€1,20* ANNO 136- N˚ 339 ITALIA Edizione Nazionale Sped. Abb. Post. legge 662/85 art.2/19 Roma Venerdì 12 Dicembre 2014 • S. Valerico Commenta le notizie su ILMESSAGGERO.IT IL GIORNALE DEL MATTINO La scelta Usa In Italia il polo di manutenzione europea per i caccia F35 Moda Gioie sotto l’albero dalle collane agli anelli le novità per Natale Il talent Una finale al fotofinish nella notte di X Factor Pompetti a pag. 15 Franco a pag. 27 A pag. 30 Il costo dei partiti La politica deve ripartire dalle regole per finanziarla Alessandro Campi U na quota crescente di italiani (probabilmente la maggioranza, probabilmente per buone e fondate ragioni) non ama la politica, disprezza chi la fa professionalmente e ancor di più giudica negativamente gli apparati di partito. Lo dimostra l’astensionismo crescente ad ogni consultazione elettorale, giunto a vette siderali in occasione delle recenti amministrative in Emilia Romagna e Calabria. Lo dimostra il numero decrescente di coloro che si iscrivono ai partiti o militano attivamente al loro interno. Lo confermano i dati, da poco resi pubblici, relativi alle donazioni volontarie alle forze politiche effettuate dai cittadini con la dichiarazione dei redditi del 2014. I contribuenti che si sono avvalsi del meccanismo del 2 per mille, introdotto per legge nel febbraio di quest’anno in sostituzione dei rimborsi elettorali a carico dello Stato, sono stati appena 16.158, per un ammontare di 400.000 euro (metà dei quali erogati a beneficio del Pd). I fautori della democrazia a costo zero, convinti che per fare politica bastino tanto entusiasmo, molta buona volontà e una connessione a Internet, potranno sempre obiettare che quelli stornati dalle tasse e girati ai partiti sono pur sempre soldi dello Stato. Anche le erogazioni volontarie rappresentano dunque una forma mascherata di finanziamento pubblico: non costano nulla a coloro che le scelgono, rappresentano invece una perdita secca per le casse dell’erario. Continua a pag. 24 Precettazione, caso nel governo Oggi sciopero generale. Renzi impone a Lupi il dietrofront sul richiamo al lavoro dei ferrovieri Riforme, è resa dei conti nel Pd: stop alla segreteria unitaria. Scontro fra Delrio e D’Alema ` ` Il social fotografico ha 300 milioni di utenti ROMA Il ministro Lupi ha revocato la precettazione dei lavoratori Fs per lo sciopero generale di oggi: i ferrovieri incroceranno le braccia per 8 ore ma gli addetti alla circolazione dei treni, e solo loro, ridurranno la protesta di un’ora, dalle 9 alle 16. A spianare la strada alla conclusione del conflitto tra ministero e sindacati, l’intervento del premier Renzi. Sulle riforme resa dei conti Pd: stop alla segreteria unitaria. Bertoloni Meli, Conti, Di Branco, Franzese e Gentili alle pag. 2 e 3 Scure sulla Pa Tesoro, il 30% dei dirigenti è a rischio 2 bocciature e scatta il licenziamento Francesco Bisozzi S ul capo dei dirigenti pubblici pende una nuova spada di Damocle. È possibile che per parte di loro, nel giro di qualche anno, il posto di lavoro venga messo a rischio. A pag. 13 Mafia a Roma, altri 2 arresti Il procuratore: «Non è finita» Arriva la stretta di Palazzo Chigi sulla corruzione. L’altolà di Ncd ` Così Zuckerberg e Systrom festeggiano su Instagram Instagram supera Twitter l’immagine batte la parola Giovanni Fiorentino D a oggi, trecento milioni di bacheche visive fondono pubblico e privato, parlano quasi esclusivamente attraverso l’immagine fotografica, naturalmente nella sua natura digitale. Instagram supera Twitter che rimane ferma a circa duecentocinquanta milioni di utenti attivi: si tratta dell’applicazione gratuita che permette ad ognuno di noi di scattare foto, applicare filtri e condividerle in uno spazio social. A pag. 29 ROMA Altri due arresti nell’inchiesta Mafia Capitale. Il procuratore Giuseppe Pignatone ha spiegato alla Commissione parlamentare Antimafia che l’indagine non è destinata a fermarsi. Ha affermato che il totale dei sequestri eseguiti dalla Guardia di finanza arriva a 220 milioni di euro: «Ma è una cifra destinata a crescere», ha detto. E ha aggiunto: «Ci saranno altre operazioni». Oggi in consiglio dei ministri arriva il nuovo pacchetto anticorruzione. Ma sulla prescrizione arriva l’altolà di Ncd. Barocci, Errante, Marincola e Menafra alle pag. 4, 7, 9, 10 e 11 L’intervento Zone d’influenza Hanno deturpato il valore della solidarietà Anche Diotallevi accettava i diktat di Carminati Laura Boldrini Claudia Guasco D A all’inchiesta su Mafia Capitale sta emergendo un sodalizio criminale basato sullo sfruttamento delle persone più fragili rifugiati, richiedenti asilo, minori stranieri soli. Continua a pag. 24 Loris, il silenzio del telefonino nuovi indizi contro la madre dal nostro inviato Nino Cirillo N CAPRICORNO, AFFARI FAVORITI DALLE STELLE Buongiorno, Capricorno! Arrivano i primi regali di Natale, spediti da Venere nel vostro segno - durante il week end in aspetto con una formidabile Luna per i vostri affari finanziari. Non sarebbe male chiudere subito con situazioni che non vi soddisfano. Intanto date ascolto al cuore, lasciatevi rapire da nuove emozioni. Auguri. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’oroscopo a pag. 39 ph.Mauro Puccini SANTA CROCE CAMERINA o, Veronica non è crollata. Né quando le hanno fatto vedere un video di 40 minuti confezionato montando le immagini catturate dalle telecamere del paese quella mattina un video che la smentisce clamorosamente perché racconta che Loris a scuola non è mai arrivato. E neppure quando, a sorpresa, le hanno contestato che il suo cellulare rimase senza copertura, sempre quella mattina, per dieci interminabili minuti. Fra le 8.49 e le 9.25. A pag. 17 settant’anni Ernesto Diotallevi è sempre sulla cresta dell’onda. E non ha intenzione di andare in pensione: «Sono sempre stato uno svelto a fare affari», spiega. A pag. 9 4 Primo Piano Venerdì 12 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Stretta sulla corruzione ma sulla prescrizione arriva l’altolà di Ncd Le Monde «La piovra e il sacco di Roma» Renzi: «Lo sdegno non basta, regole più dure». L’Anm attacca: basta retorica, riforme vere. E Alfano: «Occhio ai giudici-lumaca» ` IL CASO ROMA L’impegno ad aumentare la pena per la corruzione il premier Renzi è tornato a ribadirlo con un tweet: «su 50 mila carcerati, solo 257 per corruzione. Non è serio. Lo sdegno non basta: in Consiglio dei ministri regole più dure contro i corrotti». Ma sul testo che oggi arriverà a Palazzo Chigi pesano le forti perplessità del Nuovo centrodestra. Perché, fino alla tarda sera di ieri, alcuni punti su cui stavano lavorando i tecnici avevano fatto venire i mal di pancia agli alfaniani. Con uno stringato disegno di legge si ipotizza, infatti: 1) l’aumento delle pene per la corruzione non solo nel minimo (da quattro a sei anni) ma probabilmente anche nel massimo (da otto a dieci); 2) un doppio binario per il calcolo della prescrizione: per i reati di corruzione e concussione i tempi non sono più calcolati sulla ba- CENTRISTI CONTRARI AL DOPPIO BINARIO PER IL RADDOPPIO DEI TERMINI PER I REATI CONTRO LA PA se del massimo della pena edittale aumentata di un quarto, ma raddoppiati come già oggi avviene per i reati di particolare allarme sociale (articolo 157 del codice penale) oppure per i recidivi (art.161). 3) l’estensione ai corrotti del trattamento già previsto per i mafiosi: in caso di sproporzione tra reddito dichiarato e beni posseduti sarà possibile procedere a sequestri e confische, anche per equivalente 4) meno chance per i corrotti di accedere al patteggiamento, e comunque la possibilità di farlo solo dopo aver restituito il maltolto. LE PREOCCUPAZIONI Ma all’interno della maggioranza Pd e Ncd devono ancora trovare un punto di mediazione. Innalzare la pena massima della corruzione significa, infatti, aumentare la prescrizione a 12 anni e mezzo. Se a questo si aggiunge anche il doppio binario, la soglia si alza fino a 15 anni. La soluzione non piace affatto agli alfaniani. Lo fa intendere lo stesso Angelino Alfano, ieri a Bruxelles con Orlando per la conclusione dei lavori Gai sotto la presidenza italiana: «Occhio sui temi della prescrizione, perché se ci sono dei giudici lumaca, non possono scaricare sul cittadino indagato la loro lentezza. Bisogna sempre bilanciare questi due argo- menti». E aggiunge: «sulla riformulazione della prescrizione era stato trovato un accordo all’interno del governo già ad agosto». Ecco, il nodo è proprio questo. Ncd ritiene «asistematico» il doppio binario per i soli reati contro la pubblica amministrazione. In alternativa, punta a far passare un aumento solo del minimo per la corruzione e sul patteggiamento unitamente alla stretta sui beni sequestrati e confiscati; in cambio darebbe il via libera al ddl sulla riforma del processo, con le norme che bloccano per due anni la decorrenza della prescrizione dopo la condanna di primo grado e di uno dopo l'appello. Il Guardasigilli, alla vigilia del Cdm, rassicura: «a prescindere dall’intervento che si farà sulla pena legata alla corruzione ci sarà un intervento che rimodula tutta la prescrizione e quindi ne allunga i termini per qualunque tipo di reato». L’Anm si affida a una pagina pagamento sui giornali per ricordare tra l’altro, che ogni anno vanno in fumo 120mila processi «per l’assenza di una vera riforma della prescrizione». E al premier chiede: basta con la «retorica» delle parole, bisogna passare ai «fatti». Difficile, come sempre, far coincidere le tante tessere nel complicato puzzle della giustizia. Silvia Barocci © RIPRODUZIONE RISERVATA L’inchiesta di Le Monde STAMPA ESTERA Il ministro della Giustizia Andrea Orlando Le quattro misure anti-corruzione Oggi in Cdm CARCERE 1 La pena minima passerà da 4 a 6 anni, la massima da 8 a 10. Anche chi patteggia farà il carcere CONFISCA BENI PRESCRIZIONE 4 Si allungano i tempi di prescrizione del reato 2 Sarà molto più semplice confiscare i beni ai condannati in via definitiva con norme severe come quelle per mafia 3 MALTOLTO Il condannato dovrà restituire tutte le somme incassate dalla corruzione ANSA ROMA «Il nuovo sacco di Roma commesso da due mafiosi»: questo il titolo di un'inchiesta con richiamo in prima pagina pubblicata oggi sul quotidiano francese Le Monde. «Roma ha i postumi della sbornia. Si scopre più permeabile alle infiltrazioni criminali che un comune di Sicilia», scrive il giornale, aggiungendo: «Tutto è cominciato a fine novembre, con la caduta di un tandem mafioso: Massimo Carminati, detto il Nero, proveniente dall'estrema destra, e Salvatore Buzzi, un delinquente diventato celebre per il suo falso pentimento in prigione». «Insieme - sintetizza Le Monde - hanno messo a sacco Roma, in una rete di corruzione che coinvolge fino all'ex sindaco di destra, Gianni Alemanno». Il quotidiano tedesco conservatore Die Welt titolava un lungo reportage martedì: «La mafia abita accanto a noi». Stesso timore viene sottolineato anche in un articolo dello stesso giorno del quotidiano liberal Sueddeutsche Zeitung, intitolato «Nella palude romana». 7 Primo Piano Venerdì 12 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Pignatone: l’inchiesta non finisce qui Il Procuratore capo in audizione in commissione Antimafia `Scambio di favori tra la banda romana e la ’ndrangheta «A breve arriveranno altre operazioni». Ieri due nuovi arresti Il giallo delle armi fatte sparire prima delle perquisizioni ` L’INCHIESTA ROMA Non è che l’inizio. E’ un Giuseppe Pignatone particolarmente deciso quello che ieri pomeriggio, accompagnato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, ha spiegato alla commissione parlmentare Antimafia, che l’indagine sulla mafia capitale, coi suoi collegamenti con la politica a tutti i livelli, non è destinata a fermarsi. Anzi. Quando qualcuno gli chiede quanti sequestri sono stati eseguiti dalla Guardia di finanza, lui spiega che il totale arriva a 220 milioni di euro: «Ma è una cifra destinata a crescere», chiosa il procuratore. E aggiunge: «Presto ci saranno altre operazioni». Il fenomeno roman-mafioso è singolare, aggiunge: «A Roma ci sono una serie di investimenti mafiosi, ci sono alcune associazioni di tipo mafioso presenti nel territorio» come Cosa Nostra a Ostia o il clan dei Fasciani già sgominati, «ma oggi abbiamo fatto un passo avanti»: «Non c'è un collegamento con la mafia classica: rispecchia in qualche modo la società romana». È una mafia «originaria e originale», afferma Pignatone. LA ’NDRANGHETA Ieri mattina, a questo originale quadretto si è aggiunto forse l’ultimo pezzo mancante. Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, vari precedenti penali pesanti, collegati anche alla cosca Piromalli di Reggio Calabria, ma residenti da tempo nella capitale sono stati arrestati dal Reparto Anticrimine. Sarebbero stati loro a fare da tramite tra Massimo Carminati e Salvatore Buzzi da una parte, e i Mancuso, cosca radicata nel vibonese, dall'altra. I clan si scambiano semplicemente un favore. Buzzi tra il 2008 e il 2009 ha gestito senza problemi il Cara Alemia di Cropani Marina. E’ lui stesso a dire che quell’aiuto era stato prezioso: «Allora io te dico, quando io stavo a Cropani, scendevo er pomeriggio, salivo su la mattina e ripartivo er pomeriggio, parlavo con il prefetto, parlavo con tutti, parlavo con la ndrangheta... parlavo con tutti. E poi risalivo su». I Mancuso, qualche anno dopo, chiedono di ottenere un appalto per la pulizia del mercato rionale dell’Esquili- no. E visto che la famiglia calabrese non può apparire direttamente, manda a Roma Giovanni Campennì, giovane imprenditore «pulito nella legge», anche se a curare il contatto sono i due calabresi dipendenti della cooperativa, Rotolo e Ruggiero. «Tu sarai il presidente de questa cooperativa de 'ndranghetisti», dice Buzzi al candidato alla presidenza della nuova cooperativa, Santo Stefano. E quando il presidente, che di fatto fa il prestanome, osa rimproverare Rotolo urlando «tu sei un soldato, ubbidisci», Buzzi è costretto a redarguirlo: «Quello è un ’ndrangheta affiliato, se tu gli dici sei un mio soldato... lui il generale non ce l’ha qui a Roma, si offende. Non puoi dire al Calabrese affiliato alla ’ndrangheta ”sugnu soldato” è un’offesa gravissima». LE ARMI SPARITE Ieri, durante la discussione davanti al tribunale del Riesame sul ricorso di Massimo Carminati, del suo braccio armato Riccardo Brugia e altre quattro persone, i pm romani hanno depositato i verbali di sequestro delle perquisizioni fatte al momento degli arresti. Che indicano le armi trovate ma anche i nascondigli lasciati vuoti. Nell’elenco c’è la katana che Carminati teneva in bella mostra in soggiorno, la stessa con cui, stando ad una intercettazione del commercialista Marco Iannilli avrebbe potuto minacciare Lorenzo Cola se non avesse pagato tutti i suoi debiti. Secondo il pentito Roberto Grilli, che molto ha raccontato dell’organizzazione, «il gruppo facente capo a Carminati si legge nell’ordinanza di ieri - era un punto di riferimento per l’acquisizione di armi da parte di altri gruppi e organizzazioni criminali». Uno dei loro, avrebbe spiegato il Nero, riusciva a ”ripulire” l’origine delle armi facendo emettere «false fatture tramite i diretti ”forintori” che si recavano spesso in vacanza a Cortina, dove era possibile ”fare tutte le fatture del mondo”». Eppure, Makarov, Uzi e pistole mancano ancora all’appello degli investigatori: il nascondiglio nella legnaia dietro la casa di Riccardo Brugia, il giorno degli arresti era già completamente vuoto. Sara Menafra © RIPRODUZIONE RISERVATA LA BANDA Nella fotografia grande un momento dell’arresto di Massimo Carminati. Qui sopra una katana e un coltello sequestrati al clan Cantone: incredibile contaminazione degli uffici IL COMMISSARIO ROMA «Non immaginavo un sistema di incancrenimento di alcuni uffici così profondo». Il caso mafia Capitale ha turbato anche Raffaele Cantone. Il presidente dell' Autorità anticorruzione ne ha parlato ieri sottolineando che «l' inchiesta rileva l'esistenza di un' organizzazione autoctona molto pericolosa». Il magistrato si è però detto d'accordo con le parole del prefetto Pecoraro allontandando la rappresentazione di Roma città in preda alla mafia. «Io non penso sia così» ha tagliato corto Cantone che si è espresso anche sul possibile scioglimento del Comune. «La legge - ha frenato - prevede che lo scioglimento si possa fare per mafia, non per corruzione. A questa norma, però, è anche sempre stata data un'interpretazione in senso ampio. Ma è Melandri: «Bravo sospeso da ogni incarico Human è sempre stata una casa di vetro» LA REAZIONE ROMA «Sono addolorata e furiosa per il modo in cui è stato accostato Human alle vicende, a noi del tutto estranee, di una persona indagata. Come ben sapete Human è sempre stata ed è una casa di vetro e dunque ci sarebbe ben poco da aggiungere; tuttavia, avendo io una responsabilità diretta e personale nella fondazione da me ideata, fondata e presieduta, non mi sottraggo certo al dovere di raccontare a chi generosamente si impegna in essa o a chi ne segue le attività ciò che sta accadendo in queste ore». tion Giving and Innovating per la quale ha svolto il suo ruolo di commercialista in maniera ineccepibile. Non potevo conoscere le sue attività al di fuori di Human. LA LETTERA Così in una lettera a soci e fondatori la presidente di Human Giovanna Melandri dopo la pubblicazione dei verbali. «Bravo è il mio commercialista da un po’ di anni - aggiunge -. Quello che posso dire è che la sua esperienza nata in anni di assistenza a fondazioni operanti nel campo del sociale è stata preziosa quando decidemmo di costituire Human Founda- Giovanna Melandri IL MESSAGGIO DELLA PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE AI SOCI: «NOI NON C’ENTRIAMO CON MAFIA CAPITALE» Alle prime notizie che lo riguardavano, che ci hanno sconcertato e turbato, ho convocato immediatamente il consiglio direttivo della Fondazione che lo ha sospeso da ogni incarico. Ho formalizzato a Bravo tutto in una lettera alla quale sono seguite le sue dimissioni e l'aggiornamento del nostro sito con le cariche aggiornate. Ribadisco ai soci e ai sostenitori che Human deve alla trasparenza, al rigore scientifico e operativo delle sue attività, la credibilità e l'autorevolezza che hanno portato la fondazione ad affermarsi a livello internazionale nel settore dell'impresa e finanza sociale, e che ci hanno anche consentito di partecipare alla Task Force del G8 sulla finanza ad impatto sociale». Melandri garantisce che farà «di tutto, in tutte le sedi, per difendere l'onorabilità e la reputazione di un progetto straordinario fiorito in pochi anni. Siamo certi che la magistratura adempirà in modo ineccepibile al proprio dovere accertando le responsabilità di chi ha sbagliato». stata anche pensata soprattutto per comuni piccoli: solo in un caso è stata applicata ad un capoluogo di provincia, e cioè Reggio Calabria». Cantone ha parlato delle contromisure necessarie per combattere i reati spiegando che «oltre ad aumentare le pene, sarebbe utile e necessario un intervento sulla prescrizione». E infatti, in relazione agli interventi contro la corruzione che il governo dovrebbe varare quest’oggi, il presidente dell'Autority ha avvertito che «nel 2005, con la ex Cirielli, è stata approvata sulla prescrizione una delle leggi peggiori che, se ha reso imprescrittibili i reati di mafia, ha però inciso pesantemente sui reati dei colletti bianchi». In chiave anti-corruzione, Cantone ha anche auspicato una estensione dell’efficacia delle norme sulle intercettazioni. «Si tratta di una delle leggi antimafia che andrebbe immediatamente appli- cata anche ai reati di corruzione ha detto il commissario - perchè, anche se obiettivamente sono meno garantiste, in questa situazione serve uno strumento più forte». IL RATING Intanto l’anticorruzione, in collaborazione con l’Antitrust, ha rilanciato il bollino blu per le aziende: un meccanismo introdotto nel 2012 per agevolare chi opera nel solco della legge e rendere più difficile l'accesso alle gare di soggetti e imprese «opache». Al bollino le aziende potranno accedere su base volontaria. Spetterà poi a una commissione formata dalle due Authority, di Confindustria e del ministero della Giustizia, verificare i requisiti e applicare il rating: da una a tre stelle a seconda del grado di adesione alla legge Michele Di Branco Raffaele Cantone © RIPRODUZIONE RISERVATA 9 Primo Piano Venerdì 12 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Anche Diotallevi si piegava a Carminati `L’ex boss della banda della Magliana costretto a sottostare `La spartizione di Roma: la città suddivisa in zone di influenza alle regole del “Cecato”: vietata ogni invasione di territorio controllate da gruppi criminali e dalle organizzazioni mafiose I LEGAMI ROMA A settant’anni Ernesto Diotallevi è sempre sulla cresta dell’onda. Da uomo che si è fatto da solo, cominciando da ragazzino come facchino al mercato, non ha intenzione di andare in pensione: «Sono sempre stato uno svelto a fare affari, perché metto in contatto persone diverse con interessi convergenti», spiega. Nello specifico se stesso con Massimo Carminati, il padrone del mondo di mezzo. Con una regola ferrea: mai sconfinare nel territorio d’influenza del Cecato, al quale si guarda bene di pestare i piedi. Il potere dell’ex Nar è tale da intimidire anche un personaggio amico di Pippo Calò, esponente di Cosa nostra condannato a due ergastoli, in onore del quale si dice che abbia battezzato suo figlio Mario. QUARTIER GENERALE La giornata di Carminati, come emerge dalle carte dell’inchiesta, è scandita da appuntamenti e incontri che si svolgono a bordo della sua Audi A1, al bar Vigna Stelluti, nei pressi del negozio di abbigliamento della moglie (il Blu Marlyn) e del distribu- ERNESTO PARLA CON IL FIGLIO: «TI AMMAZZO MA COME TI È VENUTO IN MENTE DI PRENDERE APPUNTAMENTO AL BAR EUCLIDE» tore Eni di Corso Francia, ovvero l’area in cui esercita il controllo. Da questa zona Diotallevi resta rispettosamente a distanza e si adira con il figlio che un giorno, peccando d’ingenuità, sconfina nel terreno di Carminati rischiando di creare un incidente diplomatico: il 28 dicembre 2012 i due sono a bordo della Panda del boss indicato dagli investigatori come referente di Cosa nostra nella Capitale e Leonardo annuncia al padre di avere «preso appuntamento con Alessandro Floris al bar Euclide». Cioè una delle basi strategiche di Carminati. Sbotta Ernesto Diotallevi: «No... no... io ti ammazzo a te, ma come c...o ti è venuto di venì a piglià appuntamento...». E ancora: «Non ci siamo visti giù apposta a corso Francia...». La rabbia del boss ha una ragione strategica: «No, sai perché lo dico patà? Eh... lo dico a mio svantaggio, perché lui adesso penserà che mi sto a avvicinà a Pulcini e che magari sto a fà gli affari con lui... no?». Carminati è un partner che Diotallevi non può permettersi di perdere. I figli Mario ed Ernesto, rilevano i Ros, sono «la facciata pulita nell’ambito delle strategie d’impresa», richieste di finanziamenti e mutui, fidejussioni, acquisizioni e cessioni di società, immobili. Nel retrobottega ci sono le manovre di Carminati e Diotallevi «per il controllo dell’avanzamento dei lavori di un cantiere edile» a Riano, 19 villette a schiera in via Monte Marino, e «altri obiettivi comuni» che non possono essere compromessi da improvvide invasioni di campo. Tra l’altro il «sor Erne- L’arresto di Massimo Carminati La chiesa La Cei: un politico corrotto è eversivo Un «politico corrotto» è «più eversivo» di chi fa antipolitica in maniera onesta. Lo dice alla Radio Vaticana mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso Bojano e presidente della Commissione Cei per gli affari sociali e il lavoro. «Corruzione e antipolitica, alla fine, sono il medesimo risultato triste di un fenomeno di mancanza di etica all'interno della politica», dice Bregantini, commentando le parole del presidente Napolitano su Mafia Capitale. «Credo che occorrano molte mani: ecco il punto nodale - sottolinea mons. Bregantini -. Dobbiamo fare un'economia dove le decisioni non siano prese da pochi in stanze oscure, ma che siano trasparenti. Ci devono essere organi di controllo, la partecipazione della base. È il buio che crea la corruzione o l'antipolitica». «Però - aggiunge -, c'è anche una fortissima reazione morale che c'è stata, ad esempio, dopo la questione di Roma: ha dimostrato che c'è una società sana, che non si rassegna». sto» è una persona che attira l’attenzione degli investigatori. «E te pareva, cominciamo la giornata così. Er sor Ernesto, uno che dovrebbe sta’ un po’ nascosto», sbotta Carminati quando si imbatte in Leonardo al bar Euclide. SPARTIZIONE DI ROMA Carminati riceve solo su appuntamento, sempre organizzato dal suo braccio destro Riccardo Brugia. Il Cecato è molto prudente - «non racconta mai niente a nessuno», riferiscono i suoi uomini - e anche un boss dello spessore di Diotallevi deve rispettare la trafila. Il 25 settembre 2012 ottiene la revoca dei domiciliari, il primo ottobre accompagnato dai figli incontra Carminati in corso Francia. Nel territorio del Cecato, ma solo con il suo permesso. A Roma gli investigatori hanno identificato nove macro zone nelle quali gruppi criminali e organizzazioni mafiose si dividono le attività. Le principali sono quattro, a est della città c’è Michele Senese detto ”o Pazzo”, cresciuto con la camorra e ora in proprio, i Casamonica dominano tra Anagnina e Tuscolano e trafficano con la droga ai Castelli, mentre i fratelli Fasciani controllano i quartieri a sud-ovest. Carminati è a nord e nessuno osa varcare il confine. «Un bravo ragazzo», lo dipinge Diotallevi. Magari un po’ impulsivo, «ti può tranquillamente dire “te strozzo, t’ammazzo”, ma poi finisce lì». Claudia Guasco © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Venerdì 12 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it «Buzzi pagava anche l’affitto alla fondazione di Alemanno: è a secco» Scoperta dal Ros la contabilità segreta del re delle coop Il ruolo di Panzironi e le pressanti richieste al mediatore ` L’INCHIESTA ROMA L’affitto della Fondazione Nuova Italia, presieduta da Gianni Alemanno, lo pagava la holding criminale. Massimo Carminati dava il suo assenso esplicito e i soldi venivano annotati dal ragioniere del re delle coop. Il riscontro incrociato tra le intercettazioni e il secondo libro nero sequestrato a Paolo Di Ninno, contabile per conto di Salvatore Buzzi, sarebbe l’ulteriore conferma delle accuse della procura. Nuovi elementi, emersi dopo le perquisizioni del 2 dicembre e contenuti in una nuova informativa dei carabinieri del Ros, che i pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli hanno depositato ieri, al Tribunale del Riesame. I militari hanno anche calcolato i versamenti delle coop di Salvatore Buzzi alla Fondazione, quelli registrati. Scrivono i militari: «Franco Panzironi (ex ad di Ama ndr) da un lato riceveva regolarmente illecite dazioni di denaro, anche successivamente alla scadenza del mandato della sua giunta amministrativa di riferimento, dall’altro otteneva finanziamenti per la Fondazione Nuova Italia, organismo il cui presidente era lo stesso Gianni Alemanno». Le pagine del libro mastro, sequestrato a di Ninno, dimostrano che il ragioniere, per conto di Buzzi, tenesse una contabilità parallela ancor più precisa e dettagliata rispetto a quella riportata nel ”libro nero” delle tangenti custodito dalla se- FOTOGRAFATI DAI CARABINIERI GLI INCONTRI CON L’IPOTETICO PASSAGGIO DEI CONTANTI Gli scatti gretaria Nadia Cerrito. La donna che tra l’altro ha ammesso, davanti al gip e ai pm, di avere preparato buste con i contanti. L’AFFITTO Il borsello sembra pieno Buzzi nel corso di uno dei pedinamenti: si vede l’uomo andare ad un appuntamento con Panzironi con un borsello. «È pieno», dicono i carabinieri. Dopo sembra svuotato Dopo essersi incontrato con Panzironi, annotano i carabinieri, Buzzi si allontana e il borsello sembra non contenere più nulla. Panzironi si allontana In questa fotografia Panzironi, dopo aver incontrato Buzzi, si allontana mettendo una mano in tasca. È il 28 luglio 2014 quando Buzzi parla con la sua segretaria e le dice: «So’ stato da Panzironi, m’ha chiamato perché dice che non c’anno più nemmeno i soldi per l’affitto alla Fondazione Nuova Italia..siccome noi poi gli dobbiamo dà 25mila euro ..lui si ricorda sempre tutto, è una cosa..è un fenomeno». Nadia risponde «15, guarda a noi ce conviene se li mandiamo alla Nuova Italia, tu li carichi sull’Eur, però facciamo 3 Eriches (una cooperativa ndr) e 10 Formula sociale (un’altra coop) come possiamo fa?». Il 25 agosto Buzzi ne parla anche con Massimo Carminati. «Il Panza non s’era scordato nulla», dice. E Carminati replica: «Immaginavo..il Tanche, il Tanche c’ha una memoria di ferro, amico mio». Il re delle coop continua: «Però allora siccome la Fondazione lì stà a morì de fame, non c’ha nemmeno più i soldi pe’ pagà l’affitto..so mesi che non pagano l’affitto m’ha detto se gli giriamo 15 sulla fondazione per pagare l’affitto». Il Nero è d’accordo: «Ve bene...va benissimo..è pure giusto. Va bene, va bene, sì sì». Il libro mastro di Paolo Di Ninno, sequestrato dal Ros dei carabinieri, conferma. I militari riportano i conti del ragioniere e il prospetto dell’agenda al 31 luglio 2014. ”Primi riscontri”, scrivono. Nella pagina, oltre alle entrate e alle uscite, si legge un appunto manoscritto: «15mila T. o F.P». (Tanca o Franco Panzironi annotano i militari). L’informativa del Ros contiene anche il prospetto dei versamenti da parte delle coop di Buzzi alla Fondazione di Alemanno: 265 mila euro versati tra gennaio 2012 e settembre scorso, quando Nuova Italia chiude. Assegni INSIEME Franco Panzironi, a destra, con Salvatore Buzzi Boss in manette “Cosa nostra” Italia-Usa preso Ciccio l’americano «Ciccio l'americano» è uomo dei Gambino, famiglia della cupola newyorkese, ed era stato mandato in Italia a riscuotere un debito vecchio di 30 anni: 120 milioni di lire dati in prestito nel 1983 a un imprenditore lucano, Lorenzo Marsilio (amministratore della «Sudelettra» di Matera), di cui ora i padrini chiedono la restituzione «con gli interessi». Ma, a parere degli investigatori che hanno condotto l'inchiesta «Underboss», appare più come un possibile «grimaldello» per infiltrarsi nelle attività imprenditoriali del Sud Italia. Così assieme a lui, fermato a New York, sono finiti in manette altri sette tra Italia e Stati Uniti. che vanno da 60mila a 5mila euro. LO SPONSOR POLITICO Il 10 ottobre scorso nel suo ufficio Buzzi spiega come funziona il sistema e il ruolo svolto da Panzironi durante la giunta Alemanno. Un uomo, che non è stato identificato, chiede al re delle coop se potranno entrare in un’associazione di imprese per partecipare a una gara o un subappalto. Buzzi risponde: «Se c’hai lo sponsor politico entri, se non c’hai lo sponsor politico non entri da nessuna parte ormai». «DEVI TROVARE PER FORZA UNO SPONSOR POLITICO TANTO IN CONSIGLIO COMUNALE I SOLDI LI PRENDONO TUTTI» Buzzi aggiunge poi: «Devi trovare sempre un consigliere comunale che ti porta, che lo paghi e che ti porta. Tutto il consiglio comunale piglia i soldi». I PEDINAMENTI Agli atti ci sono anche i pedinamenti e le immagini degli incontri tra Buzzi e Panzironi. Appuntamenti che seguono alle telefonate intercettate dai militari durante le quali il re delle coop e l’ex ad del’Ama hanno preso accordi sulle cifre e le mazzette e le successive conversazioni in cui, lo stesso Buzzi, chiede alla segretaria quanti soldi abbiano in cassa e quanto possano consegnare. Il giorno dell’appuntamento all’Eur il 2 maggio 2013, Buzzi arriva con un borsello pieno e, dopo avere incrociato Panzironi, lo porta via vuoto. Almeno secondo la relazione di servizio dei militari. Valentina Errante © RIPRODUZIONE RISERVATA Appalti sull’emergenza dei rifugiati il pressing della banda sul Comune I VERBALI ROMA Mai o quasi mai, al telefono direttamente col sindaco. Ma dalle intercettazioni depositate agli atti dell’inchiesta sulla Mafia capitale, ci si mette poco a capire che, secondo gli inquirenti, un canale diretto collegava Massimo Carminati e il Campidoglio, non è chiaro se tramite un filo diretto o attraverso l’allora capo di gabinetto Antonio Lucarelli. Le telefonate che coinvolgono direttamente l’ex sindaco di Roma indagato per associazione mafiosa Gianni Alemanno sono pochissime. Il riferimento al contatto costante tra Alemanno e il gruppo ora in carcere con l’accusa di aver fondato la nuova mafia capitale, è ad esempio in una informativa depositata il 4 febbraio 2013, in cui si parla delle pressioni da parte delle cooperative di Buzzi e soci per accaparrarsi gli appalti. A chiamare Buzzi è Claudio Turella, capo del servizio giardini del comune, trovato con 570mila euro in contanti in casa. E si parla di una linea speciale. Turella: «Salvato’ ciao»; Buzzi: «Bello, dimmi»; Turella: «Stai sempre, stai sempre al telefono con Alemanno, te possino ammazzatti a te e lui (ride)». Un paio di giorni dopo, il Ros annota che i contatti sono indiretti. C’è da discutere un passaggio delicato perché le cooperative di Buzzi e Carminati vogliono acquisire maggiori quote di gestione delle emergenze su rifugiati e minori non accompagnati. Su questi ultimi, per legge, il volere del primo cittadino è decisivo. A discutere con la prefettura sarà il Sindaco, accompagnato dal capo del Dipartimento Politiche Sociali Angelo Scozzafava, ora indagato per associazione e delinquere e corruzione. DIGLI DI PREMERE Lucarelli: «C’ho un po’ di problemi qua.... c’ho Buzzi fuori la porta, c’ho un po’ di rifugiati»; Scozzafava: «Che dicono?»; Lucarelli: «Senti due cose. Noi andiamo dal prefetto oggi col sindaco per il discorso dei fondi»; Scozzafava: «Dì al sindaco che più che sui rifugiati deve puntare sui mino- ri».Lucarelli: «I minori»; Scozzafava: «Che devono passare in gestione a loro, lui deve puntare sul fatto che...» Lucarelli: «Mandami un dato dei minori, quanti so i minori? Quanto abbiamo speso l’anno scorso?». IL CANALE DIRETTO Ma che i rapporti col sindaco siano diretti, lo racconta anche Salvatore Buzzi in un’altra intercettazione, stavolta con Giovanni Campennì, uomo di fiducia della ndrangheta nelle cooperative controllate da Carminati. Buzzi: «Dopo l’accordo con Alemanno bisognava rifà un altro accordo.... non è che tu con Alemanno tu ce puoi parlà de soldi... de ste cose... non è cosa»; Campennì: IL PREFETTO PECORARO SPIEGA IL SUO INCONTRO CON BUZZI: «L’HO RICEVUTO PER DIRGLI DI NO» Pm Palermo Stato Mafia, chiesti 9 anni per Mannino Lo definiscono il motore primo, l'istigatore del patto scellerato che pezzi dello Stato avrebbero stretto con i boss negli anni del tritolo mafioso. L'input a intavolare il dialogo con il nemico l'avrebbe dato lui, Calogero Mannino, parlamentare Dc, tre volte ministro. Certo, dopo l'assassinio di Salvo Lima, di essere il primo nella lista degli obiettivi di Cosa nostra. Un ruolo importante nella trattativa, quello tratteggiato dai pm di Palermo, che per Mannino hanno chiesto la condanna a 9 anni di carcere: 13 anni e 6 mesi scontati di un terzo per la scelta del rito abbreviato. E’ il processo stralcio sulla trattativa Stato-mafia: il principale è ancora in fase di istruttoria dibattimentale. IL BUSINESS Il centro di accoglienza per rifugiati a Mineo, in Sicilia «Quelli ieri sera sono stati indelicati»; Buzzi: «Allora praticamente bisognava parlà col suo capo segreteria, un padre eterno». Il riferimento, spiegano i carabinieri del Ros, è a Lucarelli. Buzzi: «Allora chiamo Massimo e faccio ”guarda che qui c’ho difficoltà a farmi fa’ i trecentomila euro”, me fa ”me richiami”, c’ha il telefono, su quel telefono parla solo lui, me fa dice ”vai alle tre li tranquillo”, aho alle tre meno cinque scende dice, ”ho parlato con Massimo, tutto a posto domani vai”». La spiegazione di Buzzi collega questo rapporto alle prime indagini sulle trame ne- re nell’economia romana. Buzzi: «C’hanno paura de lui, c’hanno paura che cazzo devono fare qua»; Campennì: «Gliene ha lavati di panni»; Buzzi: «No tutta roba no... quella storia di Finmeccanica.... perché il fatto che tu vai da uno come lui per portà i soldi... in giro, sei sicuro che se ferma a lui, che lui non parla eh...». Ieri intanto, il prefetto Giuseppe Pecoraro ha spiegato: «Buzzi io lo ricevo e sapendo perché veniva da me ho detto di no, perché non avevo bisogno delle cose che mi voleva proporre». Sara Menafra © RIPRODUZIONE RISERVATA 11 Primo Piano Venerdì 12 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it IL CASO Il senatore dem ROMA Sarà il partito dei non-intercettati, di chi uscirà incolume dall’informativa dei Ros che ha colpito e affondato una parte del Pd romano. O dei diversamente-intercettati, sani e salvi anche se non è finita e mezzo Campidoglio è ancora con il fiato sospeso. Matteo Orfini ha la cura, una cura da cavallo: «Dobbiamo parlare con gli 8 mila iscritti ai circa 100 circoli, dobbiamo incrociare i dati e leggere che c’è qualcosa che non va se in un circolo si sono iscritti in 100 nello stesso giorno. Con i tesserati faremo dei colloqui politici perché magari molte persone non sanno nemmeno di essere iscritte». Due mesi di tempo per ridisegnare il partito. È la certificazione, controfirmata dal commissario del Pd romano, che il partito liquido soffre di un male oscuro. Che dopo i signori delle tessere sono arrivati «i padroni di circoli». Finite le elezioni, congressuali, primarie o parlamentarie, si sono portati via le chiavi. Ed eccoli i circoli fantasmi, chiusi tutto l’anno (tranne un giorno), la moltiplicazione delle tessere, i nomadi di via Candoni arruolati per pochi euro. Accuse di brogli, transumanza, triplo salto mortale da una corrente. Scrive Morassut che da ex segretario, il partito romano lo conosce bene: «Da troppi anni la politica è stata espulsa dalle nostre stanze, sostituita dalle tribù e per troppo tempo la battaglia di cha ha segnalato e documentato distorsioni è stata sottovalutata e persino combattuta». TERAPIA D’URTO Orfini ha chiesto e ottenuto che la terapia d’urto venga affidata all’ex ministro Fabrizio Barca che questo lavoro lo aveva cominciato per proprio conto e senza che nessuno gliel’avesse chiesto. Un viaggio in l’Italia per raccontare quello che restava della sinistra e del Pd. E in tempi non sospetti: mentre 11 milioni e 231 mila italiani consegnavano MICCOLI: IN QUESTI GIORNI TRA I NOSTRI C’È CHI DICE CHE SE NON SEI STATO INTERCETTATO NON CONTI NULLA Il Pd a Roma ISCRITTI 2009 27.000 2013 16.000 2014 9.000 Circoli 100 (più i circoli aziendali) Costo della tessera 20 euro I RISULTATI ELETTORALI Politiche 2013 28,67% 31,61% Comunali 2013 26,26% Regionali 2013 32,28% Europee 2014 43,07% Pd, il business delle tessere Orfini: due mesi per ripulire Per ogni iscrizione solo 5 euro andavano al partito, gli altri 15 reinvestiti in nuove adesioni. Le sezioni non erano tenute a rendicontare. Sedi aperte un giorno l’anno ` le chiavi di palazzo Chigi a Matteo Renzi ma solo uno su 110 aveva in tasca la tessera del partito. La tessera costa 20 euro, 5 vanno alla federazione, 15 restano in tasca al circolo. E se il circolo, come spesso accade, è un comitato elettorale mascherato, vengono riciclati per cooptare un nuovo iscritto. Comanda chi ha le chiavi e gestisce il blocchetto delle tessere. Per non parlare delle anomalie delle iscrizioni online. Ora dunque sarà lui, Fabrizio Barca, a ridisegnare la piantina «a costruire una mappatura dei circoli romani». L’uomo dei contro-saperi, del catoblatismo, che ha fatto del suo linguaggio per alcuni grigio e astruso la metafora del suo manifesto. Proverà a ricostruire il partito, a spiegare «come si sta insieme e in alcuni casi a segnalare quei circoli che sono già un’eccelenza». Morassut, ex assessore all’Urbanistica ai tempi di Veltroni, che il il tesseramento venga rifatto «da cima a fondo», che «l’assemblea cittadina venga sciolta per indire indire un nuovo congresso». Parole che valgono per Roma, dove ora si parla di mafia, ma anche per l’Italia dove la pantomina dei «congressi finti» e dei confronti «finiti 100 a zero» dura ormai da troppo tempo. Impresa mica da poco. Fino a qualche giorno fa nelle poche sedi che non hanno blindato al saracinesca si discuteva del problema opposto. Di come arrestare l’emorragia d’iscritti, meno di 100 mila in tutta Italia. Magro bottino per chi aspira al partito della nazione. Ed ecco che invece all’improvviso ci si accorge di qualcosa che sapevano tutti. Che a guidare la locomotiva elettorale sono sempre gli stessi, i capicorrente: Umberto Marroni, Claudio Mancini, Massimiliano Valeriani. Marco Di Stefano, finito nel ciclone degli affitti d’oro della Regione Lazio, aveva fama di ras ma in realtà controllava una piccola percentuale di circoli. E quando cercò una donna-candidato per andare in ticket e garantire la quota rosa nessuna si disse disponibile. «Mi trattarono come un corpo estraneo», si lamentava. Pensava di essere fuorigioco, 23esimo con 2700 preferenze e premeva per essere ripecascato. Primarie, congressi, parlamentarie. Uno schema che si ripete. Mauro Miccoli, segretario romano dal dicembre del 2010 all’aprile del 2013, lo ammette, «abbiamo trasferito troppo potere agli amministratori e indebolito il partito. Da segretario contavo poco, alle primarie ho preso poco di più di 4000 voti, meno di Giachetti e anche dello stesso Morassut. Un’altra prova? Nelle 70 mila e 300 pagine dell’informativa dei Ros, quella in cui Carminati e Buzzi vengono intercettati, il mio nome non esce una sola volta. Qualcosa vorrà pure dire o no?». E già. Perché «se in quell’informativa non ci sei - è la battuta che circola - se il tuo nome non spunta in nessuna intercettazioni allora vuol dire che non conti un c.... « un paradosso ma è cosi, l’ho sentito dire», riprende Miccoli, che da segretario ha gestito un congresso e le primarie prima di dimettersi per «incompatibilità» prima di approdare alla Camera. Nel 2009 ci fu il boom: 27 mila iscritti. «Ci portavamo dietro i vecchi diesse ma gli abbiamo persi strada facendo, adesso dobbiamo ripartire». Claudio Marincola © RIPRODUZIONE RISERVATA Margiotta condannato in appello si sospende Il senatore del Pd Salvatore Margiotta si è auto-sospeso da parlamentare. «Ho subito un'ingiustizia di cui non riesco a farmi una ragione - ha spiegato la sua decisione combatterò, ricorrerò in Cassazione e sono certo che in quella sede farò valere le mie ragioni. Ma nel frattempo, a tutela del mio partito, che amo e per il quale ho sempre lavorato, mi autosospendo dal Pd e da ogni carica, dal gruppo dei Senatori dei democratici, nonché da vicepresidente e componente della Commissione di Vigilanza Rai». Il capogruppo Pd in Senato ha espresso il suo apprezzamento per la scelta di Margiotta. Cronacadi Roma [email protected] www.ilmessaggero.it Venerdì 12 Dicembre 2014 12ºC 2ºC Il Sole Sorge 7.27 Tramonta 16.39 La Luna Sorge 22.34 Cala 11.10 Gli uffici della Cronaca sono aperti dalle 11 alle 20, via del Tritone, 152, 00187 Roma T 06/4720224 - 06/4720228 F 06/4720446 Weekend Tour del Ghetto tra arte e sapori in attesa che arrivi l’ora del panettone Bollicine La Roma brinda a Villa Miani ora la festa è Magica L’evento Dj set e tweet con i vip la collezione è social Dente e Larcan alle pag 58-59 Arnaldi a pag. 57 Pisa a pag. 57 Marinelli: «Sono indagata per un permesso di 11 anni fa» `Marino sceglie Alfonso Sabella come assessore alla Legalità. L’opposizione: «Demagogia» Comune, un pm nella giunta Il sindaco rinuncia alla scorta. Il dossier: la corruzione costa alla città 650 milioni l’anno ` A vigilare sugli appalti di Roma ci sarà un supermagistrato. Alfonso Sabella, ex sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo di Gian Carlo Caselli, si occuperà delle nuove deleghe su legalità, trasparenza e appalti nella giunta capitolina. Mentre dall’opposizione di centrodestra arrivano critiche («solo demagogia»), il sindaco Ignazio Marino spiega il suo «no» alla scorta: «Credo sia meglio che quegli uomini vengano utilizzati per le periferie e sul territorio». Rossi a pag. 42 La crisi Eur Spa, pericolo dissesto: arriva un commissario Eur Spa rischia il dissesto e ha chiesto di accedere al concordato al Tribunale. Più debiti che crediti per la società dove Riccardo Mancini era amministratore delegato. Mozzetti a pag. 43 L'assessore capitolino alla cultura Giovanna Marinelli è indagata con l’ipotesi di reato di abuso d'ufficio nell’inchiesta sul Circolo degli artisti. Nel 2003 Marinelli, in veste di direttore del Dipartimento Cultura del Comune, ha firmato per il Circolo la licenza temporanea per il pubblico spettacolo. Ed ora gli inquirenti vogliono accertare se la pratica sia stata firmata in assenza di requisiti o meno visto che l'immobile di via Casilina Vecchia avrebbe presentato delle irregolarità urbanistiche. «Sarà tutto chiarito. Resto al lavoro», ha dichiarato l'assessore. Pierucci a pag. 51 Nuovi orari e più corse per i treni dei pendolari Appalti, c’è il rischio commissariamento Stop alla gara Ater `Pecoraro: «Controlli sulle assegnazioni» Bloccato il bando per l’edilizia pubblica Gli appalti pubblici della città potrebbero essere interamente commissariati. Ad avanzare l’ipotesi è il prefetto Giuseppe Pecoraro, ascoltato ieri dalla commissione parlamentare antimafia, proprio nel giorno in cui anche l’Ater di Roma si aggiunge agli enti della Capitale che decidono di bloccare gare per scongiurare qualsiasi tipo di ingerenza illecita: stop a un bando da 25 milioni per l’edilizia residenziale pubblica. Alla Pisana si punta forte sulla trasparenza: stop a tutti i bandi a rischio, come l’appalto per il Recup. a pag. 43 La mappa Così la Cupola si spartiva la città Dai salotti di Vigna Clara allo spaccio sul litorale fino all’usura a Montespaccato. La cupola di Mafia Capitale guidata da Massimo Carminati abbracciava tutta la città. «Nella Capitale c'è posto per tutti» diceva nel suo delirio d'onnipotenza. Allegri a pag. 47 Nel mercato controllato dal clan «La mafia romana ci fa paura» «Al mercato dell’Esquilino non andiamo più da mesi, è sporco e non è sicuro». I residenti del rione estromessi dagli storici banchi preferiscono andare fino a Testaccio. La pulizia del mercato di via Filippo Turati era curata dalla cooperativa Santo Stefano al centro delle indagini dei rapporti tra Mafia capitale e ’ndrangheta. Bogliolo a pag. 45 Maria Lombardi Opera d’arte o panino, nel nome del selfie Era bello quando in discoteca si andava per rimorchiare e non per ammazzarsi di selfie da scaricare su Facebook @p_episcopo E ccoci! Siamo qui, ai Musei Vaticani, e l'amico con i riccioli di marmo alle nostre spalle è Laocoonte. Sorriso e flash. Il selfie con il sacerdote di Apollo. Le tre ragazze postano all'istante l'autoscatto mitologico, è stata una bella fatica. Per conquistarlo hanno fatto almeno due ore di fila, sopportato spintoni e ressa, pazientato a pochi passi dalla scultura. Non si hanno più di trenta secondi da de- dicare allo strazio del troiano divorato dai serpenti marini con i figli, la folla spinge e trascina avanti. Le ragazze arrivano davanti a Laocoonte e invece di guardarlo gli voltano le spalle per guardare se stesse sullo schermo. E per fortuna nella cappella Sistina sono vietati scatti e flash altrimenti immaginate le pose spericolate per un selfie con Dio. La propria faccia al posto del volto dipinto da Michelangelo per rappresentare l'umanità e il dito che sfiora quello del Creatore. Ma chi ci crediamo di essere? Sempre e solo noi in primo piano, davanti a un panino come a un'opera d'arte, il mondo ci fa da sfondo. Onnipre- senti e prepotenti, narcisi e bambini, perennemente inquadrati, qualcosa vorrà dire. Lo psicologo ed economista americano Dan Ariely spiega così la mania dell'autoscatto: i selfie ci fanno sentire meno precari e soli, ci si stringe per entrare tutti nello schermo, è l'esaltazione del condividere, e in tempi di crisi dà sollievo. In più è esteticamente democratico, non importa come si viene ma catturare l'attimo. Boh, sarà. Magari, qualche piccola accortezza, la prossima volta stringiamoci all'amico e lasciamo in pace Laocoonte. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Treni più frequenti per il Leonardo Express che collega la Capitale all'aeroporto di Fiumicino. Tra le novità messe in campo dalla Regione Lazio per i pendolari ci sono prolungamenti strategici nelle tratte, aumenti delle corse, con la riorganizzazione degli orari, e soprattutto più carrozze nei convogli, da e per Roma. Larcan a pag. 53 45 Venerdì 12 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Cronaca di Roma Esquilino, mercato degli affari sporchi `La cooperativa di Buzzi gestiva la pulizia di tutti i banchi `La ditta “Santo Stefano” a fine giornata sistemava gli stand I residenti accusano: «Troppo degrado, non ci andiamo più» «Negli ultimi mesi erano dei fantasmi, non si sono mai visti» IL FOCUS Di spalle curve che trascinano buste della spesa se ne vedono poche. Di cartelli con scritte strampalate («salmmone afumicato») è pieno zeppo, insieme a tanta sporcizia. I residenti l’hanno ribattezzata «la fuga dal curry», da quel mercato toccato dalla ’ndrangheta che non parla più romano ormai da tempo. «Al mercato dell’Esquilino noi residenti non andiamo più» borbotta Giuseppina Storte, settant’anni sulle spalle: «Perché è sporco, da mesi qualcosa era cambiato, noi residenti ce ne siamo accorti, ma mai avremmo immaginato le mani di Mafia Capitale e della ’ndrangheta anche sul mercato». Il nuovo filone dell’inchiesta parla infatti dei collegamenti con la onlus denominata cooperativa Santo Stefano creata secondo l’accusa da Salvatore Buzzi per gestire la pulizia dello storico mercato di via Filippo Turati trasferito nel 2001 da piazza Vittorio nell’ex caserma Pepe. «OMERTÀ» «Qui va tutto bene e pure se fosse c’è un'omertà da mafia, altro che da ’ndrangheta... » borbotta uno dei pochi commercianti italiani dei 133 stand che affollano la struttura. Loro, gli operatori della cooperativa Santo Stefano appaiono e scompaiono velocemente tra i corridoi dei banchi: «Noi non sappiamo niente, speriamo solo di non perdere il lavoro». SPORCIZIA Una squadra di sei persone che lavora a turnazione dalle 5 alle 16 e che si dovrebbe occupare di ripulire il mercato e gestire anche la manutenzione dei banchi. «Ma sono dei fantasmi, chi l’ha mai visti?» dice Nicola Tripodi presidente dell’associazione dei residenti Rioni Esquilino e Monti. Scopetta in mano, tuta arancione, nessuna scritta stampata sulla divisa, ieri non era facile trovarli. Sgusciavano via dai banchi, sono riapparsi solo poco prima delle 15 quando il mercato chiude e dovrebbe attivarsi la task force per riconsegnare l’area pulita per l’apertura della mattina successiva. «Negli ultimi mesi la si- tuazione è peggiorata tra i banchi dell’Esquilino - aggiunge Tripodi - i fantomatici operatori finiscono di pulire molto tardi e poi sono pochissimi, la situazione più critica è quella vicino ai banchi di pesce e poi ci sono i rifiuti ammassati all’aperto, i marciapiedi sporchissimi coperti da uno strato di unto». I banchi sono gestiti al 90 per cento da stranieri.. Tra i pochissimi italiani c’è chi si preoccupa per la pulizia nei prossimi giorni. «Ma verrà qualcuno a pulire dopo quello che si è scoperto?». L’emergenza Sui bandi del Municipio riunione straordinaria LA PROTESTA Sporcizia che ha spinto molti residenti ad andare addirittura fino al mercato di Testaccio. «Vivo da decenni all’Esquilino e ho dovuto rinunciare ad andare al mercato - aggiunge Tripodi - noi residenti non ci fidiamo più, la Cooperativa 29 giugno (quella al centro dell’inchiesta Mafia capitale n.d.r.) era la stessa che aveva il compito di pulire i giardini di piazza Vittorio, e tutti sanno come sono ridotti». Sporcizia, degrado, spaccio di droga, un’area verde «che non è consigliabile attraversare quando cala la sera e scatta il coprifuoco» dicono le mamme. La stessa che giorni fa è stata teatro di un’aggressione ai danni di un gruppo di carabinieri. Tripodi insieme ad altri cittadini è sceso in piazza proprio ieri pomeriggio per denunciare la stato di illegalità nel quartiere Esquilino. Sempre ieri è scattato un blitz nell’area del mercato con ispettori del lavoro e agenti di polizia del commissariato Esquilino contro l’abusivismo dilagante e i lavoratori in nero dei banchi del mercato.«Il problema non sono gli stranieri, ma la mafia che c’è a Roma» dice una ragazza etiope. Laura Bogliolo © RIPRODUZIONE RISERVATA TUTTI I BOX SONO GESTITI DA STRANIERI: «MA IL PROBLEMA NON SONO LORO, È LA CRIMINALITÀ ITALIANA» Il mercato Esquilino (TOIATI/BARSOUM), Nicola Tripodi e operatori coop (TOIATI/RIZZO) Occhi puntati sulle cooperative che per anni hanno gestito il territorio dell’Esquilino. C’era la onlus cooperativa Santo Stefano che gestiva la pulizia del mercato di via Filippo Turati. Ma anche tante altre riconducibili a Salvatore Buzzi. Oggi alle 12 si riunirà la Commissione trasparenza del I Municipio diretta dal consigliere Luigi Servilio. «Il tema della riunione sarà proprio quello dei bandi gestiti dalle cooperative sociali che hanno operato sul territorio, legate a Salvatore Buzzi, tra cui Formula sociale - fa sapere Stefano Tozzi, capogruppo di FdI - La cura dei giardini della storica piazza Vittorio era ad esempio affidata proprio alla Cooperativa 29 giugno». © RIPRODUZIONE RISERVATA «Sei un soldato: zitto e ubbidisci» LE INTERCETTAZIONI Portare rispetto, restare in silenzio e non osare riprendere in nessun modo Rocco Rotolo, arrestato ieri dal Ros con l'accusa di essere un referente della 'ndrangheta nei rapporti con Mafia Capitale. Salvatore Buzzi, braccio imprenditoriale di Massimo Carminati, avverte i suoi uomini che gravitano intorno alla Cooperativa 29 giugno al centro delle indagini, li redarguisce per come hanno osato trattare Rotolo che secondo gli inquirenti veniva rispettato anche da Massimo Carminati. «Quello è un ‘ndrangheta, affiliato, se tu gli dici sei un mio soldato, … lui il generale l’ha, il generale non cè l’ha qui a Roma, se offende, non so se me capisci». Così Salvatore Buzzi definisce Rotolo parlando con una delle persone che gestisce la cooperativa 29 giugno, che secondo gli investigatori era stato individuato da Buzzi per gestire insieme ad altri la coo- chiamano Buzzi. Il 26 agosto l’incontro chiarificatore nella sede della Cooperativa 29 giugno in via Pomona tra Buzzi e i suoi collaboratori. perativa Santo Stefano alla quale venne affidata la pulizia del mercato Esquilino di via Filippo Turati. Parole forti pronunciate nella sede di via Pomona il 26 agosto scorso, che cercano di mettere in riga tutti perché Rotolo è un uomo a cui bisogna portare rispetto, al quale bisogna parlare «con i dovuti modi». «SUGNU SOLDATO» LO SCREZIO Le parole di Buzzi, spiegano gli inquirenti, fanno riferimento a uno screzio avvenuto tra il calabrese Rotolo e uno degli uomini di Buzzi, reo di aver rimproverato Rotolo per alcuni problemi con le attività della Cooperativa 29 giugno. «Qui c’è un altro compagno che me dice che ce sta’ qualche problema, ma io sono sicuro che i problemi non ce devono sta’…» dice il collaboratore di Buzzi il 19 giugno a Rotolo appellandolo «…tu sei un soldato… ubbidisci». Rotolo non ci sta, considera quelle parole un’offesa e contatta i suoi che alla fine Salvatore Buzzi presidente della Cooperativa 29 giugno al centro delle indagini SALVATORE BUZZI RIPRENDE I SUOI PARLANDO DEL CALABRESE «QUELLO È UN AFFILIATO BISOGNA PARLARGLI CON I DOVUTI MODI» «Quello è un 'ndrangheta, affiliato» dice Buzzi riferendosi a Rotolo. «Ma qui stiamo a parla’ de lavoro… e lui deve ave’ lo stesso rispetto che io porto a lui» ribatte il suo collaboratore. Il presidente della 29 giugno allora diventa ancora più chiaro e cita Carminati. «Gli parli con i dovuti modi hai visto pure Massimo che è Massimo, gli parli tranquillo», dice Buzzi. E ancora: «Non puoi dire al Calabrese affiliato alla ‘ndrangheta sugnu soldato, è un offesa gravissima». Buzzi spiega quindi ai suoi anche le mosse per il futuro, in caso di screzi con Rotolo. «Se tu ci hai dei problemi con questo - dice - tu me chiami a me e ci parlo io». L. Bog. © RIPRODUZIONE RISERVATA 47 Venerdì 12 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Cronaca di Roma IL VIAGGIO Dai salotti di Ponte Milvio fino alle borgate di Montespaccato, al nome del re Carminati chiunque si zittiva e rispondeva con un cenno di rispetto. La cupola di Mafia Capitale abbracciava tutta la città. E il Cecato, che si era autoproclamato sovrano e aveva scelto di dominare Roma Nord, teneva lo scettro ben stretto in pugno, ma accettava di spartire il suo regno con gli altri boss della malavita. Perché Cariminati, nel suo delirio d'onnipotenza, sapeva che «nella Capitale c'è posto per tutti», come annotano i carabinieri in un'informativa. Meglio non pestarsi i piedi a vicenda. Meglio mantenere buoni rapporti, e tessere una tela di favori, appoggi e influenze. CLAN SENESE Se l'ex Nar aveva il suo quartier generale in zona Vigna Clara e Corso Francia, e dettava legge a nord del Tevere, accettava però di lasciare spazio agli uomini del suo amico Michele Senese, più noto come “'O pazzo” per le innumerevoli perizie che gli hanno evitato il carcere per anni, ma che non l'hanno salvato da una recente condanna all'ergastolo per omicidio. Il clan Senese controlla i quartieri orientali e la fascia a sud-est della città. Ma ha messo piede anche a Ponte Milvio, dove dirige due "batterie di rapinatori". Una, quella dei "napoletani", è capitanata da Fabrizio Piscitelli, il Diabolik capo ultrà della curva laziale, finito in manette lo scorso anno per traffico internazionale. L'altra, quella degli "albanesi", è guidata da Orial Kolaj, detto "il Pugile", e Adrian Coman e Arben Zogu, detto "Riccardino". Per loro, Carminati e i suoi sodali portano rispetto. Tanto che, quando gli albanesi vengono arrestati nel 2012, Brugia discute col Cecato delle prove accumulate nei loro confronti: «Associazione mafiosa gli hanno dato...». «Hanno commesso qualche danno, ma non sono cose nostre», taglia corto Carminati. CASAMONICA E 'O CURTO Nella rete mafiosa della Capitale, c'è spazio anche per i Casamonica, che comandano a sud-est, tra l'Anagnina, la Romanina e il quar- Da ponte Milvio ai Castelli così il clan si spartì la città La Cupola di Carminati abbracciava `I salotti di Vigna Clara e lo spaccio interi quartieri: «Qui c’è posto per tutti» sul litorale per recuperare gli incassi ` La mappa degli affari GIOVANNI DE CARLO Domina la zona di Ponte Milvio, ha interessi anche sul mercato rionale dei Parioli e in un pub a piazza Cavour CLAN SENESE Controlla quartieri orientali e fascia a Sud-Est della città. Controlla anche le “batterie dei rapinatori” in zona Ponte Milvio FRANCO GAMBACURTA Paragonato a Riina, fa affari a Montespaccato. Detto “O Curto di Montespaccato” À DEL Stazione Termini ERNESTO DIOTALLEVI Testaccio e Trastevere, all’epoca della Magliana. Con Carminati ha in ballo un affare immobiliare per la realizzazione di una serie di unità abitative a Riano, in via Monte Marino Aeroporto di Ciampino CLAN CASAMONICA Tra Anagnina e Tuscolano e fanno affari di droga nella zona dei Castelli e nel litorale a nord di Roma. Base alla Romanina Il libro «Roma Nord» «Soldi facili tra il Fleming e i Parioli» Quel romanzo che sa di instant book Movida a ponte Milvio I SENESE CONTROLLANO IL QUADRO ORIENTALE E LA FASCIA SUD-EST A NORD INVECE GESTIVANO LA BATTERIA DEI RAPINATORI Soldi - molti - che si muovono rapidamente. Contatti facili con la politica ma anche con il mondo della droga. Questo il tessuto della «contea dorata» di Fleming e Parioli, raccontato nel romanzo “Roma Nord” di Elena Guerri dall'Oro (Palombi), presentato ieri a Palazzo Venezia. Un libro maturato in due anni, che sembra un instant book, vista l'attualità dei temi e, soprattutto, del clima che rimanda subito allo scandalo della mafia romana. D'altronde, basta muoversi tra le strade del Fleming per ripercorrere, quasi di palazzo in palazzo, gli arresti degli ultimi giorni. Chi vive nella zona sapeva, forse non nei dettagli, ma comunque sentiva qualcosa di strano. «È un'area in cui vive gente danarosa - spiega l'autrice - che si muove a livelli alti e ha contatti spontanei con i politici. Nessuno stupore per l'accaduto. Qui si è scoperto di tutto, dai boss di mala alle baby squillo. Mi chiedo cosa succeda in altri quartieri». La cronaca, però, ora punta l'indice sulle zone che il libro racconta tra politici corrotti, giovani violenti ed escort. V. Arn. © RIPRODUZIONE RISERVATA La zona della Romanina DIOTALLEVI, EX BOSS DELLA MAGLIANA, ORGANIZZA INCONTRI CON IMPRENDITORI AL BAR DI PIAZZA EUCLIDE tiere Tuscolano, e fanno soldi con lo spaccio ai Castelli e nel litorale. Il re Nero ci tiene a non fare sgambetti, tanto che il capoclan Luciano Casamonica è al soldo dell'ex Nar: il Cecato l'ha inserito in una cooperativa di Salvatore Buzzi per tenere sotto controllo il campo nomadi di Castel Romano. Carminati lo definisce «mediatore culturale» e gli stacca assegni da 20 mila euro al mese. La borgata di Montespaccato, tra via di Boccea e via Aurelia, a ridosso del Raccordo, è invece il territorio di "'O Curto", che gli investigatori identificano in Franco Gambacurta. Carminati e Brugia lo paragonano addirittura al capomafia Riina. E il Cecato si compiace perché, al suo cospetto, anche "'O Curto" avrebbe portato rispetto. Gli avevano chiesto di intercedere per un debito accumulato presso la famiglia Lacopo, del clan Carminati. E Gambacurta avrebbe declinato l'invito, rispondendo al suo protetto: «C'è Carminati? Senti daglieli i soldi....». DIOTALLEVI E poi, a Roma, c'è ancora posto anche per Ernesto Diotallevi, ex boss della Magliana, che all'epoca della banda spadroneggiava tra Testaccio e Trastevere ed era diventato una leggenda. Anche un pezzo grosso come lui, però, di fronte al sovrano piega il capo. Ha concordato con il Cecato di non farsi vedere in giro insieme, forse per non attirare l'attenzione delle forze dell'ordine. E quando suo figlio Leonardo organizza un incontro con un imprenditore in un bar a piazza Euclide, Diotallevi perde la testa, perché è zona di Carminati: «No io ti ammazzo a te! - dice al figlio, ascoltato dai microfoni del Ros - ma come ti è venuto in mente! Questo penserà che faccio affari con i suoi!». Nella mappa della mafia Capitale ci sono pertugi anche per gli astri nascenti. Come Giovanni De Carlo, che Diotallevi definisce «suo erede». È un boss della zona Nord, ed è così agguerrito da aver osato discutere col re Nero: hanno avuto uno screzio per questioni di soldi. Amante della bella vita e frequentatore dei salotti vip, bazzica nella zona di Ponte Milvio, ma ha interessi anche ai Parioli e a piazza Cavour. Michela Allegri © RIPRODUZIONE RISERVATA MINISTERO DIFESA ESTRATTO DI AVVISO DI APPALTO AGGIUDICATO Rubrica di Gare, Aste, Appalti e Sentenze Milano Tel. 02757091 Fax 0275709244 Napoli Tel. 0812473111 Fax 0812473220 Roma Tel. 06377081 Fax 0637708415 1) Ente Appaltante: Aeroporti di Roma S.p.A. - Via dellʼAeroporto di Fiumicino n. 320 - 00054 - Fiumicino (RM) - https://vendor.i-faber.com/adr. 2) Appalto di conduzione, manutenzione ordinaria e lavori di manutenzione straordinaria impianti di BHS/HBS Aeroporto "Leonardo da Vinci" – Fiumicino C.I.G. n. 577891712C. 3) Importo biennale complessivo dell'appalto, pari a 20.156.000,00 Euro, è così articolato: - importo biennale "a base dʼasta" di Euro 12.928.000,00 per le attività di conduzione e manutenzione ordinaria; - importo di Euro 7.000.000,00 a disposizione per i lavori di manutenzione straordinaria, importo non soggetto a ribasso dʼasta ; - Importo "a corpo" di Euro 228.000,00 per compensare gli oneri connessi agli adempimenti in materia di sicurezza, importo non soggetto a ribasso dʼasta. 4) Aggiudicatario: ATI costituenda Selex ES S.p.A. – Siemens Postal, Parcel & Airport Logistics S.r.l., c/o Selex ES S.p.A. Piazza Monte Grappa 4, 00195 Roma - Via Nomentana 134 c.a.p. 00162, con un ribasso convenzionale offerto pari a 10,445% 5) Lʼavviso integrale è stato inviato allʼUfficio delle Pubblicazioni Ufficiali dellʼUnione Europea il 02/12/2014 ed è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 5^ Serie Speciale n. 142 del 12/12/2014 AEROPORTI DI ROMA S.P.A. DIRETTORE APPALTI, ACQUISTI E ICT Guido Massimo MANNELLA Acquisti Acquisti Tecnologici POSTE ITALIANE S.P.A. AVVISO DI GARA – PROCEDURA APERTA Si rende noto che in data 12/12/2014 ai sensi del D.L.vo n. 163/06 sarà pubblicato sulla 5^ Serie Speciale della all’Appalto ai sensi D.Lgs. n° 163/2006 e s.m.i. per l’istituzione di un “Accordo Quadro per la fornitura di sistemi di affrancatura digitale con dispositivo di pesatura pesa- 5989996D0F. La gara sarà espletata con il supporto di strumenti elettronici ai sensi degli artt. 74 e 77 del D.Linteressate dovranno preventivamente e obbligatoriamente registrarsi e completare l’abilitazione al portale www.posteprocurement.it secondo le modalità indica- DI UFFICIO GENERALE DEL CENTRO RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA M.M. PIAZZA DELLA MARINA , 4 – 00196 ROMA AVVISO DI ESITO DI GARA L’Ufficio Generale del Centro Responsabilità Amministrativa M.M., ai sensi dell’art. 57, comma 5 lett b) del del D.Lgs. 12.04.2006, n. 163, e ss.mm.ii. ha aggiudicato, con procedura negoziata senza previa pubblicazione di gara, l’appalto relativo al servizio di formazione linguistica per il personale della Marina Militare e per il Corpo delle Capitanerie di Porto (CIG: 59012032C5), importo Euro 836.489,23 (I.V.A. esente). L’aggiudicazione è stata effettuata, in data 08/10/2014, in favore della società Istituto Tecnico Orion s.r.l., Via Pansini Legnami, 16, 70056 Molfetta (BA). Informazioni al riguardo potranno essere richieste all’Ufficio Contratti tel. n. 06 3680 6121/5522/5420, fax 0636803366, e-mail [email protected]. D’ORDINE IL CAPO UFFICIO CONTRATTI (C.V. Corrado PALMERI) del 26/01/2015 secondo le modalità indicate nel Capiwww.poste.it e www.posteprocurement.it. www.poste.it. IL RESPONSABILE ACQUISTI Dott. Manlio CAPORALI Sabato Chiuso Di qualsiasi forma, taglio, grandezza, purezza e colore anche montati su gioielli Yud Preziosi S.p.A. Via Napoleone III 49,51 00185 Roma Tel. 06.44.66.777/888 - Email: [email protected] www.maxmannanumismatica.com 49 Venerdì 12 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Cronaca di Roma «Assumete quei quattro di Luzzi» `L’ex presidente di Astral aveva chiesto a Salvatore Buzzi `Nessuno ha avuto il lavoro nonostante i contratti firmati di trovare un lavoro agli amici nella cooperativa 29 Giugno Tra i «segnalati» anche un protetto di Massimo Carminati L'INCHIESTA Convocato, assunto e mai chiamato al lavoro. Risultato: lasciato senza stipendio. Non sempre la macchina dei raccomandati, messa in moto dagli indagati di Mafia Capitale per trovare lavoro a decine di figli di politici e di funzionari corrotti ha funzionato. In un caso, ma clamoroso (e subito rimediato), infatti, ha fatto una cilecca, che ha fatto andar su di giri anche il capo, il boss Massimo Carminati, e costretto il suo braccio destro economico, il patron delle coop Salvatore Buzzi, a dire di «aver fatto una figura di m...». Era il gennaio 2013. Buzzi era stato incaricato di occuparsi dei «quattro di Tommaso» o in alternativa «i quattro di Astral». Ossia di piazzare al lavoro quattro personaggi segnalati in blocco da Tommaso Luzzi, allora presidente di Astral (azienda al 100 per cento della Regione Lazio con competenza sulle strade), e in corsa per fare il sindaco nel suo paese Sacrofano, terra di Carminati. Ma qualcosa va storto. Uno dei segnalati nonostante un contratto firmato nero su bianco con la coop 29 Giugno di Salvatore Buzzi (ora sequestrata nell'ambito della maxi-inchiesta) non è mai stato convocato in ufficio. Un’offesa. Il segnalato, però, non era un protetto qualunque, ma il figlio della compagna di Maurizio Gaglianone, amico fidato di Massimo Carmi- nati, ma anche di Buzzi, e di Luzzi, sempre pronto a mettersi a disposizione negli affari dell’associazione. I FATTI RISALGONO AL 2013 IL MANCATO IMPIEGO DEL FIGLIOCCIO AVEVA FATTO INFURIARE IL BOSS È per questo che Tommaso Luzzi, come provano le intercettazioni del Ros dei carabinieri, per risolvere la questione dei quattro, chi assunto per un paio di mesi e chi per niente convocato, fa scendere in campo il fidato Fabrizio Franco Testa, ex indagato Enav (ora arrestato come tutti gli altri per la mafia di Roma, tranne Luzzi solo iscritto nel registro). Testa chiama Buzzi: «Ti ricordi dei quattro di Tommaso? Famosi?». «Si», è la risposta. «Mettiti in moto. Non li hanno ancora chiamati». Buzzi si informa subito: «Sull'Astral dovevamo prendere quattro persone che ci hanno segnalato. Ma non abbiamo ancora preso nessuno. Che è successo?». La fidata segretaria risponde: «Erano sei, tutto a posto». Allora Buzzi risponde a Testa con un sms: «Report. 6 segnalati, 4 assunti, 1 rinunciato, 1 inadeguato. Poi ti mando i nomi. Bacioni». Apriti cielo. Sorge il dubbio che siano stati assunti altri, visto che quelli della lista Astral erano solo quattro. Testa allora chiama direttamente Felice C., il responsabile dell'ufficio delle attività interne di Astral. «Ma quanti erano 4 o 6?». La risposta: «Appena arrivo in ufficio ti mando per sms i nominativi». Ma neanche con i quattro nomi in mano la situazione si sblocca. Risultano assunti, al lavoro. «Oh, ma che vogliono questi?» si chiede Buzzi. Allora si attiva direttamente Luzzi. «Presidente, dimmi», gli risponde l'uomo delle coop. Luzzi gli passa al telefono uno degli interessati, il figlioccio di Gaglianone. «Ma tu non sei stato assunto dalla 29 Giugno?», gli chiede Buzzi. «Guardi, da quello che risulta sul contratto sono stato assunto dal 19 novembre al 30 dicembre», chiarisce il ragazzo, «ho solo firmato il contratto ma non ho mai lavorato. Non mi hanno mai chiamato. Non è che si sono comportati bene». «Verifico», si scusa Buzzi. Che poi capito l'errore dei suoi, che avevano proceduto all'assunzione pilotata senza mai convocare il lavoratore, si è sfogato: «Ho fatto una figura di merda».E poi prende coraggio e richiama il capo dell' Astral oper rassicurarlo che entro il giorno dopo regolarizzava tutto: «C'era stato un equivoco. L'avevamo assunto ma non chiamato. Scusami ancora». Adelaide Pierucci © RIPRODUZIONE RISERVATA Otto banche incontrano Fortini «Bene l’andamento dell’Ama» L’INDAGINE «Il pool di 8 banche finanziatrici di Ama SpA ha incontrato il presidente Daniele Fortini, insieme al neo Direttore Generale Alessandro Filippi e agli uffici finanziari dell'azienda. Le banche hanno preso atto dell'andamento economico-finanziario della società nell'anno 2014. Al termine dell'incontro le banche hanno apprezzato i risultati conseguiti, confermato fiducia nel business dell'azienda e si sono dichiarate disponibili a sostenere gli investimenti aziendali per lo sviluppo». L'Ama, dove la cupola faceva grandi affari grazie anche alle entrature con l'ex amministratore delegato Franco Panzironi, arre- Sacrofano, si va verso lo scioglimento LA SPINTARELLA LA TELEFONATA Tommaso Luzzi La decisione stato, invece rischia di vedersi commissariare i singoli appalti non potendo essere commissariata l'intera società perché è una in house. Un’unità della Guardia di Finanza in servizio nell'area Vigilanza contratti dell'Anticorruzione ha acquisito documenti nell'azienda su appalti affidati a cooperative. Come quello sulla raccolta delle foglie. Tre funzionari dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, guidati dal Generale della Guardia di Finanza Francesco Carofiglio, sono stati ricevuti dal presidente di Ama. I funzionari hanno chiesto di acquisire la documentazione relativa ai rapporti tra Ama e alcune cooperative. «Ama si è messa immediatamente a disposizione - si legge in una nota dell'azienda». `Il sindaco Tommaso Luzzi è La villa di Massimo Carminati a Sacrofano accusato di aver collaborato con l’organizzazione di Masismo Carminati e il Comune potrebbe essere sciolto per mafia. Una decisione sollecitata da giorni dall’opposizione, da quando il nome dell’ex consigliere regionale ed ex presidente dell’Astral, è comparso nell’inchiesta. L’opposizione in particolare aveva puntato il dito sulle ultime elezioni sostenendo che Carminati, che abitava proprio a Sacrofano, aveva aiutato Luzzi a scalare il Comune. Un’accusa rigettata con forza dal primo cittadino che anche un paio di giorni fa era passato al contrattacco chiedendo una ispezione al Prefetto e all’Autorità nazionale anticorruzione sugli atti del Comune. «Non è stata mai adottata nessuna delibera a favore delle cooperative legate a Carminati», si era difeso Luzzi. Ma ora, la situazione sembra aggravarsi e lo scioglimento del Comune potrebbe essere imminente.