Diseguaglianze economiche:
definizioni, tendenze, politiche
Michele Raitano
“Sapienza” Università di Roma
Possibili tematiche da analizzare





Dimensioni e tendenze della
distribuzione dei redditi.
La diseguaglianza intergenerazionale.
Welfare state, distribuzione del reddito
e tendenze di riforma.
La segmentazione del mercato del
lavoro in Italia.
Il passaggio verso le pensioni
contributive: insostenibilità o
inadeguatezza?
2
Schema del seminario
a.
b.
c.
d.
e.
f.
Alcune questioni definitorie e
metodologiche.
La diseguaglianza nei redditi
familiari in Italia e in Europa.
Alcune specificità italiane.
Le code: povertà e top incomes.
La diseguaglianza nei redditi da
lavoro.
Diseguaglianza within o between?
3
La diseguaglianza:
alcune domande metodologiche
Non esiste una teoria esaustiva della distribuzione di
reddito e ricchezza. La diseguaglianza è un fenomeno
complesso che dipende da molteplici fattori di vario
tipo e in vari punti del percorso di formazione dei
redditi.
Prima di qualsiasi analisi bisogna rispondere ad alcune
domande basilari relative a:

Distribuzione funzionale o personale?

Quale indicatore di benessere?

Quale unità di tempo?

Individuo o famiglia?

E come omogeneizzare il confronto fra famiglie?
4
Distribuzione funzionale o personale
Storicamente attenzione sulla funzionale (teoria classica e
neoclassica). Ora maggior focus sulla personale;
funzionale e personale non sono più aspetti
sovrapponibili, è variata l’unità di riferimento. Alcune
cause:
a.
Scomparsa del modello del “male breadwinner”
salariato.
b.
Ampie differenze non solo fra diversi tipi di reddito, ma
nelle stesse categorie. Grossa crescita delle divergenze
dei redditi da lavoro (anche grazie ai rendimenti di HK).
c.
Gli individui ricevono diversi tipi di redditi.
d.
Ruolo delle istituzioni (stato; fondi pensione) nel
passaggio da funzionale a personale.
e.
Ruolo dei trasferimenti interfamiliari extra-mercato
(successioni, eredità).
f.
Importanza sulle diseguaglianze personali dei network
sociali e familiari, indipendentemente dalla “funzione”
svolta.
5
La variabile economica di
riferimento
Quale variabile meglio rappresenta il
benessere degli individui? Variabili
monetarie o non monetarie? Uni o
multidimensionali?
a)
b)
c)
d)
e)
Il reddito.
Il consumo.
Il patrimonio.
Funzionamenti e capacità (Sen).
La felicità.
6
Il reddito come variabile economica
di riferimento










Il reddito: flusso, monetario e non (utilità, costo
opportunità) derivante da uno stock di ricchezza.
La ricchezza può riferirsi a capitale reale, finanziario,
umano.
Ma come empiricamente calcolo il reddito?
Il concetto di reddito entrata (Simons) è il più esaustivo:
valore di mercato del consumo + variazione del valore dei
diritti di proprietà. Ovvero, consumo potenziale.
Ma reddito al netto di consumi “necessari”?
Ma a che unità di tempo mi sto riferendo?
Difficoltà enorme a calcolare praticamente tutte le
dimensioni di reddito.
L’under-reporting dei redditi. Come incide il sommerso su
ineq?
Fonti dati: campionarie, amministrative; quale
comparabilità internazionale?
Riesco a cogliere le code estreme?
7
Le difficoltà di computazione di
alcune voci di reddito
Misurazioni empiriche più restrittive di quelle “ideali”.
Difficoltà legate a:
a)
Variazioni in conto capitale: devo considerare anche
quelle solo maturate e non realizzate? Ma come le
calcolo per beni durevoli o non quotati?
b)
Fringe benefits: in che misura hanno quota non
monetaria (tempo libero) che andrebbe imputato come
reddito?
c)
Rendite imputate: abitazioni ed altri beni durevoli.
d)
Lavoro non retribuito: servizi domestici o assistenziali,
o autoproduzione di beni di consumo. Due famiglie con
diverso numero di percettori hanno lo stesso benessere
a parità di reddito da lavoro? Trasferimenti in kind:
come li misuro?
e)
Cosa sono le pensioni? Trasferimento o salario differito?
Che effetto ha sulla distribuzione effettiva la considerazione
di queste voci?
8
Il consumo come indicatore di
benessere


Vantaggi empirici: più facile misurazione nei
PVS (ma spesa più che consumo) e tengo
conto anche dell’autoproduzione.
Dal punto di vista teorico posizioni
contrastanti:



Più adeguato a misurare il reddito permanente
(minori fluttuazioni, teoria del ciclo vitale), ma
serve accesso a mercati capitali e perfetta
informazione.
Dipende dalle preferenze degli individui piuttosto
che dal loro benessere. Il reddito è il “potere di
disporre delle risorse”.
Ma reddito al netto di consumi necessari?
9
Il patrimonio



Al di là del reddito garantisce sicurezza
(meno vulnerabilità e prestigio
sociale).
Ma grossa difficoltà di ricavare dati
affidabili e confrontabili
internazionalmente sulla distribuzione
della ricchezza.
Usato per l’ISE:

ISE=(reddito+0,2*patrimonio)/Scala di
equivalenza
10
Le capabilities




Capabilities come insieme di vettore di
functionings alternative (azioni possibili, essere
in buona salute, saper leggere…).
Non bisogna limitarsi a misure strettamente
monetarie. Non contano le risorse ma ciò che
esse consentono di fare.
Chi ha molto reddito ma problemi di salute ha
basse capabilities.
Difficoltà empiriche enormi di misurazione:


Accompagno più indicatori?
Cerco indicatore sintetico su varie dimensioni? Indice
di sviluppo umano.
L’analisi empirica si basa tuttora su una sola
dimensione monetaria (il più possibile estesa).
11
L’unità di tempo
o
o
o
o
o
o
Che unità di tempo prendere a riferimento
per valutare il benessere?
Analisi statica cross-section (e con quale
unità di tempo? Mese? Anno?) o dinamica
(fino a Y vitale)?
O la valuto cross-section eliminando
dall’analisi chi è in fasi di vita particolari?
Vulnerabilità, fluttuazioni, diverse fasi del
corso di vita e mobilità sociale: visione statica
e dinamica.
Mobilità intra e intergenerazionale.
Ma limite della disponibilità di dati. Pochi
lunghi panel longitudinali.
12
L’unità di riferimento


L’impostazione individualista dell’economia del benessere.
Ma ruolo della famiglia fondamentale per:



o




fasi di vita in cui non si è auto-sufficienti (reddito/benessere
nullo a bambini e casalinghe?);
economie di scala.
Ma esiste distribuzione interfamiliare o tutti i componenti godono
dello stesso benessere? Scarsità di informazioni impediscono di
rilevarla (probabile sottostima della diseguaglianza complessiva).
Famiglia in “senso esteso”.
E come comparare i redditi dei diversi nuclei familiari? Le
scale di equivalenza e il reddito equivalente.
Il reddito monetario complessivo di una famiglia non è un
indicatore esaustivo del benessere della famiglia.
Non univocità delle scale ricavate in base a diversi approcci.
Solitamente individui equivalenti.
13
I vari passi dell’analisi distributiva
Dall’individuo alla famiglia, dalla distribuzione alla redistribuzione (pur
tenendo conto dei limiti di misurazione esaustiva dei redditi):
1.
I redditi da lavoro:
 la distribuzione dei redditi individuali da lavoro full time; la
remunerazione del capitale umano (salari orari).
 la considerazione anche dei redditi annui di tutti i lavoratori (parttime, atipici, tempi di lavoro).
2.
la distribuzione dei redditi familiari (equivalenti):
 la composizione dei nuclei familiari (numero componenti ed età);
 l’andamento dei tassi di occupazione (numero percettori);
 il ruolo dei redditi non da lavoro (diversa concentrazione; redditi
da capitali, fabbricati e lavoro autonomo).
3.
la distribuzione dei redditi familiari disponibili:
 l’imposizione personale.
 i trasferimenti monetari.
 Ma altre imposte? Tax expenditures? Servizi di welfare?
I meccanismi di diseguaglianza e le policies possono agire (in diverse
direzioni) nei diversi steps.
14
Disuguaglianze economiche:
le tendenze. Italia e OECD

Andamento disuguaglianza in chiave
comparata




Redditi di mercato
Redditi disponibili e redistribuzione
Diseguaglianza interna all’Italia
Quanto sono omogenee le
comparazioni internazionali? Come li
rilevo? Che Y considero? Quali famiglie?
15
Disuguaglianza redditi di mercato
Indice di Gini dei redditi di mercato equivalenti. Fonte: Kenworthy 2008
0.500
0.449
0.450
0.399
0.400
0.350
0.436
0.434
0.368
0.348
0.389
0.381
0.367
0.378
0.310
0.285
0.283
0.359
0.336
0.308
0.300
0.375
0.338
0.335
0.333
0.366
0.284
0.332
0.293
0.250
0.200
0.150
0.100
0.050
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a
0.000
1979
2000
16
Disuguaglianza redditi disponibili
Indice di Gini dei redditi disponibili. Fonte: Kenworthy 2008
0.400
0.361
0.350
0.300
0.329
0.315
0.312
0.298
0.290
0.272
0.272
0.271
0.342
0.233
0.250
0.219
0.202
0.200
0.286
0.263
0.255
0.253
0.237
0.236
0.229
0.220
0.204
0.188
0.185
0.150
0.100
0.050
U
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C
Au
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ra
lia
a
0.000
1979
2000
17
Efficacia redistribuzione
Intensità della redistribuzione (differenza fra Gini pre e post tax & transfers). Fonte: Kenworthy 2008
0.160
0.140
0.138
0.135
0.133
0.125
0.122
0.117
0.120
0.108
0.104
0.100
0.089
0.084
0.080
0.095
0.107
0.100
0.091
0.090
0.080
0.077
0.061
0.077
0.075
0.073
0.056
0.060
0.040
0.037
0.040
0.020
te
s
St
a
te
ni
U
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U
ni
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d
Ki
n
Sw
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C
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a
0.000
1979
2000
18
L’evoluzione di alcuni indicatori di
diseguaglianza/povertà
Dinamica di lungo periodo (basata su redditi
disponibili familiari equivalenti) di:
1. Gini.
2. Redditi medi per condizione
occupazionale del principale percettore.
3. Tassi di povertà per condizione
occupazionale del principale percettore.
4. Tassi di povertà per fascia d’età.
Cosa potrà comportare la crisi? Caduta
occupazionale e debolezza degli
ammortizzatori sociali.
19
L’evoluzione del Gini in Italia
44
42
40
38
36
34
32
30
28
1965
1970
1975
1980
1985
1990
1995
2000
2005
2010
Fonte: stime di Brandolini su dati IBFI; ponderazione per famiglia per i
redditi non corretti; ponderazione per individuo e scala di
equivalenza dell’OCSE modificata per i redditi equivalenti.
20
L’evoluzione dei redditi per
condizione occupazionale
45,000
40,000
35,000
30,000
25,000
20,000
15,000
10,000
5,000
0
1990
1992
1994
1996
1998
2000
2002
2004
2006
Fonte: Brandolini da dati SHIW.
Legenda: Dirigenti, Autonomi, Impiegati, Pensionati, Operai
2008
21
Tasso di povertà per occupazione del
principale percettore
35
30
25
20
15
10
5
0
1992
1994
1996
1998
2000
2002
Fonte: Brandolini da dati SHIW.
Legenda: Operai, Pensionati, Autonomi, Impiegati
2004
2006
22
Tasso di povertà per fasce d’età
0.35
tutti
<=17
18-64
>=65
0.3
0.25
0.2
0.15
Fonte: Brandolini da dati SHIW.
2006
2004
2002
2000
1998
1995
1993
1991
1989
1987
1986
1984
1983
1982
1981
1980
1979
1978
1977
0.1
23
La disomogeneità fra regioni italiane:
la diseguaglianza
Fig. 1: Indice di Gini dei redditi familiari annui disponibili equivalenti nel 2006.
Fonte: elaborazioni su dati IT-SILC 2007
0.35
0.34
0.334
0.331
0.328
0.33
0.320
0.322
0.322
0.319
0.32
0.309
0.31
0.310
0.306
0.301
0.30
0.289
0.29
0.289
0.28
0.27
0.26
0.25
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud
Isole
Gini
Abruzzo
Italia
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Valore medio regioni italiane
24
La disomogeneità fra regioni italiane:
la povertà relativa
Fig. 6: Tasso di povertà relativa nel 2006 (quota di famiglie con reddito annuo familiare disponibile equivalente minore
del 60% della mediana). Fonte: elaborazioni su dati IT-SILC 2007
45
41.1
40
36.1
35.2
35
32.5
31.9
30.8
31.6
32.4
30
24.4
25
21.4
20
15.7
15
13.0
11.8
10
5
0
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud
Isole
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
25
Ma quale dimensione di reddito considero?
L’esempio delle spese per la casa
Indice di Gini dei redditi familiari equivalenti. Fonte: elaborazioni su dati IT-SILC 2007
0.380
0.359
0.355
0.360
0.356
0.354
0.348
0.339
0.340
0.330
0.321
0.333
0.332
0.333
0.331
0.322
0.320
0.322
0.320
0.308
0.306
0.303
0.296
0.300
0.293
0.289
0.280
0.280
0.275
0.260
0.252
0.240
0.220
0.200
Nord Ovest
Reddito disponibile
Nord Est
Al lordo dei fitti imputati
Centro
Al netto di affitti e interessi sul mutuo
Sud
Isole
Italia
Al netto di affitti, interessi sul mutuo e spese ordinarie per l'abitazione
26
Il peso relativo delle spese per la casa
Quota del reddito disponibile equivalente destinata a spesa per abitazioni per decile di reddito.
Fonte: elaborazioni su dati EU-SILC 2007
45.0
42.7
40.0
35.0
30.0
25.3
25.0
22.1
18.6
20.0
17.0
15.4
15.0
13.5
13.3
12.3
10.5
10.0
7.3
8.2
7.4
5.7
5.4
4.9
5.0
4.0
4.1
3.2
2.6
0.0
1
2
3
4
5
Spesa per affitti, interessi sul mutuo e costi per l'abitazione
Media - Spesa per affitti, interessi sul mutuo e costi per l'abitazione
6
7
8
9
10
Spesa per affitti e interessi sul mutuo
Media - Spesa per affitti e interessi sul mutuo
27
Ma la diseguaglianza italiana è legata
alle distanze medie fra le regioni?
Quota di diseguaglianza italiana spiegata dalla "within regions"
100
93.9
93.1
94.9
89.8
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Reddito disponibile
Al lordo dei fitti imputati
Al netto di affitti e interessi sul mutuo Al netto di affitti, interessi sul mutuo e
spese ordinarie per l'abitazione
28
Le code della distribuzione





Povertà relativa
Povertà minorile
Efficacia del Welfare contro la povertà
Vulnerabilità sociale
Top incomes
29
Povertà relativa: incidenza
Poverty incidence (headcount ratio) - hh equiv. disposable income
Fonte: elaborazioni su dati EUROSTAT
25%
20%
18.6%
18.6%
15%
14.0%
13.8%
20.3%
13.1%
13.0%
12.7%
19.6%
19.2%
14.7%
14.6%
14.6%
19.0%
11.7%
9.7%
10%
5%
Sp
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et
N
en
0%
30
Povertà minorile
Tassi di povertà relativa per presenza o meno di minori nella famiglia.
Fonte: elaborazioni su dati EUROSTAT
25
23
23
21
20
19
19
18
17
18
19 19
18
17
17
17
16
16
15
15
15
15
12
12 12
11
12
11
10
10
9
10
9
8
5
0
BE
DK
DE
IE
GR
ES
FR
Famiglie con figli a carico
IT
LU
NL
AT
PT
FI
SE
UK
Famiglie senza figli a carico
31
Welfare e riduzione povertà
Poverty reduction by pensions and other welfare transfers. Percentage points.
Fonte: elaborazioni su dati EUROSTAT
18%
16%
14%
12%
10%
8%
6%
4%
2%
Povertyreduction by pensions
do
m
d
Ki
ng
ed
en
Sw
U
ni
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in
Sp
a
ga
l
Po
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Be
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iu
Au
st
ria
0%
Povertyreduction by transfers no pensions
32
Rischio di esclusione sociale
Fig. 8: Indicatori di rischio di esclusione sociale per macro-area nel 2005 (quota percentuale di famiglie nei vari stati).
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT IT-SILC XUDB 2005 - versione Novembre 2007
50.0
47.9 48.5
46.4
45.0
39.8
40.0
35.0
32.1
30.7
30.0
27.0
26.7
25.9
25.0
22.9
22.9
20.3
20.0
16.5
14.7
15.0
9.7
10.0
5.5
5.2
6.0
5.0
0.0
Nord Ovest
Nord Est
Centro (escluso Lazio)
Lazio
Sud
E' in arretrato col pagamento delle bollette
Realizza i propri fini con difficoltà o molta difficoltà
Non è in grado di affrontare spese inattese
Italia - bollette - 9.0
Italia - spese inattese - 28.9
Italia - realizzazione fini - 34.0
Isole
33
La quota di reddito del top 0.01% in
Italia, 1976-2004
0 .9 %
W ag e s
.S e lf -e m p
B us ine s s
.C ap ital inc
R e nts
0 .7 %
0 .6 %
0 .5 %
0 .4 %
0 .3 %
0 .2 %
2004
2002
2000
1998
1996
1994
1992
1990
1988
1986
1984
1982
1980
0 .0 %
1978
0 .1 %
1976
T o p 0 .0 1 % s h a re a n d c o m p o s itio n
0 .8 %
34
Mercato del lavoro
o
o
o
o
o
Comparazioni internazionali.
Retribuzioni unitarie e annue:
differenti determinanti.
Ma da cosa dipendono i differenziali
salariali? Solo skill bias?
La diseguaglianza within: da cosa
dipende?
I working poor.
35
La diseguaglianza nei redditi annui
da lavoro nella UE
Fig. 5: Gini index of annual gross labour incomes in EU15 countries (plus NO).
Source: elaborations on EU-SILC 2007 data
0.500
0.475
0.450
0.425
0.400
0.375
0.350
0.325
0.300
0.275
0.250
Austria
Belgium Germany
France
Luxembo Netherlan
Denmark Finland
urg
ds
Norway
Sweden
Ireland
UK
Greece
Italy
Portugal
Spain
Average
value
Employment income
0.392
0.315
0.421
0.362
0.392
0.438
0.345
0.403
0.403
0.379
0.458
0.393
0.380
0.365
0.435
0.363
0.390
Labour income
0.404
0.326
0.440
0.375
0.397
0.448
0.371
0.404
0.399
0.378
0.470
0.409
0.450
0.387
0.439
0.368
0.404
Employment income
Labour income
36
L’evoluzione della diseguaglianza dei salari
unitari dei lavoratori standard
P90/P10 ratios for earnings among full time employed individuals, 1979-2000.
Source: elaborations by Kenworthy, Pontusson (2005) on LIS data
5.0
4.5
4.0
3.5
3.0
2.5
2.0
1.5
1.0
Earliest observation
US
UK
Switzerland
Sweden
Norway
New Zealand
Netherlands
Japan
Italy
Germany
Finland
Denmark
Canada
Belgium
0.0
Australia
0.5
Most recent observation
37
Diseguaglianze temporanee o
persistenti?
Fig. 15: Gini index of gross annual labour incomes (net in FR, IT, GR, PT) in 2005-2007. Individuals active in the whole
period and aged 26-54 in 2005. Source: elaborations on EU-SILC longitudinal data
0.500
0.451
0.450
0.437
0.400
0.390
0.368
0.366
0.354
0.352
0.350
0.435
0.422
0.340
0.366
0.366
0.340
0.328
0.329
0.333
0.317
0.305
0.312
0.298
0.300
0.385
0.316
0.295
0.290
0.279
0.274
0.266
0.274
0.261
0.251
0.250
0.200
s
Au
tri
a
lg
Be
iu
m
ce
an
Fr
ur
bo
m
xe
Lu
g
s
nd
rla
e
th
Ne
k
ar
m
n
De
nl
Fi
d
an
r
No
y
wa
Mean of annual Gini 2005-2006-2007
en
ed
w
S
d
lan
Ire
UK
ce
ee
Gr
Ita
ly
l
ga
rtu
Po
Sp
ain
Gini of average income 2005-2007
38
Il rendimento del capitale umano
Returns on human capital accumulation (reference: upper secondary; estimated through a Mincerian wage equation).
Net yearly wages earned by full-time employees (age 25-64). Source: elaborations on EU-SILC 2005
60
52.5
50.3
50
41.6
30
29.7
31.0
29.8
27.8
50.8
41.7
40.4
38.9
37.2
40
52.3
48.4
27.4
25.7
21.0
20.6
20.0
20
10
0
-10
-10.7
-12.8
-17.9
-20
-30
-19.6
-20.6
-25.7
-31.4
-12.1
-13.5
-15.5
-17.8
-19.1
-23.0
-27.5
-29.6
-29.2
-31.2
-28.4
-40
-50
At most lower secondary
Tertiary
Average - Lower secondary
Average - Tertiary
Slovak Rep
Slovenia
Sweden
Portugal
Poland
Latvia
Lithuania
Italy
Ireland
Greece
France
Spain
Estonia
Germany
Czech Rep.
Cyprus
Belgium
Austria
-60
Luxembourg
-50.2
39
Le diseguaglianze dipendono dai
diversi titoli di studio? Redditi annui
Fig. 11: Theil index decomposition of annual gross income from employment by workers' educational attainment.
Source: elaborations on EU-SILC 2007 data.
100%
7.4
11.1
13.9
12.6
13.3
16.7
5.3
10.6
14.7
14.0
12.6
13.1
12.2
13.4
21.5
29.8
80%
60%
40%
92.6
88.9
86.1
87.4
86.7
83.3
89.4
85.3
94.7
86.0
87.4
86.9
87.8
86.6
78.5
70.2
20%
Within
ai
n
Sp
Po
rtu
ga
l
ly
Ita
G
re
ec
e
U
K
Ire
la
nd
n
Sw
ed
e
w
ay
N
or
d
an
Fi
nl
m
ar
k
D
en
rla
nd
s
g
ur
em
bo
N
et
he
e
Lu
x
Fr
an
c
an
y
G
er
m
iu
Be
lg
A
us
tri
a
m
0%
Between
40
Le diseguaglianze dipendono dai
diversi titoli di studio? Salari orari
Fig. 10: Theil index decomposition of hourly gross wages by workers' educational attainment.
Source: elaborations on EU-SILC 2007 data.
100%
5.3
10.0
11.0
6.5
9.3
14.7
1.9
6.6
8.3
14.5
8.8
12.3
14.2
18.1
25.8
36.2
80%
60%
94.7
90.0
89.0
85.3
40%
93.5
90.7
93.4
91.7
98.1
85.5
91.2
87.7
85.8
81.9
74.2
63.8
20%
Within
ai
n
Sp
Po
rtu
ga
l
ly
Ita
G
re
ec
e
U
K
Ire
la
nd
n
Sw
ed
e
w
ay
N
or
d
an
Fi
nl
m
ar
k
D
en
rla
nd
s
g
ur
em
bo
N
et
he
e
Lu
x
Fr
an
c
an
y
G
er
m
iu
Be
lg
A
us
tri
a
m
0%
Between
41
I laureati “fragili”
Tab. 1: Share of workers with a tertiary education degree who are in the poorest decile and
quintile of the distribution of the gross annual income from employment
Austria
Belgium
Germany
France
Luxembourg
Netherlands
Denmark
Finland
Norway
Sweden
Ireland
UK
Greece
Italy
Portugal
Spain
Average
25-29
8.1
9.8
10.1
7.9
10.0
6.3
5.9
5.3
5.7
8.4
8.5
1.7
8.7
14.6
16.2
10.4
8.6
1° decile
30-34
6.2
4.8
2.4
3.8
5.3
3.3
7.8
4.8
4.7
4.4
3.9
1.6
7.4
8.4
2.0
3.8
4.7
35-54
4.3
2.8
2.6
2.8
2.2
1.8
2.7
3.1
2.4
2.9
1.3
4.3
3.2
1.9
1.5
3.3
2.7
25-29
20.1
17.5
20.4
15.7
14.2
13.7
21.0
14.3
24.1
25.5
12.4
6.1
19.8
28.3
22.3
20.2
18.5
1° quintile
30-34
15.1
10.5
5.4
9.4
7.2
6.2
14.8
10.5
8.9
15.1
7.2
7.1
14.2
14.9
3.8
10.8
10.1
35-54
7.5
7.1
6.4
6.8
4.0
5.4
4.7
6.4
6.0
7.6
4.5
10.1
5.4
4.9
1.6
7.1
6.0
Source: elaborations on EU-SILC 2007 data
42
Le specificità italiane sul mercato
del lavoro




Salari stagnanti.
Crescita occupazionale con contratti
atipici -> segmentazione? (prossimi
seminari…).
Il lavoro non tutela dal rischio di
povertà.
Diseguaglianza costante con
occupazione in crescita: paradosso.
Rischio effetto ’92 post crisi?
43
Retribuzioni medie annue e mensili,
Italia 1985-2002
Retribuzioni lorde medie annue (asse sx) e mensili (asse dx) da lavoro dipendente nel settore
privato (esclusi dirigenti); valori a prezzi costanti 2004; 1985-2002.
Fonte: elaborazioni su dati INPS
19,000
1,900
18,500
1,850
1,800
18,000
1,750
17,500
1,700
17,000
1,650
16,500
1,600
16,000
1,550
15,500
1,500
15,000
1,450
14,500
1,400
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
Retribuzioni mensili
1993
1994
1995
1996
1997
1998
Retribuzioni annue
1999
2000
2001
2002
44
Disuguaglianze retribuzioni annue e
mensili, 1985-2002
Indice di Gini delle retribuzioni lorde medie annue (asse sx) e mensili (asse dx) da lavoro
dipendente nel settore privato (esclusi dirigenti); 1985-2002.
Fonte: elaborazioni su dati INPS
0.40
0.30
0.39
0.29
0.28
0.38
0.27
0.37
0.26
0.36
0.25
0.35
0.24
0.34
0.23
0.33
0.22
0.32
0.21
0.31
0.20
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
Retribuzioni mensili
1993
1994
1995
1996
1997
1998
Retribuzioni annue
1999
2000
2001
2002
45
Working poor
Fig. 11: Quota di lavoratori dipendenti full-time con salario mensile netto inferiore alla soglia di povertà per macroarea nel 2004. Fonte: elaborazioni su dati ISTAT IT-SILC XUDB 2005 - versione Novembre 2007
10%
8.7%
8.0%
8%
6%
4%
2.9%
2.6%
2%
2.2%
1.9%
0%
Nord Ovest
Nord Est
Centro (escluso
Lazio)
Poverty ratio
Lazio
Sud
Isole
Italia - 4.0
46
Working poor 2
Fig. 12: Quota di lavoratori dipendenti full-time con salario mensile netto inferiore alla soglia di povertà per macroarea e tipologia contrattuale nel 2004.
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT IT-SILC XUDB 2005 - versione Novembre 2007
30%
28.3%
27.9%
28%
26%
24%
22%
20%
18%
16%
14.5%
14%
12%
10.5%
10%
8%
6.4%
5.8%
6%
5.1%
4.7%
4.1%
4%
2%
1.4%
2.1%
1.9%
2.6%
1.9%
0%
Nord Ovest
Nord Est
Centro (escluso
Lazio)
A tempo indeterminato
Lazio
Sud
Isole
Italia
A tempo determinato
47
Conclusioni su Italia

Dispersione delle retribuzioni Italia minore che altrove.

Ma povertà e diseguaglianza dei redditi familiari elevata nel
confronto internazionale.



Nell’ultimo trentennio vi sono in Italia fasi di aumento della
disuguaglianza dei redditi familiari, la più importante delle
quali è coincisa con la grave crisi economica dei primi anni
novanta. Non si osserva tuttavia un periodo prolungato di
crescita della disuguaglianza, diversamente da quanto
accaduto in altre economie avanzate.
Questa stabilità aggregata nasconde tuttavia importanti
cambiamenti “orizzontali”. Ciò è accaduto dalla metà degli
anni novanta, quando la distribuzione del reddito è mutata a
vantaggio delle famiglie dei lavoratori autonomi e in parte
dei dirigenti e dei pensionati, a scapito di quelle degli operai
e degli impiegati.
Cosa potrà accadere dopo la crisi?
48
Ulteriori riflessioni


Gini e disuguaglianza intergenerazionale alti.
Sostanziale costanza del Gini da 15 anni, ma:







modifiche “interne” significative
scarso impatto dell’occupazione nel ridurre le
disuguaglianze!
ruolo degli immigrati?
..e il sommerso?
…e le spese non comprimibili?
Evoluzione “disegualitaria” nei redditi da
lavoro (non tanto legata a skill premium).
Scarsa capacità redistributiva del welfare
(anche a prescindere dal deficit di servizi).
49
Ulteriore elemento di valutazione: la
vulnerabilità


Capacità di far fronte a uno shock.
Il reddito familiare può essere sufficiente
rispetto allo standard minimo fissato dalla
società, ma vi può essere una elevata probabilità
che questa condizione possa cambiare
repentinamente. Principali determinanti (oltre
quelle socio-demografiche):
1. Condizioni di lavoro a termine.
2. Mancanza di attività patrimoniali.
3. Inadeguatezza del welfare
assicurativo/assistenziale:


sussidi di disoccupazione
sostegno al reddito delle famiglie/individui in
povertà
50
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Diseguaglianze economiche: definizioni, tendenze, politiche