La crisi economica In Italia e nel Mondo interpella la vita religiosa Luciano Venturini Università Cattolica del Sacro Cuore Dipartimento di Economia internazionale, delle istituzioni e dello sviluppo Roma, 9 maggio 2009 Globalizzazione, crisi finanziaria e Paesi poveri Il processo di globalizzazione Globalizzazione e paesi poveri Debolezza istituzioni globali Fondamentalismo di mercato I ricchi diventano sempre più ricchi e i più poveri restano poveri La crisi economica e finanziaria Cause e conseguenze della crisi Il processo di globalizzazione La definizione di globalizzazione nel linguaggio degli economisti: crescente apertura e integrazione dei sistemi economici nazionali e tendenza verso una economia sempre più globalmente integrata Le determinanti del fenomeno: tecnologia e politiche tecnologie di trasporto e comunicazione politiche di apertura e liberalizzazione commerciale. Globalizzazione: i benefici efficienza allocativa, produttiva e dinamica apertura al commercio internazionale e crescita economica specializzazione secondo i vantaggi comparati e ‘torta’ del PIL dimensione del mercato ed economie di scala maggiore intensità della competizione ed efficienza allocativa efficienza dinamica e crescita endogena le interazioni sociali legate al commercio e alle catene di offerta globali favoriscono conoscenza e pace, accrescono il capitale sociale (fiducia) Problemi, rischi e costi Opportunità per tutti dalla globalizzazione? trade? i fatti e le percezioni. Il dibattito teorico. Visioni di ‘lasciar fare’ e visioni critiche benefici e costi non egualmente distribuiti guadagni e benefici per i paesi in via di sviluppo non solo benefici e non per tutti nei paesi sviluppati, specializzazione e costi di aggiustamento, vulnerabilità a shock esogeni il problema dei paesi più poveri Globalizzazione e paesi poveri L’evidenza empirica non mostra un aumento della disuguaglianza globale ma i paesi più poveri, generalmente, non riescono a cogliere le opportunità offerte dal commercio internazionale e rimangono poveri Il risultato è che la disuguaglianza, se non aumenta, rimane drammaticamente elevata, povertà assoluta (= fame) per circa 1 miliardo di persone La maggio parte dei Paesi non è in grado di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs) fissati per il 2015: per i paesi più poveri è evidente l’esigenza di un maggior impegno della comunità internazionale Mezzi insufficienti per raggiungere gli obiettivi, gli aiuti aumentati solo di poco nel periodo 2000-2006 Governance della globalizzazione Inadeguata per assenza e/o debolezza delle istituzioi globali Istituzioni per il mercato Istituzioni di regolazione Istituzioni di legittimazione Fondamentalismo di mercato e neo-liberismo il ‘Consenso di Washington’ come fondamentalismo di mercato Keynes aveva decretato la fine del “lasciar fare” con monetarismo, Nuova Macroeconomia Classica, economia dell’offerta, public choice riaffermazione negli anni ’70 e ’80 di visioni neo-liberiste forti. Scuola di public choice: i governi e le agenzie pubbliche sono soggetti alla ‘cattura’ dei gruppi di interesse decisioni pubbliche influenzate da tali interessi (fallimenti dello stato) visione riduttiva dei fallimenti del mercato ed elevata propensione a cogliere i fallimenti dello stato i problemi vengono dallo Stato, il mercato è la soluzione nozione di ‘stato minimo’. Istituzioni di governance Le economie dei paesi sviluppati sono economie miste o ‘economie sociali di mercato’ non sono economie di ‘laissez faire’ Il quadro istituzionale è articolato e ben organizzato regolazione del sistema finanziario Istruzione e ricerca politiche industriali e ambientali politiche regionali, sistemi di welfare La crisi finanziaria la crisi finanziaria è scoppiata negli Stati Uniti e si è estesa a tutti i paesi avanzati, grande velocità di propagazione della crisi finanziaria e rapido deterioramento dell’economia reale sequenza recente molto chiara: bolla immobiliare → crisi mutui subprime → crisi finanziaria → credit crunch e peggioramento aspettative → taglio dei piani di investimento → rallentamento della crescita → ulteriore riduzione domanda aggregata privata → recessione recessione globale: 3.8% il declino annualizzato del PIL negli Stati Uniti nel 4° trimestre 2008, previsione di ulteriore forte caduta nel trimestre corrente; in tutti i paesi sviluppati forti riduzioni del PIL nel 4° trimestre 2008 e nel 1° trimestre 2009 forte rallentamento della crescita in Cina e altri paesi emergenti Cosa succederà? le misure di emergenza infine adottate hanno evitato un completo congelamento della liquidità e impedito la implosione (meltdown) del sistema finanziario ma la crisi finanziaria non è finita e potrebbe anche aggravarsi ed estendersi a paesi finora relativamente meno coinvolti grande incertezza: difficile prevedere quando i mercati finanziari si stabilizzeranno e la severità della recessione/depressione Gli scenari possibili - A A. Scenario ottimistico: una crisi normale una recessione di routine come ce ne sono state tante, la crisi finanziaria è globale ma sappiamo cosa fare per attenuarne l’impatto sull’economia reale la crisi finanziaria non si aggrava e l’impatto sulla economia reale non è né severo né prolungato il PIL diminuisce solo nel 2009 ma verso fine 2009-inizio 2010 inizia una ripresa piuttosto robusta Gli scenari possibili - B B. Scenario intermedio: una crisi con pochi precedenti instabilità finanziaria continua perché gli eccessi richiedono tempo per essere smaltiti e la ripresa non sarà immediata per la prima volta dagli anni ‘30 i cicli sono sincronizzati, la recessione è globale e colpisce anche l'Asia, la Cina e altri emergenti rallentano sensibilmente nessuna locomotiva, la recessione prosegue per (quasi) due anni (2009 e 2010), una vera ripresa solo verso fine 2010-inizio 2011 Gli scenari possibili - C C. Scenario catastrofico: una crisi senza precedenti la crisi finanziaria non si risolve ma si aggrava, situazione patrimoniale del sistema bancario ulteriormente compromessa dalle perdite causate dalla recessione, credit crunch drastico, aspettative di deflazione, rischio protezionismo impatto drammatico su economia reale, recessione lunga e molto profonda, (lunga) depressione dimensione globale della crisi, enorme peso assunto dai mercati finanziari, deflazione e protezionismo: la crisi potrebbe risultare anche peggiore del benchmark (la Grande Depressione degli anni ’30) non sapevamo cosa fare? In situazioni più o meno normali sì ma di fronte a problemi e rischi inediti, economisti come i generali? Com’è potuto accadere? (1) le cause immediate sono chiare: bolla speculativa nel mercato immobiliare statunitense e default dei mutui subprime le vere cause: i nuovi prodotti dell’ingegneria finanziaria, l’assenza di una appropriata regolazione del nuovo sistema finanziario, aggiramento dei vincoli regolatori da parte degli intermediari finanziari Securitisation crea l’illusione di ‘mettere in sicurezza’ i prestiti spalmando il rischio di insolvenza e riducendo l’esposizione al rischio di ciascun agente individuale, si riducono gli incentivi a valutare correttamente il merito di credito del borrower originale per sfruttare al massimo le opportunità offerte dai nuovi strumenti finanziari, le banche creano nuove strutture ad hoc fuori-bilancio (Special Investment Vehicles, SIVs) liberandosi delle regole prudenziali Com’è potuto accadere? (2) una macchina per scommesse imprudenti: maggiori rischi per migliori rendimenti, uso eccessivo della leva finanziaria, illusoria fiducia nei nuovi strumenti finanziari, un elevato rischio aggregato impossibile da attenuare attraverso la diversificazione una interpretazione fuorviante: la politica monetaria di bassi tassi di interesse di Greenspan, lo status quasi-pubblico di Fannie Mae e Freddie Mac (e le pressioni esercitate dal Congresso per facilitare la proprietà della casa), non spiegano tutto, solo fattori facilitanti Le cause più profonde: un intreccio di ‘fallimenti del mercato’, sottovalutati per il peso dominante di una visione panglossiana del mercato (fondamentalismo di mercato) e l’influenza esercitata da Wall Street (cattura del regolatore) Incredibile che sia potuto accadere: instabilità finanziaria è nota e, infatti, il tradizionale settore bancario è da tempo regolato, ma è stato lasciato crescere e interagire con il sistema bancario ‘un sistema finanziario ombra’ di enormi dimensioni non regolato ma capace di produrre rischi sistemici Importanti lezioni (1) crisi finale del capitalismo? No, ulteriore dimostrazione che le istituzioni umane, compreso il mercato, sono istituzioni imperfette, i fallimenti del mercato esistono e i mercati finanziari per loro natura sono vulnerabili e fonte di rischi sistemici ineludibile la regolazione pubblica del sistema finanziario: una regolazione efficace e vincolante per tutti gli intermediari finanziari, una buona e corretta regolazione, evitando il rischio di passare da un estremo all’altro architettura finanziaria globale: riassetto complessivo, nuove regole, sistemi di controllo e di vigilanza, creazione di un sistema di allarme preventivo (early warning) sui rischi sistemici di una economia globale, ruolo istituzioni multilaterali (es. FMI); nuova Bretton Woods o Bretton Woods 2 (non in un week end) Importanti lezioni (2) last but not least: alfabetizzazione finanziaria, etica negli affari, politiche monetarie corrette (fattori facilitanti o concause ma non cause profonde) l’idea che le decisioni pubbliche siano catturate da gruppi di interesse (lobby) portatori di interessi meno che generali era la giustificazione teorica della deregolazione anche le politiche pubbliche passive, il lasciar fare e l’assenza di regolazione può essere il risultato della capacità di influenza esercitata da gruppi di interesse (dal complesso militare-industriale al complesso finanziario: ‘Wall Street’). Lo scenario più probabile (1) la serie A è persa ma possiamo evitare la C a patto che la nuova amministrazione Obama adotti politiche corrette e coraggiose con una politica fiscale aggressiva ancora non è chiaro se le misure prese saranno sufficienti Lo scenario più probabile (2) istinto di sopravvivenza del PCC: con il pacchetto recente forte stimolo fiscale, aumento della spesa pubblica per infrastrutture e spese sociali per 586 miliardi di $ (7% del PIL) non possiamo contare molto sull’Europa: i parametri di Maastricht dimensionati su crisi normali e recessioni di routine, l’UE non ha una spesa federale (bilancio della Commissione è solo l’1% del PIL) la crisi mostra un ‘costo della non-Europa’ che in tempi normali non abbiamo saputo o voluto affrontare (come l’assenza di una funzione centrale di vigilanza alla BCE) lo scenario più probabile (serie B): la recessione sarà lunga (almeno un anno, probabilmente due), e dopo la recessione ci vorrà qualche tempo per la ripresa. Per gli Stati Uniti, previsioni attendibili indicano una vera ripresa nel 2011, gli Stati Uniti potrebbero uscire dalla crisi prima dell’Europa La crisi e i paesi poveri I paesi più poveri, già in difficoltà ad inserirsi nei processi di globalizzazione, non aiutati dalla crisi “Quando si verifica una crisi solitamente chi ha meno responsabilità è al tempo stesso chi ne viene colpito più fortemente ed ha meno possibilità di farvi fronte” (Annan, Candessus e Rubin, membri dell’Africa Progress Panel, novembre 2008) Le propensione ad aiutare i deboli in ulteriore diminuzione, gli aiuti pubblici che avrebbero dovuto aumentare rischiano di diminuire Ancora più indispensabile la ridefinizione e il completamento delle istituzioni globali Le crisi come opportunità “per riforme e cambiamenti radicali, […] per nuovi accordi, più efficaci, efficienti ed equi” (Annan, Candessus e Rubin, menbri dell’Africa Progress Panel, novembre 2008) Completare e rafforzare le istituzioni multilaterali grave errore uno spazio economico globale senza adeguate istituzioni globali istituzioni di regolazione per la stabilità finanziaria (nuove regole per ridurre la probabilità di crisi finanziarie e attenuarne le conseguenze; FMI prestatore di ultima istanza?) meccanismi di solidarietà e di redistribuzione privati e pubblici nuovi strumenti e reti di sicurezza sociale meccanismi di tassazione globale (Tobin tax?) Che fare? Decisiva la risorsa della solidarietà sia all’interno dei singoli paesi che a livello globale, una risorsa molto scarsa per ragioni non casuali attenzione alla coesione sociale (in Italia, quasi 4,5 milioni di persone con lavoro temporaneo):ammortizzatori sociali per sostenere la domanda e anche per favorire e governare il processo di ‘distruzione creativa’ qualche nuova idea: per es. rotazione per massimizzare il learning-on-thejob dei neo-laureati fare di necessità virtù, cogliere le opportunità offerte dalla crisi: per affrontare il dualismo Nord-Sud una nuova etica della responsabilità individuale e politiche pubbliche più efficaci e meglio disegnate a livello nazionale e globale servono risorse politiche all’altezza della sfida, visione e tensione ideale, ragionevole condivisione delle scelte fondamentali: esistono?