Laboratorio TEDESCO– LATINO DEUTSCH und LATEIN Referenti: prof.ssa D’Amico - prof.ssa Blasi. Attraverso l’analisi testuale di semplici testi, fiabe e aneddoti si è voluto cogliere il rapporto tra la lingua latina, quella tedesca ed italiana attraverso una didattica laboratoriale, utilizzando il metodo della ricerca e dell’analisi, della rielaborazione e della progettazione, della creatività e della libera espressione. In particolare è stato concordato come tema comune quello del lavoro, così discusso e attuale: il lavoro come fatica, diritto, dovere, aspirazione, realizzazione, il lavoro, insomma, come una delle attività più qualificanti dell’uomo. Le morali e gli insegnamenti tradizionali hanno costituito lo spunto di riflessione per i nostri studenti, lasciando poi il posto alla loro creatività, alla fantasia, alla loro visione critica del mondo. In particolare i ragazzi hanno riscritto le fiabe proposte rielaborandole con fantasia in forma di parodia e commento. Intervistatore: viene chiesto ai ragazzi, perché hanno deciso di frequentare questo corso pomeridiano di potenziamento dell’offerta formativa della nostra scuola. Alunni classi terze: i ragazzi hanno manifestato motivazioni diverse, anche se molte scelte sono state comuni. Innanzitutto è stata un’occasione per approfondire una disciplina e conoscerne un’altra, offrendo contemporaneamente spunti di riflessione sulla scelta della scuola superiore. Gli alunni hanno così concluso: “ci sarebbe piaciuto approfondire maggiormente la lingua latina”; “ci sarebbe piaciuto affrontare altre attività laboratoriali sul latino e il tedesco”; “ci sarebbe piaciuto riuscire a lavorare su un’altra favola e, magari, studiare un’altra declinazione latina per riuscire a capire meglio questa lingua”. LE NOSTRE FIABE LA PRINCIPESSA TRISTE M. Iesari cl. III E IL PANE COME PIETRA BROTE AUS STEIN (MÄRCHEN) „Ich habe selber kein Brot“, sagte die reiche Frau, „wie soll ich dir dann etwas geben?“ „Ach“, sagte die Arme, „du bist doch so reich. Gewiss hast du ein bisschen Brot im Schrank.“ „Nein“, sagte die Reiche, „wenn ich auch bloß ein Stückchen habe, dann soll Gott es mir in Stein verwandeln!“ Da ist die arme Frau weggegangen und hat geweint. Und die reiche Frau sagte zu ihren Kindern: „So, jetzt will ich euch mal ein feines Butterbrot machen.“ M. Gaetani, G Cimini cl. III D PARODIE ED ALTRO ... Era estate e la formica lavorava, mentre la cicala cantava. Il piccolo animaletto non si divertiva affatto, ma era motivato dal fatto che durante l'inverno sarebbe potuta stare tranquilla, mentre la cicala, oramai meno arzilla, avrebbe bussato alla sua porta chiedendo da mangiare, e lei le avrebbe risposto che se ne sarebbe dovuta andare... niente le avrebbe dato, neanche pane e cioccolato, perché d'estate l'aveva infastidita, sabotando ogni sua fatica. La cicala, infatti, non aveva voglia di lavorare, e la formica le piaceva disturbare perché voleva con lei giocare. Un giorno la formica dalla campagna tornava e, mentre una camicia sudata indossava, un sacco colmo di molliche sulle spalle portava, ma la cicala, sulla piccola testolina della formica, l'acqua spruzzava. La formica si fermò e la situazione alla cicala spiegò. Al futuro bisognava pensare e non solo e sempre giocare. La cicala si scusò, la formica la perdonò e da quel giorno una grande amicizia iniziò. Insieme cominciarono a raccogliere provviste per l'inverno, così da poter fronteggiare il freddo esterno. Tutto era tranquillo finché non arrivò il formichino Camillo. Questi era il capo di una banda che nulla aveva da fare se non arrogare e picchiare. Purtroppo la cicala fece esperienza della sua violenza e prepotenza. Di nascosto Camillo l'aspettava, con botte e parole la tormentava e con minacce la ricattava. “Sei differente, troppo alta e sorridente e poi la tua pelle non è di un nero splendente, ma di un verde deludente!” e rivolto agli amici diceva ”nella nostra società, non c'è posto per questa qua'”. La cicala preoccupata iniziò a piangere disperata e quando verso la sua casetta tornò, subito Camillo ne approfittò: all'interno della sua tana entrò e tutte le riserve di cibo le rubò. La cicala voleva lavorare ed insieme alla sua amica restare, ma di fronte a tanta cattiveria si arrese come un fiore all'intemperia. Triste ed esasperata abbandonò la vallata. Ormai la sua vita era rovinata. Quando la sua amica formichina più non la trovò, molto si preoccupò ed intuendo quello che era accaduto andò a parlarne con il grande capo baffuto. Un gruppo di adulti si mobilitò e ben presto la pace e la calma per tutti ritornò. Camillo era un bambino disagiato, che doveva essere aiutato e sulla retta via indirizzato. A quel punto la cicala, sicura di essere protetta, tornò nella sua vecchia casetta. Quando ormai la fredda stagione era arrivata, la cicala a casa della formica si era rifugiata, e tutte le provviste, insieme all'amica, si era divorata. La morale è sempre quella: L'amicizia è tanto bella: un vero amico, lo sai, riesce a tirarti fuori dai guai! E ricorda che se mai in un bullo ti imbatterai, insieme a chi ti vuol bene lo sconfiggerai. “Purtroppo il fenomeno del bullismo è di triste attualità. Atti di violenza fisici e psicologici compiuti da ragazzi contro altri ragazzi è un qualcosa di assurdo ed ingiustificabile, causa di episodi drammatici. Il bullo fa della prepotenza, della violenza e dell'arroganza la sua bandiera e chi ne è vittima spesso non trova la forza ed il coraggio di reagire. Un po' come la cicala che, esasperata, decide di abbandonare la sua casa e la sua amica, pur sapendo di andare incontro a morte sicura con l'arrivo del freddo invernale. Il messaggio che deve passare ai ragazzi è quello di non consentire alla paura e alla disperazione di avere la meglio e, soprattutto, di non costruirsi delle barriere attorno, di non sentirsi soli. Sarà la piccola cicala a trovare la soluzione ad una situazione più grande di lei, semplicemente riponendo la sua fiducia in un adulto, che di fatto riuscirà a risolvere un episodio triste, la cui conclusione poteva essere drammatica. Avere il coraggio di volersi bene in un momento in cui il mondo ti sembra crollare addosso, può significare anche affidarsi a qualcuno che ci ama per tornare a vedere il cielo sereno.” Mignucci Martina cl. 3 A MA QUESTA È UN’ALTRA STORIA … E ANCORA… (PARODIE E NON SOLO!) La nostra storia ha inizio durante l'inverno. Ci troviamo all'interno di una fabbrica di scarpe. La cicala sta lavorando assiduamente per riuscire a portare a casa la sua paga, costituita da due chicchi di grano. All'inizio della primavera, la cicala viene convocata dal direttore che le dice: “Il suo lavoro è stato per noi fondamentale, ma da oggi lei non ci serve più..”. La cicala sorpresa ribatte: “E io cosa dovrei fare? Non sono una formica che riesce a procurarsi il cibo da sé...”. “Fai quello che vuoi... per me puoi anche cantare durante tutta la bella stagione” conclude il direttor Verme, ridendo. Arrivata l'estate, la cicala non prova nemmeno a mettersi a lavorare e passa le sue giornate a rallegrare i contadini. Dal sasso sul quale è seduta, può vedere una formica che va avanti ed indietro con i chicchi di grano che raccoglie. La formica incrocia il suo sguardo e le chiede: “Ma tu che canti solo... cosa mangerai durante l'inverno ?”. La cicala le risponde: ”Io avevo un lavoro, ma sono stata licenziata.. e ai servizi per l'impiego non hanno trovato nulla per me!! E pensa che non ho nemmeno avuto il diritto di ottenere la liquidazione e l'indennità di disoccupazione..”. La formica a questo punto le propone di lavorare con lei, ma la cicala non ne vuole sapere e continua a cantare. L'inverno giunge e la povera cicala inizia a morire di fame. Si avvia verso la tana della formica che ha conosciuto durante l'estate, la quale sta cenando al calduccio guardando la televisione. Quella, vedendola, la scaccia subito dicendo: “Prima cantavi, ora balla!” La favola “La formica e la cicala” scritta da Esopo e poi confluita nella tradizione latina ha una morale molto attuale: “Chi nulla mai fa, nulla mai ottiene”. Nella parodia mi sono concentrato sull'aspetto quanto mai attuale della vicenda: la crisi e la disoccupazione. Ho condannato la crisi, ma anche la cicala. Questo perché oggi più che mai il mondo del lavoro richiede una flessibilità ed una mobilità, che non siamo più disposti ad avere. Ed ecco quindi il personaggio della cicala che, dopo il licenziamento, si rassegna totalmente e che conta solo su quelle associazioni che dovrebbero aiutare i disoccupati, ma che oggi non sempre sono o possono essere efficienti. Il personaggio della formica invece ha la stessa caratterizzazione della favola originale. La mia parodia vuole quindi comunicare questo messaggio: “Bisogna avere una flessibilità ed una mobilità nel mondo del lavoro e dopo il licenziamento si dovrebbe far di tutto pur di lavorare e quindi non abbandonarsi al proprio destino”. Stefano Caserta cl. III A Un giorno d’estate la giovane cicala canterina se ne stava nel bosco all’ombra di un grande albero, concentratissima nel comporre una dolce canzone d’amore, suonando la sua chitarra. Passava di lì la vecchia, bisbetica formica che, al contrario della giovane cicala, era tutta intenta nell’accumulare le provviste per l’inverno, bofonchiando tra sé e sé. Sentendo cantare la cicala, esclamò: ”Che scansafatiche che sei! Te ne stai tutto il giorno a riposare all’ombra! Mamma mia, che vergogna... guarda me, piuttosto, che lavoro senza sosta per non patire la fame in inverno!” La cicala, dal canto suo, replicò: ”Hai una bella faccia tosta, sai? Io non sto tutto il giorno a riposare come dici tu, io compongo dolci canzoni con la mia chitarra e allieto tutti con il mio canto melodioso... questa è la mia passione, il mio lavoro...non guadagno mai il becco di un quattrino, anche questo è vero, ma mi basta poter rendere più allegra la gente con la mia musica per essere soddisfatta del mio mestiere!” La formica, rimasta scettica, continuò ad andare di qua e di là accumulando sempre più cibo, tornando a scuotere la testa e a borbottare: ”Pensa di vivere d’arte, di passioni...! Ah, com’era bello ai miei tempi...! Ah, la gioventù d’oggi, così sfaticata...! Dove andremo a finire di questo passo? Mah...” Di lì a poco vennero le prime tempeste e tutte le piante si seccarono: era ormai giunto l’inverno. La vecchia formica, diligente com’era stata, se ne stava tranquilla e beata nella sua calda tana a ingozzarsi e a sorseggiare una coca-cola spaparanzata sulla sua poltrona davanti alla tv: ”Eh sì, sono stata proprio brava!” pensava ” mica come la cicala...ma quanto mi mancano le sue belle canzoni!” Quest’ultima, invece, poiché d’estate aveva composto molte dolci melodie, ma non si era procurata alcuna provvista, soffriva la fame. Diceva fra sé e sé: ”Ohimè, che sciocca sono stata! Aveva ragione la buona formica!” Decise così di andare da quest’ultima a elemosinare qualche piccola briciola, e così fece. La formica, appena la vide, scosse la testa e si mise come al solito a borbottare: ”Eh no, cara mia, troppo comodo...ci dovevi pensare prima,,,sbagliando si impara...mamma mia, che gioventù...! Ai miei tempi...” Così la cicala le propose uno scambio: ”Io vengo a suonare e cantare per te ogni giorno e in cambio tu mi dai una piccolissima parte delle tue provviste!” La formica si mostrò reticente, borbottò un po’ ma il desiderio di ascoltare il melodioso canto della cicala, per di più ogni giorno e tutto per sé, fu così forte che finì con l’accettare di buon grado la proposta della giovane amica. La cicala fu molto soddisfatta di ciò e pensò tra sé e sé:”Caspita, ma allora non è vero che le proprie passioni non pagano!” A tutti i lavori dovrebbe essere riconosciuta la stessa dignità poiché ogni mestiere ha la sua importanza nella società. Quasi sempre, soprattutto al giorno d’ oggi, senza la fatica non si arriva a guadagnare. Attualmente vivere delle proprie passioni è difficile ma non impossibile: fortunatamente ci sono ancora dei casi in cui il proprio mestiere e i propri interessi coincidono. Sicuramente questa è una cosa positiva: un lavoro svolto con piacere risulta di certo migliore di uno svolto svogliatamente. Testella Giulio cl. 3D CONCORSO “CRONISTI IN CLASSE” In collaborazione con “Il Resto del Carlino” PROGETTO ORIENTAMENTO E’ tempo di scelte importanti… Per i ragazzi di terza media si avvicina il momento dell’iscrizione alla scuola superiore tra dubbi, perplessità e piccole certezze. Questo è un anno molto particolare per noi ragazzi: per la prima volta possiamo scegliere cosa fare del nostro futuro. Fino ad ora abbiamo giocato e scherzato, ma il tempo è passato scorrendo a tutta velocità sotto i nostri piedi. Entro un mese di tempo dovremmo prendere coscienza di noi stessi in maniera pressoché definitiva, delle nostre attitudini ed inclinazioni e dei valori in cui crediamo, per maturare una personalità capace di portarci ovunque vogliamo con un po’ di impegno. Fare tutto questo, però, in un mese varrebbe a dire buttarsi con un paracadute nel vuoto. Per evitare ciò, quindi, i professori, già da inizio anno, hanno cominciato a “bombardarci” con l’orientamento che per noi studenti di terza media non è soltanto un percorso per scegliere “cosa fare” nel prossimo anno o nei prossimi cinque anni; l’orientamento è per noi un’opportunità che ci guida alla “scelta di noi stessi”: cosa vorremmo fare, cosa faremo, chi vorremmo essere, chi saremo, come vorremmo essere ricordati e soprattutto come saremo ricordati. Durante questo periodo, quindi, mentre ci barcameniamo, come funamboli, tra patentino per il ciclomotore, sbalzi ormonali, angoscia per gli esami e continui sforzi per mantenere una vita sociale al di fuori dello studio, siamo alle prese anche con la scelta tra le varie Scuole Superiori, molte delle quali ci vedono come possibili “acquirenti”, allettandoci con proposte accattivanti, nascondendo i difetti e confondendoci sempre più … Inizialmente, molti di noi hanno vissuto questa situazione prendendola sotto gamba, come un modo per “saltare” un paio d’ore di lezione; solo dopo, abbiamo capito che ci stavamo perdendo un’occasione importante e che, se avessimo continuato ad atteggiarci in quel modo, avremmo avuto dei rimpianti. A dire il vero, il percorso di orientamento che la nostra scuola ci ha permesso di fare ci è piaciuto molto perché è stato ricco di proposte ed è stato organizzato benissimo. Per due settimane consecutive verso la fine di novembre ci hanno fatto visita al mattino i rappresentanti di molte scuole limitrofe, avendo così la possibilità di conoscere le caratteristiche di ognuna e la loro offerta formativa. Inoltre, da prima delle vacanze di Natale fino ad ora, c’è stato lo psicologo: prima teneva gli incontri in classe descrivendoci le scuole che ci interessavano e facendoci compilare dei test, ora, invece, tutti i giovedì è aperto lo sportello d’ascolto e qui, singolarmente, siamo aiutati nella nostra scelta. Infine non molto tempo fa, di pomeriggio, nel nostro Istituto c’è stato l’ “Open Day”: moltissime Scuole Superiori sono venute qui alla Pirandello e noi ragazzi, questa volta accompagnati dai genitori, abbiamo chiesto ulteriori informazioni. Inoltre ci è stata data la possibilità di partecipare ad i vari stage organizzati presso le scuole stesse e di visitarne i locali, i laboratori e conoscere meglio qualche docente. Tuttavia, c’è da dire che spesso tutto questo non basta, come pure non sono sufficienti le letture antologiche di brani e testimonianze appartenenti a quanti hanno realizzato i propri sogni con mille sacrifici o gli incontri con esponenti del mondo del lavoro che raccontano della loro esperienza. Spesso a questa età ci si lascia condizionare in modo sbagliato: tanti ragazzi scelgono una scuola piuttosto che un’altra per accodarsi ai loro amici; oppure non seguono le proprie passioni perché i genitori non sono d’accordo sperando di realizzare i loro sogni attraverso i figli. Beh, noi pensiamo che ognuno debba scegliere un percorso di studi che lo appassioni, altrimenti finirà per avere un lavoro che non lo entusiasma e non lo soddisfa. Fortunatamente i nostri genitori e i professori ci aiutano molto, dandoci consigli utili e alla fine saranno d’accordo con noi qualunque scelta facciamo. A volte ci capita di domandarsi: “E se farò la scelta sbagliata?”, oppure “Se da grande finirò per fare un lavoro che non mi piace?”, … ma poi ci si ripensa: “Perché dovrei pentirmi se scelgo da solo ciò che mi piace?”, “ Perché dovrei avere un lavoro che non amo, se studio quello che mi appassiona di più?”. Vedendo il bicchiere mezzo pieno, siamo convinti che alla fine prenderemo la decisione giusta. In particolare noi quattro saremmo intenzionati a frequentare un corso di studi liceale che ci consentirà di coltivare e concretizzare le nostre passioni anche attraverso l’università. Quest’anno cercheremo di impegnarci al massimo in modo da uscire a testa alta e pronti per il percorso che abbiamo scelto. Adesso non ci rimane che aspettare l’esito degli esami e fino a quel giorno non possiamo che sognare il nostro futuro e sperare che dietro tutta questa attesa non si celi una grande delusione. Luca Ciabocco, Enrica D’Anneo, Sara Fini, Alice Pagnanini cl. III B NOI ABBIAMO SCELTO… Riflessioni di ragazzi pronti a scommettere sul proprio futuro. Da piccola, quando qualcuno mi chiedeva cosa avrei fatto da grande, io rimanevo in silenzio e, per quanto ci provassi, non riuscivo a trovare una risposta. Oggi, all’età di tredici anni, nel momento della scelta della scuola superiore che, necessariamente, segnerà o perlomeno influenzerà la strada verso il mio futuro lavorativo, ho fnalmente trovato la risposta che tutti attendevano: farò lo chef e per questo frequenterò l’Istituto Alberghiero. La passione per la cucina è nata all’incirca quando avevo cinque anni, nel corso del tempo è cresciuta e ora non posso più fare a meno di passare parte del mio tempo tra pentole e tegami. Quando preparo un piatto posso esprimere tutta me stessa: ogni emozione, che sia gioia, rabbia o tristezza, viene fuori perché stare ai fornelli è un piacere immenso e quello che per molti è una “tragedia”, per me diventa fonte di piacere. A dir la verità, la scelta della scuola non è stata affatto semplice perché me la sono dovuta vedere con il parere contrario di mio padre. A lui piacerebbe che frequentassi una scuola più “importante” ma, alla fine, dopo molte discussioni e grazie alla mia testardaggine, papà ha assecondato la mia preferenza. In effetti, il carattere con cui ho affrontato i pareri contrari, nasce dal fatto che la mia passione per la cucina è molto più di un sogno nel cassetto, è qualcosa che semplicemente mi fa stare bene. Quando cucino la mente si libera di ogni pensiero, in quel momento mi sento realizzata e torno ad essere quella bambina che all’età di cinque anni guardava la mamma con occhi incantati mentre cucinava o che ha messo a soqquadro la cucina per imparare a fare il tiramisù. Normalmente sono confusionaria, rumorosa ma i miei piatti si presentano come un modello di semplicità e precisione. Io sono pienamente consapevole della fatica che mi aspetterà, degli ostacoli che dovrò affrontare e delle volte che sarò messa alla prova per dimostrare il mio valore. Di certo non sarà semplice ma è questo il percorso che ho scelto. Ogni giorno ci riempiono la testa dicendo che non c’è lavoro, che l’Italia sta fallendo ma sono convinta che siamo NOI a poter risollevare il nostro Paese trasformando i sogni in realtà e le idee non si trasformeranno mai in fatti se non crediamo fortemente in esse. Marscha Brugiati cl. III E §§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§ Scegliere la scuola non è un compito semplice, insomma scegli ciò che diventerai da grande, il lavoro che farai. Ho iniziato la terza media con tantissimi dubbi, volevo fare tutto e niente, qualsiasi cosa sarei stata disposta a farlo; mi piace tutto, dalla meccanica alla cucina, dall’arte alla chimica, alla letteratura; insomma potrei scegliere qualsiasi scuola. I miei insegnanti mi consigliano un Liceo ma non credo di aver tempo necessario per frequentare un istituto del genere in maniera dignitosa tra corsi vari e danza. Ci ho ragionato molto su, mesi e mesi, durante i quali a pranzo l’argomento era sempre la scuola. Sono molti i fattori da considerare: la vicinanza a casa, le materie, lo studio, i rientri, il parere dei genitori e dei professori. Con le scuole professionali ti affacci subito sul mondo del lavoro, già dal terzo anno, mentre per un Liceo prima di iniziare a lavorare devi superare la maturità e frequentare l’Università. Ritengo che un Istituto Professionale sia molto meglio per me perché si prediligono le attività manuali. Io sono brava a scuola ma solo perché ho un alto senso del dovere altri menti impiegherei il mio tempo in altre cose. Vorrei frequentare l’Istituto Alberghiero ma tutti dicono che sono “sprecata” per quella scuola. Pensare che la scuola Alberghiera di Milano è una delle più importanti d’Italia e invece qui è discriminata. Sinceramente trovo che sia una follia decidere ciò che farai nella tua vita a tredici anni. In tre mesi ho cambiato idea più di cinque volte tra Liceo delle Scienze Umane, Liceo Artistico, Istituto Alberghiero, Liceo Linguistico, Tecnico grafico e Tecnico turistico. Io penso che l’adolescenza vada vissuta nel migliore dei modi e non tutto il giorno a studiare: bisogna anche divertirsi e, soprattutto, quando torni a casa da scuola devi essere contento di ciò che fai e soddisfatto dei tuoi studi. Ho sempre aspirato a una vita felice, piena di amore e di impegni, e sul lavoro voglio le stesse cose. Felicità, amore e impegno. Sono questi i fattori che portano al successo. I grandi si lamentano sempre per la loro vita piena di stress ma io non sarò come loro. Sarò un’adulta e una donna felice e serena come poche. Alla fine ciò che conta è una cosa sola: qualsiasi tipo di scuola, se fatta bene, ti darà soddisfazione nella vita e io che sono una persona determinata farò ciò che scelgo nel migliore dei modi. Sono convinta che, qualsiasi scuola sia, avrò un futuro assicurato! Alice Marani cl. III B IL MONDO DEL LAVORO OGGI I ragazzi provano a capire cosa offre il mercato del lavoro La crisi iniziata nel 2008 continua ad avanzare. Spesso la parola crisi viene utilizzata come sinonimo di difficoltà, ma in realtà è soltanto un cambiamento di qualcosa che non funziona più correttamente. In questo senso, la scelta alla fine dellascuola superiore, diventa fondamentale perché i percorsi di studio successivi si differenziano moltissimo e già dopo il biennio dell’obbligo, i ragazzi possono scegliere se continuare la scuola o abbandonarla. Infatti, i più giovani dovrebbero trovare lavoro molto più facilmente degli adulti, in quanto dal punto di vista contrattuale per le aziende è più conveniente ma, considerata l’alta percentuale di perdita dei posti di lavoro, alla fine si corre il rischio di ritrovarsi senza un titolo di studio utile per una nuova occupazione o una posizione lavorativa migliore. Da alcune statistiche si deduce che la maggiore richiesta di lavoratori avviene nei settori che riguardano l’energia e le telecomunicazioni. Infatti coloro che, in questi anni, hanno trovato lavoro più facilmente sono proprio gli addetti ai settori prima elencati, ma anche gli impiegati nell’ambito della progettazione, dell’ingegneria e del commerciale. Cosorzio AlmaLaurea LAUREATI PRIMO LIVELLO CONDIZIONE OCCUPAZIONALE E FORMATIVA DOPO UN ANNO DALLA LAUREA Possiamo dunque dedurre che nel 2014 i settori che traineranno il mercato del lavoro italiano saranno quelli delle vendite, dell’informatica, delle telecomunicazioni e dell’ingegneria. Oggi la laurea non ha più lo stesso valore di un tempo. Infatti, sebbene possa offrire l’accesso a dei lavori ben retribuiti, dai dati è emerso che la percentuale dei disoccupati laureati (19%) è maggiore della percentuale dei disoccupati diplomati (16.3%). Tra i laureati più richiesti troviamo: l’esperto di software, di gestione aziendale, analista programmatore, progettista, operatore commerciale estero, addetto al marketing. I diplomati maggiormente richiesti, invece, risultano gli esperti nel settore delle telecomunicazioni, dell’alimentazione, dell’informatica, della meccanica, dell’elettrotecnica e della moda. Crediamo, quindi, che l’orientamento scolastico sia fondamentale per noi ragazzi perché da esso dipenderà il percorso di studi successivo e le opportunità lavorative che il futuro ci potrà riservare. Samuele Brunasso, Alisia Capozucca, Stefano Caserta, Martina Mignucci cl. III A Il progetto proposto quest’anno dalla prof.ssa Mazzarella offre la possibilità a noi ragazzi delle classi Prime di imparare a mangiare sano per sentirci meglio. Infatti, assumendo in modo vario e completo i vari alimenti, compiamo il primo e più importante passo verso una vita in buona salute ed energica perché mangiare bene equivale a volersi bene. Ogni prodotto ha le sue caratteristiche benefiche differenti: porzioni raccomandate; la situazione più critica riguarda la fascia giovanile e anche l’aumento dell’obesità tra i giovani è dovuta prevalentemente ad una cattiva alimentazione ricca di grassi e povera di frutta e verdura. L’iniziativa, quindi, ha lo scopo di proporre nella scuola un’alternativa alle solite merende coinvolgendo ragazzi, insegnanti, genitori, produttori, nel comune intento di favorire un modo più sano di alimentarsi. Giulia Camerlengo cl. I D PROGETTO “BIBLIOTECA” AUTORE-STUDENTI: FACCIA A FACCIA SULLA RESISTENZA (pubblicato su “ Il Resto del Carlino”) Il 5 marzo, nell’auditorium della Scuola Primaria “S. Giovanni Bosco” l’autore Elio Scialla ha presentato agli alunni delle classi Terze della Scuola Secondaria di I grado “L. Pirandello” il suo libro intitolato “Il binocolo di Cesare”. In particolare, frutta e verdura sono alla base di una sana alimentazione apportando sali minerali come potassio, magnesio, selenio, ferro poiché contengono numerosi composti antiossidanti che proteggono il nostro organismo contrastando i radicali liberi. Iris Alessi cl. I D Nell’ambito dello stesso progetto, la nostra scuola ha aderito all’iniziativa del “Mercoledì della frutta” in collaborazione con il servizio igiene degli alimenti dell’ASUR di Civitanova Marche. Si tratta di una progetto che mira a sensibilizzare, responsabilizzare ed anche indirizzare i ragazzi al consumo di frutta fresca di stagione come spuntino scolastico, rendendo ciò naturale, piacevole e abituale. Gli obiettivi principali dell’intervento sono quelli di informare sugli effetti positivi di frutta e verdura, di incentivare il consumo nelle scuole e a casa di alimenti gustosi, salutari a basso contenuto energetico e di provenienza territoriale e, infine, di proporre spuntini alternativi a base di frutta e verdura fresche. Negli ultimi anni, infatti, si evidenzia un calo enorme dei consumi di questi alimenti ed un progressivo disinteresse soprattutto nei ragazzi in età scolare, a scapito di una alimentazione equilibrata. I giovani prediligono alimenti industriali confezionati, magari di più veloce e pratico utilizzo e ben pubblicizzati. In Italia il consumo di frutta e ortaggi è in diminuzione e ben lontano dalle cinque L’evento, legato al progetto “Biblioteca”, arriva al termine di un percorso di lettura in classe al quale si è dedicato diverso tempo nel corso dell’anno scolastico. Il romanzo è incentrato sugli eventi legati alla seconda guerra mondiale e racconta di un ragazzo di nome Cesare che, dalla fine del 1942, è costretto a vivere come sfollato a casa del nonno paterno a Mondovì in Piemonte. In questo paese egli trascorre gli ultimi anni del conflitto mondiale in assenza dei genitori e spesso anche del nonno, attivista nelle fila dei partigiani. Pur trovandosi in una nuova città, il ragazzo riesce comunque a trovarsi degli amici che lo aiuteranno nei momenti di difficoltà e che ritroverà al ritorno a Torino. I ragazzi sono stati accolti con entusiasmo dall’autore che è anche protagonista, perché l’impianto della storia è completamente autobiografico. Durante la conferenza il Prof. Scialla ha rivelato di aver scritto il libro più di quarant’ anni fa e che la versione letta non è la prima stesura bensì la terza. Inizialmente, il libro era addirittura il doppio di quello attuale. L’autore ha, inoltre, riferito che il romanzo non è stato pubblicato subito perché nell’Italia del dopoguerra non si voleva parlare e ha iniziato la stesura del libro è legato, quindi, alla volontà di non voler dimenticare i duri anni della guerra e i problemi ad essa connessi, in particolare le vicende della Resistenza e della lotta tra gli italiani dopo i fatti del 1943. Al termine di una breve introduzione, molto spazio è stato dedicato alle domande degli studenti, che per una giornata sono diventati veri e propri giornalisti e grazie alle esaurienti risposte dell’autore hanno potuto soddisfare le curiosità nate durante l’approfondita e accurata lettura del libro: sono emersi i ricordi e sentimenti dello scrittore e ciò ha suscitato una profonda commozione nella platea verso un passato così difficile. Tutti gli alunni presenti si sono dimostrati molto partecipi e interessati alle memorie del professore. Oggi noi ragazzi non riusciamo a renderci conto di come vivevano i nostri coetanei nel periodo della guerra: i pericoli, le privazioni, la paura per la propria sicurezza e per quella dei propri cari… E’ per questo che dovremmo apprezzare la vita e renderci conto che essa è un bene prezioso. Il rapporto scrittore-alunni è stato intenso e “ravvicinato” così da permettere al professor Scialla di raccontare anche aneddoti molto personali per destare sempre più interesse e curiosità da parte di un centinaio di alunni completamente presi dai suoi racconti e che non hanno faticato a mantenere alta la loro attenzione. L’incontro si è concluso con un gesto inatteso: l’autore è stato così gentile da firmare i libri per tutti noi, l’impronta del nostro emozionante incontro che porteremo nei nostri ricordi. S. Brunasso, S. Caserta, M. Mignucci cl. III A I. Ciccarelli, C. Marabini, M. Gaetani, A. Paolucci cl. III D GITA A ROMA Udienza con il Santo Padre Il giorno 5 marzo 2014 siamo partiti per Roma, così come era previsto nel progetto “Mister Cittadino” organizzato dalla prof.ssa Mazzarella. Ci siamo ritrovati davanti al cortile della scuola alle h 5.00 e subito dopo ci siamo messi in viaggio; alle h 9.00 siamo arrivati a Roma. Ci siamo fermati davanti al Palazzaccio e da lì a piedi siamo arrivati in Piazza san Pietro, dove abbiamo incontrato il professore referente del progetto “Educare alla Solidarietà” dell’istituto superiore “Ceccherelli-Volta”, che ci ha fornito i biglietti per l’udienza prevista con il Papa. Ci siamo disposti lungo le transenne sotto le arcate di Piazza san Pietro, in attesa dell’ arrivo del Pontefice e nel frattempo abbiamo esposto uno striscioni, che la nostra scuola ha dedicato a Lui. L’ entrata del Papa è stata molto emozionante: dopo essere passato con la Papa-mobile per le transenne, Egli si è disposto e ha iniziato il suo discorso, che è stato molto bello e profondo, e dato che era il mercoledì delle Ceneri, ha parlato soprattutto del modo in cui dovremmo vivere la Quaresima. Dopo l’udienza ci siamo recati al ristorante, già prenotato dalla scuola, per fare pranzo e dove abbiamo mangiato pasta all’ amatriciana, arrosto e dolce. Dopo il pranzo, insieme al professore e alla classe III del suo istituto, abbiamo fatto una passeggiata per Borgo Pio, fiancheggiando il camminamento di Castel Sant’ Angelo fino ad arrivare al ponte sotto cui scorre il fiume Tevere. Lungo le strade c’erano molte persone intente a chiedere l’ elemosina in modi un po’ bizzarri: c’era chi rimaneva sospeso in aria aggrappato a un palo, chi invece si mascherava. Sul ponte di Castel Sant’ Angelo, invece, molti ragazzi ritraevano le diverse statue lì presenti. Da lì siamo arrivati in Piazza Navona che era molto bella, perché si vedeva la parte opposta della cupola di San Pietro, inoltre al centro c’era una fontana ed intorno molti negozi, infatti le professoresse ci hanno lasciato fare un po’ di acquisti. Infine, alle h 16.15 siamo ripartiti con il ricordo di questa bella gita. Santori Francesca cl.II A Venerdì 07 marzo le classi Seconde della Scuola secondaria di I grado ”Luigi Pirandello” hanno assistito ad un concerto dell’Orchestra filarmonica marchigiana. L’evento è stato introdotto dalla presentazione della Preside la quale ci ha raccomandato di essere educati. Poco dopo ha passato il microfono ad un componente dell’orchestra che ci ha spiegato il significato della parola “overture”: apertura. Billie Holiday “Man I love”. Lo spettacolo si è concluso con la canzone “Wolf Gangster” di Mario Gagliani eseguita da tutti gli strumenti. Credo che ognuno di noi abbia imparato qualcosa, come ad esempio i due punti di riferimento nell’orchestra, cioè la mano destra e la mano sinistra. La destra scandisce il tempo, la velocità o lentezza per il ritmo binario, ternario , quaternario; la mano sinistra, invece, il timbro del suono, più forte o più leggero. A nome di tutte le classi Seconde ringrazio le insegnanti e la Preside per averci dato la possibilità di vivere un’esperienza tanto bella ed emozionante! Tommaso Lelli cl. II B CONOSCERE PER CONOSCERSI UN’ESPERIENZA DI VITA E STUDIO… IN TEDESCO (pubblicato su “ Il Resto del Carlino”) Il primo brano che abbiamo ascoltato è stata appunto l’overture di Gioachino Rossini, “Il signor Bruschino”, suonata da alcuni strumenti a fiato come l’oboe, il corno, le trombe, il clarinetto e, per gli archi, contrabbasso e violini. Il primo brano è stato allegro ed è stato ap- prezzato da tutti; al termine il rappresentante dell’orchestra ci ha spiegato le differenze tra il suono del violino, della viola, del violoncello e del contrabbasso. Quest’ultimo è stato suonato da un alunno della classe II E, Edoardo Di Matteo, che ci ha dimostrato le sue abilità di bravo musicista. Il secondo brano di Wolfgang Amedeus Mozart, “La Serenata”, è stato molto coinvolgente; il terzo, eseguito con le corde pizzicate, “Pizzicato Polka” di Johann Strauss, ci è apparso immediatamente divertente e gioioso. Subito dopo, i legni hanno suonato un brano chiamato ”Tico Taco” di origine popolare. Abbiamo assistito inoltre ad una esecuzione di ottoni: hanno iniziato i corni subito seguiti dal suono inconfondibile delle trombe accompagnate dalle percussioni che hanno eseguito il brano di Il 17 febbraio per alcuni ragazzi delle classi seconde è iniziata un’esperienza linguistica magnifica, speciale ed istruttiva. Siamo partiti per raggiungere Bressanone, località dell’ Alto Adige. Appena arrivati siamo stati accolti nel miglior modo dal titolare dell’ hotel e dal suo personale, cosa fatta anche dai ragazzi del liceo che partecipavano allo scambio culturale, che ci hanno messo a nostro agio nonostante la differenza d’età. Siamo stati travolti da un‘atmosfera accogliente, che ci ha permesso di ampliare le nostre conoscenze linguistiche! Ci siamo trovati molto bene nonostante le diversità che abbiamo riscontrato sia nell’ambiente naturale sia nel carattere dei ragazzi! Ci ha molto stupito anche la struttura della scuo- la, differente per la grandezza ma anche per l’organizzazione. E poi, come dimenticare tutte le meraviglie che abbiamo ammirato a partire dalla mummia Otzi, l’uomo venuto dai ghiacci, la caratteristica torre bianca di Bressanone con la piazza del duomo, e poi tante altre ancora, Bolzano, Trento e, infine, la bellissima giornata in montagna alla Plose! Per noi ragazzi questo viaggio è stata un’esperienza bellissima e indimenticabile, ci siamo aperti a nuovi orizzonti, ci siamo immersi in una nuova cultura, abbiamo stretto rapporti con ragazzini di un’altra lingua e ognuno di noi si è impegnato moltissimo nel parlare tedesco. Di certo non è stato facile comunicare con la gente del posto e adeguarsi alla vita, alle tradizioni, ai cibi a agli usi dei ragazzi di Bressanone! Questo viaggio è stato un’opportunità immensa in cui abbiamo scoperto anche alcune sfumature in più su noi stessi; inoltre ci siamo sentiti più responsabili e maturi grazie anche ai professori e ai genitori che ci hanno dato fiducia. Ci siamo sentiti in dovere e onorati di rappresentare la nostra scuola e di far conoscere, a nostra volta, una piccola parte di essa ai ragazzi di Bressanone e abbiamo capito, infine, che viaggiare non significa solo “ ESPLORARE IL MONDO” ma “COSTRUIRE UN PONTE “ fra culture e persone diverse! F. Capozucca, A. Del Papa, G. Lo Scocco, C. Morresi, T. Cognigni, M. Emiliozzi, A. Medori cl.II E RIAPRIAMO LE PORTE ALLA STORIA: la SHOAH raccontata ai ragazzi delle classi III (pubblicato su “ Il Resto del Carlino”) Tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del Novecento si è consumata una delle più grandi tragedie di sempre: il genocidio degli ebrei da parte dei nazisti. Sono passati molti anni da allora, tuttavia non possiamo permettere che si dimentichi un momento così importante della storia dell’uomo. Quest’anno, quindi, in occasione della “Giornata della memoria”, il nostro Istituto ha deciso di andare oltre le semplici informazioni e nozioni da apprendere sui testi e far conoscere meglio ai suoi alunni di Terza questo periodo storico così importante attraverso un’iniziativa molto interessante che è riuscita a catturare l’attenzione di tutti i presenti. Gli studenti, dopo aver visto l’orrore dell’Olocausto vissuto dai bambini guardando il recente film francese “Vento di primavera” si sono recati all’auditorium della Scuola Primaria “S. Giovanni Bosco” per assistere alla conferenza del Brigadiere della Guardia di Finanza e studioso della Shoah Vito Carlo Mancino che ha raccontato, tra l’altro, l’esperienza della propria famiglia, toccata direttamente dall’Olocausto. Il Brigadiere si è presentato portando con sé la sciarpa e la kippah, il tipico berretto ebraico, del suo grande amico Shlomo Venezia, uno dei più importanti testimoni diretti della Shoah, venuto a mancare circa due anni fa. “Questi vestiti”, ha spiegato Mancino, “mi danno forza. Per questo li porto sempre con me”. Dopo un’introduzione esauriente che ha permesso agli alunni di comprendere meglio il periodo storico di cui avrebbe trattato nel suo dibattito, il Brigadiere Mancino ha parlato delle vicende che hanno visto drammaticamente protagonisti i propri parenti, di come le vite di questi ultimi insieme a quelle di altri milioni di ebrei siano state stravolte dalla storia, alternando questi ritagli di eventi familiari a riflessioni personali molto profonde e condivisibili. Tra le numerose cose dette, il Brigadiere ha citato una frase di suo nonno, esempio di grande saggezza popolare: “Nella vita di ogni uomo”, ha detto Mancino, “ci sono tre giudizi: uno è quello della magistratura ma per saperlo prima devi essere arrestato; quello di Dio ma per conoscerlo devi aspettare la morte… e poi c’è un terzo giudizio, al quale non si può sfuggire in alcun modo ed è quello dello specchio, perché è lì che ogni giorno devi trovare il coraggio di guardarti ed è in quel momento che devi fare i conti con la tua coscienza”. Durante la conferenza è intervenuto brevemente il Capitano della Guardia di Finanza di Civitanova Valerio Pica mentre, al termine, il Brigadiere Mancino ha chiamato accanto a sé l’Assessore all’istruzione Prof. Piergiorgio Balboni e il Sindaco Dott. Tommaso Claudio Corvatta che ha dimostrato tutta la sua commozione per il tema trattato e le toccanti parole di Mancino. L’applauso finale, spontaneo e sentito, non ha lasciato alcun dubbio: questo incontro si è dimostrato un’ottima occasione per andare al di là delle cose che si possono imparare a scuola riguardo la Shoah e per ascoltare la storia di questo immane sacrificio umano raccontata in maniera diretta ed efficace impedendo, in questo modo, che l’Olocausto venga catalogato come qualcosa che ormai appartiene al passato e finire nel dimenticatoio. Giulio Testella cl. III D Se mi fermo a pensare alla mia classe, rifletto e mi accorgo che con essa trascorro la metà dell’anno, la metà del giorno e proprio su quei banchi, che sopporto poco, ho conosciuto persone fantastiche che mi sostengono e mi vogliono un mondo di bene. La mia classe è “da urlo” e non la cambierei mai, anche perché è una seconda famiglia, un po’ più grande, ma molto unita. Noi preadolescenti in classe parliamo del più e del meno, si discute di problemi, di amicizie, ma soprattutto di sciocchezze varie. Nell’aula vola sempre una nuvola di allegria e serenità e se, per caso, qualcuno di noi è triste ci si aiuta a vicenda. Una domanda che mi pongo spesso è se siamo tutti amici o compagni e, riflettendo, mi accorgo che la classe è divisa in piccoli gruppetti. Io però ho solo amici veri, quelli che mi sostengono sempre, che non mi deridono ma che mi aiutano a crescere. La maggior parte degli amici sono femmine come CECILIA, una ragazzina timida ma gentile, oppure l’altra CECILIA, sempre pronta a darti una mano, ma credendo all’amicizia tra maschi e femmine, ho amici speciali anche maschi, come RICCARDO, MARCO e così via. Io credo nell’amicizia tra maschi e femmine perché, forse, è anche più bella di quella tutta al femminile. Nella mia classe, anche se non siamo tutti amici, c’è un clima molto speciale e, se anche non usciamo, siamo veramente uniti come una catena invisibile ma indistruttibile. Come ogni classe, anche la nostra non è proprio perfetta e, anche se siamo una stella lucente, anche noi abbiamo dei punti di forza e dei punti deboli. I nostri punti forti sono di essere tutti e 24 uniti, di divertirci senza escludere nessuno e i punti deboli sono due: ci si prende ancora un po’ in giro per far ridere la classe e spesso si fa la spia sui compiti. Anche se siamo solo 24 ragazzini preadolescenti, combiniamo molte marachelle, forse non tante come in prima media, ma nemmeno poche! In questo periodo, nella classe, ci sono i primi piccoli amori, le prime delusioni e spesso anche le prime rivalità. A me, personalmente, che piace disegnare, se dovessi ritrarre la mia classe, la rappresenterei in un grande cartellone vivace, con molti ragazzini che si divertono. Io stimo la mia classe e i miei compagni, perché siamo unici, speciali, una stella che esplode, una vera e propria “classe da sballo”. Siria Gambardella cl. II E Polifemo, ciclope spaventoso! Omero, parlandoci del terribile Polifemo, è proprio riuscito a spaventarci. Polifemo era figlio del dio del mare Poseidone e di una bellissima ninfa. Nella sua figura la bellezza della mamma è andata persa. Altissimo, con un corpo massiccio coperto di peli, i capelli aggrovigliati, aveva un unico occhio in mezzo alla fronte, un occhio rotondo, grande come la luna. “Me lo immagino enorme e sgraziato, selvaggio nell’aspetto, con una forza fisica smisurata, violento più di una bestia. Perché mangiarsi quei piccoli uomini, se non per mostrare la sua assoluta inospitalità ed andare così contro quello che gli dei vogliono dall’uomo giusto? Lui segue solo la propria volontà. Eppure, nonostante la sua ferocia, sembra essere amorevole e attento nella cura del suo gregge. Una strana contraddizione, ma faccio un po’ fatica a immaginarlo a mungere le sue pecore!” (Daniele Bongelli, I E) “Secondo me è molto antipatico e anche poco intelligente e cortese. Si vede che non è mai andato a scuola e dovrebbe imparare un po’ di cortesia se non vuole essere accecato di nuovo!” (Angelo Bartolini I E) “Un consiglio che gli voglio dare da amico è che non deve mangiare gli uomini: uno di loro potrebbe diventare il suo migliore amico!” (Manuel Mei, I E) I ragazzi della II E volano sulla Luna… Come Astolfo nell’ ”Orlando Furioso”, sono al galoppo dell’ippogrifo e posso recuperare sulla Luna quello che si perde sulla Terra. Così ritrovo …. Al galoppo dell’ippogrifo posso vedere tutto, pianeti stelle e astri: è un panorama magnifico! La brezza di quel viaggio nell’immenso universo mi accarezza i capelli e mi fa sognare con la fantasia e immagino quello che potrò trovare sulla Luna! Appena atterro sulla superficie lunare, di color bianco grigiastro, scorgo una fantasiosa catena montuosa: splendida! Ci sono monti rosa, lilla, azzurri, indaco e perfino oro e argento! Sono tutti monti altissimi ed è così che comincio a domandarmi di quale materiale siano composti. Provo a toccarli, ma più mi avvicino più mi accorgo che sono impalpabili, anzi, riesco ad entrare in queste grandi “nuvole colorate”; adoro il colore indaco, entro… Sono avvolta e abbracciata da tanta, tanta tenerezza, sentimento dimenticato da tutti: genitori e figli, mariti e mogli, capi e operai, sacerdoti e popolo, governo e gente comune… Proprio di questo Papa Francesco ha parlato in tante occasioni: dice che solo ritrovare la tenerezza ci può salvare e che non bisogna averne paura. Pian piano, senza accorgermene, la scala colore si abbassa e vengo travolta da un’ondata di umiltà di color lilla: nessuno di noi è umile, tutti vogliamo essere i primi e oggi, sulla Terra, l’umiltà è vista come stupidità! Camminando, mi ritrovo circondata da tante piccole ampolle di color azzurro in cui inciampo e che formano la montagna più alta: sono piene di senno, capacità ormai estinta sulla Terra, la quale permette di giudicare e agire con saggezza. Un dolce e melodioso suono di arpa mi attrae e mi accompagna nella nuvola rosa, piena di alberi nei cui fiori sono custodite perle di serenità, che si ritrovano nelle cose semplici e affettuose, che ormai sulla Terra non esistono più… Sono un po’ stanca e vorrei uscire ma una piccola collina argentea attrae la mia attenzione: c’è un grande e brillante cartello con su scritto “educazione”! Sulla Terra non ce n’è poichè chi è educato è “out”! Attraversando la collinetta mi ritrovo in un bagliore dorato che mi fa sentire a casa, a mio agio; questo è l’unico posto pieno di vita (voci, schiamazzi, profumi, nutella e tanta tanta sincerità); qui trovo tutto ciò che sento di aver perso. Certo, crescendo ho scoperto cose nuove, anche interessanti della mia età, ma sono certa che spontaneità, collaborazione, divertimento sincero e piacere di stare insieme non sono più quelli di quando ero bambina; ora le nostre mani sono impegnate dai cellulari! Non vorrei più andare via, mi voglio portare via tutto, ma come faccio? Farò due viaggi, ma non intendo lasciare niente perché vorrei un mondo migliore! (Cecilia Olivieri) Sto viaggiando sopra ad un cavallo alato, chiamato Ippogrifo; da quassù la vista è meravigliosa: sono circondata dal firmamento e da lontano vedo la Luna, una grossa palla bianca che viene illuminata dai raggi del sole. Il magico cavallo posa le sue zampe sulla superficie della luna e mi fa scendere. Quante cose si trovano qui! Tutte che appartengono agli uomini della terra. Mi giro un po’ intorno e scorgo una cosa importantissima che gli uomini hanno perso: il senno. Vorrei proprio riportarlo sulla terra, perché gli uomini si stanno comportando così male che si capisce proprio che non hanno più il senno della ragione. Girando ancora un po’ vedo qualcosa che mi appartiene: la spensieratezza di quando ero bambina. L’ho perduta qualche anno fa, ormai non sono più così piccola da non capire gli avvenimenti che accadono, per questo di fronte a certe difficoltà, che a volte mi fanno star male, vorrei riavere la mia spensieratezza per superare le cose senza angoscia, ecco perchè vorrei riportarla a casa. (Benedetta Capozucca) “Tutti hanno un pezzettino di sé sulla Luna descritta da Ariosto” Tutti, secondo me, hanno un pezzettino di sé sulla Luna descritta da Ariosto; io vorrei poter riprendere la sicurezza in me stessa, nelle mie capacità, nel mio essere. Molte volte mi capita di lasciarla volare via lontano verso quella Luna, a causa del mio carattere o per delle situazioni in cui perdo fiducia in me; la rivorrei per mostrare a tutti ciò che valgo. (Lisci Cecilia) Voglio riprendere la cosa alla quale sono stato sempre devoto: il mio coraggio, una cosa che non ho perso del tutto ma in parte, e l’amicizia delle persone a cui tengo di più. (Matteo Cognigni) Mi piacerebbe ritrovare dentro di me la mia infanzia, perché, adesso che sto crescendo, mi ritrovo ad affrontare difficoltà, ma soprattutto scelte, che cambieranno la mia vita e quindi il mio futuro. (Lorenzo Belluccini) Una cosa che perdo delle volte è l’autostima, che invece serve moltissimo, secondo me, perché quando ne sono privo mi sento isolato dal mondo. (Edoardo Di Matteo) Io vorrei recuperare la vera amicizia, che per me è il sentimento più importante perchè mi dà la forza di andare avanti, anche se ho capito che di veri amici ce ne sono pochi nel mondo. Cercherei anche il mio sorriso che a volte svanisce e a volte ritorna. (Barbara Brasca) Io recupererei la voglia di fare i miei doveri: la rivoglio perché in certe giornate non ho voglia di fare i compiti o di andare all’allenamento. La voglia l’ho perduta poco tempo fa, forse perché sono entrato nella fase della preadolescenza e quindi spesso sto con il cellulare o al computer! (Tommaso Cognigni) Io vorrei riportare sulla Terra l’altruismo, perché ci sono molte persone a cui non importa niente degli altri, più poveri o sfortunati (Leonardo Torregiani). Dovremmo recuperare i valori e la “ricchezza” interiore che c’erano un tempo, come la solidarietà della gente verso chi ne ha bisogno. (Arianna Del Papa) Io prenderei la pace. Oggi la pace manca nel mondo, perché gli adulti preferiscono fare la guerra! Riporterei la pace in tutte le famiglie così che i ragazzi possano vivere una vita migliore. (Antonio Medori) Vorrei proprio vedere tutto ciò che la gente perde con il tempo, nel bene e nel male, per capire se, riavendo quelle cose, il mondo potrebbe essere un luogo migliore, non solo per me, ma per tutti quelli che lo vogliono. (Gemma Bordoni) Se potessi fare come Astolfo e viaggiare sull’ Ippogrifo fino alla luna, sarebbe una stupenda occasione per riprendere la felicità. Credo che sia partita per la Luna molto tempo fa con l’ intenzione di non tornare. Non ricordo bene quando è successo né il perché, so solo che se potessi riprendere la felicità non scapperebbe da qui una seconda volta! (Riccardo Morbiducci) Secondo me, in particolare, sulla luna c’è molta speranza; tra noi ragazzi, infatti, quasi nessuno crede veramente in qualcosa, sperando di riuscire a realizzarla. Ormai in pochi faticano veramente per ottenere qualcosa in cui sperano e in cui credono, al di là delle aspettative degli altri. Secondo me tra noi ragazzi manca veramente un po’ di speranza, specialmente, nel realizzare un futuro migliore, perché, forse, non ci rendiamo conto neanche del presente, di ciò che stiamo vivendo e diamo la colpa dei nostri problemi “al mondo”, quando in realtà è la nostra determinazione a mancare! (Francesca Capozucca) Il bullismo è un fenomeno molto grave e diffuso specialmente nella fase della preadolescenza, per questo a scuola ne abbiamo parlato molto e abbiamo approfondito questo argomento. Abbiamo capito che il bullismo è l’insieme delle azioni aggressive, fisiche o verbali, che subisce un ragazzo ritenuto “debole” da parte di una o più persone. Per parlare di bullismo vero e proprio devono essere presenti certe condizioni: l’intenzionalità, la persistenza e la relazione di disuguaglianza. Inoltre il bullismo può essere diretto (offese e percosse) o indiretto (isolamento e derisione alle spalle). La scuola primaria e i primi anni della secondaria sono luoghi dove il bullo attacca molto spesso ed oggi si constata che anche le femmine tendono ad essere aggressive e violente. Le vittime dovrebbero confidarsi con qualcuno, perché il silenzio protegge i prepotenti, mentre parlarne li smaschera e li disarma! Sinceramente non ci è mai capitato di essere protagoniste di un atto di bullismo né di assistervi, ma ci è capitato molto più spesso, negli ultimi tempi, di sentir parlare del bullismo nelle scuole. Queste storie sono più o meno sempre simili tra loro e riguardano lo stesso genere di persone. Infatti in questi episodi è presente il bullo, accompagnato dai suoi “amici”, che attacca la vittima, che generalmente è di età inferiore e perciò più debole e indifesa. Dopo aver sentito diverse di queste storie, possiamo ritenerci davvero fortunate perché nella nostra scuola non abbiamo vissuto esperienze di questo tipo e perciò possiamo stare in classe in tutta tranquillità, senza avere il “terrore” di stare con gli altri. G. Bordoni, F. Capozucca, C. Olivieri cl. II E AMORE ASSASSINO Si trovava nel suo ufficio, quando il telefono sulla scrivania squillò. Alzò la cornetta e rispose: - Pronto?- nessuna risposta, ma dopo pochi secondi, una voce velata da una leggera commozione parlò: -Sono la duchessa Sofie Lebrois, vi prego di raggiungermi al più presto nel palazzo Renailles. Fate in fretta non posso più aspettare, dovete risolvere questo caso.Un lungo suono interruppe la telefonata. La detective Amelie si alzò prendendo il soprabito e uscì rapidamente dalla stanza. Si diresse sul luogo del delitto, varcò la soglia e si ritrovò in una sala dal perfetto stile barocco: specchi e finestre erano artefici di giochi di luce, i muri avevano decorazioni di stucchi e fregi dorati e sul pavimento di marmo c’era il corpo di un uomo senza vita, con il volto pallido, gli occhi sbarrati, le braccia aperte e una ferita sul ventre. Amelie si avvicinò alla vittima e dopo un attento esame constatò che la ferita era stata procurata da un'arma da taglio, pertanto ordinò a tutti i presenti di non lasciare la sala, ma dal momento che si stava rivolgendo ad un gran numero di persone, aggiunse: -Suppongo che non ci sia motivo di trattenere chi non ha rapporti con la vittima. Coloro ai quali questo uomo era estraneo, si possono allontanare, ma vi prego di non lasciare la città. - Come vi permettete di dare ordini, soprattutto in mia presenza?- Una voce tuonò minacciosa nella stanza. Io sia stata convocata qui per trovare il colpevole di questo omicidio, perciò d'ora in poi, voi dovrete stare ai miei ordini.Purtroppo una donna come la nostra detective non amava chi assumeva toni scontrosi, poiché li riteneva il più delle volte persone villane. -Con chi ho il piacere di parlare?-Il capitano delle guardie di Parigi. Sia chiaro che da lei pretendo il massimo rispetto, sia per le mia abilità di spadaccino, sia per la carica che ricopro- Mi addolora dirvelo, sarete anche bravo con la spada, ma a fingere con eleganza, voi signore, siete disarmato.L'attenzione si Amelie fu attirata da una piccola donna che, in ginocchio sul pavimento, versava lacrime amare, imprigionata dalla disperazione. Molte donne la circondavano tentando di consolarla, una di queste era la contessa Sofie.Quando vide l' investigatrice, il suo volto fu attraversato da tutto il sollievo che era possibile provare in quel momento. - Vi presento la contessa Gabriel, la moglie della vittima.- Una delle due signore, che erano rimaste a consolare la vedova, si allontanò e si diresse verso la detective. - Mi hanno parlato di voi come di una delle donne più scaltre di Parigi e non avevano torto.- La ringrazio. Scusi la mia irriverenza, ma vorrei conoscere il nome di colei che mi sta elogiando con tanta premura.La marchesa Dubarrie. -Se non vi dispiace, vorrei restare un minuto da sola per esaminare il luogo del delitto.Dopo pochi secondi, Amelie era da sola. Cominciò a cercare l'arma: scostò le tende, ma queste non celavano nessun indizio; non c'era niente neppure sotto i tavoli. Pensò ai vecchi candelabri, inseriti in piccole fessure nel muro. Erano quasi invisibili, decisamente un ottimo posto dove nascondere un'arma. Li esaminò attentamente e vi trovò incastrato un pugnale con il manico dorato e la lama in ferro battuto. Fece rientrare i sospettati, ma mantenne segreto il ritrovamento dell'arma. Iniziò gli interrogatori e scoprì che la contessa e la duchessa stavano conversando con una delle dame di compagnia della regina, la marchesa, la quale era andata a fare una passeggiata in giardino. Tutti avevano un alibi, tranne il capitano, che era molto indeciso su cosa dire. - Cari signori, noi ci rivedremo domani, io intanto cercherò di trovare qualche indizio nelle risposte che mi avete dato.Si avvertì una risatina sommessa. Era la marchesa, evidentemente divertita: -Perché mai qualcuno di noi avrebbe dovuto pugnalare il conte, a me sembra solo una grande sciocchezza!Forse, ma mi è stato chiesto di risolvere questo caso e per me il mio lavoro non è mai una sciocchezza. Con permesso.Detto questo, Amelie di diresse verso la porta e uscì. Un'abitudine dell'investigatrice, era quella di passeggiare sulle rive della Senna. La luce della luna illuminò i delicati tratti del volto della detective. L'aria la investì e ad un tratto tutti i pensieri, prima confusi, si assemblarono in un ordinato puzzle. L'indomani furono tutti riuniti al palazzo Renailles. - Ognuno di voi ha un alibi, tranne la marchesa Dubarrie e il capitano.Improvvisamente, si levò un'accozzaglia di urla tra i due indiziati. - Mi rincresce, ma uno di voi due andrà in prigione: lei signor capitano, non sapeva cosa rispondere. Invece lei marchesa, ha affermato di essere andata a passeggiare in giardino, ma quella sera c'era temporale e anche un forte vento, perciò non era possibile stare all'aperto. - Ma come osa? Basarsi su degli insignificanti interrogatori per dire chi sia il colpevole!- - Infatti non è stato quello a convincermi di chi fosse il colpevole. L' assassino si è tradito rivelando il modo in cui la vittima era stata uccisa, poiché io non avevo detto a nessuno quale fosse l'arma del delitto, ma lei già lo sapeva. Come mai marchesa? Un silenzio agghiacciante calò sopra i volti sconcertati dei presenti. - Ha ragione. La colpevole sono io, ho ucciso io il conte. Noi due eravamo amanti da lungo tempo e lui continuava a ripetere che avrebbe lasciato sua moglie perché mi amava, ma difatti non l’avrebbe mai fatto. Così ho deciso di assassinarlo e subito dopo ho nascosto l'arma. L'amore, la passione, il destino del nostro rapporto non era quello di resistere all'oppressione che questa società ci imponeva, ma di vivere insieme e felici. Alla fine ha prevalso l’odio e il rancore; siamo uomini e la nostra volontà non conta più di fronte a un odio simile, ad una simile voglia di distruzione. Silvia Lattanzi cl. II D Risolvi i rebus e scoprirai i nomi di due padri della letteratura italiana Risolvi il cruciverba e troverai la parola chiave nella colonna evidenziata 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. ___________________________ Scrisse una delle opere definite “Divina”. La incontrò Dante nel Paradiso. Aiutò Dante nel suo cammino. La prima cantica di Dante. Traghettatore delle anime. Nome della pena da scontare. La legge usata per scontare le pene. Demone dell’Inferno. Nobile guerriero eretico pentito. Lo sono Paolo e Francesca. Fiume del purgatorio che fa dimenticare le pene commesse. Terza tappa di Dante. Seconda tappa di Dante. Lo è il Purgatorio. V. Cingolani, F. Pini, F. Ruggeri cl.II A Le referenti del progetto ringraziano tutti gli alunni e i docenti che hanno contribuito alla pubblicazione di questo secondo numero del Giornalino della nostra scuola e vi invitano a proseguire nella collaborazione. _______________________________ F. Garbuglia cl. II A ARRIVEDERCI AL PROSSIMO ANNO SCOLASTICO...