Giornata della Letteratura 2013 72 “Lavorare con gli altri” 1 Giornata della Letteratura 2013 “Lavorare con gli altri” re Negativo, che ci ha quasi distrutti, attraverso l’alcool. E allora perché non posso riconoscere nella mia ritrovata sobrietà anche un Potere Superiore’. Di solito il Diavolo si presenta nella sua veste migliore ed è facile credergli, mentre il nostro P.S. ci presenta una strada in salita. La ricompensa però ha un valore inestimabile: una vita serena e piena di gioia per noi e per le nostre famiglie. Concludo con la frase di un’amica: -La mia vita è un progetto di Dio-, il mio compito è quello di lavorare bene perché questo progetto si realizzi nel modo migliore”. Serene 24 ore. Anna Maria O. 2 71 Giornata della Letteratura 2013 re e di cambiare il mio io elevato. Il mio cammino è costante e il mio recupero e la mia serenità arrivano giorno per giorno”. Claudio informa che il 16 marzo a S. Polo ci sarà la prima riunione aperta. Dina: “non ho fatto fatica a capire che la religione non poteva essere confusa con la spiritualità. Ho capito che spiritualità vuol dire anche rimboccarsi le maniche e cominciare a lavorare su me stessa lasciando alle spalle la mia presunzione”. Aldo: “Oggi sono commosso, il medico mi aveva dato due anni di vita e dopo il terremoto il mio Potere Superiore mi ha aiutato per la seconda volta. Il Gruppo mi è stato vicino come una famiglia. Con la sobrietà ho imparato l’altruismo,ho cominciato ad aiutare gli altri, come i bambini di Chernobyl che accolgo tutti gli anni a casa. Sono stato in Bielorussia e lì c’è un alcolismo causato da uno stato di estrema povertà”. Klaus: “ho bisogno di leggere la letteratura perchè è concreta. Prima la leggevo tutta d’un fiato, oggi la leggo con più calma e ci trovo sempre le risposte. Credevo solo in me stesso ma, grazie a questo Seminario ho iniziato a riflettere anche sulla differenza tra religione e spiritualità. E’ ancora difficile affidarmi, ma gli amici mi stanno aiutando”. Marco: “mi è piaciuto molto il Seminario di oggi, ho imparato tanto perchè ho l’opportunità di condividere la letteratura e l’esperienza con gli altri”. Claudio (Guastalla): “ho passato alcune esperienze poco piacevoli, ma alcuni amici mi sono stati accanto e non ho mai perso la fiducia verso il mio potere superiore. Ho problemi di vista così ho portato due CD dove sono registrati: il –Grande Libro- , i -12 Passi- e le -12 Tradizioni- per aiutare chi come me ha difficoltà a leggere (consegnati ad Anna Maria). Anna Maria: “Ringrazio ancora tutti e vi ricordo che io sono solo il coordinatore e non il Comitato della Letteratura. Penso stiamo facendo un bel lavoro, quando ci riuniamo ne usciamo arricchiti. Molti di noi fanno fatica ad accettare un Potere Superiore, ma ricordiamoci sempre che noi abbiamo conosciuto un Potere Superio70 “Lavorare con gli altri” Indice 1. ANONIMI 2. Abruzzo e Molise 3. Emilia Romagna 4. Friuli Venezia Giulia 5. Lazio 6. Lombardia 7. Sicilia 8. Trentino Alto Adige 9. Veneto 5 53 64 56 14 10 48 35 41 3 Giornata della Letteratura 2013 “Lavorare con gli altri” Inizialmente ho letto –Vivere sobri- che mi ha aiutato tanto, come tutta la letteratura e oggi cerco di affidarmi e continuare il mio cammino spirituale”. Adriano: “ho acquistato –Vivere Sobri- per ultimo e anche se all’inizio non comprendevo bene poi ho capito l’importanza della letteratura. Avevo la presunzione di essere meglio di Dio, anche se avevo gli amici accanto, mi mancava qualcosa che ho trovato, quando mi sono affidato. Un’amica mi ha aiutato a capire un Dio d’amore e così sono sceso dal trono. Lo sponsor mi conduce alla ragione e mi collega alla spiritualità. Ho iniziato il programma, perché dovevo, ora lo seguo perché lo amo”. Ivano: “-Vivere sobri- è stato per me come una cassetta pronto soccorso. Da responsabile della letteratura l’ho venduta, ma non vissuta, oggi provo a leggere e a capire. Accettare quello che non posso cambiare e il mio più recante successo e lo sponsor mi aiuta e mi stà accanto. Sto cercando di individuare il mio Potere Superiore che sicuramente mi farà fare quel cambiamento che porta alla serenità interiore”. Marina: “non so come sono arrivata a giungere a credere ma accompagnando un’amica in A.A. ho trovato una speranza anche per me, ho capito che qualcosa di più grande mi avrebbe riportato alla ragione. Ho cercato di resistere, ma poi mi sono arresa. Lo sponsor mi aiuta tutti i giorni e il programma fa parte di me, oggi cerco di fidarmi di Dio, degli altri e di me”. Franco: “non sono portato a leggere, ma essere onesto e condividere, mi aiuta nel programma, trovando l’umiltà di chiedere aiuto. Ho cambiato la mia dipendenza con il Gruppo e ne sono felice, tanti amici che mio hanno aiutato non ci sono più, devo condividere e portare il messaggio per trovare il mio benessere”. Lorena: “ –Vivere Sobri- l’ho letto per metà, ma sicuramente non ho timore di mettermi in discussione per crescere. Oggi sono mamma e cerco con serenità di accettare le cose che non posso cambia- 4 69 Giornata della Letteratura 2013 Rustam: “ quando ho iniziato a leggere -Vivere Sobri- mi piaceva la parte pratica, era come un -Manuale di Sopravvivenza – che ho consigliato agli amici, ma con -Giunsi a credere- ho qualche resistenza, però la letteratura facilita il percorso e chissà che quando torno a casa non lo legga con mente più aperta” Linda: “che gioia la sobrietà raggiunta per amore e non per paura, non basta mettere un tappo alla bottiglia, se non ci sono dei cambiamenti rimane la sofferenza. Sono di famiglia cattolica, ma nel periodo del mio alcolismo volevo che il mondo girasse attorno a me, oggi mi sono avvicinata alla spiritualità e quando mi affido funziona”. Fabrizio: “la salvezza stà nel credere fin dall’inizio e anche se con difficoltà, arrendermi è stato l’inizio del mio cammino spirituale. Sponsorizzazione è una parola che conta molto per me, perché uno sponsor mi aiuta a capire e a crescere, giorno per giorno mi affido. Amo l’alcolista perché io sono vivo e vorrei che chi viene in A.A. stia bene come me. Claudio (Idice): “appena entrato in A.A. ero scettico perché temevo di non farcela ma uno sponsor ed amico mi ha aiutato a capire la differenza fra spiritualità e religione. Oggi leggo ed è tutta importante la letteratura specie il -5° capitolo -, continuo ad imparare, il progresso spirituale è quello che conta e non la perfezione”. Dimitri: “ogni minuto che passa è un record e oggi vivo il mio punto più alto di sobrietà. Le riflessioni giornaliere mi aiutano a vivere bene la giornata. Ho vissuto la vita da solo per presunzione, io solo ero il migliore, anche in A.A. ho iniziato male, ma con costanza, ho continuato il mio cammino e anziché avvertire la presenza della morte ho cominciato a sentire la presenza del mio potere superiore vicino a me”. Claudio (PR): “mi rivedo nelle testimonianze: appena entrato ero scettico nei confronti di sorrisi, della visione di serenità ma mi colpì un amico che mi disse: -se ci sono riuscito io…- 68 “Lavorare con gli altri” Lavorare con gli altri T re punti fondamentali si evincono in questo capitolo: la Comunicazione, la Condivisione e la Collaborazione. "Non è facile lavorare con e per gli altri", perché presuppone una certa apertura verso l'altro, il desiderio di comunicare, di mettere a confronto e condividere il proprio vissuto a volte risulta difficile perché, non tutti sono disposti ad ascoltarti perché subentra quella sfiducia di tipo relazionale, che attanaglia l’alcolista ancora nel problema. L’esperienza che viviamo giornalmente avvalora sempre più la tesi che nulla è più efficace a garantire la nostra astinenza dal bere quanto un intenso lavoro con gli altri alcolisti. Lo spirito del Programma mi entusiasma per la semplicità con la quale esprime concetti che per me, alcolista, hanno significato la salvezza, ma che, se applicati al vivere giornaliero, educano a una costante attenzione agli altri oltre che a se stessi, nella consapevolezza che il mio benessere attuale è nel contempo stimolo e risultato del benessere di chi mi è vicino. Quando entrai in Gruppo, qualcuno mi trasmise il messaggio che, se volevo smettere di bere, lui era lì, pronto ad aiutarmi, oggi questo “Passa parola” lo posso trasmettere anch’io, con la certezza che esiste una via d’uscita dall’alcol. Da sobria, testimonio in famiglia, presso gli amici e sul lavoro, che A.A. funziona e, anche senza parlare, con il mio cambiamento, posso lanciare un messaggio positivo, L’eccezionale capacità di ogni A.A. è di identificarsi con il nuovo venuto e di portarlo al recupero; così facendo, entra in gioco la nostra V Tradizione. La V Tradizione dice in definitiva che ognuno di noi, è chiamato a portare avanti l’unico lavoro che può fare alla perfezione e cioè, che egli è un alcolista, che ha trovato una chiave per la sobrietà e con altruismo, deve trasmettere il proprio messaggio di sobrietà al nuovo venuto o, all’alcolista che ancora soffre, spiegando, che dall’isolamento e dalla solitudine si può uscire, basta condividere le proprie sofferenze, perché, sono le stesse che abbiamo vissuto 5 Giornata della Letteratura 2013 pure noi. La nostra collaborazione consiste nel ”Dare che si Riceve”. Lo stesso Bill nella Dichiarazione al XXX anniversario del Convegno Internazionale del 1965 scriveva: “Io sono responsabile quando qualcuno, ovunque, chiede aiuto, io voglio che la mano di A.A. sia sempre presente, per questo, io sono responsabile”. Il grande paradosso di A.A. è che noi sappiamo di non poter conservare la nostra sobrietà se non la condividiamo con altri amici alcolisti. Questo è il nostro 12º Passo, portare questo messaggio ad altri alcolisti. Possiamo essere di aiuto quando nessun altro lo può, siamo in grado di acquistare la loro fiducia, quando gli altri non possono. I Medici, i Sacerdoti possono essere di aiuto all’alcolista che si rivolge a loro sia spiritualmente sia farmacologicamente, ma noi, con la nostra esperienza di bevitori, possiamo trasmettergli tutti i suggerimenti necessari per aiutarlo a smettere di bere. L’alcolista è l’ultimo a riconoscersi tale, quindi bisognoso di aiuto e, se richiesto, noi siamo pronti a darglielo. Quando ad Akron Bill W. incontrò per la prima volta il Dott. Bob, quest'ultimo gli disse che avrebbe potuto concedergli solo pochi minuti e, aggiunse, che non capiva come Bill avrebbe potuto aiutarlo. La risposta di Bill fu chiara e inequivocabile: "Dott. Bob, io non sono venuto qua per aiutare lei, ma per aiutare me". Di quella sera il Dott. Bob ricorda: " Ma assai più importante fu il fatto che egli era il primo essere umano, col quale avessi mai parlato, che sapeva per esperienza personale quello che diceva quando parlava di alcolismo. In altre parole egli parlava il mio stesso linguaggio". (Il Dott. Bob e i buoni vecchi compagni, pag.68) Convincere un amico a frequentare un Gruppo, dovrebbe essere il raggiungimento del nostro operato, l’inizio di un miracolo che si protrae nel tempo fino a diventare realtà quotidiana; frequenza, ascolto, Programma sono i punti cardine in cui poggia il nostro recupero. Per potersi recuperare, la maggior parte degli alcolisti ha 6 “Lavorare con gli altri” Lo sponsor aiuta tanto anche se l’ho cambiato, lo sponsor serve ad ascoltarti e risponde alle tue domande”. Chiudiamo il seminario con la preghiera della serenità. VERBALE DEL SEMINARIO DELLA LETTERATURA DEL 17 FEBBRAIO 2013 PRESSO IL GRUPPO “LIBERAZIONE” DI MODENA La riunione viene aperta alle 9,40 dalla Coordinatrice Anna Maria dopo aver ringraziato il Gruppo che ci ospita. Si inizia leggendo l’Opuscolo preparato per il Seminario dal Gruppo che ci ospita. Anna Maria inizia con la sua testimonianza dicendo: “Come tutti anch’io mi rivedo in quello che abbiamo letto e ammetto che per me non è stato facile accettare sia la spiritualità che l’umiltà. All’inizio è stata dura, ma come ho iniziato il mio percorso ho imparato la loro importanza. Nell’umiltà c’è la vera spiritualità, che è amore e rispetto per gli altri e per me. E’ stato un ritrovarmi come persona e da lì ho cominciato a perdonarmi come donna e come madre. Ho avuto un’esperienza spirituale molto forte nel deserto e da quel momento è iniziato il mio autentico cammino spirituale”. Giovanna: “appena entrata la parola Dio , mi ha spaventata, ma le esperienze degli altri mi hanno aiutata anche con la spiritualità, piano e con fatica ho trovato la mia strada, mi sono perdonata e la mia famiglia mi è stata vicino come gli amici e la letteratura”. Francesco: “il Seminario è uno studio che mi aiuta, anche se mi sembra che il programma sia laico. All’inizio volevo cambiare tutto, ma per fortuna non mi hanno ascoltato e lo sponsor mi ha aiutato così come mi aiuta tanto anche averne più di uno. All’inizio mi sono chiesto il motivo del sorriso degli altri, poi ho avuto qualche problema di salute e questo mi ha portato ad una ricerca personale su Dio e finalmente oggi sono spiritualmente sereno”. 67 Giornata della Letteratura 2013 ricolo, ero superbo e incontrollabile. Ascoltando gli altri è arrivata la sobrietà, mi identifico nelle letture e oggi non sento dei doveri, ma il piacere del restitiure quello che ho ricevuto. Gli amici mi hanno spinto a girare altri Gruppi e questo mi ha aiutato tanto”. Nicola: “ho conosciuto l’alcool dopo la pensione, non so perché. Ho fatto quello che volevo, i figli hanno studiato, ma soffrivo di depressione e bere mi faceva sentire meglio, ma col tempo l’alcool aumentava e anche i problemi in casa. Un amico mi accompagnò al SERT, ma gli esami andavano bene. Ero scettico e anche bevuto mentre frequentavo A.A.. Ho toccato il fondo dopo una lite in casa e un ricovero, uscito dalla Clinica mi è stato detto che non potevo più bere e mi diedero l’antabuse. Da allora non ho più bevuto e ho riacquistato il mio equilibrio, è rimasta un po’ di depressione, ma il Gruppo mi aiuta Mia moglie frequenta il Gruppo Al-Anon e anche questo mi aiuta. Ora sono nonno e felice”. Cristina: “ho bevuto per 23 anni conducendo una vita molto disordinata. Ho due figli che adesso mi vedono sobria, e mi rivedo nella lettura. Sono entrata in A.A. arrabbiata, perché forzata dai familiari, non bevevo la mattina, ma dopo il lavoro, era il mio appuntamento fisso fino alla sera. Non ricordo la prima sera di gruppo, ma adesso stò bene, Ho ricevuto tanto e il passato mi aiuta a non ripetere gli stessi errori. Oggi stò bene anche se mi sono rimasti dei sensi di colpa per i miei figli”. Claudio: “anch’io mi rivedo in Bob, ho iniziato a bere da giovane fino a 5 anni fa, bevevo superalcolici e nel 2008 ho toccato il fondo dopo un incidente. La mia famiglia ha scoperto il mio alcolismo e spinto da esso sono entrato in A.A.. La progressione del mio alcolismo è stata graduale, ma poi era diventato un dovere, non dormivo e ho causato un incidente, non avevo più autostima. Quando ho smesso di bere ho cominciato a vivere, mi sono arreso e ho accettato tutto l’aiuto che mi davano, avevo sempre fatto di testa mia, ma affidandomi è iniziato il cambiamento. 66 “Lavorare con gli altri” bisogno del supporto di un Gruppo e di altri alcolisti che condividono la loro esperienza, forza, speranza. Il Gruppo è una porta aperta di condivisione, solidarietà e amicizia, dove l’amore per la vita, permette di trovare nuova linfa per costruire un futuro migliore in sobrietà. Anonimo Dedicata a te che stai soffrendo Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita. Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te. Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro. Però quando serve starò vicino a te. Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cadi. Non giudico le decisioni che prendi nella vita. Mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi. Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti, però posso offrirti lo spazio necessario per crescere. Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore. Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo. Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere. Solamente posso volerti come sei ed essere tuo Amico. 7 Giornata della Letteratura 2013 LAVORARE CON GLI ALTRI IL GRANDE LIBRO - CAPITOLO 7 “L'esperienza di tutti i giorni dimostra che nulla è più efficace a garantire la nostra astinenza dal bere quanto un intenso lavoro in favore di altri alcolisti.” C osì inizia questo capitolo del Grande Libro (Alcolisti Anonimi). In questa frase si racchiude la magia di Alcolisti Anonimi, quella catena che non si spezza; siamo noi che cerchiamo di mantenerla unita e viva. Lo possiamo constatare attraverso la trasmissione dell'amore incondizionato che abbiamo ricevuto fin dall'inizio del nostro percorso, poi dato a coloro che hanno aperto la porta del gruppo chiedendo aiuto. Quel primo approccio, gestito con solidarietà e comprensione riesce a farci ricevere la sicurezza che attraverso la buona volontà, potremo un giorno capire che un Potere Superiore ci ha fatto conoscere Alcolisti Anonimi, poi il Programma dei 12 Passi ci indicherà come trovare la serenità. Questo capitolo è uno stimolo per trovare il metodo di approccio con un alcolista che sta cercando quella luce in fondo al tunnel. Ci insegna qual'è il miglior atteggiamento per arrivare al “cuore” dell'ammalato, e fare in modo che si trovi la cura per il male dell'anima. Un vero toccasana, come discusso diverse volte in gruppo, è il ricordo della prima chiacchierata che noi stessi abbiamo fatto con l'alcolista che ci ha trasmesso il messaggio. Importante sarà poi, indurre la persona al pensiero che se vorrà, la porta sarà sempre aperta. Iniziando un cammino insieme, dovremo essere uniti in gruppo per dare i suggerimenti appropriati per sconfiggere il problema di un astinenza da superare anzitutto, facendo leva con il Programma, ma senza entrare in conflitto con problemi personali e familiari. Può succedere che l'alcolista darà colpe a tutto e a tutti per il suo alcolismo, ma ben presto scoprirà qual'è il vero motivo del suo male. Allo sponsor il compito di cercare le parole adeguate per sugge- 8 “Lavorare con gli altri” fortuna che mi era capitata. Lo sponsor mi aiuta dall’ossessione e a mantenere la strada giusta che prima non seguivo, anche se un mio familiare alcolista sobrio da 25 anni, mi parlava di A. A. Poi quando mi sono deciso ad entrare, mi sono subito sentito nel posto giusto ed ora trovo le risposte nella letteratura”. Paolo: “sono entrato in A. A. con vergogna, ma poi ho sentito il calore, la familiarità e mi sono sentito a casa, lo sponsor mi diede il numero di telefono e uscito di lì mi sono sentito sicuro di potercela fare. Non riuscivo a entrare nel programma all’inizio, ma ora un giorno alla volta stò per , compiere 1 anno di sobrietà e sono soddisfatto di me e del mio cammino. Lo sponsor mi stà vicino in ogni momento e quando ho bisogno chiamo. Ora affronto la vita diversamente”. Lino: “ho letto il dott. Bob in Gruppo, ma per me è un po’ pesante, mi fa ricordare quando bevevo e tutto quello che ho perso e non sapevo cosa fosse una vita normale. Quando sono entrato in Gruppo pensavo che ci fossero dei medici e invece ho trovato degli amici. Sono passati 5 anni. Nel condividere mi sono reso conto di essere come loro, ho tolto l’alcool e il fumo e ho ripreso in mano la mia vita”. Tania: “sono 1 anno, 5 mesi e 2 giorni che sono in A. A.. All’inizio è stata un tira e molla con tutte le mie prove, sono stata in terapia, ma poi bevevo, pensando di risolvere e miei problemi. A.A. mi ha fatto bene e mi sono ripresa anche se ho ancora bisogno di specialisti. Sono entrata con curiosità e ho trovato consapevolezza e sono felice del mio percorso che sò durerà tutta la vita. A. A. mi ha insegnato tanto, come la costanza di fare servizio per il mio Gruppo”. Fabrizio: “quando sono entrato ho smesso di bere, mi sono identificato nel Gruppo e ho preso quello che potevo. La storia di Bob è la mia, non stavo bene e volevo sempre di più, dovevo avere dei soldi in tasca per bere il giorno dopo, nascondevo l’alcool ovunque e ho avuto un brutto incidente da incosciente, scherzavo con il pe65 Giornata della Letteratura 2013 .SEMINARIO DELLA GIORNATA DELLA LETTERATURA 4 MAGGIO 2013 “Lavorare con gli altri” L’ INCUBO DEL DR. BOB Anna Maria apre la riunione e ringrazia i presenti per la partecipazione. Prosegue legggendo: “L’incubo del dott. Bob“ (Alcolisti Anonimi pag. 167) e commenta: “l’avevo letto tempo fa e mi trasmette sempre una forte emozione, mi ricorda quando sono entrata in A.A. Oggi mi sento fortunata e grata a Bill e Bob e al messaggio che ci hanno trasmesso, anche se non tutti rimangono e questo dispiace. Fin dai primi tempi ero e sono determinata a migliorare. Fin dall’inizio ho trovato uno sponsor e ci siamo scambiati il numero di telefono, e una sua telefonata mi ha aiutato ad affrontare il mio primo pomeriggio senz’alcool. Lo sponsor è una figura importante, al quale ci si affida e ci aiuta a capire il programma che è molto bello, ma impegnativo. E’ importante condividere, mettersi a disposizione degli altri, fare servizio e “affidarsi”. Adriano: “mi rivedo nella storia del dott. Bob. Qui ho trovato persone che parlano la mia lingua, mi capiscono e non criticano. All’inizio il programma lo trovavo pesante, ma poi col tempo è diventato un piacere, specie nei momenti difficili, trasmettere il messaggio è sempre una bella esperienza, soprattutto se viene colto. Lo sponsor mi dice che non devo inseguire le persone (è una cosa che io a volte faccio), ma all’inizio io lo facevo con il nuovo venuto, perché se ci ricadeva e non smetteva ci stavo male. Ho finalmente capito che io non mi invento niente, perché è tutto scritto nella letteratura”. Dimitri: “mi rivedo nella testimonianza di Anna Maria e nelle fobie del dott. Bob, si dice che gli alcolisti hanno la fortuna di trovare delle donne meravigliose ed io sono riuscito a perdere questa 64 “Lavorare con gli altri” rire al nuovo arrivato come addossarsi il Programma per poi trovare le risposte alle tante domande che lo affliggono. Il nostro enunciato dice “A.A. non è affiliata ad alcuna setta, confessione, idea politica, organizzazione o istituzione; non intende impegnarsi in alcuna controversia, né sostenere od opporsi ad alcuna causa.” Può sembrare facile, ma in realtà non lo è. Pensiamo alle tante razze e religioni misti che troviamo oggi giorno nel nostro paese. La difficoltà da sempre incontrata è proprio la capacità di distinguere la spiritualità dalla religione. Indicare la possibilità di vivere una vita spiritualmente attiva significa accettare un Potere Superiore, e capire che è colui che ci riporta alla ragione, magari attraverso il gruppo! Prendiamo in considerazione l'anonimato, altro punto fondamentale da discutere e approfondire in gruppo. Quanto ci è stato indispensabile l'anonimato per parlare di noi stessi con degli sconosciuti, ma altrettanto così simili a noi nelle esperienze di vita? Non ci fosse stata la regola dell'anonimato chi avrebbe avuto il coraggio di rivelare le sofferenze vissute e mai superate? In questo capitolo troviamo i suggerimenti messi a nostra disposizione per il primo incontro con un alcolista che ci cerca e ha bisogno di trovarci in simbiosi con lui. Rispettando l'anonimato, e la certezza che solo un Potere Superiore potrà fare per ciascuno di noi più di quanto non avremo potuto fare per noi stessi. La nostra presenza e tolleranza, il nostro ascolto, i suggerimenti e gli insegnamenti del Programma faranno il resto. Dare l'amore, quello tutto particolare che troviamo nei gruppi sarà il primo ostacolo da superare, sia per l'alcolista, ma anche per il gruppo. Quell'amore gratuitamente ci è stato dato, e gratuitamente lo daremo a chiunque ne avrà bisogno. “Dopo tutto, i nostri problemi ce li siamo creati noi. Le bottiglie non erano che un simbolo. D'altronde noi abbiamo finito di combattere persone e cose. Non possiamo fare altrimenti!” Con queste parole, non siamo sconfitti, siamo consapevoli che abbiamo trovato la soluzione che cercavamo da tanto, troppo tempo; e finalmente avendola trovata faremo in modo che anche altre per9 Giornata della Letteratura 2013 Area Lombardia - Giornata della Letteratura 23 marzo 2013 - Milano Via Stratico A ccogliendo la proposta del Comitato per la Letteratura dei Servizi Generali di indire “La giornata della Letteratura” a livello nazionale, l’Area Lombardia ha organizzato un Seminario sul tema proposto dai Servizi Generali relativo al settimo capitolo del Grande libro ed intitolato “Lavorare con gli altri”. L’incontro, cui hanno partecipato circa 40 persone, ha registrato ben 25 interventi e si è svolto presso i locali di via Stratico, a Milano, sabato 23 marzo 2013 con inizio alle 14,30 e fine intorno alle 17. L’argomento in questione, oltre ad aver dato la possibilità a molti di esprimere il proprio parere e la propria testimonianza in merito, ci ha permesso ancora una volta di riparlare del Grande Libro, della sua bellezza e dell’importanza che esso ha per il nostro recupero e per far conoscere all’esterno il nostro metodo. Qui di seguito viene dato un breve resoconto dei punti più significativi emersi durante il piacevole incontro. Il pomeriggio inizia con una breve introduzione del responsabile del Comitato per la Letteratura dell’Area, il quale spiega a brevi linee il motivo e la necessità di questo incontro. Vengono poi letti alcuni brani ritenuti significativi tratti dal settimo capitolo e quindi data la parola per gli interventi. Molte sono state le testimonianze e le opinioni personali sull’approccio all’amico ancora nel problema. Viene evidenziato, come anche scritto chiaramente sul Grande Libro, che in alcuni casi non bisogna troppo insistere con chi non si sente ancora pronto per venire in Gruppo o non dimostra nessuna curiosità nei confronti di A.A. A volte può essere utile un approccio non diretto, ma coadiuvato da una terza persona non A.A. Nella maggior parte dei casi è anche controproducente aiutare materialmente chi è ancora nel problema con denaro, alloggio, ecc. Non dimentichiamoci che questi gesti di altruismo possono essere dettati dal nostro egocentrismo, mentre il nostro scopo è quello di trasmettere amore. Ci 10 “Lavorare con gli altri” i l p ro p ri o e go i s m o e d on a r e q u el l o che h ai ri c e vu t o spontaneamente e gioiosamente, giorno dopo giorno con l’entusiasmo di chi ha ritrovato la vita, ma soprattutto la gioia di vivere. Quindi, per noi del Gruppo Alcolisti Anonimi di Tarcento, il “risveglio spirituale”, è, detto in parole povere e comprensive: “LA PRESA DI COSCIENZA DI ME STESSO”, di chi sono, qual è, ora che ho ricevuto una nuova vita e un nuovo modo di vivere, il mio modo di agire verso coloro che ancora non ci conoscono. Ecco allora che mi viene spontaneo mettermi a disposizione di colui o coloro che ci chiedono aiuto, di coloro che vogliono conoscerci, capire chi siamo, come riusciamo a stare lontani dall’alcol, e qual è il metodo con cui riusciamo a vivere serenamente e intensamente le nostre 24 ore. Memori del testamento di Bill: “…io voglio che la mano di AA sia presente ovunque viene chiesto aiuto”, diventa per noi naturale cercare tutti i modi e le strategie per portare il Messaggio di A.A. dove e quando ci viene richiesto. Diventa naturale e spontaneo cercare di restituire quello che ho gratuitamente ricevuto, assicurare chi ancora soffre, che c’è una via per uscire dal tunnel dell’alcolismo, per raggiungere la pace, e la serenità che ti dona la sobrietà, conquistata giorno dopo giorno. Il Dodicesimo Passo è inoltre la prova del nove del nostro recupero. Smettere di bere, mettere il tappo alla bottiglia, non è recupero, ma è solo aver smesso di assumere alcol, mentre io devo dimostrare con i fatti di essere veramente cambiato interiormente ed esteriormente, con me e con il mio prossimo, in tutti i campi della mia vita. Non sono le parole che certificano il mio recupero, ma i fatti, il lavoro con gli altri, lo spirito di dedizione, la costruzione di un nuovo A.A. con il vivere il nostro Programma dei Dodici Passi, Dodici Tradizioni e Dodici Concetti. Non parole, ma fatti. Ecco il mio risveglio spirituale, la mia presa di coscienza, che mi fa vivere le mie 24 ore in modo intenso, sereno, meno egoistico e più consono a quanto mi chiede il mio Potere Superiore, attraverso i Dodici Passi e la nostra salvifica 63 Giornata della Letteratura 2013 “Lavorare con gli altri” ALCOLISTI ANONIMI – GRUPPO “TARCENTO” VIA SOTTOCOLLE VERZAN, 82 33017 – TARCENTO – UD AVENDO OTTENUTO UN RISVEGLIO SPIRITUALE. (VII° Capitolo del Grande Libro) R ingraziamo il Comitato Letteratura del Veneto che quest’anno ha voluto inserire la “GIORNATA DELLA LETTERATURA” nel contesto del Seminario del Cavallino, dandoci così l’opportunità di ascoltare e vivere l’esperienza di Gruppi provenienti da varie Aree di A.A. Italia. Il tema, inoltre, è molto affascinante perché si tratta di un argomento che, quando viene proposto in Gruppo, crea grosse difficoltà per la comprensione del giusto significato. Parlando di “risveglio spirituale” la nostra mente va subito, ormai meccanicamente e automaticamente, a confonderlo con il “risveglio religioso”, che non ha niente a che fare con questo contesto. Probabilmente quando si legge il Preambolo, la nostra mente è ancora estranea alla riunione che sta per iniziare, e, quindi, non ci rendiamo conto che ci viene detto chiaramente che: religione, politica, sport, ecc, ecc, devono rimanere fuori dalla porta da cui siamo entrati. Il nostro cibo quotidiano, alimento essenziale per la crescita della nostra vita spirituale, è senz’altro contenuto nelle pagine della nostra Letteratura, nelle quali troviamo in ogni momento una risposta e uno stimolo. Quando varchiamo la soglia del Gruppo, dice Bill, viene consegnato ad ognuno di noi un dono, il dono della speranza, ma se questo dono lo conservo esclusivamente per me, senza darlo all’amico che soffre, è un dono sprecato e inutile. Ecco quindi la necessità, per assicurare e rinforzare la mia sobrietà, la necessità naturale di lavorare con gli altri. Dimenticare 62 vuole un sano egoismo altrimenti corriamo il rischio di perdere il nostro benessere se insistiamo nello scopo di voler far smettere di bere gli altri per forza. Su questo argomento viene puntualizzato che forse l’aiuto materiale all’amico nel problema, così come descritto nel settimo capitolo, è difficilmente attuabile ai tempi nostri e a volte sconsigliabile, ma dobbiamo comunque metterci nei panni di chi soffre ancora e trovare il modo migliore per poterlo aiutare rispettando i nostri principi. Viene anche messo in risalto il fatto che è fondamentale un buon dialogo con l’amico e che bisogna capire sino a che punto ci si può spingere quando parliamo del suo problema. Ci si interroga sempre perchè arrivano nei Gruppi così pochi amici e perchè se ne fermano ancora meno, ma una volta entrato in un Gruppo al nuovo amico non dovremmo mai far mancare il nostro amore, e l’accoglienza è fatta di questo. La sua permanenza al Gruppo dipende anche dal grado di attrazione che noi sappiamo esercitare su di lui. Essa è fatta di tante componenti tra cui senso di comprensione e di libertà, eguaglianza, solidarietà e serenità, gesti di amore che faranno scattare in lui la voglia di restare e sentirsi parte integrante del Gruppo. Dovremmo parlare a questi nostri amici non tanto dei disastri che abbiamo combinato durante la nostra fase di alcolismo, ma soprattutto di come ci siamo recuperati e di quanto apprezziamo la vita adesso. E’ nostra responsabilità trasmettere loro l’importanza del Programma e il cambiamento che esso produce su di noi. Ricordiamoci inoltre che l’accoglienza al nuovo venuto, che a volte richiede fatica ed impegno, per noi è una gesto importantissimo, necessario per consolidare il nostro recupero. Forse con i nuovi a volte non abbiamo la fermezza che dovremmo avere, e tendiamo a lascar perdere se, per esempio, non fanno il Programma. Viene toccato anche il punto che riguarda le nostre relazioni verso l’esterno, ribadendo ancora una volta l’importanza delle riunioni aperte e la necessità che se ne facciano ancora di più, perchè solo così chi non ci conosce può veramente capire come funziona un Gruppo di Alcolisti Anonimi. 11 Giornata della Letteratura 2013 È noto che una efficace informazione pubblica è necessaria e, anche se abbiamo un linguaggio con termini che a volte capiamo solo noi, andrebbe ulteriormente rafforzata. Abbiamo a tale proposito come prezioso aiuto il Grande Libro, scritto con molta chiarezza. I tempi odierni inoltre vedono sempre di più l’utilizzo di moderni mezzi di comunicazione, come Internet, per esempio, che facilitano il primo approccio alla nostra Associazione, come lo si sente spesso dire dai nuovi venuti. Inoltre, forse a volte ci dimentichiamo che, se mettiamo in pratica il Programma tutti i giorni, facciamo anche una attrazione indiretta, non rivolta cioè all’amico nel problema, ma verso tutti quelli con cui siamo in contatto quotidianamente e che magari sanno che frequentiamo A.A. e hanno potuto notare il nostro recupero. Lavorare con gli altri, come dice il capitolo, non significa solamente aiutare l’amico nel problema o farsi conoscere all’esterno, ma anche lavorare tra di noi alcolisti, magari quando facciamo Servizio, evitando i personalismi e sgonfiando il nostro ego, perchè nel nostro campo nessuno è professionista; significa inoltre lavorare con tutti gli altri amici, non solo con i nuovi arrivati. I presenti hanno dato una particolare attenzione alla testimonianza di un amico che frequenta un Gruppo della zona di Mantova colpito dal terremoto dello scorso anno. La sede del Gruppo è stata distrutta dal sisma ma gli amici, proprio perchè la trasmissione del messaggio non si deve fermare mai, si sono prontamente attivati e adesso, a distanza di pochi mesi dal disastro, è già attiva una nuova sede. Concludendo, per ciò che riguarda la nostra Letteratura, viene rimarcato che va bene così come è ora, senza ulteriori modifiche, perchè è una sicura fonte in cui continuiamo a rispecchiarci e a trovare le conferme che cerchiamo. E’ auspicabile, come da tempo stiamo dicendo, che i Gruppi dedichino più spazio alla lettura delle nostre pubblicazioni ufficiali e ad una maggior condivisione, visto che siamo in tema, del Grande Libro. Facciamo capire ai nuovi che è essenziale frequentare costantemente i Gruppi e a leggere la Letteratura. 12 “Lavorare con gli altri” l’alcolista che vuole primeggiare, a poco, a poco, da solo capisce che non è nel Programma di A.A. e si mette in riga. Dare un aiuto anche nel servizio a chi lo chiede ed anche a chi non lo chiede, specie gli anziani di Gruppo che alle volte si possono trovare in difficoltà. Si dice che frequentando le Riunioni si diventa un po’ psicologi e si capisce al volo quando un alcolista non sta bene, non è sereno, allora è il momento che si dovrebbe agire di conseguenza. Anche sponsorizzando la letteratura può essere un mezzo per aiutare gli alcolisti che iniziano il cammino in A.A. Poi ci sono gli altri con cui collaborare portando il nostro Messaggio: i professionisti (dottori, psicologi, insegnanti, preti, ecc.), le istituzioni. Rispettando sempre le tradizioni che ci suggeriscono : collaborazione non affiliazione. Serene 24 ore. Certamente noi alcolisti anonimi siamo tutti uguali nella malattia del’alcolismo ma differenti come ceto sociale, cultura, personalità. Ma se un alcolista ha raggiunto, con il 1° e 4° Passo, la coscienza e la spiritualità e riconosce che l’alcol ci ha messi tutti sullo stesso piano, tutto il resto dovrebbe scompare. E quasi sempre scompare e l’armonia e l’unità diventa un fatto reale. 61 Giornata della Letteratura 2013 • • A volte nella vita di ogni giorno portiamo il messaggio con il nostro comportamento ed equilibrio al di là di tante parole. La nostra gioia di vivere deve contagiare le persone che incrociamo sul nostro cammino poi dipende dal loro desiderio reale di intraprendere questa strada. “Lavorare con gli altri” Noi tutti Alcolisti Anonimi dal canto nostro dobbiamo continuare a fare ciò che ci chiede il settimo capitolo di questo prezioso libro, impegnandoci a fare azione, prima su di noi e poi verso gli altri, cosa fondamentale per il recupero. Anche i Gruppi, a loro volta, dovrebbero fare altrettanto, altrimenti cessano di esistere. Buona Letteratura a tutti!! Speriamo di avere tante persone con cui condividere queste cose ciao a presto. RELAZIONE DEL GRUPPO UDINE 1 “LAVORARE CON GLI ALTRI” l 7° capitolo del nostro “Grande Libro” , Alcolisti Anonimi, tratta: “Lavorare con gli altri”. Nello specifico con gli alcolisti attivi: come approcciarli, come stare attenti nel parlare, nel valutare le varie personalità, nell’intervenire materialmente ma specie spiritualmente. Nel Gruppo di mia appartenenza quando una persona chiede aiuto telefonicamente o faccia a faccia e poi, quando frequenta per la prima volta una riunione, abbiamo sempre cercato di metterlo a suo agio, con testimonianze, con parole di incoraggiamento, con “se ce l’ho fatta io ce la puoi fare anche tu……!!!!!!” ecc. ecc . Anche dopo la Riunione, all’esterno si cerca di dare un sostegno morale , cercando possibilmente donna con donna e uomo con uomo, affinchè non si creino problemi di 13° Passo. Ma se l’alcolista recuperato è onesto non dovrebbe mai fare cose che potrebbero far del male a un suo simile. Poi, a mio modo di vedere, il “Lavorare con gli altri” comprende anche il lavorare o collaborare tra Servitori di Gruppo, di Zona, di Area e tra alcolisti semplici. Le varie personalità alle volte vogliono sopraffare gli altri Servitori e questo in Alcolisti Anonimi è : non rispettare le Tradizioni. Ciò può succedere anche nel Gruppo, ma spesso o quasi sempre I 60 13 Giornata della Letteratura 2013 “Lavorare con gli altri” Giornata della Letteratura RECUPERARE SE STESSO LAVORANDO CON GLI ALTRI Sottotemi 12° Passo - 5A Tradizione - 7A Tradizione - 9° Concetto 17 marzo 2013 Sede del Gruppo S. Galla Circonvallazione Ostiense, 195 RIFERIMENTI DALLA LETTERATURA Enunciato di Alcolisti Anonimi lcolisti Anonimi è un’associazione di uomini e donne che mettono in comune la loro esperienza, forza e speranza al fine di risolvere il loro problema comune e di aiutare altri a recuperarsi dall’alcolismo. L’unico requisito per divenirne membri è desiderare smettere di bere. Non vi sono quote o tasse per essere membri di AA; noi siamo autonomi mediante i nostri propri contributi. AA non è affiliata ad alcuna setta, confessione, idea politica, organizzazione o istituzione; non intende impegnarsi in alcuna controversia, né sostenere od opporsi ad alcuna causa. Il nostro scopo primario è rimanere sobri e aiutare altri alcolisti a raggiungere la sobrietà. A Gruppo serenità: Tolmezzo Principali punti usciti dalla riunione dedicata al settimo capitolo del grande libro (Lavorare con gli altri) • • • • • • 12° Passo Dodici Passi Dodici Tradizioni, pag. 155 "Avendo ottenuto un risveglio spirituale come risultato di questi Passi, abbiamo cercato di portare questo messaggio agli alcolisti e di mettere in pratica questi princìpi in tutte le nostre attività". Dodici Passi Dodici Tradizioni, pag. 155 La gioia di vivere è il tema del Dodicesimo Passo di AA e azione è la sua parola chiave. Qui ci volgiamo all'esterno, verso i nostri compagni alcolisti che ancora soffrono. Qui facciamo l'esperienza di quel modo di dare che non chiede alcuna ricompensa. Qui co- 14 • • • Il gruppo in massa dice: non possiamo stare zitti dobbiamo dare la possibilità anche ad altri malati come noi, di trovare quello che noi abbiamo scoperto in a.a. (ci stiamo salvando la vita) Crediamo anche che se il primo approccio con il nuovo venuto, non vada a buon fine comunque in lui qualcosa rimane ,dopo ogni bevuta si ricorderà di noi, non dobbiamo deluderci per gli insuccessi ma concentrarci su altre opportunità. Fondamentale suggerire che deve farlo prima di tutto per se stesso non fare promesse a nessuno, poi magari non si riescono a mantenere e sconfortati dall’ ennesimo fallimento si torna miseramente al bicchiere. In A.A. in generale e nel gruppo stesso si deve respirare serenità, il problema è serio ma la soluzione esiste basta che lo vogliamo, a volte è bene anche sdramatizzare e farci una risata. Non facciamo crociate contro l’alcol nella società lo troviamo in ogni occasione, non dobbiamo scappare da lui ma dobbiamo lasciarlo ad altri che non hanno il nostro problema. Quando ci apprestiamo ad incontrare un nuovo amico, cercheremo di individuare le persone più indicate in base al sesso, età, interessi comuni ecc. anche se forse è meglio non essere troppo in confidenza con la persona da avvicinare in modo da evitare di imbarazzarlo. Sicuramente meglio essere sempre in due. Una volta che un amico entra in gruppo, va accolto ma non assillato fargli sapere che può individuare un persona con cui si sente più a suo agio (sponsor iniziale) ed accompagnarlo a superare le sue prime difficoltà. Non va illuso ma reso consapevole che niente avviene per caso la strada ha le sue dure prove. Bisogna rimboccarsi le maniche. Se vogliamo che lui creda nel gruppo ,dobbiamo per primi noi mostrare la nostra gratitudine per a.a. 59 Giornata della Letteratura 2013 strumenti (letteratura, programma, servizio) mi ha portato ad un graduale risveglio spirituale, conseguito con un assiduo lavoro su me stessa fatto con grande onestà, sincerità ed anche umiltà, sempre con l’aiuto degli altri amici e del gruppo insieme sto imparando a conoscermi e modificare i miei comportamenti. Cerco di attuare, al meglio delle mie possibilità, quel cambiamento di stile di vita che possa essere più equilibrato nelle mie emozioni, tollerante e generoso nel donare senza chiedere nulla in cambio, anche perché sono convinta che posso vivere una vita gioiosa e serena senza l’alcol, e poter trasmettere queste sensazioni all’amico sofferente mi riempie di grande gioia perché in lui rivedo com’ero io prima di smettere di bere e che posso fare qualcosa per aiutarlo. Come altri hanno fatto con me pure io cerco di essere discreta ed attenta nel passare le informazioni corrette riguardo la malattia dell’alcolismo, nel rispetto della sofferenza e, senza forzature, nei tempi di comprensione ed accettazione del problema da parte dell’amico sofferente. In modo amorevole cerco di fargli comprendere la gravità della malattia senza avere la pretesa di voler insegnare nulla ma cercando semplicemente di parlare di me stessa, di come ho fatto io a smettere di bere, di quanto siano stati difficili per me i miei primi giorni senza l’alcol e di come piano piano ho imparato ad ascoltare gli amici del gruppo affidando la mia vita a loro, tutto questo forse può aiutarlo a fargli capire che non è più solo con il suo problema. Paola per il gruppo “Monfalcone” 58 “Lavorare con gli altri” minciamo a mettere in pratica tutti i Dodici Passi del Programma nella vita quotidiana per riuscire a trovare la sobrietà emotiva, noi e quelli intorno a noi. Quando riusciamo a comprendere il Dodicesimo Passo in tutte le sue implicazioni, ci parla veramente di quel genere d'amore che non ha prezzo. 5ª Tradizione Dodici Passi Dodici Tradizioni, pag. 217 "Ogni Gruppo non ha che uno scopo primario: portare il messaggio all'alcolista che soffre ancora". Dodici Passi Dodici Tradizioni, pag. 218 La capacità veramente unica di ogni AA di identificarsi con il nuovo venuto e di portarlo a recuperarsi non dipende in nessun modo dalla sua cultura, dalla sua eloquenza né da qualche altra particolare abilità personale. La sola cosa che conta è che egli è un alcolista che ha trovato una chiave per la sobrietà. Tale retaggio di sofferenza e di recupero si trasmette facilmente tra gli alcolisti, dall'uno all'altro. Questo è il dono che Dio ci ha fatto, e farlo avere ad altri come noi è l'unico scopo che oggi anima gli AA di tutto il mondo. Dodici Passi Dodici Tradizioni, pagg. 221-222 "Ebbene - risposi - credo che tu non sia altro che un irlandese presuntuoso che si crede capace di far andare tutto a modo suo". Questo lo scosse sul serio. Quando si calmò, cominciò a prestarmi ascolto, mentre cercavo di dimostrargli che l'umiltà era la chiave principale per la sobrietà. Alla fine si rese conto che non stavo cercando di modificare le sue convinzioni religiose, che volevo anzi fargli trovare nella propria fede la grazia che l'avrebbe aiutato nel suo recupero. Da quel momento cominciammo a intenderci bene. [...] Anni dopo questo duro irlandese amava ripetere: "Il mio sponsor mi vendette una sola idea: la sobrietà. In quel momento non sarei stato in grado di comprare altro". Il linguaggio del cuore, pagg. 104-105 Per quelli come noi, malati di alcolismo, il recupero è questione di 15 Giornata della Letteratura 2013 “Lavorare con gli altri” vita o di morte. Perciò la associazione degli Alcolisti Anonimi non può, né deve osare, lasciarsi mai distogliere dal suo scopo primario. [...] E che ci venga concesso di pensare, con convinzione sempre più profonda, che non saremo mai al nostro meglio se non quando ci atterremo soltanto allo scopo spirituale primario di AA: quello di portare il suo messaggio all'alcolista che soffre ancora. 7ª Tradizione Dodici Passi Dodici Tradizioni, pag. 231 "Ogni Gruppo AA dovrebbe mantenersi completamente da solo, rifiutando contributi esterni". Dodici Passi Dodici Tradizioni, pag. 239 Quando furono resi noti questi fatti, suscitarono una profonda reazione. AA rappresentava un fenomeno insolito e confortante per gente abituata a richieste senza fine di fondi da parte di enti benefici. Gli editoriali favorevoli sulla stampa qui e all'estero suscitarono un'ondata di fiducia nella integrità di Alcolisti Anonimi. Sottolineavano che gli irresponsabili erano diventati responsabili e che, rendendo parte integrante della sua tradizione l'indipendenza finanziaria, Alcolisti Anonimi aveva ridato vita a un ideale che la sua epoca aveva quasi dimenticato. Il Linguaggio del cuore, pag. 108 Riflettendo su queste cose, perché ognuno di noi non dice tra sé e sé: "Sì, noi AA un tempo siamo stati un peso per tutti. Eravamo 'persone che prendono'. Ora che siamo sobri e per la grazia di Dio siamo diventati cittadini responsabili del mondo, perché non dovremmo fare dietro front e diventare delle persone grate che donano'! Sì, è giunto il momento che lo facciamo!". 9° Concetto Dodici Concetti per il Servizio, pag. 55 "Buoni leader di servizio, insieme e validi e appositi criteri per la loro scelta, sono a tutti i livelli indispensabili per il nostro futuro 16 per quello che sono e come sono e nel trasmettere il Messaggio è importante raccontare il proprio vissuto da alcolista e le proprie esperienze di vita, perché un alcolista è allergico ai comandi ed alle prediche, è intollerante ad ascoltare anche se per salvare la propria vita; del resto questo è uno dei sintomi di questa malattia è possiamo compromettere il recupero dell’alcolista se siamo troppo insistenti, fa parte quindi del buon senso, trasmettere il Messaggio con Amore. La decisione, ultima, spetta comunque all’alcolista, se vivere o morire. LAVORARE CON GLI ALTRI T anti anni fa, esattamente nel 1935, in una cittadina di nome Akron, negli USA, due ubriaconi, Bill e Bob, si misero a raccontarsi il loro bere; andarono avanti per ore e quando giunse il momento di accomiatarsi si accorsero che, quasi per miracolo, in quel tempo trascorso assieme ambedue erano rimasti lontano dal loro primo bicchiere. Fu un’esperienza esaltante dalla quale nacque e in seguito si diffuse in tutto il mondo Alcolisti Anonimi. Da allora molti alcolisti rimasero sobri seguendo il programma di recupero di A.A. e trasmettendo il messaggio all’amico che soffre ancora. L’approccio con un alcolista attivo non è semplice, si può raccontare come noi eravamo quando bevevamo, del nostro malessere dell’animo che ci provocava sofferenza, del messaggio di speranza e di amore che abbiamo ricevuto dall’amico recuperato e che ora si cerca di ritrasmettere, perché è possibile imparare a convivere con la nostra malattia e stare bene senza bere un giorno alla volta. Non bastano solo le parole per aiutare l’amico che soffre, per lavorare con gli altri è importante che io possa modificare il mio atteggiamento di relazionarmi, il modo con il quale mi propongo e trasmetto il messaggio: per fare ciò A.A. , attraverso i suoi 57 Giornata della Letteratura 2013 LAVORARE CON GLI ALTRI olo un risveglio Spirituale mi ha permesso di guardare anche alle altre persone. Aiutarle nei limiti delle mie possibilità mettendo da parte il mio Ego e ascoltando gli altri, e questo mi fa vivere bene. Con il recupero e mettendo in pratica il programma sono giunta a non provare più vergogna per il mio passato di alcolismo. Sono pronta a dare il mio contributo per aiutare chi ne ha bisogno e chiede sinceramente aiuto. Franca per il gruppo “Il Ceppo” Manzano S Gruppo “Luce e Amore “ Gorizia LAVORARE CON GLI ALTRI G eneralmente ad un alcolista piace lavorare da solo, così si è espresso un membro del gruppo “Luce e Amore” che da poco ha compiuto un anno di “Sobrietà”, perché così non ha bisogno di dimostrare le sue capacità agli altri per sentirsi dire che è bravo, il suo operato non viene criticato, giudicato anche se sbaglia, in sostanza è libero di fare ciò che più gli aggrada, mentre nel lavorare con gli altri bisogna assumersi delle responsabilità. La coscienza del gruppo è consapevole che è necessario rispettarsi, capirsi ed apprezzare le differenze sia nei rapporti personali che in quelli lavorativi ed avere dei comportamenti tolleranti, pazienti, gentili, comprensivi per non creare conflitti che sono inutili e distruttivi ma creare un’atmosfera di armonia, comprensione e amore. Questo atteggiamento costa fatica ad un alcolista perché smettere di bere in sostanza è abbastanza facile ma questo non basta, bisogna migliorare il carattere, il comportamento tramite la conoscenza di se stessi. Riguardo il 12° Passo: tramite un risveglio spirituale ci rendiamo conto di poter aiutare gli altri che non significa salvarli ma amarli 56 “Lavorare con gli altri” funzionamento e per la nostra sicurezza. La principale leadership del servizio, una volta esercitata dai fondatori di AA, deve necessariamente passare ai fiduciari del Consiglio dei Servizi Generali di Alcolisti Anonimi". Dodici Concetti per il Servizio, pag. 63-64 Questo articolo fu dapprima pensato con riferimento alla leadership del servizio; può essere tuttavia possibile che qualcuno dei suggerimenti in esso contenuti possa essere utile a chiunque svolga una qualche attività nella nostra associazione. Qualche suggerimento può essere adottato in particolar modo per il Dodicesimo Passo, nel quale quasi tutti noi siamo impegnati. Ogni sponsor è necessariamente un leader. E la posta è alta. Una vita umana e la felicità di un'intera famiglia sono in gioco. Il modo in cui lo sponsor agisce e parla; il modo in cui valuta le reazioni dei suoi interlocutori; il modo in cui risponde alle critiche; il modo in cui attira l'interesse del suo interlocutore su una personale esperienza spirituale, sono qualità di leadership che possono essere determinanti per una decisione, spesso la decisione tra la vita e la morte. SPUNTI DI MEDITAZIONE 12° Passo on accontentarsi, non adagiarsi, non procrastinare; migliorare costantemente il rapporto con gli altri; approfondire le lacune caratteriali sulla base delle relazioni sociali. Agire sempre, condividere con gli altri il nostro percorso di recupero è fondamentale per conservare la serenità. Se non ci relazioniamo in modo sobrio con gli altri il nostro percorso s’interrompe. Non fossilizzarci ma portare fuori ciò che apprendiamo nell’Associazione. Il mio nuovo stile di vita lo devo mettere alla prova tutti i giorni, dare senza chiedere. Soltanto così il risveglio spirituale non resta soltanto una bella teoria. Azione è la parola magica; ma per agire ho bisogno degli altri, se no il regresso è certo. N 17 Giornata della Letteratura 2013 “Lavorare con gli altri” 5ª Tradizione Cooperare non competere. Portare il messaggio a un alcolista che è ancora nel problema non è cosi complicato, basta essere noi stessi: “Ciabattino parla solo del tuo mestiere”. E' sufficiente dire “Sono un alcolista come te, ecco la mia storia”. La positività è automatica per gli altri, ma anche per me e per la mia sobrietà. 7ª Tradizione Pensare non più individualmente ma al collettivo; autonomo ma responsabile; prima di agire, riflettere alle conseguenze che potrei procurare agli altri con le mie azioni, con le mie parole. Non pensare soltanto al tornaconto personale ma al bene comune. 9° Concetto Disciplina per sé, amore per gli altri; dare l’esempio; ascoltare; prudenza; altruismo; decidere sempre per il benessere altrui. Per essere parte attiva e costruttiva della società, è necessario riconoscere i propri limiti, avere fiducia negli altri, saper ascoltare, ammettere i propri errori, agire con maturità, guidando con l’esempio, tutti requisiti che hanno un nome: Umiltà. Trasferire ad altri la propria sobrietà eggendo la 5ª e 7ª Tradizione e il 12° Passo, da una attenta riflessione si può affermare con chiarezza che per mantenere e conservare la nostra sobrietà bisogna inevitabilmente trasferirla agli amici che non sanno dell’esistenza di una via di uscita. Quanto precede, anche nella considerazione che oltre a trasmettere il messaggio si evita di mettere a rischio la propria sobrietà. E’ proprio il lavoro svolto con il prossimo che ci consente di crescere e di fortificarci. C'è da considerare, inoltre, quanto oggi sia altresì importante, lavorando con gli altri, portare il messaggio attraverso il servizio di pubblica informazione che viene svolto negli istituti scolastici: informare gli studenti, portavoce ai propri familiari, parenti e amici, dell’esistenza di AA e non solo, qualora si to la porta al dialogo e all’ascolto. Capimmo allora di poter uscire finalmente da quell’isolamento che ci aveva accompagnato per il periodo più buio della nostra vita. Nella nostra vita di alcolisti attivi abbiamo sempre creduto, inoltre, che tutto dipendesse da noi, ma a un certo punto una porta si apre e un amico ci accoglie raccontandoci la propria esperienza; spetterà, poi, a ognuno di noi decidere liberamente se continuare quel percorso: la vita è nostra. Il lavoro da XII Passo non sarà mai un insuccesso, anche se il nuovo venuto continuerà a bere e deciderà di non aderire al Programma di A.A. La nostra stabilità consiste nel tentativo di “DARE, NON DAL RICEVERE”. Ognuno di noi può, anzi, dovrebbe, trasmettere il messaggio affinché il cammino di recupero prosegua e non svanisca nel nulla. È lo stesso Bill che ci ricorda che: “noi non stiamo vivendo per essere sobri, noi stiamo vivendo per imparare, per servire, per amare.” Siamo degli strumenti al servizio di coloro che sono come noi, che hanno le nostre stesse difficoltà e paure. Il nostro unico scopo è essere d’aiuto, perché aiutando qualcuno, l’alcolista aiuta se stesso e comincia a vedere altri che hanno bisogno di lui, come lui ha bisogno del Gruppo. Montesilvano li 18.05.2013 L 18 55 Giornata della Letteratura 2013 Le esperienze acquisite ci suggeriscono di uscire da noi stessi per andare verso gli altri, di lasciarci alle spalle l’egocentrismo arrogante e presuntuoso del periodo di alcolismo attivo e se “ al tempo in cui bevevate vi ritiravate a poco a poco dalla vita; adesso state ritornando alla vita di relazione con il mondo”. Attraverso la condivisione, penetrando in quella coltre di diffidenza dove si nasconde chi non vuole ammettere l’evidenza “acquistando la loro fiducia quando gli altri non possono”, si possono raggiungere risultati impensabili aiutando a ritrovare vite date per irrimediabilmente perdute. Che portare il Messaggio a qualcuno che ne abbia bisogno faccia bene agli alcolisti è qualcosa che è ormai acquisito, anche grazie agli esempi che Bill ci riporta (la sobrietà di Bob, il grosso irlandese, ecc.). Quando, tuttavia, ci si trova dinanzi ad un alcolista attivo la tentazione di fare i professori, di spiegare le “regole” della sobrietà, di emettere giudizi è veramente forte e talvolta prevale. Eppure sappiamo bene, per esperienza, che un alcolista ha molte persone intorno che gli spiegano come e perché debba smettere e non dà loro ascolto. Quello che invece funziona è qualcuno che parla di sé, di ciò che ha vissuto e sofferto, che racconta quanto la sobrietà lo abbia ripagato e come sia riuscito a smettere. Ecco perché è così importante dare testimonianza di sé, stabilire un contatto di parità pieno di amore ed empatia; ciò vuol dire condividere quello che il mio compagno di Gruppo sta dicendo e condividere significa appropriarsi di tutto quello che ci unisce. L’empatia non appartiene solo al singolo, perché è l’empatia di Gruppo che fa sentire il singolo parte integrante della nostra Associazione nel suo insieme. Il nostro periodo alcolico era caratterizzato dalla solitudine, perché ci siamo isolati dalle relazioni sociali e familiari. Ci siamo ritrovati soli pur avendo una famiglia e isolati dalla stessa perché non affidabili. E non ci rendevamo conto che c’eravamo emarginati volontariamente, sebbene fossimo circondati da persone che ci amavano. La maggior parte di noi ha riscontrato che arrivando in A.A. non era più sola e cominciando il percorso che ci avrebbe portato alla sobrietà, quella sensazione di solitudine pian piano iniziò a scomparire. Quel senso di appartenenza al Gruppo ci ha aper54 “Lavorare con gli altri” dovessero trovare nelle condizioni di ricorrere a un sano recupero. Fiducia negli altri e in se stesso n leader ha fiducia negli altri e in se stesso. Accetta i propri limiti e con pazienza e comprensione anche quelli degli altri. Non è un dittatore, ma con umiltà agisce intituitivamente per il benessere del Gruppo. Gli sono utili gli altri per crescere, così come agli altri serve un leader che li segua nella loro crescita spirituale. Un leader ascolta tutti perché sa che tutti gli possono dare qualcosa e tutti seguono il leader che dà loro il buon esempio. Lavorare su se stessi passa anche attraverso il servizio; inteso come senso di fiducia che ci viene dal Gruppo, e stare a contatto con tutti in modo che l’energia di ogni singolo esca fuori e si possano ottenere risultati buoni, e non solo da parte del singolo. Anche quando c’è un nuovo venuto il Gruppo cerca di mettersi al servizio del singolo cercando al meglio delle proprie possibilità di trasmettere il messaggio all’alcolista che soffre. Cosi facendo ogni singolo cerca di fare del suo meglio ed è forse questo il miglior modo per lavorare su se stessi, attraverso la 5A Tradizione. Il modo che a me personalmente aiuta per lavorare su me stesso è cercare di agire con la massima onestà in primo luogo - con me e poi con gli altri - e capire che i miei limiti non sono diversi da quelli degli altri. La sana accettazione della vita e delle azioni e delle persone fa sì che io viva bene con me stesso. Onestà è la base spirituale del nostro progamma; sentirsi una persona normale nella società. Il modo unico, secondo me, del 12° Passo è questo: trasmettere serenità agli altri amici che soffrono, questo a me fino a oggi mi ha salvato la vita. Un amico dice che, dopo il lungo inverno di consolidamento del primo passo, che è fondamentale, si è reso conto che la cosa più giusta da fare era abbandonare il proprio egoismo, che gli sbarrava la strada per lavorare con gli altri, e riuscire a capire che anche altri amici di recupero hanno le nostre stesse paure, nel gruppo e tutti insieme. Con le nostre sofferenze riusciamo a trasmettere un messaggio di speranza. U 19 Giornata della Letteratura 2013 5ª TRADIZIONE E' DANDO CHE SI RICEVE utti i Gruppi AA nel mondo hanno avuto in eredità una responsabilità: "Io sono responsabile: quando qualcuno, ovunque, chiede aiuto, voglio che la mano di AA sia sempre presente, e per questo io sono responsabile". Onorare tale responsabilità non ha solo una dimensione di gratitudine e d’impegno concreto verso chi ancora soffre, ma è lo scopo primario di ogni singolo alcolista e dell’Associazione nel suo insieme: trasmettere il messaggio. La Quinta Tradizione ci propone di portare avanti l'unico lavoro che possiamo fare, indipendentemente dalla nostra cultura (ciabattino...); ci invita a non dimenticare il nostro passato e a trasmettere agli altri con il cuore in mano le nostre gioie e le nostre emozioni, con l’egoistico ritorno di tutelare la nostra sobrietà. Il principio eterno è: "E'dando che si riceve". Uno sforzo d’insieme in tutte le strutture di AA con una adeguata attività organizzativa (pubblica informazione, seminari, ecc.) fa sì che la nostra esperienza si tramandi e possa essere un domani d'aiuto a un altro essere umano che ha bisogno di solidarietà o conforto. Lo scambio di informazioni continuo, la condivisione, le esperienze quotidiane ci apportano nuovi spunti in questa lotta nobile contro il degrado, sia personale che della nostra società. E’ attraverso l'impegno responsabile, del singolo come del gruppo, condiviso in azioni, proposte, idee, iniziative e continui confronti sotto l'egida dei princìpi immutabili di AA ci permettono di continuare ad essere e sentirci vivi, senza mai avere il timore di agire e di sbagliare, come tutti d'altronde. Solo chi non fa non sbaglia mai, ma nemmeno vive. Il grande balzo che ci chiede di fare il Secondo Legato (Unità) è quello di trasferire i princìpi del recupero dall'IO al NOI. Questo è subito chiaro già dalla Prima Tradizione (Il nostro comune benessere dovrebbe venire in primo luogo; il recupero personale dipende dall'unità di AA) e dalla Seconda (Per il fine del nostro Gruppo non esiste che una sola autorità ultima: un Dio d'amore, comun- “Lavorare con gli altri” LA GIORNATA DELLA LETTERATURA T 20 “TUTTE LE AUTONOMIE CONVERGONO SULL’UNICO SCOPO PRIMARIO DI A.A.: LAVORARE CON GLI ALTRI” (cfr. cap. VII di Alcolisti Anonimi). B ill nel VII capitolo del Grande Libro dice chiaramente: “l’esperienza di tutti i giorni dimostra che nulla è più efficace a garantire la nostra astinenza dal bere quanto un intenso lavoro con altri alcolisti. Ciò funziona anche là dove altre attività non riescono. Questo è il nostro DODICESIMO SUGGERIMENTO: portare questo messaggio ad altri alcolisti!”. La prima parte del XII Passo del Programma di Alcolisti Anonimi, infatti, suggerisce che per consolidare la propria sobrietà, è necessario trasmettere ad altri alcolisti un messaggio di speranza raccontando la propria esperienza. Quando Bill portò il suo messaggio di speranza al dott. Bob, egli aveva bene a mente due cose: il bisogno di condividere la propria esperienza con un altro (Helper Therapy) e la necessità di un recupero, un’esperienza spirituale. Portare il messaggio significa parlare con un alcolista attivo e raccontargli la propria esperienza; vuol dire essere testimoni che si può smettere di bere con l’aiuto di altri che hanno lo stesso problema, cercando di evidenziare il miglioramento della propria esistenza, dovuto non solo all’astinenza, ma ad un nuovo stile di vita, attraverso l’applicazione, quotidiana e graduale, del Programma di A.A. La trasmissione del messaggio come fine ultimo, il “ dato di fatto che per la vostra esperienza di bevitori potete essere utili ad altri alcolisti come nessun altro”, l’immedesimarsi con l’amico che chiede aiuto percependo le sue paure, dubbi e disagi come sensazioni che ognuno di noi ha vissuto nei primi tempi del recupero, il condividere con l’altro la comune malattia senza superiorità, ma con profonda umiltà, rappresentano il significato spirituale che ci spinge continuamente a lavorare con gli altri, senza perdere fiducia se non si trova immediata rispondenza. 53 Giornata della Letteratura 2013 mi vergognavo di come eri prima e non dell’uomo che sei oggi”. Uscire così dal mio anonimato aiuta la mia crescita spirituale, la mia autostima e la fiducia in me stesso. Trasmettere il messaggio ai ragazzi dell’Ucciardone, che vivono una situazione di disagio, disperazione e sofferenza e parlare loro del mio nuovo stile di vita, per me è un segnale del mio cambiamento. Una volta non avrei mai parlato di fede, onestà, amore, perché per me significava essere debole. Oggi invece per me significa avere trovato il vero coraggio. Concludo dicendo che, aldilà di quanto durerà la mia attività nel carcere e dai risultati che se ne otterranno, custodirò per sempre, in un angolo del mio cuore, questa esperienza e tutti i ragazzi detenuti che sto incontrando. Serene 24h =============================================== Breve conclusione: Il 7° capitolo del Grande Libro, ci offre gli strumenti per trasmettere il messaggio, tracciando i diversi profili che si possono incontrare tra gli alcolisti a cui trasmettere il messaggio. Grazie di cuore ai primi cento alcolisti che ci hanno tramandato la loro esperienza, scrivendo con tanta dovizia di particolari, delicatezza e Amore, i capitoli di questo Grande Libro, grande non soltanto per dimensione ma soprattutto per la ricchezza dei suoi contenuti, frutti di vita vissuta e sofferta, che “sbocciano” in tantissime altre vite, grazie a loro, oggi, “degne” di essere vissute. Serene 24h a tutti! 52 “Lavorare con gli altri” que Egli possa manifestarsi nella coscienza del nostro Gruppo). Il singolo alcolista non è più solo, ma appartiene a un insieme che lo sostiene nel recupero individuale. La Quinta Tradizione spiega come: " Ogni Gruppo non ha che un solo scopo primario: portare il messaggio all'alcolista che soffre ancora". A questo punto il singolo, invitato a considerarsi come parte del tutto, riceve la missione: portare il messaggio. Del resto, Alcolisti Anonimi è cominciata così. Quando ad Akron Bill W. incontrò per la prima volta il Dott. Bob, quest'ultimo gli disse che avrebbe potuto concedergli solo pochi minuti e aggiunse che non capiva come Bill avrebbe potuto aiutarlo. La risposta di Bill fu chiara e inequivocabile: "Dott. Bob, io non sono venuto qui per aiutare lei, ma per aiutare me". (cfr. film "My name is Bill W.") Di quella sera il Dott. Bob ricorda: " Ma assai più importante fu il fatto che egli era il primo essere umano, col quale avessi mai parlato, che sapeva per esperienza personale quello che diceva quando parlava di alcolismo. In altre parole egli parlava il mio stesso linguaggio". (Il Dott. Bob e i buoni vecchi compagni, pag. 68) Le ultime due citazioni suggeriscono due considerazioni: la prima è che il recupero individuale passa necessariamente attraverso il trasferimento del proprio recupero a un altro alcolista; la seconda è che nessuno può parlare a un alcolista meglio di un altro alcolista. Sono due considerazioni, queste, che danno l'idea concreta del significato della Quinta Tradizione: l'alcolista, divenuto parte di una coscienza collettiva e non più isolato come quando era preda della sostanza, si fa carico del proprio recupero e, per consolidarlo, lo trasferisce a un altro alcolista che soffre ancora. Ma la Quinta Tradizione non ci suggerisce solo questo. "Ciabattino, parla sol del tuo mestiere!", scrive Bill W. nel commento alla Tradizione. Il senso è che la missione, in quanto tale, non può essere che una sola; come per il Gruppo, così per il singolo. Va quindi esclusa ogni altra iniziativa che non tenga conto della "unicità dello scopo" per cui esiste il Gruppo: il recupero. Un Gruppo che si adopera per risolvere problemi familiari, o di lavo21 Giornata della Letteratura 2013 ro, o di alloggio di un proprio membro fa sì un'opera meritoria, ma non ottempera alla missione per la quale esiste. Un esempio di situazione in cui la Coscienza di Gruppo si salda nella concentrazione degli sforzi di tutti i membri per perseguire l'unico scopo è dato dall'arrivo di un nuovo amico. Molti Gruppi usano leggere e commentare il Primo Passo. Con le loro testimonianze, gli amici che sono già nel cammino di sobrietà cercano di trasferire al nuovo venuto l'esperienza di un alcolista come lui, la forza del Gruppo e la speranza del recupero. Lo scopo è quello di far sì che l'amico non si senta più solo nella sua disperata lotta contro l'alcol e nutra il proprio animo di quella speranza che gli consenta, in primo luogo di arrendersi a ciò che si è dimostrato essere più forte di lui, e poi di affidarsi alla forza del Gruppo, traendo a sua volta forza per dare vigore al proprio recupero. L'aspetto più caratteristico ed evidente del "recuperare se stesso lavorando con gli altri" è dato dal portare il messaggio all'esterno. Molti Gruppi sono impegnati in attività di Pubblica Informazione in ospedali e cliniche, là dove la sofferenza è evidente. Anche le scuole mostrano un vivo interesse per il metodo di AA. In questo caso, oltre alla chiara azione di prevenzione nei confronti dei ragazzi, il messaggio può essere veicolato da parte loro nei confronti del padre o del fratello o di un parente che potrebbe essere ancora nel problema. In questi casi va sempre ricordata la missione della 5A Tradizione e l'unicità dello scopo: è bene quindi attenersi in modo esclusivo al messaggio di AA ed evitare di entrare in campi (medicina, psicologia, religione...) che sono al di fuori delle competenze dell'alcolista. Il messaggio di AA è già completo in sé e in grado di toccare le coscienze, senza la necessità di ricorrere a supporti esterni. Tenendo sempre presente la Dichiarazione di Responsabilità (" Io sono responsabile. Quando qualcuno, ovunque, chiede aiuto, voglio che la mano di AA sia sempre presente, e per questo io sono responsabile"), uno dei modi di lavorare con gli altri per recuperarci è il contribuire con il nostro denaro ai bisogni del Gruppo, dell’Area, dell’Associazione. 22 “Lavorare con gli altri” Sento di vivere quanto dice San Francesco nella sua preghiera : “fa di me uno strumento della tua pace, dov’è disperazione ch’io porti la speranza”. E’ proprio in luoghi difficili come un carcere che sento quanto sia importante portare, proprio lì, il messaggio di AA, lì dove non si è nelle condizioni di poterlo cercare. Come dice Bill : io sarò presente ovunque venga richiesta la mano di Alcolisti Anonimi. Aiutare loro sta facendo un gran bene soprattutto a me stesso, è un aiuto reciproco che ottengo mettendo il mio cuore vicino a loro. Questa esperienza mi aiuta a raggiungere una maggiore consapevolezza di quanto sia importante, per il mio recupero, mettersi al servizio degli altri, con il cuore colmo di gratitudine per il dono che ho ricevuto. Da questi nuovi amici detenuti, sto imparando ad essere più umile. Non bisogna pensare che questi detenuti non meritino un aiuto. Molto spesso si tratta di persone che, come me, hanno sofferto il “mal di vivere”, tra me e loro non c’è alcuna differenza, io rispetto a loro sono semplicemente stato più fortunato, perché avendone fatto di cotte e di crude durante il mio alcolismo attivo, avrei potuto trovarmi nella loro medesima situazione. Parlare con loro della mia esperienza e constatare di riuscire a comunicare con i loro cuori, riuscendo a farli aprire e parlare del loro problema (ciò che non era avvenuto con il personale qualificato), sentirli ringraziarci alla fine di ogni incontro perché sentono che siamo loro vicini e che condividiamo le loro pene e le loro gioie, la loro sofferenza e la loro speranza, riempie il mio cuore di una gioia immensa che non riesco a descrivere con le parole. Questa esperienza mi fa capire come sia importante che io esca da me stesso, dalle mie paure, dal mio anonimato, contribuendo ad aiutare altre persone. Spesso mi vergognavo di ammettere pubblicamente di essere un alcolista, soprattutto al di fuori di AA. Nel corso di informazioni pubbliche, davanti a centinaia di persone (tra le quali alcuni miei clienti), ho affrontato questa mia paura, incoraggiato anche da mia moglie che mi disse “per me lo puoi dire di essere un alcolista. Io 51 Giornata della Letteratura 2013 ostinazione e amarezza se ancora non è pronto .E vero i guai non ci sono stati procurati dall'alcol ,ma dalla nostra malattia mentale, oggi abbiamo la fortuna di appartenere a questa grande ASSOCIAZIONE , sempre grati a Dio e chi è stato strumento per poter farci conoscere la strada della salvezza,e capire quanto sono importanti gli altri e che non è vero che la società è cattiva e che non ci accetta, il problema siamo noi . Al mondo tante persone ci vogliono bene e ci vogliono aiutare basta che noi apriamo il nostro cuore e alziamo lo sguardo al cielo aprendo le braccia a Dio e ACCETTARE la nostra impotenza prendendo visione a poco a poco che noi e gli altri siamo una sola persona. Area Sicilia SEMINARIO SULLA LETTERATURA AREA SICILIA IN DATA 29 GIUGNO RELAZIONE PERSONALE DI UN AMICO SUL VII CAPITOLO Il nostro amico S. ha scritto una sua relazione sul tema trattato. E’ profonda, sincera e piena di Amore, sì, con la A maiuscola ! Qui è riportata come da lui scritta con il cuore: M i chiamo Salvo e sono un alcolista. Vorrei parlare dell’esperienza che, assieme ad un carissimo amico del gruppo, sto vivendo con alcolisti detenuti al carcere “Ucciardone” di Palermo. Quando il mio amico mi ha proposto di partecipare a questa attività, la mia risposta è stata immediata: sì! Risposta che mi è venuta dal cuore, senza pensarci su. Oggi, dopo appena 2 incontri con gli alcolisti detenuti, posso dire che sto facendo una tra le più belle esperienze da quando frequento AA. 50 “Lavorare con gli altri” Uno dei misteri, degli enigmi di AA è questo: come, e quando gli alcolisti possano diventare avari dopo che hanno raggiunto la sobrietà in AA! E’ incredibile che noi che abbiamo sperperato i nostri averi in alcol, cliniche, medicine, medici e ospedali, che abbiamo gettato al vento capitali in follie di ogni genere, noi ora sobri grazie ad AA siamo così avari! E’ ingratitudine? Mancanza di consapevolezza che la nostra Associazione non riceve finanziamenti esterni? E’ indifferenza? Non si sa né si riesce a capirlo. Il fatto è che tutte le strutture di AA (Gruppi, Area, Servizi Generali) sono afflitti da questo enigmatico problema. Non ci sono contributi per divenire membri di Alcolisti Anonimi. AA è gratis, la sobrietà non si compra, noi non abbiamo niente da vendere! Certo è vero. Per divenire membri di AA non occorrono contributi, d’accordo, ma esiste una serie di strutture dai Gruppi all’Area ai Servizi Generali con i suoi Comitati che tutti hanno una funzione. Bill dice: "Portare il più efficacemente ed efficientemente possibile il nostro messaggio all’alcolista che soffre ancora è l’attività essenziale, vitale di AA, senza la quale Alcolisti Anonimi - con noi dentro - cesserebbe di esistere. Tutti i servizi di AA hanno lo scopo di incrementare e rendere migliore, rapido, spedito e presente nel maggior numero di località possibile il nostro 12° Passo, e di conservare e mantenere l’Unità indispensabile alla sopravvivenza dell’Associazione. Queste funzioni sono dunque essenziali alla nostra espansione e alla vitale, unica finalità di Alcolisti Anonimi, e il loro costo è una obbligazione collettiva che ci siamo assunti. Rispettarla significa riconoscere che AA dovrebbe a tutti i livelli funzionare al suo meglio e significa - nel rispetto della nostra Tradizione di autosufficienza - che ciascuno di noi, nei suoi limiti dovrebbe pagare i costi". E’ possibile che tanti alcolisti dimentichino questa obbligazione, questa responsabilità? Certo, c’è chi non può contribuire, ma siamo tanti coloro che attraverso AA hanno ritrovato prima la salute 23 Giornata della Letteratura 2013 e poi quel lavoro che avevamo perso o che stavamo perdendo, e il talento perduto e la capacità di ricostruirsi economicamente. Possibile che non pensiamo a restituire un pò di quello che abbiamo avuto, a mettere in comune con AA un pochino del benessere ritrovato? Noi conserviamo solo quello che doniamo e quello di AA è un Programma fatto di dare. 7ª TRADIZIONE: UN ATTO DI RESPONSABILITA' "Per fortuna le spese pro capite in AA sono basse. Ma se non vi facessimo fronte, ci sottrarremmo a una responsabilità che è benefica per noi tutti " (Lettera 1960 - Come la vede Bill, pag. 84). "Io sono responsabile. Quando qualcuno, ovunque, chiede aiuto, io voglio che la mano di AA sia sempre presente. E per questo: io sono responsabile". (Dichiarazione di Responsabilità, 30° anniversario di AA, Convention Internazionale, Toronto 1965 - Come la vede Bill, pag. 332). n questo piccolo gesto della 7A Tradizione, come posso recuperami lavorando con gli altri? E’ un primo gesto di responsabilità, cioè tener conto del benessere degli altri. Ad ogni livello dell'Associazione, sia dall'alto dei Gruppi che ai Servizi Generali, per poter svolgere il nostro unico scopo, cioè quello di portare il messaggio ad ogni alcolista che lo desideri, si deve mettere in moto una macchina: affitto (autonomia), letteratura (mente aperta), incontri, seminari, raduno, la Conferenza (la rappresentanza della coscienza di AA); e per far si che tutto questo si realizzi, noi tutti, per quello che possiamo, siamo il motore che porta la mano di AA ovunque ce ne sia bisogno. In un primo momento potrebbe sembrare che ci sia poco di spirituale in tutto questo, ma dietro quel piccolo gesto c'è un atto di responsabilità verso tutti quegli amici che ancora navigano nelle sofferenze dell’alcol. E' una apertura di rispetto verso il mondo che ci circonda, ricorda che la forza per recuperarsi è racchiusa nell’unità della nostra grande famiglia. I 24 “Lavorare con gli altri” forzare la mano perchò noi spesso siamo molto lenti e cerchiamo sempre di riuscire da soli e fin quando non si tocca il "FONDO" non saremo mai pronti ad accettare l'aiuto che ci viene dato gratuitamente e fargli capire che noi restiamo "SOBRI" aiutando chi vuole essere aiutato. Quanto e quando i Medici possono aiutare l'alcolista? Sicuramente dopo una attenta disintossicazione fisica e far sì che l'alcolista abbia un minimo di lucidità mentale e voler lui stesso accettare un colloquio con noi proposto naturalmente dal medico stesso. In questo primo impatto non possiamo mostrarci critici,saputelli o giudici, e neanche troppo curiosi,ricordandoci che l'amico è diffidente , sospettoso e permaloso; per questo è importante che ci apriamo a lui per farlo sentire più vicino possibile a noi e che non è l'unico sfortunato sulla terra, fargli capire quanto per noi sia stato difficile e faticoso raggiungere e mantenere la sobrietà, che noi abbiamo dovuto fare delle rinunce, che la resa all'alcol ci ha condotto alla vittoria, spiegare amorevolmente che nessuno gli impone niente ma che sarà tutto a suo vantaggio se ascolta i nostri suggerimenti;gli parleremo di tutte le umiliazioni che l'alcol ci ha causato, quanto eravamo sconcertati al punto tale da non avere il coraggio di guardarci allo specchio, gli faremo capire che tutto quello che dobbiamo fare lo dovremmo fare per noi e non per chi ci sta vicino, e che col tempo anche loro ne trarranno beneficio, fargli capire che la spiritualità non è intesa come religiosità e che non ci interessa quale sia il suo credo, tanto noi sappiamo che poi i PASSI lo avvicineranno alla fede come "FIDUCIA", che potrà eliminare i difetti di carattere, che potrà chiedere scusa, che potrà fare l'inventario del passato e contingente, che potrà meditare e che anche lui potrà avere un "RISVEGLIO SPIRITUALE" e trasmettere il messaggio ad altri che soffrono come lui ha sofferto .Ecco perche il 7° Capitolo ci suggerisce di non avere troppa fretta e di essere cauti per non rischiare di perdere una VITA tanto abbiamo tante altre occasioni per parlare con l'amico sopratutto se frequenta il Gruppo si ricorderà di noi perche il suo bere sarà sempre più disastroso. Ogni volta in cui c'èl'occasione di aiutare un amico è amore, comprensione e saggezza a determinare attrazione, evitando 49 Giornata della Letteratura 2013 Area Sicilia - Giornata della Letteratura Riflessioni sul Settimo Capitolo di Alcolisti Anonimi I l 7° capitolo del Grande Libro ci da dei suggerimenti come lavorare con gli altri. Perche solo un alcolista riesce a capire e trasmettere il messaggio di A.A .ad un'altro alcolista anonimo? Perche alcolista anonimo? Sicuramente perche dovremmo fare attenzione e ricordare che alcolista anonimo si può essere dopo l'interiorizzazione e la messa in pratica dei 12 PASSI, ed il 7° capitolo del Grande Libro ci suggerisce che, quando arriva un nuovo venuto, occorre sapere il più possibile del soggetto, attraverso amici o parenti, per evitare un impatto poco consono alla persona e alla sua personalità, così non andremo ad intaccare la sua permalosità, diffidenza,paura, rabbia, risentimento ed il suo egocentrismo, cercare di inculcare la fiducia ancor prima della fede L'importante è che egli sia disposto a credere in un Potere a lui superiore e che viva secondo princìpi spirituali. Suggerire come si può e non si deve toccare il primo bicchiere vedi "Vivere Sobri", che non abbiamo la bacchetta magica o che la nostra non è la soluzione ma una delle tante soluzioni. Il 7° capitolo ci ricorda che noi ci occupiamo dell'alcolista e non di Alcolismo, per questo dobbiamo lavorare con gli altri : ( Medici,Psichiatri ecc...), i Media, il Clero e quanto altro ci possa aiutare a fare arrivare attraverso noi il messaggio di A.A. senza volerci sostituire a loro. Un rapporto di comunicazione con i familiari è importante per dare dei suggerimenti come agire e come rapportarsi con il proprio alcolista; la prima cosa essenziale è indirizzarli in AL-ANON, per poter anche loro capire che si tratta di un disturbo comportale cronico, che all'alcolista non bisogna mai parlare di noi ,sopratutto mettere in evidenza la nostra bravura nel mantenere la sobrietà, poichè questo potrebbe suscitare invidia e gelosia, non 48 “Lavorare con gli altri” Questa Tradizione ci porta anche a rivedere il concetto inculcato in molti alcolisti che il "dio denaro" serva solo per il proprio benessere, quando poi invece si scopre che è solo uno strumento che, usato responsabilmente, può aggregare per aiutare chi ne ha bisogno; e questo ovviamente in tutti i campi della vita. Quel singolo gesto è un momento di grande unità anche per il 12° Passo. In quei minuti in cui il cappello gira la domanda dovrebbe sorgere spontanea: "Quanto vale la mia sobrietà in questo atto?". 9° CONCETTO: DARE L'ESEMPIO I l lavorare con gli altri richiede una buona leadership. Volendone abbozzare una definizione, potremmo dire: la capacità di ogni Gruppo AA, Zona, Area ecc. nel combinare l’abilità di tutti i suoi membri a raggiungere il nostro unico scopo (trasmettere il messaggio), per salvaguardare la nostra sobrietà. Nella nostra Associazione le caratteristiche suggerite per un buon leader non necessitano di particolari corsi di formazioni ma di un sano equilibrio. Qualcuno dice che un leader deve avere attitudine al comando, ma evidentemente non ha riflettuto bene sulla Seconda Tradizione. Più che attitudine al comando, a un leader in AA occorre esperienza, senso di responsabilità, disciplina, buone maniere e l'umiltà di richiamarsi sempre ai princìpi spirituali. Spesso succede di non accettare apertamente le indicazioni di qualcuno per i suoi modi sgarbati, eccessiva rigidità, falsa conoscenza del nostro patrimonio letterario, con il pretesto che tante cose non servono per smettere di bere (ad esempio, i Concetti). Sono leader naturali le persone che hanno spirito d'iniziativa, progetti ed entusiasmo tali da coinvolgerci, invogliarci a seguirli, e che soprattutto sanno dare l'esempio. Per essere davvero eccellenti, però, oltre ad avere le vedute, essi devono anche essere responsabili, tolleranti, stabili, non intransigenti, ma flessibili, obiettivi e praticare quello stile di vita grata e serena al quale tutti noi aspiriamo. Ogni AA possiede qualcuna di queste qualità. Mettendo in pratica il Programma di Alcolisti A25 Giornata della Letteratura 2013 nonimi, quando svolgiamo un qualunque Servizio, le affiniamo e questo, mentre ci aiuta a vivere in modo soddisfacente, giova anche all'Associazione. E così tutti ne traiamo beneficio . Scrive Bill: "Perciò, un leader al servizio di AA è una persona in grado di porre in atto princìpi, progetti e comportamenti in modo talmente impegnato ed efficiente da invogliare gli altri a sostenerlo e aiutarlo. [...] Una buona leadership dà luogo a progetti, linee di condotta e idee per il miglioramento dell'Associazione e del suo servizio. [...] Una buona leadership ricorderà anche che un buon progetto, o un'idea, può venire da chiunque, ovunque. [...] Quando viene invitata a farlo, una leadership deve esporre sempre i suoi motivi, che devono anche essere dei buoni motivi. [...] Il leader deve spesso affrontare critiche pesanti e, a volte, prolungate. Questa è una prova cruciale". (Dodici Concetti per il Servizio, pagg. 59-60) Noi Alcolisti siamo particolarmente allergici a sentirci dire dagli altri quello che dovremmo fare e, sulla base di questa nostra esperienza, stiamo bene attenti a non "predicare", a non imporre niente ai nuovi arrivati. Alcolisti Anonimi ha un suo programma, un suo stile di vita, una sua filosofia, una sua cultura, ma si guarda bene da imporla a chiunque. I Dodici Passi sono solo suggerimenti, e la prima volta che ci sono presentati nel Grande Libro, Bill non scrive "ecco i Passi che tu devi fare", ma: "Ecco i Passi per i quali siamo passati e che ci sono suggeriti come programma di recupero". (Alcolisti Anonimi, pag. 58) In tutto il Programma di Alcolisti Anonimi non c’è mai l'espressione "tu devi". Nessuna società può funzionare senza una capace leadership ad ogni livello, ed Alcolisti Anonimi non fa eccezione, anche se dalle testimonianze degli amici emerge con estrema evidenza la difficoltà con la quale ci si avvicina in un primo momento a questo concetto, infatti la tendenza è quella di dargli una connotazione negativa o comunque legata all’idea comune di autorità, comando che chiaramente ogni alcolista rifiuta. 26 “Lavorare con gli altri” I problemi della vita, i conflitti con il nostro prossimo ... noi non li accetteremo mai se non avviene questo spostamento perché sono cose che non possiamo cambiare in un modo passivo. Ci deve essere un’azione o nei confronti del problema o nei confronti di noi stessi per cambiare il nostro atteggiamento verso quella situazione critica che si è a noi manifestata. Se noi cambiamo le cose che possiamo cambiare, noi cambiamo noi stessi. E’ l’umiltà, quella virtù che sta al fondamento della nostra crescita spirituale, che è indispensabile e necessaria per noi alcolisti. Non è pensando di diventare umili, non è parlando di diventare umili che si acquisiscono gli elementi e le caratteristiche dell'umiltà, e cioè la capacità di vedere come in realtà noi siamo, ma è facendo esercizi concreti di umiltà indicati nei Passi, esercizi progressivamente più impegnativi, sempre più pesanti, fino al durissimo del Nono Passo, che noi riusciamo a comportarci con umiltà, e cioè a diventare e ad essere veri con noi stessi e con gli altri. E' attraverso l’AZIONE e la SPIRITUALITÀ che noi acquisiamo umiltà. E’ con una serie di azioni positive che si vincono in noi la paura, l’irascibilità, la depressione, l’ira, l’egoismo, l’avarizia, la gelosia, il pettegolezzo, la pigrizia, ecc. Nella nostra vita in A.A., nella nostra famiglia, nel nostro lavoro … ovunque siamo, noi raggiungeremo un pochino di relativa felicità, un po’ di serenità e una sobrietà contenta, ma contenuta, se invece di pensare di fare una cosa, la facciamo realmente. Non limitiamoci a pensare di realizzare qualcosa, facciamolo e basta. Se siamo onesti e sinceri, agiamo ora e subito, perché l'AZIONE, guidata dallo Spirito, è la parola magica. Serene 24 Ore. Ottorino. 47 Giornata della Letteratura 2013 re - siamo invitati a compiere altre due azioni al di fuori di noi stessi: cercare di portare il messaggio del benessere raggiunto e praticare in tutti i campi della nostra vita questi principi spirituali che hanno permesso il cambiamento oltre le nostre previsioni. “Praticare” è un’azione che si ripete fino a diventare connaturale con il nostro essere; “in tutti i campi della vita,” significa disegnare una mappa che comprenda la nostra famiglia, il nostro lavoro, tutti gli ambiti della nostra vita umana e della società di appartenenza. “AZIONE” è dunque la parola magica nel nostro Programma; “AZIONE E SPIRITUALITÀ” in ogni singolo Passo e in ogni parte di tutti i Dodici Passi. E, siccome la terza parte del Dodicesimo Passo è di vitale importanza per conservare - 24 ore alla volta - una sobrietà serena, vediamo assieme qualche esempio “pratico” di come conformarci a tutti quei principi per renderci conto di come la Spiritualità giochi un ruolo essenziale in tutti i nostri affari e negli stati d’animo che sperimentiamo di volta in volta. Il risentimento, il nostro nemico numero uno, già l'abbiamo incontrato a pagina 63 del Grande Libro e lo troviamo in altre descrizioni della nostra malattia interiore. Ben sappiamo che non ci si libera da questo “mal di vivere” che ci invita ad una continua battaglia interiore se non abbiamo un atteggiamento di amore nei confronti della persona per cui nutriamo risentimento: solo un'azione di Carità Spirituale ci libera da questo terribile pericolo che, come un tarlo, lavora dal di dentro e crea l'aridità e l'incapacità verso qualsiasi cambiamento. L’autocommiserazione, il pensare e ripensare, il rimuginare sul latte versato ..., parlare di questo stato d’animo che precede il primo bicchiere, esalta e potenzia questo sentimento contrario al nostro benessere: per liberarcene è opportuno che noi compiamo una qualunque azione positiva che dissolva la litania dei: ”Povero me, povero me, tutto il mondo ce l’ha con me!”. La più efficace delle quali è portare il messaggio a chi soffre perché ci costringe a uscire fuori dal nostro egocentrismo e a spostare il baricentro del nostro egoismo per mettere altri al posto nostro. 46 “Lavorare con gli altri” La lettura del Nono Concetto e poi la condivisione hanno aperto le coscienze e fatto comprendere ad ognuno degli alcolisti presenti che la leadership alla quale ci si riferisce è molto lontana, anzi assolutamente differente, dalla leadership di cui si sente parlare abitualmente o comunque al di fuori delle stanze di AA, ed è proprio la scelta di buoni leader di servizio e la struttura che ne è alla base, che garantiscono l’esistenza dell’Associazione a livello mondiale. Quando si entra in un Gruppo per la prima volta, si viene colpiti dalla condivisione, vieni ascoltato ed ascolti come probabilmente non hai mai fatto prima, ti viene trasmesso che l’unico scopo per divenirne membri è quello di smettere di bere, ed iniziano una dietro l’altra le ventiquattro ore di astinenza dalla sostanza, ma poi ti rendi conto che l’uso era solo la conseguenza del non saper vivere come gli altri, ti guardi dentro e cominci a vivere l’Associazione in tutta la sua interezza rendendoti conto che dietro alla non apparente organizzazione, c’è una struttura della quale fai parte e che va avanti ed esiste anche grazie a te. Capisci che per raggiungere la sobrietà e mantenerla non puoi esimerti dall’assumerti responsabilità, quelle dalle quali un alcolista tende a fuggire ed è fuggito per tutta la sua esistenza. I tre Legati (Unità, Servizio, Recupero) sono alla base di tutto ed il servizio, qualunque esso sia ti responsabilizza inevitabilmente, nel Nono Concetto si fa riferimento proprio alla scelta dei servitori, alla scelta dei leader, che non conducono per mandato, ma con l’esempio e non sono guidati da codici, regole o autoritarismo, ma solo ed esclusivamente dal programma e l’unico scopo è quello della trasmissione del messaggio di AA. Essere leader non significa essere un capo, imporre la propria autorità, questo spiega anche l’importanza della rotazione nei servizi, ma essere un servitore che svolge il servizio con umiltà e con amore, assumendosi la responsabilità che esso implica. Particolare importanza viene data nell’ambito del Concetto ai Rappresentanti di Gruppo che rappresentano la coscienza del gruppo nella struttura di AA, sono coloro che lo guidano con la tolleranza e l’ascolto, questo non significa che non sono fallibili né tanto meno che nel 27 Giornata della Letteratura 2013 compiere il servizio non mettono in risalto la loro personalità è necessario infatti prendere delle decisioni, delle posizione ed esporsi perché solo così si può crescere e nel farlo si dovrebbe avere l’umiltà di chiedere aiuto, che è alla base del nostro programma. La vita di AA è improntata sul sapere dare e sul sapere ricevere ed un leader deve anche mettere in campo le proprie capacità intuitive e selettive solo così si è in grado di compiere delle scelte sane per il proprio recupero e per il benessere del gruppo e dell’Associazione, ridimensionando i propri difetti e soprattutto abbassando l’egocentrismo, è nell’equilibrio, ovvero nel non delegare agli altri i propri compiti assumendosi le proprie responsabilità, ma nello stesso tempo nel non sentirsi al di sopra degli altri condividendo con il Gruppo, la chiave di un buon servizio, non dimenticando mai che si è alcolisti tra gli alcolisti e che quindi si ha il diritto di sbagliare e di essere anche sottoposti a critiche. La crescita personale ed il benessere di AA sono strettamente correlati e con il servizio si ha la possibilità reale di cambiare stile di vita attuando un cambiamento interiore. La leadership in AA dovrebbe necessariamente comprendere la differenza tra attrazione e propaganda. Un buon esempio negli incarichi di servizio genera attrazione sia nell'alcolista bisognoso di recupero sia agli occhi del mondo esterno. Semplice ma rivoluzionario, il 9° Concetto è patrimonio di ogni alcolista, ma potrebbe benissimo essere considerato patrimonio universale, attuabile in ogni settore della vita sociale. L'alcolista con incarichi di servizio di qualsiasi genere, fondamentalmente tende la mano ai nuovi arrivati, stimolando con il buon esempio e con la conoscenza del programma l'entrata nel mondo reale dell'Associazione e garantendo un giusto ed equilibrato recupero. Se guardo il 9° Concetto alla luce di questo tema mi sento di fare le seguenti riflessioni: io lavoro con gli altri non solo trasmettendo il messaggio, ma anche accogliendo il nuovo venuto e standogli vicino durante il suo primo periodo di frequenza, e altro. Inoltre, sento la mia responsabilità del 9° Concetto nell’applicarlo in Gruppo e con i giovani cercando di comprendere quali sono le 28 “Lavorare con gli altri” simbiosi con lui. Rispettando l'anonimato, e la certezza che solo un Potere Superiore potrà fare per ciascuno di noi più di quanto non avremo potuto fare per noi stessi. La nostra presenza e tolleranza, il nostro ascolto, i suggerimenti e gli insegnamenti del Programma faranno il resto. Dare l'amore, quello tutto particolare che troviamo nei gruppi sarà il primo ostacolo da superare, sia per l'alcolista, ma anche per il gruppo. Quell'amore gratuitamente ci è stato dato, e gratuitamente lo daremo a chiunque ne avrà bisogno. “Dopo tutto, i nostri problemi ce li siamo creati noi. Le bottiglie non erano che un simbolo. D'altronde noi abbiamo finito di combattere persone e cose. Non possiamo fare altrimenti!” Con queste parole, non siamo sconfitti, siamo consapevoli che abbiamo trovato la soluzione che cercavamo da tanto, troppo tempo; e finalmente avendola trovata faremo in modo che anche altre persone in sofferenza la potranno scoprire. Cavallino 2013 Relazione su: “ Lavorare con gli altri” Avendo ottenuto un risveglio spirituale ... A questo punto del Programma di A.A., giunti alla fine di un percorso di cambiamento radicale, noi ci rendiamo conto che un Potere Superiore ha “AGITO” su di noi. Come risultato delle azioni che noi abbiamo compiuto negli undici Passi precedenti, ci è stato dato un “Risveglio Spirituale” - misterioso concetto per chi ci frequenta da poco - e cioè: un atteggiamento completamente nuovo nei confronti di noi stessi, verso il nostro prossimo, nel dispiegarsi delle situazioni della nostra vita. In questa lenta evoluzione personale viviamo, finalmente, un pochino più sereni. Per rafforzare questo senso di stabilità - e per darci la gioia di vive45 Giornata della Letteratura 2013 capitolo è uno stimolo per trovare il metodo di approccio con un alcolista che sta cercando quella luce in fondo al tunnel. Ci insegna qual'è il miglior atteggiamento per arrivare al “cuore” dell'ammalato, e fare in modo che si trovi la cura per il male dell'anima. Un vero toccasana, come discusso diverse volte in gruppo, è il ricordo della prima chiacchierata che noi stessi abbiamo fatto con l'alcolista che ci ha trasmesso il messaggio. Importante sarà poi, indurre la persona al pensiero che se vorrà, la porta sarà sempre aperta. Iniziando un cammino insieme, dovremo essere uniti in gruppo per dare i suggerimenti appropriati per sconfiggere il problema di un astinenza da superare anzitutto, facendo leva con il Programma, ma senza entrare in conflitto con problemi personali e familiari. Può succedere che l'alcolista darà colpe a tutto e a tutti per il suo alcolismo, ma ben presto scoprirà qual'è il vero motivo del suo male. Allo sponsor il compito di cercare le parole adeguate per suggerire al nuovo arrivato come addossarsi il Programma per poi trovare le risposte alle tante domande che lo affliggono. Il nostro enunciato dice “A.A. non è affiliata ad alcuna setta, confessione, idea politica, organizzazione o istituzione; non intende impegnarsi in alcuna controversia, né sostenere od opporsi ad alcuna causa.” Può sembrare facile, ma in realtà non lo è. Pensiamo alle tante razze e religioni misti che troviamo oggi giorno nel nostro paese. La difficoltà da sempre incontrata è proprio la capacità di distinguere la spiritualità dalla religione. Indicare la possibilità di vivere una vita spiritualmente attiva significa accettare un Potere Superiore, e capire che è colui che ci riporta alla ragione, magari attraverso il gruppo! Prendiamo in considerazione l'anonimato, altro punto fondamentale da discutere e approfondire in gruppo. Quanto ci è stato indispensabile l'anonimato per parlare di noi stessi con degli sconosciuti, ma altrettanto così simili a noi nelle esperienze di vita? Non ci fosse stata la regola dell'anonimato chi avrebbe avuto il coraggio di rivelare le sofferenze vissute e mai superate? In questo capitolo troviamo i suggerimenti messi a nostra disposizione per il primo incontro con un alcolista che ci cerca e ha bisogno di trovarci in 44 “Lavorare con gli altri” loro qualità personali, potenzialità e personalità, invitandoli ad avvicinarsi al Servizio e rimanendo al loro fianco come supporto e guida, come è stato fatto con me e come mi suggerisce il 9° Concetto (guidare con l’esempio). Il tutto cominciando da me, ricordandomi sempre i limiti stabiliti di autorità e responsabilità del Servizio che sto svolgendo in quel momento. Questo tipo di lavoro ritengo che aiuti oggi i giovani a crescere nel Programma, il Gruppo ad avere Servitori che agiscono per il bene comune ma non comandano, e AA nel suo insieme ad avere nuove generazioni di Servitori disponibili e pronti ad assumersi responsabilità sempre più grandi, con la giusta autorità: quella per il nostro comune benessere. Ritengo infine che aiuti oggi me stesso a cercare di mettere in pratica il nostro Programma, attraverso l’umiltà, la tolleranza, la comprensione e il dare senza aspettarmi nulla in cambio. E' per questo motivo che io ricevo sempre più di quanto cerchi di donare. 9° CONCETTO: CONQUISTARE LA VETTA S pesso nella mia vita rappresentarmi mentalmente gli ostacoli, i problemi, e più in generale delle situazioni con metafore o similitudini, mi ha facilitato l'approccio e la loro comprensione. Durante questi miei primi mesi di frequenza in AA mi aiuta immaginare il mio recupero dall'alcolismo come il raggiungimento di una vetta. E' statisticamente provato che le scalate "in cordata" hanno una percentuale di successo decisamente maggiore rispetto a quelle "in solitaria". Possiamo certamente dire altrettanto sull'alta percentuale di fallimenti nei tentativi di recuperarsi senza chiedere l'aiuto di nessuno. Nel raggiungere la vetta si lavora tutti insieme in base alle proprie qualità e capacità. Il più esperto apre la strada, il meno esperto si posiziona in mezzo agli altri per poter vedere il percorso e contemporaneamente essere sostenuto e consigliato da chi lo segue dietro con un ruolo differente ma non meno importante: salvargli 29 Giornata della Letteratura 2013 la vita. Aprire la strada agli altri nel percorso, nel nostro caso il recupero, non può non presupporre delle qualità di leadership: conoscenza delle difficoltà ma soprattutto il grande talento di saper trasmettere con l'esempio come superarle. Seguire da vicino un amico nell'affrontare il programma per poter poi un giorno essere un altro servitore di AA. Far scattare quella molla che mi rende consapevole di quanto il dare aiuta gli altri nella stessa misura in cui aiuto me stesso. Un compito tanto delicato quanto arduo: conquistare la vetta. Importanti sono anche i requisiti per il giovane alcolista: la volontà innanzitutto, l'intuizione di prendere dai propri errori l'insegnamenti per poter crescere. Recuperarsi significa quindi necessariamente lavorare con gli altri in armonia. L'equilibrio tra l'autorità (leadership) e un altruistico buon senso. Il guidare senza comandare, assumendosi le proprie responsabilità, è il punto in cui s'inserisce il Nono Concetto. Alcolisti Anonimi ha bisogno di buoni leader per il servizio e diventa molto importante il momento in cui scelgo chi mi rappresenterà e da chi dovrò essere servito per recuperarmi in modo sano e sereno, un giorno alla volta. 12° PASSO: PORTARE IL MESSAGGIO R ita Levi-Montalcini, premio Nobel per la Medicina, in uno dei suoi tanti pensieri ha scritto: "Quando muore il corpo, sopravvive quello che hai fatto, il messaggio che hai dato ". Il nostro Programma di AA in più punti enfatizza la validità di questo eterno principio: è dando che si riceve. Tutti abbiamo sperimentato che noi conserviamo la nostra sobrietà se la passiamo, la diamo a qualcuno altro, perché quello che noi doniamo lo conserviamo; è donando che noi riceviamo; quello che vogliamo tenere per noi, lo perdiamo perché non può riprodursi, e quando ce ne andremo, noi porteremo con noi solo ciò che abbia- 30 “Lavorare con gli altri” della persona che incontriamo. Senz’altro non andiamo possibilmente da soli, ed è opportuno che a una donna porti il messaggio una donna: una forma di delicatezza. Poi c’è il Gruppo. N.B. Vista la difficoltà di cercare persone problematiche, sembra che si rimanga alla finestra in attesa che qualcuno bussi alla porta del gruppo o telefoni: non è vero. Il Gruppo è attivo, anzi sempre in piena attività, presente in tutti i momenti della struttura di servizio di A.A.: telefono, posta elettronica, comitati di Area, Zona e Intergruppo cui, collaborando, ha affidato i propri rapporti con le istituzioni, l’organizzazione di incontri pubblici e le Linee guida per l’esterno. Gruppo “Airone” - VR LAVORARE CON GLI ALTRI CAPITOLO N° 7 IL GRANDE LIBRO “L'esperienza di tutti i giorni dimostra che nulla è più efficace a garantire la nostra astinenza dal bere quanto un intenso lavoro in favore di altri alcolisti.” C osì inizia questo capitolo del Grande Libro (Alcolisti Anonimi). In questa frase si racchiude la magia di Alcolisti Anonimi -quella catena che non si spezza; siamo noi che cerchiamo di mantenerla unita e viva. Lo possiamo constatare attraverso la trasmissione dell'amore incondizionato che abbiamo ricevuto fin dall'inizio del nostro percorso, poi dato a coloro che hanno aperto la porta del gruppo chiedendo aiuto. Quel primo approccio, gestito con solidarietà e comprensione riesce a farci ricevere la sicurezza che attraverso la buona volontà, potremo un giorno capire che un Potere Superiore ci ha fatto conoscere Alcolisti Anonimi, poi il Programma dei 12 Passi ci indicherà come trovare la serenità. Questo 43 Giornata della Letteratura 2013 "caso" (insuccesso garantito), ma sempre con l'accortezza che l'interlocutore sapesse esattamente il motivo della nostra presenza. Un’esperienza, tra le molte: "Qualche tempo prima che approdassi in A.A. un paio di miei paesani erano venuti a convincermi di entrare in A.A.: loro avevano trovato la soluzione al loro problema alcolico. L’incontro andò a vuoto per alcuni motivi: li conoscevo troppo bene nei loro difetti, hanno tenuto un colloquio stressante neanche desiderato da me. Li ho licenziati in malo modo, ed è stata l'unica volta della mia vita che ho sofferto per astinenza. Per me doveva venire una personalità." Nel raccontare la nostra storia di chi eravamo, cosa abbiamo trovato e chi siamo adesso non dobbiamo dilungarci sul chi eravamo, dare più spazio a chi siamo adesso, al cambiamento necessario per raggiungere una sobrietà alcolica ed emotiva consistente. Non riteniamo opportuno parlare con possibili futuri amici che ci hanno visti in attività alcolica, e difficilmente partecipiamo a momenti di I.P. nei luoghi dove ci hanno visto protagonisti negativi: saremmo patetici. Non è assolutamente questione di anonimato: da ubriachi non eravamo certo anonimi. Non facciamo proselitismo, bensì attrazione e suscitiamo curiosità. Parliamo più volentieri delle caratteristiche di A.A. fra le quali l'autonomia operativa e finanziaria, senza particolari interessi per qualcuno. Parliamo di anonimato come carattere distintivo e garanzia del metodo di A.A.: tutti uguali. Tendiamo a essere semplici e corretti, non insistenti. Le minestre lunghe perdono sapore. Possiamo prolungare l'incontro quando l’ "amico" mostri interessi e offriamo la possibilità di un altro incontro. L’esperienza ci insegna di non correre, ma di riflettere prima di muoversi. Procedere con calma, sicurezza, in modo pacato e sobrio. C’è sempre il pericolo che mentre parliamo, parliamo, parliamo, l'altro pensi: “IO NON SONO COME TE”. Siamo sinceri: ognuno ha il suo alcolismo e soprattutto i suoi tempi. Nell'essere disponibili valutiamo la necessità di rispettare il sesso 42 “Lavorare con gli altri” mo donato. A tutti gli alcolisti viene suggerito di mettere in pratica la parte centrale del 12° Passo con uno scopo preciso: quello di rimanere sobri. L’esperienza di chi ci ha preceduto, per tutelare il nostro nobile gesto e per frenare l'intraprendenza di noi giovani astinenti, nel capitolo 7 del Grande Libro ci suggerisce "come e quando" è opportuno agire per aiutare un altro alcolista. Questo "dodicesimo suggerimento", come viene definito all’inizio del capitolo, ricorda ad ognuno di noi la nostra malattia e quella più acuta del nuovo Amico/a, ma anche la quasi esclusiva capacità di aiutare un altro alcolista. Quando noi di AA ci mettiamo in marcia per raggiungere un fratello alcolista che soffre, è bene che consideriamo tutti questi pericoli, perché l'amore ci rende piccoli, fragili e senza difese; e se non vogliamo che questo sentimento, anziché ragione di vita, torni ad essere motivo di morte spirituale, prepariamoci bene ad affrontarlo. Le trappole più frequenti in questo tipo di servizio sono: riuscire così bene nella trasmissione del messaggio da credersi un "Messia" di AA, (superbia); riuscire meglio con i membri dell'altro sesso scambiando la lussuria con l'innamoramento e finendo col ricercare i "dividendi extra" del 12° Passo, piuttosto che un autentico sentimento d'amore; avere degli insuccessi e credere che la ricaduta di un amico possa essere colpa propria. Non penso di aver salvato nessuno; se l’alcolista a cui con altri porto il messaggio smette di bere, il merito è suo. Nessuno, neanche il Potere Superiore, può salvare un alcolista contro la sua volontà. Se malgrado il mio impegno l’alcolista non recepisce il messaggio, non mi lascio abbattere per la delusione, perché so che sono impotente davanti al mio alcolismo e a maggior ragione davanti a quello di un altro. Non insisto molto con il nuovo venuto; un paio di telefonate, un incontro e poi se non vuole venire o frequentare il Gruppo, penso che non sia giunta ancora la sua ora. Portare il messaggio è un compito esclusivo di noi AA. Gli altri (Al-Anon, medici, ecc.) 31 Giornata della Letteratura 2013 possono solo indicare all’alcolista i Gruppi, la finalità dell’Associazione, i sentito dire. Offrirsi come esempio significa esporsi alla luce, e facendolo vengono scoperte le nostre zone d'ombra; a quel punto siamo attaccabili, dato che purtroppo i denigratori, gli invidiosi non mancheranno mai, nemmeno all'interno delle nostre stanze (anche se sono utili alla nostra correzione e alla nostra crescita). Ci potremo sentire frustrati, e a volte potremo essere ripagati malamente anche dalle persone che abbiamo tentato di aiutare. A questo punto la depressione - o a volte la disperazione - sono in agguato. Saremo tentati di dire che il servizio non paga, che questo tipo di amore costa troppo; scopriremo parti di noi stessi che non conoscevamo, capiremo il valore delle lacrime e forse cominceremo veramente a renderci conto del tipo di danno che abbiamo reso alle persone che hanno continuato ad amarci malgrado il nostro alcolismo, o con i nostri comportamenti ancora malati pur avendo smesso di bere. Capiremo il significato dell'effetto boomerang quando continueremo a commettere azioni sbagliate. Comprenderemo allora l'importanza dei passi legati al cambiamento (6° e 7°) e di quelli relativi all'autentica pace con i propri simili (8° e 9°). Ci renderemo conto che, senza un continua presenza mentale tesa a correggere le idee e i comportamenti sbagliati (10° Passo) e senza la preghiera e l'orazione mentale continua (11° Passo), non può esserci autentica trasmissione d'amore nelle nostre vite. Ma se riusciamo a perseverare, continuando a farci guidare dal Potere Superiore e dai nostri sponsor, prima o poi irromperà nella nostra vita una luce radiosa e una pace sconosciuta, sentendoci capaci di trasmetterla a chiunque lo desideri veramente, e proprio nella trasmissione del messaggio conosceremo un tipo di gioia che non è più un sentimento ingannevole ed effimero. A quel punto la trasmissione del messaggio di AA diverrà più un'esigenza e una ragione di vita che un bisogno più o meno razionalizzato per sentirsi utili all'Associazione. Auguriamoci buon viaggio. 32 “Lavorare con gli altri” ALCOLISTI ANONIMI Settimo capitolo: “LAVORARE CON GLI ALTRI” D opo settantatré anni dalla redazione del Grande Libro è utile prendere in esame il settimo capitolo “LAVORARE CON GLI ALTRI” con le esperienze di 12° PASSO di oggi: 2013. L’attuale realtà italiana nel campo dell'alcolismo è differente da quella in cui hanno agito i nostri fondatori con i primi alcolisti realizzando il Capitolo in questione. Non è da sottovalutare il fatto che l'istituzione sanitaria ha avocato a sé il privilegio del recupero dall'alcolismo. I rapporti con la Sanità Italiana e, possiamo aggiungere, con le istituzioni in genere, non sono i rapporti di allora, anche se l’alcolismo e il comportamento dell'alcolista non è cambiato negli anni e non differisce da quello americano. Oggi, cercare chi è nel problema non è di facile attuazione: gli incontri negli ospedali sono realizzati solo su invito dei medici e non possiamo accedere alle corsie senza essere espressamente invitati. Molto spesso è il familiare che si attiva o il medico di base, raramente l'amico. Possiamo parlare delle nostre esperienze di 12° Passo: dalle prime con pochi mesi di frequenza in A.A., alle seguenti maturate dall'esperienza di vita in A.A. e da una più accurata e meditata lettura del capitolo, soprattutto nelle parti che parlano del comportamento da tenere con l'interlocutore. Ai primi tempi si andava un po’ all'arrembaggio, magari sicuri del fatto nostro (da irresponsabili certo, ma presi da quello star bene che si voleva condividere con altri). Alcuni incontri non hanno avuto buon esito anche per poca stabilità emotiva: ora comprendiamo perché i colloqui lasciavano del vuoto interiore; spesso abbiamo aderito a desideri di familiari che insistentemente ci domandavano la disponibilità di parlare con il loro "ammalato", senza sufficienti informazioni sullo stesso: età, rapporto con la religione, interessi, posizione lavorativa elementi utili per tenere una conversazione. Non abbiamo aderito a degli incontri capitati a 41 Giornata della Letteratura 2013 nelle azioni pratiche che possiamo mettere in atto per aiutare qualcuno alle prese col problema dell’alcool. Ci viene spiegato come relazionarci con i medici, come e quando avvicinare un alcolista (e quando non farlo), come parlare con lui o lei la prima volta, quali comportamenti dobbiamo evitare in questi frangenti, quali suggerimenti possiamo dare all’alcolista e alla sua famiglia. In generale, ci viene però raccomandato di fare questo senza presunzione e senza sentici superiori. Anche quando aiutiamo gli altri ci vuole umiltà e non dobbiamo sentirci protagonisti perché, come è scritto chiaramente in più punti del settimo Capitolo, aiutare gli altri fa parte del nostro percorso di recupero dall’alcol. Dobbiamo ricordare che “lavoriamo per gli altri” al fine di aiutare noi stessi. Quindi non possiamo e non dobbiamo imporre la nostra presenza e il nostro aiuto se questo non è richiesto. Dobbiamo rispettare la libertà di scelta delle persone anche se questa scelta è quella di continuare a bere. Potremmo certamente essere dispiaciuti per questo ma non possiamo “a tutti i costi” recuperare qualcun altro per continuare a recuperare noi stessi. La nostra volontà di aiutare una persona che beve non sarà mai più forte o più importante della scelta di smettere di bere di quella persona, e imponendoci “rischieremmo di compromettere il futuro” di quella scelta. Come è scritto nel settimo Capitolo ”se non ha l’intenzione di smettere di bere non perdete tempo a persuaderlo”. Così come all’alcolista non devono essere fatte pressioni dalla famiglia, dal coniuge o dagli amici, ancor meno queste pressioni debbono venire da noi che, nella sua vita, non rappresentiamo niente fino al momento in cui l’alcolista stesso capirà da solo quanto importanti possiamo essere per la sua guarigione. E se anche riusciamo a convincerlo che possiamo essergli di aiuto, la nostra importanza non riguarda la nostra persona ma il fatto che siamo un alcolista recuperato che ha potuto trasmettere il messaggio di AA. Chiudiamo questa riflessione con questa fondamentale frase del Capitolo “Non è il fatto di dare che è posto in discussione, ma piuttosto il quando e come dare” 40 “Lavorare con gli altri” 12° PASSO - OGNI GIORNO LA GIOIA DI VIVERE "Avendo ottenuto un risveglio spirituale come risultato di questi Passi, abbiamo cercato di portare questo messaggio agli alcolisti e di mettere in pratica questi principi in tutte le nostre attività". "La gioia di vivere è il tema del Dodicesimo Passo di A.A. E azione è la sua parola chiave. Qui ci volgiamo all'esterno, verso i nostri compagni alcolisti che ancora soffrono. Qui facciamo l'esperienza di quel modo di dare che non chiede alcuna ricompensa. Qui cominciamo a mettere in pratica tutti i Dodici Passi del Programma nella nostra vita quotidiana per riuscire a trovare la sobrietà emotiva, noi e quelli attorno a noi . Quando riusciamo a comprendere il Dodicesimo Passo in tutte le sue implicazioni, ci parla veramente di quel genere d'amore che non ha prezzo". (da Dodici Passi Dodici Tradizioni, pag. 155) S i, il viaggio che porta al risveglio spirituale non ha una destinazione precisa; ogni giorno si compie una tappa del viaggio che forse non finirà mai. Ogni giorno mi porta ad accettare la mia malattia e a vivere con gioia la sobrietà riconquistata. Ogni giorno mi ricorda che non sono solo, ma sono parte di un meraviglioso insieme, quello dell'umanità. Ogni giorno ammetto che Dio, come posso concepirlo, disegna la mia vita di cui sono solo la matita. Ogni giorno provo a guardarmi alla luce degli altri e cambiare quel che posso di me stesso per vivere nel senso di un noi più grande. Ogni giorno cerco di affidarmi ai miei simili e al Potere Superiore. Ogni giorno accetto che posso cambiare e che posso ottenere aiuto solo chiedendolo umilmente. Ogni giorno posso fare ammenda per i miei torti di cui oggi mi riconosco pienamente responsabile. Ogni giorno posso ricominciare nuovamente se ho perso il cammino. Ho imparato che non è mai tardi per riprendere la strada del recupero. Infine, vivendo quotidianamente il programma dei Dodici Passi, posso essere di aiuto a un fratello alcolista che soffre anco33 Giornata della Letteratura 2013 ra, a un essere umano che tende la sua mano per ricevere forza e speranza per affrontare le proprie paure e difficoltà. Il Dodicesimo Passo è azione quotidiana, è credere nell'amore come principio di vita, in quell'amore disinteressato che non chiede nessuna ricompensa, in quell'amore che solo si esprime donandolo agli altri, con quel dono che ci regala un benessere straordinario e inaspettato: il riaffermarsi del proprio recupero, il consolidarsi della propria sobrietà, il dono di una sobrietà emotiva che nel dare trova la sua crescita, confermando che per recuperare se stessi è necessario lavorare con gli altri. “Lavorare con gli altri” scegliere un percorso diverso. Noi possiamo solo portare il nostro messaggio e lavorare per essere di aiuto agli alcolisti attivi che desiderano smettere con l'alcol e aspirare ad una sobrietà duratura con una vera gioia di vivere. La sobrietà non è un dono esclusivo per chi si è recuperato, ma da condividere con gli altri: “SI CONSERVA CIO' CHE SI REGALA, SI PERDE CIO' CHE SI TRATTIENE”. Riflessione sul Capitolo 7 del Grande Libro “LAVORARE PER GLI ALTRI” Gruppo Mattarello G ià a partire dal titolo di questo Capitolo, possiamo iniziare una riflessione importante: trasmettere ad altri alcolisti che soffrono il messaggio di AA rientra nel percorso del nostro recupero, ma nel portare questo messaggio non dobbiamo dimenticare che stiamo appunto lavorando “per gli altri” e non solo per noi stessi. Non a caso, all’inizio del Capitolo, viene detto chiaramente come questo si riagganci al dodicesimo passo, anzi, per l’esattezza al dodicesimo suggerimento. Così, anche questo Capitolo altro non è che un insieme di suggerimenti su come possiamo operare bene per portare il messaggio di AA a un altro alcolista. Per quanto possa sembrare strano e quasi contrario al nostro desiderio e dovere di aiutare gli altri, il primo di questi suggerimenti è chiaro: non dobbiamo imporci ed esercitare nessuna pressione su chi sta ancora bevendo. Le altre indicazioni che ci vengono offerte, ruotano tutte attorno a questo fondamentale primo consiglio e ci guidano con semplicità 34 39 Giornata della Letteratura 2013 ,Riflessioni “Lavorare con gli altri” sul Capitolo 7° del Grande Libro di A.A. A.A. – Gruppo di Trento Considerazioni emerse dopo la lettura del 7° Capitolo del “Grande libro”. - Lavorare con gli altri - “Lavorare per gli altri”. “Lavorare per gli altri” è l'essenza del Dodicesimo Passo, o meglio del Dodicesimo Suggerimento per l'azione. Per esperienza sappiamo che l'astinenza dal bere non dura per sempre; perchè sia garantita e rafforzata la nostra sobrietà è necessario trasmettere a qualcun altro le nostre esperienze. Avendo acquisito un nuovo aspetto della nostra vita, vediamo come la sobrietà non sia solo astinenza, ma implica un'azione costante di aiuto ad altri alcolisti. Dove trovare alcolisti bisognosi? Un tempo si andavano a cercare nei luoghi più squallidi, oggi ne possiamo trovare in ospedale, presso i medici o incontrarne ogni giorno per strada e attorno a noi. Come avvicinare il probabile alcolista? Intravedendo la possibilità di un recupero è bene contattare chi più gli è vicino e più interessato alla sua guarigione. Questo settimo capitolo ci da tutti i suggerimenti possibili per un approccio positivo con l'alcolista attivo. La nostra esperienza di bevitori ci è di aiuto per entrare nella mentalità dell'altro e capire quale sia il suo orientamento nei confroti della spiritualità, di un potere superiore o verso la fede. A seconda di quanto desideri affrontare il suo problema è opportuno che il nostro atteggiamento non sia di superiorità o con un'aria da protagonisti, ma parlare di noi stessi e di come ci è stato possibile smettere di bere e agire sempre con umiltà. Se il nostro amico ritiene di essere un alcolista si può iniziare a parlare dell'inguaribilità della malattia e che da soli non si riesce a uscire dal tunnel dell'alcol. Se si mostra interessato al nostro incontro, questo potrà essere il momento di presentargli il libro Alcolisti Anonimi e parlare di come noi siamo riusciti a smettere di bere e con quali mezzi. Non è opportuno spingerlo ad accettare i nostri suggerimenti, ma dovrà essere egli stesso a decidere se continuare su questa strada o 38 L a sobrietà si rafforza attraverso un intenso lavoro con gli altri ma anche per gli altri perché solo un alcolista può aiutare un altro alcolista che soffre. Questa doppia via esprime a pieno lo spirito di A.A.: comunione e condivisione per trasmettere il messaggio. Crediamo sia indispensabile dare una lettura del testo inserendolo nel contesto temporale, geografico e di costume nel quale è stato scritto. Negli Stati Uniti la mancanza di sanità pubblica, di centri di supporto specifici gratuiti stimola maggiormente l’iniziativa privata anche nel singolo membro di A.A., che, se appare ai nostri occhi poco realizzabile, risulta a volte opportuna. Ci pare difficile oggi una applicazione letterale del modo indicato che comporta una non facile ricerca attraverso terze persone (medici condotti, sacerdoti, famiglie ecc.) dei soggetti con problemi di alcool da contattare. Ci poniamo una domanda: “ Siano noi a dover cercare clienti o dobbiamo essere pronti ad accogliere clienti che chiedono aiuto? Riteniamo che una eventuale visita a casa dell’alcolista attivo sia preparata dai famigliari, che il soggetto sia d’accordo a riceverci, e che, purtroppo anche alla luce di esperienze vissute, ci si rechi dallo stesso in due persone. Quanto mai utili, precise e sempre attuali sono le indicazioni di come rapportarsi con un alcolista nel problema per quando riguarda modalità di approccio, argomenti da trattare ed esperienze da evitare. La ricerca di un rapporto sereno e tranquillo, il lasciarlo parlare per sfogarsi inserendosi con esperienze mirate e mai investigative verso la sua vita privata sono quanto mai importanti es- 35 Giornata della Letteratura 2013 sendo anche basi indispensabili per una positiva accoglienza di un nuovo arrivato al gruppo. Gruppo verso il quale riteniamo debba essere indirizzato ed eventualmente accompagnato al più presto se è d’accordo perché è proprio il gruppo a trovare le giuste strategie, il calore e lo spirito per far decollare anche un suo piccolo proposito. Non ci pare sbagliato o uno spreco di tempo insistere con soggetti difficili e apparentemente irrecuperabili; esperienze ci hanno mostrato di recuperi impossibili grazie alla caparbietà di qualcuno che non ha mai mollato. Sempre esperienze vissute ci hanno insegnato che offerte di una certa letteratura e di aiuto concreto abbisognano di un certo perio- Il settimo capitolo parla del dodicesimo suggerimento. A volte il contatto con l'alcolista che ha bisogno di aiuto avviene casualmente. E' successo che assieme ad altri amici durante una cena, al momento del ritorno è stata detta la solita frase: non vi preoccupate ,a guidare ci pensano Mario e M. Qualcuno mi ha detto: per Mario nessun problema, per M. da un po' non ne siamo molto sicuri. M non beveva da 10 anni , non frequentava A.A ma altre strutture. Così in una successiva occasione di incontro con M gli ho detto che andavo a Rimini per il raduno degli alcolisti anonimi. Da quell'incontro è nata una serie di colloqui basati sul mio alcolismo. L'offerta di partecipare alle riunioni del mio gruppo è sempre stata gentilmente rifiutata o rimandata.Ad M sono state fatte anche pressioni da parte di un comune amico e dalla moglie.Ad un certo punto M ha ripreso i rapporti con la famiglia e questo ha un po gelato i nostri contatti. Anche la moglie dapprima entusiasta del mio intervento ha raffreddato i contatti. Successivamente però, chiarendo con M che le nostre conversazioni erano 36 “Lavorare con gli altri” strettamente personali,siamo arrivati ad un buon rapporto culminato con la frase che tutti gli alcolisti aspettano. M ha detto: con te riesco a parlare di cose che neanche con il mio migliore amico mi sento di dire. Una mattima è arrivata la telefonata che M era improvvisamente morto, un infarto. Così è finito il mio dodicesimo passo. In occasione del funerale di M è stato chiesto di fare un breve intervento. Ho ricordato la grande amicizia che mi legava a M e volevo anche dire che ultimamente gli ero stato più vicino. La frase che mi è venuta in mente da alcolista mantenendo l'anonimato è stata. Ultimamente abbiamo avuto bisogno uno dell'altro. Rileggendo il 7 capitolo ho ritrovato tutti gli elementi di questa storia. Dall'approccio all'amico che soffre sia tramite il caso o da un comune amico o anche dai famigliari, alla prima serie di incontri nei quali risulta importante la serentà con la quale, da alcolista si riesce a d aquisire l'attenzione e la disponibilità di ascolto della propria esperienza. Anche l'aver scoperto l'anonimanto con il nostro comune amico non alcolista e con la moglie di M ha dato un buon peso allo sviliuppo dei successivi rapporti. Poi un breve periodo di transizione che era dovuto alla slita intenzione di “ farcela da solo”. E' bastato solo avere pazienza e poi le cose si sono rimesse a posto. Il dare aiuto senza nulla chiedere in cambio, solo parlandoda alcolista anonimo ma non a nome degli Alcolisti anonimi, concetto chiarito con M in quanto l'impotenza di fronte all'alcool era sempre in agguato. Quindi niente atteggiamenti da super ma semplici c hiachierate per esaurire il nostro termine temporale delle ventiquattro ore. Un attenzione anche ai rapporti con i famigliari ai quali non deve essere dato alcun riferimento di quanto due alcolisti si dicono. Solo un consiglio mirato ad informarsi di cosa sia l'alcolismo, eventualmente frequentando gli Al anon. Questo non lo ho trovato sul capitolo 7 anche perchè al tempo delle stesura del grande libro non esistevano, Il 7 capitolo si scorre velocemente e contiene tutti gli elementi del dodicesimo suggerimento, anche quelli relativi all'aiuto in denaro 37