Decreto Legislativo
n. 81/08
Titolo X
Protezione da agenti
biologici
1
D.Lgs 19 Settembre 1994, n. 626
ALLEGATO X
Segnale di rischio biologico
2
Campo di applicazione del titolo X
Tutte le attività che possono comportare
rischio di esposizione ad agenti biologici

uso deliberato di microrganismi

rischio potenziale di esposizione
3

USO o impiego di agenti
biologici quando questi
vengano
deliberatamente
introdotti nel ciclo lavorativo
per
esservi
trattati,
manipolati,
trasformati
ovvero per sfruttare le
proprietà
biologiche
a
qualsiasi titolo

PRESENZA occasionale o
concentrata
di
agenti
biologici
che
non
si
concreta in un vero e
proprio uso di tali agenti,
mancando
il
deliberato
intento di farne oggetto
dell’attività lavorativa
4
Definizione di agente biologico
secondo D. Lgs 81/08 art 267

Microrganismo: entità microbiologica cellulare o meno in grado
di riprodursi o trasferire materiale genetico, quali ad esempio
batteri e virus anche modificati geneticamente

coltura cellulare: il risultato della crescita in vitro di cellule

endoparassita umano: parassita che vive all’interno dell’ospite
in grado di provocare infezioni, allergie e intossicazioni.
5
Definizione di pericolo biologico
secondo D.Lgs 81/08 art 268
La classificazione degli agenti biologici è in base alla pericolosità
che gli stessi hanno nei confronti della salute dei lavoratori,
secondo le seguenti caratteristiche:
infettività: capacità di un microrganismo di penetrare e
moltiplicarsi nell’ospite
 patogenicità: capacità di produrre malattia a seguito di
infezione
Infettività + patogenicità = VIRULENZA
 trasmissibilità: capacità di un microrganismo di essere
trasmesso da un soggetto infetto ad un soggetto suscettibile
 neutralizzabilità: disponibilità di efficaci misure profilattiche
per prevenire la malattia o terapeutiche per la sua cura

6
CLASSIFICAZIONE DEGLI AGENTI
BIOLOGICI

Gruppo 1

Gruppo 2
1.
Agente che presenta poche
probabilità
di
causare
malattie in soggetti umani
2.
Agente che può causare
malattie in soggetti umani e
costituire un rischio per i
lavoratori

è poco probabile che si
propaghi nella comunità

sono di norma disponibili
efficaci misure profilattiche
o terapeutiche
7
CLASSIFICAZIONE DEGLI AGENTI
BIOLOGICI

Gruppo 3
3.



Gruppo 4
4.


Agente che può causare
malattie gravi in soggetti umani
e costituisce un serio rischio per
i lavoratori
può propagarsi nella comunità
di norma sono disponibili efficaci
misure
profilattiche
o
terapeutiche
agente che può provocare
malattie gravi in soggetti umani
e costituisce un serio rischio per
i lavoratori
può presentare un elevato
rischio di propagazione nella
comunità
non sono disponibili efficaci
misure
profilattiche
e
terapeutiche
8

Accanto a questi rischi è da segnalare un vasto
settore per il quale è ipotizzabile l’esistenza di
un’esposizione a microrganismi potenzialmente
pericolosi che comprende i processi tecnologici a
base biologica (biotecnologia)

Def.: “l’applicazione dei principi della scienza e
dell’ingegneria al trattamento di materiali mediante
agenti biologici nella produzione di beni e servizi”.
9
Biotecnologie
Processi biotecnologici
tradizionali
- quelli
che
utilizzano
tecniche
fermentative
utilizzate da secoli per la
produzione di alimenti
(pane, latte, vino birra)
- quelli per la produzione di
biodetergenti, antibiotici,
enzimi o per il trattamento
dei rifiuti

Processi biotecnologici
avanzati
- quelli che utilizzano nuove
tecnologie basate sull’uso
dei sistemi biologici
progettuali per sviluppare
commercialmente prodotti
e processi produttivi: DNA
ricombinante, anticorpi
monoclonali, tecniche di
ingegneria dei bioprocessi

10
Biotecnologie

Applicate
seguenti settori
ai








Medico scientifico
Agroalimentare
Agricolo
Chimico
Dell’energia
Trattamento
dei
rifiuti
Minerario
Industria (conciaria,
alimentare,
detergenza)
11
Settori lavorativi con l’uso
deliberato di agenti biologici
Università e Centri di ricerca
Sanità
Zootecnia e veterinaria
Industria delle biotecnologie
Farmaceutica
Alimentare
Chimica
Energia
Ambiente
Miniere
Agricoltura
Industria bellica
12
Attività con potenziale
esposizione ad agenti biologici








Industria alimentare
Agricoltura
Zootecnia
Macellazione e lavorazione
delle carni
Piscicoltura
Servizi veterinari
Industria di trasformazione di
derivati animali (cuoio, pelle,
lana, etc.)
Servizi sanitari (ospedali,
ambulatori, studi dentistici,
servizi di assistenza)







Laboratori diagnostici (esclusi
quelli di microbiologia)
Servizi mortuari e cimiteriali
Servizi di raccolta, trattamento,
smaltimento rifiuti
Servizi di disinfezione e
disinfestazione
Impianti industriali di
sterilizzazione, disinfezione e
lavaggio di materiali
potenzialmente infetti
Impianti di depurazione acque
di scarico
Manutenzione impianti fognari
13
D. Lgs. 81/08

Art. 269
Il datore di lavoro che intende esercitare attività che comportano uso di
agenti biologici dei gruppi 2, 3 e 4 deve comunicare all’organo di
vigilanza territorialmente competente alcune informazioni almeno 30
giorni prima dell’inizio dei lavori
- nome e indirizzo dell’azienda e il suo titolare
- il documento di valutazione del rischio

Art. 270
Il datore di lavoro che intende utilizzare un agente biologico del gruppo
4 deve munirsi di autorizzazione del Ministero della Sanità….
14
D. Lgs. 81/08

Art. 271 valutazione del rischio
Il datore di lavoro tiene conto:
- della classificazione degli agenti biologici
- dell’informazione sulle malattie che possono essere contratte
- dei potenziali effetti allergici e tossici
- della conoscenza di una patologia della quale è affetto un
lavoratore che è da porre in correlazione diretta all’attività lavorativa
svolta
- delle eventuali ulteriori situazioni rese note dall’autorità sanitaria
competente che possono influire sul rischio
- del sinergismo dei diversi gruppi di agenti biologici utilizzati
15
D. Lgs. 81/08 art 271
Il documento è integrato dai seguenti dati:
 le fasi del procedimento lavorativo che comportano il
rischio di esposizione ad agenti biologici
 il numero dei lavoratori addetti alle fasi a rischio
 le
generalità del responsabile del servizio di
prevenzione e protezione
 i metodi e le procedure lavorative adottate, nonché le
misure preventive e protettive applicate
 il programma di emergenza per la protezione dei
lavoratori
16
D. Lgs. 81/08

Art. 271 valutazione del rischio
Il datore di lavoro:
- evita l’utilizzazione di agenti biologici nocivi, se il tipo di
attività lavorativa lo consente
- limita al minimo i lavoratori esposti
- progetta adeguatamente i processi lavorativi
- adotta misure collettive di protezione ovvero misure di
protezione individuali
- adotta misure igieniche per prevenire e ridurre al
minimo la propagazione accidentale di un agente
biologico fuori dal luogo di lavoro
usa il segnale di rischio biologico
17
D. Lgs. 81/08
art 271
- elabora idonee procedure per prelevare, manipolare e
trattare campioni di origine umana ed animale
- definisce procedure di emergenza per affrontare
incidenti
- verifica la presenza di agenti biologici sul luogo di
lavoro al di fuori del contenimento fisico primario, se
necessario o tecnicamente realizzabile
- predispone i mezzi necessari per la raccolta,
l’immagazzinamento e lo smaltimento dei rifiuti in
condizioni di sicurezza.
- concorda procedure per la manipolazione ed il
trasporto in condizioni di sicurezza di agenti biologici
all’interno del luogo di lavoro
18
D. Lgs. 81/08

Art. 273 misure igieniche
In tutte le attività nelle quali la valutazione di cui all’art. 268
evidenzia rischi per la salute dei lavoratori, il datore di lavoro
assicura che:
- i lavoratori dispongano dei servizi sanitari adeguati provvisti di
docce con acqua calda e fredda, e se è il caso, di lavaggi oculari e
antisettici per la pelle
- i lavoratori abbiano in dotazione indumenti protettivi o altri
indumenti idonei, da riporre in posti separati dagli abiti civili
- i dispositivi di protezione individuale siano controllati, disinfettati e
puliti dopo ogni utilizzazione…
- gli indumenti di lavoro che possono essere contaminati da agenti
biologici vengano tolti quando il lavoratore lascia la zona di lavoro,
conservati separatamente dagli altri indumenti, disinfettati, puliti e,
se necessario, distrutti.
19
D. Lgs. 81/08

Art. 278 Informazione e formazione
Nelle attività per le quali la valutazione di cui all’art. 268 evidenzia
rischi per la salute dei lavoratori, il datore di lavoro fornisce ai
lavoratori, sulla base delle conoscenze disponibili, informazioni ed
istruzioni in particolare per quanto riguarda:
- i rischi per la salute
- le precauzioni da prendere per evitare l’esposizione
- le misure igieniche da osservare
- la funzione degli indumenti protettivi e dei DPI e il loro corretto
impiego
- le procedure da seguire per la manipolazione di agenti biologici
del gruppo 4
- il modo di prevenire il verificarsi di infortuni e le misure da
adottare per ridurne al minimo le conseguenze.
20
D. Lgs. 81/08

Art. 279 Prevenzione e controllo
1. I lavoratori addetti alle attività per le quali la valutazione
dei rischi ha evidenziato un rischio per la salute sono
sottoposti a sorveglianza sanitaria
2. Il datore di lavoro, su conforme parere del medico
competente, adotta misure protettive particolari per quei
lavoratori per i quali, anche per motivi sanitari individuali, si
richiedono misure speciali di protezione, fra le quali:
- messa a disposizione di vaccini efficaci per quei lavoratori
che non sono già immuni all’agente biologico, da
somministrare a cura del medico competente
- l’allontanamento temporaneo del lavoratore se necessario
21
D. Lgs. 81/08

Art. 280 Registri degli esposti e degli eventi
accidentali
1.
I lavoratori addetti ad attività comportanti uso di agenti del
gruppo 3 o 4 sono iscritti in un registro in cui sono riportati, per
ciascuno di essi, l’attività svolta, l’agente utilizzato e gli eventuali
casi di esposizione individuale
2. Il datore di lavoro istituisce e aggiorna il registro e ne cura la
tenuta per il tramite del medico competente
22
Metodi per la stima del rischio
E’ opportuno instaurare un sistema di sorveglianza e di
controllo che permetta di valutare “a posteriori”, cioè sulla
scorta di sistematiche rilevazioni, l’effettiva frequenza con
cui si verifica una contaminazione ambientale in un dato
punto del sistema produttivo (identificazione delle fonti di
contaminazione)
Per ogni punto identificato come critico può essere
definita una serie di misure di contenimento e di procedure
ottimizzate di severità proporzionale alla pericolosità dei
microrganismi trattati ed al rischio di contaminazione
presente
23
Prevalenza di infezioni da HBV, HCV e HIV nella
popolazione afferente alle strutture sanitarie
8
7
6
%5
4
3
2
1
0
HBV
HCV
HIV
Linee guida SIMLII-2003 draft
24
Contagio per contatto percutaneo con sangue infetto da
HBV, HCV, HIV
Stato del
paziente
Effetto
%
HbsAg+
HbeAg+
Sieroconversione 37-62%
HbsAg+
HbeAg-
Sieroconversione 23-37%
HCV+
Sieroconversione 1.8%
HIV+
Sieroconversione 0.3%
25
Distribuzione infortuni in ambiente ospedaliero
(Roma, n = 942)
100
80
60
% Infortuni
40
20
0
Area medica
Area chirurgica
Servizi
26
Distribuzione infortuni in ambiente ospedaliero
(Pisa 1993-95)
400
350
300
N° infortuni
250
Inf. Biologici
Inf. Non biologici
200
150
100
50
0
1993
1994
1995
27
Infortuni biologici/totale infortuni aziende
sanitarie Emilia Romagna (2003-2006)
40
% infortuni
38
36
34
32
30
2003
2004
2005
2006
28
Infortuni sul lavoro in strutture sanitarie della Regione
Veneto denunciati all’INAIL
Modalità di accadimento
Anni 1994-2000
Totale n° 9053
Caduta, scivolamento
25%
Incidente stradale
23%
Urti-contatti con utensili, macchine, arredi...
17%
Movimentazione cose o persone
17%
Contatti con frammenti, liquidi, polveri
8%
Contatti con materiale biologico infetto
5%
Aggressioni
5%
(Bartolucci et al.; G Ital Med Lav Ergon 2002;24:392-397; www.gimle.fsm.it)29
30
Trasmissione delle infezioni
in Ospedale
Tre elementi:

Sorgente
pazienti, personale e visitatori
materiale biologico infetto
strumenti diagnostici e terapeutici
inquinamento dell’ambiente di degenza

Ospite
(non sempre individuabile come tale)
età
malattie predisponenti
trattamenti farmacologici
radiazioni
interventi chirurgici
anestesia
cateteri
(segue)
31
Trasmissione delle infezioni
in Ospedale

Trasmissione: 5 vie di trasmissione dei microrganismi
contatto
goccioline “droplet”
via aerea “droplet nuclei”
veicoli comuni
vettori
spesso lo stesso microrganismo può essere veicolato da più vie
contemporaneamente
32




Infezioni più frequenti: epatite B e C, sindrome da
immunodeficienza acquisita, TBC
Settori a maggior rischio: chirurgie compresa
l’odontoiatria, emodialisi, terapia intensiva,
laboratorio di analisi chimico-cliniche, malattie
infettive, oncologia, ambulatori di diagnostica
invasiva, anatomia patologica
Figure professionali a maggior rischio: allievi
infermieri, studenti di medicina
Fattori a rischio infettivo: rapporti con i pazienti,
materiali biologici infetti, strumenti diagnostici e
terapeutici, inquinamento biologico dell’ambiente
di lavoro
33
Precauzioni destinate all’assistenza
di tutti i pazienti
Precauzioni standard
destinate all’assistenza di tutti i pazienti negli
ospedali indipendentemente dalla loro diagnosi o
presunto stato di infezione e rappresenta la
strategia primaria per la riduzione del rischio di
trasmissione di infezioni ematiche e di altri patogeni
in ospedale
(segue)
34
Precauzioni standard
Lavaggio delle mani
 prima di eseguire procedure a rischio sul paziente
 prima di eseguire azioni a rischio per sé (mangiare, fumare ecc.)
 dopo essere entrati in contatto con sangue e altri liquidi biologici
 dopo la rimozione dei guanti
Uso dei guanti indossati per tre importanti ragioni
 Fornire una barriera protettiva nel contatto con materiale biologico
 Ridurre la probabilità che microrganismi presenti sulla cute
dell’operatore vengano trasmessi al paziente
 Ridurre la probabilità che le mani del personale contaminate con
microrganismi da un paziente possano trasmettere germi ad un
altro paziente (il guanto va quindi cambiato tra un paziente e l’altro
e le mani devono essere lavate dopo la rimozione del guanto
(segue)
35
Precauzioni standard
Camici ed indumenti di protezione
Indossati sopra gli indumenti che si usano normalmente ogni
qualvolta vi sia la necessità di proteggerli dalla contaminazione con
microrganismi.
Nel caso in cui fossero indossati per l’assistenza a pazienti in
isolamento andranno rimossi prima di lasciare l’ambiente in cui
soggiorna il paziente stesso.
Biancheria e lavanderia
Le procedure per il trattamento di questo materiale sono
determinate dalle politiche dell’ospedale e dalla normativa vigente
Stoviglie
Il lavaggio nelle lavastoviglie ospedaliere assicura una sufficiente
decontaminazione di piatti, bicchieri e altre stoviglie. Per i pazienti
in isolamento è comunque possibile utilizzare stoviglie monouso.
segue)
36
Precauzioni standard
Strumenti ed attrezzature per l’assistenza al paziente
diversi fattori influenzano la manipolazione degli strumenti e riguardano
il tipo di strumento, il paziente e la gravità della malattia associata
 strumenti critici (venuti cioè a contatto con cute non integra, mucose,
sangue, ecc.) contaminati vengono puliti e sterilizzati o disinfettati per
ridurre il rischio di trasmissione dei microrganismi
 strumenti non critici (cioè venuti a contatto con cute integra) vengono
puliti e disinfettati dopo l’uso a seconda delle direttive ospedaliere
 materiali a perdere (monouso) contaminati sono maneggiati e
trasportati in modo tale da ridurre il rischio di trasmissione e da
diminuire la contaminazione ambientale.
37
Precauzioni universali
Uso dei guanti monouso in tutte le manovre che prevedono il contatto con il
sangue o altri liquidi biologici, mucose o cute non intatta
Uso di mascherine e occhiali protettivi per prevenire l’esposizione delle
mucose durante l’esecuzione di procedure che possono determinare
l’emissione di goccioline di sangue o di altri liquidi biologici
Uso di camici e grembiuli
Lavaggio accurato delle mani dopo la rimozione dei guanti, e
immediatamente, se si verifica accidentalmente il contatto con il sangue o
altri liquidi biologici
Adozione di tutte le misure necessarie a prevenire incidenti causati da aghi,
bisturi e altri oggetti taglienti: non rincappucciare gli aghi ma riporre
questi e ogni altro oggetto tagliente, per l’eliminazione, in appositi
contenitori.
Minimizzare la necessità di effettuare senza precauzioni la respirazione bocca
a bocca, utilizzando apparecchiature di ventilazione
Evitare di prestare attività di assistenza diretta al malato o manipolare
apparecchiature usate per la cura del paziente da parte di operatori
portatori di lesioni essudative o dermatiti secernenti
Adozione scrupolosa delle misure preventive da parte delle operatrici gravide.
38
I dispositivi di protezione individuale
(DPI)
Qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal
lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi
suscettibili di minacciare la sicurezza o la salute durante il lavoro,
nonché ogni completamento accessorio destinato a tale scopo.
Proteggono i lavoratori quando i rischi non possono essere
evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di
prevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi
o procedimenti di riorganizzazione del lavoro.
39
Tipi di DPI contro il rischio
biologico




DPI per la protezione delle mani
guanti monouso resistenti alla penetrazione di microrganismi
(lattice, PVC, ecc.)
DPI per la protezione del viso e degli occhi
occhiali
visiere
DPI per la protezione del corpo
camici normali
camici monouso
DPI di protezione delle vie respiratorie
mascherine chirurgiche
maschere facciali filtrante (in casi particolari)
40
Scabbia

Parassitosi di modesta entità che consegue all’infestazione della
cute da parte di un acaro.

Modalità di contagio: contatto diretto cute-cute, con meno
frequenza trasmissione indiretta attraverso biancheria contaminata
da poco tempo o attraverso strumenti.
Gli acari al di fuor della pelle hanno una sopravvivenza limitata (da
48 ore al massimo ad una settimana).

Periodo di incubazione: 2-6 settimane.

Contagiosità: fino alla distruzione degli acari e delle uova
mediante uno o due cicli di trattamento distanziati da una
settimana.
41
Scabbia

Rischio professionale nel personale di assistenza: soprattutto il
personale di reparti che ricoverano soggetti immunocompromessi; nel
caso di contatto efficace e prolungato con un soggetto infetto è
opportuno eseguire la terapia idonea.

Trattamento degli ambienti e degli oggetti: la biancheria intima, gli
abiti e le lenzuola dal paziente usate tre giorni prima vanno lavati in
lavatrice a 90° C (temperatura a cui muore l’acaro). Altrimenti chiudere
gli indumenti non lavabili in un sacchetto di nylon per 1 settimana.
42
Tubercolosi
Nel corso degli ultimi 10 anni si è manifestata una ripresa della
malattia tubercolare in Italia, osservazione in linea con quanto
previsto dall’OMS nei paesi maggiormente industrializzati.



Fenomeno imputabile a:
presenza di cittadini extra-comunitari immigrati da zone ad
elevato tasso di morbilità
sviluppo e diffusione dell’AIDS
invecchiamento della popolazione generale
43
Tubercolosi
L’esposizione al rischio di contrarre l’infezione tubercolare
riguarda in particolare il personale in attività nei seguenti reparti:

pneumologia
pneumotisiologia
laboratori di analisi microbiologiche

Tuttavia non sono esenti anche altri reparti.


44
Tubercolosi
Modalità di trasmissione: mediante goccioline “droplet nuclei”
disperse nell’aria; contagio sia per inalazione diretta delle
goccioline, sia per inalazione di polveri contenenti il b. tubercolare.
Questa seconda modalità è possibile a causa della notevole
resistenza che il germe manifesta all’ambiente esterno.
Il b. tubercolare può essere anche veicolato dalle mani e da una
numerosa serie di oggetti che si trovano negli ambienti abitati dai
malati (coperte, lenzuola, tende, ecc.).
Disinfezione: è formalmente indicata la disinfezione, sia continua
che finale mediante lavaggio con ipoclorito di sodio (varechina). Il
b. tubercolare dovrà essere distrutto ovunque si depositi, ma
soprattutto negli espettorati e negli alimenti (in particolare nel latte).
Escreati: raccolta e lotta contro la loro dispersione (educazione
igienica del malato e dei familiari).
45
Tubercolosi
La trasmissione nosocomiale è associata all’esecuzione di alcune
manovre su pazienti infetti e al contatto stretto con i pazienti stessi



Precauzioni particolari nel caso di pazienti con TBC sospetta e/o
accertata:
isolare i pazienti in stanze individuali
le stanze da isolamento devono avere un impianto di ventilazione
forzata che garantisca almeno 6 ricambi d’aria/ora con pressione
dell’aria negativa e aria espulsa filtrata
informare il malato che si copra la bocca con una mascherina o
fazzoletto in presenza del personale o di visitatori
(segue)
46
Tubercolosi

Le persone che entrano nella stanza si devono proteggere le vie
respiratorie con opportuni DPI quali maschere FFP3L (con 5 strati
filtranti resistenti all’azione di aerosol e nebbie a base acquosa) quando
si induce espettorazione con colpi di tosse o si eseguono broncoscopie.
Le comuni mascherine chirurgiche non proteggono adeguatamente

La vaccinazione è obbligatoria nel personale sanitario cutinegativo
(pratica largamente disattesa anche perché l’efficacia della
vaccinazione è messa in discussione)

Il personale che si occupa abitualmente di pazienti malati di TBC va
sottoposto a sorveglianza sanitaria per cogliere quanto più
precocemente possibile segni di una avvenuta infezione.
47
Tubercolosi
DPR 465/2001
Art.1: ambito della vaccinazione obbligatoria
Personale sanitario, studenti di medicina, allievi
infermieri e chiunque, a qualunque titolo, con test -,
operi in ambienti sanitari ad alto rischio di
esposizione a ceppi multifarmacoresistenti oppure
operi in ambienti ad alto rischio e non possa, in caso
di cuticonversione, essere sottoposto a terapia
preventiva, perché presenta controindicazioni
cliniche all’uso di farmaci specifici

48
Epatite B

Vie di trasmissione: sangue e liquidi biologici; la trasmissione
può avvenire anche durante la gravidanza da madre a feto

Spesso decorre in modo asintomatico

Prevenzione: - precauzioni universali
- vaccinazione obbligatoria per i nuovi nati
e fortemente consigliata per gli operatori
sanitari
49
Epatite C

Vie di trasmissione: sangue e liquidi biologici;

Preoccupazione legata all’elevata frequenza di cronicizzazione

Prevenzione: - precauzioni universali
- non esiste vaccino
50
AIDS

Vie di trasmissione: sangue e liquidi biologici;

La trasmissione al personale sanitario è risultata piuttosto
rara

Prevenzione: - precauzioni universali
- non esiste vaccino
51
Contagio per contatto percutaneo con sangue infetto da
HBV, HCV, HIV
Stato del
paziente
Effetto
%
HbsAg+
HbeAg+
Epatite
Sieroconversione
22-31%
37-62%
HbsAg+
HbeAg-
Epatite
Sieroconversione
1-6%
23-37%
HCV+
Sieroconversione
1.8%
HIV+
Sieroconversione
0.3%
Sangue HIV+
contatto mucose: 0.09%
contatto cute: <0.09%
52
Influenza virus
53
Recommendations for Avian Influenza
All patients who present to a health-care setting with fever and
respiratory symptoms should be managed according to
recommendations for respiratory hygiene and cough etiquette
(www.cdc.gov/flu/professionals/infectioncontrol/resphygiene.htm)
and questioned regarding their recent travel history.
Patients with a history of travel within 10 days to a country with
avian influenza activity and are hospitalized with a severe febrile
respiratory illness, or are otherwise under evaluation for avian
influenza, should be managed using isolation precautions identical
to those recommended for patients with known Severe Acute
Respiratory Syndrome (SARS).
54
Vaccination of Healthcare Workers against
Human Influenza
Health-care workers involved in the care of patients with
documented or suspected avian influenza should be vaccinated
with the most recent seasonal human influenza vaccine.
In addition to providing protection against the predominant
circulating influenza strain, this measure is intended to reduce the
likelihood of a healthcare worker’s being co-infected with human
and avian strains, where genetic rearrangement could take place,
leading to the emergence of potential pandemic strain.
55
Meningite

Vie di trasmissione: nella diffusione di questa malattia più che i
malati hanno importanza i portatori sani che albergano il
meningococco nel faringe. Il contagio avviene per via aerogena. Il
germe una volta raggiunte le prime vie aeree, può passare nel
circolo ematico e localizzarsi alle meningi

Misure di isolamento: il paziente va tenuto in isolamento finché tre
esami consecutivi, eseguiti sul muco naso-faringeo a distanza di 23 giorni l’uno dall’altro, non abbiano dato risultato negativo.
Durante il periodo di isolamento si praticherà la disinfezione
continua di tutto ciò che viene a contatto con il paziente.

Profilassi antibiotica dei soggetti che sono stretto contatto con lo
spazio aereo del paziente nei giorni precedenti alla manifestazione
clinica dell’infezione.
56
Reparti di pediatria
Virus che si diffondono per via aerea (complesso TORCH):





toxoplasma gondii
rubella virus
cytomegalovirus
herpes virus
altri virus
 attenzione alla gravidanza. Tali virus sono in grado di
superare la barriera placentare, dando luogo ad aborto o a
malformazioni fetali
57
Protocollo di profilassi attiva-passiva in caso di
incidente biologico

Pulizia della parte contaminata:
 cute: acqua e sapone, poi amuchina 5-10% o Betadine
 mucose: acqua corrente

Prelievo di sangue all’operatore e al paziente (consenso)
per markers HBsAg, anti-HCV, anti-HIV (test rapido) >
recapitato dall’infortunato

Se paziente HIV+ o dubbio > accesso a Mal. Infettive entro
4 ore
Se negativo o non identificabile > Mal. Infettive entro 48
ore

58
59
60
61
62
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Rischio biologico