Iniziativa sulla frattura vertebrale Quadro Sinottico Marzo 2011 Harry K. Genant, Mary L. Bouxsein, Donato Agnusdei e il gruppo di Lavoro dell’IOF CSA sul Bone Imaging* Osteoporosi e importanza delle fratture vertebrali L’osteoporosi è un grave problema di salute pubblica. A seguito dell’aumento dell’aspettativa di vita per la maggior parte della popolazione mondiale, i costi sociali e finanziari delle fratture osteoporotiche aumenteranno in maniera esponenziale. Le fratture vertebrali da osteoporosi sono frequenti – nel mondo, in donne e uomini dopo i 50 anni, si verifica una frattura ogni 22 secondi (1). L’incidenza delle fratture vertebrali aumenta con l’età in entrambi i sessi, anche se maggiormente nelle donne (2). Le fratture vertebrali si verificano ad un’età inferiore rispetto alle fratture del femore (3), e per questo motivo sono un indice precoce dello stato di malattia. Tuttavia, poiché la maggior parte delle fratture vertebrali non richiede l’intervento del medico, è difficile determinarne l’esatta incidenza (2,4). Le fratture vertebrali sono importanti fattori di predizione di future fratture vertebrali e del femore, pertanto è essenziale una loro precisa ed accurata diagnosi. Esistono numerose evidenze che le fratture vertebrali non sono diagnosticate, e anche quando vengono evidenziate, spesso non viene intrapreso nessun trattamento. Studi clinici su ampia scala hanno dimostrato che le terapie per l’osteoporosi possono aumentare la densità minerale ossea del rachide (BMD) del 4-12% e ridurre il tasso di fratture vertebrali del 40-70% (5,6). Questi effetti benefici sono più evidenti in pazienti con bassa BMD e fratture vertebrali prevalenti. Linee guida sviluppate dalla Fondazione Internazionale dell’Osteoporosi e da altre società scientifiche internazionali sull’osteoporosi, riconoscono che le fratture vertebrali, e una bassa BMD, sono fattori di rischio essenziali nella valutazione del paziente (7,8). Tuttavia, mentre la BMD misurata con assorbimento a doppio raggio X (DXA) viene ampiamente utilizzata nella valutazione del paziente, la valutazione radiologica delle fratture vertebrali non viene effettuata di routine, o quando viene eseguita, non è adeguatamente standardizzata ed interpretata. Identificazione e refertazione delle fratture vertebrali L’obbiettivo di questo aggiornamento è quello di attirare l’attenzione sulla rilevanza ed importanza della identificazione delle fratture vertebrali, sia sulle radiografie del rachide, sulla DXA, o, fortuitamente, da altre immagini. In particolare, questo aggiornamento comprende nuove informazioni sull’utilità clinica della valutazione delle fratture vertebrali (VFA) usando la tecnica DXA. Oltre ad una rassegna sull’osteoporosi, questo documento comprende una dettagliata descrizione dei metodi per differenziare le fratture vertebrali dalle altre cause di deformazione vertebrale. L’obbiettivo di queste informazioni è quello di migliorare la diagnosi ed il trattamento dell’osteoporosi con conseguente riduzione dell’incidenza di fratture e di sofferenze per i pazienti. Nella pratica clinica, la diagnosi radiologica è considerato l’approccio migliore per l’identificazione e per confermare la presenza di fratture vertebrali osteoporotiche, una migliorata risoluzione consente oggi l’uso delle immagini della DXA per la valutazione di queste fratture (9). In genere, la presenza e la 1 gravità delle fratture vertebrali vengono determinate usando i criteri della scala semiquantitativa (SQ) sviluppata da Genant (10). Con la valutazione SQ (vedi Figura 1), a ciascuna vertebra viene assegnato un punteggio di 0, 1, 2, o 3, corrispondente ad assenza di frattura, frattura lieve, moderata, o severa, in base al grado visibile di riduzione dell’altezza del corpo vertebrale e al grado di deformazione vertebrale associato. La comprensione dei principi clinici della diagnosi e trattamento dell’osteoporosi e l’adozione delle linee guida radiologiche per la valutazione delle fratture vertebrali forniti in questo documento, e con la definizione chiara di “frattura vertebrale” nel referto del paziente, i clinici in tutto il mondo possono contribuire in maniera sostanziale alla riduzione delle conseguenze di questa trascurata malattia. Figura 1. Scala semi-quantitativa delle fratture vertebrali. Grado 0: assenza di frattura Grado 1: frattura lieve con riduzione del 20-25% delle altezze anteriore, media o posteriore rispetto alla vertebra medesima o a quelle adiacenti. Grado 2: frattura moderata con riduzione del 25-40% delle altezze anteriore, media o posteriore rispetto alla vertebra medesima o a quelle adiacenti. Grado 3: frattura severa con riduzione maggiore del 40% delle altezze anteriore, media o posteriore rispetto alla vertebra medesima o a quelle adiacenti. Valutazione della frattura vertebrale con DXA (VFA basata sulla DXA). Con i recenti progressi della tecnologia DXA è possibile una valutazione della frattura vertebrale (VFA) quando viene eseguita una densitometria ossea (Figura 2). Sebbene le immagini laterali della colonna ottenute con la DXA non hanno la risoluzione spaziale di quelle radiologiche, la VFA fatta con la DXA evidenzia le fratture vertebrali moderate e severe con elevata accuratezza e riproducibilità, mentre l’accuratezza è modesta per le fratture lievi. La VFA quando si fa la densitometria è particolarmente utile se i risultati dell’esame consentiranno di influenzare le scelte terapeutiche volte a ridurre il rischio di fratture. Nei casi in cui un gran numero di vertebre non sono valutabili, la presenza della deformazione vertebrale non è certa, le alterazioni non possono essere ascritte a cause benigne, oppure le alterazioni si presentano in un paziente con una storia di neoplasia con potenziale di dare metastasi alla colonna vertebrale, è consigliabile un follow-up con una radiografia o una tomografia computerizzata. 2 Immagine cortesia de Prof. Tamara Vokes Figura 2. Immagine VFA della colonna dorso lombare, con frattura vertebrale severa di T12 (centro), e radiografia della colonna dorsale (sinistra) e lombare (destra) (11). Messaggi Importanti • • • • • • • La maggior parte delle fratture vertebrali sono una conseguenza della ridotta massa ossea o dell’osteoporosi e la presenza di una frattura vertebrale aumenta la probabilità di fratture successive. Oggi le fratture vertebrali lievi o moderate spesso non vengono riconosciute e repertate, con conseguente riduzione della diagnosi e del trattamento Nella pratica clinica la diagnosi radiologica è considerata la via migliore per l’identificazione e la conferma della presenza di fratture vertebrali La Valutazione della Frattura Vertebrale (VFA) fatta con la DXA ha quasi la stessa accuratezza delle radiografie nel rilevare le vertebre fratturate La BMD con la DXA può essere eseguita per la diagnosi di osteoporosi, mentre la VFA con la DXA può essere eseguita per evidenziare fratture vertebrali nel corso della stessa visita Tutte le fratture vertebrali dovrebbero essere riportate come fratture per evitare ambiguità causate da diverse terminologie Una diagnosi radiologica precoce seguita da una terapia adeguata consentirà la prevenzione di fratture successive Radiologi e clinici devono agire per assicurare: • • • L’identificazione delle fratture vertebrali usando tecniche radiologiche, VFA dalla DXA e altre tecniche per immagini della colonna vertebrale Riportare le vertebre come FRATTURATE per evitare ambiguità Queste azioni aiuteranno i pazienti a ricevere terapie adeguate e prevenire successive fratture 3 Bibliografia 1. Johnell O and Kanis JA (2006) Osteoporos Int 17: 1726-1733 2. O'Neill TW et al. (1996) J Bone Miner Res 11: 1010 3. Riggs BL and Melton LJ 3rd (1995) Bone 17(5): 505S-511S 4. Meunier PJ et al. (1999) Clin Ther 21(6): 1025-1044 5. Compston J (2009) Eur J Radiol 71(3): 388-91 6. Boonen S et al. (2009) Int J Clin Pract 63(12): 1792-804 7. Kanis JA et al. (2002) Osteoporos Int 13: 527-536 8. Kanis JA et al. (2008) Osteoporos Int 19: 399-428 9. Genant HK et al. (2000) J Clin Densitom 3(3): 281-290 10. Genant HK et al. (1993) J Bone Miner Res 8(9): 1137-1148 11. Vokes TJ, Dixon LB and Favus MJ (2003) Osteoporos Int 14: 871-878 Cos’è la Fondazione Internazionale dell’Osteoporosi (IOF) La Fondazione Internazionale dell’Osteoporosi è un’organizzazione non-profit e non governativa dedicata alla lotta globale all’osteoporosi, la malattia nota come “l’epidemia silenziosa”. L’IOF è stata fondata nel 1998 dalla fusione della Fondazione Europea per l’Osteoporosi e la Federazione Internazionale delle Società per la Malattie dello Scheletro. I membri del’IOF – ricercatori (CSA), pazienti, società mediche e di ricerca e rappresentanti dell’industria da tutto il mondo – hanno una comune visione di un mondo senza fratture osteoporotiche. Con il quartier generale in Svizzera, l’IOF è composta da 196 società nazionali in 92 paesi, regioni e territori. La Fondazione lavora con i suoi membri per migliorare la conoscenza dell’osteoporosi e per promuovere la prevenzione, la diagnosi ed il trattamento della malattia in tutto il mondo. Fra le sue numerose attività e programmi, l’IOF attiva il movimento globale sull’osteoporosi ogni anno con la Giornata Mondiale dell’Osteoporosi e organizza ogni due anni il Congresso Mondiale dell’Osteoporosi e la Conferenza Mondiale delle Associazioni di Pazienti con Osteoporosi. Inoltre, i programmi educazionali e i corsi di training dell’IOF danno un contributo importante per l’aumento della attenzione degli operatori sanitari sull’osteoporosi e sul suo trattamento. Per maggiori informazioni sull’IOF visitate il sito www.iofbonehealth.org * Membri del Gruppo di Lavoro del CSA dell’IOF sull’Immagine dello Scheletro Judith Adams Jean-Pierre Devogelaer Paul D Miller Hans Peter Dimai Osvaldo Daniel Messina Claude Arnaud Dieter Felsenberg Nick Pocock Neil Binkley Mary L Bouxsein Harry K Genant Christian Roux Daniel Chappard Claus C Glüer Philip Sambrook Roland Chapurlat Didier Hans John Schousboe Juliet E Compston Sarath Lekamwasam Pawel Szulc Adolfo Diez-Perez Leon Lenchik Tamara Vokes CSA Chair: Cyrus Cooper CSA Coordinator: Denys Wahl 4