CORSO SERALE Anno Scolastico 2014/2015 IPAA SCIGLIANO Sommario: Prefazione pag 2 A CURA DI: Attualità pag 3 Prof.ssa Paola Zumpano La scuola al cinema pag 9 Prof.ssa Gabriella Squilla Passato e presente pag 12 COLLABORATORE GRAFICO: Scienza e ricerca pag 15 Vincenzo Garofalo PREFAZIONE A conclusione della settima edizione del progetto “Scrittura creativa”, i lavori realizzati dai corsisti sono stati raccolti in questo opuscoletto. Con questa esperienza si è voluto dimostrare che la creatività fa parte della personalità di ogni individuo al di là dell’ età anagrafica e che se stimolata, determina il superamento degli stereotipi, delle paure, delle incertezze, perciò porta a un benessere mentale. Inoltre si è voluto evidenziare che di fronte alla parola sia scritta che parlata, qualsiasi sia l’argomento, si può esprimere se stessi nonché una personale visione del mondo. I corsisti hanno potuto, così, sperimentare che le regole grammaticali sono strumenti per essere creativi e non prigioni che impediscono di esprimersi; usare correttamente le parole significa saper usare il pensiero. Il progetto ha avuto, quindi, come fine principale quello di avvicinare e stimolare i corsisti alla produzione scritta, permettendo loro di esprimere idee e punti di vista, usando forme originali e personali mediante varie tipologie di testi: recensioni, articoli, saggi . Pagina 2 ATTUALITA’ Scrivere in versi sembra un’attività ormai superata LA POESIA E IL NOSTRO TEMPO La società odierna, definita dei mass-media, ci offre un’enorme quantità di immagini e informazioni da cui non si può sfuggire. Negli ultimi anni del novecento l’umanità ha generato tanti dati quanti ne aveva accumulato dalle origini della scrittura al 1970. In seguito queste informazioni si sono moltiplicate per altre cinquanta volte. Fino a qualche anno fa il quotidiano stampato su carta era il mezzo di informazione più veloce, stampato e distribuito la notte, veniva letto la mattina, mentre la sera era già vecchio. Oggi internet è senza dubbio più veloce per cui se i giornali freschi di stampa sono inutili, figuriamoci come consi- derare la poesia! Ancora si scrivono e stampano libri di poesie, ma molti di essi passano inosservati e acquistati sempre di meno. Il poco mercato di questi libri rispecchia il fatto che scrivere versi sia considerata un’attività superata che poco si addice all’ormai tecnologico mondo moderno. Ma soffermandoci a meditare possiamo non fare altro che rivalutare questa attività: con la poesia si può parlare di tutto anche di quei temi che appassionano l’uomo contemporaneo. Il mondo cambia velocemente e pretende rapidità, ma è importante soffermarci e riflettere sulla nostra vita, capirne i significati più profondi. La buona poesia è il risultato di meditazioni, così come una canzone ascoltata più volte, anche la poesia può dirci qualcosa di nuovo ogni volta che la rileggiamo. Con la poesia si possono esprimere sentimenti, emozioni, idee usando forme originali e personali. Scrivere in versi oltre che ad esprimere la creatività di ciascuno, permette di sviluppare l’originalità linguistica necessaria nella “contemporaneità” dove, spesso , si fa uso di un codice linguistico omologato e influenzato dai mezzi di comunicazione moderni . “La buona poesia è il risultato di meditazioni” Tommaso Salvatore Villella Classe III Corso serale IL CYBERBULLISMO E’ necessario fermare tale fenomeno “Il fenomeno della violenza sta assumendo dimensioni preoccupanti” Pagina 3 Col termine cyperbullismo (bullismo online) si intende un attacco continuo e sistematico, attuato mediante la rete, con lo scopo di offendere , spaventare, umiliare, una vittima. Il più delle volte si tratta di adolescenti di dodici - quattordici anni. Il cyperbullo, nascosto dietro una maschera digitale e non rilevando la propria identità, assume atteggiamenti aggressivi e violenti, causando non un danno fisico, ma morale a chi sta dall’altra parte del web. Essere vittime di questo tipo di violenza significa rimanere intrappolati in situazioni che possono fare molta paura e dalle quali è difficile, quasi impossibile, uscirne. Sia nel bullismo tradizionale che nel cyperbullismo, il prevaricatore prende di mira chi è “diverso” per aspetto estetico, timidezza, orientamento sessuale o politico, abbigliamento ecc. Il cyperbullismo, però, ha caratteri propri come: difficile reperibilità; anonimato del molestatore (anche se in effetti è pur sempre rintracciabile); assenza di limiti spazio – temporali nel senso che il bullismo tradizionale avviene in luoghi e momenti specifici, il cyperbullismo si ha ogni volta che la vittima si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyperbullo. Esistono varie tipologie di atti che rientrano nella definizione di cyperbullismo, ma il più diffuso è l’invio di messaggi via internet o col cellulare, dal contenuto volgare e offensivo. Qualora vi capitasse di ricevere questo messaggio, ricordatevi di non rispondere in modo da non invogliare il cyperbullo. La rete offre all’utente la possibilità di ritagliare un proprio spazio, è consigliato non inserire i propri dati personali, ma utilizzare un nik names di fantasia e non dare troppa confidenza agli sconosciuti; bisogna ,quindi, fare molta attenzione nell’uso di internet. E’ inoltre importante segnalare il problema, rivolgendosi anche solo per un dubbio a qualcuno più grande come un genitore, un insegnante o appositi siti . Giancarlo Barbetta Classe V corso serale ATTUALITA’ LIBRIAMOCI “Giornata di lettura nelle scuole” Giovedì 30 ottobre presso l’IPAA (serale) di Scigliano si è tenuta la giornata della lettura, con questa attività ci si è proposto di riavvicinare gli alunni del corso serale al libro tradizionale. Prima di dare avvio alla lettura di brani tratti da testi letterari e scientifici ci si è soffermati a riflettere sul valore inestimabile del libro. Esso costituisce uno strumento di crescita personale allargando gli orizzonti, ma soprattutto è indispensabile nella conquista della libertà in quanto ci permette di evadere dalla realtà, di vincere le nostre paure e i condizionamenti imposti dai pregiudizi. La storia ci ha insegnato che la libertà ha cessato di esistere ogni volta che regimi dittatoriali hanno imposto la distruzione di libri che esprimevano idee contrarie al potere dominante. Oggi con le nuove tecnologie il libro tradizionale viene sostituito sempre più con quello digitale, ma quest’ultimo non potrà mai avere lo stesso fascino di quello cartaceo, fascino che risiede non nel contenuto, ma nella sua fisicità: il piacere di toccarlo, sfogliarlo, sottolinearlo, riporlo nello scaffale e riprenderlo ogni volta che si desidera. La lettura attraverso il contatto fisico con la pagina, può rappresentare, anche, uno strumento utile per ritrovare il proprio io, tanto da essere usata a scopo terapeutico: la cosiddetta biblioterapia a cui si fa ricorso in caso di disaggio psicologico e sociale. Certo è che grazie alla lettura oggi siamo culturalmente, socialmente ed economicamente sviluppati; i libri hanno rappresentato i primi mezzi di diffusione di idee nel tempo e nello spazio, pertanto sono un patrimonio mondiale che dobbiamo difendere e curare. Soprattutto nella società odierna dove si è perso il gusto per le “piccole cose”, dove, si è sempre alla ricerca di nuove esperienze ed emozioni, la semplice lettura di un libro ci può salvare dalla frenetica e arida vita di tutti i giorni. Classe III corso serale I giovani spesso sono immersi in un mondo di “idoli I GIOVANI E I MODELLI CULTURALI A CUI SI ISPIRANO Già dai lontani anni 60 ’ i giovani hanno iniziato a seguire diversi modelli culturali, come le prime minigonne, i pantaloni a zampa d’elefante, per poi finire con gli “Hippy”, famosi per i colori sgargianti e le spiritose capigliature cotonate e sistemate nei modi più bizzarri. Se fino alla fine degli anni 80’ i giovani andavano vestiti con colori molto vivi, agli inizi degli anni 90’ improvvisamente sono passati a colori più scuri. Oggi tra i vari modi di vestirsi ci sono i cosiddetti “figli di papà” che indossano capi firmati: Dolce & gabbana, Armani, Versace e che non appena compiono i 18 anni gli viene regalata una bella macchina. Poi ci sono quelli con scarponi, capelli rasati per metà, felpe, tute, Pagina 4 e Jeans portati arrotolati dentro le scarpe ; molti di questi imitano i rappers dell’America nera e amano ballare ovunque anche per strada. Essi ritengono “miti” i personaggi famosi, perché considerati persone che nella vita sono state in grado di raggiungere determinati obiettivi che da piccoli sognavano. I giovani , oggi, sembrano perdere la propria identità ; trasformati e sfruttati da una società basata sul consumismo, dove chi non è alla moda viene emarginato. Naturalmente esistono, anche, quelli che non rientrano in queste “categorie”; si tratta di quei ragazzi definiti classici, con un normale paio di jeans, un maglione o una felpa, che restano indifferenti alle mode del momento, dimostrando una forte personalità e uno scetticismo nei confronti dei modelli imposti , ogni giorno, dai mass-media che plasmano, purtroppo, le menti. E’importante, quindi, sensibilizzare i giovani , far capire loro che imitando personaggi famosi e amici si rischia di non sapere più chi si è realmente, si appiattisce la propria personalità con quella di un’altra persona, nascondendosi dietro una “maschera” pirandelliana che fa sentire più forti e sicuri. Flavio Scarpino Classe IV corso serale “Imitando personaggi famosi si rischia di non sapere più chi si è realmente” ATTUALITA’ I videogiochi nati negli anni ‘50 diventano sempre più diffusi I VIDEOGIOCHI Il videogioco è un gioco gestito da un dispositivo elettronico che consente di interagire con immagini dello schermo. Colui che utilizza un videogioco viene chiamato “videogiocatore” e si serve di una o più periferiche di imput, quali il joypad ecc. Nato già negli anni 50’ ha avuto un maggiore sviluppo negli anni 70’, oggi è diventato un fenomeno culturale di massa diverso dagli altri media tradizionali (film, letteratura teatro). Il linguaggio del gameplay è unico , il videogioco possiede una caratteristica che lo distingue dagli altri media rendendolo più attraente : l’interattività, inoltre un gioco non racconta una storia, ma sono i giocatori a raccontarla e a crearla attraverso le loro “performance”, essi modificano l’esito con ogni azione. Il videogioco spesso viene colpevolizzato attraverso i mass-media, specie quando si verificano efferati episodi di cronaca nera. Alcuni ritengono, infatti, che la ripetuta simulazione di sparatorie o atti di violenza, presenti in alcuni di essi, possano in qualche modo influenzare il videogiocatore e spingerlo a svolgere nella realtà tali gesta; altre fonti sostengono invece che i bambini siano normalmente capaci di distinguere finzione e realtà e che singoli episodi di violenza siano da ricondurre a sintomatologie pre-esistenti di tipo psicologico o di altra natura. Una ricerca è giunta alla conclusione che chi gioca con videogiochi violenti diventa meno sensibile alla violenza presente nel mondo reale. Utilizzare tali giochi porterebbe non solo ad essere più violenti, ma più aggressivi, intolleranti e meno altruisti. Secondo alcuni sociologi e psicologi il videogioco stimola il cervello dei giocatori, per altri crea dipendenza, danneggia la memoria e non favorisce l’apprendimento scolastico. Certo è che secondo l’ultimo report di Newzoo, il mercato video ludico internazionale toccherà i 91,5 miliardi di dollari nel 2015, l’incremento più consistente si registrerà in Cina. Ciò potrebbe rendere la Cina la nazione con la maggiore spesa video ludica in assoluto. Flavio Scarpino Classe IV corso serale L’inquinamento ha raggiunto livelli preoccupanti STIAMO UCCIDENDO IL PIANETA TERRA “L’ambiente è un bene prezioso che va rispettato e protetto anche a costo di grandi sacrifici” Pagina 5 Dobbiamo trovare un modo per salvare il nostro pianeta, le generazioni future hanno lo stesso diritto di godere di aria pura, acqua limpida e foreste verdi. Questo diritto però è minacciato; l’inquinamento ha raggiunto livelli pericolosi per i suoi abitanti, emettiamo nell’atmosfera gas nocivi che non fanno altro che alterare il delicato equilibrio che apparteneva al nostro pianeta fin dai tempi della sua creazione. A causare tutto ciò sono i rifiuti, il rumore, le sostanze tossiche emanate dalle industrie e dalle auto. Gli scienziati sono tutti d’accordo sul fatto che il clima della terra sta cambiando, la temperatura sale inesorabilmente . Per alcuni il motivo di questo aumento è dovuto ad un cambiamento naturale verificatosi altre volte nella storia del nostro pianeta, secondo altri il cambiamento è accentuato dall’inquinamento. La verità è che la terra è ammalata e dobbiamo aiutarla. Per anni annebbiati dal progresso e dalla comodità non si è prestata attenzione a quali conseguenze l’umanità andava incontro: oltre ai cambiamenti climatici già menzionati, aumento di malattie cancerose, estinzioni di specie di animali, cibi contaminati, tutto questo in nome del benessere e del dio denaro. Grazie agli ambientalisti e a chi pensa che il mondo è casa nostra e come tale va protetto e rispettato, c’è un risveglio delle coscienze. Da qui campagne di sensibilizzazione, spot, educazione ambientale nelle scuole, macchine elettriche, raccolta differenziata dei rifiuti e riciclo, sfruttamento delle energie rinnovabili, trattati internazionali sulle immissioni di gas, controlli nei boschi e leggi che includono nei reati anche quello ambientale. La risoluzione al problema è ancora lontana, c’è tanto da fare; non è facile modificare le abitudini come lasciare la macchina per fare una passeggiata, usare i mezzi pubblici, non cedere alla tentazione di buttare i rifiuti alla rinfusa, investire molti soldi per cambiare un impianto obsoleto e altamente inquinante. Certo è che bisogna cambiare affinché il nostro mondo inizi a guarire e torni pulito. Paolo Martini Classe V corso serale ATTUALITA’ Continua l’esodo degli immigrati IMMIGRAZIONE REGOLARE ED IRREGOLARE IN EUROPA Forte crescita nel nostro paese Gli scenari di guerra aperti in questi ultimi decenni, il boom demografico di paesi extracomunitari, le carestie, le epidemie e soprattutto i segnali dati dai mass-media sul benessere occidentale, ha spinto, in un vero e proprio esodo, masse di migranti regolari e non , alle porte dell’Europa. Paesi come la Grecia, la Spagna, ma soprattutto l’Italia, trovandosi, prova il fatto che paesi come il nostro sono soggetti a costi economici ed organizzativi immani, con politiche di accoglienza redatte di volta in volta e spesso incapaci di affrontare il problema alla fonte. Da rapporti della Caritas del 2006, gli immigrati regolari in Italia erano 3.035.000, circa il 5,2% della popolazione; in quasi 10 anni, cosi come lo stesso loro malgrado, come primi paesi di frontiera, accolgono ed assorbono la quasi totalità del flusso con picchi che rasentano il 100% del totale degli immigrati. La piaga, perché così dovrebbe essere chiamata, è rappresentata dalla clandestinità; intere navi piene di emigrati clandestini vengono lasciate alla mercé del mare, senza equipaggio e con pilota automatico inserito, libere di schiantarsi sulla costa, salvo l’intervento dei guardia coste della marina che sventano, non senza rischi, l’immane tragedia. Il problema viene affrontato a livello europeo in modo superficiale; rapporto prevedeva, sono passati a quattro milioni, confermati dall’ISTAT al 1 gennaio 2014. Questo continuo ed inesorabile flusso ha portato dei cambiamenti radicali nei nostri costumi, nel nostro modo di vivere, nel nostro quotidiano. Un esempio è il distacco sempre più evidente dalle nostre radici cristiane mediante la non presenza di simboli religiosi nelle stanze istituzionali: scuole ed ospedali, così come la soppressione di libertà individuali (vedi veli), l’esclusione di cibi a base di maiale dalle mense pubbliche e quant’altro per non offendere la morale di questi nuovi Pagina 6 cittadini dell’Unione. Eppure, da come si evince dal Decreto del Presidente della Repubblica del 13 maggio del 2005, l’integrazione dei migranti dovrebbe consistere in diritti e doveri, con un processo bidirezionale basato in primis sul rispetto verso gli usi e costumi del paese ospitante, adeguandosi a quei valori e principi morali e sociali pagati a duro prezzo da tanti italiani, che hanno dato la vita per la libertà, la fratellanza e l’uguaglianza. Un processo di integrazione , in cui il rispetto reciproco non consiste nella negazione della libertà acquisita in anni di lotte e di guerre, non può basarsi nemmeno su principi etici e morali dettati da regole religiose redatte in luoghi e tempi ancestrali, dove la vita di un essere umano era ritenuta alla pari di un animale. Queste visioni, agli antipodi del modo di vivere di culture e popoli diversi, portano poi, se non sviscerati e integrati, a fenomeni di razzismo e xenofobi che riempiono ormai le pagine dei nostri quotidiani. Nel sito www.stranieriitalia.it, troviamo due casi di razzismo, figli di questa integrazione a metà. Ragazzi di origine marocchina,fischiati o derisi dai soliti “buh!”che si ascoltano tutte le domeniche negli stadi, oppure episodi di violenze nei locali come bar o discoteche. Aggressioni, violenze, bande sono il frutto della impreparazione di una Europa che si è tappata le orecchie e gli occhi, pensando di risolvere tutto con le “tre scimmiette”. I fatti di Parigi hanno scosso l’opinione pubblica europea, ora tutti corrono ai ripari e si guardano indietro pensando agli errori fatti, ma la domanda ora è: ”siamo in tempo a riparare gli errori commessi”? Giacomo Magliocchi Classe V corso serale ATTUALITA’ L’ACQUA, RISORSA E FONTE DI VITA L’acqua è il composto più diffuso in natura. Esso è infatti presente allo stato liquido nei mari, nei laghi nei fiumi; allo stato solido per quanto riguarda i ghiacciai e neve; come vapore acqueo invece nell’atmosfera. Rappresenta inoltre il componente principale di tutti i sistemi biologici e degli alimenti ad eccezion fatta di alcuni prodotti come i grassi da condimento, cereali e zucchero. Anche l’organismo umano è costituito per lo più dall’acqua, essa infatti raggiunge circa il 60% del peso corporeo di cui 40% acqua intracellulare e 20% acqua extracellulare, svolgendo importanti funzioni regolatrici e di trasporto. Dal punto di vista chimico essa è costituita da due molecole di idrogeno ed una di ossigeno, la cui formula è quell’ H2O famoso che tutti conoscono. L’acqua, oltre ad essere la sostanza più diffusa sulla Terra, è una delle fonti di energia rinnovabili presenti su di essa che si rinnova grazie al suo ciclo biogeochimico: il ciclo dell’acqua. Infatti, per l’effetto del calore del sole, l’acqua evapora in maniera costante dagli oceani, dai mari, dai laghi, dai fiumi e dal suolo. Ma non solo, anche le piante danno il loro contributo nell’immettere vapore acqueo nell’atmosfera mediante la traspirazione. Questa quota di acqua rilasciata per evaporazione e trasformata quindi in vapore acqueo, salendo nell’atmosfera si raffredda, trasformandosi in minuscole gocce d’acqua liquida, andando così, a formare le nuvole. L’ulteriore abbassamento della temperatura determina l’unione delle goccioline in gocce di pioggia Pagina 7 oppure in cristalli di neve o chicchi di grandine, che riportano l’acqua sulla superficie terrestre mediante le precipitazioni. Essa, raggiunta la Terra, può subire diversi destini: scorrere in superficie alimentando fiumi, mari e oceani per poi evaporare nuovamente e ricominciare il ciclo; rimanere intrappolata sotto forma di ghiaccio nei ghiacciai; infiltrarsi nel terreno dove può alimentare le falde acquifere, alimentare sorgenti o essere assorbita dalle radici delle piante per poi ricominciare il ciclo mediante la traspirazione. L’acqua non ha solo la peculiarità di molecola rinnovabile ma assume carattere di essenzialità in quanto la vita è imprescindibile da essa, senza di essa nulla può sopravvivere. Basti pensare che un essere umano se ne è privato per pochi giorni, cessa di vivere. E ciò è situazione comune anche per le fasi vitali di organismi, animali e vegetali, viventi. Purtroppo l’acqua, anche a causa della sedentarietà moderna delle civiltà e della scarsa educazione sanitaria senza quindi misure profilattiche, può nascondere delle insidie veicolando per esempio agenti patogeni come il colera, o essere parte integrante del ciclo vitale, biologico di parassiti. Un esempio è il nematode Dracunculus Medinensis, in cui l’esemplare femmina, gravido, emette una sostanza tossica che irrita i tessuti degli arti dell’uomo a livello sottocutaneo, provocando tumefazioni e vescicole. L’essere umano infestato si bagna gli arti per alleviare il dolore e il nematode, a contatto con l’acqua, ulcera la pelle rilasciando un essudato con migliaia di larve. Esse successivamente verranno ingerite da crostacei d’acqua dolce fungendo da ospite paratenico e infestando in seguito l’ospite definitivo, che bevendo ingerirà il crostaceo. Ciò avviene in Asia e Africa dove sono presenti pozzi a scalinata che impongono l’immersione degli arti per l’approvvigionamento idrico. Nonostante l’acqua abbia un ruolo di primissimo ordine, viene sprecata, sporcata e ignorata, non ricevendo il rispetto e il valore che merita. Erroneamente e superficialmente la si considera in modo certo come una risorsa inesauribile, a portata di mano, sempre disponibile. Ma non è e non sarà sempre così se non se ne acquisirà una migliore conoscenza e non si provvederà ad una responsabile tutela. Basterebbero anche piccoli accorgimenti, evitando consumi disattenti e sprechi , affinché l’acqua continui ad avere il suo ruolo per la vita, per la salute, per l’agricoltura, per le città e per una sana alimentazione; senza il rischio di finire col diventare una minaccia, motivo di preoccupazione, fattore di incertezza. Vincenzo Garofalo Classe IV corso serale ATTUALITA’ Il FAIR PLAY COME STILE DI VITA Il Fair Play non deriva da un atto singolo ma da un comportamento di vita, non è mai un bene acquisito per sempre, non nasce da teorie filosofiche sviluppate in un ambiente chiuso, ma dall’incontro, dal dialogo e dalla competizione. L’essenziale non è aver vinto, ma aver dato il meglio di se stessi nella competizione. Lo sport non è solo prestazione fisica, è al tempo stesso prestazione morale ed è proprio in questo contesto che interviene il Fair Play. Il cittadino medio pensa di possedere cultura sportiva perché va allo stadio, perché legge i giornali sportivi oppure perché discute di sport al bar con gli amici. Questa non è cultura, è tifo. Le Agenzie Educative che devono promuovere questo tipo di cultura sono: – la famiglia – la scuola – la società sportiva. Ogni famiglia deve essere il centro dei valori umani, perché è da lì che essi nascono, sbocciano, fioriscono e portano il giovane alle alte vette di questo tipo di cultura. I genitori devono essere sempre e in ogni occasione il “buon esempio” per i loro figli, in tutti gli ambiti (morale, sociale, educativo, motorio e sportivo). Nella Società Sportiva, il buon esempio deve arrivare dai Dirigenti, dagli Istruttori e dagli Allenatori, che non devono “curare” solo i talenti, ma si devono interessare di tutti gli atleti della società, anche i meno bravi, con amore, comprensione, pazienza e educazione. Devono insegnare loro come comportarsi in campo (nei confronti degli avversari, dell’arbitro e del pubblico), devono far capire loro che si può anche perdere (e non sempre è colpa dell’arbitro), devono far capire loro che esistono delle regole di condotta da rispettare durante il gioco, gli allenamenti, nella vita di relazione. Il carattere, la personalità e il Fair Play dei giovani atleti si formano con il passare del tempo, attraverso gli esempi e i modelli da imitare. A scuola il “buon esempio” deve arrivare dagli Insegnanti, in quanto da loro dipende la formazione degli allievi e quindi ognuno ha il dovere di porsi e di proporsi come un buon esempio di condotta, di comportamento, di scelte, di pensieri e di Fair Play. L’Insegnante deve essere un modello (tra i tanti modelli) per i suoi allievi (in ambito educativo, sociale, motorio e sportivo), un ideale per loro, una meta da raggiungere. Il mondo dello sport ha bisogno di Educatori, Insegnanti, Allenatori veri. Tommaso Salvatore Villella Classe III corso serale GLI EDUCATORI COME ESEMPIO DI FAIR PLAY La cultura sportiva, il buon esempio e il Fair cati e sviluppati da persone con buon senso, Play non nascono da soli, devono essere edu- competenti ed equilibrate. Lo sport gioca un ruolo importante e decisivo nell’educazione dei giovani, i suoi valori possono entrare, assieme al Fair Play nella cultura dei cittadini del domani, ma per poter fare tutto ciò occorrono genitori bravi e intelligenti, insegnanti al passo con i tempi, istruttori e allenatori più educatori e meno tecnici (se poi sono anche dei bravi tecnici tanto meglio), dirigenti all’altezza delle situazioni , operatori sportivi, e giornalisti, consapevoli dell’importante ruolo che ricoprono. Passano gli anni, mutano le generazioni, nascono le guerre, gli atti di terrorismo, i media amplificano sovente immagini ed echi degli eventi negativi, si parla tanto di spettacolo sportivo, ma poco di Fair Play. Eppure ogni anno in tutti i paesi appaiono e si avvicendano i testimoni del Fair Play: Paolo Di Canio in Inghilterra ne è l’esempio più eclatante. Ma Fair Play non è solo questo: comportarsi bene in campo, con cavalleria, Pagina 8 rispettare gli avversari, gli arbitri, i compagni di squadra, il pubblico. Un buon Educatore deve educare i propri atleti sia alla vittoria che alla sconfitta: questi sono buoni esempi di Fair Play. Insegnare a perdere senza fare drammi, insegnare a vincere senza esaltarsi troppo. Umano è vincere, umano è perdere, ma la sfida sta nel saper vivere con nobiltà e dignità d’intenzione e di comportamento, l’uno e l’altro momento della vita: entrambi sono degni di memoria solo se riferiti al cammino di crescita e di perfezione della persona. Francesco Mancuso Classe V corso serale LA SCUOLA AL CINEMA Il film è un concentrato di crudeltà, shock, disagio, ma anche speranza 12 ANNI SCHIAVO Il film di Steve Mc Queen è tratto dalla memorabile autobiografia che a metà dell’ottocento ha rivelato i retroscena dello schiavismo. Racconta la storia di Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor) violinista che nato libero viene rapito da due negrieri che lo vendono come schiavo: dopo essere stato condotto con l’inganno a Waschington, picchiato e drogato , viene impiegato nelle piantagioni di cotone. Da quel momento Solomon conoscerà un mondo di violenze, stenti, duro lavoro, umiliazioni e condizioni di vita al limite delle umane possibilità. Egli passa di padrone in padrone, ma ogni volta si rifiuta di soccombere alla disperazione e all’assurda so- praffazione di cui è caduto vittima, aggrappandosi a una sola certezza: è stato e tornerà ad essere un uomo libero. Grazie all’incontro con Samuel Bass (Brad Pitt), un carpentiere di buon cuore che si interessa alla sua storia finalmente Solomon ritroverà la strada di casa e la tanto desiderata libertà. I personaggi che agiscono nel film, sono tutti effettivamente esistiti: Solomon Northyp uomo libero che divenuto schiavo, mantiene intatta la sua dignità; Edwin Epps, il secondo padrone di Solomon, un uomo crudele e tormentato che sfoga la sua rabbia sugli esseri umani che gli appartengono; William Ford, il primo padrone, un uomo dal tempera- mento più gentile di Epps, un predicatore che considera i suoi schiavi “figli di Dio”; Patsey, la giovane schiava, desiderata da Epps; Freeman, il commerciante di schiavi, quello più pericoloso dal punto di vista sociale; Samuel Bass , il carpentiere che aiuta Solomon comunicando agli amici dove si trova. Il film non è facile da guardare poiché numerose sono le scene cruenti al limite della sopportazione umana, offre un concentrato di crudeltà, shock, disagio e a tratti anche speranza. “Un uomo vissuto per trent’anni libero viene rapito e venduto come schiavo” Mariella Ruffolo Classe III corso serale Le parole sono vita STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI “Liesel: la bambina che rubava i libri per salvarli dal rogo ” Pagina 9 Film del 2013 diretto da Brian Percival con protagonisti Sophie Nélisse, Geoffrey Rush ed Emily Watson. La pellicola è la trasposizione cinematografica del romanzo “Storia di una ladra di libri” di Markus Zusak, scritto nel 2005. Racconta la commovente storia di Liesel, una bambina sola che la madre non può o non vuole mantenere, per cui dopo la morte del fratellino viene affidata ad Hans Hubermann, un uomo buono e gentile e a sua moglie Rosa una donna autoritaria e prepotente. La vicenda è ambientata nella Germania della seconda guerra mondiale in pieno periodo nazista. Liesel poco prima dell’arrivo a Molching (vicino Monaco), cittadina dove vivono i genitori adottivi, ha già compiuto il suo primo furto libraio : “Il manuale del necroforo” sottratto ai becchini che seppellivano il suo fratellino morto durante il viaggio in treno. La bambina non può leggere il libro rubato perché non sa leggere, ma presto imparerà a leggere e ad amare la sua nuova famiglia. Importante diventerà l’amicizia con un giovane vicino di casa Rdy, che prende in giro Liesel per la sua mania di rubare i libri, ma intanto si innamora di lei. Generosi e profondamente umani gli Hubermann decidono di nascondere in casa Max Vandenburg, un giovane ebreo sfuggito ai rastrellamenti tedeschi, colto e sensibile. Max completa la formazione della bambina, invitandola a trovare le parole per “dire” il mondo e le sue manifestazioni. ”Le parole sono vita” spiega l’ebreo alla bambina, fra i due si istaura così un rapporto molto profondo dove lei riesce a proiettare l’affetto per il fratello minore perduto . Il film evidenzia come la libertà d’essere diverso viene soppressa dal regime (Rudy, l’amico di Liesel, che si tinge di nero volendo rassomigliare ad un atleta di colore) e quanto fossero inconsapevoli molti giovani di ciò che stava realmente accadendo in quegli anni. Nel film colpiscono alcuni aspetti come: la signora Hubermann che inizialmente vuole liberarsi di Max suggerendo al marito di denunciarlo e successivamente si affeziona al ragazzo proteggendolo e curandolo; i LA SCUOLA AL CINEMA rapporti della piccola Liesel con i genitori, Max, Rudy, ma anche con la moglie del gerarca nazista che è vittima della situazione che si è venuta a creare e che trova nella bambina la sua valvola di sfogo. Ogni rapporto con questa persone ha un sentimento e una sfumatura particolare, ma sono tutti importanti segnando la sua esistenza. Il rapporto da subito di complicità con il padre adottivo, il rapporto inizialmente conflittuale con Rosa che lei saprà gestire nel tempo e i tre rapporti d’amore vero e non semplicistico e sentimentale con Rudy , con Max e la moglie del gerarca. Quest’ultimi due in modo completamente diverso costituiranno la spinta al suo interesse per le parole e per la lettura. Un altro personaggio importante della storia è il narratore invisibile, la morte, con le sue riflessioni sulla condizione umana e sul ruolo che ella riveste in essa. La scelta della morte come elemento narrante ha un senso in quel periodo storico: gli anni 30 e 40 in Germania sembrano appunto fatti su misura per lei per cui le sue osservazioni sono rivelatrici. Di solito la morte non prende a cuore le sue vittime: Liesel costituisce una eccezione. Come afferma la stessa morte: “La mia politica è quella di evitare gli esseri viventi…beh, tranne qualche volta in cui non riesco a trattenermi….. mi assale la curiosità …… Liesel Meminger mi ha intrigato…… e mi sono interessata a lei”. Così spiega il regi- sta Percival : “ La morte è in ognuno di noi, non c’è scampo…… non è necessariamente qualcosa di cui dobbiamo aver paura. Questo non significa accoglierla con gioia, ma non vuol dire nemmeno che debba essere un’esperienza terrificante”. Il film ci insegna come è importante prestare attenzione a ciò che ci viene detto e dato per buono, soprattutto da chi ha la presunzione di indicare le giuste strade da percorrere. Gregorio Piccoli Classe III corso serale Un film che tutti i genitori dovrebbero vedere con i loro figli DISCONNECT Il film rispecchia i nostri giorni, un’epoca in cui nessuno riesce più a fare a meno di connettersi alla rete da un computer, un cellulare o un tablet, totalmente assorbito da una realtà sempre più virtuale . Seguendo alcune storie parallele, il film illustra i pericoli a cui porta l'uso di Internet e dei vari servizi del Web (soprattutto dei social network). Le storie intrecciate si evolvono in modo fluido e narrativamente efficace fino allo scioglimento finale, che rappresenta un momento di riflessione evitando il dramma estremo, quasi a concedere ai personaggi un'ulteriore possibilità di ravvedimento. IL film oltre a rappresentare scherzi informatici ai danni degli scolari più deboli, Pagina 10 scoup giornalistici , pornografia minorile via Web e ricerca di un conforto e di una voce amica tramite i social network, si sofferma sui sempre più difficili rapporti fra genitori e figli: generazioni che non si parlano, che non condividono più nulla, perché il Web e l'uso di computer e altre novità tecnologiche riempiono le giornate che trascorrono silenziose, evitando di discutere dei propri problemi, della propria solitudine, del proprio vuoto interiore. Il film fa così riflettere, senza retorica, su quanto sia ancora importante la parola, "parlare" (e non "chattare"!) guardandosi negli occhi. Un giovane ragazzo timido e introverso ha la grande passione per la musica e decide di postare su Facebook la sua nuova canzone. Due ragazzi lo prendono di mira e decidono di creare un falso profilo di una ragazza con l'intento di fingere che lei si sia innamorata di lui. Una giovane coppia cerca di rimettere insieme i pezzi della loro vita dopo la morte del figlio piccolissimo quando scoprono di essere stati vittima di una truffa che gli ha estinto la carta di credito. Una giovane ed ambiziosa reporter decide di fare un servizio su un gruppo di adolescenti scappati da casa che su internet si offrono a pagamento per giochi erotici. Un film forte e commovente quello messo in piedi da Rubin dove ci si interroga non solo sul lato oscuro del Web, ma anche sulla “Un intreccio di storie sulla ricerca del contatto umano in una realtà sempre più virtuale” LA SCUOLA AL CINEMA ossessiva e quasi compulsiva frenesia che porta milioni di persone a non poter fare a meno dei propri cellulari, tablet o computer con tutto quello che ne deriva. Tanti psicologi, sociologi e filosofi mettono da anni in guardia la popolazione sul fatto che internet ha abbattuto le barriere dello spazio e del tempo ma ci ha allontanato sempre di più dai rapporti umani facendoci isolare dietro un computer. Ovviamente il Web ha tantissimi lati positivi ma ne ha altrettanti terribili. Sono ormai all'ordine del giorno i casi di furti d'identità e di virus che permettono di entrare nei nostri computer per attingere i nostri dati sensibili. Così come non mancano i siti che offrono intrattenimenti piccanti a pagamento e poco importa a chi è aldilà dello schermo se il ragazzo o la ragazza di turno siano sfruttati o che futuro si presenti Pagina 11 davanti a loro. Però come si può restare insensibili davanti al terribile scherzo di cui viene fatto oggetto un ragazzino timido e introverso che si vede passare di cellulare in cellulare la sua foto nudo che lui ingenuamente pensava di aver mandato a una ragazza. Naturalmente tutto questo complica e non poco anche la vita dei genitori che devono preoccuparsi anche della vita virtuale dei propri figli oltre che di quella reale. Comunque il punto nodale di questo film è che bisogna ricominciare a parlarsi guardandosi negli occhi senza bisogno di cercare nelle chat. Infatti i coniugi che non riuscivano a superare la perdita del figlio non dialogavano più così come nella famiglia del giovane adolescente i cellulari facevano da padrone anche a tavola. Ormai la vita di tanti giovani si basa solo sui tag, sui feedback e su un “mi piaci” in più o in meno (è terrificante a volte uscire la sera e vedere tavoli dove sono seduti tanti ragazzi in silenzio che non parlano fra loro ma che sono intenti solo ad armeggiare con il telefono). Molto valida la scelta degli attori dove non c'è un leader che tira il gruppo, ma tutti insieme gli attori offrono un'ottima prova. Bella e commovente anche la colonna sonora. Un film come questo lancia un serio allarme che speriamo venga compreso un po' da tutti. Irene Garofalo Classe V corso serale PASSATO E PRESENTE Lo stato ha il compito di rieducare e non punire chi sbaglia PENA CAPITALE O ERGASTOLO ? La pena di morte non è altro che la guerra della nazione contro un cittadino Oggi giorno vi sono molti problemi che preoccupano il mondo, dalle continue carestie nei paesi sottosviluppati alle guerriglie molto frequenti in paesi dove lo Stato non ha ancora ben delineata la sua politica. Le cause di questi problemi mondiali sono svariate come le soluzioni che migliaia di studiosi, politici e filosofi propongono ogni giorno. Alcune di queste soluzioni basano la loro forza su un mezzo, ahimè! molto usato soprattutto contro piccole minoranze etniche o contro esponenti politici scomodi, in altre parole sulla violenza .Uno dei dibattiti principali del XXI secolo riguarda l’abolizione della pena di morte in alcuni Stati dove ancora questa pratica è presente. Essa rappresenta quindi una delle grandi questioni che preoccupano il mondo e che nello stesso tempo dividono l’opinione pubblica in favorevoli e contrari. La mia educazione cristiana e le informazioni ricavate da ricerche e dai media mi hanno convinto dell’inutilità della pena di morte in quanto penso che sia diritto di ogni essere umano vivere e non vedo come un qualsiasi uomo possa prendere decisioni sulla vita o sulla morte di un suo simile. Lo Stato ha l’unico compito di rieducare e non punire chi ha sbagliato. In paesi come Iran, Iraq, Cina, India e inaspettatamente negli Stati Uniti, nonostante un sistema giudiziario, assai evoluto, la pena di morte è presente e anche molto usata per punire omicidi o stupri, mentre in paesi politicamente meno avanzati come Iran o India questa è usata per punire anche un banale furto. Dai molti documenti e dai resoconti degli anni passati è possibile evidenziare come i principi morali in questi paesi erano calpestati, infatti, le sentenze non costituivano sola una violenza fisica, ma anche psicologica. Ad esempio chi era condannato alla sedia elettrica era messo, tre giorni prima della sua esecuzione, in una cella dalla quale si vedeva la stanza dove era posto lo strumento di morte. Non sono da sottovalutare gli errori giudiziari che possono condannare e di conseguenza uccidere un innocente o un vero pentito; molti di questi casi sono avvenuti negli Stati Uniti Pagina 12 dove centinaia di detenuti sono stati uccisi ingiustamente. Per evitare di utilizzare la pena di morte alcuni Stati , compresa l’Italia e tutta l’Europa, hanno preferito l’ergastolo ritenuto più educativo della pena capitale; a sostegno di ciò un gruppo di criminologi hanno dimostrato che la pena capitale può addirittura in certi casi avere effetti contrari e l’unico modo per soffocare la violenza, non è altra violenza, ma prevenirla aumentando la sorveglianza. Gli stessi parenti e amici della vittima del crimine hanno spesso dichiarato di non essere soddisfatti se l’omicida fosse stato ucciso dalla legge, ma di esserlo solo se tutto ciò servisse a portare in vita la vittima. Tra i contrari alla pena di morte è indispensabile citare il grande Cesare Beccaria, uno dei maggiori esponenti dell’illuminismo italiano, a tal proposito si può prendere in esame il suo famoso opuscolo “Dei delitti e delle pene”nel quale l’autore fa una critica generale delle riforme giuridiche italiane; nello specifico condanna apertamente la pena capitale ritenendola come qualcosa di assolutamente riprovevole , indice di una società non evoluta e apporta diverse motivazioni a sostegno del suo pensiero come ad esempio il fatto che si spera di ripulire la popolazione dagli assassini mediante la pena di morte, ma in questo modo diventiamo noi stessi assassini e criminali poiché in questa pratica barbara non c’è niente di razionale o giusto; ci si trasforma soltanto da vittime in carnefici. Inoltre tenendo fede alla sua anima illuminista Beccaria oltre a criticare il sistema allora attuale, propone anche alternative volte a migliorare la società, prima fra tutte l’abolizione di tale pratica. Egli stesso confida nell’animo di pochi suoi sostenitori con queste parole: ”La voce di un filosofo è troppo debole contro i tumulti e le grida di tanti che son guidati dalla cieca consuetudine …. ”. Dall’altra fazione l’argomentazione più frequente a favore della pena di morte è la deterrenza, cioè condannare a morte un trasgressore come esempio per tutti coloro che vorrebbero trasgredire anch’essi la legge, ma questa affermazione è stata screditata più volte da diversi studiosi del problema che hanno dimostrato la sua inefficacia. Molte persone, però, pensano che sia compito fondamentale dello Stato difendere ad ogni costo i singoli individui e la comunità. Questa tesi ha radici antiche, infatti, dal medioevo la pena di morte oltre ad essere considerata legittima e necessaria, costituiva una vera “vendetta di Stato” poiché era stata violata una legge del sovrano oltraggiandolo. Le teorie su questa pratica si dividono in due filoni: quello della prevenzione e quello della retribuzione, ma entrambi affermano che la pena capitale è l’unico modo per rieducare la popolazione. Tutto ciò non è efficace basta pensare al terrorismo, dove le punizioni consulte, compresa la pena di morte, PASSATO E PRESENTE non provocano alcun timore nei terroristi, i quali sono ideologicamente motivati per amore della loro causa. Penso che la pena di morte sia una sfida delle autorità alla criminalità che senza timore l’accoglie a piene mani. Quindi concludo riaffermando la mia posizione, cioè ca necessaria o utile la distruzione del suo la mia disapprovazione alla pena di morte , essere”. ricordando il ruolo che deve avere l’uomo. Giuseppe Salfi “La pena di morte non è altro che la guerra Classe IV corso serale delle nazioni contro un cittadino perché giudi- Sono gli adulti che devono trasmettere ai giovani i veri valori della vita IERI E OGGI: CULTURE GIOVANILI A CONFRONTO I modelli culturali imposti dai mass media plasmano le menti dei giovani i quali imitano la massa fino a diventare un branco Spesso gli adulti si lamentano del comportamento che hanno la maggior parte dei giovani e non perdono occasione per puntualizzare che in passato i giovani venivano educati già da piccoli a rispettare gli invalidi, gli anziani, le proprietà comuni. Oggi, invece, vengono abituati alla maleducazione e al non rispetto pecora bianca che si distingue, questa viene esclusa poiché seguire la massa è una moda. I modelli culturali proposti quotidianamente finiscono, così, per plasmare le menti deboli di parecchi giovani spingendoli al culto dell’essere belli e alla moda. I giovani di oggi, rispetto a quelli di ieri, vengono definiti più delle regole, si insegna loro che la strada giusta da prendere è quella più facile, priva di ostacoli. Essi vengono accusati di non avere più rapporti umani i quali sono rimpiazzati dai social network e dalle trasmissioni tv: grande fratello, l’isola dei famosi e così via. In questa ottica, i ragazzi dalla personalità più debole tendono a imitare sia i coetanei che riescono ad imporre il loro modo di essere, sia i personaggi dei vari programmi televisivi. I giovani imitano, così, la massa fino a diventare come un branco di pecore nere e anche se c’è una ricchi, nel senso che hanno tanto, troppo, possiedono più benessere, più tecnologia, più formazione; sembrano più liberi , ma meno autonomi, più sicuri, precoci e disinvolti, ma anche meno responsabili , più maleducati e meno comunicativi. Ma la cosa più grave è che non hanno fiducia nel futuro, sono diventati più realistici e meno sognatori, la causa di ciò va ricercata nelle incertezze che vivono gli adulti. Per loro vivere il presente è l’unica certezza che hanno; il futuro, al contrario, rappresenta un’incognita. La società d’altro Pagina 13 canto propone modelli falsi, ma estremamente attraenti ; scorciatoie verso un facile successo : le veline, i reality, il calcio, i milioni regalati a chi risponde alle domande dei quiz televisivi, prescrizioni di reato, furbetti vari, trionfo dell’illegalità. Essi vedono nella società degli adulti sopraffazione, la ricerca dell’apparire, il desiderio dei tutto e subito a qualunque prezzo. Oggi tutto viene considerato come un fenomeno da esporre in vetrina. La pubblicità esercita un forte fascino sugli adolescenti: le scarpe, il piercing, il pantalone, il profumo, tutto ciò che si indossa deve essere firmato, poiché il valore sta nella marca, comprare è diventato una mania senza nessun collegamento con il bisogno, il marchio si trasforma in un “parametro di gerarchia sociale”.I giovani di oggi sono ”ragazzi connessi tutto il giorno con un’immensità di mondi diversi”; il consumo medio giornaliero di televisione si unisce ad altre forme di comunicazione come l’I - pod, l’Mp3, internet ecc. Essi perdono in questo modo sempre di più il contatto con la realtà, con le relazioni umane e con lo scorrere del tempo tendendo a chiudersi nelle realtà virtuali create dalle nuove tecnologie. Ma se i giovani sono così, forse, la colpa non è anche degli adulti che non sono riusciti a trasmettere loro i veri valori della vita? Maria Francesca Clemenza Classe V corso serale PASSATO E PRESENTE La memoria del passato serve ad aiutarci a costruire il futuro GIORNATA DELLA MEMORIA “Per una società interculturale è necessario superare qualsiasi tipo di pregiudizio” Anche quest’anno, nel nostro istituto, così come nelle altre scuole italiane, si è tenuta, il 27 gennaio, “la giornata della memoria”. Diverse sono state le iniziative, dalla visione di alcuni documentari alla lettura di articoli e di brani significativi tratti dal romanzo di Primo Levi “Se questo è un uomo”. Le varie attività hanno avuto lo scopo di ricordare: la shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che si sono opposti al progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. Ci si è soffermati sul significato di shoah, vocabolo ebraico che significa catastrofe, distruzione, ma che viene sempre più utilizzato per definire ciò che accadde agli ebrei d’Europa dalla metà degli anni trenta al 1945 e in particolar modo nel quadriennio finale, caratterizzato dall’attuazione del progetto di sistematica uccisione dell’intera popolazione ebraica. Tale progetto venne deciso e concretizzato dal Terzo Reich nel corso della seconda guerra Pagina 14 mondiale. Ricordarsi di quelle vittime è servito a mantenere memoria delle loro esistenze e del perché esse vennero troncate. In particolare la visione dei documentari ha mostrato una umanità stremata e sofferente determinando , ancora oggi, un brivido di orrore. Le vittime erano colpevoli soltanto di appartenere ad un antico ceppo etnico e religioso non disponibile a perdere la propria identità. L’olocausto e lo stermino degli ebrei nell’Europa occupata dai nazisti non possono essere dimenticati da nessuna persona che abbia un minimo di sensibilità e di umanità; si è trattato di un crimine contro l’umanità punito, nelle persone dei suoi ideatori e organizzatori, a Norimberga e nel processo contro Eichmann a Gerusalemme. La scuola ha il dovere di trasmettere la memoria di questo drammatico periodo storico se si vogliono evitare gli errori del passato; ricordare questa data alle giovani generazioni è importante affinché quei fatti non abbiano più a ripetersi, stroncando sul nascere qualsiasi manifestazione di razzismo. Solo superando il pregiudizio si può realizzare una pacifica convivenza tra diverse culture, etnie e religioni per una società realmente interculturale. Classe III, V corso serale SCIENZA E RICERCA VIRUS HIV: TROVATO IL SUO NASCONDIGLIO Secondo una ricerca condotta da ricercatori dell’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb – Cnr), dell’Istituto Pasteur di Parigi, in collaborazione con l’Albert instein College of Medicine di New York e il centro di Statistica e scienze biomediche del San Raffaele di Milano, il virus dell’Hiv presente nel citoplasma, dopo essere entrato attraverso i pori nucleari, si nasconde all’interno dei geni attivi localizzati nel nucleo cellulare. Fino ad ora l’ipotesi più accreditata era quella secondo il quale il virus preferisse le zone attive del genoma della cellula ospite integrandosi con il suo DNA. Ma grazie a questi studi si è visto come il virus invece preferisca i geni periferici e cioè quelli situati in prossimità dei pori nucleari che rappresentano la zona in cui avviene lo scambio fra l’interno e l’esterno del nucleo permettendogli così di nascondersi ai farmaci. Pagina 15 Inoltre è stato portato alla luce un altro aspetto importante riguardo al virus dell’HIV e cioè che, dopo essersi integrato con il materiale genetico della cellula ospite grazie all’enzima integrasi e a due cofattori , esso entra in contatto con il complesso delle nucleoporine (Npc), cioè le proteine che compongono i pori nucleari e che svolgono funzioni cruciali riguardo alla fisiologia cellulare, favorendone la replicazione, l’integrazione nel genoma umano e regolandone la trascrizione. Per comprendere il fine meccanismo virus/cellula sono state utilizzate metodologie di microscopia avanzata (Storm) e test di biologia molecolare. In particolare sono state osservate con molta attenzione le due nucleoporine Nup153 e Tpr. Queste nucleoporine sono strettamente interconnesse fra loro. Mentre la Nup 153 sembrerebbe favorire il passaggio del virus attraverso i pori nucleari, la Tpr favorirebbe la replica- zione del virus mantenendo la cromatina, elemento essenziale del nucleo con funzione attivatrice dei geni, attiva nei pressi del poro nucleare . Ciò dimostrerebbe la loro interconnessione suffragata anche dall’analisi di tecnologie di sequenziamento ad alta processività come il Next Generation Sequencing (Ngs) Tale scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, potrebbe aprire la strada a nuove strategie terapeutiche più efficaci rispetto a quelle attuali con l’utilizzo di farmaci con azione mirata e diretta nei confronti del virus prima ancora che possa entrare nel nucleo ed infettare la cellula. Vincenzo Garofalo Classe IV corso serale SCIENZA E RICERCA MAPPA DELL’EPIGENOMA: UN INDIZIO SULL’ATTIVITA’ E LA LOCALIZZAZIONE DEI GENI Sono passati quattordici anni dalla pubblicazione della sequenza completa del genoma umano e oggi, i nuovi studi, mettono in evidenza la prima mappa completa dell’epigenoma cioè l’insieme delle modificazioni chimiche che stabiliscono se, come e quando i geni localizzati all’interno del DNA cellulare saranno espressi o meno. Le ricerche effettuate hanno preso in considerazione l’analisi dell’epigenoma di una vasta gamma di cellule e tessuti umani. Le alterazioni del controllo epigenetico sono coinvolte in numerose malattie come per esempio cancro e disturbi vascolari. Da ciò, unito al fatto che l’epigenoma dirige lo sviluppo dell’organismo, i ricercatori si aspettano che i dati ottenuti possano fornire informazioni Pagina 16 valide della biologia sia dell’organismo sano, sia per quanto riguarda le malattie. Infatti la sequenza del DNA nel genoma umano è identica in tutte le cellule dell’organismo, ma tipi cellulari diversi, come le cellule cardiache, quelle epidermiche, quelle cerebrali, possiedono caratteristiche uniche e sono suscettibili a differenti malattie in modo differente. Pertanto l’epigenoma permette a cellule contenenti lo stesso DNA di differenziarsi negli oltre 200 tipi cellulari presenti nell’organismo indirizzando l’espressione genica. Inoltre l’epigenoma ha la caratteristica di essere stabile ma può subire modificazione se sottoposto all’azione di fattori ambientali quali l’alimentazione o all’azione di tossine e processi come l’invecchiamento. Quindi se viene a modificarsi l’espressione genica si corre il rischio che tali modificazioni possano causare patologie perché spesso tali mutazioni riguardano particolari regioni genomiche in corrispondenza di sequenze regolatrici epigenomiche. Perciò le nuove informazioni ottenute potranno essere utili per approfondire e capire meglio le patologie di cui oggi si conosce l’assetto epigenomico quali l’Ahlzeimer, alcuni tumori e alcune patologie autoimmuni. Vincenzo Garofalo Classe IV corso serale SCIENZA E RICERCA BENEFICI DELLA VARIAZIONE GENETICA Secondo uno studio pubblicato su Applied and Enviromental Microbiology alterazioni del Dna del lievito contenuto nel vino potrebbero renderlo libero da effetti collaterali, così si romyces cerevisiae e questa ricerca prevede l’utilizzo di un enzima ad attività nucleasica chiamato RNA-guidaCas9 nucleasi per tagliare in più copie il DNA del lievito attraverso potrebbe assumere una quantità maggiore di vino senza subire gli effetti dell’alcol in esso contenuto. Per la fermentazione del vino e della birra viene utilizzato il lievito Saccha- una metodica chiamata “coltello genoma”. La fase successiva all’azione della nucleasi, e quindi del taglio, prevede la riprogrammazione del genoma del lievito durante la fermenta- Pagina 17 zione malolattica responsabile della maturazione del vino. Ciò apporterebbe un miglioramento del valore nutritivo del vino, come per esempio il resveratrolo che ha azione antinfiammatoria, antitumorale ed antitrombotica, e potrebbe impedire la formazione di sottoprodotti tossici, responsabili dei postumi di una sbornia. Quindi il progetto “coltello genoma” potrebbe consentire di incrementare la presenza di sostanze nutritive all’interno dei cibi, aumentare i composti bioattivi e inserire il resveratrolo negli alimenti che utilizzano il lievito per fermentare. Vincenzo Garofalo Classe IV corso serale