DISTILLERIE: GRAPPA E NON SOLO
Prof. Carlo Viviani
GRAPPA DAY 2015
Teatro Bruno Vitolo – Montefollonico di Torrita di Siena
12 settembre 2015
Quando parliamo di distillerie, nel nostro Paese, la prima parola che ci sovviene è “Grappa”,
l’acquavite ottenuta direttamente da vinacce e fecce ricavate in Italia da uve italiane ed ivi
distillate, già riconosciuta dal Reg. CEE n° 1576 del 1989 ed oggi dal Reg. UE n°110/ 2008.
Un altro prodotto assai importante e che tutti abbiamo in mente, è l’alcool: ma grappe e alcool
non sono le uniche valorizzazioni che si ottengono in distilleria, perché tutto ciò che la vinaccia
e feccia contengono, viene utilizzato per ottenere altri prodotti di prima qualità e di grande
interesse.
L’universo delle distillerie vitivinicole è molto più complesso ed assai poco esplorato: per cui
lo scopo di questo lavoro, in linea con gli obiettivi divulgativi del Centro Documentazione
Grappa Luigi Bonollo, è quello di aprire una finestra su questa realtà per illustrare, seppur
sommariamente, cosa avviene a valle della filiera vitivinicola, per lasciare poi ad altri il
commento sulla sostenibilità dell’intero comparto.
Se osserviamo questo schema semplificato sulla lavorazione dei sottoprodotti vitivinicoli,
possiamo avere una idea di ciò che si può produrre in una distilleria.
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SOTTOPRODOTTI DELLA VINIFICAZIONE
Ma andiamo con ordine: descriviamo prima brevemente quali sono i prodotti che entrano in
distilleria, e come vengono trattati.
Qui vengono conferite le vinacce, che la letteratura definisce come il “ complesso delle parti
solide dell’uva, quindi bucce e vinaccioli in presenza o meno del raspo.” Per la norma
comunitaria, la vinaccia è “il residuo della torchiatura delle uve fresche , fermentato o no.”
Vinacce (da uve rosse) diraspate e fermentate
Vinacce (da uve bianche) vergini
Le vinacce possono essere classificate in:
- vinacce vergini,
- vinacce parzialmente fermentate,
- vinacce fermentate.
Le vinacce vergini provengono principalmente da uve bianche: vengono separate subito dal
mosto e quindi consegnate in distilleria. Non contengono alcool e quindi prima di essere
distillate devono subire una fermentazione.
Queste vinacce sono le più difficili da gestire in quanto ricche di zuccheri fermentescibili e con
basso contenuto acidico.
Le vinacce parzialmente fermentate, in genere provengono dalla vinificazione dei vini rosati.
Contengono ancora zuccheri ed una leggera percentuale di alcool.
Le vinacce fermentate, provenienti quasi esclusivamente dalla vinificazione di uve rosse, sono
ricche in alcool, in acidità e con pochi zuccheri.
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Naturalmente, in distilleria arrivano anche le “fecce” ossia il deposito melmoso che si separa
dal vino.
La norma definisce le fecce di vino come : a) il residuo che si deposita nei recipienti di vino o
del mosto dopo la fermentazione, durante l’immagazzinamento, o dopo un trattamento
autorizzato, b) ottenuto dalla filtrazione o dalla centrifugazione dei prodotti di cui sopra.
Le fecce possono contenere fino al 75% di vino, e la loro resa in alcool è in relazione diretta
con la gradazione alcolica del vino, il resto è costituito da cremor tartaro, tartrato di calcio,
fermenti e sostanze coloranti.
Si può calcolare che da un ettolitro di vino si ricavino in media 4-5 litri di feccia.
All’atto di entrata in distilleria, vinacce e fecce vengono campionate dall’Agenzia delle
Dogane, che controlla la conformità del prodotto alle norme vigenti e l’identità del prodotto
stesso.
Questi prelievi e le successive analisi consentono di controllare e danno contezza non solo
della quantità di sottoprodotti ottenuti dalla produzione vitivinicola, ma forniscono anche una
importante indicazione di idoneità qualitativa della materia prima.
Parallelamente, anche le distillerie effettuano al loro interno una serie di esami analitici per
qualificare il prodotto ed individuarne eventualmente la destinazione produttiva.
SISTEMI DI STOCCAGGIO DELLE VINACCE
Il problema principale che si pone con riguardo alle vinacce è la loro conservabilità.
Tenendo conto che il loro arrivo è concentrato nel breve lasso di tempo della campagna
vendemmiale, che la loro lavorazione non avviene quasi mai in tempi brevi e considerando
ancora la loro complessa composizione, in quanto batteri, lieviti e muffe potrebbero
comprometterne la vocazione per le produzioni di qualità, si è reso necessario sviluppare
processi di stoccaggio sempre più attenti a preservare e a proteggere al meglio la qualità delle
vinacce.
Una buona conservazione della vinaccia è quella che porta ad una minore perdita di alcool e di
componenti aromatiche delle bucce.
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Una cattiva conservazione porta ad una riduzione del contenuto in etanolo ( dal 10 al 20 % ) ed
ad un aumento dell’alcool metilico ( circa il 15%), in modo più veloce di quanto non faccia già il
processo di insilamento stesso.
I sistemi che oggi vengono usati per lo stoccaggio sono diversi: vediamo i più utilizzati.
Sacchi sigillati in plastica e contenitori cilindrici o cubici di piccole dimensioni
Si tratta di sacchi dalla capacità limitata che vengono utilizzati per piccole partite di vinacce,
molto spesso particolarmente pregiate. In alternativa, sono impiegati dei contenitori cilindrici o
cubici in plastica dalla capacità variabile ( in genere dai 150 ai 700 chilogrammi) che possono
esser chiusi da un apposito coperchio o anche con film impermeabili.
Contenitori in cemento
Trattasi di vasche interrate o sopraelevate, chiuse, in vari modi, su tre lati, con il quarto lato
aperto per consentire le operazioni di scarico e carico della vinaccia da parte dei mezzi
meccanici.
Internamente sono rivestite con vernici epossidiche alimentari e provviste sul fondo di
canalette di sgrondo.
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La vinaccia viene pressata con mezzi idonei e, al termine del riempimento, la vasca viene
ricoperta con teli di nylon immobilizzati lungo i lati, per mantenerli aderenti alla massa della
vinaccia ed evitare formazioni di vuoti.
Questo metodo è quello maggiormente utilizzato per quantità importanti di vinaccia.
Vasche di stoccaggio vinacce
Stoccaggio vinacce in capannoni di cemento
Serbatoi in acciaio e contenitori in cemento chiusi
In alternativa, è possibile far ricorso a serbatoi in acciaio inox, dotati di meccanismi
automatizzati per il carico e lo scarico della vinaccia, soprattutto quando questa è
particolarmente ricca di frazioni di liquido. I silos, per una corretta conservazione del prodotto,
devono esser riempiti velocemente e completamente.
Questo sistema permette di separare facilmente il vinello di sgrondo e richiede un minor
impiego di mano d’opera.
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Grappa System
Questa tecnologia, ideata da Roberto Castagner diversi anni fa, con l’ausilio di una particolare
macchina, è capace di convogliare e pressare in appositi sacconi in plastica le vinacce. Essa
consente di compattare uniformemente le vinacce e quindi ridurre le eventuali sacche d’aria,
dannose per la conservazione della vinaccia.
Grappa System
Grappa System
Il sistema di stoccaggio delle fecce e del vino, avviene invece, di norma, in contenitori di
acciaio.
Alla fine di questa breve descrizione, ci si può già facilmente render conto della complessità
legata alla gestione dei sottoprodotti vitivinicoli, con le relative implicazioni riguardanti i
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trasporti, il campionamento, il controllo e lo stoccaggio degli stessi soprattutto in
considerazione degli importanti volumi introdotti nelle distillerie in ogni campagna
vendemmiale.
DISTILLAZIONE
Al termine delle verifiche e dei controlli all’atto di entrata delle vinacce e delle fecce in
distilleria, queste possono essere avviate o direttamente,o previo insilamento, alla distillazione
per ottenere grappa o alcool .
Ma come abbiamo già detto, la grappa e l’alcool non sono gli unici prodotti che si ottengono
dalla distillazione, a questi si possono aggiungere infatti :

l’acquavite d’uva, che si ottiene dalla distillazione del mosto fermentato di uve fresche
in presenza delle parti solide dei grappoli;

l’acquavite di vino che si ottiene esclusivamente dalla distillazione del vino e che,
invecchiata per almeno un anno in recipienti di rovere posti nei magazzini di
invecchiamento soggetti al regime di deposito fiscale, acquisisce la denominazione di
brandy;

l’alcool da vino, che si ottiene dalla distillazione del vino, e che è un alcool di
particolare pregio organolettico/ olfattivo.
Come si può vedere da questa semplice descrizione, potenzialmente tutti i prodotti vitivinicoli
entrano o possono entrare in distilleria, ed un bilancio sulla sostenibilità di questa produzione
non può prescindere dalla considerazione del ruolo delle distillerie.
Vediamo ora brevemente il percorso per produrre grappa.
La distillazione, secondo la fisica, è una operazione che consente di separare due componenti
aventi volatilità diversa mediante la loro trasformazione in vapore e la loro successiva
condensazione.
Ma le cose non stanno semplicemente così, perché le sostanze a diversa volatilità,che sono
presenti nelle vinacce non sono due, ma alcune centinaia, quindi distillare, significa liberare
dalle vinacce i componenti volatili, concentrando la frazione alcolica e le sostanze aromatiche
di pregio, separandole da quelle non desiderate per ottenere un prodotto organoletticamente
gradevole.
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Per comprendere come la distillazione di un sistema solido come le vinacce sia complesso
occorre tenere presente i principali fenomeni che avvengono durante questo processo. Alcuni
esempi sono:

fenomeni di trascinamento o strippaggio di componenti che sfuggono alle leggi fisiche
dell’evaporazione,

variazioni durante il decorso della distillazione e sui diversi punti dell’alambicco, della
composizione dei liquidi o del vapore, con conseguente mutamento di comportamento
di uno o più componenti che tendono a solubilizzarsi e quindi a passare nel distillato,
indipendentemente dal loro punto di ebollizione,

produzione di nuove sostanze durante la distillazione, dovute a reazioni tra i numerosi
composti.
Questi fenomeni hanno spinto la maggior parte dei distillatori ad adeguare gli alambicchi al
loro modo di vedere la grappa , fino a farne degli apparecchi unici.
Gli impianti di distillazione si dividono in due tipologie:
Impianti discontinui, che lavorano cioè per “cotte” ed impianti continui, che come dice la
parola stessa, “distillano in continuo” cioè senza soluzione di continuità. In entrambi i casi, i
prodotti che si ottengono possono essere eccellenti, anche se diversi fra loro.
Impianto di distillazione a fuoco diretto
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Caldarine o caldaiette
Impianto Charantaise
Impianto bagnomaria sottovuoto
Particolare di caldaiette
Particolare di colonna di distillazione
Colonne di distillazione
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Quando la grappa esce dall’alambicco è un liquido incolore, cristallino, dotato di un profilo
olfattivo molto ampio.
In bocca è molto pungente in quanto la sua gradazione oscilla fra i 70 e gli 86 gradi alcolici.
Ed è a questa gradazione che la grappa viene conservata, in acciaio inox, per la sua
stabilizzazione.
Trascorso tale periodo, la grappa, per giungere alla bottiglia, deve seguire un percorso
tecnologico che consiste nella riduzione del grado alcolico, in un processo di refrigerazione
seguito da una filtrazione ed infine l’imbottigliamento.
Tali processi sono indispensabili per l’ottenimento di una grappa limpida e stabile nel tempo.
La riduzione del grado alcolico viene effettuata mediante l’aggiunta di acqua, ma in questa
fase la grappa diventa lattiginosa per l’insolubilizzazione di alcuni suoi componenti.
Per questo motivo, prima della filtrazione, si procede ad una refrigerazione, che permette una
ulteriore separazione dei composti organoletticamente non graditi come il fuselolo ( olio di
flemma).
Questa operazione si conduce portando la grappa ad una temperatura che varia da meno 5 a
meno 20° sotto lo zero per periodi che oscillano da pochi minuti a qualche ora.
Segue poi la filtrazione che viene effettuata a basse temperature per evitare la
risolubilizzazione dei vari composti. La grappa è pronta così per l’imbottigliamento.
Le grappe si suddividono in grappe giovani e in grappe che hanno soggiornato in legno.
Grappe giovane
Grappa riserva
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Le grappe giovani, dette in gergo anche grappe “ bianche” sono grappe che generalmente
subiscono un periodo di riposo (3-6 mesi) in contenitori di acciaio inox, mentre la grappa che
soggiorna in legno, allo stato attuale, ha titolo alla denominazione di:

“ invecchiata o vecchia” se staziona in recipienti di legno per un periodo non inferiore a
12 mesi e di

“riserva o stravecchia” se tale periodo di permanenza in legno è di almeno 18 mesi.
In entrambi i casi, il periodo di invecchiamento deve esser effettuato in magazzini soggetti al
regime di deposito fiscale.
Magazzino di invecchiamento
Magazzino di invecchiamento
ALCOOL E BIOETANOLO
Dalla distillazione dei sottoprodotti, in alternativa alla grappa, come si è detto, si può ottenere
l’alcool, che può essere utilizzato tanto nel settore alimentare che industriale.
Si parla di alcol grezzo se la sua gradazione supera i 92 gradi, ed in gergo di alcol neutro, se la
sua gradazione supera quella di 96 gradi ed i parametri corrispondono a quelli di cui
all’allegato 1 comma 1, del regolamento 110/ 2008 ( alcol etilico di origine agricola).
La sua utilizzazione spazia in molti settori quali quello alimentare per la produzione di vini
liquorosi, piuttosto che quello dell’industria della detergenza, delle vernici, degli inchiostri,
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della chimica, della cosmetica, dell’industria farmaceutica e della biocarburazione, con
produzione di bioetanolo.
Il bioetanolo è un alcool di origine agricola esente da acqua, che può essere impiegato come
carburante di seconda generazione.
Quello derivante dai sottoprodotti vitivinicoli è doppiamente prezioso perché diminuisce
l’impiego di combustibili fossili riducendo le emissioni di anidride carbonica. Deriva, inoltre,
da residui non edibili della produzione vitivinicola e non richiede per il suo ottenimento
l’utilizzo di terreni dedicati.
Queste considerazioni sono di grande rilievo per un giudizio sulla sostenibilità tutta della
viticoltura.
DESTINAZIONI DELL’ALCOL ETILICO SUL MERCATO ITALIANO
(FONTE: ELABORAZIONE DATI ASSODISTI)
BIOCARBURAZIONE
CONSUMO
DIRETTO
(DISTILLATI)
INTERVENTO
PUBBLICO
INTERVENTO PUBBLICO
IND. FARMCEUTICA
COSMETICA
CHIMICA
IND. FARMCEUTICA
COSMETICA
IND. BEVANDE
ALCOLICHE
CHIMICA
IND. ALIMENTARE
DETERGENZA
DETERGENZA
IND. ALIMENTARE
IND. BEVANDE ALCOLICHE
CONSUMO DIRETTO
(DISTILLATI)
BIOCARBURAZIONE
I PRODOTTI A VALLE DELLA DISTILLAZIONE
Dopo questa parentesi, torniamo idealmente al processo ed alle nostre vinacce le quali, poiché
si è tolto loro solo la componente alcolica, sono propriamente dette vinacce disalcolate.
Da queste si possono ancora ricavare prodotti molto importanti quali l’acido tartarico naturale,
i vinaccioli e le vinacce esauste.
Andiamo per ordine ed esaminiamo la loro lavorazione.
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L’ACIDO TARTARICO NATURALE
Le vinacce disalcolate, subiscono un lavaggio e le acque, insieme alle borlande tartariche,
vengono inviate all’impianto di estrazione del tartrato di calcio: una volta ottenuto questo, si
può procedere con la produzione in loco o presso altro sito dell’acido tartarico naturale.
Per ottenere un alto grado di purezza, ed azzerare i rischi di trascinamento di residui di
lavorazione per avere acido tartarico naturale conforme alle principali farmacopee
internazionali ed ai requisiti Kosher, si può effettuare una doppia cristallizzazione, durante la
quale i cristalli grezzi sono risciolti e ricristallizzati.
Tartrato di calcio
Acido Tartarico Naturale
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L’ acido tartarico naturale ha un ruolo economico di grande rilievo.
L’Italia è il primo produttore mondiale di acido tartarico naturale, coprodotto dalla distillazione
dei sottoprodotti della vinificazione, ed il suo utilizzo è amplissimo.
Panificazione
Farmaceutica/cosmetica
Industria enologica
Dolciaria
Industria alimentare
Costruzioni
Nel settore alimentare, l’acido tartarico naturale è indicato con la sigla E334, ed ha diversi
impieghi generali e specifici: serve come antiossidante nella produzione dei grassi, come
stabilizzante di vitamine, come agente di effervescenza in reazioni con il bicarbonato nelle
bevande e conferisce inoltre freschezza e colore nell’industria del pesce.
Nel settore dei prodotti da forno si usa esterificato con acidi grassi naturali per migliorare la
funzionalità del glutine, stabilizzare ed allungare la shelf life dei prodotti.
Nell’industria dolciaria e delle conserve è usato come esaltatore di sapidità e come acidificante
(abbassa il pH) , inibisce la formazione di muffe e lo sviluppo della carica microbica.
Nell’industria enologica viene utilizzato come acidificante nei vini e l’U.E. ha imposto con
specifico regolamento che nel vino possa essere eventualmente addizionato solo acido tartarico
di origine naturale.
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Nell’industria farmaceutica si utilizza nei preparati effervescenti per favorire la rapida
dissoluzione dei principi attivi e l’industria cosmetica lo utilizza per curare l’acne, come
anti-aging e schiarente della pelle.
Nell’edilizia diventa un componente degli intonaci e ne ritarda l’indurimento rendendoli più
lavorabili.
Queste sono le principali utilizzazioni dell’acido tartarico naturale.
Ma in commercio esiste anche un acido tartarico di sintesi, (oggi proveniente principalmente
dalla Cina) ottenuto dalla fermentazione di anidride maleica, proveniente da benzene o butano.
Presenta una molecola identica a quella dell’acido tartarico naturale L(+), accanto ad una
piccola percentuale di enantiomero D (-), di origine esclusivamente sintetica.
Nel settore alimentare se ne utilizza una grande quantità. Le normative dell’UE che si
applicano nell’industria enologica prevedono qui l’impiego del solo naturale, mentre non
hanno trovato concretezza legislativa nel più ampio settore alimentare, permettendo così anche
l’utilizzazione dell’acido tartarico di sintesi.
A questo riguardo però ci sono note positive: l’On Paolo de Castro, in seguito ad una serie di
considerazioni, ha chiesto alla Commissione del Parlamento Europeo se intendesse:
a) avviare una valutazione sulla sicurezza dell’acido tartarico L(-) derivante da sintesi, in
quanto il XXI report del Comitato congiunto FAO/WHO cita studi scientifici recenti che hanno
dimostrato che l’acido tartarico DL(-) a differenza della forma L(+) produce danni ai reni e:
b) modificare la normativa europea, prevedendo per l’uso alimentare, il solo acido tartarico
L(+) naturale e non l’acido tartarico L(-) di sintesi.
I VINACCIOLI
Riprendendo, dopo questa piccola parentesi la descrizione del processo produttivo, le vinacce
“detartarizzate” subiscono una pressatura a cui segue una vagliatura meccanica per separare i
vinaccioli dalle bucce, ormai costituite solo da buccia “esausta”.
I vinaccioli possono essere utilizzati per l’estrazione dell’olio di semi, nella cosmesi ed anche
valorizzati in tutto o in parte
direttamente come combustibili, soprattutto per quei siti
industriali che non prevedono processi di separazione meccanica dalle vinacce.
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UTILIZZAZIONE VINACCIOLI
Vinacce disalcolata
Vinacce detartarizzata
Alimentari
Cosmetica
Pressatura
Estrazione olio di
semi
Farina di
vinaccioli
Vagliatura
Vinaccioli
Vinaccia
Essiccamento
Combustibili
Vinaccioli
essiccati
BIOMASSA PER
PRODUZIONE
ENERGIA
L’olio di vinaccioli, per il suo elevato punto di fumo, può essere utilizzato per cotture ad alte
temperature; è ricco di polifenoli e di acido linoleico, acido grasso essenziale appartenente alla
famiglia degli OMEGA 6.
Questa sua ricchezza in polifenoli lo rende un ingrediente assai utilizzato nella composizione di
molti prodotti cosmetici.
Semi ed olio di vinacciolo
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LA VINACCIA ESAUSTA
Al termine di questi cicli di lavorazione e di estrazione troviamo la vinaccia, detta in gergo
“esausta”, ma ancora capace di contribuire a varie produzioni: mangimistica, fertilizzanti e
combustibili da fonti rinnovabili.
Le vinacce esauste o buccette d’uva possono essere utilizzate nella mangimistica in quanto
sono un ottimo integratore per l’alimentazione animale, aumentandone l’apporto di fibre.
Vinaccia esausta / buccetta d’uva
Vinaccia esausta
Altra utilizzazione, è il loro impiego nella produzione di fertilizzanti: diverse ricerche ne
attestano gli effetti positivi sui terreni in termini di miglioramento delle caratteristiche chimico
fisiche e della microflora.
Oltre alle
buccette,
come fertilizzanti provenienti dal processo di distillazione, vanno
menzionate anche le borlande
vitivinicole: anche qui la letteratura ne attesta i benefici,
soprattutto in alcune colture, come il mais, dove i risultati in termine di rese e risparmio di
acqua sono di tutto rispetto.
Tutti questi fertilizzanti sono ricchi di sostanza organica e di azoto, elementi fondamentali per
la lotta alla desertificazione dei suoli.
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COMBUSTIBILI DA FONTE RINNOVABILE ED ENERGIA
In alternativa agli utilizzi sopra descritti, la vinaccia esausta può essere essiccata, lavorata in
pellets e commercializzata come combustibile per usi domestici. Si tratta di un ottimo
combustibile da fonte rinnovabile, in linea con gli obiettivi che si prefigge l’Europa in termini
di riduzione di CO2 e di gas serra.
In realtà, da sempre le distillerie hanno valorizzato le vinacce esauste come combustibile al
loro interno per produrre energia termica.
Essicazione vinacce (foto fine anni ’70)
Oggi sempre più spesso, per chiudere questo “ciclo virtuoso“ esse si sono dotate anche di un
impianto per produrre energia elettrica alimentato con biomassa rinnovabile di origine agricola,
forestale e agroalimentare, dove le vinacce esauste rappresentano la componente fondamentale.
Nel caso delle distillerie, l’alimentazione dell’impianto avviene prevalentemente tramite
l’utilizzo dei sottoprodotti provenienti dalla distillazione dei sottoprodotti dell’uva quali
vinacce esauste, raspi, buccette (con e senza vinaccioli) e farine di vinaccioli.
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L’impianto generalmente è costituito da:

una fossa di carico coperta per il ricevimento e stoccaggio dei combustibili,

una tramoggia destinata al trasporto del combustibile alla bocca della caldaia (sulle fosse di
carico è in genere presente un sistema di carroponti per la movimentazione uniforme del
combustibile),

una caldaia ad alta pressione con griglia,
Stoccaggio Biomassa/Vinaccia esausta

Combustione vinaccia esausta
un impianto trattamento fumi, filtro a maniche ed elettrofiltro, sistema di scarico ceneri,
sistema controllo emissioni in continuo.

una turbina a vapore che trasforma l’entalpia del vapore in energia meccanica,

un alternatore che traduce l’energia meccanica in elettrica.
Come si può intuire, uno degli aspetti più interessanti della distillazione è sicuramente quello
legato alla produzione di energia e le performance ambientali che si possono ottenere con tali
sistemi sono veramente importanti per :

immettere in rete l’energia elettrica da fonti rinnovabili eccedente al fabbisogno della
distilleria,

contribuire alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica,
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
diversificare le fonti energetiche tradizionali per la produzione di energia elettrica,

avere, nel contempo, elevati rendimenti termodinamici ed intrinseco contenimento delle
emissioni climateranti e del dispendio energetico.
Impianto di produzione di energia elettrica da biomasse con sistema di depurazione fumi
Guardando nuovamente allo schema , si vede che in distilleria si può ancora produrre biogas ed
energia.
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Il Biogas è ricavato dallo sfruttamento dei residui provenienti dalla distillazione e si forma
spontaneamente dalla fermentazione di materia organica. Tale gas per essere utilizzabile ed
ottenere così un valore economico, prima deve essere captato ed accumulato in apposite
strutture.
Il gas prodotto con questo processo può essere utilizzato , e generalmente è stato utilizzato
nelle distillerie, per
produrre energia termica e quindi ridurre il costo energetico: oggi
utilizzando degli appositi macchinari, se ne può ricavare direttamente energia elettrica da
fonti rinnovabile
Digestori Biogas
Motori produzione di energia elettrica
Pur non entrando in merito alla struttura dell’impianto, vorrei solo sottolineare uno dei
principali vantaggi dell’uso del biogas ottenuto dai residui della distillazione.
L’’anidride carbonica prodotta dalla combustione del metano così ricavato, permette di
pareggiare il bilancio dell’anidride carbonica emessa in atmosfera , in pratica l’anidride
carbonica emessa dalla combustione del biogas è pari all’anidride carbonica fissata dalle
piante, a differenza di quanto avviene per l’anidride carbonica prodotta dalla combustione dei
carburanti fossili.
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CONCLUSIONI
Negli ultimi anni un gran numero di distillerie, a seguito di mutati scenari economico-giuridici
collegati in particolare alla riforma OCM, hanno compiuto importanti investimenti in questo
campo.
Una settore, quello delle distillerie, dove dunque si valorizzano i sottoprodotti della
vinificazione dando luogo ad una serie di prodotti fondamentali per molti altri settori e nel
contempo si gestisce efficacemente tutto l’impatto ambientale della produzione vitivinicola.
Contemporaneamente si produce energia pulita, ottenendo un impatto ambientale assai
vantaggioso per la riduzione di importanti quantità di emissioni di anidride carbonica.
Questa quindi è la sfida per il prossimo millennio, nelle speranza e nella convinzione che le
Istituzioni proposte guardino con attenzione questa produzione industriale che impiega risorse
naturali, finanziarie e umane per creare valore, ricchezza e profitto in modo ambientalmente
compatibile e socialmente responsabile.
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Bibliografia:
Giorgio Meloni: “ L’industria dell’alcole” Alcolometria Vol I Ed Hoepli 1957
Giorgio Meloni: “L’industria dell’alcole” Le materie prime- Le acquaviti Vol II Ed. Hoepli
1979
Giorgio Meloni: “ L’industria dell’Alcole” Spiriti –Alcole Assoluto- Alcoli Sintetici Vol III
Ed. Hoepli 1958
Luigi Odello: “ La grappa: dall’alambicco al bicchiere” Ed. Demetria 1990
Tullio de Rosa, Roberto Castagner: “ Tecnologia delle grappe e dei distillati d’uva” Edagricole
1994
AA.VV “ Contributo della scuola italiana al progresso delle scienze viticole”
Vol. I e II - Accademia Italiana della Vite e del Vino 2000
AAVV: “La Grappa” Bibenda editore 2009
Spigno G. “ Recupero e utilizzazione dei sottoprodotti enologici” La Nuova Viticoltura Ed
agricole 2015
Egues I, L. Serrano, D. Amendola, DM de Faveri, G.Spigno, J. Labidi “ Fermentable sugar
recovery from grape stalks for bioethanol production” Renewable Energy 2013
Tutte le foto sono state tratte dall’archivio del Centro Documentazione Grappa Luigi Bonollo
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