Stagione 2008/2009 Sovrintendente e Direttore Artistico Prosa Michele Mirabella Direttore Artistico Musica e Danza Daniele Spini 31 dicembre mercoledì ore 18.00 17 - 20 dicembre 2008 - ore 20.45 STRAUSS FESTIVAL ORCHESTER WIEN Willy Büchler direttore e violino solista Claudia Chmelar soprano Paul Schweinester tenore VINO, DONNA E CANTO FRANZ LEHÁR - JOHANN STRAUSS JR - JOSEF STRAUSS 6 gennaio martedì ore 17.00 A Teatro da Giovanni TAM Teatromusica ANIMA BLU. DEDICATO A MARC CHAGALL con Flavia Bussolotto e Marco Tizianel musiche Enzo Carpentieri, Michele Sambin, Kole Laca regia, scene, immagini Michele Sambin Spettacolo consigliato a partire dai 5 anni Sala Fantoni 9 gennaio venerdì ore 20.45 OPERETTA 10-11 gennaio ore 20.45 CROSS OVER SI RACCONTA una sera d’inverno un narratore NERI MARCORÈ legge: Dino Buzzati Una lettera d’amore, Sciopero dei telefoni, Direttissimo Compagnia Italiana di Operette 2003 AL CAVALLINO BIANCO operetta in tre atti di Ralph Benatzky e Robert Stolz libretto di Hans Müller-Einigen e Erik Charell e testi di Robert Gilbert con Umberto Scida, Elena D’Angelo, Armando Carini direttore d’orchestra Orlando Pulin regia e coreografie Serge Manguette Teatro dell’Archivolto UN CERTO SIGNOR G dall’opera di Giorgio Gaber e Sandro Luporini con Neri Marcorè al pianoforte Silvia Cucchi e Vicky Schaetzinger regia di Giorgio Gallione Spettacolo ospite delle stagioni del Teatro Nuovo Giovanni da Udine e di Teatro Contatto Teatro Nuovo Giovanni da Udine Udine, via Trento, 4 tel. 0432 248411 - fax 0432 248452 www.teatroudine.it - [email protected] Direzione centrale istruzione, cultura, sport e pace Servizio attività culturali Provincia di Udine Comune di Udine IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ Grafica S. Conti - Stampa La Tipografica srl 9 gennaio venerdì ore 17.45 Teatro Diana Or.i.s. IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ di Eduardo De Filippo con Carlo Giuffrè Antonio Barracano Armida Geraldina Gennarino Amedeo Fabio della Ragione Arturo Santaniello Rafiluccio Santaniello Rita Immacolata Vicienzo Cozzo Ò Palummiello Ò Nait Catiello Pascale Nasone La moglie di Pascale Peppe Ciucciù Zibbacchiello Luigi Vicenzella Carlo Giuffrè Monica Maiorino Benedetta Bottino Gennaro Di Biase Geremia Longobardo Alfonso Liguori Piero Pepe Massimo Masiello Roberta Misticone Antonella Lori Vincenzo Borrino Vincenzo La Marca Danilo Della Calce Enzo Romano Aldo De Martino Monica Avagliano Ferruccio Pepe Guglielmo Illiano Salvatore Felaco Stefania Aluzzi regia di Carlo Giuffrè musiche originali di Francesco Giuffrè scene e costumi Aldo Terlizzi Si chiamava Campoluongo. Era un pezzo d’uomo bruno. Teneva il quartiere in ordine. Venivano da lui a chiedere pareri su come si dovevano comporre vertenze nel rione Sanità. E lui andava. Una volta ebbe una lite con Martino ‘u Camparo, e questo gli mangiò il naso. Questi Campoluongo non facevano la camorra, vivevano del loro mestiere, erano mobilieri. Veniva sempre a tutte le prime in camerino. «Disturbo?» chiedeva. Si metteva seduto, sempre con la mano sul bastone. «Volete ‘na tazza ‘e cafè?». Lui rispondeva «Volentieri». Poi se ne andava. Eduardo De Filippo ottenere dall’usuraio la remissione di un debito vessatorio; chiedere addirittura il permesso di ammazzare il proprio genitore… Eduardo de Filippo scrisse Il Sindaco del rione Sanità, che alcuni, tra cui Andrea Camilleri (cui provo la forte tentazione di associarmi), considerano il suo capolavoro, verso la fine della carriera, assegnando a se stesso una parte molto diversa da quelle dei poveracci un po’ trasognati nelle quali il pubblico era più abituato a vederlo comparire; e per interpretarla adottò una maschera dura, con un occhio semichiuso, una smorfia fissa, una parrucca di capelli fitti, dei tic vocali come suoni inarticolati, da uomo che si vanta di essere rimasto, riguardo alla cultura degli altri, un primitivo. Combatteva il cliché della propria consueta fragilità fisica, problema che non ha Carlo Giuffrè, in passato costretto semmai a cercare di costringere il proprio fisico imponente nella remissività dei vari Luca Cupiello. Non avendo necessità di trasformarsi, questa volta il grande attore può recitare ancora più in scioltezza del solito, lasciando che il senso di potere esercitato da don Antonio fluisca da lui come una manifestazione naturale, accettata senza discussione da tutti. Masolino D’Amico Il teatro serve a comunicare sensazioni, vibrazioni. E perché la comunicazione funzioni deve essere semplice ma anche nutrita di cultura profonda: cultura umana, non paludata. Se non arrivano sentimenti, è cattivo teatro. Carlo Giuffrè «La confidenza che ti ho dato t’ha fatto scurdà ‘o nomme mio. È meglio ca t’ ‘o ricuorde: io mi chiamo Antonio Barracano!». Antonio Barracano, sì. Antonio Barracano «tiene in ordine» un quartiere di Napoli, il rione Sanità, e viene quindi riconosciuto come sindaco: dispensa consigli e risolve i problemi della povera gente. Ma, proprio per compiere un gesto di eroismo, verrà ferito nel tentativo di sedare un conflitto… Carlo Giuffrè riesce a mettere in scena, in modo straordinario, uno dei personaggi più complessi di Eduardo De Filippo e, al tempo stesso, una delle sue commedie più amare. Un affresco, ancora dolorosamente attuale, sulla crisi della società italiana: «Non è forse per la mancanza di giustizia che ci troviamo in questa condizione?». Il capolavoro di Eduardo La Napoli avviata verso gli anni Sessanta sente ancora le ferite della guerra, ed è indecisa su chi detiene la vera autorità. Nella sfiducia verso le istituzioni (in tribunale si vince solo corrompendo), il popolare rione Sanità, dove tutte le attività per sbarcare il lunario sono lecite, affida i contrasti tra i suoi abitanti al giudizio insindacabile di un malavitoso che dalla propria vita turbolenta ha imparato l’importanza della conciliazione: vendicarsi di un torto significa infatti attirare una rappresaglia, e quindi costringere alla reazione i propri figli e i figli dei figli, fino alla fine dei tempi. Curioso notare come questa morale, che don Antonio Barracano espone lucidamente, riecheggi quella del Giulio Cesare di G.B. Shaw, anche lui uomo che dalle mille guerre combattute ha imparato l’importanza della pace. Come (dopo di lui) il don Vito Corleone della saga di Puzo, don Antonio diventò assassino per un’atroce ingiustizia subita. Poi scappò in America, donde tornò ricco e quindi in grado di comprarsi l’assoluzione definitiva. Adesso chi è nei guai ricorre al suo prestigio e alla saggezza dei suoi settantacinque anni. A casa sua si può curare un ferito d’arma da fuoco evitando le domande del Pronto Soccorso; Appunti I nostri drammaturghi, gli autori italiani che hanno davvero segnato lo scorso millennio, non sono che tre: Goldoni, Pirandello ed Eduardo, in ordine cronologico. Non abbiamo altro. Il teatro che si recita in Italia, se escludiamo questi tre grandi, è un teatro tradotto da altre lingue, da altre culture. (...) Eduardo scrive in una lingua che, paradossalmente, sembra non scritta. È una lingua che nasce nel momento stesso in cui i personaggi vivono i sentimenti, ed è tanto diretta da sembrare frutto, ogni volta, di improvvisazione. Non è mai retorica, letteraria; al contrario, è sempre calda, viva, umana. E proprio per questo è straordinariamente teatrale e può raccontare con tanta immediatezza fatti che riguardano l’uomo, la storia dell’uomo. (...) Io tutta l’umanità di Eduardo la trovo nel teatro. Del suo privato so ben poco, a parte l’aneddotica che è nata intorno a lui. Com’era naturale, dal momento che Eduardo era sarcastico e molto spiritoso. Mi viene in mente un episodio: lo raccontai a Romolo Valli e lui lo scrisse in un suo libro, così ora lo conoscono un po’ tutti. Risale ai tempi in cui la televisione era ancora più burocratizzata di quanto non sia ora. Un giorno un funzionario telefonò a casa di Eduardo, presentandosi così: «Qui parla la televisione». Il maggiordomo, o segretario che fosse, di Eduardo chiedeva «Ma chi parla?» e all’altro capo del filo quello niente, continuava imperterrito «Qui parla la televisione». Allora Eduardo prese la cornetta e propose garbatamente «Aspetti che le passo il frigidaire». Di aneddoti così ce n’è tanti, ma in fondo importano poco. Molto di più importa quel che Eduardo ci ha dato con il teatro. Che è moltissimo, e mi basta per pensare che Eduardo può benissimo stare in paradiso… Carlo Giuffrè Testi a cura di Gianmatteo Pellizzari