Unione Europea
Comune di Serre
Provincia di Salerno
OASI WWF
di PERSANO
Opuscolo illustrativo dei caratteri ambientali
e delle modalità di visita
S.r.l. unipersonale
di proprietà della
Fondazione WWF Italia
Il presente fascicolo è stato sviluppato nell’ambito delle attività finanziate dal POR Campania 20002006 al WWF Italia Onlus
WWF Italia
Responsabile Affari Generali e Beni Patrimoniali
Annibale Gatto
Responsabile Unico del Procedimento
Giorgio Calamaro
Coordinatore Territoriale Progetti POR
Fabrizio Canonico
Le attività sono state svolte dal
WWF Ricerche e Progetti S.r.l.
con il seguente gruppo di lavoro:
Responsabile
Adriano Paolella
Coordinamento
Saro Aiello, Simona Bardi, Maria Piera Padoan
Testi
Antonietta Lamberti in collaborazione con
Claudio Mancuso
Grafica
Paola Venturini
Foto di copertina
Saro Aiello
Foto
Saro Aiello, Ilaria Cammarata, Riccardo Farina,
Maurizio Fraissinet, Marcello Giannotti, Lorenzo
Nesi, Marco Ruocco, ©WWF-Canon
Si ringrazia per i contributi e la partecipazione la
Sezione Regionale Campania del WWF Italia - Onlus ed in particolare il Presidente Ornella Capezzuto, l’Assistente Giovanni La Magna e con la collaborazione del Direttore scientifico WWF Oasi
Antonio Canu ed il supporto alla revisione di:
Giampiero Indelli, Remigio Lenza.
OASI WWF DI PERSANO
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INDICE
Inquadramento generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
Il contesto di riferimento: caratteri sociali ed economici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
Informazioni storiche e note sull’evoluzione del territorio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
Aspetti geomorfologici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
Cenni sulle trasformazioni dell’Oasi di Persano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
I caratteri vegetazionali e faunistici dell’Oasi di Persano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
La Flora. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
La Fauna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
Una rete in connessione: l’Oasi di Persano nel sistema regionale campano . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
Dalla tutela alla riqualifiazione naturalistica: la storia della gestione dell’Oasi . . . . . . . . . . . . . . . . 30
Strutture per la visita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
Rimboschimenti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
Reintroduzione anatre mediterranee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
Centro recupero rapaci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
La fruizione: le visite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
Le occasioni del territorio: rassegna dei prodotti tipici e dei saperi locali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
Schede sintetiche delle specie di flora e fauna maggiormente rappresentative . . . . . . . . . . . . . 41
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INQUADRAMENTO
GENERALE
L’OASI WWF DENOMINATA “PERSANO” è stata istituita nel 1980 per tutelare gli habitat e la fauna di un invaso artificiale posto lungo il medio corso del
fiume Sele, formato da una traversa costruita negli anni ‘30 a scopo irriguo. Si
trova nella parte alta della Piana del Sele, al vertice interno della pianura che a
forma di ventaglio si apre verso mare fra
i Monti Picentini e i Monti Alburni.
L’area, situata nei Comuni di Serre e Campagna (SA), ha un’estensione di 110 ettari, 70 dei quali occupati dal bacino idrico, ed è inclusa in un più vasto territorio
Paesaggio - S. Aiello
protetto di 3400 ettari, dei quali 2100 appartengono ad un’Oasi Regionale di Protezione della Fauna ed i
restanti 1300 sono destinati a zona di ripopolamento e cattura.
Attualmente l’Oasi WWF è inserita all’interno della Zona di Protezione Speciale IT8050021 “Medio corso del Fiume Sele-Persano”,
in sovrapposizione con il Sito di Interesse Comunitario (pSIC)
IT80050049 “Fiumi Sele e Tanagro”. L’altitudine varia tra i 40 e i 75
m s.l.m.
L’Oasi WWF e la confinante Tenuta Militare di Persano formano
una grande isola verde in cui si sono mantenute pressoché inalterate le caratteristiche naturali dell’area.
La presenza dell’invaso ha arricchito la zona di altri importanti habitat acquatici che, grazie al regime di tutela garantito fin dal 1977
con l’istituzione dell’Oasi di Protezione della Fauna, ne hanno fatto
una delle zone umide più importanti della regione. L’elevato valore naturalistico dell’Oasi ha fatto sì che in seguito fosse inserita nell’elenco delle IBA (Important Bird Areas), dei siti Natura 2000 e delle Zone Umide di Importanza Internazionale secondo la Convenzione Ramsar (Gazzetta Ufficiale n° 175 del 30 luglio 2003).
OASI WWF DI PERSANO
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OASI WWF DI PERSANO
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Vista sull’Oasi - S. Aiello
IL CONTESTO DI RIFERIMENTO:
CARATTERI SOCIALI ED ECONOMICI
L’OASI DI PERSANO SI INSERISCE IN UN CONTESTO TERRITORIALE con dinamiche
socio-economiche omogenee, che non si esaurisce nell’ambito dei due comuni (Serre e Campagna) nei quali insiste, ma può riferirsi ad un’area che comprende anche i
comuni con questi confinanti (Albanella, Altavilla Silentina, Eboli e Postiglione).
Il territorio nel suo complesso ha un notevole patrimonio naturalistico, paesaggistico, culturale, storico, architettonico ed archeologico, e nonostante possa contare su
di una localizzazione che lo pone a ridosso di una vasta area che, a partire da Capaccio e fino al Cilento, è interessata da grandi flussi turistici, appare esserne escluso.
L’area di superficie complessiva di 479,42 kmq., rappresenta quasi il 10% della superficie della provincia di Salerno e con 71.974 residenti alla fine del 2005, incideva per il
6,6% sul totale degli abitanti della provincia. Tra il 1971 ed il 2001 il numero complessivo di abitanti è cresciuto quasi del 30%, soprattutto nei comuni di maggiori dimensioni (Campagna ed Eboli) con incrementi superiori al 40%; i comuni più piccoli (Alta-
villa Silentina, Serre e Postiglione), invece, hanno visto una costante contrazione della popolazione residente.
Al 2004, in relazione alle classi di età della popolazione residente si evidenzia, in
controtendenza con l’andamento nazionale e regionale, in media una popolazione decisamente giovane: i residenti di età superiore ai 65 anni sono di poPaesaggio- L. Nesi
co inferiori in numero rispetto a quelli di
età inferiore ai 14; questo tuttavia non
avviene nei comuni a maggiore vocazione agricola, nei quali l’indice di vecchiaia rimane elevato e sempre superiore alla media provinciale.
La densità abitativa, fatta eccezione per
Eboli, è inferiore alla media della provincia (146,8 ab./kmq., contro i 221,9
ab./kmq. per la provincia), con ampie
Pannelli didattici - L. Nesi
porzioni di territorio che, non urbanizzate, vengono destinate, o sono destinabili, ad usi agricoli, zootecnici e silvicoli.
L’economia locale è concentrata nel
comparto agricolo e zootecnico, al quale è destinata circa il 70% della superficie totale. Nel 2001 gli occupati in agricoltura, costituivano poco più del 20%
del totale degli occupati; in alcuni comuni (in particolare Postiglione e AlbanelPercorso natura - L. Nesi
la) addirittura un addetto su tre risultava impegnato nel settore primario.
Al 2000 sono presenti ben 8.559 aziende agricole; con un aumento nel decennio intercorrente tra le due ultime rilevazioni censuarie di piccoli imprenditori nel settore primario (spesso giovani, in
controtendenza con l’andamento regionale), accanto ad una progressiva frammentazione delle dimensioni medie aziendali.
Le produzioni prevalenti sono quelle ortive, foraggiere ed olivicole, mentre esigua è la presenza di agrumeti e vigneti, comparto,
quest’ultimo, in cui le aziende e le superfici impegnate si sono
progressivamente contratte. Solo le produzioni ortive (+83,8%) e
olivicole (+25%) hanno visto un incremento delle superfici utiliz-
OASI WWF DI PERSANO
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OASI WWF DI PERSANO
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zate, a fronte di un disimpegno per le altre coltivazioni.
Tra il 1990 e il 2000 il comparto zootecnico presenta una riduzione sia del numero di aziende che del numero di capi; fatta eccezione per l’allevamento degli ovini - nel quale si riducono le aziende, ma
aumenta il numero di capi (quasi del
100%) - e per quello bufalino con un significativo incremento di capi (+164%)
ed aziende (+81%), che passano da 111
a 201; fenomeni legati alle opportunità
derivanti dalla trasformazione casearia.
L’allevamento equino, purtroppo, è scarsamente presente (58 aziende e 250 capi nel 2000), nonostante questa sia l’area
di nascita della razza “Governativa di
Persano“, il cui rilancio potrebbe risultare di grande interesse per lo sviluppo
Capanno di avvistamento - S. Aiello
dell’area.
Le produzioni agroalimentari, esprimono
le tipicità locali nel settore lattiero-caseario (formaggi tipici prodotti con latte di
bufala) ed in quello delle carni (in particolare di bufalo); attività di grandi potenzialità, pur frenate dalla frammentazione dei produttori e dai ridotti investimenti.
La ricchezza agroalimentare si esprime
Sentiero - S. Aiello
anche nella produzione di frutta, in particolare il fico bianco del Cilento, le pere (con le varietà Mastrantuono e Spadona) e la Melannurca.
I comparti dell’industria e dei servizi, tra il 1971 ed il 2001 risultano
in media in costante crescita, sia per unità locali (+101%) che per
addetti (+200%), con prevalenza di unità locali del commercio
(35,4%), soprattutto al dettaglio, che mantiene tuttavia una debolezza strutturale, che si riverbera sull’incidenza degli addetti impegnati nei comparti produttivi e dei servizi (19,7%). Segue, sia
per numero di unità locali (22,2%) che per addetti impegnati
(27,6%), il comparto delle produzioni manifatturiere; mentre modesto, rispetto ad altri sistemi, appare il peso dei servizi alle impre-
se (19,5% delle unità locali e 12,2% degli
addetti).
La Pubblica Amministrazione, la sanità,
l’istruzione e gli altri servizi pubblici, sociali e personali, hanno un ruolo determinante, incidendo per il 18,5% sulle unità
locali e per il 35,9% sugli addetti. Risibile il peso delle attività agro-industriali.
(0,8% delle unità locali e solo lo 0,9% deNutria - M. Ruocco
gli addetti).
Il settore della ricettività e della somministrazione, è debole e con una incidenza del 5% sulle unità locali e del 3,7% sugli addetti non fornisce un supporto adeguato per sostenere interventi connessi al turismo ambientale e culturale. Nel
2004 le strutture ricettive presenti nel contesto risultavano 11, con circa 2.300 posti letto, la quasi totalità ad Eboli in 2
Gheppio - M. Fraissinet
strutture non alberghiere (camping e villaggi), unico Comune in grado di intercettare un eventuale incremento dei flussi turistici. Tuttavia nel tempo questa carenza di offerta ricettiva è stata in parte sopperita dalla nascita di strutture
agrituristiche, dove oltre alla ricettività si offrono servizi di ristorazione e degustazione di prodotti tipici autoprodotti. A marzo del
2007 all’Albo Regionale degli Agriturismi risultano rilasciate autorizzazioni per oltre 30 operatori.
Complessivamente l’Oasi fa parte di un sistema economico che
presenta zone d’ombra tipiche delle aree interne, unitamente a
crescenti accenni di cambiamento e sviluppo, evidenziati nella diffusione di forme di diversificazione del reddito agricolo - con iniziative nel campo agrituristico e sviluppo di piccole produzioni di
qualità.
L’agricoltura è il comparto dominante nell’economia e nella cultura dell’area e sebbene soffra di una serie di caratteristiche e dinamiche negative (frammentazione, presenza elevata di aziende a
carattere familiare, scarso ricambio generazionale, produzioni a
scarso valore aggiunto, ridotta valorizzazione delle produzioni tipiche, ecc.), svolge, nell’ambito di interventi volti alla crescita sostenibile, un ruolo fondamentale. La crescita delle dimensioni medie aziendali, l’adozione di forme organizzative più complesse e
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OASI WWF DI PERSANO
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Rana - S. Aiello
Sentiero - S. Aiello
l’introduzione di forme diversificate di
produzione del reddito, evidenziano, infatti, un processo di trasformazione che
prelude ad un nuovo e più efficace sistema agricolo, complementare alla tutela
del territorio ed alla sua valorizzazione
turistica.
Inoltre nella costruzione di un sistema di
offerta locale e la razionalizzazione di servizi turistici adeguati, legati alle peculiarità del contesto, l’Oasi di Persano può
costiture fulcro per una maggiore visibilità e spinta alla qualificazione dei servizi offerti, con standard di qualità che tengano conto degli aspetti ambientali e
contemporaneamente, pur nella specificità di ciascun operatore, possano far
identificare le strutture locali come appartenenti ad un unico sistema.
OASI WWF DI PERSANO
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Fiume Sele - M. Giannotti
INFORMAZIONI STORICHE E NOTE
SULL’EVOLUZIONE DEL TERRITORIO
IL FIUME SELE È UNO DEI FIUMI PIÙ IMPORTANTI DEL VERSANTE TIRRENICO per
ampiezza del bacino e per numero di affluenti. Ha origine dal versante meridionale
dei Monti Picentini e si getta nel Tirreno dopo un percorso di 64 km, presso Capaccio
Scalo (SA). Il bacino idrografico di competenza dell’Autorità Interregionale del Sele si
estende su una superficie di 3.350 km2, con una popolazione di 400.000 abitanti circa; comprende complessivamente 88 Comuni e interessa tre province (Salerno, Avellino e Potenza) e due diverse regioni (Campania e Basilicata). I principali corsi d’acqua
sono appunto il Sele, ed i suoi principali affluenti Tanagro e Calore Lucano, che hanno origine in Basilicata.
L’antico “Silarus” già ai tempi dei Romani aveva importanza notevole, in particolare
nel suo tratto terminale: a qualche chilometro dalla foce sorgeva il Santuario di Hera
Argiva, mentre in epoca coloniale l’emporio sul Sele costituì il luogo che vide compiersi tutti i passi cruciali della storia di Posidonia-Paestum. Gli insediamenti più anti-
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Ginestra - S. Aiello
chi, invece, sembrano essere quelli delle aree più riparate dalle “paludi malsane” e meglio difendibili dell’interno collinare, di Campagna: la sua origine risale, infatti, probabilmente, con presenze
dei primi insediamenti umani, alla media età del bronzo, di cui restano tracce
in una “grotta ossifera” nelle vicinanze di
Campagna, e in insediamenti con resti
di manufatti sul Monte Polveracchio.
L’evoluzione del paesaggio della pianura alluvionale del Sele ha seguito per secoli la naturale successione degli ambienti legati alle dinamiche del fiume,
con le sue periodiche inondazioni, restando in buona parte una delle aree più
vicine all’originaria situazione vegetazionale e faunistica fino a quasi tutto il XIX
secolo.
Già nel ‘700 la bellezza dei luoghi e
l'abbondanza di animali indussero i Borboni a eleggere Persano
“sito reale”, espressione che definiva i territori riservati alla caccia del re. Infatti, i diari di Ferdinando IV di Borbone ci tramandano l'immagine di un ambiente naturale ricco di animali selvatici,
un “sito di fontane, valloni, boschi di cerri, di alberi selvaggi, di cinghiali, di daini e di lepri”, così come appare negli acquerelli dell’epoca e come la descrisse Goethe nei suoi viaggi.
Il paesaggio vegetazionale originario è testimoniato da alcuni
lembi di foresta planiziale relitta - diversi presenti proprio nella zona di Persano - dove esemplari secolari di querce di specie diverse, dalla farnia al cerro alla roverella sono frammisti a carpini, allori, ornielli, ontani.
Le trasformazioni più importanti sono state avviate con la bonifica dei terreni realizzata a partire dal 1885 con la colmata della palude costiera, e proseguita fino agli anni trenta. Agli anni della bonifica risale un’espansione delle attività agricole cui si deve
in buona parte l’assetto del paesaggio agrario odierno della regione, compresi i più vecchi manufatti di edilizia rurale; mentre la
fitta infrastruttura stradale è stata impostata nel secondo dopoguerra, dapprima rete di collegamento interpoderale, quindi innesco di massicce dinamiche di edificazione, soprattutto nelle
aree costiere.
Alla trasformazione generalizzata del XX
secolo è parzialmente sfuggita, insieme
a poche altre, l’area di Persano, dove i boschi umidi planiziali sono rimasti a dominare la scena e la fauna si presenta
particolarmente ricca di specie, anche
rare come la Lontra.
La presenza della diga, ultimata nel
1934, e del bacino artificiale da essa generato, hanno contribuito in questi 70
anni ad un’evoluzione dei sistemi naturali complessivamente nel senso della ripresa delle antiche dinamiche fluviali:
con esondazioni, seppur di piccola portata, formazione di specchi d’acqua secondari ed ambienti lentici di notevole
interesse naturalistico.
Riccio - © WWF-Canon/A. Vorauer
Paesaggio - R. Farina
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Canneto con lenticchia d’acqua - S. Aiello
ASPETTI GEOMORFOLOGICI
DAL PUNTO DI VISTA GEOLOGICO si può dividere l’area in una parte bassa e più
vicina al lago e in una parte alta.
Nella prima si ritrovano una serie di pianori, parzialmente erosi dall’azione del fiume
con incisioni diffuse e a volte profonde. Tutto questo è stato provocato da antiche alluvioni del Quaternario, costituite da alternanze di banchi di ciottoli arrotondati con
livelli di limo.
Nella parte alta invece sono presenti dolci rilievi collinari costituiti da terreni risalenti al Terziario a componente marnosa-argillosa. Queste formazioni appartenenti al ciclo sedimentario mio-pliocenico (argille grigie) oppure alle coltri alloctone del flysch
terziario (argille brune), possono dar luogo a movimenti franosi. Nella zona centrale
dell’area sulla parte destra, si trovano coltri detritiche grossolane che ricoprono il basamento argilloso. Queste formazioni risalgono al Pleistocene e sono costituite da elementi calcareo-dolomitici provenienti dall’erosione dei vicini Monti Picentini.
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Germano reale - S. Aiello
CENNI SULLE TRASFORMAZIONI
DELL’OASI DI PERSANO
L’OASI DI PERSANO NASCE E SI SVILUPPA intorno al bacino artificiale creato dalla traversa fluviale indicata comunemente come “Diga di Persano”. Quest’ultima fu costruita negli anni ‘30 (nello stesso periodo in cui la piana del Sele veniva definitivamente bonificata) ed è costituita da una soglia fissa posta a quota 40,5 metri s.l.m., sulla
quale vanno a chiudersi 4 paratoie metalliche che mantengono mediamente il livello a 46,5 m. s.l.m. Tale struttura ha lo scopo di provocare il sollevamento del livello idrico del fiume in modo da incanalarne le acque (fino a 14000 l/s) con le quali vengono
irrigati circa 25000 ettari di terreni della Piana del Sele.
La gestione è affidata al Consorzio di Bonifica Destra Sele, che è anche consegnatario dell’invaso e, in tale qualità, ha dato vita alla convenzione con il WWF per la gestione dell’Oasi.
Essendo la traversa concepita per fissare il livello del bacino, si determina un equilibrio
fra la portata in entrata e quella in uscita; ciò comporta, per il settore a monte dello
OASI WWF DI PERSANO
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sbarramento, che il livello dell’acqua subisce delle oscillazioni minime (circa un
metro) nell’arco dell’anno, mantenendo
inalterato l’habitat per gli uccelli acquatici e di conservare la copertura vegetale sulle sponde. Ciò non avviene nel caso delle dighe propriamente dette in cui,
a causa delle ampie oscillazioni del livello, viene impedito lo sviluppo della vegetazione tipicamente palustre e nei periodi di magra si determinano ampie fasce brulle lungo le sponde, con ripercussioni sulla fauna. Attualmente il periodo
di apertura delle traverse è limitato a un
mese, dal 10 gennaio al 10 febbraio.
Il progressivo interramento del bacino,
dovuto allo sbarramento stesso, dà vita
ad estese superfici fangose a pelo
d'acqua che nei mesi estivi emergono,
creando scenari suggestivi oltre che nuove aree aperte alla colonizzazione di speCanneto con lenticchia d’acqua - S. Aiello
cie vegetali pioniere. La presenza della
traversa ha provocato anche delle trasformazioni per un tratto di
alcuni chilometri a monte; l’invaso, rallentando la corrente e diminuendone così la capacità di trasporto, ha favorito la sedimentazione nel bacino. Il fondo dell’alveo a monte della traversa si è progressivamente sollevato, i sedimenti accumulatisi nel tempo hanno colmato la valle incisa dal fiume nelle preesistenti formazioni
geologiche creando un ampio fondo valle alluvionale solcato da
alvei effimeri e dal corso mutevole, dove è riconoscibile
l’andamento meandriforme degli alvei di pianura, con anse in evoluzione e lanche. Viceversa, nella parte bassa il corso d’acqua sembra definitivamente incanalato in un alveo ben delimitato (Fonte:
Indelli G., Mauro L. e Romano G., 1992. Piano di gestione Oasi WWF
di Persano).
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Campi in fiore - S. Aiello
I CARATTERI VEGETAZIONALI E FAUNISTICI
DELL’OASI DI PERSANO
La Flora
ALL’INTERNO DELL’OASI E NEI SUOI IMMEDIATI DINTORNI si può apprezzare un
diversificato mosaico vegetazionale costituito da un gran numero di ambienti erbacei, arborei ed arbustivi che sono alla base della grande biodiversità che caratterizza
l’area.
I terreni circostanti sono in prevalenza occupati da uliveti e colture foraggere. Sono
inoltre presenti leccete (boschi di Leccio, Quercus ilex), boschi misti di latifoglie, a
prevalenza di Carpino orientale (Carpinus orientalis), Olmo (Ulmus campestris), Acero
campestre (Acer campestre) e Siliquastro (Cercis siliquaster), querceti decidui (con Roverella, Quercus pubescens e Cerro, Q. cerris), macchia mediterranea, a prevalenza di
Mirto (Mirtus communis), Lentisco (Pistacia lentiscus), Ginestra odorosa (Spartium junceum) prati umidi e prati da sfalcio.
Tuttavia gli ambienti più caratteristici sono il bosco igrofilo e i canneti. Qui si trova
uno dei boschi igrofili più importanti d’Italia, che circonda la parte alta dell’invaso e
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Sentiero - S. Aiello
prosegue, a isole, per alcuni chilometri.
Quando il Sele è in piena, le sue acque
invadono il bosco, che si fonde così con
l’ambiente fluviale. Il bosco funziona
dunque da cassa d’espansione per le acque del fiume, che entra ed esce liberamente dalla fascia di vegetazione ripariale.
In esso si possono distinguere 4 associazioni vegetazionali in ordine di idrofilia
crescente: pioppeti a dominanza di Pioppo nero (Populus nigra),
ontanete ad Ontano nero (Alnus glutinosa), saliceti a Salice bianco (Salix alba) e saliceti a Salice rosso (Salix purpurea).
Nelle fitocenosi a dominanza di Populus nigra, alle quali partecipano anche Salix alba e Pioppo bianco Populus alba, lo strato dominante raggiunge altezze notevoli (20-25 metri) e quello dominato è rappresentato da Alloro (Laurus nobilis) e Olmo minore (Ulmus minor) nei contesti più consolidati e meno disturbati dalle
piene e da Salix purpurea in quelli più prossimi alle rive del fiume.
Lo strato arbustivo è formato da Sanguinella (Cornus sanguinea)
e Berretta da prete (Euonymus europaeus); frequenti sono anche
le lianose quali Edera (Hedera helix), Clematide (Clematis vitalba) e
Rovo (Rubus ulmifolius).
Le formazioni forestali ad Alnus glutinosa spesso occupano posizioni più distanti dal fiume rispetto ai saliceti e ai pioppeti, ma
possono colonizzare anche isolotti fluviali stabili come quelli formatisi al centro dell’invaso. Queste fitocenosi si sviluppano sempre su suoli sabbioso-argillosi impregnati d’acqua e formano boschi che raggiungono altezze poco superiori ai 10 metri, nei quali entra spesso Salix alba. Lo strato arbustivo è rappresentato da
Cornus sanguinea, Sambuco (Sambucus nigra) e Rubus ulmifolius.
Nelle fasce più vicine al fiume dominano i saliceti, in cui si associano Salix alba, S. purpurea, Salice da ceste (S. triandra), Salice ripaiolo (S. eleagnos). Queste formazioni hanno una tipica azione
pioniera che stabilizza i substrati, avvia il processo di formazione
del suolo e, laddove le dinamiche fluviali lo consentono, le comunità da esse costruite evolvono verso boschi a prevalenza di Populus nigra. Il saliceto, infatti, si trova dove si ha scorrimento di acqua per tutto l’anno e su substrati prevalentemente sabbiosi.
L’evidente carattere pioniero di questa cenosi le è conferito dalla
facile disseminazione anemocora (per azione del vento) dei semi
resa palese dal gran numero di plantule
di Salix alba che si rinvengono sui greti
fluviali, e dalla forte capacità di rigenerazione vegetativa di questa specie.
La posizione sempre a diretto contatto
con il corso d’acqua si spiega attraverso
la notevole capacità di queste specie di
tollerare lunghe e frequenti piene, ma
non condizioni d’acqua stagnante. In
Vanessa - © WWF-Canon/M. Gunther
contesti come questi, il suolo è quasi privo di uno strato di humus, in quanto
l’evoluzione pedologica è chiaramente
impedita.
Un’altra caratteristica dell’Oasi è rappresentata dalle ampie distese di canneti
sulle sponde e gli isolotti luno l’invaso,
ricoprendo un terzo della superficie lacustre. Sono costituiti in prevalenza da
Cannuccia palustre (Phragmites austraOrchidea vesparia - © WWF-Canon/M. Dépraz
lis). La specie, facendo perdere energia
all'acqua con il fitto intreccio dei fusti e trattenendo materia organica, contribuisce all'interramento dei bacini, preparando il substrato per la colonizzazione da parte delle specie pioniere dei boschi ripariali o delle praterie paludose, svolgendo un ruolo chiave
nell'evoluzione naturale della vegetazione acquatica. Il canneto
rappresenta anche un “filtro” naturale, importante per l’autodepurazione delle acque ed habitat essenziale per la nidificazione
di uccelli Passeriformi tipici di questo ambiente, quali la Cannaiola e il Cannareccione, i cui nomi riflettono appunto la loro specializzazione.
A seconda della profondità dell’acqua il fragmiteto (canneto a prevalenza di Phragmites) si associa o viene sostituito da altre comunità: lo sparganieto (comunità a Sparganio, Sparganium erectum,
che radica a profondità superiori al metro), lo scirpeto (a prevalenza di Giunco, Scirpus lacustris, che si localizza a profondità comprese tra 0,5 e 2 metri, prevalentemente al largo del fragmiteto e
dello sparganieto), il tifeto (comunità dominate dalla Tifa, o Lisca,
Typha angustifolia, presenti sia in condizioni di acque lentamente fluenti che stagnanti, a profondità vicine ai 50 cm).
Il lento interramento e la conseguente diminuzione della profondità cui sono soggetti gli specchi d’acqua sono accompagnati da
OASI WWF DI PERSANO
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OASI WWF DI PERSANO
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Canneto - S. Aiello
una progressiva sostituzione dello scirpeto ad opera dello sparganio e di quest’ultimo con il fragmiteto e il tifeto.
In pozze di limitata estensione e profonde poche decine di centimetri, situate
all’interno del fragmiteto, oppure nei
contesti in cui la cannuccia viene annualmente tagliata per consentire il passaggio dei visitatori si trovano il Giglio
d’acqua (Iris pseudacorus), dalla spettacolare fioritura gialla, la Piantaggine
d’acqua (Alisma plantago-aquatica), il
Crescione (Nasturtium officinalis), Equiseti (Equisetum sp.) e Carici (Carex sp.).
Gli specchi d’acqua sono poi interessati
da cenosi ad idrofite flottanti (piante acquatiche sommerse) come la Lingua
d’acqua (Potamogeton nodosum), il Millefoglie d’acqua (Myriophyllum spicatum),
il Ceratofillo (Ceratophyllum demersum),
che svolgono un ruolo importante per
l’alimentazione degli uccelli acquatici vegetariani quali la Folaga
e le anatre tuffatrici.
Nelle zone di acque protette dal moto ondoso e dalla corrente,
come nelle anse del fiume e nelle radure del canneto, si addensano, grazie alla loro capacità di diffondersi molto rapidamente
sulla superficie libera dell'acqua, le idrofite galleggianti costituite
dalle Lenticchie d’acqua, Lemna minor e L. gibba. Sulla superficie
dell’acqua si distende come un tappeto uniforme il Pepe d’acqua
(Polygonum hydropiper), che svolge un ruolo importante come
supporto dei nidi dello Svasso maggiore e del Tuffetto.
Degne di nota, infine, le ben tredici specie di orchidea che si
possono rinvenire nei prati che circondano l’invaso (Spiranthes spiralis, Orchis morio, Orchis lactea, Orchis tridentata, Orchis papilionacea rubra, Orchis italica, Orchis purpurea, Orchis laxiflora, Anacamptis pyramidalis, Serapias vomeracea, Ophrys sphegodes, Ophrys tenthredinifera, Ophrys apifera).
(Fonte: Indelli G., Mauro L. e Romano G., 1992. Piano di gestione
Oasi WWF di Persano. Salerno G., 2000. La vegetazione planiziale
ed acquatica del medio e basso corso del fiume Sele. Tesi di laurea. Università degli Studi di Roma “La Sapienza”).
La Fauna
La varietà degli ambienti e la loro stretta compenetrazione fanno sì che in
un’area relativamente ristretta si concentri una straordinaria ricchezza di fauna;
tuttavia, sono ancora molto pochi gli studi faunistici svolti nell’Oasi rispetto a
quanto il suo valore naturalistico meriterebbe.
Testuggine palustre - I. Cammarata
Ad esempio, dai lavori di D’Antonio e De
Filippo: ‘Dati preliminari sul popolamento odonatologico dell’Oasi di Serre Persano (Odonata). Bollettino dell’Associazione romana di Entomologia 39, 1985’ e ‘Gli
odonati del bacino idrografico del fiume
Sele (Odonata). Opuscula zoologica fluminensia 66, 1991’, sono risultate presenti ben 18 specie di Libellule (Odonati).
Mancano invece studi su altri Ordini di
Svassi - R. Farina
Insetti. In generale si può evidenziare, allo stato attuale, un differente grado di conoscenza dei vari gruppi animali, con notizie pressoché nulle sugli Invertebrati e più consistenti sui Vertebrati, in particolare sulla Classe degli Uccelli.
Di recente è stata stilata una lista faunistica degli animali rinvenuti finora nell’Oasi [Mancuso C., Nappi A. e Lenza R., 2006. Stato attuale delle conoscenze sulla fauna dell’Oasi WWF di Persano. In:
Guglielmi R. & Nappi A. (eds.). Atti Convegno “La Natura in Campania. Aspetti biotici e abiotici”. Gruppo Attivo Campano A.R.C.A.,
Napoli].
Tra i Crostacei troviamo il Granchio di fiume (Potamon fluviatilis),
in rarefazione un in tutta Italia.
Tra i Pesci, sono stati segnalati: Lampreda di fiume e di ruscello
Lampetra fluviatilis e L. planeri, Trota Salmo trutta, Triotto Rutilus aula, Rovella Rutilus rubidio, Cavedano Leuciscus cephalus, Tinca Tinca
tinca, Barbo Barbus plebejus, Vulturino Alburnus albidus, Carassio Carassius carassius, Carpa Cyprinus carpio, Anguilla Anguilla anguilla,
Cagnetto Salaria fluviatilis, Cobite comune Cobitis taenia.
Di recente introduzione a scopo di pesca sportiva, oltre al Carassio, il Persico sole Lepomis gibbosus e il Pesce gatto Ictalurus melas.
Interessanti le Lamprede, in generale rarefazione per l’inquinamento e la cementificazione degli argini. I Pesci dulciacquicoli ita-
OASI WWF DI PERSANO
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OASI WWF DI PERSANO
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Rana - S. Aiello
Folaga - M. Fraissinet
liani soffrono inoltre della competizione
con specie alloctone introdotte; tra la
fauna di Persano, in particolare, figura il
Vulturino che è considerato minacciato
in tutta l’Italia meridionale.
Tra gli Anfibi troviamo: Tritone crestato
italiano Triturus carnifex, Rospo comune
Bufo bufo, Raganella italiana Hyla intermedia, Rana verde Rana gr. esculenta. Di
interesse è la presenza della Raganella
italiana, specie in forte contrazione per
l’uso di fitofarmaci e la distruzione degli
habitats.
I Rettili segnalati sono: Testuggine palustre europea Emys orbicularis, Testuggine palustre dalle orecchie rosse Trachemys scripta, Testuggine di Hermann Testudo hermanni, Geco comune Tarentola mauritanica, Orbettino Anguis fragilis,
Ramarro occidentale Lacerta bilineata,
Lucertola campestre Podarcis sicula, Luscengola comune Chalcides chalcides, Cervone Elaphe quatuorlineata, Biacco Hierophis viridiflavus, Natrice dal collare Natrix natrix, Natrice tassellata Natrix
tassellata.
Tra i Rettili la Testuggine palustre europea, in rarefazione per
l’inquinamento della acque, la distruzione degli habitats, la cattura per scopi alimentari e amatoriali oltre all’introduzione di Testuggini alloctone, risulta essere abbastanza comune e nella stagione
riproduttiva è facile osservare i piccoli, mancano però dati quantitativi sulla consistenza e la demografia della popolazione.
Maggiori conoscenze riguardano la Classe degli Uccelli: l’Oasi rappresenta un importante punto di sosta durante le migrazioni, un
sito di svernamento tra i principali della regione, un sito di nidificazione per Uccelli acquatici e di canneto. Sono state finora segnalate 184 specie, di cui 47 nidificano nell’Oasi o nelle immediate adiacenze.
Tra le specie più tipiche, lo Svasso maggiore (Podiceps cristatus) ha
iniziato a nidificare nel 1982. Attualmente nidificano 20-25 coppie, per lo più non sedentarie: svernano infatti non più di quattro
individui. Spesso le oscillazioni del livello dell’acqua nel bacino determinano la perdita delle covate e la necessità di deposizioni di
sostituzione. Alla stessa famiglia appartiene il Tuffetto (Tachybaptus ruficollis)
che, come dice il nome, si caratterizza
per le frequenti e prolungate immersioni subacquee. È presente tutto l’anno,
più abbondante in autunno.
Il Cormorano (Phalacrocorax carbo), specie principalmente svernante, presente
da ottobre ad aprile, ha mostrato un
Biscia tassellata - ©WWF-Canon/A. Voraeur
trend positivo nel corso degli anni che
lo ha attualmente portato a superare le 300 unità; tali uccelli si
raggruppano al tramonto nell’Oasi e di qui si distribuiscono durante il giorno lungo il Sele e il Tanagro fino a 15 km di distanza.
Tra gli Aironi (Famiglia Ardeidi), si possono annoverare tutte le 9
specie presenti in Italia. Tra queste ricordiamo il Tarabuso (Botaurus stellaris), specie rara e schiva, che sverna regolarmente nei canneti con alcuni individui; il Tarabusino (Ixobrychus minutus), nidificante nell’Oasi; l’Airone cenerino (Ardea cinerea), la specie più facilmente osservabile, abbondante soprattutto durante la migrazione primaverile. L’Airone bianco maggiore (Casmerodius albus)
è presente da settembre a maggio; il numero degli svernanti è andato aumentando progressivamente fino ai 31 individui osservati nel gennaio 2007, che fanno di Persano il principale sito di svernamento della specie in Campania. La Garzetta (Egretta garzetta),
un airone bianco in miniatura, è la specie più abbondante in primavera, quando si contano gruppi fino a 80 esemplari.
Tra le Anatre (Famiglia Anatidi) sono segnalate 14 specie. Tra queste ricordiamo l’Alzavola (Anas crecca) che è la più abbondante in
inverno, con punte di 1500 individui, il Germano reale (Anas platyrhyncos), presente tutto l’anno e nidificante, la Moretta tabaccata (Aythya nyroca), specie minacciata a livello globale, osservabile
con pochi individui durante le migrazioni e saltuariamente in inverno. La Marzaiola (Anas querquedula), come dice il nome, è comune in marzo, quando sosta nell’Oasi con stormi anche di diverse centinaia di individui.
Tra i rapaci diurni sono segnalate 15 specie. Tra queste, le più tipiche dell’ambiente fluviale e palustre sono: il Nibbio bruno (Milvus
migrans), che nidificava fino agli anni ’80 nel bosco igrofilo, è presente da metà marzo ad agosto; il Falco di palude (Circus aeruginosus) si può osservare in caccia sul canneto nel periodo da fine
agosto a fine maggio, con numeri massimi durante il passo pri-
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OASI WWF DI PERSANO
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maverile, e una presenza regolare in inverno di due-cinque individui; il Falco
pescatore (Pandion haliaetus) transita lungo il fiume o sosta nell’Oasi, da marzo a
maggio e tra settembre e ottobre, catturando i pesci con spettacolari tuffi. In
primavera visitano la zona Albanelle minori (Circus pygargus), Falchi cuculo (Falco vespertinus) e Lodolai (Falco subbuteo).
Lontra - ©WWF-Canon/Sanchez & Lope
In inverno, Sparvieri (Accipiter nisus) e Pellegrini (Falco peregrinus), sono attirati dagli immensi stormi di Storni che confluiscono al crepuscolo per pernottare nei canneti. Presenti tutto l’anno e facilmente osservabili sono il Gheppio (Falco
tinnunculus) e la Poiana (Buteo buteo).
Tra i Rallidi ricordiamo la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus),
sedentaria e nidificante, la Folaga (Fulica atra), la cui popolazione
aumenta notevolmente in inverno fino a 200-250 individui e il meno visibile Porciglione (Rallus aquaticus), la cui presenza è rivelata
dal caratteristico richiamo, simile, come dice il nome, al grugnito
di un maiale; solo in primavera è possibile con un po’ di fortuna
scorgere per qualche secondo la schiva Schiribilla (Porzana parva).
Le Gru (Grus grus) solcano i cieli dell’Oasi in primavera, soprattutto ai primi di marzo, quando con stormi di centinaia di individui
risalgono la valle del Sele, a volte sostando per qualche giorno
nelle vaste praterie incolte della Tenuta Militare di Persano. Del
grande gruppo dei cosiddetti limicoli, piccoli trampolieri appartenenti all’Ordine dei Caradriformi, tipici degli ambienti caratterizzati dalla presenza di fango e limo (da cui il nome), in cui ricercano le loro prede (Anellidi, Molluschi, Crostacei) infiggendovi i
loro lunghi e sottili becchi, sono state segnalate 23 specie.
Tra i gabbiani e le sterne (Famiglie Laridi e Sternidi), il Gabbiano
reale (Larus michahellis) frequenta l’invaso tutto l’anno come tappa intermedia tra il mare e le discariche di rifiuti su cui si alimenta regolarmente, mentre Mignattino (Chlidonias niger), Mignattino alibianche (C. leucopterus) e Mignattino piombato (C. hybridus)
si osservano in gruppi misti, a volte di un centinaio di individui,
nel periodo da marzo a maggio.
Al composito Ordine dei Coraciformi appartengono il Martin pescatore (Alcedo atthis), che si può osservare mentre sfreccia basso sull’acqua come una piccola scheggia blu elettrico oppure mentre fa la posta ai piccoli pesci che cattura con fulminei tuffi; il Gruc-
cione (Merops apiaster), dai colori sgargianti e il verso gioioso che sosta nell’Oasi durante le migrazioni e nidifica lungo
i fiumi della Piana del Sele; l’Upupa (Upupa epops) e la Ghiandaia marina (Coracias garrulus) dalla sorprendente livrea,
entrambe migratrici primaverili.
Quattro specie di Picidi (Picchio verde,
Picus viridis, Picchio rosso maggiore, Picoides major, Picchio rosso minore, Picoides minor e Torcicollo, Jynx torquilla, i primi tre sedentari, l’ultimo migratore) nidificano nei boschi più maturi che circondano il fiume.
L’elenco dei Passeriformi che frequentano il sito è lungo, 74 specie di cui 34
nidificanti.
Le più tipiche delle zone umide sono il
Pendolino, il cui nome deriva dal caratteristico nido a forma di sacca che viene
appeso alle estremità dei rami di salice
Martin pescatore - © WWF-Canon/ F. F.Hazelhoff
che si proiettano sull’acqua, la Cannaiola e il Cannareccione, specie nidificanti nel canneto, il Forapaglie
castagnolo e il Migliarino di palude, specie svernanti, il Basettino,
osservato in piccoli gruppi solo in alcuni inverni. Legati ad ambienti arbustivi umidi sono l’Usignolo, migratore, e l’Usignolo di
fiume, sedentario.
Numerose altre specie che vivono o visitano l’Oasi sono tipiche
degli ambienti prativi (Allodola, Cappellaccia, Pispola, Beccamoschino, Saltimpalo), cespugliosi (Occhiocotto, Sterpazzolina, Zigolo nero, Averla piccola) o boschivi (Rigogolo, Rampichino, cince,
Codibugnolo, Pettirosso).
(Fonte: Mancuso C., Nappi A., Lenza R., Indelli G. e Cavaliere V. Avifauna dell’Oasi WWF di Persano. Picus, in press)
Tra i Mammiferi riportiamo: Riccio europeo Erinaceus europaeus,
Mustiolo Suncus etruscus, Talpa romana Talpa romana, Lepre europea Lepus europaeus, Moscardino Muscardinus avellanarius, Arvicola del Savi Microtus savii, Topo selvatico collo giallo Apodemus
flavicollis, Ratto delle chiaviche Rattus norvegicus, Ratto nero R. rattus, Topolino domestico Mus domesticus, Nutria Myocastor coypus,
Volpe Vulpes vulpes, Tasso Meles meles, Donnola Mustela nivalis,
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OASI WWF DI PERSANO
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Puzzola europea M. putorius, Lontra comune Lutra lutra, Faina Martes foina, Cinghiale Sus scrofa.
Di straordinaria importanza è la presenza della Lontra, simbolo dell’Oasi e motivo principale della sua istituzione. Questo mustelide è ad alto rischio di estinzione e merita adeguate azioni di conservazione. Il bacino del Sele costituisce
Cormorano - © WWF-Canon/J.0 Pratginestos
uno degli ultimi rifugi, infatti, assieme ad
altre stazioni della Campania, della Basilicata e della Puglia ospita
oltre il 50% della popolazione italiana.
La presenza della Lontra fu accertata la prima volta nel 1981 e confermata poi da vari autori. Il tratto del Sele maggiormente interessato dalla sua presenza è quello compreso tra la confluenza col
Tanagro e Ponte Barizzo: in uno studio condotto nel 1990-1991
sono stati rilevati 41 punti di marcaggio in 38 km di sponde e si è
stimata la presenza di 10 individui (FASANO, 1991).
Preoccupante è la presenza della Nutria, con una popolazione stabile che si riproduce regolarmente. Questo Roditore, di origini sudamericane, fu introdotto in Italia a scopo di allevamento per la
produzione di pellicce, ma la crisi del settore ha determinato un
progressivo abbandono degli allevamenti e l’immissione in natura degli esemplari. Ciò ha portato alla formazione di popolazioni
selvatiche che si sono espanse in modo assai rapido. Il problema
delle specie aliene (o alloctone) invasive è legato ai molteplici impatti negativi che esse esercitano sulla biodiversità locale. Nel caso della Nutria questo impatto si esercita sulla vegetazione e sull’avifauna acquatica, sulle colture agricole e sugli argini dei corpi
idrici. L’attività di alimentazione determina l’estinzione locale di intere stazioni di Ninfea, Cannuccia di palude e Tifa, con la scomparsa della fauna associata a tali ambienti. Sull’avifauna viene esercitata anche un’azione diretta: distruzione dei nidi e predazione di
uova e piccoli di specie acquatiche. Si registrano danni localmente elevati a colture agricole nelle zone adiacenti aree umide.
L’indebolimento degli argini è legato all’attitudine a scavare tunnel nelle sponde, con conseguenti rischi di esondazione.
OASI WWF DI PERSANO
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Sentiero - S. Aiello
UNA RETE IN CONNESSIONE: L’OASI
DI PERSANO NEL SISTEMA REGIONALE
CAMPANO
L’IMPATTO ESERCITATO DALLE POPOLAZIONI UMANE SUGLI ECOSISTEMI è stato
paragonato a quello di una grande forza geo-fisica, ed appare evidente come la presenza sul pianeta di oltre sei miliardi di esseri umani comporti una densità media ben
più elevata di quella sostenibile dai sistemi naturali terrestri e marini. Se si aggiunge a
ciò il fatto che circa un terzo degli abitanti della Terra ha livelli di consumi molto più
elevati della quota pro-capite sostenibile, si può comprendere come questo modello di sviluppo sia in forte contraddizione con i principi di uso sostenibile delle risorse
naturali.
L’interferenza della specie umana sugli ecosistemi determina una perdita di biodiversità, in particolare in termini di estinzione delle specie, a ritmi molto maggiori di quelli che si avrebbero in presenza di una popolazione umana con livelli di consumo del-
OASI WWF DI PERSANO
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Canneto - L. Nesi
le risorse più ridotti di quelli attuali.
L’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) riconosce nella
distruzione degli habitat naturali la primaria causa di perdita di biodiversità sulla Terra. Così il Summit mondiale sullo
sviluppo sostenibile tenutosi a Johannesburg nel 2002 ha indicato esplicitamente la necessità, entro il 2010, di ridurre significativamente il tasso di progressiva
perdita di biodiversità sul nostro pianeta.
Uno dei meccanismi più utili per ottenere questo obiettivo è quello di realizzare un sistema di aree protette, possibilmente connesse tra di loro, per creare
un vero e proprio network ecologico che
permetta alla natura di mantenere la funzionalità degli ecosistemi e le loro potenzialità evolutive.
L’ultima lista delle Nazioni Unite delle
aree protette del mondo indica un numero di 102.102 aree che,
globalmente, coprono 18,8 milioni di chilometri quadrati, pari al
12,65% della superficie terrestre: un bel passo avanti dalle 9.214
aree protette registrate nel 1962 che, allora, coprivano solo 2,4 milioni di chilometri quadrati.
Negli ultimi decenni sono stati sottoscritti numerosi trattati internazionali per la tutela dell’ambiente, che indirizzano i paesi di tutto il mondo verso una politica più attenta alla conservazione della biodiversità e allo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali. Si tratta, in particolare, delle convenzioni di Bonn (per le specie
animali migratrici), di Ramsar (per le zone umide), di Berna (per la
conservazione di flora e fauna selvatica europee e relativi habitat),
di Washington (CITES, sul commercio internazionale delle specie
animali e vegetali in via di estinzione), e quella fondamentale di
Rio, sulla diversità biologica.
Le iniziative legislative internazionali più moderne sono caratterizzate sempre più da un approccio olistico che abbraccia non solo le specie oggetto di tutela, ma anche il contesto ambientale in
cui vivono. Ciò significa, in senso più ampio, tenere conto sia della rete degli habitat naturali, sia delle popolazioni umane locali e
delle loro esigenze.
L’Unione Europea ha adottato due importanti direttive per la conservazione
della natura: la direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli
selvatici, nota come direttiva “Uccelli”, e
la direttiva 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, meglio conosciuta come direttiva
Upupa - © WWF-Canon/Fred F. Hazelhoff
“Habitat”. La direttiva “Uccelli”prevede
l’individuazione di aree da destinare alla conservazione degli uccelli selvatici, denominate Zone di Protezione Speciale (ZPS), la seconda richiede l’individua-zione di Siti di Importanza Comunitaria (SIC) per la conservazione di habitat e specie elencati negli allegati della direttiva stessa, ritenuti di importanza comunitaria.
L’obiettivo è quello di creare una rete ecologica europea coerente di zone protette, denominata Rete Natura 2000, il cui scopo è
quello di garantire un soddisfacente stato di conservazione agli
habitat delle specie animali e vegetali ritenuti di interesse conservazionistico, attraverso misure che promuovano il loro mantenimento e il loro ripristino, in armonia con le attività dell’uomo.
Entrambe le direttive richiedevano in primo luogo agli stati membri l’individuazione di aree di tutela. La realizzazione di Natura 2000
è passata quindi necessariamente attraverso l’individuazione delle aree che presentano, entro il loro perimetro, habitat e specie
elencate nelle direttive. Queste aree sono state individuate negli
anni passati con uno sforzo immane e non senza difficoltà e ritardi.
Il contributo italiano per lo sviluppo della rete Natura 2000 è di
2.255 SIC e 559 ZPS, di cui 311 coincidenti fra loro. L’istituzione di
queste aree comporta l’impegno da parte delle autorità competenti a gestirle di conseguenza, attraverso adeguati piani di gestione, contemplando opportune valutazioni di incidenza per opere e infrastrutture da realizzare al loro interno e adottando tutte
le misure necessarie per evitare il degrado degli habitat per cui
tali zone sono state designate.
Pertanto, dopo la fase di individuazione e designazione delle zone di protezione, già di per sé lunga e laboriosa, comincia ora la
fase ancora più ardua di garantire per ciascuna di esse un’oculata
gestione finalizzata alla conservazione a lungo termine e alla so-
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OASI WWF DI PERSANO
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stenibilità delle attività umane che vi incidono.
Per quanto riguarda la Campania, la
designazione delle aree SIC e ZPS, per lo
più ricadenti in aree già protette, viene
a coronare un lungo percorso fatto di
battaglie politiche per la protezione delle aree da tempo riconosciute come di
elevato valore naturalistico.
Le tappe più importanti di questo percorso sono la pubblicazione della legge
quadro nazionale 394/1991 sulle aree
naturali protette che istituiva in Campania due parchi nazionali, il Vesuvio ed il
Cilento-Vallo di Diano ed individuava alcune aree di reperimento per la realizzazione di altri parchi nazionali, e la legge
regionale 33/1993 che, recependo quanto individuato dalla legge quadro, preSparviere - © WWF-Canon/Fred F. Hazelhoff
vedeva l’istituzione di 11 aree naturali
protette regionali.
Allo stato attuale risultano istituiti 6 parchi regionali: Matese, Roccamonfina-Foce Garigliano, Taburno-Camposauro, Partenio, Picentini e Fiume Sarno; 3 riserve
naturali regionali: Foce Sele Tanagro, Lago di Falciano, Monti Eremita Marzano;
sono in attesa di parere delle Commissioni del Consiglio Regionale il Parco dei
Sentiero - S. Aiello
Campi Flegrei, la riserva di Foce Volturno-Costa di Licola ed il Parco dei Monti Lattari. Attualmente risulta protetto, quantomeno sulla carta, il 25% del territorio regionale, circa 343.000 ettari, il che fa della Campania, dopo l’Abruzzo, la
regione con la maggiore superficie di territorio protetto.
In questo ambito, l’Oasi WWF di Persano, che è stata una delle prime Oasi WWF istituite nel meridione d’Italia, e la prima ricadente
in una zona umida, mentre nei primi decenni è rimasta isolata
geograficamente da altre aree protette, attualmente si colloca in
una posizione strategica di raccordo tra vari comprensori che hanno visto finalmente riconosciuta la loro valenza naturalistica.
L’Oasi, infatti, rappresenta il cuore della ZPS “Medio corso del Fiu-
me Sele-Persano” e della riserva regionale “Foce Sele-Tanagro” ed è in connessione con il parco dei Monti Picentini a
Nord, il parco dei Monti Eremita-Marzano ad Est, il parco nazionale del Cilento
a Sud.
Svolge pertanto un ruolo importante dal
punto di vista ecologico, nell’ambito di
una rete di interconnessioni ecologiche
Passaggi - S. Aiello
tra i vari comprensori, ad esempio come
area di sosta e di foraggiamento per
l’avifauna durante le migrazioni lungo la
rotta migratoria Tirreno-Adriatica, oppure come area di svernamento per
l’avifauna nidificante sui massicci montuosi circostanti, o come zona di transito per la fauna terricola che si sposti lungo le vie d’acqua o tra un massiccio
montuoso e l’altro. Ma riveste anche un
Capanno di avvistamento - S. Aiello
importante ruolo dal punto di vista turistico, come snodo e tappa decisiva nell’ambito di percorsi turistico-naturalistici che tocchino i diversi parchi naturali della provincia di Salerno.
OASI WWF DI PERSANO
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OASI WWF DI PERSANO
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Airone cenerino - © WWF-Canon/J. Trotignon
DALLA TUTELA ALLA RIQUALIFICAZIONE
NATURALISTICA: LA STORIA DELLA GESTIONE
DELL’OASI
LA SEZIONE DI SALERNO DEL WWF AVANZÒ RICHIESTA, nel 1975, all’Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Campania, di tutelare, in base alla vigente legge sulla caccia, lo specchio d’acqua di Persano e i boschi circostanti. Nel 1976
il presidente della Giunta regionale firmò il decreto di istituzione dell’Oasi di protezione della fauna in località Persano del Comune di Serre, che entrò in vigore il 1° aprile
del 1977.
Nel 1980, a seguito di accordi intercorsi con il Consorzio di Bonifica Destra Sele, ente
consegnatario e gestore dell’invaso, venne con questo stipulata una prima convenzione che affidava al WWF la gestione naturalistica e turistica dell’area dell’invaso. La
collaborazione tra i due enti è proseguita ininterrottamente per oltre un ventennio
con risultati proficui; nel gennaio 2004 la convenzione è stata rinnovata per un altro
quinquennio, introducendo diverse novità tra le quali la collaborazione della Federazione provinciale Coltivatori Diretti
per quanto attiene l’allestimento e la gestione del “museo del Sele”, con particolare riferimento alla bonifica e allo sviluppo, intorno al fiume, della civiltà contadina e del prodotto tipico locale.
Inoltre il Consorzio ha ricevuto il finanziamento da parte della Regione di opere di valorizzazione, nel cui contesto è in
corso di ultimazione un nuovo e più accogliente Centro Visite che consentirà di
svolgere attività di tipo culturale e scientifico a latere della gestione dell’Oasi.
Infatti, nel corso della gestione dell’Oasi
di Persano sono state affrontate diverse
problematiche relative allo studio e la ricerca scientifica. (Fonte: Indelli G., Mauro L. e Romano G., 1992. Piano di gestione Oasi WWF di Persano).
Borragine -L. Nesi
Un primo importante risultato è stato ottenuto, conciliando le esigenze del Consorzio con quelle naturalistiche, con la riduzione del periodo di apertura della diga e
di svuotamento dell’invaso. Prima dell’istituzione dell’Oasi, le paratoie che trattengono le acque venivano sollevate nel mese di
ottobre e richiuse alla fine di marzo. Per sei mesi all’anno il lago
artificiale scompariva per lasciare il posto al corso del fiume. In seguito, e fino ad oggi, la diga è stata aperta solo un mese all’anno,
in gennaio, per consentire l’esecuzione dei necessari lavori di manutenzione. Ciò ha favorito una decisa evoluzione dell’ambiente
circostante verso un tipico ambiente palustre; lo svuotamento repentino del bacino in gennaio, tuttavia, comporta ancora un problema, determinando una modifica della composizione dei popolamenti ornitici e l’allontanamento di grandi quantità di uccelli acquatici presenti, in un periodo delicato del loro ciclo biologico, quale quello dello svernamento.
Un altro importante risultato è stato ottenuto con la realizzazione del sistema di convogliamento dei reflui industriali prodotti a monte dell’Oasi.
Intorno alla metà degli anni ’80 sono stati creati nel bacino del Se-
OASI WWF DI PERSANO
31
OASI WWF DI PERSANO
32
le vari poli industriali, finanziati con la
legge 219/81 sulla ricostruzione delle
aree terremotate. Lungo il Sele sono sorte quattro aree industriali: due in Comune di Contursi, una in Comune di Oliveto Citra e una in Comune di Calabritto,
mentre sul Tanagro venivano realizzati
due ulteriori poli nei Comuni di Buccino
e Palomonte. Ci si è posti il problema di
Spatola - M. Ruocco
impedire che le acque del Sele venissero inquinate dagli scarichi industriali. Infatti, benché ognuno dei poli fosse dotato di impianti di depurazione, esisteva
il rischio che, a causa di malfunzionamenti o altri inconvenienti, si potessero
verificare sversamenti di prodotti di imprecisabile carica inquinante. Su iniziativa del WWF quindi, è stata proposta agli
uffici preposti all’attuazione della legge
219/81, la realizzazione di un collettore
Poiana - © WWF-Canon/ F. F. Hazelhoff
che raccogliesse i reflui delle singole aree
industriali per convogliarle al di fuori del bacino del Sele. Tale proposta è stata recepita e fu incaricata la Snamprogetti di realizzare
la condotta fognaria. A questa prima condotta, con funzionamento a gravità, se ne è aggiunta una seconda, proveniente dal Tanagro, alimentata da un impianto di pompaggio, cosicché tutti i reflui industriali risultano oggi intercettati. Essi vengono sottoposti
ad un ulteriore trattamento presso l’impianto di depurazione di
Battipaglia e quindi scaricati nel Fiume Tusciano.
L’intera rete di convogliamento dei reflui industriali prodotti nelle sei aree insistenti sul bacino del Sele, oltre a rappresentare un esempio unico in Europa di programmazione su vasta scala dei processi di disinquinamento, costituisce un sistema di sicurezza tale da garantire la preservazione delle acque del Sele e
quindi dell’Oasi da qualunque tipo di inquinamento industriale.
La realizzazione della condotta ha comportato tuttavia notevoli
problemi per l’Oasi. La tubazione corre infatti a mezza costa sulla
sponda sinistra del Sele attraversando una estesa zona in frana. Il
progetto originario prevedeva di interrare la condotta ad una profondità intorno ai due metri; ciò si è rivelato impossibile a causa
dei movimenti franosi che l’avrebbero facilmente danneggiata. Il
tubo pertanto è stato lasciato nella posizione originaria, fuori terra, appoggiato su selle di calcestruzzo. Per diminuire
l’impatto visivo dell’opera la Snamprogetti ha tentato di mimetizzare la condotta colorandola di verde e mettendo
a dimora lungo il tracciato numerose
piante.
Strutture per la visita
Passaggio - S. Aiello
L’Oasi di Persano è stata a lungo l’unica
zona protetta adeguatamente attrezzata per le visite, con un Centro Visite, capanni e torri per il bird-watching, sentieri natura, passerelle, posti su entrambe
le sponde del fiume. Nel corso degli anni tali strutture hanno avuto diverse vicissitudini a causa delle piene del fiume,
di incendi e di atti di vandalismo dovuti
ad un costante clima di ostilità e di scarsa accettazione da parte dei proprietari
dei terreni circostanti.
Nel corso degli anni 1989-1990 la Soprintendenza ai Beni Ambientali della provincia di Salerno ha effettuato nell’Oasi
una serie di lavori di ristutturazione dei
percorsi e delle strutture di visita. Sono
stati realizzati 12 capanni per il bird-watching, di cui sette lungo la sponda siniFioritura nell’Oasi -L. Nesi
stra, e predisposti tre differenti percorsi
natura, indirizzati a tre differenti tipi di utenza. Un percorso sulla
riva destra non è più in uso attualmente.
Sulla riva sinistra un primo percorso, della lunghezza di 1 chilometro, corre su traversine ferroviarie ed è accessibile ai disabili; nella
parte alta del percorso un primo capanno si affaccia su un’ansa
del fiume con una lama di acqua bassa e un ampio greto sabbioso, nella parte più bassa altri tre capanni si affacciano su un chiaro appositamente aperto nel canneto. Da questo percorso si stacca in direzione ortogonale una passerella lunga circa 400 metri
che compie un arco all’interno del canneto, lungo la quale sono
installati tre capanni. Questo percorso che penetra nel cuore del
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lago e termina con l’ultimo capanno su
una zona in cui l’accumulo dei sedimenti ha determinato la presenza di una zona erbosa circondata da acque basse, è
utilizzato dal personale dell’Oasi e da naturalisti per osservazioni e censimenti della fauna e da fotografi e cineoperatori.
Rimboschimenti
Passaggio - S. Aiello
Durante i lavori effettuati dalla Soprintendenza nel biennio ‘89/’90 sono state
messe a dimora alcune centinaia di piante.
250 piante di Ontano nero, alternate ad
alcune centinaia di talee di salici, raccolte in zona, sono state distribuite sulla riva sinistra a valle del primo capanno. In
questo tratto la vegetazione arborea era
assente e ciò rendeva particolarmente
Volpe - © WWF - Canon/ V. Filonov
visibile il passaggio delle persone lungo
la riva. Inoltre l’erosione del fiume stava asportando fette cospicue della riva che è stata così consolidata. Questo inserto arboreo, saldandosi alle estremità con la vegetazione preesistente, ha
ripristinato un continuum vegetazionale lungo la riva.
Sono state messe a dimora 220 piante di pioppo nero e pioppo
bianco nella parte centrale del lago dove si stava già naturalmente formando un isolotto. Scopo dell’intervento è stato quello di
accelerare il processo in corso per favorire la formazione di zone
di acqua bassa e inoltre coprire alla vista dei capanni l’autostrada
sullo sfondo.
Sono state inserite nella fascia di macchia mediterranea preesistente, lungo il sentiero natura della riva sinistra, alcune centinaia di arbusti di mirto, ginestra, lentisco e biancospino.
In anni successivi altre 800 talee di salici prelevate in zona sono
state impiantate in vari punti intorno ai capanni e nel canneto.
Reintroduzione anatre mediterranee
L’Oasi di Persano fu inserita nell’elenco delle aree prescelte dal
WWF per la reintroduzione di alcune specie di anatre mediterranee in diminuzione numerica nel loro areale di distribuzione.
Il 25 gennaio 1991 furono introdotte in voliere di ambientamen-
to 11 coppie di Fistione turco e 6 coppie
di Moretta tabaccata; questi animali furono tenuti in cattività fino alla metà di
marzo, allora data di chiusura della caccia e poi liberati nell’Oasi dove era stata
predisposta una mangiatoia in acqua.
Nei mesi successivi si osservò che le anatre si alimentavano naturalmente e si erano disperse in piccoli gruppi in vari punPaesaggio - L. Nesi
ti dell’Oasi e a monte sul fiume. Le ultime osservazioni furono effettuate nel gennaio dell’anno successivo, prima dell’apertura della diga, quando furono osservate 6
coppie di Fistione turco e alcune Morette tabaccate aggregate ad
esemplari selvatici.
Centro recupero rapaci
Fin dalla sua istituzione all’Oasi di Persano sono stati regolarmente affidati uccelli feriti, per la maggior parte rapaci. Pertanto sono
state costruite tre voliere di diverse dimensioni in cui mantenere
gli animali in degenza fino al momento della loro liberazione. Attualmente l’attività è stata sospesa.
Tra le attività svolte costantemente dal personale dell’Oasi, coadiuvato da volontari, obiettori di coscienza e guardie venatorie
dell’Associazione va infine ricordato il controllo e la prevenzione
del bracconaggio, della pesca e del taglio abusivo dei boschi.
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Paesaggio con spatole - I. Cammarata
LA FRUIZIONE: LE VISITE
L’OASI È APERTA AL PUBBLICO PER TUTTO L’ANNO. È raggiungibile con
l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Usciti allo svincolo di Campagna, si prende a sinistra il rettilineo che si immette sulla SS 19. Una serie di segnali stradali con il simbolo del Panda, guida il visitatore. Percorsi 5 Km si imbocca a sinistra il bivio per la strada
comunale Falzia e, dopo 1 Km, si raggiunge il Centro Visite. Qui la guardia del WWF riceve le persone e le accompagna lungo i sentieri-natura all’interno del territorio protetto.
Sono percorribili due percorsi lungo i quali i visitatori, in base al loro numero e al livello di esperienza naturalistica, vengono accompagnati.
Il sentiero lungo la sponda sinistra percorre ampi prati naturali e tocca tre capanni di osservazione ai bordi del canneto e due di fronte al bosco. Un tratto di questo
percorso attraversa il canneto su una passerella, ai lati della quale il taglio periodico
delle canne mantiene una zona aperta di acqua bassa in cui si sviluppa una varietà di
piante acquatiche tra cui gli spettacolari gigli d’acqua e in cui è frequente l’osservazione
delle testuggini palustri.
Un secondo percorso, interamente su
passerella, lungo circa 400 metri, si snoda all’interno del canneto e ospita altri
tre capanni di osservazione.
Tutti i capanni sono costruiti in materiali naturali, legno e cannuccia palustre, e
sono dotati di feritoie che consentono
di osservare gli uccelli senza disturbarli,
quindi da distanze ravvicinate.
Avvistamento dai capanni - L. Nesi
All’interno dei capanni e lungo il percorso sono sistemati alcuni pannelli didattici che mostrano aspetti salienti della vita animale e vegetale delle zone umide.
Un altro sentiero si snoda lungo la riva
sinistra, dalla diga all’impianto di presa
del Consorzio di Bonifica, posto in corrispondenza dell’ultima ansa del fiume.
Da qui si raggiunge un punto di osservazione sopraelevato che domina la
Lucertola campestre - M. Giannotti
grande ansa e da cui si ha una visuale
verso valle fin quasi alla diga e verso monte fino alle isole centrali nell’invaso. La costruzione della Zona Industriale di Campagna,
con la relativa strada che l’attraversa, ha reso accessibile, alla fine
di tale strada, un suggestivo punto di osservazione sopraelevato
sulla riva destra in prossimità della diga, da cui si domina il tratto
finale dell’invaso, dall’ultima ansa alla diga, comprendente la foce
del Fiume Tenza, immissario di destra del Sele. È questa la zona in
cui si osserva la maggior parte delle anatre tuffatrici, essendo il
tratto più profondo del fiume, e l’area in cui si raccolgono quasi
tutti gli uccelli nei periodi di magra del fiume o durante lo svuotamento del bacino. I periodi più interessanti per le osservazioni
sono l’autunno, quando si raggiunge la massima concentrazione
di uccelli acquatici svernanti, e la primavera, quando il paesaggio
si colora con le fioriture dei prati.
Per le visite è consigliabile un abbigliamento mimetico e comodo. Bisogna anche fare attenzione al comportamento: parlare a
voce alta, chiamarsi e rumoreggiare mette in allarme gli uccelli e
ne rende difficile l’osservazione. Per lo stesso motivo è meglio visitare l’Oasi in piccoli gruppi, per ridurre al minimo il disturbo ed
è necessario prenotare la visita telefonando allo 0828/974684.
e-mail: [email protected]
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Capanno di avvistamento- S. Aiello
LE OCCASIONI DEL TERRITORIO: RASSEGNA
DEI PRODOTTI TIPICI E DEI SAPERI LOCALI
L’ OASI WWF DI PERSANO, IN PROVINCA DI SALERNO ricade nei territori comunali di Campagna e di Serre, quest’ultimo che dista 42 km dal capoluogo.
Nel territorio l’economia locale è concentrata nel comparto agricolo e zootecnico.
Le attività tipiche sono la produzione di olio extravergine di oliva, di mozzarelle di bufala. ed un tempo vi era l’allevamento di cavalli che nell’area ha radici antichissime rendendo Persano famosa in tutto il mondo per aver dato origine ad una importante razza equina, la razza “Governativa di Persano”.
L’olio extravergine di oliva DOP “Colline Salernitane” deriva da varietà autoctone da sempre presenti nel salernitano. L’olio trae la sua tipicità proprio dalla peculiarità del territorio, dotato di connotazioni pedoclimatiche, paesistiche, storiche, culturali ed economiche assolutamente originali. Esso si produce in un’area fortemente vocata alla coltivazione dell’olivo, caratterizzata da una varietà particolarmente ricca e
originale.
Notizie certe ne fanno risalire la coltivazione agli antichi Focesi, coloni della Magna Grecia, che cominciarono a diffonderla nella Piana dell’Alento e nelle aree
collinari circostanti. Fu poi attraverso
l’occupazione del territorio da parte dei
Romani che l’olivicoltura si diffuse in tutta l’area salernitana. Ancora oggi, passeggiando per questo territorio di eccezionale bellezza, è facile imbattersi in olivi millenari di grande taglia, nei quali è
racchiusa la storia delle popolazioni locali, alle quali l’olivo ha assicurato, nei
momenti più difficili, sicuro sostentamento.
La produzione di mozzarelle di bufala risale al tempo dei Borboni, che prestavano molta attenzione all’allevamento del bufalo, tanto da creare un allevaFioritura nell’Oasi - L. Nesi
mento nella tenuta reale di Carditello,
dove nella seconda metà del Settecento, insediarono anche un caseificio. La
parola mozzarella deriva certamente dal
termine “mozzare”, operazione di formatura praticata tradizionalmente a mano
nella fase finale della lavorazione. Tale
termine appare per la prima volta in un
testo di cucina, citato da un cuoco della corte papale del XVI sec. Ma già nel XII
Paesaggio - S. Aiello
sec. i monaci del monastero di S. Lorenzo in Capua usavano offrire ai componenti del Capitolo che si recavano in processione ogni anno per la festa del santo patrono,
una “mozza o provatura”accompagnata da un pezzo di pane.
Nel XVIII secolo, ogni bufala di Persano si riteneva desse 70 rotoli
di provola all’anno. Nella Piana del Volturno e in quella del Sele
esistono ancora le antiche bufalare, costruzioni circolari in muratura con al centro un camino per la lavorazione del latte e piccoli ambienti addossati alle pareti destinati all’alloggio dei bufalari.
L’area di produzione della mozzarella è localizzata nell’intero territorio delle province di Caserta e Salerno ed in alcuni comuni della provincia di Napoli. A rappresentare la mozzarella d.o.p. campa-
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na vi sono anche le attività produttive
nell’ambito lattiero-caseario di Serre Persano che con i suoi numerosi addetti e
con le aziende di trasformazione della filiera bufalina è senz’altro uno dei settori produttivi più importanti del territorio
degli Alburni.
Il Bosco di Persano è stata riserva di caccia di Carlo III di Borbone nel ‘700 e fu
Capanno di avvistamento - L. Nesi
centro di allevamento di una razza di cavalli da sella particolarmente atti alla caccia, attualmente in via di estinzione, la
“Real Razza di Persano”.
I Borboni si intendevano anche di cavalli e Carlo III decise di creare un cavallo
per la sua carrozza e per la cavalleria. La
razza di cavalli governativa di Persano,
fondata nel 1762 è nata da fattrici orientali e stalloni andalusi e arabi. I Borboni
di Napoli, che regnarono in Sicilia e nell’Italia meridionale, dal 1734 fino al 1860,
in quella tenuta tra il Sele e il Calore, hanno sempre allevato i cavalli “Persano”. Nel
1860, gran parte dell’Italia, fu sotto la dinastia dei Savoia e ci fu una dispersione
dei cavalli nel sud della penisola. Nel
1954 la razza di Persano fu ridotta a una
cinquantina di fattrici.
La razza di Persano è tuttora famosa nel
Paesaggio - L. Nesi
mondo perchè due cavalli hanno vinto
le Olimpiadi di Helsinki e di Roma.
Del cavallo napoletano si perdono le tracce nei primi anni del ‘900
e solo a partire dal 1980, per l’illuminata opera di un allevatore, la
razza ha ricevuto nuovo vigore tanto da ottenere l’attivazione del
relativo Registro Anagrafico.
Da più parti provengono segnali che preludono alla possibilità di
rilanciare l’allevamento di questi cavalli, circostanza che potrebbe favorire lo sviluppo di un turismo equestre - sia di carattere
sportivo, sia più semplicemente collegabile alla fruizione del territorio attraverso sentieri percorribili a cavallo.
Schede sintetiche delle specie
di flora e fauna maggiormente
rappresentative
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SCHEDA 1
Vesparia - Ophrys apifera
Famiglia
Zona di origine
Distribuzione
Morfologia
Ecologia
Orchidaceae
Regione Mediterranea.
Presente e comune in tutta la regione mediterranea.
WWF-Canon/M. Dépraz
Pianta che raggiunge i 50 cm di altezza e di aspetto variabile. Presenza di foglie basali lanceolate e di altre più strette che avvolgono lo stelo. Il numero di fiori varia tra 2 e 9,
hanno ampi sepali e un colore tra il rosa e il bianco. Il labello è in genere bruno rosato con due lobi laterali tozzi e uno centrale arrotondato.
Vive un po’ ovunque in tutta la regione mediterranea, ma è capace di
spingersi fino alla Scozia. Predilige ambienti boscosi, garighe, macchie
e dune.
SCHEDA 2
Lampreda di ruscello - Lampetra planeri
Famiglia
Zona di origine
Distribuzione
Petromyzonidi
Originaria dell’Europa Occidentale.
Segnalata dalla fine del secolo XIX nel corso superiore dei fiumi e nei
laghi dell’Italia settentrionale centrale e meridionale.
Morfologia Lunga fino a 20 cm per un peso massimo di 120 g. Colore del dorso grigio-verdastro o bluastro, i fianchi giallastri, il ventre giallastro o biancastro.
Ecologia Vive in ruscelli, risorgive, canali anche con poca o pochissima portata
di acqua, tratto superiore dei fiumi, torrenti, laghi. Predilige acque limpide e correnti e ben ossigenate. Fondale pulito ghiaioso o sassoso, più
raramente sabbioso. Allo stato larvale vive nel fango, nella melma o
sotto i massi. Allo stesso modo si comporta da adulta, quando la temperatura è più rigida. Allo stato larvale si nutre di sostanze organiche
di vario genere, piccoli pesci ed invertebrati. Allo stato adulto non si alimenta (dopo la metamorfosi dallo stato larvale allo stato adulto per
la riproduzione vive solo pochi mesi).
Cause di minaccia Considerata in serio pericolo di estinzione a causa della distruzione degli habitat e per inquinamento delle acque.
SCHEDA 3
Testuggine palustre - Emys orbicularis
Famiglia
Distribuzione
Morfologia
Ecologia
Emydidi
La maggior parte dell’Europa eccetto il nord e parte del centro. Presente anche in Asia occidentale e AfriI. Cammarata
ca nord-occidentale. Sono piuttosto comuni introduzioni al di fuori della sua area di distribuzione.
Carapace (parte superiore del guscio) degli adulti di solito fino a 20 cm
di lunghezza, occasionalmente raggiunge i 30 cm. Di colore nerastro
o brunastro, con disegni chiari o giallastri a forma di punteggiature e
striature. Facilmente distinguibile delle testuggini di terra per il carapace più appiattito e la coda lunga. Il guscio è ovale nel contorno, appena allargato nella parte posteriore.
Vive in acque ferme o a corrente lenta, ricche di vegetazione sommersa e ripariale. Si incontra anche in fossati, canali, paludi e acque salmastre. Si può osservare mentre sosta su sassi o ceppi sulla riva a termoregolarsi. Talvolta resta a pelo d'acqua lasciando visibili solo il collo e la testa. Piuttosto timida, quando è disturbata si immerge. A differenza delle testuggini terrestri, è principalmente carnivora, nutrendosi di una grande varietà di animali acquatici (specialmente pesci, anfibi e grossi invertebrati) e carogne. Depone da 3 a 16 uova allungate,
con guscio duro, in cavità del terreno soffice.
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SCHEDA 4
Biscia dal collare - Natrix natrix
Famiglia
Distribuzione
Morfologia
Ecologia
Colubridi
Quasi tutta l’Europa fino alla Scandinavia a nord, Africa nord-occidentale e Asia orientale fino al Lago BaiWWF-Canon/A. Vorauer
kal.
Lunghezza di solito fino a 120 cm, spesso inferiore, occasionalmente
fino a 200 cm. Testa arrotondata, pupilla rotonda, squame dorsali provviste di carena. Il colore è molto variabile, la maggior parte degli individui sono provvisti, appena dietro la testa, di un collare giallo con bordo nero. Il corpo è di colore verde oliva-grigiastro, con macchie scure
e barre verticali sui fianchi.
Principalmente diurna. Nella maggior parte dell’areale è un serpente
di aree umide. Nuota bene e a volte caccia in acqua, ma è meno acquatico della Natrice tessellata. Si nutre principalmente di rane e rospi, ma anche di girini, pesci, piccoli mammiferi e nidiacei di uccelli. Se
disturbato può fischiare e infierire colpi con la bocca chiusa, ma morde raramente. Spesso scarica il contenuto fetido della ghiandola anale quando viene afferrato e può fingersi morto rivoltandosi sul dorso
con la bocca aperta e la lingua penzolante.
SCHEDA 5
Svasso maggiore - Podiceps cristatus
Famiglia
Distribuzione
Morfologia
Ecologia
Podicipedidi
Specie a distribuzione palearticoafrotropicale-australasiana: tre diverse sottospecie sono distribuite
R. Farina
nella Regione Paleartica (Europa e
Asia), in Africa e in Australia. In Europa, dopo un progressivo decremento registrato nella prima metà del secolo, la specie sta ora rioccupando i vecchi siti riproduttivi ed espandendo il proprio areale, colonizzando aree nuove nella penisola scandinava.
In Italia nidifica in tutta la penisola e le isole maggiori e risulta essere
comune nelle zone umide interne della Pianura Padana, e dell’Appennino centro-meridionale, mentre è più raro nell’alto Adriatico, sulle coste tirreniche, all’estremo sud e sulle isole maggiori.
Lunghezza: 46-51 cm. Apertura alare: 85-90 cm. È il più grande degli
svassi europei, con corpo che sull’acqua appare basso e allungato, collo lungo e sottile, tenuto eretto o ripiegato sul dorso durante il riposo,
becco lungo, diritto e appuntito, di colore chiaro. Sessi simili, abiti stagionali e giovanili differenziati. Parti superiori nerastre, fianchi castani, parti inferiori bianche. In periodo riproduttivo si orna di vistosi ciuffi castani e neri ai lati della testa, che vengono eretti durante il corteggiamento.
D’inverno manca dei pennacchi e la testa è bianca con vertice scuro.
A distanza si riconosce per il bianco brillante del petto e del collo sottile ed eretto che forma un angolo retto con la testa allungata. Si immerge di frequente.
Nidifica in zone umide d’acqua dolce ferma, naturali o artificiali, con
fondali profondi, ricche di vegetazione galleggiante e riparia emergente (fragmiteti, tifeti), ma con zone aperte in cui pescare.
Occupa facilmente bacini e laghi artificiali. In inverno si sposta sulle
coste, in estuari e anche in mare aperto, grandi laghi e bacini artificiali anche se molto antropizzati. Dieta ittiofaga, cioè basata principalmente sul pesce. Cattura pesci di dimensioni piuttosto grandi tuffandosi in acque profonde ad una certa distanza dalle rive. In primavera
si nutre anche di insetti e altri invertebrati acquatici.
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SCHEDA 6
Airone cenerino - Ardea cinerea
Famiglia
Distribuzione
Morfologia
Ecologia
Ardeidi
La sottospecie A. c. cinerea è diffusa
nella maggior parte delle Regione
Paleartica, mentre vi sono pochi
© WWF-Canon/J. Trotignon
esemplari in Africa, India e Sri Lanka. Ora la specie è in espansione in Europa, dove nell’ultimo secolo ha
colonizzato la Scandinavia ed il bacino del Mediterraneo. Le popolazioni dell'Europa occidentale sono generalmente sedentarie; quelle dell’Europa nord-orientale e centro-orientale migrano verso il basso Mediterraneo e l’Africa. In Italia è presente come nidificante nelle regioni
nord-occidentali, è più rara e localizzata nella Pianura Padana centroorientale e nella penisola centro-occidentale. Come estivante, migrante e svernante è segnalata in tutte le zone ecologicamente adatte.
Lunghezza: 90-98 cm. Apertura alare: 160-175 cm. È il più grande airone europeo. In volo assume la tipica silhouette da airone con le zampe protese posteriormente ed il collo ripiegato indietro a formare verso il basso una sporgenza arrotondata; la battuta è lenta e le ali appaiono arcuate. Al di fuori del periodo riproduttivo è solitario o moderatamente gregario. Sessi simili, abiti stagionali poco differenziati, giovane distinguibile. Adulto: ali e parti superiori grigio-azzurre; testa, collo e parti inferiori bianche, con ai lati della testa una fascia nera che
da dietro l’occhio raggiunge la nuca prolungandosi in un sottile ciuffo occipitale, e una marcata striatura nera lungo la parte anteriore del
collo. In volo la superficie superiore dell'ala appare bicolore, con le penne remiganti nere contrastanti col grigio delle restanti parti. Durante
il corteggiamento il becco da giallo diventa arancione e le zampe da
bruno-giallastre a giallo intenso. Il giovane e l'immaturo fino al 2°-3°
anno hanno colorazione più uniforme, essendo grigiastri; la striatura
del collo appare poco definita per colore e per forma; zampe e becco
sono grigio-bruni.
Nidifica in boschi di pianura di alto fusto, lungo le rive o in risaie, paludi e incolti umidi utilizzati come aree di alimentazione. Localmente in
pioppeti, canneti, filari, parchi patrizi, isolotti lacustri, rimboschimenti di conifere, ambienti rupestri. In migrazione e svernamento frequenta ogni tipo di zona umida di acqua dolce o salmastra, bacini artificiali, litorali, canali, prati, coltivi, discariche. Dieta molto varia comprendente Pesci, Anfibi, Rettili, Insetti, Crostacei, Micromammiferi e Uccelli.
SCHEDA 7
Germano reale - Anas platyrhynchos
Famiglia
Distribuzione
Morfologia
Ecologia
Anatidi
Anas platyrhynchos è una specie a
distribuzione oloartica (Eurasia e
Nordamerica).
S. Aiello
A. p. platyrhynchos è l’unica sottospecie presente nella Regione Paleartica (Europa e Asia) ed estende il
suo areale in Islanda, Europa, Asia, Nord America e recentemente è stata introdotta anche in Australia e Nuova Zelanda.
Lunghezza: 50-65 cm. Apertura alare: 81-98 cm. È la più nota e diffusa delle anatre europee, essendo il progenitore delle razze di anatre domestiche, con le quali si ibrida facilmente. Di dimensioni medio-grandi e corporatura massiccia, con testa e becco relativamente lunghi.
Nuota in posizione sollevata sull’acqua e spesso si alimenta semisommerso col posteriore all’insù (up ending); frequentemente si porta a terra dove cammina e corre con destrezza.
Il maschio è inconfondibile per il capo verde bottiglia, separato dal petto bruno porpora da un sottile collarino bianco, il corpo complessivamente grigio, l’estremo posteriore nero bordato di bianco e le timoniere centrali ricurve a corto ricciolo. Zampe arancione e becco giallo chiaro. La femmina ha colorazione generale fulva a macchie e strie brune
con sopracciglio chiaro evidente tra la parte superiore della testa e una
stria oculare più scure.
Di elevata adattabilità ecologica, nidifica in zone umide costiere o interne di varia natura e composizione, naturali e artificiali, anche di ridotta estensione, con vegetazione riparia diversificata e acque preferibilmente lente; localmente in saline, risaie, bacini d’alta quota, canali irrigui, laghetti urbani. Più diffusa entro i 500 m slm. In migrazione e
svernamento compie regolari soste diurne in mare aperto.
Specie onnivora, si nutre di un’ampia varietà di alimenti ricercati con
differenti tecniche: setaccia con il becco la superficie dell’acqua, immerge solo il becco o tutto il capo, immerge completamente la parte
anteriore del corpo, raramente si tuffa. La dieta comprende sia vegetali quali semi, germogli, foglie di piante acquatiche e terrestri, sia animali quali Insetti, Molluschi, Anellidi, Anfibi e Pesci.
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SCHEDA 9
Lontra - Lutra lutra
Famiglia
Zona di origine
Distribuzione
Morfologia
Mustelidi
Europea-asiatica.
In gran parte dell’Europa e dell’Asia.
Carnivoro di medie dimensioni. Ha
WWF-Canon/Sanchez & Lope
il corpo allungato e fusiforme con
zampe corte e robuste e un coda larga e schiacciata. Anatomicamente è perfettamente adattata alla vita acquatica e la pelliccia molto
spessa offre un’adeguata protezione dal freddo. Le narici si chiudono
quando l’animale va in immersione e gli occhi sono perfettamente
adattati alla visione subacquea.
Ecologia Frequenta ambienti molto vari: vive nei fiumi, nei torrenti, nei laghi e
nelle paludi. Si nutre essenzialmente di pesce con qualche eccezione
per piccoli anfibi e qualche piccolo mammifero o uccello. Animale territoriale conduce vita solitaria e si riunisce in gruppi solo nella stagione degli amori.
Cause di minaccia Numerose attività e gruppi di ricerca si sono attivati per impedire
l’estinzione di questo animale, ancora considerato in pericolo critico.
Nel nostro paese la Lontra si è estinta in gran parte dei suoi areali ed è
presente solo in piccole aree tra cui il nucleo più importante, come già
detto, è in Campania.
Pubblicazione cofinanziata dalla Misura 1.9 - P.O.R. Campania 2000-2006 “Recupero,
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