Analisi del sistema vitivinicolo laziale:
passato, presente e tendenza.
G. Tempesta(*), M. Fiorilo(*), G. Ciolfi(**), M. Agresta(***),G. Casadei(****).
(*) Vivaio Enotria (TV), (**) CRA-unità di ricerca per le produzioni enologiche dell’Italia centrale Velletri, (***) Consorzio
Universitario Velletri/Centro Promozione della Ricerca in Agricoltura, (****) ARSIAL
La presente ricerca analizza i fondamentali del sistema vitivinicolo laziale, ne traccia l’evoluzione e
ne evidenza le criticità.
Gli aspetti considerati sono:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Viticoltura.
Valenze legate al territorio (D.O.).
Piattaforma ampelografica
Sistema di trasformazione.
Economia di filiera.
Punti di forza e di debolezza della filiera.
Tendenza.
Criticità.
1. VITICOLTURA
ESTENSIONE
22.150 Ha.
EROSIONE ANNUA: 4% pari a 1200 Ha.
1.1. Evoluzione delle superfici
I dati di riferimento sono desunti dall’ISTAT, Schedario Viticolo e Denuncie di Produzioni.
ISTAT
PROVINCIA
1962
1970
1982
1990
2000
SCHEDARIO
2005
TREND
1982 - 2005
PROMIS
SPECIALIZZ
PROMIS
SPECIALIZZ
ROMA
26000
29500
3000
32700
29400 22000 10987
10748
- 63,4%
LATINA
4300
9020
1300
12600
13700
6090
- 55,5%
FROSINONE
63000
2600
11400
24400
11700
8800
5175
1253
- 89,3%
VITERBO
27200
14900
4000
23000
12600
8200
4910
3513
- 72,1%
RIETI
40300
1300
10100
8600
4300
2700
1674
546
- 87,3%
TOTALE LAZIO
160800
57320
29800
101300
22150
- 69,1%
DENUNCIE DI PRODUZIONE
9300
6225
71700 51000 28971
18100
La tabella esposta evidenzia la sparizione della viticoltura promiscua parzialmente rimasta come
“Viticoltura Autoconsumo” e quindi strutturalmente debole e del concentrarsi del vigneto laziale in
una area strutturalmente forte e difendibile (Castelli Romani) ed una collana di aree (“Latine”)
resistenti come si evidenzierà più avanti.
1
1.2. Dimensioni Aziendali
LAZIO FISIONOMIA VITICOLA PROVINCIALE: Aziende per classe e superficie ISTAT 2000
FR + VT+ RI
RM + LT
LAZIO
SUPERFICIE
NUMERO
AZIENDE
ETTARI
MEDIA
ETTARI
NUMERO
AZIENDE
ETTARI
MEDIA
ETTARI
NUMERO
AZIENDE
ETTARI
MEDIA
ETTARI
0,21
<1
42609
8496
0,21
21806
5036
0,24
64415
13532
1 - 10
1423
2274
1,74
3268
7736
2,42
4691
10011
2,13
>10
41
828
20,19
226
4601
20,36
267
5429
20,33
TOTALE
44073
11598
0,28
25300
17373
0,70
69373
28971
0,42
Si evidenzia ulteriormente la fisionomia del Vigneto Laziale in una area tuttora vitale ( Roma e
Latina ) con oltre 53% dei vigneti con superficie superiore a un ettaro e quindi inquadrabili in una
economia di Distretto, mentre le rimanenti province sommano solamente 3.000 ettari con un
minimo di validità economica che si può esprimere solo in un sistema laziale o “Latino”.
NUMERO AZIENDE PER CLASSE DI
SUPERFICIE
<1
1 - 10
>10
ET T A R I PER C LA SSE D I SU PER F IC IE
<1
1- 10
>10
2
1.3. Localizzazioni
COMUNI VITICOLI AL 1990
3
COMUNI VITICOLI AL 2000
4
COMUNI VITICOLI AL 2005
Le mappe mostrano l’evoluzione di insediamenti viticoli ai censimenti ISTAT 1982 – 1990 – 2000.
La griglia utilizzata recupera solamente i comuni con oltre 100 ettari vitati e la seguente legenda.
•
•
•
A : con viticoltura presente per più del 40% della S.A.U.(Superficie Agricola Utile) nelle
cartine in rosso o rosa.
B : con viticoltura fra 20 e 40% S.A.U. nelle cartine di colore viola e azzurro.
C : con viticoltura inferiore al 20% del S.A.U. nelle cartine cerchi di colore verde: pieni o
vuoti. Ogni cerchio equivale a 100 Ha. di vigneto.
Per ciascuna categoria è stato calcolato un gradiente di perdita delle superfici nel periodo di
osservazione e cioè: aree che hanno perso meno o più del 20% .
Tale ripartizione viene riportata in mappa con gradiente rosso, blu, verde pieno nel primo caso
(
, , ) e rosa,azzurro, verde vuoto nel secondo. (
, , ).
5
LEGENDA:
100 ha. vigneto
Cantine fra 150.000 e 1 milione di bottiglie
> 1 milione di bottiglie
1.4. Viticoltura per Altitudine
¬
¬
¬
2.300
21.000
5.600
Ha. montagna
Ha. collina
Ha. pianura
Pertanto è una viticoltura di collina al 74 %
6
1.5. Viticoltura in Asciutto al 87 %
La viticoltura irrigua interessa in parte la provincia di Latina .
1.6. Forma di Conduzione : Manodopera familiare o familiare prevalente al 86.3%
1.7. Etá dei Vigneti
Ha.
ANNI
D.O.
ALTRI
TOTALE
< 10
1500
2550
4050
%
17.2
12.0
10 - 20
1750
4150
5900
%
20.1
19.5
> 20
5450
13600
19050
%
62.7
68.5
TOTALE
8700
20300
29000
Si tratta di vigneti vecchi e non rinnovati e da qui la loro fragilità .
ETA’ DEI VIGNETI D.o. LAZIO
< 10
10 - 20
ETA’ DEI VIGNETI ALTRI VINI LAZIO
> 20
<10
10 - 20
> 20
ETÁ DEI VIGNETI ITALIA
7
2. VALORI LEGATI AL TERRITORIO (D.O.)
La viticoltura europea in generale, ed italiana in particolare, riconosce nel pedoclima, nella
gestione umana, nelle valenze di territorio e storiche la base della tipicità dei prodotti. Valenze
riconosciute negli accordi internazionali come MARCHIO COLLETTIVO e difendibili come PROPRIETÀ
INTELLETTUALE.
Questo marchio o marchi (brand) vanno, però, utilizzati, consolidati e difesi con le normali tecniche
di marketing e originano valori economici di proprietà collettiva cioè della intera filiera.
Quanto sono consapevoli e sensibili di ciò i viticoltori ? La seguente tabella indica che le frazioni di
autoconsumo e marginali non utilizzano queste valenze.
2.1. Sensibilità ai Valori di Territorio per Classe di Superficie
SUPERFICIE PER CLASSE E ISCRIZIONE D.o. LAZIO
1990
SUP.
SAU
NUMERO AZIENDE
NO
TOTALE
D.o.
D.o
2000
ETTARI
NO
D.o
D.o.
TOTALE
%Do
NUMERO AZIENDE
NO
TOTALE
D.o.
D.o
ETTARI
NO
D.o
D.o.
TOTALE
%Do
0-5
92313
4748
97061
25799
4324
30123
14%
58907
3780
62687
14032
3118
17150
>5
10203
909
11112
12998
5812
18810
31%
5866
918
6784
6246
5575
11821
47%
TOTALE 102516 5657
108173
38797
10136
48933
21%
64773
4698
69471
20278
8693
28971
30%
1990
NO D.o
D.o
18%
2000
NO D.o
D.o
La scarsa maturità di sistema e di territorio è evidenziata nella precedente tabella con la cifra del
30 per cento di superficie iscritta al D.O. Ciò significa che il 70 per cento del vigneto non trova
valenze economiche nei toponimi e nelle proprie radici culturali.
Se si discrimina per vigneto professionale e amatoriale, il primo giustamente si riconosce un po’
più nelle valenze territoriali. Per contro, esiste un ampio margine di valori aggiunti ove lo
strumento delle D.O. fosse adeguatamente valorizzata.
8
2.2. Viticoltura e Valori di Territorio
QUADRO SINOTTICO DELLE SUPERFICIE A VITICOLTURA LAZIALE
TIPOLOGIA VITICOLA: AREE
D.o.
TOTALE
(Ha)
IGT
( Ha)
FORTI
(Ha)
RESISTENTI
MINORI
( Ha)
MARGINALI
AUTOCONSUMO
(Ha)
RI
50
100
400
550
50
2000
-
FR
600
200
450
1250
150
15000
30
VT
2000
500
1000
3500
900
70000
700
Totale
2650
800
1850
5300
1100
87000
730
RM
8000
1000
1750
10750
I = 7000
?
2600
D = 7000
776000
PROVICIA
LT
5000
100
1000
6100
Totale
13000
1100
2750
16850
TOTALE
15650
1900
4600
22150
(Ha)
(qli)
I = 2125
?
?
D = 400
40000
2240
I = 9125
816000
4840
903000
5570
D= 7400
8500
I = Superficie iscritta
D = Superficie dichiarata
Dati desunti dello Schedario Viticolo elaborati degli autori
Pur avendo appeal e valori storici di rinomanza internazionale, il sistema laziale non ha valorizzato
certamente le aree relative alle tre provincie di Rieti, Frosinone e Viterbo che pur con D.O. fra le
prime ad essere riconosciute (Colli della Sabina - RI; Cesanese del Piglio, Atina – FR;
Est!Est!!Est!!! di Montefiascone, Aleatico di Gradoli, Tarquinia, Vignanello, Colli Etruschi Viterbesi VT ) non è riuscito a creare sistema.
In queste zone rimangono a D.O. poco più di 1100 ettari per meno di 70.000 ettolitri ! Quasi
altrettanti sono rivendicati a IGT che spesso utilizzano nomi varietali o produzioni forzate sulle 18
tonnellate /Ha. per vini da tavola.
Queste zone stanno perdendo la loro enorme valenza storica !!!
La provincia di Latina non ha ancora riassorbito la crisi degli anni ‘70 – ’80.
Pur mantenendo 6000 ettari non trova una identità e fisionomia del settore vitivinicolo ne sono
palese sintomo le iscrizioni dei vigneti che non si vogliono ancorare a una tutela delle D.O. Aprilia
(<160 ha); Circeo (<60 ha); Cori (<80 ha) o alle valenze da IGT. (vini varietali).
Discorso a parte merita la provincia di Roma ove le valenze da territorio sono in fase di
affermazione.
Ci sono D.O.:
a) Marginali: Zagarolo ( < 8 ha.); Bianco Capena ( < 5 ha.); Cesanese d’Affile (< 5
ha); Montecompatri Colonna (< 5 ha); Nettuno (< 10 ha).; Genazzano (< 15 ha); e
Cesanese di Olevano (< 40 ha). Queste in totale non producono più di 7000 ettolitri
per un valore di vino sfuso franco cantina inferiore ai 250.000 euro!!!
b) Minori; Cerveteri (350ha) Colli Albani (500 ha.) Colli Lanuvini (400 ha) che con
80.000 ettolitri nel loro insieme esprimono non più di 4 milioni e quattrocentomila
euro di valore vino sfuso franco cantina.
c) Importanti: e sono :
D.o.
Frascati
Castelli Romani
Marino
Velletri
TOTALE
ETTARI
1.800
2.400
800
700
5.700
ETTOLITRI
220.000
260.000
70.000
70.000
620.000
€/HL
80
35
55
55
P.L.V.
17.600.000
9.100.000
3.850.000
3.850.000
34.400.000
9
ETTARI D.O. IMPORTANTI
P.L.V. D.O. IMPORTANTI
FRASCATI
FRASCATI
CAST ROMANI
MARINO
CAST ROMANI
MARINO
VELLETRI
VELLETRI
In sintesi le plusvalenze - a valore vino sfuso - di territorio si possono così delineare:
D.O.
IMPORTANTI
MINORI
MARGINALI
TOTALE RM
ALTRE LAZIO
TOTALE LAZIO
ETTARI
5.700
1.200
100
7000
1.500
8.500
ETTOLITRI
620.000
80.000
7.000
707.000
100.000
807.000
ETTOLITRI D.O. LAZIO
IMPORTANTI
MINORI
MARGINALI
P.L.V. €
34.400.000
4.400.000
250.000
39.050.000
5.000.000
44.050.000
P.L.V D.O. LAZIO
ALTRE
IMPORTANTI
MINORI
MARGINALI
ALTRE
10
Un ettaro di vigneto a D.O. produce mediamente 95 ettolitri di vino che a valore di sfuso franco
cantina di 55 euro/hl dà 5.225 euro/ha.. In questa cifra sono inclusi i costi di trasformazione.
Il Lazio produce vini iscritti a IGT per 300.000 hl. in 3.000 ha e per un valore di 14 milioni di euro e
vini da tavola per 1 milione di ettolitri su 10.000 ettari ed un controvalore di 45 milioni di euro.
In sintesi, il prodotto lordo vendibile vino Lazio franco cantina si può configurare nella seguente
tabella:
SISTEMA VITIVINICOLO LAZIO
VINI
ETTARI
ETTOLITRI
VALORE €
D.o
8.500
807.000
IGT
3.000
300.000
9.000.000
ALTRI
9.000
1.000.000
30.000.000
20.500
2.107.000
83.050.000
1.650
200.000
22.150
2.307.000
TOTALE
AUTOCONSUMO
TOTALE
44.050.000
Merita a questi valori investire in viticoltura?
CONFRONTO FRA AREE A D.O. E AREE VITATE PER VOCAZIONE:
LAZIO
TOSCANA
LEGENDA:
1000 ha a D.o
1000 ha a IGT
1000 ha a altri vini
1000 ha autoconsumo
1000 ha virtuali
11
3. PIATTAFORMA AMPELOGRAFICA
3.1. Premessa
Il Lazio, crocevia di culture e genesi di repubbliche ed imperi ha portato il culto di Dionisio – Bacco
nel mondo conosciuto, archetipi della cultura greco-latina/romana.
Greci, Etruschi, e Latini hanno apportato i loro vitigni quali “koinè” della loro area culturale. Da
questo substrato e con nuovi apporti, nei successive millenni, si è formato il germoplasma della
viticoltura italiana.
Questa origine ed evoluzione ha lasciato ampie tracce presenti, particolarmente, nella viticoltura
promiscua. In certe aree è sparita ed in altre va rapidamente estinguendosi, perdendo la memoria
storica e il patrimonio genetico.
Questa variabilità, spesso fonte di confusioni, omonimie e sinonimie, si ritrova nelle indicazioni
varietali delle diverse D.O.
Il lavoro di selezione clonale intrapreso dalla Regione Lazio porta a suggerire la necessità di:
a) Una accurata identificazione delle varietà.
b) La revisione dei disciplinari.
c) Il chiarimento dei sinonimi e degli errata relativi in particolare al Bellone B. (Cacchione,
Pampanaro, Uva Pane, Arciprete, Bello, Albanese); Canaiolo Bianco B. ( Drupeccio, Lupeccio)
GrechettoB. (Pulcinculo, Greco, Pignoletto); Trebbiano Giallo B. (Roscetto); Trebbiano
ToscanoB. (Passerana e Passerina); Trebbiano Romagnolo B. (Trebbiano Verde o Trebbiano
di Soave); Bombino B. (Ottenese, Ottonese o Uva di Spagna); Grechetto Rosso N.
(Sangiovese); Verdello B. ( Verdicchio).
3.2. Vitigni Rilevati dal Censimento
Le decennali rilevazioni ISTAT soffrono, sia dalla non particolare conoscenza
ampelografica dei rilevatori, che dalle predette omonimie e sinonimie per cui i seguenti
elenchi dei vitigni diffusi nel Lazio sono inquadrabili nelle tipologie :
a. Incerti: per un totale di ettari 2897.
b. Probabile errata rilevazione: Pignoletto B. 715 ha. – Moscato Bianco B. 440 ha. –
Albarola B. 425 ha. – Manzoni Bianco B. 370 ha. – Caddiu N. 211 ha. – Malvasia Nera
N. 180 ha. – Barbera N. 125 ha. – Bombino Nero N. 113 ha. – Brachetto N. 61 ha. –
Piedirosso N. 57 ha. Per un totale di 2697 ettari.
c. Dubbia Rilevazione: Bombino B. (Ottonese ?) 325 ha. – Passerina B (Trebbiano
Toscano) 193 ha. – Trebbiano Romagnolo 121 ha. - Greco B 71 ha. – Verdicchio
Bianco B. (Verdello?) 52 ha. – Trebbiano Abruzzese B. (Ottonese?) 44 ha. Per un
totale di 806 ettari.
d. Varietà di Recente Introduzione: Chardonnay B. e/o Pinot Bianco B 125 ha. –
Cabernet Sauvignon N. 75 ha. – Cabernet Franc N 72 ha. – Vermentino B. 42 ha. Petit Verdot N. 40 ha. – Falanghina B. 18 ha. – Fiano B. 13 ha. Per un totale di 385
ettari.
e. Autoctoni Minori : Moscato di Terracina B. 208 ha. – Olivella Nera (Fosco Peloso) 104
ha. - Verdello B. 96 ha. – Aleatico N. 75 ha. – Biancolella B. 57 ha. – Abbuoto N 33
ha. – Nero Buono N 33 ha. – Canaiolo B. 33 ha. - Pampanuto B. 32 ha. –
Grechetto B. 20 ha. Per un totale di 691 ettari.
Queste cinque categorie totalizzano 7476 ettari.
12
CATEGORIE DI VITIGNI DIFFUSI
PER MENO DI 200 Ha.
INCERTI
ERRATA
ALLOCTONI
AUTOCTONI<
ETTARI VARIETÁ MAGGIORI
DUBBI
TT
MC
ML
TG
SG
BEL
CES
ME
ALTRI
f. Varietà di Grande Diffusione (Ha.)
TREBBIANO TOSCANO B.
MALVASIA BIANCA DI CANDIA B.
MALVASIA DEL LAZIO B.
TREBBIANO GIALLO B.
SANGIOVESE N.
CESANESE N.
MERLOT N.
MONTEPULCIANO N.
MALVASIA TOSCANA B.
BELLONE B.
BOMBINO BIANCO B.
CILIEGIOLO
TOTALE
6060
5550
2200
1730
1613
889
851
640
521
1315
+ PASSERINA B.
193
+ OTTONESE
325
259
21628
13
3.3. Evoluzione delle Varietà Principali
Per varietà principali si intendono quelli con una presenza superiore ai 200 ettari e quindi tutto il
gruppo F:
VITIGNI PIU DIFFUSI NEL LAZIO
VARIETA
Ha.
1990
VT + FR + RI
Ha.
%
2000
RM + LT
Ha.
%
2000
%
Ha.
1990
3303
16,8
1897
16,1
8330
26,6
MALVASIA BIANCA
1223
6,2
1079
9,2
9073
MALVASIA LAZIO
1217
6,2
735
6,3
2142
TREBBIANO GIALLO
925
4,7
657
5,6
SANGIOVESE + GRECHETTO R
1777
9,0
1057
BELLONE
1236
6,3
CESANESE
1050
MERLOT
341
MONTEPULCIANO
TOTALE LAZIO
2000
%
4356
25,3 11633 22,8
6253
21,6
29,0
4471
26,0 10296 20,2
5550
19,2
6,8
1465
8,5
3359
6,6
2200
7,6
1166
3,7
1073
6,2
2092
4,1
1730
6,0
9,0
1020
3,3
556
3,2
2797
5,5
1613
5,6
385
3,3
1491
4,8
930
5,4
2727
5,3
1315
4,5
5,3
409
3,5
1009
3,2
480
2,8
2059
4,0
889
3,1
1,7
381
3,2
511
1,6
470
2,7
852
1,7
851
2,9
609
3,1
391
3,3
295
0,9
249
1,4
904
1,8
640
2,2
MALVASIA BIANCA LUNGA
679
3,4
521
4,4
-
-
-
-
679
1,3
521
1,8
OTTONESE - BOMBINO B.
-
-
-
-
786
2,5
325
1,9
786
1,5
325
1,1
0,4
512
TREBBIANO TOSCANO
%
1990
%
CILIEGIOLO
382
1,9
198
1,7
130
0,4
61
1,0
259
0,9
ALTRE VARIETA'
6958
35,3
4049
34,4
5347
17,1
2776
16,1 12305 24,1
6825
23,6
TOTALE
19700
100
11759
100
31300
100
17212
100
28971
100
51000
100
Il ciclo economico del vigneto, di 25 – 30 anni,crea una forte deriva ed inerzia negli spostamenti
varietali come si evince della tabella precedente.
Se si vuole adeguare il vigneto ai cambi di stile dei consumatori bisogna incidere sui rinnovi
essenzialmente parametrando i pagamenti delle uve in base alle varietà.
L’enfasi sui vini di varietà internazionali, piantati da alcune aziende leader, nella ultima decade ha
creato confusione e distolto l’attenzione sulle valenze territoriali.
Se si vuole mantenere la tipicità e la variabilità del germoplasma autoctono i vitigni minori devono
entrare nella piattaforma ampelografica delle D.O.
La viticoltura laziale deve perciò darsi dei target, degli obiettivi di mercato,e gli stimoli che
permettano forti indicazioni ai viticoltori sulle varietà da piantarsi.
A convalida della inerzia della piattaforma ampelografica laziale riportiamo il numero delle
barbatelle prodotte dei vitigni autoctoni : Malvasia del Lazio B. mediamente 60.000 viti annue pari
a 15 ettari di impiato; Bellone B. 25.000 pari a 6 ettari; Cesanese N. 80.000 pari a 20 ettari; e
Trebbiano Giallo B. 4.000 pari ad un ettaro.
I vitigni minori sopraelencati non trovano domanda di mercato e quindi non vengono prodotti.
4. SISTEMA DI TRASFORMAZIONE
Premesso che, nell’ambito del progetto PRAL, stiamo predisponendo un aggiornamento puntuale
della struttura aziendale regionale, rinnoviamo l’invito ai produttori a collaborare attivamente nel
loro interesse e nell’intento di contribuire a ribaltare la negativa congiuntura, in quanto lo studio ci
consentirà di effettuare proiezioni realistiche e delle previsioni compatibili a fronte di dati spesso
incompleti.
L’andamento produttivo enologico ricalca quello viticolo già ampiamente discusso, per cui appare
superfluo ripetersi; al 2005 la produzione regionale enologica ammonta 2.308.536 ettolitri (dati
Istat) e il numero di aziende è di circa 200.
14
La provincia che ha subito un vero tracollo produttivo è stata quella di Frosinone, mentre quella
che evidenzia le migliori aspettative di crescita è Roma.
Il numero delle cantine sociali al 1990 era 36, oggi sono 20, di cui ben 11 in provincia di Roma, con
una riduzione del 56%, dal 1980 abbiamo assistito alla crescita esponenziale di piccole e
piccolissime aziende private.
La capacità produttiva e gli indirizzi delle cantine sociali superstiti, tranne qualche realtà, sono
rimasti immutati, la quantità di prodotto immesso nel commercio è diminuita in ragione del calo
delle coltivazioni mentre il grado di aggiornamento tecnologico risulta limitato. Ciò nonostante, le
cantine sociali detengono ancora circa l’80% della produzione laziale.
Delle citate 20 cantine sociali, soltanto 7 hanno evidenziato, negli ultimi 10 anni, una discreta
capacità di investimento attivo, mentre la restante aliquota evidenzia segni di crisi ricorrente.
I consorzi di tutela hanno inciso molto poco sulla qualificazione della produzione poiché, l’assenza
di bilanci consolidati e la loro frammentazione, non hanno consentito lo svilupparsi di strumenti di
controllo della produzione o di escogitare strategie di penetrazione nei mercati.
Per questi motivi, occorre rapidamente avviarsi verso il superamento della frammentazione e la
istituzione di strutture tecniche per il controllo del sistema avvalendosi, soprattutto, di progetti
comunitari.
Il produttore, socio delle cantine sociali, ha subito dagli anni 1960 una perdita, al netto della
rivalutazione, del 30% in media con punte ancora più vistose. Mentre il guadagno dei produttori
privati si è sicuramente rivalutato dello stesso importo ne non addirittura superiore.
Ha influito negativamente sull’innalzamento della qualità tecnica e di immagine la scarsa capacità
delle aziende ad operare un controllo analitico delle produzioni lungo tutta la filiera, soprattutto per
quanto riguarda gli aspetti microbiologici, di analisi chimico-fisiche del sistema azienda, degli
aspetti architettonici e costruttivi dei manufatti.
Difficoltà tecniche per quanto riguarda la conduzione dei vigneti sono tutt’ora persistenti e questo
fatto è legato alla difficoltà a comprendere e a dominare le dinamiche fisiologiche della vite come
miglioratrici di qualità principalmente perché è venuto a mancare, in molti casi, lo stimolo di una
migliore remunerazione.
5. ECONOMIA
5.1 Premesse
L’evoluzione del sistema agricolo dell’area laziale, per la presenza di un polo consumistico e di
sviluppo come Roma, ha visto un ritardo rispetto alle altre regioni per la persistenza di economie
arcaiche spesso giustificate da aspettative di valenze da rendite ricardiane .
Le politiche ed incentivi E.U. del FEOGA Settore Orientamento non sono state applicate da cui la
persistente parcellizzazione e inconsistente specializzazione del settore.
Il comparto viticolo ha sofferto di quanto sopra e si presenta strutturalmente debole.
5.2 Volumi di produzione e Parametrazione
Le medie produttive degli anni ’96 – 2000 si situano sui:3,5 milioni di ettolitri-vino pari a 4,7 milioni
di quintali-uva,
E degli anni 2000-’06 : 2,3 milioni di ettolitri-vino pari a 3,3 milioni di quintali-uva.
Da qui la produzione media ad ettaro di 140 quintali.
La P.L.V. totale del Vigneto Lazio relativa al valore uva si stima all’anno 2005 in 65 milioni di euro.
15
5.3 Economia per classe di vigneto:
SUPERFICIE
Ha.
<1
1 – 10
> 10
TOTALE
Dati ISTAT 2000.
NUMERO
AZIENDE
64415
4691
267
69373
ETTARI
13532
10011
5429
28971
MEDIA
ETTARI
0.21
2.13
20.33
P.L.V.
€
882
8946
85386
UTILE
AZIENDALE €
90
900
9000
I dati mostrano la diseconomicità del settore viticolo e indicano in 3-3.500 aziende per i 15 –
16.000 ettari le candidate alla continuità viticola.
Le associazioni produttori e l’interprofessionale tanto citati nelle direttive e normative U.E.
certamente non sono presenti nella filiera laziale.
Il settore produzione e trasformazione, che può valorizzare il territorio e la sua immagine, - come in
parte è avvenuto per la D.O. Frascati- può, a breve ritrovarsi senza la materia prima uva.
6. PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA DELLA FILIERA.
Punti di forza:
-
un retroterra culturale e una storia assolutamente impareggiabili sia come testimonianza
dell’attività dell’uomo, sia per ciò che attiene alla evoluzione del paesaggio agrario,
-
una vocazionalità, di tutto il territorio alla coltivazione della vite, plurimillenaria e indiscussa,
-
una notevole biodiversità testimoniata da un elevato numero di biotipi e vitigni autoctoni da
preservare,
-
una vicinanza con il più grosso nucleo abitativo del Paese, Roma (3,5 Milioni di abitanti con
il proprio interland) per di più capitale d’Italia e centro commerciale di primaria importanza
per le relazioni internazionali,
-
una contiguità con un flusso turistico di tutto rispetto (il Lazio vanta una presenza di 20
Milioni annui), in questo contesto l’enologia laziale potrebbe godere di una promozione
impareggiabile,
-
una concentrazione numerica e qualitativa di Enti di ricerca sul territorio potenzialmente
votati alla causa vitienologica assolutamente impareggiabile.
Punti di debolezza:
-
difficoltà a fare impresa, ma soprattutto, a fare sistema con il territorio,
-
carenza di aggiornamento professionale e di strumenti di controllo di produzione,
-
elevata età media dei produttori,
-
scarsità di risorse economiche,
-
presenza di poche eccellenze, per di più legate a varietà alloctone,
-
poderi eccessivamente frammentati,
-
scarsa capacità manageriale e di raccordo istituzionale,
-
scarsa incisività di consorzi di tutela efficienti e funzionali alla causa,
-
attività di ricerca limitata o poco incisiva.
16
8. TENDENZA
ZONE VITICOLE E TENDENZA
BACINI O DISTRETTI
1990
2000
ETTARI
2005
Do
RM
13000 11610
9300
8200
LT
6500
4700
5800
PROV
1982
CASTELLI ROMANI - FRASCATI MARINO - COLLI ALBANI - APRILIA
82 - '05
2010
6540
-37%
7000
2125
-12%
4500
19500 16860 14000 14000
8665
-28%
11500
5250
VELLETRI - CORI - COLLI LANUVINI
ZAGAROLO - MONTECOMPATRI COLONNA - GENAZZANO - NETTUNO
TOTALE
INSEDIAMENTI O ECCELLENZE LATINE
Est! Est!! Est!!! Montefiascone- Gradoli- Colli
Etruschi Vt- Orvietto - Tarquinia- Vignanello
VT
5800
4800
3100
2500
824
-57%
1700
Cerveteri
RM
1500
1900
1000
1250
980
1000
325
140
-51%
-55%
700
820
100
RM - FR
2000
2200
Bianco Capena
RM
400
300
200
200
160
-50%
Circeo
LT
300
200
100
80
40
-70%
80
Colli della Sabina
RI
400
300
200
100
50
-75%
100
11100
9000
5850
4860
1539
-56%
3500
VITICOLTURA DISPERSA
41100 25140
9121
3290
-92%
1000
TOTALE LAZIO
71700 51000 28971 22150
-69%
16000
Cesanese d'Affile e di Olevano- Piglio - Atina
TOTALE
12460
SUPERFICIE D.O. SULLA SUPERFICIE TOTALE 41,6 %
GRADO DI UTILIZZO DELLE D.O. 35,6 %
I dati del 2005 sono ricavati dallo Schedario
FONTE : Elaborazione degli autori su dati ISTAT.
9. CRITICITÁ
La viticoltura è strutturalmente debole e con basse valenze economiche : 60.000 aziende con
media 0,22 ettari esprimono una PLV aziendale inferiore ai 900 euro. 4500 aziende per 10.000
ettari, esprimono una PLV aziendale inferiore a 9.000 euro, solo 270 aziende per 5.500 ettari
esprimono una PLV aziendale per 85.000 euro.
Colture più redditizie quali l’actinidia (LT) e il nocciolo (VT) hanno eroso la vite.
Il vigneto piantato per usi “edilizi” si va trasformando in giardino.
L’importante mercato della capitale è occupato da vini di altre regioni.
Molte cantine sociali promosse dall’ente pubblico ed estranee alle regole di mercato sono chiuse
con perdita di credibilità nei valori della cooperazione.
Scarso utilizzo delle D.O. pur in presenza di importanti valori storici e di territorio.
Molte D.O. sono marginali e non utilizzate (Zagarolo, Bianco Capena, Cesanese d’Affile,
Montecompatri Colonna, Nettuno, Genazzano, Cesanese di Olevano); altre minori e senza massa
critica (Cerveteri, Colli Albani, Colli Lanugini, Velletri e Marino). Le sole valorizzate sono: Frascati
e Castelli Romani.
La struttura di imbottigliamento è fragile e poco dinamica se si eccettua poche aziende.
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