Franz Lehár Franz Lehár è sicuramente uno dei musicisti più significativi della storia dell’operetta, grazie alla celeberrima e amatissima Vedova allegra, a cui il suo nome è inevitabilmente collegato. Tipico esponente della tradizione danubiana - contrariamente a quella viennese fondata sul folclore urbano, questa tradizione attribuiva maggior peso alla musica dei paesi che formavano l’impero asburgico, dall’Ungheria ai territori balcanici -, Lehár si serve di un linguaggio molto raffinato, soprattutto nell’orchestrazione e nell’armonia, al punto che trovò l’ammirazione dell’avanguardia viennese d’inizi secolo. Parimenti a quelle degli Strauss, anche nelle operette di Lehár il Walzer mantiene una posizione determinante, per quanto si mantenga lontano dal carattere aristocratico viennese, avvicinandosi, invece, a certe movenze tipiche della musica fin de siècle. Ecco allora le velate influenze provenienti dalla musica francese, dal sinfonismo mahleriano e anche dal teatro di Puccini e Richard Strauss. Il tutto a creare una linea del canto molto varia, con frequenti ondeggiamenti nei diversi registri e un’orchestrazione molto curata e raffinata, con situazioni che spesso esulano dalle tradizionali movenze del genere. Cifre stilistiche che emancipano questa musica dai clichés dell’intrattenimento, ponendola su livelli molto distanti da quelli del facile consumo. La vedova allegra è, senza dubbio, una delle operette maggiormente note e amate dal pubblico. La bellezza della musica si unisce all’efficacia del libretto, arricchito da una serie di situazioni molto spettacolari e dal continuo ricorrere a momenti danzanti, che non sono solamente dei pretesti di natura coreografica ma divengono uno strumento per delineare i caratteri dei personaggi. Non a caso, La vedova allegra è stata definita come una Tanzoperette. Testi di Roberto Calabretto Strauss Festival Orchester Wien Stagione 2008/2009 Sovrintendente e Direttore Artistico Prosa Michele Mirabella Direttore Artistico Musica e Danza Daniele Spini 6 gennaio martedì ore 17.00 A Teatro da Giovanni 8 gennaio giovedì ore 20.45 Willy Büchler direttore e violino solista Claudia Chmelar soprano Paul Schweinester tenore 31 dicembre 2008 - ore 18.00 TAM Teatromusica ANIMA BLU. DEDICATO A MARC CHAGALL VINO, DONNA E CANTO con Flavia Bussolotto e Marco Tizianel musiche Enzo Carpentieri, Michele Sambin, Kole Laca regia, scene, immagini Michele Sambin JOHANN STRAUSS figlio (Vienna 1825 - 1899) Ouverture di Eine Nacht in Venedig Stürmisch in Lieb’ und Tanz, Polka schnell op.393 Spettacolo consigliato a partire dai 5 anni EUROPA GALANTE FRANZ LEHÁR (Komárom 1870 - Bad Ischl, Linz 1948) Da geh’ ich zu Maxim da La vedova allegra Fabio Biondi direttore e violino solista FRANZ JOSEPH HAYDN Cassazione in sol maggiore, Hob II/2 Divertimento in re maggiore, Hob III/34 JOHANN STRAUSS figlio Donauweibchen, Walzer op.427 ANTONIO VIVALDI Le Quattro Stagioni (da “Il cimento dell’armonia e dell’inventione”, op. 8) 9 gennaio venerdì ore 17.45 Sala Fantoni ingresso libero 9 gennaio venerdì ore 20.45 OPERETTA 10-11 JOSEF STRAUSS (Vienna 1827 - 1870) Die Schwätzerin, Polka Mazur op.144 SI RACCONTA una sera d’inverno un narratore FRANZ LEHÁR Lippen schweigen da La vedova allegra NERI MARCORÈ legge: Dino Buzzati Una lettera d’amore; Sciopero dei telefoni; Direttissimo Compagnia Italiana di Operette 2003 AL CAVALLINO BIANCO operetta in tre atti di Ralph Benatzky e Robert Stolz libretto di Hans Müller-Einigen e Erik Charell e testi di Robert Gilbert con Umberto Scida, Elena D’Angelo, Armando Carini direttore d’orchestra Orlando Pulin regia e coreografie Serge Manguette gennaio ore 20.45 Teatro dell’Archivolto UN CERTO SIGNOR G dall’opera di Giorgio Gaber e Sandro Luporini CROSS OVER con Neri Marcorè al pianoforte Silvia Cucchi e Vicky Schaetzinger regia di Giorgio Gallione Spettacolo ospite delle stagioni del Teatro Nuovo Giovanni da Udine e di Teatro Contatto Teatro Nuovo Giovanni da Udine Udine, via Trento, 4 tel. 0432 248411 - fax 0432 248452 www.teatroudine.it - [email protected] Direzione centrale istruzione, cultura, sport e pace Servizio attività culturali Provincia di Udine Comune di Udine Grafica S. Conti - Stampa La Tipografica srl La Polka L’unica danza in grado di competere con la supremazia del Walzer fu la Polka, ballata in tondo a coppie su un tempo binario che, parimenti al Walzer, partecipò al processo di emancipazione dai vecchi modelli coreutici. “Ogni danza deve avere un carattere!”: questo il monito allora lanciato da più parti. Le antiche danze a figura ora appaiono come semplici esercizi meccanici che nulla valgono al confronto con la Polka che asseconda la passione e imita la natura. Non è difficile cogliere in questa evoluzione delle precise affinità con la nascente sensibilità romantica. Basti pensare al movimento corporeo assunto come espressione diretta, e non artefatta, del sentimento; al superamento delle stratificazioni sociali che le nuove danze prevedono (il Walzer e la Polka nascono come danze popolari che uniscono classi sociali differenti) e, infine, al carattere etnico, per cui questi balli che pure hanno una diffusione internazionale sono espressione popolare di uno “spirito della nazione”. Strauss Festival Orchester Wien JOHANN STRAUSS figlio Tritsch-Tratsch-Polka Polka op.214 VINO, DONNA E CANTO JOSEF STRAUSS Mein Lebenslauf ist Lieb’ und Lust, Walzer op.263 *** JOHANN STRAUSS figlio Wein, Weib und Gesang, Walzer op.333 Champagner-Polka, Polka op.211 Schwipslied Lob der Frauen, Polka Mazur op.315 Wiener Blut JOSEF STRAUSS Plappermäulchen!, Polka schnell op.245 FRANZ LEHÁR Weibermarsch da La vedova allegra Claudia Chmelar Nata a Vienna, ha studiato alla Musikhochschule con Gabriele Lechner e ha partecipato a diverse master classes tenute da Francisco Araiza, Gerhard Kahry e David Lutz. Ha interpretato numerosi ruoli all’interno delle produzioni del Festival “Klangbogen”, della “Volksoper Wien” e dello “Schloss Schönbrunn”. Si è anche esibita in serate liederistiche, con programmi dedicati a Mozart, Gustav Mahler, Hugo Wolf e Richard Strauss. Paul Schweinester Nato a Innsbruck, ha studiato alla Musikhochschule di Vienna. Il suo repertorio spazia dalle pagine maggiormente celebri di Johann Sebastian Bach e Claudio Monteverdi alla produzione liederistica di Franz Schubert e Robert Schumann, per giungere alla musica del secolo ventesimo. Ha interpretato molti ruoli, partecipando all’allestimento di importanti opere, tra cui Parsifal di Richard Wagner, Madama Butterfly di Giacomo Puccini e Weisse Rose di Udo Zimmermann. Willy Büchler Nato a Vienna, è uno dei migliori interpreti della nuova generazione di musicisti austriaci. Dopo gli studi alla Musikhochschule con Josef Sivo, ha seguito numerose master classes con Salvatore Accardo e altri maestri. Attualmente si esibisce come solista e con numerose formazioni cameristiche. Ha fondato e diretto Musica Viva Wien Chamber Orchestra ed è stato primo violino alla Vienna Radio Symphony. Attualmente è direttore ospite della Strauss Festival Orchester Wien. La Strauss Festival Orchester Wien dedica i suoi concerti all’interpretazione storicamente autentica della musica viennese, dal periodo classico fino alla dinastia degli Strauss, Josef Lanner, Carl Michael Zieher e ai maestri dell’Operetta viennese. L’Orchestra, costituitasi nel 1978 con un gruppo di professionisti della musica viennese, è stata integrata nel tempo da giovani musicisti molto promettenti, allo scopo di mantenere sempre alto il livello artistico della formazione. Peter Guth, fondatore e direttore artistico del gruppo, è internazionalmente considerato uno specialista della musica di Johann Strauss e, tenendo fede alla tradizione, dirige con il violino. La fedeltà stilistica, la bellezza del suono, la gioia del far musica e lo charme viennese sono le caratteristiche dei concerti dell’ensemble, a cui spesso partecipano famosi cantanti. Nel corso degli anni la Strauss Festival Orchester Wien ha realizzato con grande successo molte tournées, con ripetute esibizioni in Giappone e in Cina. Molti, inoltre, i concerti per le televisioni e le registrazioni di dischi che hanno reso l’orchestra un testimone dell’autentica cultura musicale viennese. La tradizione Salutare il nuovo anno con un concerto dedicato alla musica degli Strauss è ormai divenuto un fatto abituale, sempre atteso dagli amanti della musica. “Se questa tradizione non esistesse, la si dovrebbe creare al più presto”, ha detto giustamente Gerhard Brunner ricordando che la musica degli Strauss ha immortalato e consegnato al mondo intero le atmosfere viennesi di fine secolo. L’immagine di questo appuntamento è inevitabilmente associata a due grandi direttori d’orchestra, Willi Boskovsky e Lorin Maazel. Il primo, Konzertmeister della Filarmonica viennese, rese sempre più spettacolari questi concerti rendendoli funzionali alle esigenze della televisione, il secondo ripristinò invece la loro natura “accademica”. Anche questa sera ascolteremo alcune tra le più note opere dei protagonisti di questa tradizione, spaziando dai rappresentanti della dinastia degli Strauss a Franz Lehár, autore della celebre Vedova allegra. La famiglia Strauss La famiglia degli Strauss, in questo universo, occupa un ruolo determinante. Johann padre e figlio, Josef ed Eduard, non solo hanno scritto moltissimi Walzer, Polke e Mazurke, ma hanno anche conferito nuove caratteristiche a queste danze. Autore di ben 480 opere, Johann Strauss figlio è stato giustamente definito, ancora in vita, il “re del Walzer”. A lui si deve l’ideazione di una nuova forma del Walzer da concerto. Egli, in particolar modo, liberò i temi dalla rigida struttura delle otto battute a scapito di frasi più ampie e complesse, ritmicamente più flessibili e impreziosite dalle recenti conquiste armoniche. La ricca strumentazione dispone l’orchestra secondo modalità ben distanti dai prevedibili e banali arrangiamenti della musica da ballo allora in voga. Particolarmente suggestive sono le parti degli strumenti a fiato, talvolta brillanti e vivaci, talvolta sospese in fraseggi dalle tinte patetiche. Tutte queste caratteristiche permisero alla musica di Johann Strauss figlio di essere sempre amata e apprezzata, non solo dal grande pubblico ma anche da molti compositori. Se Richard Wagner elogiò la “grazia, la finezza e la sostanza musicale” dei suoi Walzer, Johannes Brahms lo dipingerà come un compositore che “trabocca di musica”. Richard Strauss addirittura saluterà il suo operato con queste parole: “Di tutti i grandi talenti, Johann Strauss è per me il più amabile dispensatore di gioia.” All’interno della sua vastissima produzione si è soliti distinguere due periodi. Il primo, dal 1844 al l870, annovera pagine notissime come la Champagner-Polka op. 211 e il Walzer Wein, Weib un Gesang op. 333; il secondo, ben rappresentato dal Walzer Wiener Blut op. 354, vede il linguaggio di Strauss andare incontro a un progressivo miglioramento delle proprie capacità espressive. Eine Nacht in Venedig e Wiener Blut sono, invece, due operette tra le maggiormente rappresentative del suo catalogo. La prima, ambientata nella Venezia del Settecento, ripercorre le tradizionali movenze del genere comico con melodie, Walzer e qualche accenno alle canzoni popolari italiane, secondo gli stereotipi convenzionali. La seconda riporta, invece, all’epoca del Congresso di Vienna e si basa su un racconto imperniato sulle vicende amorose del conte Balduin Zedlau, ambasciatore di un immaginario staterello mitteleuropeo, presentando il tradizionale triangolo d’amore con l’immancabile lieto fine. Nella ‘dinastia’ degli Strauss, vanno poi annoverati Johann padre, autore della celeberrima Radetzky-Marsch, Eduard Strauss e Josef Strauss, a cui si devono più di ottanta Walzer ancor oggi frequentemente eseguiti che, quale tratto d’originalità, si muovono spesso in tonalità minori e su percorsi armonici di chiara ascendenza wagneriana. Il Walzer “Il paese dove hanno inventato il Walzer è un paese dove si ama”: con queste parole, giustamente divenute celebri, Alfred de Musset ha descritto il fascino singolare che il Walzer ha esercitato nella società europea a partire dalla seconda metà del Settecento. Allora questa pratica coreutica era popolarissima, al punto da divenire simbolo della nuova società borghese, e coinvolgeva tutti i ceti, anche quelli che costituivano il pubblico che affollava i teatri e le sale da concerto. La nuova realtà sociale che andava delineandosi in Europa, infatti, non aveva più bisogno delle antiche danze di società, ormai ridotte a vuoti involucri formali anacronistici, ma piuttosto si rispecchiava nell’esuberanza e nel desiderio amoroso che questi nuovi movimenti coreutici esprimevano. Nell’abbandonare la stilizzazione ricercata e artificiosa del sentimento d’amore delle vecchie danze, ora si cercava la naturalezza, sostenuta dalla costante pulsione dei nuovi gesti. La popolarità acquisita dal Walzer lo ha posto al centro delle attenzioni di poeti e scrittori. Johann Wolfgang Goethe, nei Dolori del giovane Werther, si è così soffermato a descriverne le movenze, indugiando sulla componente erotica che sta alla base dei suoi movimenti, favoriti dal diretto contatto che il Walzer esigeva dai ballerini. Proprio questi suoi movimenti ondeggianti avevano indispettito le autorità ecclesiastiche, al punto da farne oggetto di severa censura. “E mai - troviamo nel Werther - mi sono mosso con tanta leggerezza. Non ero più un essere umano; tenere tra le braccia la più adorabile delle creature e girare turbinando come il vento, tanto che ogni cosa intorno a noi scompariva...”. Sempre Goethe racconta che, sin dai primi anni della sua adolescenza, egli aveva preso lezioni di danza dal padre. Con Lotte, poi, si divertiva a volteggiare nel Minuetto, persuadendola a danzare la Contre inglese e, soprattutto, il Walzer. Il poeta ammette che “girare tutt’intorno come sfere”, secondo quanto la danza prevedeva (non a caso il verbo walzen significa “girare” e anche “trascinare i piedi”), non era per niente facile; i ballerini spesso si confondevano e trovavano il Walzer difficile. In tempi più recenti, va invece ricordato l’utilizzo fatto da Stanley Kubrick nel film Odissea nello spazio che vede la sua sequenza maggiormente celebre accompagnata dalle note di An der schönen, blauen Donau. Nella consueta genialità delle sue scelte musicali, il regista qui realizza un singolare connubio fra le immagini futuribili del film e le melodie che invece riportano al passato. Si crea così una vera e propria astrazione audiovisiva che sottolinea le caratteristiche intrinseche di questa musica, con le sue movenze aeree che ben si addicono alla grazia delle navicelle sospese nell’oscurità cosmica. In Odissea nello spazio musica e immagini sono, quindi, unite in un’ariosa e incorporea lievitazione che dà vita ad un ‘balletto siderale’ ben scandito nei movimenti. Kubrick realizza una singolare e geniale interpretazione della danza che ben può essere ritenuta come un emblema di tutta la civiltà viennese.