Cultura e spettacoli venerdì 9 aprile 2010 il libro del giorno di Paolo Petroni Il cuore sperduto della canzone napoletana da Bach ai motivetti Napoli e la canzone, anzi è la canzone, un’identificazione che ormai vive a livello mondiale, grazie a note e parole diventate classiche e sulle quali si sono esercitati in tanti nell’arco del tempo, persino star della musica pop e rock: un nome per tutti, Elvis Presley. È inevitabile quindi che la storia e i caratteri della canzone napoletana abbiano finito per essere avvolti nella leggenda, legati a vicende create a posteriori, tramandate oralmente e oggi anche da molti libri che puntano sul colore e l’aneddoto. Cercare di ridare un senso, specie sul piano dello studio musicologico, a tutto questo non è facile, ma è quel che riesce a Gianfranco Plenizio al termine di un lavoro filologico durato anni e anni, che trova la sua summa in questo Lo core sperduto - La tradizione musicale napoletana e la canzone e da cui, chi affronterà seriamente il fenomeno, non potrà più prescindere. Plenizio, pianista, direttore d’orchestra e compositore (tra l’altro di tante musiche per film, a cominciare da E la nave va di Fellini), va appunto alla ricerca del ‘core sperduto’ della sua amata canzone napoletana, sviluppatasi, come è accaduto in maniera simile solo anche a Venezia, grazie a un fitto interscambio tra la vocalità dei cantanti professionisti (l’opera buffa spesso era in dialetto) e quella popolare, col risultato di una particolarissima contiguità. Ma da quei fasti, con le radici e un successo che data almeno dal Seicento e ha sedotto personaggi come Bach o Beethoven, passando per un’epoca di autori colti, che vanno da Francesco Paolo Tosti a Luigi Denza o Pasquale Mario Costa, per fare qualche nome, finisce assai male nel giro di un ventennio, a cavallo tra Otto e Novecento, diventando canzone di sottofondo e da café chantant. Per non parlare poi di quando arriveranno festival, radio e tv, anche se Plenizio registra alcuni recuperi colti a opera di compositori, come Ildebrando Pizzetti o Hans Werner Henze, e sottolinea quello di Mario Pilati, grande talento morto a 35 anni nel 1938, che imbrigliò la tradizione in un vivace linguaggio moderno nei suoi Echi di Napoli, otto canzoni su vecchi testi popolari. E il ‘core’ della canzone napoletana non è solo quello che si esprime attraverso i suoi versi pieni di sentimento, ma è un particolare linguaggio musicale, quello della ‘sesta napoletana’ con sue caratteristiche tanto peculiari che Plenizio, con gran serietà, anche se con una vena ironica, ne indica una traccia, precisa e appena camuffata, nel celebre e discusso accordo che apre il Tristano e Isotta di Wagner. La ‘sesta napoletana’ è un particolare accordo, senza entrare in descrizioni tecniche, con alcune note abbassate di un semitono, impiegato per esprimere sentimenti malinconici e accorati, ed è strettamente imparentata con una tipica (la Hijaz) scala musicale araba. Questo per dire come il Mediterraneo sia luogo di scambi e Napoli uno dei crogiuoli principali, arricchito per di più anche, come illustra Plenizio, da un vento del nord, che arriva da Francia e Germania, oltre che da Venezia. Così tra un esempio e l’altro, non è facile dire, per esempio, quanto la Spagna abbia dato alla musica napoletana e quanto questa a quella spagnola. Visto questo, per concludere e assieme capire come sia complessa la storia di questa musica, ecco che Plenizio racconta di Fenesta che lucivi, attribuita a Guillaume, che però non la rivendicò mai, perché la testa del tema era un ‘allerweltweise’ probabilmente assai diffuso e la seconda frase era un calco di un’aria de La sonnambula di Bellini, il tutto assemblato con indubbio gusto, ma lontano da una specificità autoriale. GIANFRANCO PLENIZIO LO CORE SPERDUTO – LA TRADIZIONE MUSICALE NAPOLETANA E LA CANZONE GUIDA – 334 PP. laRegioneTicino 21 Abbraccio di suoni e parole In scena ‘Imbratisare’, fra ricordi e integrazione con Ioana Butu e Daniele Dell’Agnola «Sono due modi di lavorare diversi. Eppure già nello studiare musicologia questo incontro si rivela naturale: ad esempio studiando Monteverdi bisogna leggere il Tasso. Il lavoro con entrambe sfocia naturalmente nel teatro: la scrittura è qualcosa di bidimensionale, se si aggiunge la musica si crea una terza dimensione, quindi qualcosa di più rappresentabile». Daniele Dell’Agnola, domani sera alle 20.30 e domenica alle 18 Daniele Dell’Agnola, messa da parte quella dedita alla narrativa, prenderà la sua fisarmonica e si calerà nella parte di sé musicista. Al Teatro Paravento a Locarno, infatti, nell’ambito del festival teatrale ‘La donna crea’ promosso da Osa! (Organico Scena Artistica), accompagnerà Ioana Butu, con la regia di Silvana Gargiulo, nel debutto in scena di Imbratisare-Abbraccio. Un viaggio teatrale e musicale in cui sono protagonisti i ricordi di Ioana Butu, marionettista, attrice e cantante (lavora a diversi programmi Rsi), specializzatasi alla Scuola Teatro Dimitri, dopo un’infanzia passata a Sibiu, cittadina della Transilvania, nella Romania comunista. Un viaggio, il suo, verso la Svizzera, rievocato in questo spettacolo con cui lei e Daniele Dell’Agnola hanno intenzione di andare, dopo la tappa a Sibiu, anche verso le altre comunità rumene (ma non solo) sparse nel mondo. Daniele Dell’Agnola ci parla di Parigi e New York, anche se «non c’è ancora niente di certo», sottolinea. Uno spettacolo che racconta un abbraccio fra più cose? «C’è un abbraccio fra Romania e Svizzera seguendo il percorso artistico di Ioana, un abbraccio fra parole e musica, un abbraccio rivolto al pubblico raccontandogli una storia intima e soprattutto un abbraccio fra Oriente e Occidente». Come è nata l’idea per questo racconto cantato e musicale? «Dopo l’esperienza degli spettacoli teatrali seguiti alla pubblicazione di Melinda se ne infischia, in cui l’avevo coinvolta, Ioana ha manifestato l’esi- genza di tornare sul palco per proporre qualcosa di suo, che ripercorresse le sue radici. Prima era lei con la sua voce al servizio del mio progetto fra scrittura, musica e teatro; adesso sono io che la accompagno musicalmente nei suoi ricordi». Un viaggio anche nella cultura musicale rumena? «Inizialmente si pensava ad un lavoro dedicato esclusivamente alla figura di Maria Tanase, cantante folcloristica rumena degli anni 50. Poi, lavorandoci, lo spettacolo è diventato anche un percorso autobiografico nei ricordi di Ioana, scritto da lei e rielaborato con la regista Silvana Gargiulo. Maria Tanase riemerge attraverso il percorso artistico di Ioana, che ritorna alle sue radici soprattutto grazie al canto. A me interessa molto questa idea, perché ogni volta che scrivo qualcosa sento il bisogno di tradurla anche in musica. Però non ho fatto una vera ricerca sulla prassi interpretativa della fisarmonica nel folclore rumeno, che anche a livello ritmico è diversa, è più zigana. Io più che imitare ho fatto un mio arrangiamento, in modo da essere molto discreto perché è Ioana che deve emergere con la sua voce». Tu sei il primo spettatore del racconto di Ioana: che cosa hai scoperto? «Sì, sono un po’ uno spettatore in scena, al servizio musicale di Ioana. Nel contesto dell’abbraccio fra parole e suono, devo essere davvero con lei; quando lei evoca i suoi ricordi devo dare loro un senso anche musicale con brani tratti dal repertorio folclorico, cui abbiamo aggiunto due mie composizioni. Tutte le emozioni e i sentimenti del suo racconto, Ioana li evoca attraverso il canto: c’è il monologo ma a un certo punto ha bisogno del canto per essere ancora più sincera, lei si esprime soprattutto con il canto. La musica poi interviene anche in modo teatralizzato o giocoso, ad esempio quando Ioana racconta il suo lavoro in una radio rumena nel 1989, dove, visto che non avevano altro, faceva anche gli effetti speciali dal vivo con la sua voce». In che cosa indicheresti l’anima di questo spettacolo? «Sicuramente la semplicità, il desiderio di raccontare qualcosa di sincero. Vale la pena raccontare questa storia: un’infanzia con un padre che dirigeva una casa culturale che era luogo d’incontro di artisti e scienziati, la morte misteriosa di questo padre che parlava troppo nella Romania comunista, il coraggio di scegliere la strada dell’artista e poi di lasciare il proprio paese e arrivare in Svizzera e vivere una storia d’integraCLO zione». ‘Orodondo’, Teatro d’Emergenza di tutti e per tutti Al Teatro Nuovostudiofoce a Lugano, questa sera e domani alle 20.30 e domenica alle 16, va in scena Orodondo, per la regia di Massimiliano Zampetti, con Alessandra Cattori, Cristiano Ighina, Michele Ighina, Dennis Villa e Heidi Wälti. Orodondo è il nuovo progetto di Teatro d’Emergenza, una compagnia che agisce dal 1992 proponendo spazi di ricerca che coinvolgono attori dilettanti e persone incuriosite dal teatro. Che cosa ci fanno, tutti insieme, un pugile suonato al suo ultimo incontro, una suora narcolettica, una donna delle pulizie, una carrozzi- na con un bimbo che tutto può sembrare tranne che un infante su un treno improvvisato? Per prenotare: [email protected]. Si avvicina la nona estate di Magic Blues con Watermelon Slim e Chris Farlowe ‘Shaded View on Fashion Film’, a Milano il festival fra moda e cinema «Le prime otto edizioni sono state un successo, al di là di ogni più rosea aspettativa. Il nostro obiettivo era e rimane quello di portare in Vallemaggia una manifestazione di qualità che possa inserirsi in modo ideale nella realtà della nostra regione». 6 settimane di musica e ancora più proposte in arrivo, garantisce il suo promotore Fabio Lafranchi, per la sempre più consolidata rassegna blues, ormai divenuta un biglietto da visita internazionale per l’intera regione (inserita tra gli eventi planetari raccomandati dalla ‘Blues Revue’). Per l’edizione 2010 di Vallemaggia Magic Blues sono già confermate le presenze di Kenny Neal, Watermelon Slim con i suoi Workers e della Hamburg Blues Band con Chris Farlowe, forse la miglior voce bianca del blues, e il talentuoso chitarrista Clem Clempson. ‘The smallest Big Blues Festival in Switzerland’, è divenuto con il tempo uno degli appuntamenti più attesi dagli appassionati dell’estate musicale ticinese. La rassegna giunge alla nona edizione sulla scorta di un successo che l’ha trasformata da piccolo evento periferico in manifestazione di respiro internazionale, richiamando un folto pubblico proveniente in larga parte dal di fuori dei confini cantonali. Portare musicisti di fama mondiale in piccoli centri quali Avegno, Brontallo, Cevio o Maggia a qualcuno poteva sembrare una pazzia: la scelta, invece, sottolinea Fabio Lafranchi, si è rivelata pagante sia dal profilo dell’interesse da parte del pubblico, sia da quello dell’indotto turistico: «Questo evento musicale partito in sordina nel 2002, nel corso degli anni è cresciuto notevolmente. Oggi possiamo essere orgogliosi perché il Vallemaggia Magic Blues è Cortometraggi, documentari, installazioni, nuove forme espressive capaci di evidenziare il rapporto tra moda e cinema, ma anche di presentarsi come alternativa alle sempre più costose sfilate. È un nuovo mondo creativo ed è un nuovo festival, che arriva per la prima volta a Milano. Si chiama A Shaded View on Fashion Film (Asvoff) ed è l’unica rassegna che esplora e propone questo universo. Un festival itinerante, che ha già toccato, tra le altre città, Parigi e Mexico City, e che sarà ospitato a Palazzo Morando dal 25 al 30 maggio. Ieri il festival è stato presentato a Milano, fra gli altri, dall’ideatrice Diane Pernet, giornalista e blogger d’avanguardia, e dal fotografo e regista Michael Nyman (foto) che ha realizzato un corto dal titolo The Cleaners Wear Prada: protagonisti due addetti alla pulizie al lavoro dentro e fuori un negozio di Prada, con il risultato di evidenziare la loro distanza dal mondo Prada, ma anche il loro farne parte integrante e indispensabile. Diane Peret ha spiegato che per la tappa italiana del festival è stato rivolto a dei giovani registi (tra cui Yoann Lemoine, Andrea Splisgar, Vincent Gagliostro, Mattias Montero, Justin Anderson) l’invito a realizzare ! una rassegna matura, che ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nel panorama delle manifestazioni musicali della Svizzera italiana e che, soprattutto, è riuscita a farlo in un contesto anomalo; piccoli villaggi di una splendida ma periferica valle, lontano dalle grandi vie del traffico nonché dai grandi interessi commerciali che possono fornire il necessario supporto economico». Anche quest’anno si inizierà con la ‘Opening Night al Grotto Mai Morire mercoledì 30 giugno ad Avegno e si concluderà venerdì 6 agosto a Cevio con una serata speciale; il tutto per un totale di 22 serate suddivise tra le principali piazze della regione e i più suggestivi grotti, durante le quali si alterneranno più di una trentina fra i migliori gruppi blues e R&B, con le più interessanti proposte del Nord delle Alpi e dell’area ticineselombarda. Tra le novità del Vallemaggia Magic Blues 2010 l’inserimento di quattro nuovi ‘stage’ nei grotti; Grotto Franci a Cevio (20 luglio), Residenza Onirica a Lodano (23 luglio), Ristorante Unione a Gordevio (27 luglio) e Grotto al Bosco ad Avegno (3 agosto). Che vanno ad aggiungersi ai tradizionali Grotto Mai Morire ad Avegno (30 giugno e 1° luglio), Ristorante Quadrifoglio a Maggia (2 e 7 luglio), Eco-Hotel Cristallina a Coglio (8 luglio) e Ristorante Turisti a Bignasco (16 luglio). Confermata pure, grazie alla collaborazione con la Crossmusic Production, la ‘All Star Night’ a Maggia (21 luglio). Le piazze che accoglieranno quest’anno la rassegna saranno quelle di Brontallo (9 luglio), Moghegno (14-15 luglio), Maggia (21-22 luglio), Avegno (28-29 luglio), Bosco Gurin (30 luglio) e Cevio (4-5-6 agosto). Il cartellone musicale è in fase di allestimento, con il produttore Hannes Anrig al lavoro per mantenere la qualità delle scorse edizioni. Sicura è la partecipazione di una delle grandi figure del blues contemporaneo: Watermelon Slim che con i suoi Workers ha da poco pubblicato il suo sesto album, No paid holydays, composto da brani originali in cui suona l’armonica, canta e si diletta alla chitarra dobro, alle percussioni e al pianoforte con echi di Boogie-woogie, rock’n’roll e blues rock. Pure confermata la presenza della Hamburg Blues Band, con il cantante Chris Farlowe e il grande chitarrista Clem Clempson (entrambi membri dei Colosseum), nonché Adrian Askew, tastierista di Joe Cocker. L’Associazione Vallemaggia Magic Blues è attiva in questi giorni nella raccolta delle inserzioni, importante contributo senza il quale sarebbe difficile proporre l’evento. Gli interessati possono contattare Vallemaggia Turismo: 091 753 18 85 o [email protected]. cortometraggi di un minuto sul tema della luce. Lancia presenterà un video speciale, realizzato per Lancia Trend Visions, il nuovo sito di scouting di talenti e creatività. A Shaded View on Fashion Film, infatti, vuole essere una sorta di piattaforma creativa per sostenere e alimentare queste forme espressive. Il programma milanese prevede opere di fotografi e registi come Nick Knight, Erwin Olaf, Chris Cunningham, Steven Klein, di fashion designer come Undercover, Rick Owens, Mr. Pearl, Rodarte, Gareth Pugh, Thom Browne, fino a quelle di celebrities come Chloe Sevigny, Joanna Preiss, Michael Pitt, Dita Von Teese. Asvoff intanto sta preparando la terza edizione del festival: la data ultima per la consegna dei corti è il 30 giugno 2010. in breve Rinviato il concerto dei Cranberries Il cembalo ai Concerti delle Camelie Via ai restauri all’Abbazia di Payerne ‘87Tasti’ al Sociale di Como Il concerto dei Cranberries previsto per oggi a Ginevra è stato rinviato a causa dei problemi alle corde vocali della cantante, Dolores O’Riordan. Gli organizzatori si dicono fiduciosi di poter rendere nota al più presto la data del nuovo appuntamento. I biglietti acquistati restano validi. Dolores O’Riordan non potrà cantare per almeno sei settimane. Oggi alle 20.30, nella sala della Sopracenerina a Locarno, il cembalista Vital Julian Frey proporrà musiche del Sei e Settecento. In programma la Suite in re per cembalo solo di Purcell, le Pièces da Clavecin di Rameau, il Concerto in re minore BWV 974 di Bach (trascritto per oboe, archi e basso continuo da Alessandro Marcello) e la Suite numero 5 in mi maggiore HWV 430 di Händel. Gioiello dell’arte romanica, l’Abbazia di Payerne sarà restaurata d’urgenza nei prossimi giorni. La navata nord, a causa del cedimento parziale delle fondamenta in legno, è stata chiusa al pubblico. La più grande chiesa romanica svizzera, costruita attorno all’anno 1000, dovrebbe comunque accogliere lo spettacolo Suono e luci del 29 maggio nell’ambito della manifestazione Cluny 2010. Va in scena oggi alle 20.30 nel teatro di Como la prima di 87Tasti, di Jacopo Boschini e Laura Fedele, prodotto dalla Cooperativa Sociale Attivamente. Due vite, due storie, a partire dalla musica e dall’immaginario di Tom Waits. È morto Ben di ‘Dynasty’ L’attore inglese Christopher Casenove è morto mercoledì all’età di 64 anni a cau- sa di una grave forma di setticemia. Noto per vari ruoli nel cinema e in televisione, era conosciuto al grande pubblico per il ruolo di Ben Carrington nella soap opera Dynasty. Cazzola premiato al Mondello Roberto Cazzola, autore de La delazione (Casagrande, Bellinzona), è uno dei vincitori del premio internazionale Mondello 2010.