Municipio Roma X – Parco Regionale dell’Appia Antica Architettura e urbanistica oltre “Porta Furba” tra gli anni ’30 e la fine degli anni ’50. Secondo gli indirizzi del Piano Regolatore del 1931, il vasto territorio che si apriva al di là di “Porta Furba”, attraversato dalla moderna via Tuscolana, doveva essere destinato alla realizzazione di una serie di villette rustiche, che, in una teoria pressoché ininterrotta, avrebbero dovuto saldare organicamente le propaggini urbane ai Castelli Romani. Con la sistemazione di questo importante quadrante di campagna alle porte di Roma, era previsto il raggiungimento di un duplice obbiettivo: quello dello spostamento nelle nuove costruzioni con orti e giardini, della popolazione in eccedenza nell’area entro le mura e, nell’ambito di una concezione autarchica della politica economica del regime, quello di rendere questi piccoli e diffusi nuclei semi-rurali, un’utile fonte di approvvigionamento di prodotti di ampio consumo per la città. Fig. 1 Manifesto inaugurale di CinecittàGli ambiziosi intenti contenuti nel P.R. approvato dal Governatorato fascista, tuttavia, non vennero mai realizzati e il territorio extraurbano edificato, lungo la Tuscolana, via continuò ad essere occupato, in maniera sporadica, da piccoli agglomerati di baracche e di case per lo più abusive. Un primo impulso ad un processo di urbanizzazione Fig. 3 Manifesto inaugurale di Cinecittà dell’area si ebbe solo nella seconda metà degli anni Trenta, quando una cospicua superficie di 60 ettari, di proprietà Torlonia, compresa tra il Quadraro e la via Tuscolana, fu prescelta per la realizzazione della “Città del Cinema”, proprio per la sua posizione isolata e per la vicinanza e il buon collegamento con Roma. La costruzione dei nuovi stabilimenti cinematografici si era resa necessaria in seguito alla distruzione degli Studi della Cines di via Veio, avvenuta alla fine di settembre del 1935, a causa di un incendio: in soli 15 mesi dalla data di inizio dei lavori, l’opera fu portata a termine, grazie alla tenace volontà politica di veder realizzato, nel più tempo un breve possibile, luogo fondamentale ed insostituibile per l’attività Fig. 2 Ingresso a Cinecittà di propaganda dello stato fascista. Di lì a poco furono creati, sempre secondo gli schemi essenziali e funzionali dell’architettura razionalista, anche il Centro Sperimentale di Cinematografia e L’Istituto Nazionale Luce, nel cui complesso si trovano, attualmente, gli Uffici del X Municipio del Comune di Roma. E’ a partire dal secondo Dopoguerra, sulla spinta decisiva della cosiddetta “legge Fanfani” (L. 28 febbraio 1949, n. 43), approvata “per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per i lavoratori”, che venne realizzato quell’ intenso e sistematico piano di sviluppo edilizio, che finì col mutare fisionomia radicalmente e l’assetto la del territorio in esame. L’intervento gestito dall’INA – Casa, come del resto accadde per tutti gli altri progetti di Fig. 3 Facciata del Centro Sperimentale di Cinematografia incremento edilizio del Paese che facessero riferimento alla L. 43 del 1949, fu avviato nel 1950 su un’ampia area di trentasei ettari, proprietà dei marchesi Gerini, compresa tra la via Tuscolana e il primo tratto della via Lemonia e la vicina Ferrovia Roma – Cassino - Napoli. Il piano edilizio del Quartiere Tuscolano fu distinto in tre diversi settori, firmati ciascuno da vari progettisti che realizzarono 3150 appartamenti, per un totale di 17000 vani, destinati ad una popolazione di 25000 abitanti. Il primo nucleo, affidato, tra gli altri, agli architetti Barucci, Dall’Olio e Nicolosi, fu edificato nel quadrante ad est di via del Quadraro, fino all’asse di via Valerio Publicola: esso Fig. 4 Planimetria generale del Quartiere INA - Casa al Tuscolano, con l’individuazione dei tre settori. comprende una fitta serie di edifici per lo più “in linea”, di 4 e 6 piani, costruiti per le parti strutturali in cemento armato e in mattoni per le tamponature. Nel primo settore, realizzato tra il 1950 e il 1956, la mancanza di un impianto urbanistico unitario, pur essendo esso inserito nel Piano Particolareggiato del 1949, determinò una diffusa disorganicità nel raccordo delle diverse parti architettoniche, caratterizzate dal comune denominatore dell’ ordinarietà strutturale. I lavori per la costruzione del Tuscolano II iniziarono, invece, nel 1952: essi interessarono l’area che oggi è inquadrata da Largo Spartaco e via Selinunte e dalle vie Cartagine e del Quadraro. Fig. 5 L’ ”edificio a boomerang” di largo Spartaco In questo secondo intervento, che si protrasse fino al 1957, la scala della diversità tipologica degli edifici e la piena autonomia nella scelta delle soluzioni architettoniche lasciata ai numerosi progettisti, risultano ben inserite in un piano urbanistico unitario ed omogeneo, curato da due personalità di spicco dell’architettura italiana: Mario De Renzi e Saverio Muratori. Lo schema generale del disegno urbano tende qui a sganciarsi dalle rigide norme razionaliste, prendendo in prestito, dai contemporanei complessi edilizi realizzati nel nord Europa, l’organico nesso tra architettura e ambiente circostante. Il cosiddetto “edificio a boomerang” su largo Spartaco chiude e allo stesso tempo introduce al II settore, caratterizzato dal lungo edificio “in linea” di via Sagunto, ai lati del quale si snodano, quasi a raggiera, altri edifici “in linea”, minori e in parte sfalsati, inquadrati lungo i due cardini estremi da case “a torre”, in forma stellare sul versante orientale e a pianta quadrata su quello occidentale. Fig. 6 Casa a torre su via del Quadraro Fig. 7 Il monumentale ingresso al Tuscolano III, visto dall’interno. La realizzazione del Tuscolano III venne affidata interamente alla elaborazione progettuale di Adalberto Libera, architetto e urbanista già affermato e all’epoca Dirigente dell’Ufficio Progetti dell’ Istituto INA – Casa, che in quell’occasione poté applicare le sue teorie sugli spazi abitativi, sviluppate nei fascicoli di “Suggerimenti e Norme”, curati per il Piano INA – Casa. Nel progetto i caratteri fondamentali dell’architettura razionalista si fondono con le suggestioni di tradizione mediterranea, maturate in seguito ad un viaggio da lui compiuto in Marocco, nel 1951. Ai rilevanti edifici “a torre” e alle imponenti strutture “in linea” dei primi due settori, Libera preferisce la tipologia della “casa bassa”, perno di quel modello di “città nucleare”, nel quale in un organismo geometrico predefinito, la stanza, l’abitazione e gli spazi di aggregazione comune, sono parte integrante di un equilibrato ordine scalare. L’aereo edificio a ballatoio, di tre piani, unico verticale della ben si elemento composizione, accorda, nel suo orientamento trasversale, con la fitta trama delle case a patio e l’ampia e centrale area a giardino. Fig. 8 L’edificio a Ballatoio di Adalberto Libera Quasi di pari passo alla realizzazione del Quartiere INA – Casa, nell’autunno del 1952, furono avviati i lavori per il complesso edilizio del Don Bosco. La sua edificazione, affidata a Gaetano Rapisardi, vincitore del primo concorso di edilizia sacra del Dopoguerra, nel quadro dello sviluppo urbanistico del territorio, andò a colmare una significativa area di circa due ettari, posta tra il Tuscolano I e gli Stabilimenti Cinematografici di Cinecittà. Sul finire degli anni ’50, ultimata la costruzione del Don Bosco, nella zona ebbe inizio una nuova ed intensa fase di espansione edilizia, in genere disorganica e scomposta, insensibile ad una corretta gestione dei suoli e dei luoghi, che portò spesso all’irrimediabile obliterazione di importanti memorie del passato. Franco Tella Per saperne di più S. Mornati, F. Cerrini, Il quartiere Tuscolano a Roma (1950- 1960), in L’architettura INA – Casa (1949-1963). Aspetti e problemi di conservazione e recupero, R. Capomolla, R. Vittorini (a cura di), Roma 2003, pp. 1-18. M. Argenti, Adalberto Libera, l’insula INA - Casa al Tuscolana, in Rassegna di Architettura e Urbanistica, 117, 2005. Invito a Cinecittà. La verità dell’Architettura e il sogno del Cinema, Associazione Culturale Futuro 2000 (a cura di), Roma 2005. S. Mornati, F. Cerrini, La tutela del patrimonio INA – Casa: alcune riflessioni sul Quartiere Tuscolano a Roma, in l’industria delle costruzioni, 391, 2006. Fonti delle illustrazioni Fig. 1 Sito web www.scudit.net/mddoppiranesi.htm Fig. 4 Mornati, Cerrini 2003, p. 7, fig. 1. Figg. 2-3, 5-8 F. Tella.