dei vari enti assistenziali collegati all’iniziativa, previa
catalogazione nella struttura messa a disposizione dall’Ospedale dell’Annunziata.
Beatrice Lorenzin presiede il 9 dicembre nella sede del ministero della Salute la riunione di insediamento della nuova
Commissione nazionale per la Formazione continua che resterà in carica per i prossimi tre anni. La Commissione,
istituita in seno all’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, sarà chiamata ad avviare i lavori per la redazione di
un nuovo accordo Stato-Regioni sulla materia, con l’obiettivo di semplificare e razionalizzare il sistema regolatorio in ambito
Ecm, aggiornando la normativa alle più recenti riforme in tema di trasparenza, anticorruzione e conflitto di interessi. ‘’Per
quanto riguarda i provider accreditati dal sistema - spiega una nota del ministero - verrà dato maggiore impulso alle attività di
verifica sul territorio, al fine di monitorare il corretto svolgimento degli eventi formativi. Allo stesso modo dovrà essere posta
particolare attenzione da parte degli Ordini professionali al rispetto degli obblighi in materia di formazione continua previsti per
ogni singolo professionista. Nel processo di trasformazione in corso del sistema sanitario, la definizione di un’offerta formativa
adeguata ai bisogni delle diverse professioni deve essere accompagnata da meccanismi di verifica efficaci per colpire coloro
che non rispettino gli obblighi previsti dalla normativa’’. Insieme al ministro della Salute, fanno parte del comitato di presidenza
della Commissione nazionale per la Formazione continua i vicepresidenti Sergio Venturi, coordinatore della Commissione
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Salute della Conferenza delle Regioni e Roberta Chersevani, presidente della Fnmoceo. Componenti di diritto sono
Francesco Bevere, direttore generale dell’Agenas e Rossana Ugenti, direttore generale delle Risorse umane e delle
Professioni sanitarie del Ministero della Salute. Segretario sarà Marco Maccari dell’Agenas. Tra i 30 membri della
Commissione nazionale, va segnalata la presenza di Felice Ribaldone, in rappresentanza della Federazione degli Ordini dei
Farmacisti.
Ddl Concorrenza- Monopolio e diritti: il caso dei farmaci di fascia C è il titolo del convegno organizzato il 10
dicembre a Roma da Conad e Federazione nazionale delle parafarmacie. per sostenere la causa della liberalizzazione
della fascia C. A fornire gli argomenti, un ampio briefing paper prodotto per l’occasione dall’istituto Bruno Leoni, think tank del
liberismo e del liberalismo, presentato dalla vicedirettrice dello stesso istituto, Serena Sileoni. Cinque i concetti-chiave del
documento: la precedente liberalizzazione dei farmaci senza obbligo di prescrizione non ha fatto aumentare i consumi superflui
di farmaci, anzi i consumi si sono ridotti; la liberalizzazione di Otc e Sop ha avuto un impatto positivo sul fronte occupazionale,
con l’apertura di oltre 3mila parafarmacie e 7-8mila nuovi posti di lavoro; di essa hanno beneficiato anche i consumatori con
riduzioni dei prezzi tra il 20 e il 25%; la definitiva liberalizzazione della fascia C presenta ancora meno rischi per la salute dei
cittadini, trattandosi di farmaci con obbligo di prescrizione; ci sarà sempre un medico a prescrivere il farmaco e un farmacista
a venderlo; infine, la salute dei cittadini non è garantita dalle farmacie, ma dai farmacisti e dalle norme di farmacovigilanza che
non vengono toccate dalla liberalizzazione. Ma il piatto forte del convegno sono le affermazioni dell’AD Conad Francesco
Pugliese e del presidente Fnpi Davide Gullotta, entrambi molto critici contro i l’intensa attività lobbystica posta in essere da
Federfarma per impedire la fuoriuscita della ricetta dalla farmacia. Il primo, in particolare, non ha risparmiato le accuse alla
presidente del sindacato, Annarosa Racca, che a suo giudizio “non ragiona sui fatti, ma racconta menzogne”. Una nuda e cruda
accusa di falsità è volata anche all’indirizzo della ministra della Salute Beatrice Lorenzin: “Come fa un ministro della Repubblica
a dire che il farmaco non si vende dove si vendono mortadelle, sapendo bene di raccontare una cosa che non esiste, visto che
le attività nei nostri esercizi sono del tutto separate?” ha chiesto Pugliese, facendo espresso riferimento alla partecipazione
della ministra a una cena di gala della categoria. Sul banco degli imputati, chiamata questa volta di Gullotta, è finita anche l’Aifa,
accusata di venire meno ai suoi obblighi di terzietà e di correre puntualmente in soccorso di Federfarma con la diffusione di dati
che, secondo il presidente di Fnpi, a voler essere generosi peccano di parzialità e comunque distorcono gli effetti (che sono
stati virtuosi) prodotti dalle liberalizzazioni già intervenute nel settore dei farmaci Otc e Sop. “È grave che un organismo tecnico
del governo si schieri in questo modo” ha affermato al riguardo Gullotta “ed è ancora più grave che lo faccia fornendo dati che,
pur di dare ragione alle tesi Federfarma, dimenticano di calcolare gli effetti sui prezzi prodotti dai provvedimenti di delisting che
la stessa agenzia ha assunto.”
La Gazzetta Ufficiale n. 288 dell’11 dicembre pubblica il decreto del ministero della Salute, che entra in vigore con
effetto immediato vietando ai medici di prescrivere preparazioni magistrali contenenti efedrina, a scopo
dimagrante, e ai farmacisti di eseguire preparazioni magistrali contenenti lo stesso principio attivo e per lo stesso scopo.
In relazione al provvedimento, la Sifap (la Società italiana dei farmacisti preparatori) fa presente con una sua nota che è
evidente che “le preparazioni già pronte e in attesa di essere ritirate, che non rispettino i requisiti di cui sopra, non potranno
essere dispensate ma dovranno essere accantonate con cura e sottoposte a ritiro.” Sifap, ovviamente, condivide le
preoccupazioni dell’autorità sanitaria relative all’appropriatezza dell’impiego delle sostanze anoressizzanti, ma dubita che il
divieto sia la strada giusta da seguire: “Da anni sosteniamo che la terapia dell’obesità va destinata all’obeso e solo a lui
obbligando il medico ad attestare sulla ricetta che il suo indice di massa corporea è maggiore di 30 o di 27 in caso di patologie
concomitanti; ciò escluderebbe a priori la possibilità di applicare la terapia a chi obeso non è” osserva al riguardo il
vicepresidente Sifap Pierandrea Cicconetti i, ricordando che la proposta è sempre rimasta inascoltata. “Si potrebbe istituire su
queste sostanze la ricetta limitativa, oppure limitarne la prescrizione a individui con un bmi superiore a 30, o ancora introdurre
l’obbligo del piano terapeutico” aggiunge la presidente di Sifap Paola Minghetti, sottolineando come i divieti - che poi i medici
cercano di aggirare - non facciano altro che creare difficoltà ai pazienti in trattamento per l’obesità. Che, spiega l’esperta, non
sono persone che vogliono soltanto perdere qualche chilo, ma “malati complessi e spesso anche difficili da trattare.” La Sifap
valuterà con i suoi consulenti se impugnare davanti al Tar anche questo decreto, così come ha già fatto con i precedenti.
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Requisitoria durissima del pm Ettore Squillace Greco, il 13 dicembre, nel processo che si celebra a Firenze con uno dei
giganti della farmaceutica italiana, la Menarini, sul banco degli imputati con le accuse di evasione fiscale,
riciclaggio e corruzione. “Questo processo si occupa del grande affare, il grande imbroglio, un misto di corruzione e di
truffa, una delle frodi più grandi che siano state commesse nel nostro Paese, un imbroglio che per anni ha alterato il mercato
dei farmaci” ha detto il magistrato, che ha poi riassunto in questi termini gli elementi a carico degli imputati (i figli, Lucia e
Giovanni, e la moglie, Massimiliana Landini, del patron Alberto Aleotti, morto nel 2014, e tre loro collaboratori: Giovanni Cresci,
Lucia Proietti e Sandro Casini) emersi nel corso delle indagini dei carabinieri del Nas di Firenze: “Un miliardo e 200 milioni di
euro al nero, la contabilità occulta e parallela a Lugano e poi, quando si è scoperti, il pagamento, per impedire il
commissariamento, di quasi 400 milioni di euro”, quelli dell’accordo fra la casa farmaceutica e l’Agenzia delle entrate.
“Tutto comincia negli anni Ottanta - ha ricostruito ancora il pm - quando Aleotti paga Poggiolini e gli altri funzionari che
determinavano il prezzo dei farmaci, che così non guardavano nemmeno le carte”.
Le grandi multinazionali del farmaco, ha aggiunto il pm, “avevano interesse a fare accordi con Aleotti, perché lui riusciva a
ottenere per i farmaci, su questo mercato, prezzi nettamente più alti rispetto a quelli che sarebbero riusciti a spuntare loro”.
Squillace Greco ha circostanziato l’ipotesi di accusa, secondo la quale grazie a società fittizie estere, l’azienda farmaceutica
avrebbe sovrafatturato il costo dei principi attivi. Poi, ha spiegato il pm, “corrompendo e truffando le persone che costituivano
gli organi amministrativi deputati alla determinazione del prezzo dei farmaci”, Aleotti “otteneva prezzi vantaggiosi anche per i
prodotti delle altre multinazionali”. L’altro pm, Turco, ha ricordato la cifra che, secondo l’accusa, Menarini avrebbe illecitamente
accantonato: “Un miliardo e 600 milioni di euro, approssimati per difetto. Io credo che la disponibilità di questa somma
esagerata sia il primo elemento di prova, perché è troppo ingente per avere una provenienza lecita e perché sulla sua
provenienza nessuno ha dato giustificazioni”.
La maggiorazione del 40% spettante nei concorsi per sedi farmaceutiche ai farmacisti rurali, e in quelli
straordinari anche ai farmacisti esercenti in parafarmacia, non è soggetta ad alcun tetto. Nemmeno quello, quindi,
dei 32,5 punti complessivi (6,5 per commissario) e il limite, da tutti ritenuto invalicabile nella valutazione dei titoli relativi
all’esercizio professionale, dei 35 punti. Lo sancisce la sentenza n. 5667 del 14 dicembre il Consiglio di Stato, che decide
sull’appello proposto contro una sentenza del Tar Sardegna (la n. 1457/2009, con la quale era stato respinto un ricorso per
l’annullamento, previa sospensiva, della graduatoria del concorso pubblico per titoli ed esami per la predisposizione di una
graduatoria regionale di farmacisti idonei da utilizzare per il conferimento di sedi farmaceutiche vacanti o di nuova istituzione
della Regione Sardegna. Segnalando la sentenza, l’avvocato Gustavo Bacigalupo osserva che dopo la pronuncia del CdS “le
impugnative delle graduatorie, ove ancora proponibili, fatalmente si sprecheranno, dato che la prospettiva dei partecipanti in
forma individuale o per la gestione associata – se titolari o soci di società titolari di farmacie rurali sussidiate, oppure soltanto
“parafarmacisti” – di scavalcare il limite dei 50 punti non può evidentemente (e comprensibilmente) che ingolosirli.”
Entra in vigore il 15 dicembre il decreto del ministero della Salute del 9 novembre 2015 (pubblicato sulla GU n. 279 del
30 novembre) con il quale vengono indicate le funzioni del ministero della Salute in ordine all’autorizzazione, alla
coltivazione e all’importazione, esportazione e distribuzione di cannabis sul territorio nazionale, mentre il relativo
Allegato tecnico definisce le modalità di coltivazione, prescrizione, dispensazione e infine gli impieghi ad uso medico.
Tre medici su quattro, ovvero il 75% dei camici bianchi, hanno aderito ieri allo sciopero unitario di 24 ore indetto il
16 dicembre “a difesa del servizio sanitario nazionale”. Tutte le sigle di settore: medici ospedalieri, specialisti ambulatoriali,
pediatri, medici di famiglia, anestesisti, veterinari hanno partecipato all’azione di protesta: secondo le stime, la generalizzata
astensione dal lavoro avrebbe fatto saltare 40mila interventi chirurgici programmati e centinaia di migliaia di visite e prestazioni
di laboratorio. In una nota congiunta delle sigle sindacali, che attribuisce allo sciopero “una valenza straordinaria”, si
stigmatizza che “il distacco, fino all’indifferenza della politica e del governo, un disimpegno che traduce le promesse in annunci
con una incapacità di reggere la complessità della questione sanità”. “La sanità pubblica rappresenta un grande patrimonio
civile, sociale e professionale nel quale si inverano i valori etici e deontologici dei suoi professionisti, che oggi assumono su di
sé l’onere di riqualificarla proponendosi come parte della soluzione, senza farsi schiacciare al ruolo di problema che le
tecnocrazie vorrebbero imporre” conclude la nota. “A partire da oggi, ma senza fermarsi fino a quando non sarà infranto il tetto
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di cristallo che blocca la sanità nella agenda del governo”. Sull’orizzonte, intanto, permangono minacciose due altre giornate di
sciopero, già annunciate, che dovrebbero essere effettuate in gennaio.
L’associazione Altroconsumo scende in campo insieme a Conad e a Federazione Nazionale parafarmacie italiane
per sostenere la battaglia sulla liberalizzazione dei farmaci di fascia C. Lo annuncia il 17 dicembre lo stesso
presidente della Fnpi, Davide Gullotta, che parla di “un grande risultato”. “Da oggi il fronte dei consumatori ufficialmente
appoggia la lotta dei farmacisti delle parafarmacie per il diritto di esercizio della professione” spiega in una nota Gullotta. “ Il
fatto che un’associazione importante come Altroconsumo si schieri apertamente dalla nostra parte è un chiaro messaggio al
governo: i cittadini sono con noi”.
Una nuova sentenza del Consiglio di Stato (la n. 05701/2015 depositata in segreteria il 17 dicembre scorso), pronunciata sul
ricorso in appello (respinto) di due farmacisti abruzzesi avverso una sentenza del Tar Abruzzo seguita all’impugnazione da parte
dei due ricorrenti della revisione della pianta organica nella parte in cui aveva istituito, in deroga al criterio demografico, una
nuova sede farmaceutica che insisteva nelle rispettive sedi. “Al di là dell’espressione con cui le si definisce, le piante organiche
delle farmacie, se intese nel senso di collegare una perimetrazione di parti del territorio alle diverse sedi farmaceutiche istituite
nel territorio comunale, sopravvivono alla riforma del 2012” scrive il Supremo Consesso amministrativo nella sua pronuncia “in
quanto necessarie a definire una equilibrata distribuzione del servizio farmaceutico in relazione alla popolazione residente, e a
stabilire le possibilità di insediamento delle farmacie nel rispetto delle distanze minime previste dalla legge.” “Benché l’art. 2
della legge 475/1968, nel testo novellato, non preveda più, espressamente, un atto tipico denominato “pianta organica”, resta
pur sempre affidata alla competenza del Comune” ribadisce quindi la sentenza dei giudici di Palazzo Spada “la formazione di
uno strumento pianificatorio che, sostanzialmente, per finalità, contenuti, criteri ispiratori ed effetti, corrisponde alla vecchia
pianta organica e che niente vieta di chiamare con lo stesso nome (cfr. Cons. Stato, III, n. 1858/2013).” ll Consiglio di Stato si
era già espresso sulla questione, in termini analoghi, con una precedente ordinanza, la n. 751 del 1 marzo 2013,
Al termine di una lunga maratona notturna, prima dell’alba del 20 dicembre la Camera ha approvato al con 162 voti
favorevoli e 37 contrari la Legge di stabilità 2016. Al voto non hanno partecipato i deputati di Forza Italia, in polemica con
il maxiemendamento governativo, pieno di errori e refusi peraltro ammessi dallo stesso viceministro dell’Economia Enrico
Morando e poi parzialmente corretti nel corso della notte. Anche il Movimento 5 Stelle è uscito dall’aula, dopo che la loro
richiesta di rinviare il provvedimento in Aula per un ulteriore approfondimento è stata respinta.
Con una nota del 21 dicembre , l’Aifa comunica di avere realizzato e reso disponibile la guida “Medicinali
Equivalenti - Qualità, sicurezza ed efficacia”, con l’intento di fornire a medici, farmacisti e pazienti uno strumento di rapida
consultazione sui medicinali equivalenti. La guida è stata redatta dall’Ufficio Informazione scientifica della stessa agenzia sulla
base dei quesiti ricorrenti riguardanti questa specifica categoria di farmaci che vengono posti al Servizio Farmaci-line. “Il
medicinale equivalente (generico) va visto” spiega nella prefazione il direttore generale dell’agenzia regolatoria nazionale, Luca
Pani “al pari di qualsiasi altro medicinale, in un’ottica di conformità ai requisiti di qualità, sicurezza ed efficacia di cui l’Aiga è
garante e come un’opportunità per liberare risorse economiche da investire nell’ingresso dei nuovi medicinali salvavita”. Lo
scopo principale della pubblicazione è quello di fugare i dubbi e le perplessità che ancora persistono rispetto a questa
importante risorsa terapeutica, sfatando molti dei preconcetti e dei “falsi miti” sugli equivalenti.
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), organismo indipendente che ha il compito di svolgere analisi e verifiche sulle
previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed
europee, in un focus del 21 dicembre sul comparto, aggiorna e conferma un quadro di fondo già emerso nei mesi
scorsi: i finanziamenti per la sanità sono insufficienti, nonostante il bel dire del primo ministro Matteo Renzi e della
titolare della Salute Beatrice Lorenzin, sull’aumento delle risorse a favore della sanità pubblica. Il focus squaderna, nero su
bianco, un’altra realtà. È vero infatti che gli interventi della Legge di stabilità per il 2016 destinano al finanziamento del Servizio
sanitario nazionale una somma di i 111 miliardi, superiore ai 109,7 del 2015, ma è altrettanto vero che tale importo è inferiore
di 2,1 miliardi a quanto previsto dopo la manovra dello scorso anno (113,1 miliardi). Il che, secondo l’Upb, potrebbe rendere
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necessari per il 2017 nuovi interventi: ‘’Al settore potrebbe essere domandato un ulteriore contributo’’, si legge infatti nel focus.
E se gli ulteriori interventi di “contenimento” della spesa che si renderanno necessari metteranno a rischio la capacità del Ssn di
tutelare la salute, il documento spiega che non è possibile offrire una risposta esaustiva e definitiva. “Le informazioni raccolte
fotografano un Ssn che si va ristrutturando, con un ridimensionamento dell’assistenza ospedaliera (su tutto il territorio
nazionale) e un qualche rafforzamento di quella territoriale (soprattutto in alcune Regioni), in presenza di un importante sforzo di
contenimento delle risorse complessive, concentrato di recente soprattutto in quelle Regioni che tradizionalmente hanno
mostrato minore capacità di gestione” si legge nelle conclusioni del rapporto, che osserva come “il processo di riqualificazione
del sistema e di superamento delle differenze geografiche nei livelli quantitativi e qualitativi di fornitura è rimasto indietro
rispetto a quello di responsabilizzazione finanziaria, malgrado gli sforzi messi in atto per garantire gli standard nazionali, ad
esempio, attraverso il monitoraggio dei Lea e il Programma nazionale esiti.”
Disco verde per la manovra di bilancio 2016: la Legge di stabilità è definitivamente approvata il 22 dicembre con
voto di fiducia dall’Aula del Senato. Il testo è quello approvato dalla Camera. Per la sanità, i contenuti più rilevanti sono
rappresentati dalla rideterminazione del fabbisogno sanitario nazionale, fissato in 111 miliardi di euro, ovvero oltre due miliardi
in meno del livello fissato dalla precedente legge di stabilità (113 miliardi e 97 milioni), che aveva trovato conferma appena tre
mesi fa nea nota di aggiornamento al Def 2015 approvata dallo stesso Governo. Altra novità è quella delle nuove assunzioni
straordinarie per far fronte all’emergenza creatasi dopo l’entrata in vigore lo scorso 25 novembre del nuovo orario di lavoro,
imposto dalle regole europee, per il personale del Ssn che riguarderanno medici, infermieri e personale tecnico professionale.
La nuova legge di bilancio prevede anche l’eliminazione delle disparità di trattamento sanitario tra i pazienti residenti e quelli
provenienti da Regioni diverse (avranno gli stessi diritti di accesso e di erogazione delle prestazioni sanitarie) e l’istituzione
delle unità di risk management in tutti gli ospedali. Per sostenere le prestazioni di alta specialità erogate dai centri di eccellenza
e garantire effettività al diritto alla libera scelta del luogo di cura da parte dei cittadini, la Legge di stabilità dispone inoltre
l’eliminazione dell’obbligo di risparmio del 2% rispetto alla spesa del 2014 per l’acquisto da parte del Ssn di prestazioni
ospedaliere da soggetti privati accreditati (introdotto dalla spending review di Monti del 2012). L’obbligo in questione viene
meno sia per l’acquisto di prestazioni di alta specialità sia per l’acquisto di prestazioni erogate da parte degli Irccs a favore di
cittadini residenti in Regioni diverse da quelle di appartenenza degli Irccs stessi.
Sempre in sanità, arrivano anche nuove norme sulla responsabilità professionale del personale sanitario e sugli ospedali con i
bilanci in rosso, per i quali sono previsti piani di rientro dal disavanzo al massimo triennali, nonché la revisione dei livelli
essenziali di assistenza sanitaria con un incremento di spesa non superiore a 800 milioni di euro annui. E c’è anche un giro di
vite sempre più deciso per l’acquisto di beni e servizi del Servizio sanitario nazionale: tutti gli enti dovranno rivolgersi
«esclusivamente» alle centrali regionali e alla Consip.
Confermata anche la norma che istituisce il fondo da un milione di euro per finanziare la prima applicazione da parte delle
farmacie del servizio di revisione dell’uso dei medicinali (Medicine use review).
Con l’approvazione definitiva della Legge di stabilità 2016, trova conferma l’obbligo anche per le farmacie di essere in grado entro
gennaio 2016 di spedire le fatture online all’Agenzia delle Entrate con i dati dei pazienti, necessari per consentire entro il 15 aprile
prossimo la pre-compilazione da parte dell’amministrazione tributaria dei modelli 730 della dichiarazione dei redditi. La questione
rimane controversa: è vero che tra le disposizioni approvate vi è quella che prevede che non saranno sanzionabili i professionisti
per ritardi lievi nella trasmissione nei dati o per errori contenuti negli stessi, laddove questi ultimi non creino minori entrate per il
Fisco, ma ancora non è chiaro se e in che misura questa previsione potrà “alleggerire” le inadempienze - pressoché inevitabili - che
si registreranno, nel quadro di grande incertezza causato anche dal fatto che molte Regioni non hanno ancora provveduto a dotarsi
di sistemi di ricevimento dei dati in grado di interagire con il sistema Tessera sanitaria del ministero dell’Economi
La distribuzione diretta fa risparmiare fino a 7,85 euro per ogni medicinale. A sostenerlo è la Sifo, in un articolo
pubblicato il 23 dicembre su Sanità24, dove sono anticipati gli esiti di una ricerca comparata condotto dall’Università di Ferrara,
che nel 2013, per conto della stessa Sifo, ha preso in esame per un anno le due forme di distribuzione di farmaci, diretta e per
conto, nelle due Asl di Ferrara e nella Asl H Roma. “Il risultato non lascia dubbi: la distribuzione diretta, per una Asl, è molto più
economica, per cui dovrebbe essere incentivata” scrive la Sifo, aggiungendo che varrebbe la pena di “replicare lo studio in altre
realtà ospedaliere e/o sanitarie per individuare quale sia il modello organizzativo migliore in tema di distribuzione.”
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Dall’indagine pilota emergerebbero realtà molto diverse tra Ferrara e Roma, a partire dai costi: a Ferrara, dove sono state
esaminate l’Azienda sanitaria locale e l’Azienda ospedaliero-universitaria, la distribuzione diretta fa spendere, come costo del
servizio, 0,74 euro per ogni confezione, contro i 5,29 della distribuzione per conto. A Roma, invece, nella Asl H, la distribuzione
diretta costa 3,7 euro per ogni confezione di medicinale, mentre quella per conto nelle farmacie sale a 11,55 euro. Il calcolo,
scrive ancora Sifo, è semplice: a Ferrara, per le Asl, distribuire i farmaci direttamente comporta un risparmio di 4,55 euro,
mentre a Roma (dove i costi sono in proporzione molto più alti) il vantaggio arriva a 7,85 euro. Considerando poi anche il dato
del costo “sociale” sostenuto dai pazienti nel processo di distribuzione (tra biglietti dell’autobus o benzina e permessi dal
lavoro), la spesa a Ferrara diventa di 0,93 euro con la distribuzione diretta e di 5,84 euro con quella per conto.
A Roma, invece, i costi sono rispettivamente 5,06 contro 14,69 euro.” Alla luce del notevole risparmio evidenziato da questo
studio pilota, Sifo auspica che la rilevazione venga replicata in altre Asl e ospedali, in modo da avviare una sorta di mappatura a
livello nazionale.
“L’ideale” scrive la sigla dei farmacisti ospedalieri e Asl “sarebbe individuare il modello più virtuoso nel panorama nazionale e
cercare di uniformare i processi distributivi in tutta Italia.”
L’indagine si è anche preoccupata di verificare il grado di soddisfazione dei cittadini riguardo alle modalità di distribuzione dei
farmaci. E anche qui le sorprese non mancano: secondo la rilevazione, infatti, i pazienti, nel caso della distribuzione in nome e
per conto, si lamentano delle code in cui capita di incappare negli ambulatori, ma anche del fatto di essere costretti a dover
passare per il medico di medicina generale per ottenere la prescrizione, portarla nella farmacia convenzionata e tornare
nuovamente nella stessa farmacia per ritirare il farmaco ordinato.
Nessuna differenza, invece, sulla professionalità dei farmacisti: i cittadini la apprezzano e si sentono più che garantiti sia nel
caso della distribuzione diretta sia nella modalità della distribuzione per conto in farmacia. Federfarma, in un primo commento
allo studio Sifo, si limita a osservare che si tratta di “un’indagine che si fa fatica a capire, e che si potrà realmente
valutare soltanto quando Sifo ne diffonderà i contenuti”, rilevando la “stranezza” di alcuni dati, del tutto opposti a quelli di
precedenti rilevazioni condotte anche dall’Istat.
Il Governo approva il 23 dicembre il Milleproroghe, dove ha trovato spazio la revisione del sistema di
remunerazione della filiera distributiva del farmaco. Un dossier che, ai sensi della legge 135/2012 (art. 15, comma 2) di
spending review, avrebbe dovuto essere risolto entro quell’anno, trovando un’intesa tra gli attori del sistema rispettosa dei
“paletti” posti dalla legge, ma che - dopo la bocciatura da parte del MEF dell’accordo raggiunto tra la filiera e l’Aifa, nell’ottobre
2012 - fu rinviato una prima volta al 30 giugno 2013, con la previsione di un ulteriore slittamento – puntualmente verificatosi –
al 31 dicembre dello stesso anno. Da lì in poi, di rinvio in rinvio, la questione si è trascinata irrisolta fino a oggi e il nuovo
Milleproroghe la fa slittare ancora di un anno, al 1 gennaio 2017.
Il 23 dicembre la Conferenza delle Regioni esprime il suo placet alla nomina di Mario Melazzini, indicato dalla
titolare del ministero della Salute Beatrice Lorenzin, alla presidenza dell’Aifa. Il medico e docente lombardo,
attualmente assessore della Giunta Maroni nella sua Regione (carica dalla quale, come ha già annunciato, si dimetterà con
effetto immediato) succede a Sergio Pecorelli, dimessosi la scorsa settimana.
Soddisfatta Lorenzin, che in una nota ha ringraziato le Regioni per aver condiviso la sua scelta, affermando che con Melazzini
‘’l’Aifa potrà avvalersi di una persona che unisce alla formazione medico scientifica, esperienze organizzative e un profilo
umano non comune. Sono convinta che con Mario Melazzini abbiamo individuato una persona che saprà proiettare nel futuro
l’Agenzia italiana del farmaco”.
Melazzini, pavese di 57 anni, è un medico e docente specializzato in Ematologia generale clinica e di laboratorio. È stato
presidente di AriSLA, la Fondazione italiana per la ricerca sulla Sclerosi laterale amiotrofica, malattia di cui soffre egli stesso, e
della Fondazione Aurora, che ha dato vita al Centro Clinico Nemo Sud presso l’Azienda Ospedaliera universitaria Policlinico ‘G.
Martino’ di Messina. Rilevante anche la sua esperienza nel management e nell’amministrazione della sanità: è stato infatti
dirigente nella Direzione generale Sanità della Regione Lombardia, per diventare nell’ottobre del 2012 assessore alla Sanità.
Dal 26 ottobre 2015 il suo assessorato concentra le attività a sostegno della ricerca e dell’innovazione, assumendo la nuova
denominazione di Università, Ricerca e Open Innovation.
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Farewell 2015: il riepilogo “in pillole”