Gli alunni del PON C-1-FSE-2013-1025
“Ragazzi in Opera”
Presentano
Ragazzi
in OPERA
a cura di
Gaetano Giordano e Nunzietta Limongelli
Dirigente Scolastico: Dott.ssa Rafaela D’Isando
Ist. Comprensivo “E. DE FILIPPO” - Sede Centrale
SAN NICOLA LA STRADA
A.s. 2013/2014
Premessa
“Ragazzi in opera” costituisce un modulo del PON C-1-FSE-2013-1025.
Esso ha inteso offrire agli allievi una conoscenza teorica e pratica delle
caratteristiche della lingua italiana applicata all’ambito teatrale. Attraverso
l’analisi e lo studio di testi teatrali, nonché approfondimento con mezzi audiovisivi
di alunni si sono abbronzati a fantastico mondo del teatro.
Il risultato finale dell’impegno profuso dagli alunni, dal Docente Esperto e tutor, si è
concretizzato in un saggio che mira a coinvolgere gli allievi in un percorso che farà
scoprire loro l’emozione di esibirsi su un vero palco ed identificarsi negli altri
protagonisti che maggiormente rispecchiano la loro personalità.
Momenti fantastici in cui creatività e sensibilità predominano sulle emozioni
evidenziando tra le altre cose lo spirito di gruppo e le relazioni interpersonali che si
sono venute a creare.
LA DIRIGENTE SCOLASTICA
Prof.ssa Raffaela D’Isando
Considerazioni dell’Esperto Esterno e del tutor:
Abbiamo stimolato negli alunni un genere di partecipazione che corrispondesse
meno al “fare scuola” e fosse più simile ad attività laboratoriale/ ludica dove ognuno
potesse mettersi in gioco in modo libero e spontaneo, tirando fuori le parti più
allegre e spontanee di sé...a volte anche troppo!
E’ in questa ottica che si è concepito il lavoro, in un continuum che ha portato a
diverse scelte e svariate evoluzioni fino a maturare, in un canovaccio di scenette,
intervallate da musiche ed eventuali balletti ideati ed eseguiti dai ragazzi in forma
molto libera, spontanea e creativa.La prima scenetta, intitolata “Matteo e
Annarella” è nata come omaggio a Pirandello. Mette l’accento, calcando le tesi
pirandelliane sull’ipocrisia sociale e sull’esistenza delle maschere.La seconda. “Il
ragazzo travestito da vampiro” è un omaggio a “Chichibbio e la Gru” di Boccaccio.
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La scenetta è stata liberamente è creativamente abbinata ai Vampiri, molto cari
alla fantasia puberale, nonché alla letteratura per ragazzi dei nostri giorni.La terza
è una libera riduzione della famosa “La Patente” di Pirandello.La quarta, infine, è
un omaggio doveroso al grande Eduardo de Filippo, con la rivisitazione ed
adattamento del pezzo teatrale “L’amicizia”.
ESPERTO ESTERNO
Dott. Gaetano Giordano
TUTOR
Prof.ssa Nunzietta Limongelli
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RAGAZZI IN OPERA
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MATTEO & ANNARELLA
Due famiglie, due culture, due regioni, due paesaggi completamente diversi: il
Nord e il Sud si innamorano ma nonostante l'amore, le apparenze e le
convenienze prevalgono, dando spazio a stili di vita non limpidi. Questo pezzo,
liberamente ispirato alle opere di Pirandello, attraverso le quali perviene il
concetto di maschera e di ipocrisia dell’uomo, descrive la storia di due giovani
innamorati, Matteo della fredda Milano e Annarella della calda Napoli; si
conoscono tramite il web e tra una chiacchiera e l'altra, la loro amicizia diventa
sempre più profonda, trasformandosi in una vera e propria infatuazione. Ben
presto, però, dovranno fare i conti con i genitori, dato che la famiglia di Matteo ha
un'idea negativa del Sud, influenzata dai luoghi comuni delle leggende
metropolitane, dalla tv e dai giornali e mai si aspetterebbero dal figlio un amore
partenopeo. A sua volta la famiglia di Annarella sogna, per la figliola, un
matrimonio alla napoletana con Giuseppe, un bel giovane carabiniere del Rione
che fin da piccolo è pazzamente innamorato di lei. Proprio per questo Matteo e
Annarella vivono una sorta di doppia vita fatta di sotterfugi, bugie e inganni.
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PERSONAGGI:
ANNARELLA
MARIA, amica di Annarella
IMMACOLATA, madre di Annrella
CARMELA - ZIETTA, zia di Annarella
MATTEO
PADRE DI MATTEO
MADRE DI MATTEO
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ATTO UNICO
Scena 1
Napoli
Il narratore entra in scena.
Narratore: C'era una volta e ci sarà per sempre in una meravigliosa
terra sdraiata sul Mediterraneo: Napoli. Il sole rendeva preziosa la
città, i suoi pini che si affacciavano sul mare e quel profumo di
agrumi rendevano allegri e speciali tutti quelli che vi abitavano, in
particolare una bellissima ragazza di nome Annarella, nata e
cresciuta nel cuore di Napoli.
Quella città era piena di profumi e pareva proprio deliziare così
tanto l'umore della gente che tutti cantavano. Sembrava vivere in un
musical. Anche Annarella canticchiava mentre passeggiava...ma
lei...era innamorata!!!
Esce di scena.
Entrano Annarella e Maria
Annarella: ***canticchia***
Maria: Annarè...Annareè...Annareé...uèèè!!!
Annarella: uh?!
Maria: Annarella ma ca tien?!? Che Succede..insomma che
re?!!?
Annarella: Ah...Maria...oggi per me è un giorno speciale: ho
conosciuto un ragazzo adorabile: si chiama Matteo, è
biondino, ha gli occhi nocciola, e sta studiando per diventare
architetto! E' dolce, romantico...oh Dio mio sarò mica
innamorata?
Maria: Azz...e chi è chiste? vive abbasc'? nei quartieri?
Annarella: ehm...no...è di Milano
Maria: Ué?! Ma staje pazzianne? E che a a fa con uno e
Milano?!? Tu non stai bene! E poi sta Giuseppe che ti ama, ti
vuole sposare, lavora già come carabiniere e vi conoscete da
sempre!
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Annarella: Ma chi se ne frega di Giuseppe! È solo un amico
e poi io non lo amo! Che se lo sposino i miei genitori che solo
loro credono in questo matrimonio! Voglio Matteo!!!
Maria: Si na pazz!!! Mammt e patete t'accireno! E pur’ ie!
Mò jammuncenn a cas che è meglio e scuordatill a chist!
Escono di scena.
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Scena 2
Milano
Entra in scena il narratore.
Narratore: Molto più su di Napoli c'era Milano.
Un castello di ghiaccio regnava superbo sull'intera città: era
il Duomo, appollaiato nel bel mezzo di essa, proteggendola.
L'aria era sempre gelida ma se chiudevi gli occhi e ti
concentravi, i cristalli del gelo ti accarezzavano il volto.
Molte persone che vi abitavano non riuscivano a percepire la
magia dei cristalli e così, un po' per il freddo e un po' per
riscaldarsi, camminavano velocemente.
Questi abitanti erano sempre indaffarati. Pareva che non ci
fosse mai tempo, né per parlare né per cantare.
Ma anche a Milano c'erano persone particolari, come Matteo,
un dolce ragazzo, affascinante e intelligente.
Matteo era speciale: percepiva i meravigliosi cristalli di
Milano tanto che spesso li disegnava sul suo diario accanto a
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frasi d'amore dedicati a una ragazza di una città lontana
dalla sua: Napoli. E la sua amata era proprio Annarella.
Il narratore esce di scena
Entrano in scena Matteo, il padre e la madre, passeggiando.
Matteo: Mamma, Papà! Vi devo parlare: sedetevi, perché la
cosa è seria. Mi sono innamorato!
Madre: Tesoro! Non potevi darci notizia migliore!
Finalmente tu e la Silvia vi siete decisi! E' una ragazza così a
modo e poi con suo fratello chirurgo in famiglia, sai che
comodità! Ah ah ah!
Matteo: No mamma! La Silvia non c'entra nulla. E poi è
stupida! Lo sai!
Padre: Però figliolo, hanno una villa sul Lago di Como, sai
quando avrai dei marmocchi in giro quanto ti farà comodo!
Matteo: Papà ti prego! Si chiama Annarella, è bionda ed è
fantastica! La amo!
Madre: Annarella? Che nome bizzarro, Non mi dire che il
nome proviene dalla nonna napoletana perché sai come la
penso!
Padre: Dai Cristina, infondo al Comune si può ancora
cambiare nome...
Padre & Madre: Hahahahaha!
Matteo: Ma come cavolo ragionate? Si chiama Annarella
Esposito e ti dirò di più è napoletana e ci vive anche a
Napoli!
Madre: Dio mio! Ma tu ci vuoi davvero vedere morire???
Neppure di Formia...No! Di Napoli?!? Dopo tutti i sacrifici
che abbiamo fatto per te! Tutta l'educazione che ti abbiamo
dato! Buon senso, tesoro, buon senso!!!
Padre: Per me la discussione finisce qui! Tu con la
napoletana non ti fidanzi!!
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Matteo: Mamma, papà vi prego basta! Vi prego ascoltatemi:
vi state solo appoggiando su degli stupidi stereotipi!!
I napoletani non sono così male come pensate! Ora statemi a
sentire: ho fatto troppe cose che voi volevate fare, ora basta!
Sono esausto! È la mia vita...è il mio cuore! Se non fate ciò
che vi dico, lascio l'Università e dico a tutti che il nonno era
di Palermo e vendeva il pesce al porto!!!
Madre: No, per carità!
Padre: Che confusione!
Madre: No tesoro mio, aspetta...
Madre e Padre: Possiamo accordarci!
Entra in scena il narratore
Narratore 1: Matteo organizzò il suo piano: i genitori
avrebbero dovuto trasformarsi in napoletani per piacere alla
famiglia di Annarella, anche questa prevenuta nei confronti
dei "polentoni". Così si recarono a Napoli ma, ahimè, le cose
non andarono esattamente nel modo in cui Matteo ci si
aspettava...
Il narratore esce di scena.
Scena 3
casa di Annarella
Entrano Immacolata e Zietta (Carmela)
Zietta:...e allora nunn'è giusepp?
Immacolata: No, Carme!!
Zietta: O gesù! E chi è chiste mo?!?
Immacolata: Nunn'ossaccie Carmé, non me l'ha volut
ricere. Dice che l'aggia primma conoscere.
Zietta: Mado’ Immacolata, mica chiste è de quartier?!?
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Immacolata: Fa’ silenzio Carmé, l'aggia pensat pur io! E me
venene e ventate sule a ce pensa’! Non sia mai!!! E che
sciagura!!!
Zietta: Immacolata, guarda come te lo dico: meglie de’
quartieri che furastero!
Immacolata: Parole sante, mia cara Carmela, parole
sante!!! Uh, ailloc zitta, sta arrivann Annarella! Ricorda: io e
te n'amma mai parlat!
Zietta: Sta ‘ben!
Entra Annarella
Immacolata: Aiccann a figlia mia! E comm'è bella!
Finalmente il grande giorno! Fatti guardare. Ma come sei
bella! Allora, sei emozionata?!?
Annarella: Eh si Mammà! Ho il cuore in gola!
Zietta: Nun te preoccupà che va tutto buon: si bella,
inteliggente, nient tien a t preoccupa!
Suona il campanello.
Zietta: Uè, eilloc uì so arrivat!!
Annarella, Carmela e Immacolata si dirigono verso la porta.
Immacolata apre la porta.
Madre e Zietta: Buonasera!!!
Genitori di Matteo: Weeee!!! Weeee!!! Buonasera!!! O
café!!! che bellu café!! o mar! o sol!!!
Immacolata: Ah ah ah!!! Eh sì sì, come siete simpatici!
Allora...prego prego accomodatevi, piacere, piacere!
Zietta: Comm sit belli tutti e tre! E che raffinatezze mamma
mia, parite furasteri!
Immacolata: E' andato bene il viaggio? Avite magnato o
state riunì? Vulite n’uppoco e dolce?
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Zietta: Per l'occasione sono andata anche da "Bellavia" ad
accattà e ppast! Ve piacene e pastarelle? Venite
accomodatevi. Qua dobbiamo essere una famiglia!
Madre: Carmela ten ragion: a primma cos è a famigl!!
Zietta: Signo’ se rimanete fino a stasera, vi faccio conoscere
pure figli miei: Carletto, Paoletto, Annunziata, Tonino,
Carminiello, Sabatino, Concetta e Sisina. Eh lo so par ‘na
squadra e pallone, ma i figli so piezze e core!!!
I genitori di Matteo, non capendo ciò che gli viene detto, iniziano a
recitare sempre la stessa cantilena, cercando di imitare il gesticolare dei
napoletani
Genitori di Matteo : O café!! che bello café!
Madre: O mar! o sol!!
Padre: Uè! uè! O mandolino, o babbà!
Genitori di matteo: A pizza!
Matteo e Annarella si lanciano occhiate preoccupate.
Madre di Annarella: Che re, vulite o café?
Zietta: Vulute ballà? Uè nu capisco!
Padre di Matteo: Eh sì, sì, o café!
Madre di Matteo: A tarantell, guaiò!
I genitori di Matteo non capiscono tutto ciò che gli viene chiesto e non
sapendo che rispondere continuano grossolanamente a ripetere la
cantilena del caffè e del Vesuvio.
Intanto Immacolata e Carmela tirano in disparte Annarella.
Immacolata: Oè Annarè, ma a chi ce e purtato?!? Ma stanno
buono chiste? So’ strano assaje, parlano strano. Ie nun e
capisco!
Zietta: Ma nunn' è che song e Torre Annunziata? Parlano
strano assaje!
Annarella e Matteo sono esausti e decidono di rivelare la verità a tutti
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Annarella: Basta!!!
Matteo: Mamma, papà, smettetela!!!
Annarella: Mammà, zietta!!! Matteo e la sua famiglia sono
di Milano!!!
Matteo: Mamma, papà!!! Smettetela!!! Siete solo ridicoli!!!!
Immacolata: Uh madonna mia! Ma tu si pazza?!? Me fatto
accattà pure e babbà! Gesù, Giuseppe, Sant'Anna e Maria!!!
Tu si na’ mala femmina!!! Uè!!!
La madre di Annarella sviene dalla disperazione. E tutti la accerchiano
cercando di falla rinvenire.
Entra il narratore in scena.
Narratore: E fu così che Annarella, tanto preoccupata per la
madre, decise di allontanare Matteo per "quieto vivere".
Matteo a sua volta si rese conto che forse i loro cuori erano
troppo lontani e per salvare le apparenze, decise di sparire
dalla vita di Annarella.
Un anno dopo Annarella sposò a malincuore Giuseppe, il
carabiniere del rione per far felice la sua famiglia, mentre
Matteo lasciò l'università e tramite un concorso diventò un
impiegato di Banca. Sposò la Silvia e così poterono
trascorrere le vacanze alla villa sul Lago di Como.
Entrambi divorziarono qualche anno dopo.
Cala il sipario.
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IL RAGAZZO TRAVESTITO DA VAMPIRO
Un gruppo di giovani Lupi Mannari è in cerca di agguati improvvisi a poveri
innocenti. E' notte, e durante il loro cammino scrutano un bel giovane che esce di
casa per riaccompagnare la sua amata a casa. Ma all'improvviso i lupi mannari lo
circondano e rapiscono la giovane Brunetta. Il racconto che segue prende spunto
dalla letteratura boccaccesca del 1300. Tipiche di Boccaccio erano le morali a
chiudere le storie colorite, miste di personaggi spesso grotteschi del panorama
dell’alta borghesia e del proletariato Fiorentino. Si è cercato di dare a “Il ragazzo
travestito da vampiro”, una nota contemporanea, seguendo l’inevitabile filone
horror-fantasy delle saghe sui vampiri e lupi mannari che tanto piacciono ai
ragazzi d’oggigiorno, ponendo così una chiave di lettura di facile accesso alle
nuova generazioni.
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PERSONAGGI:
CHICHIBBIO
BRUNETTA
CAPOBRANCO
LUPO BRACCIO DESTRO
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ATTO UNICO
Scena 1
Bosco
Il narratore entra in scena.
Narratore: Quella che sto per raccontarvi è la storia di Chicibbio, il
ragazzo che riuscì a prendersi gioco di una banda di vampiri. Una
sera Chichibbio e la sua amata stavano tornando a casa. Ma
pensarono di intraprendere una strada diversa e ahimè decisero di
passare per il parco...
Esce di scena.
Entrano Chichibbio e Brunetta
Chichibio: Forza passiamo per di qua...
Brunetta: Ho paura Chichibio!
Chichibio: Sta tranquilla! Non c'è nessuno. Ecco
proseguiamo per di qua...
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Capobranco: Siamo pronti? Stanotte si fa a botte! Ha ha
ha!
L. Braccio destro: Hey guardate lì, due poveri innocenti!
Gli rovineremo la seratina romantica! Ha ha ha!
Brunetta: chi sono Chichibbio, ho paura!
Capobranco: ah, ah! Buonasera piccioncini! come va?
Brunetta: Oh Dio! Chi siete! Cosa volete! Aiuto! Chichibbio:
Chichibbio: Andate via mostri, bestie! non abbiamo fatto
nulla di male!
L. Braccio destro: Hey Piccoletto, ma come ti permetti di
chiamarci bestie?
Capobranco: Noi siamo i re della Luna! Siamo forti aitanti
possiamo tutto!!e tu...nulla!!!
Entra in scena il narratore. Gli attori continuano a recitare senza
pero emettere suoni.
Narratore: I lupi rapirono brunetta. Chichibbio, sapendo di
non poter combatterli con la forza, decise di giocare
d'astuzia: impostò la voce con un colpo di tosse....
Chichibbio intanto è distratto e viene riportato all’attenzione dal
narratore.
Narratore: Ho detto: impostò la tosse con un colpo di tosse!!!
Ecco. Allora, dicevo...mise su il cappuccio per coprirsi il volto
e sembrar piu misterioso ed inizio a recitar la tua parte,
parlando con voce elegante...
Il narratore esce di scena
Chichibbio: Miei cari signori, scusatemi non vi avevo
riconosciuto. Come voi del resto non avete riconosciuto me:
sono Chichibio, pronipote di Dracula!
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L. Braccio destro: Ma...ma...che diavolo dici! E poi che
diavolo di nome è Chichibbio! Ha ha ha! Capo hai mai sentito
questo nome, che ridicolo!
Capo branco: Silenzio tutti! Fatelo parlare, voglio proprio
capire dove vuole arrivare.
Chichibbio: Ripeto: sono Chichibio il vampiro, e questo non
mi sembra il momento di fare piccole guerriglie senza senso,
soprattutto perché qui c'è una donna, la mia donna e queste
scenette davanti ad una donna non le approvo! Domani
notte, al parco della città, vi aspetto, se come e vero quel che
dite, che siete i re della Luna, dimostrate almeno un
atteggiamento raffinato come il mio!
Escono di scena.
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Scena 2
Bosco
Entra in scena il narratore.
Narratore: Il giorno seguente Chichibbio, si recò al negozio
di giocattoli per acquistare un vestito da vampiro e dei canini
finti. Dopodiché si ingelatinò i capelli per sembrar
piùelegante e si recò al parco. Ma, ahimé, accadde un
imprevisto...
Il narratore esce di scena.
Entra Chichibbio.
Chichibbio: O cavolo! mi si è rotto un dente, ed ora che
faccio?
L. Braccio destro: Ha ha ha! Eccoci qui, pronipote di Dracula!
Allora sei stato di parola! Hai avuto il coraggio di
presentarti!
Capo branco: Hei! Ma...c'è qualcosa che nn va in te: ma...ti
manca un canino!
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Chichibio: Ah ah ah! Che intuito mio caro: non lo sapevi che
i vampiri del 2014 hanno solo un canino? Eh?!?
Lupi insieme: Ha ha ha!!!
Capobranco: E gli umani che sono convinti che i vampiri
hanno due canini! Ci pensate un vampiro con due canini ?!?
Questi umani, che esseri inutili! Ecco, tieni la la tua donna e
perdona la nostra insolenza, Chichibbio!
Entra il narratore
Narratore: E fu così che l'atmosfera si rilassò: i lupi presero
in simpatia il finto vampiro. Risero, scherzarono, giocarono
fino a che tutto si concluse amichevolmente...
Cala il sipario.
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LA PATENTE
Quella che segue è un adattamento teatrale della famosissima novella “La
Patente”. Questa è un’opera che indaga a fondo nella vita della Sicilia con le sue
malelingue, le cose dette alle spalle, la realtà di un piccolo paese con tutte le cose
positive e negative che possa comportare il viverci all’interno. Piccoli nuclei dove
pur volendo non esistono segreti e dove solo con le parole , si può distruggere la
vita di una persona o, nello stesso modo, esaltarne le doti.
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PERSONAGGI:
SIGNOR MARIO
CITTADINO
CITTADINI
GIUDICE
AVVOCATI
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ATTO UNICO
Scena 1
Città
Il narratore entra in scena.
Narratore: Le dicerie di una piccola città lontana, raccontano che il
Signor Mario era un vero e proprio "iettatore"...ebbene sì: ogni volta
che capitava qualcosa di strano c'è sempre lui di mezzo. Insomma
porta sfiga.
Il Signor Mario o Signor iettatore aveva una moglie e due figlie che
non riuscivano a trovar marito, né uscivano di casa. Tutti si
allontanavano da loro, temendo che questa sfortuna contagiasse la
loro famiglia.
Entrano in scena il cittadino, i cittadini ed il signor Mario.
Il narratore si mette a lato.
Cittadini: Oddio! Di nuovo lui: lo iettatore!
Cittadino: Ma perché non si decide una volta e per tutte a
chiudersi in casa o scappare lontano per sempre con la sua
famiglia!?!
Signor Mario: Ma andate via voi, ignoranti! Mi avete
rovinato! A me! Che non ho un lavoro solo perché pensate
porti sfortuna! La mia famiglia è disperata!
Cittadino: Vattene via! Prima che ci fai passare un guaio a
tutti!
Il narratore fa un passo in avanti.
Narratore: Ed ecco che il cittadino, mentre urlava contro il
Signor Mario, inciampa, cade e si rompe il naso.
Il narratore fa un passo indietro.
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Cittadini: Oh Dio! Scappiamo! Si salvi chi può!!!
Cittadino: Maledetto! io ti denuncio! Solo in galera potrai
stare!
Signor Mario: Ma cosa c'entro io se lei sbraita e non guarda
a terra mentre cammina?!? non è colpa mia!
Cittadino: Vada via! ci vediamo in tribunale
Tutti escono di escono di scena.
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Scena 2
Tribunale
Il narratore entra in scena.
Narratore 1: E fu così che inizialmente, al tribunale, le cose
si fecero difficili, ma poi tutto si evolse a favore del Signor
Mario! Tutti erano curiosi di sapere che fine facesse questo
iettatore e anche il giudice stesso, che lo si notava anche un
po' intimorito dai "poteri" strambi dello iettatore.
Il signor Mario, il cittadino, la platea e gli avvocati entrano in scena.
Il narratore si mette in disparte, a lato della scena.
Giudice: Va bene, i fatti son questi: lei iettatore, ha
imprecato col pensiero contro uno dei nostri cittadini da farlo
cadere e rompersi il naso. Beh più chiaro di così...coff
coff..Lei è in arresto!
Signor Mario: Ma lei sta farneticando! Prima di tutto, mi
chiamo Mario Spaccanaso e non iettatore. Secondo, non c'è
alcuna legge razionale e scritta che possa condannarmi per
questo!
Il narratore fa un passo in avanti.
Gli attori, silenziosamente, continuano a recitare mimando
Narratore: Il signor Mario era furioso - giustamente - e
mentre si infuriava si spalancò una finestra, un colpo di
vento e cadde a terra la gabbia con un vecchio canarino che
morì. Quel canarino era l'ultimo ricordo della madre morta
del giudice! Il giudice quasi piange: è terrorizzato.
Tutta la Platea al tribunale lo era. E il Signor Mario decise
di approfittarne!
Il narratore torna in disparte.
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Giudice: Oh no! Cosa ha combinato! L’ultimo ricordo di mia
madre!!!
Signor Mario: Bene. Io non c'entro nulla con la morte di
quell'uccellino, anzi mi duole il cuore, ma se le cose stanno
così: ebbene sì, sono uno iettatore! E per questo non ho un
lavoro! Non ho una vita. Per colpa delle vostre cattive
dicerie! È assurdo! Bene se vuole stare tranquillo Signor
Giudice, e anche voi gentaglia della platea...mi dia una
patente!
Giudice: Una patente? Ma cosa farnetica?
Signor Mario: La patente da iettatore! Farò del bene, e
imprecherò del male a chiunque voglia affidarsi a me per
risolvere piccole beghe, invidie, fastidi! Le conviene dire di sì
Signor Giudice, altrimenti potrei arrabbiarmi non poco! E
anche voi cittadini della platea qui presente: dovreste essere
contenti, perché così molti problemini che non vi fanno
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dormire la notte li risolverete proprio grazie a me, che
impreco del male a chi voglio!!!
Giudice: Sì, sì, sì! Certo, certo! Avvocati! Prendete le carte e
compilate un certificato...una patente insomma, qualche
carta per fare lo iettatore!
Il narratore fa un passo in avanti.
Gli attori, silenziosamente, continuano a recitare mimando
Narratore: Ebbene sì, il Signor Mario che non aveva lavoro
e una famiglia ridotta a non uscire di casa per via della
cattiva nomea che la città gli aveva etichettato, ora era
riuscito a diventare uno iettatore riconosciuto dal comune.
Aveva un lavoro e aveva sistemato la sua famiglia che da
quel giorno iniziò a condurre una vita normale.
Il Signor Mario è uscito vincente da quella brutta storia,
prendendosi gioco dell'ignoranza e della superstizione della
gente.
Cala il sipario.
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L'AMICIZIA
Scelto per omaggiare la nostra scuola, la pièce che segue è tratta dall’opera ad atto
unico de “L’Amicizia “ di Eduardo de Filippo . Si è scelto di farne una riduzione che
rispecchi i caratteri salienti dell’opera e ne esalti il messaggio.
Il teatro napoletano, da Sannazzaro ai giorni nostri, mira alla sopravvivenza di quella
lingua (che non è un dialetto) e che, parallelamente alla costruzione di un italiano
standard si è evoluta lasciandoci opere letterarie di grande spessore nell’immenso
patrimonio umanistico della nostra penisola.
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PERSONAGGI:
BARTOLOMEO
ALBERTO
CAROLINA
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ATTO UNICO
Bartolomeo è su una poltrona a lato del palco.
Il narratore entra in scena.
Narratore: Sprofondato in una poltrona, col capo riverso sullo
schienale e con la schiena incastrata fra cinque cuscini da letto,
boccheggia il sessantenne Bartolomeo Ciaccia, possidente.
Ormai costui non connette più: pensa che la morte si è già mezzo
impossessata di lui.
Basta osservare i suoi occhi infossati e il naso affilato per rendersene
conto;
Basta ascoltare il suo fiatone a mantice con relative prolungate
pause, per convincersene.
Forse, per quel senso di vanità familiare a tutti coloro i quali si
sentono protagonisti assoluti dell’ultima vicenda umana, Bartolomeo
Ciaccia esagera un poco la gravità del suo stato, ma questi sono
affari suoi. Chi avrebbe il coraggio di negargli gli ultimi istrionici
atteggiamenti? E poi il dottore lo disse papale papale “Fategli
cambiare aria, portatelo in montagna. Avete quella magnifica
proprietà ad Avellino! Che aspetta-te? Fatelo questo tentativo.”.
Infatti, i primi giorni d’aria e sole avellinese giovarono molto al
degente;
Mangiava con un certo appetito, cominciava a sorridere di nuovo; ad
interessarsi a ciò che accadeva; ad avvertire strani desideri erotici…
ma fu come un fuoco di paglia. Eccolo li ora...
La sorella Carolina, costei decise di accompagnare ed assistere
Bartolomeo in montagna, oramai non ne può più di
quell’eremitaggio;
si decida il fratello: o dentro o fuori.
Ha famiglia, povera donna… un marito e tre figli da accudire!
È possibile mai che un’agonia possa durare così a lungo?
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Esce di scena.
Entrano gli attori:
Alberto: Bartolomeo!!! Madonna mia da quanti anni!!!!Vieni
qua! Fatti abbracciare!!!
Bartolomeo: Alberto!!! Che cosa hai fatto per tutti questi
anni? Il tempo qui è passato e ....le cose cambiano!!
(sospira rammaricato)
Alberto: We bartolomè...cambiano? E che è successo?
Qualche sposalizio? Una nascita?
Bartolomeo: No Albè...Io sono molto malato...e non so per
quanto tempo potrò tirare avanti! Mi dispiace che ti devo
ospitare così...Ma ti prego...non te ne andare...mettiti comodo
e parliamo un po’...
Carolina!!! Carolina!!! We Carolina!!! Quando ti chiamo devi
correre...io sono in fin di vita, e che cavolo!!! Manco fossi un
cane!!!
Carolina: ...Eccomi eccomi, Alberto! Stavo lavando le tue
mutande! Alberto! Mamma mia che sorpresa!
Bartolomeo: ...Cretina!!! Ma che diamine dici??? Alberto
chi? Smettila di perdere tempo e vieni qua che sto sudando!!!
Alberto: Bartolomeo...ma stai scherzando? Sto salutando
Carolina, tua sorella...sono venuto a trovarti...
Bartolomeo: Ma chi sei? Che vuoi? Vattene e chiama mia
madre fuori al rione!!!
Carolina: Uh Madonna! Ecco, ricomincia di nuovo...Dio mio
santissimo!
Alberto: Caroli’, ma che stai dicendo? Ma vostra mamma,
buon' anima, non ci ha lasciati tempo addietro?
Carolina: Albe’, oramai sei presente e non posso
nasconderlo: Bartolomeo non sta bene, soffre di allucinazioni.
Per calmarlo o c'è solo un modo: far finta che sia come dice...e
vede lui! Altrimenti esce pazzo, mamma mia!
Alberto: oh Madonna Caroli’! non ti preoccupare, ora lo sai
che faccio? Mi travesto da vostra madre, e lo faccio fesso e
contento!
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Alberto esce di scena.
Entra in scena il narratore. Gli attori rimangono immobili
Narratore: Così Alberto si traveste dalla Signora Assunta,
madre di Bartolomeo, per accontentare le pretese di
Bartolomeo...
Il narratore esce di scena
Bartolomeo: Mamma’ !Mamma’!!! Dove stai mamma’!!! Ho
bisogno di t!!! Ho un segreto che solo tu puoi conoscere, io
muoio dentro! E' giunta l'ora!
Carolina: We Bartolomeo, ma cosa? Quale segreto che stai
dicendo?!?
Bartolomeo: No Carolina non puoi capire: io poco fa ho
avuto un'allucinazione, ho visto Alberto, un mio carissimo
amico, con il quale io non sono stato un carissimo amico, e ho
bisogno di sfogarmi con mamma’!
Carolina: Uh Madonna!!! E non ti preoccupare, mamma’ sta
arrivando...
Entra in scena Alberto travestito da vecchia donna.
Alberto travestito: Bartolo, figlio mio, ma che ti è capitato!
fatti abbracciare!!!
Bartolomeo: No mamma’! Io sto male! Vivo da anni con un
segreto che mi distrugge: è questo segreto che mi ha
ammalato! Solo tu potrai capirmi, non giudicarmi e guarirmi!
Alberto travestito: Eh, niente di meno a Mamma’?!? Eh,
magari riuscissi ad avere questo potere!Uh Madonna mia,
dimmi a Mamma!
Bartolomeo: Mammà, io ho fatto schifo!
Alberto travestito: Gesù Santissimo, ma no! Dai abbi
pazienza, dici a mamma
Bartolomeo: Mio figlio mamma’...
Alberto travestito: Eh!
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Bartolomeo: Il mio primogenito, mammà!
Alberto travestito: Eh!
Bartolomeo:Tuo nipote, mammà!
Alberto travestito:.Eh!
Bartolomeo: Tuo primo nipote, mammà!
Alberto travestito:. E jamme bell Batolomè!
Bartolomeo: Mammà...è figlio mio e della moglie di Alberto!
Cala il sipario.
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INDICE
Presentazione
pag. 2
Matteo & Annarella
pag. 5
Il ragazzo travestito da vampiro
pag. 15
La patente
pag. 22
L’amicizia
pag. 29
35
RINGRAZIAMENTI
Dirigente Scolastico
Dott.ssa RAFFAELLA D’ISANDO
BAMBINI PARTECIPANTI:
Lara Cuccaro
Sara Leone
Andrea Maiello
Gianfranco Iannotti
Francesca Maglliocca
Emanuela D’Angelo
Nicola Esposito
Miriam Chianese
Fabiana Campanile
Lorenzo Russo
Daniele Bernardini
Emanuel Di Maio
Maria Chiara Dell’Imperio
Martina Carmiello
Claudia Capasso
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