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ANNO 136- N˚ 339
ITALIA
Edizione Nazionale
Sped. Abb. Post. legge 662/85 art.2/19 Roma
Venerdì 12 Dicembre 2014 • S. Valerico
Commenta le notizie su ILMESSAGGERO.IT
IL GIORNALE DEL MATTINO
La scelta Usa
In Italia il polo
di manutenzione
europea
per i caccia F35
Moda
Gioie sotto l’albero
dalle collane
agli anelli
le novità per Natale
Il talent
Una finale
al fotofinish
nella notte
di X Factor
Pompetti a pag. 15
Franco a pag. 27
A pag. 30
Il costo dei partiti
La politica
deve ripartire
dalle regole
per finanziarla
Alessandro Campi
U
na quota crescente di italiani (probabilmente la
maggioranza, probabilmente per buone e fondate ragioni) non ama la politica, disprezza chi la fa professionalmente e ancor di più
giudica negativamente gli apparati di partito. Lo dimostra
l’astensionismo crescente ad
ogni consultazione elettorale,
giunto a vette siderali in occasione delle recenti amministrative in Emilia Romagna e
Calabria. Lo dimostra il numero decrescente di coloro che si
iscrivono ai partiti o militano
attivamente al loro interno.
Lo confermano i dati, da poco
resi pubblici, relativi alle donazioni volontarie alle forze
politiche effettuate dai cittadini con la dichiarazione dei
redditi del 2014. I contribuenti che si sono avvalsi del meccanismo del 2 per mille, introdotto per legge nel febbraio di
quest’anno in sostituzione dei
rimborsi elettorali a carico
dello Stato, sono stati appena
16.158, per un ammontare di
400.000 euro (metà dei quali
erogati a beneficio del Pd).
I fautori della democrazia a
costo zero, convinti che per fare politica bastino tanto entusiasmo, molta buona volontà
e una connessione a Internet,
potranno sempre obiettare
che quelli stornati dalle tasse
e girati ai partiti sono pur
sempre soldi dello Stato. Anche le erogazioni volontarie
rappresentano dunque una
forma mascherata di finanziamento pubblico: non costano
nulla a coloro che le scelgono,
rappresentano invece una
perdita secca per le casse dell’erario.
Continua a pag. 24
Precettazione, caso nel governo
Oggi sciopero generale. Renzi impone a Lupi il dietrofront sul richiamo al lavoro dei ferrovieri
Riforme, è resa dei conti nel Pd: stop alla segreteria unitaria. Scontro fra Delrio e D’Alema
`
`
Il social fotografico ha 300 milioni di utenti
ROMA Il ministro Lupi ha revocato la precettazione dei lavoratori Fs per lo sciopero generale di oggi: i ferrovieri incroceranno le braccia per 8 ore
ma gli addetti alla circolazione dei treni, e solo loro, ridurranno la protesta di un’ora,
dalle 9 alle 16. A spianare la
strada alla conclusione del
conflitto tra ministero e sindacati, l’intervento del premier
Renzi. Sulle riforme resa dei
conti Pd: stop alla segreteria
unitaria.
Bertoloni Meli, Conti,
Di Branco, Franzese
e Gentili alle pag. 2 e 3
Scure sulla Pa
Tesoro, il 30% dei dirigenti è a rischio
2 bocciature e scatta il licenziamento
Francesco Bisozzi
S
ul capo dei dirigenti pubblici pende una nuova spada di Damocle. È possibile
che per parte di loro, nel giro di qualche anno, il posto di
lavoro venga messo a rischio.
A pag. 13
Mafia a Roma, altri 2 arresti
Il procuratore: «Non è finita»
Arriva la stretta di Palazzo Chigi sulla corruzione. L’altolà di Ncd
`
Così Zuckerberg e Systrom festeggiano su Instagram
Instagram supera Twitter
l’immagine batte la parola
Giovanni Fiorentino
D
a oggi, trecento milioni di bacheche visive fondono pubblico e privato, parlano quasi esclusivamente attraverso
l’immagine fotografica, naturalmente nella sua natura digitale.
Instagram supera Twitter che rimane ferma a circa duecentocinquanta milioni di utenti attivi: si
tratta dell’applicazione gratuita
che permette ad ognuno di noi di
scattare foto, applicare filtri e
condividerle in uno spazio social.
A pag. 29
ROMA Altri due arresti nell’inchiesta Mafia Capitale. Il procuratore Giuseppe Pignatone
ha spiegato alla Commissione
parlamentare Antimafia che
l’indagine non è destinata a
fermarsi. Ha affermato che il
totale dei sequestri eseguiti
dalla Guardia di finanza arriva a 220 milioni di euro: «Ma è
una cifra destinata a crescere», ha detto. E ha aggiunto:
«Ci saranno altre operazioni».
Oggi in consiglio dei ministri
arriva il nuovo pacchetto anticorruzione. Ma sulla prescrizione arriva l’altolà di Ncd.
Barocci, Errante,
Marincola e Menafra
alle pag. 4, 7, 9, 10 e 11
L’intervento
Zone d’influenza
Hanno deturpato
il valore
della solidarietà
Anche Diotallevi
accettava i diktat
di Carminati
Laura Boldrini
Claudia Guasco
D
A
all’inchiesta su Mafia
Capitale sta emergendo
un sodalizio criminale
basato sullo sfruttamento delle persone più fragili rifugiati, richiedenti asilo,
minori stranieri soli.
Continua a pag. 24
Loris, il silenzio del telefonino
nuovi indizi contro la madre
dal nostro inviato
Nino Cirillo
N
CAPRICORNO, AFFARI
FAVORITI DALLE STELLE
Buongiorno, Capricorno!
Arrivano i primi regali di Natale,
spediti da Venere nel vostro
segno - durante il week end in
aspetto con una formidabile
Luna per i vostri affari finanziari.
Non sarebbe male chiudere
subito con situazioni che non vi
soddisfano. Intanto date ascolto
al cuore, lasciatevi rapire da
nuove emozioni. Auguri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’oroscopo a pag. 39
ph.Mauro Puccini
SANTA CROCE CAMERINA
o, Veronica non è crollata.
Né quando le hanno fatto vedere un video di 40 minuti confezionato montando le
immagini catturate dalle telecamere del paese quella mattina un video che la smentisce clamorosamente perché racconta che
Loris a scuola non è mai arrivato. E neppure quando, a sorpresa, le hanno contestato che il suo
cellulare rimase senza copertura, sempre quella mattina, per
dieci interminabili minuti. Fra le
8.49 e le 9.25.
A pag. 17
settant’anni
Ernesto
Diotallevi è sempre sulla cresta dell’onda. E
non ha intenzione di andare in pensione: «Sono
sempre stato uno svelto a fare affari», spiega.
A pag. 9
4
Primo Piano
Venerdì 12 Dicembre 2014
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Stretta sulla corruzione
ma sulla prescrizione
arriva l’altolà di Ncd
Le Monde
«La piovra
e il sacco
di Roma»
Renzi: «Lo sdegno non basta, regole più dure». L’Anm attacca:
basta retorica, riforme vere. E Alfano: «Occhio ai giudici-lumaca»
`
IL CASO
ROMA L’impegno ad aumentare la
pena per la corruzione il premier
Renzi è tornato a ribadirlo con un
tweet: «su 50 mila carcerati, solo
257 per corruzione. Non è serio.
Lo sdegno non basta: in Consiglio
dei ministri regole più dure contro
i corrotti». Ma sul testo che oggi
arriverà a Palazzo Chigi pesano le
forti perplessità del Nuovo centrodestra. Perché, fino alla tarda sera
di ieri, alcuni punti su cui stavano
lavorando i tecnici avevano fatto
venire i mal di pancia agli alfaniani. Con uno stringato disegno di
legge si ipotizza, infatti: 1) l’aumento delle pene per la corruzione non solo nel minimo (da quattro a sei anni) ma probabilmente
anche nel massimo (da otto a dieci); 2) un doppio binario per il calcolo della prescrizione: per i reati
di corruzione e concussione i tempi non sono più calcolati sulla ba-
CENTRISTI CONTRARI
AL DOPPIO BINARIO
PER IL RADDOPPIO
DEI TERMINI
PER I REATI
CONTRO LA PA
se del massimo della pena edittale
aumentata di un quarto, ma raddoppiati come già oggi avviene
per i reati di particolare allarme
sociale (articolo 157 del codice penale) oppure per i recidivi
(art.161). 3) l’estensione ai corrotti
del trattamento già previsto per i
mafiosi: in caso di sproporzione
tra reddito dichiarato e beni posseduti sarà possibile procedere a sequestri e confische, anche per
equivalente 4) meno chance per i
corrotti di accedere al patteggiamento, e comunque la possibilità
di farlo solo dopo aver restituito il
maltolto.
LE PREOCCUPAZIONI
Ma all’interno della maggioranza
Pd e Ncd devono ancora trovare
un punto di mediazione. Innalzare la pena massima della corruzione significa, infatti, aumentare la
prescrizione a 12 anni e mezzo. Se
a questo si aggiunge anche il doppio binario, la soglia si alza fino a
15 anni. La soluzione non piace affatto agli alfaniani. Lo fa intendere
lo stesso Angelino Alfano, ieri a
Bruxelles con Orlando per la conclusione dei lavori Gai sotto la presidenza italiana: «Occhio sui temi
della prescrizione, perché se ci sono dei giudici lumaca, non possono scaricare sul cittadino indagato la loro lentezza. Bisogna sempre bilanciare questi due argo-
menti». E aggiunge: «sulla riformulazione della prescrizione era
stato trovato un accordo all’interno del governo già ad agosto». Ecco, il nodo è proprio questo. Ncd
ritiene «asistematico» il doppio binario per i soli reati contro la pubblica amministrazione. In alternativa, punta a far passare un aumento solo del minimo per la corruzione e sul patteggiamento unitamente alla stretta sui beni sequestrati e confiscati; in cambio darebbe il via libera al ddl sulla riforma del processo, con le norme che
bloccano per due anni la decorrenza della prescrizione dopo la condanna di primo grado e di uno dopo l'appello. Il Guardasigilli, alla
vigilia del Cdm, rassicura: «a prescindere dall’intervento che si farà sulla pena legata alla corruzione ci sarà un intervento che rimodula tutta la prescrizione e quindi
ne allunga i termini per qualunque tipo di reato». L’Anm si affida
a una pagina pagamento sui giornali per ricordare tra l’altro, che
ogni anno vanno in fumo 120mila
processi «per l’assenza di una vera
riforma della prescrizione». E al
premier chiede: basta con la «retorica» delle parole, bisogna passare
ai «fatti». Difficile, come sempre,
far coincidere le tante tessere nel
complicato puzzle della giustizia.
Silvia Barocci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’inchiesta di Le Monde
STAMPA ESTERA
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando
Le quattro misure anti-corruzione
Oggi in Cdm
CARCERE
1
La pena minima
passerà da 4 a 6 anni,
la massima da 8 a 10.
Anche chi patteggia
farà il carcere
CONFISCA BENI
PRESCRIZIONE
4
Si allungano
i tempi di
prescrizione
del reato
2
Sarà molto più semplice
confiscare i beni ai condannati
in via definitiva con norme
severe come quelle per mafia
3
MALTOLTO
Il condannato
dovrà restituire
tutte le somme
incassate dalla corruzione
ANSA
ROMA «Il nuovo sacco di Roma
commesso da due mafiosi»: questo il titolo di un'inchiesta con richiamo in prima pagina pubblicata oggi sul quotidiano francese Le
Monde. «Roma ha i postumi della
sbornia. Si scopre più permeabile
alle infiltrazioni criminali che un
comune di Sicilia», scrive il giornale, aggiungendo: «Tutto è cominciato a fine novembre, con la
caduta di un tandem mafioso:
Massimo Carminati, detto il Nero,
proveniente dall'estrema destra, e
Salvatore Buzzi, un delinquente
diventato celebre per il suo falso
pentimento in prigione». «Insieme - sintetizza Le Monde - hanno
messo a sacco Roma, in una rete
di corruzione che coinvolge fino
all'ex sindaco di destra, Gianni
Alemanno».
Il quotidiano tedesco conservatore Die Welt titolava un lungo reportage martedì: «La mafia abita
accanto a noi». Stesso timore viene sottolineato anche in un articolo dello stesso giorno del quotidiano liberal Sueddeutsche Zeitung,
intitolato «Nella palude romana».
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Primo Piano
Venerdì 12 Dicembre 2014
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Pignatone: l’inchiesta non finisce qui
Il Procuratore capo in audizione in commissione Antimafia `Scambio di favori tra la banda romana e la ’ndrangheta
«A breve arriveranno altre operazioni». Ieri due nuovi arresti Il giallo delle armi fatte sparire prima delle perquisizioni
`
L’INCHIESTA
ROMA Non è che l’inizio. E’ un Giuseppe Pignatone particolarmente
deciso quello che ieri pomeriggio,
accompagnato dal procuratore
aggiunto Michele Prestipino, ha
spiegato alla commissione parlmentare Antimafia, che l’indagine sulla mafia capitale, coi suoi
collegamenti con la politica a tutti
i livelli, non è destinata a fermarsi. Anzi. Quando qualcuno gli
chiede quanti sequestri sono stati
eseguiti dalla Guardia di finanza,
lui spiega che il totale arriva a 220
milioni di euro: «Ma è una cifra
destinata a crescere», chiosa il
procuratore. E aggiunge: «Presto
ci saranno altre operazioni».
Il fenomeno roman-mafioso è
singolare, aggiunge: «A Roma ci
sono una serie di investimenti mafiosi, ci sono alcune associazioni
di tipo mafioso presenti nel territorio» come Cosa Nostra a Ostia o
il clan dei Fasciani già sgominati,
«ma oggi abbiamo fatto un passo
avanti»: «Non c'è un collegamento con la mafia classica: rispecchia in qualche modo la società
romana». È una mafia «originaria
e originale», afferma Pignatone.
LA ’NDRANGHETA
Ieri mattina, a questo originale
quadretto si è aggiunto forse l’ultimo pezzo mancante. Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, vari precedenti penali pesanti, collegati
anche alla cosca Piromalli di Reggio Calabria, ma residenti da tempo nella capitale sono stati arrestati dal Reparto Anticrimine. Sarebbero stati loro a fare da tramite tra Massimo Carminati e Salvatore Buzzi da una parte, e i Mancuso, cosca radicata nel vibonese,
dall'altra. I clan si scambiano semplicemente un favore. Buzzi tra il
2008 e il 2009 ha gestito senza
problemi il Cara Alemia di Cropani Marina. E’ lui stesso a dire che
quell’aiuto era stato prezioso: «Allora io te dico, quando io stavo a
Cropani, scendevo er pomeriggio,
salivo su la mattina e ripartivo er
pomeriggio, parlavo con il prefetto, parlavo con tutti, parlavo con
la ndrangheta... parlavo con tutti.
E poi risalivo su». I Mancuso,
qualche anno dopo, chiedono di
ottenere un appalto per la pulizia
del mercato rionale dell’Esquili-
no. E visto che la famiglia calabrese non può apparire direttamente, manda a Roma Giovanni Campennì, giovane imprenditore «pulito nella legge», anche se a curare
il contatto sono i due calabresi dipendenti della cooperativa, Rotolo e Ruggiero. «Tu sarai il presidente de questa cooperativa de
'ndranghetisti», dice Buzzi al candidato alla presidenza della nuova cooperativa, Santo Stefano.
E quando il presidente, che di
fatto fa il prestanome, osa rimproverare Rotolo urlando «tu sei un
soldato, ubbidisci», Buzzi è costretto a redarguirlo: «Quello è un
’ndrangheta affiliato, se tu gli dici
sei un mio soldato... lui il generale
non ce l’ha qui a Roma, si offende.
Non puoi dire al Calabrese affiliato alla ’ndrangheta ”sugnu soldato” è un’offesa gravissima».
LE ARMI SPARITE
Ieri, durante la discussione davanti al tribunale del Riesame sul ricorso di Massimo Carminati, del
suo braccio armato Riccardo Brugia e altre quattro persone, i pm
romani hanno depositato i verbali di sequestro delle perquisizioni
fatte al momento degli arresti.
Che indicano le armi trovate ma
anche i nascondigli lasciati vuoti.
Nell’elenco c’è la katana che Carminati teneva in bella mostra in
soggiorno, la stessa con cui, stando ad una intercettazione del
commercialista Marco Iannilli
avrebbe potuto minacciare Lorenzo Cola se non avesse pagato tutti
i suoi debiti. Secondo il pentito
Roberto Grilli, che molto ha raccontato dell’organizzazione, «il
gruppo facente capo a Carminati si legge nell’ordinanza di ieri - era
un punto di riferimento per l’acquisizione di armi da parte di altri
gruppi e organizzazioni criminali». Uno dei loro, avrebbe spiegato
il Nero, riusciva a ”ripulire” l’origine delle armi facendo emettere
«false fatture tramite i diretti ”forintori” che si recavano spesso in
vacanza a Cortina, dove era possibile ”fare tutte le fatture del mondo”». Eppure, Makarov, Uzi e pistole mancano ancora all’appello
degli investigatori: il nascondiglio
nella legnaia dietro la casa di Riccardo Brugia, il giorno degli arresti era già completamente vuoto.
Sara Menafra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA BANDA
Nella fotografia grande un
momento dell’arresto di
Massimo Carminati. Qui
sopra una katana e un coltello
sequestrati al clan
Cantone: incredibile contaminazione degli uffici
IL COMMISSARIO
ROMA «Non immaginavo un sistema di incancrenimento di alcuni
uffici così profondo». Il caso mafia Capitale ha turbato anche Raffaele Cantone. Il presidente dell'
Autorità anticorruzione ne ha
parlato ieri sottolineando che «l'
inchiesta rileva l'esistenza di un'
organizzazione autoctona molto
pericolosa». Il magistrato si è però detto d'accordo con le parole
del prefetto Pecoraro allontandando la rappresentazione di Roma città in preda alla mafia. «Io
non penso sia così» ha tagliato
corto Cantone che si è espresso
anche sul possibile scioglimento
del Comune. «La legge - ha frenato - prevede che lo scioglimento si
possa fare per mafia, non per corruzione. A questa norma, però, è
anche sempre stata data un'interpretazione in senso ampio. Ma è
Melandri: «Bravo sospeso da ogni incarico
Human è sempre stata una casa di vetro»
LA REAZIONE
ROMA «Sono addolorata e furiosa per il modo in cui è stato accostato Human alle vicende, a
noi del tutto estranee, di una
persona indagata. Come ben
sapete Human è sempre stata
ed è una casa di vetro e dunque
ci sarebbe ben poco da aggiungere; tuttavia, avendo io una responsabilità diretta e personale nella fondazione da me ideata, fondata e presieduta, non
mi sottraggo certo al dovere di
raccontare a chi generosamente si impegna in essa o a chi ne
segue le attività ciò che sta accadendo in queste ore».
tion Giving and Innovating per
la quale ha svolto il suo ruolo
di commercialista in maniera
ineccepibile. Non potevo conoscere le sue attività al di fuori
di Human.
LA LETTERA
Così in una lettera a soci e fondatori la presidente di Human
Giovanna Melandri dopo la
pubblicazione dei verbali.
«Bravo è il mio commercialista
da un po’ di anni - aggiunge -.
Quello che posso dire è che la
sua esperienza nata in anni di
assistenza a fondazioni operanti nel campo del sociale è stata
preziosa quando decidemmo
di costituire Human Founda-
Giovanna Melandri
IL MESSAGGIO
DELLA PRESIDENTE
DELLA FONDAZIONE
AI SOCI: «NOI
NON C’ENTRIAMO
CON MAFIA CAPITALE»
Alle prime notizie che lo riguardavano, che ci hanno
sconcertato e turbato, ho convocato immediatamente il consiglio direttivo della Fondazione che lo ha sospeso da ogni incarico. Ho formalizzato a Bravo tutto in una lettera alla quale sono seguite le sue dimissioni e l'aggiornamento del nostro sito con le cariche aggiornate. Ribadisco ai soci e ai sostenitori che Human deve alla
trasparenza, al rigore scientifico e operativo delle sue attività,
la credibilità e l'autorevolezza
che hanno portato la fondazione ad affermarsi a livello internazionale nel settore dell'impresa e finanza sociale, e che ci
hanno anche consentito di partecipare alla Task Force del G8
sulla finanza ad impatto sociale».
Melandri garantisce che farà
«di tutto, in tutte le sedi, per difendere l'onorabilità e la reputazione di un progetto straordinario fiorito in pochi anni. Siamo certi che la magistratura
adempirà in modo ineccepibile al proprio dovere accertando le responsabilità di chi ha
sbagliato».
stata anche pensata soprattutto
per comuni piccoli: solo in un caso è stata applicata ad un capoluogo di provincia, e cioè Reggio
Calabria». Cantone ha parlato delle contromisure necessarie per
combattere i reati spiegando che
«oltre ad aumentare le pene, sarebbe utile e necessario un intervento sulla prescrizione». E infatti, in relazione agli interventi contro la corruzione che il governo
dovrebbe varare quest’oggi, il presidente dell'Autority ha avvertito
che «nel 2005, con la ex Cirielli, è
stata approvata sulla prescrizione una delle leggi peggiori che, se
ha reso imprescrittibili i reati di
mafia, ha però inciso pesantemente sui reati dei colletti bianchi». In chiave anti-corruzione,
Cantone ha anche auspicato una
estensione dell’efficacia delle norme sulle intercettazioni. «Si tratta di una delle leggi antimafia che
andrebbe immediatamente appli-
cata anche ai reati di corruzione ha detto il commissario - perchè,
anche se obiettivamente sono meno garantiste, in questa situazione serve uno strumento più forte».
IL RATING
Intanto l’anticorruzione, in collaborazione con l’Antitrust, ha rilanciato il bollino blu per le aziende: un meccanismo introdotto
nel 2012 per agevolare chi opera
nel solco della legge e rendere più
difficile l'accesso alle gare di soggetti e imprese «opache». Al bollino le aziende potranno accedere
su base volontaria. Spetterà poi a
una commissione formata dalle
due Authority, di Confindustria e
del ministero della Giustizia, verificare i requisiti e applicare il rating: da una a tre stelle a seconda
del grado di adesione alla legge
Michele Di Branco
Raffaele Cantone
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Primo Piano
Venerdì 12 Dicembre 2014
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Anche Diotallevi si piegava a Carminati
`L’ex boss della banda della Magliana costretto a sottostare `La spartizione di Roma: la città suddivisa in zone di influenza
alle regole del “Cecato”: vietata ogni invasione di territorio controllate da gruppi criminali e dalle organizzazioni mafiose
I LEGAMI
ROMA A settant’anni Ernesto Diotallevi è sempre sulla cresta dell’onda. Da uomo che si è fatto da
solo, cominciando da ragazzino
come facchino al mercato, non
ha intenzione di andare in pensione: «Sono sempre stato uno
svelto a fare affari, perché metto
in contatto persone diverse con
interessi convergenti», spiega.
Nello specifico se stesso con
Massimo Carminati, il padrone
del mondo di mezzo. Con una regola ferrea: mai sconfinare nel
territorio d’influenza del Cecato,
al quale si guarda bene di pestare i piedi. Il potere dell’ex Nar è
tale da intimidire anche un personaggio amico di Pippo Calò,
esponente di Cosa nostra condannato a due ergastoli, in onore
del quale si dice che abbia battezzato suo figlio Mario.
QUARTIER GENERALE
La giornata di Carminati, come
emerge dalle carte dell’inchiesta, è scandita da appuntamenti
e incontri che si svolgono a bordo della sua Audi A1, al bar Vigna Stelluti, nei pressi del negozio di abbigliamento della moglie (il Blu Marlyn) e del distribu-
ERNESTO PARLA CON IL
FIGLIO: «TI AMMAZZO
MA COME TI È VENUTO
IN MENTE DI PRENDERE
APPUNTAMENTO
AL BAR EUCLIDE»
tore Eni di Corso Francia, ovvero
l’area in cui esercita il controllo.
Da questa zona Diotallevi resta
rispettosamente a distanza e si
adira con il figlio che un giorno,
peccando d’ingenuità, sconfina
nel terreno di Carminati rischiando di creare un incidente
diplomatico: il 28 dicembre 2012
i due sono a bordo della Panda
del boss indicato dagli investigatori come referente di Cosa nostra nella Capitale e Leonardo
annuncia al padre di avere «preso appuntamento con Alessandro Floris al bar Euclide». Cioè
una delle basi strategiche di Carminati. Sbotta Ernesto Diotallevi: «No... no... io ti ammazzo a te,
ma come c...o ti è venuto di venì a
piglià appuntamento...». E ancora: «Non ci siamo visti giù apposta a corso Francia...». La rabbia
del boss ha una ragione strategica: «No, sai perché lo dico patà?
Eh... lo dico a mio svantaggio,
perché lui adesso penserà che mi
sto a avvicinà a Pulcini e che magari sto a fà gli affari con lui...
no?». Carminati è un partner che
Diotallevi non può permettersi
di perdere. I figli Mario ed Ernesto, rilevano i Ros, sono «la facciata pulita nell’ambito delle
strategie d’impresa», richieste di
finanziamenti e mutui, fidejussioni, acquisizioni e cessioni di
società, immobili. Nel retrobottega ci sono le manovre di Carminati e Diotallevi «per il controllo
dell’avanzamento dei lavori di
un cantiere edile» a Riano, 19 villette a schiera in via Monte Marino, e «altri obiettivi comuni» che
non possono essere compromessi da improvvide invasioni di
campo. Tra l’altro il «sor Erne-
L’arresto di Massimo Carminati
La chiesa
La Cei: un politico corrotto è eversivo
Un «politico corrotto» è «più
eversivo» di chi fa antipolitica in
maniera onesta. Lo dice alla
Radio Vaticana mons. Giancarlo
Maria Bregantini, arcivescovo di
Campobasso Bojano e presidente
della Commissione Cei per gli
affari sociali e il lavoro.
«Corruzione e antipolitica, alla
fine, sono il medesimo risultato
triste di un fenomeno di
mancanza di etica all'interno
della politica», dice Bregantini,
commentando le parole del
presidente Napolitano su Mafia
Capitale. «Credo che occorrano
molte mani: ecco il punto nodale
- sottolinea mons. Bregantini -.
Dobbiamo fare un'economia
dove le decisioni non siano prese
da pochi in stanze oscure, ma che
siano trasparenti. Ci devono
essere organi di controllo, la
partecipazione della base. È il
buio che crea la corruzione o
l'antipolitica». «Però - aggiunge -,
c'è anche una fortissima
reazione morale che c'è stata, ad
esempio, dopo la questione di
Roma: ha dimostrato che c'è una
società sana, che non si
rassegna».
sto» è una persona che attira l’attenzione degli investigatori. «E
te pareva, cominciamo la giornata così. Er sor Ernesto, uno che
dovrebbe sta’ un po’ nascosto»,
sbotta Carminati quando si imbatte in Leonardo al bar Euclide.
SPARTIZIONE DI ROMA
Carminati riceve solo su appuntamento, sempre organizzato
dal suo braccio destro Riccardo
Brugia. Il Cecato è molto prudente - «non racconta mai niente a
nessuno», riferiscono i suoi uomini - e anche un boss dello spessore di Diotallevi deve rispettare
la trafila. Il 25 settembre 2012 ottiene la revoca dei domiciliari, il
primo ottobre accompagnato
dai figli incontra Carminati in
corso Francia. Nel territorio del
Cecato, ma solo con il suo permesso. A Roma gli investigatori
hanno identificato nove macro
zone nelle quali gruppi criminali
e organizzazioni mafiose si dividono le attività. Le principali sono quattro, a est della città c’è Michele Senese detto ”o Pazzo”, cresciuto con la camorra e ora in
proprio, i Casamonica dominano tra Anagnina e Tuscolano e
trafficano con la droga ai Castelli, mentre i fratelli Fasciani controllano i quartieri a sud-ovest.
Carminati è a nord e nessuno osa
varcare il confine. «Un bravo ragazzo», lo dipinge Diotallevi. Magari un po’ impulsivo, «ti può
tranquillamente dire “te strozzo,
t’ammazzo”, ma poi finisce lì».
Claudia Guasco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Venerdì 12 Dicembre 2014
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«Buzzi pagava anche
l’affitto alla fondazione
di Alemanno: è a secco»
Scoperta dal Ros la contabilità segreta del re delle coop
Il ruolo di Panzironi e le pressanti richieste al mediatore
`
L’INCHIESTA
ROMA L’affitto della Fondazione
Nuova Italia, presieduta da Gianni Alemanno, lo pagava la holding criminale. Massimo Carminati dava il suo assenso esplicito
e i soldi venivano annotati dal ragioniere del re delle coop. Il riscontro incrociato tra le intercettazioni e il secondo libro nero sequestrato a Paolo Di Ninno, contabile per conto di Salvatore Buzzi, sarebbe l’ulteriore conferma
delle accuse della procura. Nuovi elementi, emersi dopo le perquisizioni del 2 dicembre e contenuti in una nuova informativa
dei carabinieri del Ros, che i pm
Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e
Luca Tescaroli hanno depositato ieri, al Tribunale del Riesame.
I militari hanno anche calcolato i versamenti delle coop di
Salvatore Buzzi alla Fondazione, quelli registrati. Scrivono i
militari: «Franco Panzironi (ex
ad di Ama ndr) da un lato riceveva regolarmente illecite dazioni
di denaro, anche successivamente alla scadenza del mandato della sua giunta amministrativa di
riferimento, dall’altro otteneva
finanziamenti per la Fondazione Nuova Italia, organismo il cui
presidente era lo stesso Gianni
Alemanno». Le pagine del libro
mastro, sequestrato a di Ninno,
dimostrano che il ragioniere,
per conto di Buzzi, tenesse una
contabilità parallela ancor più
precisa e dettagliata rispetto a
quella riportata nel ”libro nero”
delle tangenti custodito dalla se-
FOTOGRAFATI
DAI CARABINIERI
GLI INCONTRI
CON L’IPOTETICO
PASSAGGIO
DEI CONTANTI
Gli scatti
gretaria Nadia Cerrito. La donna
che tra l’altro ha ammesso, davanti al gip e ai pm, di avere preparato buste con i contanti.
L’AFFITTO
Il borsello sembra pieno
Buzzi nel corso di uno dei
pedinamenti: si vede l’uomo
andare ad un appuntamento
con Panzironi con un borsello.
«È pieno», dicono i carabinieri.
Dopo sembra svuotato
Dopo essersi incontrato con
Panzironi, annotano i
carabinieri, Buzzi si allontana
e il borsello sembra non
contenere più nulla.
Panzironi si allontana
In questa fotografia
Panzironi, dopo aver
incontrato Buzzi, si allontana
mettendo una mano in tasca.
È il 28 luglio 2014 quando Buzzi
parla con la sua segretaria e le
dice: «So’ stato da Panzironi,
m’ha chiamato perché dice che
non c’anno più nemmeno i soldi
per l’affitto alla Fondazione Nuova Italia..siccome noi poi gli dobbiamo dà 25mila euro ..lui si ricorda sempre tutto, è una cosa..è
un fenomeno». Nadia risponde
«15, guarda a noi ce conviene se
li mandiamo alla Nuova Italia,
tu li carichi sull’Eur, però facciamo 3 Eriches (una cooperativa
ndr) e 10 Formula sociale (un’altra coop) come possiamo fa?». Il
25 agosto Buzzi ne parla anche
con Massimo Carminati. «Il Panza non s’era scordato nulla», dice. E Carminati replica: «Immaginavo..il Tanche, il Tanche c’ha
una memoria di ferro, amico
mio». Il re delle coop continua:
«Però allora siccome la Fondazione lì stà a morì de fame, non
c’ha nemmeno più i soldi pe’
pagà l’affitto..so mesi che non
pagano l’affitto m’ha detto se gli
giriamo 15 sulla fondazione per
pagare l’affitto». Il Nero è d’accordo: «Ve bene...va benissimo..è pure giusto. Va bene, va
bene, sì sì». Il libro mastro di Paolo Di Ninno, sequestrato dal
Ros dei carabinieri, conferma. I
militari riportano i conti del ragioniere e il prospetto dell’agenda al 31 luglio 2014. ”Primi riscontri”, scrivono. Nella pagina,
oltre alle entrate e alle uscite, si
legge un appunto manoscritto:
«15mila T. o F.P». (Tanca o Franco Panzironi annotano i militari). L’informativa del Ros contiene anche il prospetto dei versamenti da parte delle coop di Buzzi alla Fondazione di Alemanno:
265 mila euro versati tra gennaio 2012 e settembre scorso, quando Nuova Italia chiude. Assegni
INSIEME Franco Panzironi, a destra, con Salvatore Buzzi
Boss in manette
“Cosa nostra” Italia-Usa
preso Ciccio l’americano
«Ciccio l'americano» è uomo dei
Gambino, famiglia della cupola
newyorkese, ed era stato
mandato in Italia a riscuotere
un debito vecchio di 30 anni: 120
milioni di lire dati in prestito nel
1983 a un imprenditore lucano,
Lorenzo Marsilio
(amministratore della
«Sudelettra» di Matera), di cui
ora i padrini chiedono la
restituzione «con gli interessi».
Ma, a parere degli investigatori
che hanno condotto l'inchiesta
«Underboss», appare più come
un possibile «grimaldello» per
infiltrarsi nelle attività
imprenditoriali del Sud Italia.
Così assieme a lui, fermato a
New York, sono finiti in manette
altri sette tra Italia e Stati Uniti.
che vanno da 60mila a 5mila euro.
LO SPONSOR POLITICO
Il 10 ottobre scorso nel suo ufficio Buzzi spiega come funziona
il sistema e il ruolo svolto da
Panzironi durante la giunta Alemanno. Un uomo, che non è stato identificato, chiede al re delle
coop se potranno entrare in
un’associazione di imprese per
partecipare a una gara o un subappalto. Buzzi risponde: «Se
c’hai lo sponsor politico entri, se
non c’hai lo sponsor politico non
entri da nessuna parte ormai».
«DEVI TROVARE
PER FORZA UNO
SPONSOR POLITICO
TANTO IN CONSIGLIO
COMUNALE I SOLDI
LI PRENDONO TUTTI»
Buzzi aggiunge poi: «Devi trovare sempre un consigliere comunale che ti porta, che lo paghi e
che ti porta. Tutto il consiglio comunale piglia i soldi».
I PEDINAMENTI
Agli atti ci sono anche i pedinamenti e le immagini degli incontri tra Buzzi e Panzironi. Appuntamenti che seguono alle telefonate intercettate dai militari durante le quali il re delle coop e
l’ex ad del’Ama hanno preso accordi sulle cifre e le mazzette e le
successive conversazioni in cui,
lo stesso Buzzi, chiede alla segretaria quanti soldi abbiano in cassa e quanto possano consegnare. Il giorno dell’appuntamento
all’Eur il 2 maggio 2013, Buzzi arriva con un borsello pieno e, dopo avere incrociato Panzironi, lo
porta via vuoto. Almeno secondo la relazione di servizio dei militari.
Valentina Errante
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Appalti sull’emergenza dei rifugiati
il pressing della banda sul Comune
I VERBALI
ROMA Mai o quasi mai, al telefono
direttamente col sindaco. Ma
dalle intercettazioni depositate
agli atti dell’inchiesta sulla Mafia capitale, ci si mette poco a capire che, secondo gli inquirenti,
un canale diretto collegava Massimo Carminati e il Campidoglio,
non è chiaro se tramite un filo diretto o attraverso l’allora capo di
gabinetto Antonio Lucarelli. Le
telefonate che coinvolgono direttamente l’ex sindaco di Roma indagato per associazione mafiosa
Gianni Alemanno sono pochissime. Il riferimento al contatto costante tra Alemanno e il gruppo
ora in carcere con l’accusa di
aver fondato la nuova mafia capitale, è ad esempio in una informativa depositata il 4 febbraio
2013, in cui si parla delle pressioni da parte delle cooperative di
Buzzi e soci per accaparrarsi gli
appalti. A chiamare Buzzi è Claudio Turella, capo del servizio
giardini del comune, trovato con
570mila euro in contanti in casa.
E si parla di una linea speciale.
Turella: «Salvato’ ciao»; Buzzi:
«Bello, dimmi»; Turella: «Stai
sempre, stai sempre al telefono
con Alemanno, te possino ammazzatti a te e lui (ride)». Un paio di giorni dopo, il Ros annota
che i contatti sono indiretti. C’è
da discutere un passaggio delicato perché le cooperative di Buzzi
e Carminati vogliono acquisire
maggiori quote di gestione delle
emergenze su rifugiati e minori
non accompagnati. Su questi ultimi, per legge, il volere del primo cittadino è decisivo. A discutere con la prefettura sarà il Sindaco, accompagnato dal capo
del Dipartimento Politiche Sociali Angelo Scozzafava, ora indagato per associazione e delinquere
e corruzione.
DIGLI DI PREMERE
Lucarelli: «C’ho un po’ di problemi qua.... c’ho Buzzi fuori la porta, c’ho un po’ di rifugiati»; Scozzafava: «Che dicono?»; Lucarelli:
«Senti due cose. Noi andiamo dal
prefetto oggi col sindaco per il discorso dei fondi»; Scozzafava:
«Dì al sindaco che più che sui rifugiati deve puntare sui mino-
ri».Lucarelli: «I minori»; Scozzafava: «Che devono passare in gestione a loro, lui deve puntare sul
fatto che...» Lucarelli: «Mandami un dato dei minori, quanti so i
minori? Quanto abbiamo speso
l’anno scorso?».
IL CANALE DIRETTO
Ma che i rapporti col sindaco siano diretti, lo racconta anche Salvatore Buzzi in un’altra intercettazione, stavolta con Giovanni
Campennì, uomo di fiducia della
ndrangheta nelle cooperative
controllate da Carminati. Buzzi:
«Dopo l’accordo con Alemanno
bisognava rifà un altro accordo.... non è che tu con Alemanno
tu ce puoi parlà de soldi... de ste
cose... non è cosa»; Campennì:
IL PREFETTO
PECORARO SPIEGA
IL SUO INCONTRO
CON BUZZI:
«L’HO RICEVUTO
PER DIRGLI DI NO»
Pm Palermo
Stato Mafia, chiesti
9 anni per Mannino
Lo definiscono il motore
primo, l'istigatore del patto
scellerato che pezzi dello Stato
avrebbero stretto con i boss
negli anni del tritolo mafioso.
L'input a intavolare il dialogo
con il nemico l'avrebbe dato
lui, Calogero Mannino,
parlamentare Dc, tre volte
ministro. Certo, dopo
l'assassinio di Salvo Lima, di
essere il primo nella lista degli
obiettivi di Cosa nostra. Un
ruolo importante nella
trattativa, quello tratteggiato
dai pm di Palermo, che per
Mannino hanno chiesto la
condanna a 9 anni di carcere:
13 anni e 6 mesi scontati di un
terzo per la scelta del rito
abbreviato. E’ il processo
stralcio sulla trattativa
Stato-mafia: il principale è
ancora in fase di istruttoria
dibattimentale.
IL BUSINESS Il centro di accoglienza per rifugiati a Mineo, in Sicilia
«Quelli ieri sera sono stati indelicati»; Buzzi: «Allora praticamente bisognava parlà col suo capo
segreteria, un padre eterno». Il
riferimento, spiegano i carabinieri del Ros, è a Lucarelli. Buzzi:
«Allora chiamo Massimo e faccio ”guarda che qui c’ho difficoltà a farmi fa’ i trecentomila euro”, me fa ”me richiami”, c’ha il
telefono, su quel telefono parla
solo lui, me fa dice ”vai alle tre li
tranquillo”, aho alle tre meno
cinque scende dice, ”ho parlato
con Massimo, tutto a posto domani vai”». La spiegazione di
Buzzi collega questo rapporto alle prime indagini sulle trame ne-
re nell’economia romana. Buzzi:
«C’hanno paura de lui, c’hanno
paura che cazzo devono fare
qua»; Campennì: «Gliene ha lavati di panni»; Buzzi: «No tutta roba no... quella storia di Finmeccanica.... perché il fatto che tu vai
da uno come lui per portà i soldi... in giro, sei sicuro che se ferma a lui, che lui non parla eh...».
Ieri intanto, il prefetto Giuseppe Pecoraro ha spiegato: «Buzzi
io lo ricevo e sapendo perché veniva da me ho detto di no, perché
non avevo bisogno delle cose che
mi voleva proporre».
Sara Menafra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
11
Primo Piano
Venerdì 12 Dicembre 2014
www.ilmessaggero.it
IL CASO
Il senatore dem
ROMA Sarà il partito dei non-intercettati, di chi uscirà incolume
dall’informativa dei Ros che ha
colpito e affondato una parte del
Pd romano. O dei diversamente-intercettati, sani e salvi anche
se non è finita e mezzo Campidoglio è ancora con il fiato sospeso.
Matteo Orfini ha la cura, una cura da cavallo: «Dobbiamo parlare con gli 8 mila iscritti ai circa
100 circoli, dobbiamo incrociare
i dati e leggere che c’è qualcosa
che non va se in un circolo si sono iscritti in 100 nello stesso
giorno. Con i tesserati faremo
dei colloqui politici perché magari molte persone non sanno
nemmeno di essere iscritte».
Due mesi di tempo per ridisegnare il partito.
È la certificazione, controfirmata dal commissario del Pd romano, che il partito liquido soffre di un male oscuro. Che dopo i
signori delle tessere sono arrivati «i padroni di circoli». Finite le
elezioni, congressuali, primarie
o parlamentarie, si sono portati
via le chiavi. Ed eccoli i circoli
fantasmi, chiusi tutto l’anno
(tranne un giorno), la moltiplicazione delle tessere, i nomadi di
via Candoni arruolati per pochi
euro. Accuse di brogli, transumanza, triplo salto mortale da
una corrente. Scrive Morassut
che da ex segretario, il partito romano lo conosce bene: «Da troppi anni la politica è stata espulsa
dalle nostre stanze, sostituita
dalle tribù e per troppo tempo la
battaglia di cha ha segnalato e
documentato distorsioni è stata
sottovalutata e persino combattuta».
TERAPIA D’URTO
Orfini ha chiesto e ottenuto
che la terapia d’urto venga affidata all’ex ministro Fabrizio
Barca che questo lavoro lo aveva
cominciato per proprio conto e
senza che nessuno gliel’avesse
chiesto. Un viaggio in l’Italia per
raccontare quello che restava
della sinistra e del Pd. E in tempi
non sospetti: mentre 11 milioni e
231 mila italiani consegnavano
MICCOLI: IN QUESTI
GIORNI TRA I NOSTRI
C’È CHI DICE
CHE SE NON SEI
STATO INTERCETTATO
NON CONTI NULLA
Il Pd a Roma
ISCRITTI
2009
27.000
2013
16.000
2014
9.000
Circoli
100 (più i circoli aziendali)
Costo della tessera
20 euro
I RISULTATI ELETTORALI
Politiche 2013
28,67%
31,61%
Comunali 2013
26,26%
Regionali 2013
32,28%
Europee 2014
43,07%
Pd, il business delle tessere
Orfini: due mesi per ripulire
Per ogni iscrizione solo 5 euro andavano al partito, gli altri 15 reinvestiti in nuove
adesioni. Le sezioni non erano tenute a rendicontare. Sedi aperte un giorno l’anno
`
le chiavi di palazzo Chigi a Matteo Renzi ma solo uno su 110 aveva in tasca la tessera del partito.
La tessera costa 20 euro, 5 vanno alla federazione, 15 restano in
tasca al circolo. E se il circolo,
come spesso accade, è un comitato elettorale mascherato, vengono riciclati per cooptare un
nuovo iscritto. Comanda chi ha
le chiavi e gestisce il blocchetto
delle tessere. Per non parlare
delle anomalie delle iscrizioni
online.
Ora dunque sarà lui, Fabrizio
Barca, a ridisegnare la piantina
«a costruire una mappatura dei
circoli romani». L’uomo dei contro-saperi, del catoblatismo, che
ha fatto del suo linguaggio per
alcuni grigio e astruso la metafora del suo manifesto. Proverà a
ricostruire il partito, a spiegare
«come si sta insieme e in alcuni
casi a segnalare quei circoli che
sono già un’eccelenza». Morassut, ex assessore all’Urbanistica
ai tempi di Veltroni, che il il tesseramento venga rifatto «da cima a fondo», che «l’assemblea
cittadina venga sciolta per indire indire un nuovo congresso».
Parole che valgono per Roma,
dove ora si parla di mafia, ma
anche per l’Italia dove la pantomina dei «congressi finti» e dei
confronti «finiti 100 a zero» dura
ormai da troppo tempo.
Impresa mica da poco. Fino a
qualche giorno fa nelle poche sedi che non hanno blindato al saracinesca si discuteva del problema opposto. Di come arrestare l’emorragia d’iscritti, meno di
100 mila in tutta Italia. Magro
bottino per chi aspira al partito
della nazione. Ed ecco che invece all’improvviso ci si accorge di
qualcosa che sapevano tutti.
Che a guidare la locomotiva elettorale sono sempre gli stessi, i
capicorrente: Umberto Marroni, Claudio Mancini, Massimiliano Valeriani. Marco Di Stefano,
finito nel ciclone degli affitti
d’oro della Regione Lazio, aveva
fama di ras ma in realtà controllava una piccola percentuale di
circoli. E quando cercò una donna-candidato per andare in ticket e garantire la quota rosa nessuna si disse disponibile. «Mi
trattarono come un corpo estraneo», si lamentava. Pensava di
essere fuorigioco, 23esimo con
2700 preferenze e premeva per
essere ripecascato.
Primarie, congressi, parlamentarie. Uno schema che si ripete. Mauro Miccoli, segretario
romano dal dicembre del 2010
all’aprile del 2013, lo ammette,
«abbiamo trasferito troppo potere agli amministratori e indebolito il partito. Da segretario contavo poco, alle primarie ho preso poco di più di 4000 voti, meno di Giachetti e anche dello
stesso Morassut. Un’altra prova? Nelle 70 mila e 300 pagine
dell’informativa dei Ros, quella
in cui Carminati e Buzzi vengono intercettati, il mio nome non
esce una sola volta. Qualcosa
vorrà pure dire o no?».
E già. Perché «se in quell’informativa non ci sei - è la battuta
che circola - se il tuo nome non
spunta in nessuna intercettazioni allora vuol dire che non conti
un c.... « un paradosso ma è cosi,
l’ho sentito dire», riprende Miccoli, che da segretario ha gestito
un congresso e le primarie prima di dimettersi per «incompatibilità» prima di approdare alla
Camera. Nel 2009 ci fu il boom:
27 mila iscritti. «Ci portavamo
dietro i vecchi diesse ma gli abbiamo persi strada facendo,
adesso dobbiamo ripartire».
Claudio Marincola
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Margiotta condannato
in appello si sospende
Il senatore del Pd Salvatore
Margiotta si è auto-sospeso da
parlamentare. «Ho subito
un'ingiustizia di cui non riesco
a farmi una ragione - ha
spiegato la sua decisione combatterò, ricorrerò in
Cassazione e sono certo che in
quella sede farò valere le mie
ragioni. Ma nel frattempo, a
tutela del mio partito, che amo
e per il quale ho sempre
lavorato, mi autosospendo dal
Pd e da ogni carica, dal gruppo
dei Senatori dei democratici,
nonché da vicepresidente e
componente della
Commissione di Vigilanza Rai».
Il capogruppo Pd in Senato ha
espresso il suo apprezzamento
per la scelta di Margiotta.
Cronacadi Roma
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Venerdì 12
Dicembre 2014
12ºC 2ºC
Il Sole Sorge 7.27 Tramonta 16.39
La Luna Sorge 22.34 Cala 11.10
Gli uffici della Cronaca sono aperti dalle 11 alle 20, via del Tritone, 152, 00187 Roma T 06/4720224 - 06/4720228 F 06/4720446
Weekend
Tour del Ghetto
tra arte e sapori
in attesa che arrivi
l’ora del panettone
Bollicine
La Roma brinda
a Villa Miani
ora la festa
è Magica
L’evento
Dj set e tweet
con i vip
la collezione
è social
Dente e Larcan alle pag 58-59
Arnaldi a pag. 57
Pisa a pag. 57
Marinelli:
«Sono indagata
per un permesso
di 11 anni fa»
`Marino sceglie Alfonso Sabella come assessore alla Legalità. L’opposizione: «Demagogia»
Comune, un pm nella giunta
Il sindaco rinuncia alla scorta. Il dossier: la corruzione costa alla città 650 milioni l’anno
`
A vigilare sugli appalti di Roma
ci sarà un supermagistrato. Alfonso Sabella, ex sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo di Gian Carlo Caselli, si occuperà delle nuove deleghe su legalità, trasparenza e appalti nella giunta capitolina. Mentre dall’opposizione di centrodestra arrivano critiche («solo demagogia»), il sindaco Ignazio Marino
spiega il suo «no» alla scorta:
«Credo sia meglio che quegli uomini vengano utilizzati per le periferie e sul territorio».
Rossi a pag. 42
La crisi
Eur Spa, pericolo
dissesto: arriva
un commissario
Eur Spa rischia il dissesto e
ha chiesto di accedere al concordato al Tribunale. Più debiti che crediti per la società
dove Riccardo Mancini era
amministratore delegato.
Mozzetti a pag. 43
L'assessore capitolino alla cultura Giovanna Marinelli è indagata con l’ipotesi di reato di
abuso d'ufficio nell’inchiesta
sul Circolo degli artisti. Nel
2003 Marinelli, in veste di direttore del Dipartimento Cultura del Comune, ha firmato
per il Circolo la licenza temporanea per il pubblico spettacolo. Ed ora gli inquirenti vogliono accertare se la pratica sia
stata firmata in assenza di requisiti o meno visto che l'immobile di via Casilina Vecchia
avrebbe presentato delle irregolarità urbanistiche. «Sarà
tutto chiarito. Resto al lavoro», ha dichiarato l'assessore.
Pierucci a pag. 51
Nuovi orari
e più corse
per i treni
dei pendolari
Appalti, c’è il rischio
commissariamento
Stop alla gara Ater
`Pecoraro: «Controlli sulle assegnazioni»
Bloccato il bando per l’edilizia pubblica
Gli appalti pubblici della città potrebbero essere interamente
commissariati. Ad avanzare
l’ipotesi è il prefetto Giuseppe Pecoraro, ascoltato ieri dalla commissione parlamentare antimafia, proprio nel giorno in cui anche l’Ater di Roma si aggiunge
agli enti della Capitale che decidono di bloccare gare per scongiurare qualsiasi tipo di ingerenza illecita: stop a un bando da 25
milioni per l’edilizia residenziale pubblica. Alla Pisana si punta
forte sulla trasparenza: stop a
tutti i bandi a rischio, come l’appalto per il Recup.
a pag. 43
La mappa
Così la Cupola
si spartiva la città
Dai salotti di Vigna Clara allo spaccio sul litorale fino
all’usura a Montespaccato.
La cupola di Mafia Capitale
guidata da Massimo Carminati abbracciava tutta la città. «Nella Capitale c'è posto
per tutti» diceva nel suo delirio d'onnipotenza.
Allegri a pag. 47
Nel mercato controllato dal clan
«La mafia romana ci fa paura»
«Al mercato dell’Esquilino non andiamo più da
mesi, è sporco e non è sicuro». I residenti del rione estromessi dagli storici banchi preferiscono
andare fino a Testaccio. La pulizia del mercato di
via Filippo Turati era curata dalla cooperativa
Santo Stefano al centro delle indagini dei rapporti tra Mafia capitale e ’ndrangheta.
Bogliolo a pag. 45
Maria Lombardi
Opera d’arte o panino, nel nome del selfie
Era bello quando in discoteca
si andava per rimorchiare
e non per ammazzarsi di selfie
da scaricare su Facebook
@p_episcopo
E
ccoci! Siamo qui, ai Musei Vaticani, e l'amico con i riccioli di
marmo alle nostre spalle è Laocoonte. Sorriso e flash. Il selfie
con il sacerdote di Apollo. Le tre
ragazze postano all'istante l'autoscatto mitologico, è stata una bella
fatica. Per conquistarlo hanno fatto almeno due ore di fila, sopportato spintoni e ressa, pazientato a pochi passi dalla scultura. Non si
hanno più di trenta secondi da de-
dicare allo strazio del troiano divorato dai serpenti marini con i figli,
la folla spinge e trascina avanti. Le
ragazze arrivano davanti a Laocoonte e invece di guardarlo gli voltano le spalle per guardare se stesse
sullo schermo. E per fortuna nella
cappella Sistina sono vietati scatti
e flash altrimenti immaginate le
pose spericolate per un selfie con
Dio. La propria faccia al posto del
volto dipinto da Michelangelo per
rappresentare l'umanità e il dito
che sfiora quello del Creatore. Ma
chi ci crediamo di essere? Sempre
e solo noi in primo piano, davanti a
un panino come a un'opera d'arte,
il mondo ci fa da sfondo. Onnipre-
senti e prepotenti, narcisi e bambini, perennemente inquadrati, qualcosa vorrà dire. Lo psicologo ed
economista americano Dan Ariely
spiega così la mania dell'autoscatto: i selfie ci fanno sentire meno
precari e soli, ci si stringe per entrare tutti nello schermo, è l'esaltazione del condividere, e in tempi di
crisi dà sollievo. In più è esteticamente democratico, non importa
come si viene ma catturare l'attimo. Boh, sarà. Magari, qualche piccola accortezza, la prossima volta
stringiamoci all'amico e lasciamo
in pace Laocoonte.
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Treni più frequenti per il Leonardo Express che collega la
Capitale all'aeroporto di Fiumicino. Tra le novità messe in
campo dalla Regione Lazio
per i pendolari ci sono prolungamenti strategici nelle tratte,
aumenti delle corse, con la
riorganizzazione degli orari, e
soprattutto più carrozze nei
convogli, da e per Roma.
Larcan a pag. 53
45
Venerdì 12 Dicembre 2014
www.ilmessaggero.it
Cronaca di Roma
Esquilino, mercato degli affari sporchi
`La cooperativa di Buzzi gestiva la pulizia di tutti i banchi
`La ditta “Santo Stefano” a fine giornata sistemava gli stand
I residenti accusano: «Troppo degrado, non ci andiamo più» «Negli ultimi mesi erano dei fantasmi, non si sono mai visti»
IL FOCUS
Di spalle curve che trascinano
buste della spesa se ne vedono
poche. Di cartelli con scritte
strampalate («salmmone afumicato») è pieno zeppo, insieme a
tanta sporcizia. I residenti l’hanno ribattezzata «la fuga dal curry», da quel mercato toccato dalla ’ndrangheta che non parla più
romano ormai da tempo. «Al
mercato dell’Esquilino noi residenti non andiamo più» borbotta
Giuseppina Storte, settant’anni
sulle spalle: «Perché è sporco, da
mesi qualcosa era cambiato, noi
residenti ce ne siamo accorti, ma
mai avremmo immaginato le mani di Mafia Capitale e della ’ndrangheta anche sul mercato». Il
nuovo filone dell’inchiesta parla
infatti dei collegamenti con la
onlus denominata cooperativa
Santo Stefano creata secondo
l’accusa da Salvatore Buzzi per
gestire la pulizia dello storico
mercato di via Filippo Turati trasferito nel 2001 da piazza Vittorio
nell’ex caserma Pepe.
«OMERTÀ»
«Qui va tutto bene e pure se fosse
c’è un'omertà da mafia, altro che
da ’ndrangheta... » borbotta uno
dei pochi commercianti italiani
dei 133 stand che affollano la
struttura. Loro, gli operatori della cooperativa Santo Stefano appaiono e scompaiono velocemente tra i corridoi dei banchi: «Noi
non sappiamo niente, speriamo
solo di non perdere il lavoro».
SPORCIZIA
Una squadra di sei persone che
lavora a turnazione dalle 5 alle 16
e che si dovrebbe occupare di ripulire il mercato e gestire anche
la manutenzione dei banchi. «Ma
sono dei fantasmi, chi l’ha mai visti?» dice Nicola Tripodi presidente dell’associazione dei residenti Rioni Esquilino e Monti.
Scopetta in mano, tuta arancione, nessuna scritta stampata sulla divisa, ieri non era facile trovarli. Sgusciavano via dai banchi,
sono riapparsi solo poco prima
delle 15 quando il mercato chiude e dovrebbe attivarsi la task force per riconsegnare l’area pulita
per l’apertura della mattina successiva. «Negli ultimi mesi la si-
tuazione è peggiorata tra i banchi dell’Esquilino - aggiunge Tripodi - i fantomatici operatori finiscono di pulire molto tardi e poi
sono pochissimi, la situazione
più critica è quella vicino ai banchi di pesce e poi ci sono i rifiuti
ammassati all’aperto, i marciapiedi sporchissimi coperti da
uno strato di unto». I banchi sono gestiti al 90 per cento da stranieri.. Tra i pochissimi italiani c’è
chi si preoccupa per la pulizia nei
prossimi giorni. «Ma verrà qualcuno a pulire dopo quello che si è
scoperto?».
L’emergenza
Sui bandi del Municipio
riunione straordinaria
LA PROTESTA
Sporcizia che ha spinto molti residenti ad andare addirittura fino al mercato di Testaccio. «Vivo
da decenni all’Esquilino e ho dovuto rinunciare ad andare al mercato - aggiunge Tripodi - noi residenti non ci fidiamo più, la Cooperativa 29 giugno (quella al centro dell’inchiesta Mafia capitale
n.d.r.) era la stessa che aveva il
compito di pulire i giardini di
piazza Vittorio, e tutti sanno come sono ridotti». Sporcizia, degrado, spaccio di droga, un’area
verde «che non è consigliabile attraversare quando cala la sera e
scatta il coprifuoco» dicono le
mamme. La stessa che giorni fa è
stata teatro di un’aggressione ai
danni di un gruppo di carabinieri. Tripodi insieme ad altri cittadini è sceso in piazza proprio ieri
pomeriggio per denunciare la
stato di illegalità nel quartiere
Esquilino. Sempre ieri è scattato
un blitz nell’area del mercato con
ispettori del lavoro e agenti di polizia del commissariato Esquilino contro l’abusivismo dilagante
e i lavoratori in nero dei banchi
del mercato.«Il problema non sono gli stranieri, ma la mafia che
c’è a Roma» dice una ragazza
etiope.
Laura Bogliolo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TUTTI I BOX SONO
GESTITI DA STRANIERI:
«MA IL PROBLEMA
NON SONO LORO,
È LA CRIMINALITÀ
ITALIANA»
Il mercato Esquilino
(TOIATI/BARSOUM), Nicola
Tripodi e operatori
coop (TOIATI/RIZZO)
Occhi puntati sulle cooperative
che per anni hanno gestito il
territorio dell’Esquilino. C’era
la onlus cooperativa Santo
Stefano che gestiva la pulizia
del mercato di via Filippo
Turati. Ma anche tante altre
riconducibili a Salvatore Buzzi.
Oggi alle 12 si riunirà la
Commissione trasparenza del I
Municipio diretta dal
consigliere Luigi Servilio. «Il
tema della riunione sarà
proprio quello dei bandi gestiti
dalle cooperative sociali che
hanno operato sul territorio,
legate a Salvatore Buzzi, tra cui
Formula sociale - fa sapere
Stefano Tozzi, capogruppo di
FdI - La cura dei giardini della
storica piazza Vittorio era ad
esempio affidata proprio alla
Cooperativa 29 giugno».
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«Sei un soldato: zitto e ubbidisci»
LE INTERCETTAZIONI
Portare rispetto, restare in silenzio e non osare riprendere in nessun modo Rocco Rotolo, arrestato
ieri dal Ros con l'accusa di essere
un referente della 'ndrangheta nei
rapporti con Mafia Capitale. Salvatore Buzzi, braccio imprenditoriale di Massimo Carminati, avverte i
suoi uomini che gravitano intorno
alla Cooperativa 29 giugno al centro delle indagini, li redarguisce
per come hanno osato trattare Rotolo che secondo gli inquirenti veniva rispettato anche da Massimo
Carminati. «Quello è un ‘ndrangheta, affiliato, se tu gli dici sei un
mio soldato, … lui il generale l’ha,
il generale non cè l’ha qui a Roma,
se offende, non so se me capisci».
Così Salvatore Buzzi definisce Rotolo parlando con una delle persone che gestisce la cooperativa 29
giugno, che secondo gli investigatori era stato individuato da Buzzi
per gestire insieme ad altri la coo-
chiamano Buzzi. Il 26 agosto l’incontro chiarificatore nella sede
della Cooperativa 29 giugno in via
Pomona tra Buzzi e i suoi collaboratori.
perativa Santo Stefano alla quale
venne affidata la pulizia del mercato Esquilino di via Filippo Turati. Parole forti pronunciate nella
sede di via Pomona il 26 agosto
scorso, che cercano di mettere in
riga tutti perché Rotolo è un uomo
a cui bisogna portare rispetto, al
quale bisogna parlare «con i dovuti modi».
«SUGNU SOLDATO»
LO SCREZIO
Le parole di Buzzi, spiegano gli inquirenti, fanno riferimento a uno
screzio avvenuto tra il calabrese
Rotolo e uno degli uomini di Buzzi, reo di aver rimproverato Rotolo per alcuni problemi con le attività della Cooperativa 29 giugno.
«Qui c’è un altro compagno che
me dice che ce sta’ qualche problema, ma io sono sicuro che i problemi non ce devono sta’…» dice il collaboratore di Buzzi il 19 giugno a
Rotolo appellandolo «…tu sei un
soldato… ubbidisci». Rotolo non ci
sta, considera quelle parole un’offesa e contatta i suoi che alla fine
Salvatore Buzzi presidente
della Cooperativa 29 giugno al
centro delle indagini
SALVATORE BUZZI
RIPRENDE I SUOI
PARLANDO DEL CALABRESE
«QUELLO È UN AFFILIATO
BISOGNA PARLARGLI
CON I DOVUTI MODI»
«Quello è un 'ndrangheta, affiliato» dice Buzzi riferendosi a Rotolo. «Ma qui stiamo a parla’ de lavoro… e lui deve ave’ lo stesso rispetto che io porto a lui» ribatte il suo
collaboratore. Il presidente della
29 giugno allora diventa ancora
più chiaro e cita Carminati. «Gli
parli con i dovuti modi hai visto
pure Massimo che è Massimo, gli
parli tranquillo», dice Buzzi. E ancora: «Non puoi dire al Calabrese
affiliato alla ‘ndrangheta sugnu
soldato, è un offesa gravissima».
Buzzi spiega quindi ai suoi anche
le mosse per il futuro, in caso di
screzi con Rotolo. «Se tu ci hai dei
problemi con questo - dice - tu me
chiami a me e ci parlo io».
L. Bog.
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Venerdì 12 Dicembre 2014
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Cronaca di Roma
IL VIAGGIO
Dai salotti di Ponte Milvio fino alle borgate di Montespaccato, al
nome del re Carminati chiunque
si zittiva e rispondeva con un cenno di rispetto. La cupola di Mafia
Capitale abbracciava tutta la città.
E il Cecato, che si era autoproclamato sovrano e aveva scelto di dominare Roma Nord, teneva lo
scettro ben stretto in pugno, ma
accettava di spartire il suo regno
con gli altri boss della malavita.
Perché Cariminati, nel suo delirio
d'onnipotenza, sapeva che «nella
Capitale c'è posto per tutti», come
annotano i carabinieri in un'informativa. Meglio non pestarsi i piedi a vicenda. Meglio mantenere
buoni rapporti, e tessere una tela
di favori, appoggi e influenze.
CLAN SENESE
Se l'ex Nar aveva il suo quartier
generale in zona Vigna Clara e
Corso Francia, e dettava legge a
nord del Tevere, accettava però di
lasciare spazio agli uomini del
suo amico Michele Senese, più noto come “'O pazzo” per le innumerevoli perizie che gli hanno evitato il carcere per anni, ma che non
l'hanno salvato da una recente
condanna all'ergastolo per omicidio. Il clan Senese controlla i quartieri orientali e la fascia a sud-est
della città. Ma ha messo piede anche a Ponte Milvio, dove dirige
due "batterie di rapinatori". Una,
quella dei "napoletani", è capitanata da Fabrizio Piscitelli, il Diabolik capo ultrà della curva laziale, finito in manette lo scorso anno per traffico internazionale.
L'altra, quella degli "albanesi", è
guidata da Orial Kolaj, detto "il Pugile", e Adrian Coman e Arben Zogu, detto "Riccardino". Per loro,
Carminati e i suoi sodali portano
rispetto. Tanto che, quando gli albanesi vengono arrestati nel 2012,
Brugia discute col Cecato delle
prove accumulate nei loro confronti: «Associazione mafiosa gli
hanno dato...». «Hanno commesso qualche danno, ma non sono
cose nostre», taglia corto Carminati.
CASAMONICA E 'O CURTO
Nella rete mafiosa della Capitale,
c'è spazio anche per i Casamonica, che comandano a sud-est, tra
l'Anagnina, la Romanina e il quar-
Da ponte Milvio ai Castelli
così il clan si spartì la città
La Cupola di Carminati abbracciava `I salotti di Vigna Clara e lo spaccio
interi quartieri: «Qui c’è posto per tutti» sul litorale per recuperare gli incassi
`
La mappa degli affari
GIOVANNI DE CARLO
Domina la zona di Ponte Milvio,
ha interessi anche sul mercato
rionale dei Parioli
e in un pub a piazza Cavour
CLAN SENESE
Controlla quartieri orientali
e fascia a Sud-Est della città.
Controlla anche le “batterie
dei rapinatori” in zona Ponte
Milvio
FRANCO GAMBACURTA
Paragonato a Riina, fa affari
a Montespaccato. Detto
“O Curto di Montespaccato”
À DEL
Stazione
Termini
ERNESTO DIOTALLEVI
Testaccio e Trastevere,
all’epoca della Magliana.
Con Carminati ha in ballo
un affare immobiliare per
la realizzazione di una serie
di unità abitative a Riano,
in via Monte Marino
Aeroporto
di Ciampino
CLAN CASAMONICA
Tra Anagnina e Tuscolano
e fanno affari di droga nella
zona dei Castelli e nel litorale
a nord di Roma.
Base alla Romanina
Il libro «Roma Nord»
«Soldi facili tra il Fleming e i Parioli»
Quel romanzo che sa di instant book
Movida a ponte Milvio
I SENESE CONTROLLANO
IL QUADRO ORIENTALE
E LA FASCIA SUD-EST
A NORD INVECE
GESTIVANO LA BATTERIA
DEI RAPINATORI
Soldi - molti - che si muovono
rapidamente. Contatti facili con
la politica ma anche con il
mondo della droga. Questo il
tessuto della «contea dorata» di
Fleming e Parioli, raccontato
nel romanzo “Roma Nord” di
Elena Guerri dall'Oro (Palombi),
presentato ieri a Palazzo
Venezia. Un libro maturato in
due anni, che sembra un instant
book, vista l'attualità dei temi e,
soprattutto, del clima che
rimanda subito allo scandalo
della mafia romana. D'altronde,
basta muoversi tra le strade del
Fleming per ripercorrere, quasi
di palazzo in palazzo, gli arresti
degli ultimi giorni. Chi vive nella
zona sapeva, forse non nei
dettagli, ma comunque sentiva
qualcosa di strano. «È un'area in
cui vive gente danarosa - spiega
l'autrice - che si muove a livelli
alti e ha contatti spontanei con i
politici. Nessuno stupore per
l'accaduto. Qui si è scoperto di
tutto, dai boss di mala alle baby
squillo. Mi chiedo cosa succeda
in altri quartieri». La cronaca,
però, ora punta l'indice sulle
zone che il libro racconta tra
politici corrotti, giovani violenti
ed escort.
V. Arn.
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La zona della Romanina
DIOTALLEVI, EX BOSS
DELLA MAGLIANA,
ORGANIZZA INCONTRI
CON IMPRENDITORI
AL BAR
DI PIAZZA EUCLIDE
tiere Tuscolano, e fanno soldi con
lo spaccio ai Castelli e nel litorale.
Il re Nero ci tiene a non fare sgambetti, tanto che il capoclan Luciano Casamonica è al soldo dell'ex
Nar: il Cecato l'ha inserito in una
cooperativa di Salvatore Buzzi
per tenere sotto controllo il campo nomadi di Castel Romano. Carminati lo definisce «mediatore
culturale» e gli stacca assegni da
20 mila euro al mese. La borgata
di Montespaccato, tra via di Boccea e via Aurelia, a ridosso del
Raccordo, è invece il territorio di
"'O Curto", che gli investigatori
identificano in Franco Gambacurta. Carminati e Brugia lo paragonano addirittura al capomafia Riina. E il Cecato si compiace perché,
al suo cospetto, anche "'O Curto"
avrebbe portato rispetto. Gli avevano chiesto di intercedere per un
debito accumulato presso la famiglia Lacopo, del clan Carminati. E
Gambacurta avrebbe declinato
l'invito, rispondendo al suo protetto: «C'è Carminati? Senti daglieli i soldi....».
DIOTALLEVI
E poi, a Roma, c'è ancora posto anche per Ernesto Diotallevi, ex
boss della Magliana, che all'epoca
della banda spadroneggiava tra
Testaccio e Trastevere ed era diventato una leggenda. Anche un
pezzo grosso come lui, però, di
fronte al sovrano piega il capo. Ha
concordato con il Cecato di non
farsi vedere in giro insieme, forse
per non attirare l'attenzione delle
forze dell'ordine. E quando suo figlio Leonardo organizza un incontro con un imprenditore in un bar
a piazza Euclide, Diotallevi perde
la testa, perché è zona di Carminati: «No io ti ammazzo a te! - dice al
figlio, ascoltato dai microfoni del
Ros - ma come ti è venuto in mente! Questo penserà che faccio affari con i suoi!». Nella mappa della
mafia Capitale ci sono pertugi anche per gli astri nascenti. Come
Giovanni De Carlo, che Diotallevi
definisce «suo erede». È un boss
della zona Nord, ed è così agguerrito da aver osato discutere col re
Nero: hanno avuto uno screzio
per questioni di soldi. Amante della bella vita e frequentatore dei salotti vip, bazzica nella zona di
Ponte Milvio, ma ha interessi anche ai Parioli e a piazza Cavour.
Michela Allegri
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MINISTERO DIFESA
ESTRATTO DI AVVISO
DI APPALTO AGGIUDICATO
Rubrica di Gare, Aste, Appalti e Sentenze
Milano Tel. 02757091 Fax 0275709244
Napoli Tel. 0812473111 Fax 0812473220
Roma Tel. 06377081 Fax 0637708415
1) Ente Appaltante: Aeroporti di Roma S.p.A. - Via
dellʼAeroporto di Fiumicino n. 320 - 00054 - Fiumicino
(RM) - https://vendor.i-faber.com/adr.
2) Appalto di conduzione, manutenzione ordinaria e lavori
di manutenzione straordinaria impianti di BHS/HBS
Aeroporto "Leonardo da Vinci" – Fiumicino C.I.G. n.
577891712C.
3) Importo biennale complessivo dell'appalto, pari a
20.156.000,00 Euro, è così articolato:
- importo biennale "a base dʼasta" di Euro 12.928.000,00
per le attività di conduzione e manutenzione ordinaria;
- importo di Euro 7.000.000,00 a disposizione per i lavori di
manutenzione straordinaria, importo non soggetto a ribasso dʼasta ;
- Importo "a corpo" di Euro 228.000,00 per compensare gli
oneri connessi agli adempimenti in materia di sicurezza,
importo non soggetto a ribasso dʼasta.
4) Aggiudicatario: ATI costituenda Selex ES S.p.A. –
Siemens Postal, Parcel & Airport Logistics S.r.l., c/o Selex
ES S.p.A. Piazza Monte Grappa 4, 00195 Roma - Via
Nomentana 134 c.a.p. 00162, con un ribasso convenzionale offerto pari a 10,445%
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è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica
Italiana 5^ Serie Speciale n. 142 del 12/12/2014
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Acquisti
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n. 163/06 sarà pubblicato sulla 5^ Serie Speciale della
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strumenti elettronici ai sensi degli artt. 74 e 77 del D.Linteressate dovranno preventivamente e obbligatoriamente registrarsi e completare l’abilitazione al portale
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DI
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PIAZZA DELLA MARINA , 4 – 00196 ROMA
AVVISO DI ESITO DI GARA
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b) del del D.Lgs. 12.04.2006, n. 163, e ss.mm.ii. ha
aggiudicato, con procedura negoziata senza previa
pubblicazione di gara, l’appalto relativo al servizio
di formazione linguistica per il personale della Marina Militare e per il Corpo delle Capitanerie di Porto (CIG: 59012032C5), importo Euro 836.489,23
(I.V.A. esente). L’aggiudicazione è stata effettuata,
in data 08/10/2014, in favore della società Istituto
Tecnico Orion s.r.l., Via Pansini Legnami, 16, 70056
Molfetta (BA). Informazioni al riguardo potranno
essere richieste all’Ufficio Contratti tel. n. 06 3680
6121/5522/5420, fax 0636803366, e-mail [email protected].
D’ORDINE
IL CAPO UFFICIO CONTRATTI
(C.V. Corrado PALMERI)
del 26/01/2015 secondo le modalità indicate nel Capiwww.poste.it e www.posteprocurement.it.
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IL RESPONSABILE ACQUISTI
Dott. Manlio CAPORALI
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Venerdì 12 Dicembre 2014
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Cronaca di Roma
«Assumete quei quattro di Luzzi»
`L’ex presidente di Astral aveva chiesto a Salvatore Buzzi
`Nessuno ha avuto il lavoro nonostante i contratti firmati
di trovare un lavoro agli amici nella cooperativa 29 Giugno Tra i «segnalati» anche un protetto di Massimo Carminati
L'INCHIESTA
Convocato, assunto e mai chiamato al lavoro. Risultato: lasciato senza stipendio. Non sempre
la macchina dei raccomandati,
messa in moto dagli indagati di
Mafia Capitale per trovare lavoro a decine di figli di politici e di
funzionari corrotti ha funzionato. In un caso, ma clamoroso (e
subito rimediato), infatti, ha fatto una cilecca, che ha fatto andar
su di giri anche il capo, il boss
Massimo Carminati, e costretto
il suo braccio destro economico,
il patron delle coop Salvatore
Buzzi, a dire di «aver fatto una figura di m...».
Era il gennaio 2013. Buzzi era
stato incaricato di occuparsi dei
«quattro di Tommaso» o in alternativa «i quattro di Astral». Ossia di piazzare al lavoro quattro
personaggi segnalati in blocco
da Tommaso Luzzi, allora presidente di Astral (azienda al 100
per cento della Regione Lazio
con competenza sulle strade), e
in corsa per fare il sindaco nel
suo paese Sacrofano, terra di
Carminati. Ma qualcosa va storto. Uno dei segnalati nonostante
un contratto firmato nero su
bianco con la coop 29 Giugno di
Salvatore Buzzi (ora sequestrata
nell'ambito della maxi-inchiesta) non è mai stato convocato in
ufficio. Un’offesa. Il segnalato,
però, non era un protetto qualunque, ma il figlio della compagna di Maurizio Gaglianone,
amico fidato di Massimo Carmi-
nati, ma anche di Buzzi, e di Luzzi, sempre pronto a mettersi a disposizione negli affari dell’associazione.
I FATTI RISALGONO
AL 2013
IL MANCATO IMPIEGO
DEL FIGLIOCCIO
AVEVA FATTO INFURIARE
IL BOSS
È per questo che Tommaso Luzzi, come provano le intercettazioni del Ros dei carabinieri, per
risolvere la questione dei quattro, chi assunto per un paio di
mesi e chi per niente convocato,
fa scendere in campo il fidato Fabrizio Franco Testa, ex indagato
Enav (ora arrestato come tutti gli
altri per la mafia di Roma, tranne Luzzi solo iscritto nel registro). Testa chiama Buzzi: «Ti ricordi dei quattro di Tommaso?
Famosi?». «Si», è la risposta.
«Mettiti in moto. Non li hanno
ancora chiamati». Buzzi si informa subito: «Sull'Astral dovevamo prendere quattro persone
che ci hanno segnalato. Ma non
abbiamo ancora preso nessuno.
Che è successo?». La fidata segretaria risponde: «Erano sei, tutto
a posto». Allora Buzzi risponde a
Testa con un sms: «Report. 6 segnalati, 4 assunti, 1 rinunciato, 1
inadeguato. Poi ti mando i nomi.
Bacioni». Apriti cielo. Sorge il
dubbio che siano stati assunti altri, visto che quelli della lista
Astral erano solo quattro. Testa
allora chiama direttamente Felice C., il responsabile dell'ufficio
delle attività interne di Astral.
«Ma quanti erano 4 o 6?». La risposta: «Appena arrivo in ufficio
ti mando per sms i nominativi».
Ma neanche con i quattro nomi
in mano la situazione si sblocca.
Risultano assunti, al lavoro.
«Oh, ma che vogliono questi?» si
chiede Buzzi.
Allora si attiva direttamente Luzzi. «Presidente, dimmi», gli risponde l'uomo delle coop. Luzzi
gli passa al telefono uno degli interessati, il figlioccio di Gaglianone. «Ma tu non sei stato assunto
dalla 29 Giugno?», gli chiede
Buzzi. «Guardi, da quello che risulta sul contratto sono stato assunto dal 19 novembre al 30 dicembre», chiarisce il ragazzo,
«ho solo firmato il contratto ma
non ho mai lavorato. Non mi
hanno mai chiamato. Non è che
si sono comportati bene». «Verifico», si scusa Buzzi. Che poi capito l'errore dei suoi, che avevano proceduto all'assunzione pilotata senza mai convocare il lavoratore, si è sfogato: «Ho fatto una
figura di merda».E poi prende coraggio e richiama il capo dell'
Astral oper rassicurarlo che entro il giorno dopo regolarizzava
tutto: «C'era stato un equivoco.
L'avevamo assunto ma non chiamato. Scusami ancora».
Adelaide Pierucci
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Otto banche incontrano Fortini
«Bene l’andamento dell’Ama»
L’INDAGINE
«Il pool di 8 banche finanziatrici
di Ama SpA ha incontrato il presidente Daniele Fortini, insieme
al neo Direttore Generale Alessandro Filippi e agli uffici finanziari dell'azienda. Le banche hanno preso atto dell'andamento
economico-finanziario della società nell'anno 2014. Al termine
dell'incontro le banche hanno apprezzato i risultati conseguiti,
confermato fiducia nel business
dell'azienda e si sono dichiarate
disponibili a sostenere gli investimenti aziendali per lo sviluppo».
L'Ama, dove la cupola faceva
grandi affari grazie anche alle entrature con l'ex amministratore
delegato Franco Panzironi, arre-
Sacrofano, si va verso lo scioglimento
LA SPINTARELLA
LA TELEFONATA
Tommaso Luzzi
La decisione
stato, invece rischia di vedersi
commissariare i singoli appalti
non potendo essere commissariata l'intera società perché è una
in house. Un’unità della Guardia
di Finanza in servizio nell'area
Vigilanza contratti dell'Anticorruzione ha acquisito documenti
nell'azienda su appalti affidati a
cooperative. Come quello sulla
raccolta delle foglie. Tre funzionari dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, guidati dal Generale
della Guardia di Finanza Francesco Carofiglio, sono stati ricevuti
dal presidente di Ama. I funzionari hanno chiesto di acquisire la
documentazione relativa ai rapporti tra Ama e alcune cooperative. «Ama si è messa immediatamente a disposizione - si legge in
una nota dell'azienda».
`Il sindaco Tommaso Luzzi è
La villa di Massimo Carminati a Sacrofano
accusato di aver collaborato con
l’organizzazione di Masismo
Carminati e il Comune potrebbe
essere sciolto per mafia. Una
decisione sollecitata da giorni
dall’opposizione, da quando il
nome dell’ex consigliere
regionale ed ex presidente
dell’Astral, è comparso
nell’inchiesta. L’opposizione in
particolare aveva puntato il dito
sulle ultime elezioni sostenendo
che Carminati, che abitava
proprio a Sacrofano, aveva
aiutato Luzzi a scalare il
Comune. Un’accusa rigettata
con forza dal primo cittadino
che anche un paio di giorni fa
era passato al contrattacco
chiedendo una ispezione al
Prefetto e all’Autorità nazionale
anticorruzione sugli atti del
Comune. «Non è stata mai
adottata nessuna delibera a
favore delle cooperative legate a
Carminati», si era difeso Luzzi.
Ma ora, la situazione sembra
aggravarsi e lo scioglimento del
Comune potrebbe essere
imminente.
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Precettazione, caso nel governo