La
coltivazione
perfetta
Coltivazione (in vaso)
Semina
I peperoncini richiedono dalla nascita alla maturazione dei primi frutti un tempo variabile a seconda della specie e varieta', da un
minimo di 90 giorni per i piu' veloci C.Annuum fino a 120-150 giorni per i C.Chinense o piu' per varieta' wild.
Questo tempo e' riferito ai primi frutti maturi, ma e' necessario molto piu' tempo per il primo raccolto "vero" che coincide con la
maturazione di tutti (o quasi) i frutti prodotti dalla prima fioritura.
Tutte le specie e varietà inoltre soffrono il gelo e nei nostri climi alle prime gelate, fine ottobre/metà novembre, inevitabilmente
muoiono.
Seminando all'aperto nei nostri climi (almeno al centro-nord) le nascite iniziano a fine aprile/inizio maggio, i primi frutti si
raccolgono ad agosto e il raccolto vero e proprio puo' essere pronto per fine settembre o inizio ottobre.
Questo significa che il raccolto e' a rischio; spesso nel nord Italia gia’ a meta' ottobre o fine novembre le temperature minime
possono scendere fino a sfiorare lo zero; bastano solo un paio di gradi in meno per causare la morte di tutte le piante, ancora
cariche di frutti!
E' quindi opportuno seminare in anticipo, in modo da arrivare ai primi di maggio con piante gia' grandicelle e (se possibile) pronte
alla fioritura.
Con questa tecnica e se il clima e’ benevolo e' possibile effettuare due raccolti completi nella stagione; come e' noto, i
peperoncini producono a ciclo continuo; appena le piante sono "scaricate" dai frutti del primo raccolto, subito fioriscono di nuovo
in modo massiccio e riparte un nuovo ciclo produttivo.
Se si riesce ad avere piante pronte per la prima fioritura a maggio, si puo' effettuare un primo raccolto a meta agosto e un
secondo raccolto completo entro ottobre.
I fortunati che vivono in zone con clima molto mite (sud Italia, Liguria) possono effettuare anche un terzo raccolto per Natale.
Anticipare i tempi ha anche altri vantaggi; l'allegagione dei fiori di peperoncino e' difficoltosa ad alte temperature, come quelle che
si riscontrano in luglio-agosto, soprattutto se si cerca di isolare i fiori con metodi (sacchetti tnt, colla ecc) che comportano
inevitabilmente un incremento della temperatura; riuscire a far fiorire le piante in giugno permette di ottenere risultati molto migliori
e un maggior numero di frutti isolati.
Semina anticipata significa semina "indoor"; le piantine nascono e crescono in ambiente riscaldato e illuminato artificialmente.
L'esperienza pratica dimostra che il periodo giusto e' gennaio per i C.Chinense, C.Frutescens, C.Pubescens e specie wild, febbraio per
i C.Annuum e C.Baccatum.
Questa tecnica richiede una serie di accorgimenti e la disponibilita' di spazio e tempo.
E' necessario spazio perche' prima di maggio ciascuna pianta puo' richiedere uno spazio considerevole; difficilmente si possono
ammucchiare piu' di 20-25 piante di 3-4 mesi in un metro quadrato; l'altezza in alcune varieta' puo' arrivare ad 1 metro!
Sono necessari anche tempo e una presenza costante perche' le piantine devono essere curate, innaffiate, controllate con
regolarita'.
Ci sono moltissimi metodi per far nascere e crescere piantine indoor; sono qui descritte due tecniche tra le piu’ comuni e semplici;
sono ormai ben collaudate e ... funzionano!
Occorre sempre tener presente che sono possibili un gran numero di variazioni sul tema; in particolare e' possibile riunire in un solo
"ambiente" germinazione e prime fasi della crescita.
Occorre prima di tutto distinguere chiaramente alcuni momenti diversi che richiedono diverse impostazioni; la germinazione, le
primissime fasi della crescita, il primo rinvaso e le fasi successive di crescita.
La germinazione dei semi richiede calore e umidita'; la luce non e' necessaria.
E' opportuno pre-trattare i semi sia per disinfettarli che per ammorbidire l'involucro esterno; questo argomento richiederebbe una
trattazione a parte, ma in sintesi puo' essere utile un'immersione per 5 minuti in una soluzione al 10% di varecchina (ipoclorito di
sodio) eventualmente preceduta da un'immersione per mezz'ora in fosfato trisodico (NA3PO4); dopo entrambi i trattamenti i semi
devono essere accuratamente sciacquati con acqua fredda.
Una tecnica piu’ complessa prevede un ammollo in acqua e sale per accelerare le fasi iniziale del processo di germinazione
(osmopriming).
E' possibile utilizzare una grande varieta' di supporti per far germinare i semi; i due piu' semplici, descritti qui, sono terriccio e
scottex.
Per la semina in terriccio e' preferibile utilizzare un terriccio specifico per semina, di ottima qualita' e a grana fine; poiche' la
quantita' necessaria e' minima, non ha senso risparmiare su questo componente.
Se non si trova terriccio per semina, si puo' almeno setacciare il terriccio universale per eliminare le impurita' piu' grossolane.
Senz'altro sconsigliata la terra di campo, troppo compatta e quasi sicuramente infestata di funghi, nematodi e altri patogeni.
Come contenitori si possono utilizzare vari tipi di supporti professionali (contenitori alveolati, vaschette a 6-8 posizioni ecc), ma la
scelta piu' semplice e' costituita da normali bicchierini da caffe'.
I bicchierini devono essere forati sul fondo per permettere la fuoriuscita dell'acqua in eccesso (e, come vedremo, anche l'ingresso
dell'acqua di irrigazione in certe tecniche).
Il sistema piu’ semplice per praticare fori e’ tagliare in tre o quattro punti il bordo inferiore del bicchierino con un taglierino.
I semi devono essere interrati poco profondamente; la regola classica e' "profondo quanto il diametro del seme", ma qualche mm
in piu' non e' un problema ... certo 2 cm sono sicuramente troppi!
Una tecnica piu' professionale consiste nell'appoggiare il seme sulla superficie del terriccio e coprire con uno strato di un paio di
mm di "vermiculite", un inerte che ha la proprieta' di trattenere l'umidita' e non opporre alcuna resistenza all'emersione del
germoglio.
Il terriccio va ben bagnato inizialmente e poi mantenuto costantemente umido, senza esagerare.
E' una buona idea coprire i bicchierini con una pellicola trasparente o riporli in un ambiente chiuso, in modo da ridurre
l'evaporazione e provocare un effetto condensa che mantiene umido il terriccio.
Spesso si vedono piccole piantine in bicchierini riempiti di terra a meta'; non c'e' alcun motivo per non sfruttare tutto il volume
disponibile e un po' di terra in piu' consente di far raggiungere alla piantina dimensioni maggiori prima di effettuare il primo rinvaso.
E' possibile interrare piu' semi per bicchierino, ma occorre poi essere pronti a sopprimere le piantine in eccesso su ciascun
bicchierino o affrontare il difficile compito di separarle ...
se non ci sono reali problemi di spazio e' preferibile utilizzare un bicchierino per ogni seme;
l'alternativa e' utilizzare il metodo scottex descritto in seguito.
La temperatura ideale e' tra 25 e 30°C, non di piu'.
Sembra che un calo notturno delle temperature (18-20°C) sia positivo.
A 10°C non germina nulla, % e rapidita' di germinazione crescono fino a 30°C, decrescono rapidamente fino a 35°C e crollano
(<1%) a 40°C
Per fornire calore, ogni metodo e' valido; si possono piazzare i bicchierini in un contenitore sopra o sotto un termosifone, sopra il
frigo, sopra un router o un video, in un piccolo bagno particolarmente caldo ...
L'importante e' testare prima le temperature per essere sicuri che non ci siano picchi che potrebbero danneggiare i semi.
Se si devono far germinare molti semi, e' senz'altro preferibile un approccio professionale.
La soluzione ottimale e' un "letto caldo" che si puo' ottenere con uno strato di sabbia (sterilizzata), un cavo riscaldante (come
quelli usati in acquari o rettilari), un termostato che ne controlla il funzionamento e un termometro min-max di controllo.
Sia il termostato che il termometro di controllo devono essere muniti di sondino per misurare la temperatura "nel" terriccio (in
bicchierini di controllo, senza semi).
Il tutto puo' essere sistemato in una scatola di plastica con coperchio o struttura equivalente.
NB. Le anse del cavo nella prima foto sono troppo lontane .. per un germ-box di queste dimensioni sono necessari almeno due
cavi riscaldanti.
Tra i due parametri, temperatura e umidita', il secondo e' quello piu' critico; una riduzione della temperatura puo' allungare i tempi
di germinazione, ma l'improvvisa essicazione del terriccio dopo che il seme ha iniziato il processo di germinazione puo' essere
fatale.
In questa fase non c'e' alcun bisogno di concimare il terreno, anzi una concimazione errata puo’ essere controproducente.
Il metodo "scottex" e' una alternativa alla semina diretta in terriccio, ma sono opportune alcune precisazioni perche' spesso lo si
vede utilizzare in modo quantomeno inutile.
I semi in presenza di calore e umidita' germinano praticamente dovunque, anche immersi direttamente in acqua.
Il metodo scottex provvede semplicemente un supporto alla germinazione che puo' essere mantenuto umido facilmente.
Il grosso vantaggio, rispetto alla semina in terriccio, e' che e' richiesto uno spazio molto minore;
e' possibile sistemare in una piccola scatola di plastica con coperchio, in un sottovaso chiuso in un sacchetto o semplicemente
in un sacchetto un gran numero di pezzetti di scottex ognuno contenente (appoggiati in superficie o, meglio, racchiusi tra due
strati) un gran numero di semi.
Un contenitore di piccole dimensioni puo' essere mantenuto piu' facilmente alla temperatura ottimale.
Occorre controllare almeno una volta al giorno i semi; quando di vede spuntare la radichetta, occorre interrarli, prestando
attenzione a non danneggiare la radichetta.
Da quel momento in poi valgono le stesse considerazioni gia' esposte per la semina in terriccio, con la differenza che il seme e'
gia' germinato e c'e' quasi la certezza di veder emergere il germoglio entro breve tempo (2-3 giorni).
E' possibile aspettare a interrare i semi, ma non c'e' alcun vantaggio pratico; aumenta solo il rischio di danneggiare la radichetta,
sempre piu' lunga.
La radichetta nella foto che segue e' troppo cresciuta (in effetti la foto e’stata scattata proprio per dimostrare cosa succede se per
alcuni giorni non si controllano le germinazioni)
E' chiaro che prima o poi occorre interrare il seme e mantenere il bicchierino al caldo/umido, come per la semina in terriccio.
Dov'e' allora il vantaggio?
Con la tecnica scottex e' possibile mettere in germinazione un gran numero di semi in poco spazio e interrare solo i primi nati.
Naturalmente occorre avere il coraggio di buttare i semi di ciascuna varieta' non ancora germinati quando i primi sono gia' interrati
(o nati), altrimenti ci si ritrova inevitabilmente con troppe piante ...
La tecnica e' particolamente valida per specie/varieta' difficili da germinare; se si dispone di molti semi si puo' effettuare una
"semina" massiccia in pochi cm quadrati.
Specie wild molto difficili da far nascere possono essere mantenute in scottex per tempi lunghissimi, in poco spazio; nn e' raro
caso di semi germinati dopo due-tre mesi.
Da quanto detto, dovrebbe essere chiaro che sistemare in scottex tanti semi quante sono le piantine che poi si vogliono coltivare
non ha alcun senso; tanto vale piantare gli stessi semi subito in terriccio, risparmiando un po' di lavoro e potenziali danni alle
radichette.
Naturalmente le due tecniche, semina in terriccio e scottex, possono essere utilizzate insieme, secondo le proprie esigenze.
Alcune precisazioni ...
Nonostante il nome del metodo, lo Scottex "vero" e' tra i supporti meno adatti allo scopo; si imbeve d'acqua in modo eccessivo e
si spappola in pochi giorni ...
Altre marche non assorbono bene e hanno la tendenza ad asciugarsi troppo rapidamente.
Puo' essere necessaria qualche prova per trovare il tipo di "carta da cucina" piu' adatta.
In teoria si puo' utilizzare anche cotone idrofilo o quei dischetti di cotone che utilizzano lepeppergirls per struccarsi.
Nella pratica pero’ le "barbe" delle radichette tendono ad incastrarsi in questi supporti rendendo difficile togliere il seme germinato
per interrarlo; in alcuni casi e' necessario interrare seme e supporto insieme.
Lo scottex va mantenuto umido, ma se si ha l'accortezza di mantenerlo in un ambiente chiuso (sacchetto, scatola di plastica con
coperchio) e' ben raro che si asciughi del tutto.
--Alla fine il seme e' nel terriccio, in ambiente caldo e umido ... non resta che aspettare.
Questo e' sempre un momento di grande ansia per un neo-coltivatore ... e anche per i veterani!
Non occorre aver fretta; anche se si sono registrati casi eccezionali di nascite entro le 24 ore, in genere le specie/varieta' piu'
veloci (C.Annuum, C.Baccatum) iniziano ad apparire dopo 3-4 giorni e il picco di nascite e' dopo 9-10 giorni.
Si sono tuttavia verificati casi (senza cause evidenti) di nascite molto rallentate, addirittura nessuna nascita per 8-10 giorni ...
Insomma, un po' di pazienza e' necessaria.
Ogni nuova nascita e' un momento magico, anche se si sono visti spuntare ormai migliaia di uncini.
Per chi non ha mai visto una piantina di peppers spuntare dal terriccio: non aspettatevi di veder spuntare ... le foglie!
I peppers, come molte altre specie vegetali, immergono la radichetta nel terriccio verso il basso e fanno emergere dal terreno la
parte mediana del piccolo fusticino; ad un certo momento radice e seme (dove sono ancora contenuti i cotiledoni) sono ancora
nel terriccio, mentre parte del fusto e' emersa in superficie; dall'esterno si vede spuntare un "archetto" o uncino.
Poi il fusticino si raddrizza e trascina in superficie i cotiledoni (simili a due foglioline) lasciando l'involucro del seme ormai vuoto
nel terriccio.
Non sono rari casi di piantine nate con un solo cotiledone, due cotiledoni fusi insieme o anche tre cotiledoni; piuttosto rari invece i
casi di 4 cotiledoni.
Non sono rari, purtroppo, nemmeno i casi in cui i cotiledoni rimangono incastrati nel seme.
In alcuni casi il seme non riesce a emergere dal terreno e la piantina rimane bloccata nella posizione a uncino; questa situazione
deve essere rilevata e risolta subito!
Se un uncino rimane tale per piu' di un giorno, occorre "cercare" delicatamente il seme nel terriccio e liberarlo.
Se invece, come succede quasi sempre, l'uncino si raddrizza e trascina il seme in superficie occorre controllare la situazione e,
se necessario, intervenire per togliere il seme e liberare i cotiledoni.
In generale e' conveniente aspettare e bagnare ripetutamente il seme (lasciando una goccia proprio intorno al seme) in modo da
ammorbidirlo.
Spesso i cotiledoni riescono a liberarsi da soli; in caso contrario, entro un paio di giorni al massimo occorre togliere il seme
manualmente.
E' un'operazione piu' o meno semplice a seconda della "durezza" dell'involucro del seme e della rarita' della specie ... togliere un
seme incastrato da un C.Lanceolatum (specie rara che nasce piccolissimo e ha un seme di dimensioni microscopiche) e' un bel
problema anche per un coltivatore esperto ...
sono utili pinzette, bisturi, ago e soprattutto ... mano ferma e tanta pazienza.
Se qualcosa va storto, non c'e' da preoccuparsi troppo ... le piantine possono sopravvivere anche con una piccola porzione di un
solo cotiledone; solo se i cotiledoni sono del tutto assenti, la piantina e' condannata (anche se puo' rimanere viva, ma senza
emettere foglie, per moltissimo tempo).
--Dopo la nascita le piantine hanno un'esigenza primaria: la LUCE.
La temperatura e' meno importante, l'umidita' deve essere adeguata, ma il fattore critico e' la luce ... le piantine ne sono "ingorde",
non basta mai!
Se la luce non e' adeguata le piantine "filano", cioe' si allungano pur rimanendo esili e pallide per cercare la luce ...
viceversa se la luce e' sufficiente, le piantine rimangono compatte, il fusto assume spesso un colore violaceo e subito inizia
l'emissione di nuove foglioline (generalmente a coppie).
L'argomento luce e' piuttosto complesso, ci sono molti tipi di illuminazione validi, dai semplici tubi neon alle Envirolites, dalle
lampade HPS alle tecniche del futuro come i LED ...
Semplici neon daylight sono comunque sufficienti, soprattutto se utilizzati in un ambiente con discreta luminosita' naturale.
Spesso si vedono light-box particolarmente complessi, generalmente ambienti chiusi con termostati per il controllo della
temperatura, ventole per il ricambio d'aria ecc.
Tutto cio' e' utile, ma non necessario.
In realta' il semplice fatto di tenere le piantine vicine ai neon fornisce automaticamente il calore necessario (anche troppo!);
sono quindi sufficienti dei normali scaffali aperti su cui sistemare piantine (sui ripiani) e neon (sotto i ripiani superiori).
Un ambiente chiuso (tipo cassa) e' necessario solo se la coltivazione avviene in un ambiente freddo (per esempio un garage).
All'interno di una abitazione la temperatura a 10 cm dai neon raggiunge facilmente 30-35°C e il problema e' semmai "raffreddare"
l'ambiente.
Utilizzando tubi neon le piantine possono essere posizionate a 8-10 cm dai neon; e' opportuno misurare la temperatura all'altezza
delle foglie e aumentare la distanza se la temperatura cresce troppo.
Le piantine sono comunque molto tolleranti; al massimo si possono notare accumuli di pigmentazione (equivalenti alla
nostraabbronzatura) sulle foglie.
Non bisogna risparmiare sull'illuminazione; negli scaffali che uso per ogni ripiano da circa 70x170 cm ci sono 6 neon da 150cm
58W.
La luce sembra "abbagliante", ma la misurazione con luxmetro rileva picchi massimi di 20.000 lux, l'equivalente della luminosita'
all'aperto in una giornata nuvolosa in primavera!
Allontandandosi anche solo di pochi cm si rilevano valori ben inferiori, circa 5.000 lux (la luminosita' decresce in funzione del
quadrato della distanza, cioe' molto rapidamente).
Nello stesso periodo all’aperto il sole puo’ facilmente superare i 100 mila lux ... davvero ben altra cosa!
Ci sono molte scuole di pensiero sulla durata dei cicli di illuminazione e buio.
Indicativamente 14-16 ore di luce e 10-8 ore di buio sembrano la soluzione ottimale.
--Anche l'umidita' e' importante per le giovani piantine.
Occorre mantenere il terriccio sempre umido, ma evitare eccessi.
Il sistema piu' semplice per innaffiare e' "dal basso"; si possono sistemare i bicchierini in sottovasi e versare acqua negli stessi,
tanta quanta le piante sono in grado di assorbire in pochi minuti.
Solo a titolo indicativo, una quantita' di acqua adeguata potrebbe essere 150 cc per un sottovaso contenente 20 bicchierini, una
volta al giorno.
E' utile ogni tanto soppesare i bicchierini per capire se sono saturi d'acqua o meno.
Un aspetto importante e’ il PH dell’acqua utilizzata per innaffiare; e’ preferibile un PH subacido (6), ma purtroppo l’acqua degli
acquedotti e’ quasi sempre basica, con PH a volte superiore a 8.
E’ opportuno acidificare l’acqua; sono possibili molti metodi, per esempio qualche goccia di limone o aceto, ma e’ importante
disporre di un PHmetro (o almeno di cartine tornasole) per misurare il PH raggiunto.
Una soluzione piu’ sicura e’ l’uso di acidi con titolo costante, per esempio acido citrico; si trova facilmente in commercio proprio
per uso agricolo.
Il pericolo, in caso di sovrairrigazione, e' la comparsa di malattie fungine; Phytophtora e Phytium (marciume del colletto) possono
decimare una coltivazione in pochi giorni.
E' necessario essere sempre all'erta per isolare o eliminare le piantine eventualmente malate.
Il sintomo tipico delle temibili patologie fungine e' un restringimento della base del fusto seguito dalla caduta della piantina ancora
verde; con questi sintomi, la morte e' inevitabile.
In ambienti critici, molto umidi e con scarso ricambio d'aria, puo' essere utile un trattamento preventivo con un fungicida
(propamocarb o altri principi attivi simili).
Anche le batteriosi sono un pericolo in queste fasi dello sviluppo; generalmente si manifestano come macchie scure ai bordi delle
foglioline; in seguito si seccano, ma le foglie colpite possono cadere.
Questo tipo di problema non e' letale, ma al primo apparire e' opportuno un trattamento con rame (in dosi ridotte).
Attenzione! Alcune specie wild potrebbero non gradire il trattamento (sicuramente il C.Lanceolatum).
---
Se tutto procede bene, le piantine crescono sane e forti e in breve tempo (20-30 giorni) emettono 8-10 foglie vere (oltre ai
cotiledoni) e magari anche getti laterali (come la piantina nella foto).
A questo punto il bicchierino da caffe' e' troppo piccolo; le radici lo invadono interamente e iniziano a uscire dai fori sul fondo.
E' il momento del rinvaso!
Rinvaso intermedio
Quando le piantine hanno 8-10 foglie vere e’ il momento del rinvaso intermedio; se per la semina si utilizzano bicchieri da bibita,
e’ possibile ritardare il rinvaso; in ogni caso il momento giusto e’ prima che le radici abbiano completamente riempito il
bicchierino.
Per il rinvaso intermedio si utilizzano vasi da 1 a 2 litri, a seconda dello spazio a disposizione.
Il terriccio e' fondamentale; deve essere di buona qualita', possibilmente miscelato con fiocchi di perlite o pomice.
E’ possibile predisporre un sottile strato di pomice anche sul fondo per facilitare il drenaggio; va bene anche l'argilla espansa.
Generalmente non sono necessari trattamenti (anticrittogamici, insetticidi, concimazioni) in questa fase; eventualmente e’
possibile una concimazione leggera.
Se tutto e' andato bene con la germinazione e prime fasi della crescita a questo punto e' piu' o meno meta' febbraio.
Fuori e’ ancora troppo freddo per portare le piantine all’aperto e in casa l’illuminazione naturale e’ troppo scarsa.
Questo e' un punto critico; per mantenere al caldo e sotto neon molte piantine dopo il primo rinvaso e’ necessario molto spazio;
un’area di 20-25 cm di lato e’ ottimale; significa che si possono sistemare non piu’ di 16-25 piante per metro quadro (senza
contare gli spazi per l’accesso).
Anche in altezza occorre prevedere spazio adeguato; prima del rinvaso definitivo alcune specie possono raggiungere facilmente 1
metro di altezza.
L’ideale e’ disporre di una stanza, possibilmente con buona illuminazione naturale, un ampio ripiano e neon facilmente regolabili
in altezza; praticamente una serra riscaldata e illuminata.
La traspirazione delle piante e il freddo esterno che causa condensa sulle finestre possono creare un’umidita’ eccessiva; una
ventola che assicuri adeguato ricambio d’aria ed eventualmente un deumidificatore possono essere utili.
©Lonewolf ( [email protected])
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