Se si hanno maggiori STRUMENTI DI
COMPRENSIONE delle DINAMICHE
INSEGNANTI-ALLIEVI per come si danno nelle
loro molteplici sfaccettature le si possono
affrontare in modo più APPROPRIATO e
CREATIVO, piuttosto che in modo stereotipato
e
probabilmente inefficace.
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Bisogna incominciare a considerare le CRITICITA’ e i
PROBLEMI QUOTIDIANI (in ambito scolastico, ma
anche nella vita in generale) NON solo come l’esito
negativo di processi inadeguati, errati o addirittura
patologici, MA come la CONDIZIONE PROPRIA della
NOSTRA ESPERIENZA personale e professionale.
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• Gli STRESS, il BURN-OUT, le CRISI, le RABBIE, i CONFLITTI, le
SOFFERENZE in senso lato sono sì momenti problematici e
dolorosi da correggere, cambiare, sanare per quanto è
possibile, ma costituiscono anche la DIMENSIONE PROPRIA e
INELUDIBILE dell’ESISTENZA.
• Pertanto, piuttosto che cercare di eliminarli mediante
soluzioni illusorie (fondate su fantasie di possedere
metodologie onnipotenti), è più saggio ACCETTARLI ed
UTILIZZARLI COME PUNTO DI PARTENZA per una
riflessione/interrogazione su se stessi, la propria vita e le
proprie aspettative, personali e professionali.
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Non è molto… Non risolve tutto…
… ma è l’UNICA REALE POSSIBILITA’ che abbiamo di
TRASFORMARE QUALCOSA.
O almeno di stare un po’ meno peggio.
Talvolta perfino di goderci di più la vita.
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Tre aspetti caratterizzanti
il Burn-Out:
1.
2.
3.
esaurimento fisico ed emozionale
depersonalizzazione
ridotta realizzazione personale
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1. ESAURIMENTO EMOZIONALE
• Deriva dal sovraccarico emozionale, cioè dall’eccessivo
coinvolgimento emotivo dell’operatore che si sente
SOPRAFFATO DALLE RICHIESTE che gli altri gli impongono.
• L’individuo si sente SVUOTATO, PRIVO di ENERGIE e ha la
sensazione angosciosa di NON ESSERE PIU’ IN GRADO DI
DARE qualcosa agli altri.
• L’esaurimento emozionale consiste, dunque, nella sensazione
di essere EMOTIVAMENTE SVUOTATO e ANNULLATO dal
proprio lavoro, per effetto di un inaridimento emotivo del
rapporto con gli altri.
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2. DEPERSONALIZZAZIONE
Si presenta come un ATTEGGIAMENTO di
ALLONTANAMENTO e DI RIFIUTO (risposte
comportamentali negative e sgarbate) nei confronti
di coloro che richiedono o ricevono la prestazione
professionale, il servizio o la cura.
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3. RIDOTTA REALIZZAZIONE PERSONALE/BASSA
PRODUTTIVITA’
Riguarda la PERCEZIONE della PROPRIA
INADEGUATEZZA AL LAVORO, la CADUTA
dell’AUTOSTIMA, il SENTIMENTO di INSUCCESSO nel
proprio lavoro, SFIDUCIA nelle PROPRIE
POTENZIALITA’ e REVISIONE CRITICA di tutto ciò che
si è fatto in precedenza.
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Si tratta di una sindrome che si manifesta
con VARI SINTOMI, raggruppabili in tre
categorie:
1. sintomi cognitivo-emozionali
2. sintomi comportamentali
3. sintomi fisici
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1. SINTOMI COGNITIVO-EMOZIONALI
Quali paure eccessive, sensazione di essere svuotati,
panico, sensi di colpa e di inadeguatezza (i sintomi
tipici degli stati ansioso-depressivi), sospettosità fino
a reazioni paranoidi, collasso della motivazione (per
cui il soggetto non si sente più adeguato alla
professione), caduta dell’autostima (per cui il
soggetto si svaluta sul piano personale e
professionale), cinismo…
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2. SINTOMI COMPORTAMENTALI
Quali resistenza ad andare a lavorare, ritardi,
assenteismo, fuga dalla relazione, rabbia, eccessiva
seriosità e rifiuto di scherzare sul lavoro, rigidità di
pensiero, ridotta creatività, perdita
dell’autocontrollo, colpevolizzazione degli utenti,
tabagismo, abuso di alcool o di farmaci o addirittura
assunzione di sostanze…
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2. FATTORI RELAZIONALI
• Sono RELATIVI AI RAPPORTI CON L’UTENZA, nelle
sue varie forme e tipologie, differenti a seconda del
tipo di organizzazioni nelle quali si opera.
• Nella scuola riguardano i rapporti con gli studenti e i
loro familiari, la direzione scolastica, i colleghi e poi
l’affollamento delle classi, le aumentate richieste o
un’eccessiva competitività fra i colleghi…
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3. SINTOMI FISICI
Quali stanchezza, nausea, tachicardia, cefalee,
contratture muscolari, perdita e/o aumento di peso,
lombalgie, disturbi gastro-intestinali, somatizzazioni
cardio-circolatorie, aggravamento delle sindromi premestruali, disfunzioni sessuali, malattie della pelle…
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QUALI SONO LE CAUSE?
Tre categorie principali:
1.
2.
3.
1.
fattori sociali e personali del soggetto
fattori relazionali
fattori oggettivi organizzativi (o
professionali)
Quarta categoria di cause  fattori socioculturali.
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1. FATTORI SOCIALI E PERSONALI DEL
SOGGETTO
Comprendono caratteristiche quali il background
culturale, ideologico e religioso, il livello socioeconomico, lo stile di vita e la situazione familiare, il
sesso, l’età, le aspettative professionali, lo stile
cognitivo, l’intolleranza alla frustrazione, l’eccessivo
coinvolgimento, la capacità più o meno alta di
tollerare lo stress…
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2. FATTORI RELAZIONALI
• Sono RELATIVI AI RAPPORTI CON L’UTENZA, nelle
sue varie forme e tipologie, differenti a seconda del
tipo di organizzazioni nelle quali si opera.
• Nella scuola riguardano i rapporti con gli studenti e i
loro familiari, la direzione scolastica, i colleghi e poi
l’affollamento delle classi, le aumentate richieste o
un’eccessiva competitività fra i colleghi…
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3. FATTORI OGGETTIVI ORGANIZZATIVI (O
PROFESSIONALI)
• Sono INTRINSECI AL SERVIZIO, come la scarsa retribuzione,
condizioni ambientali sfavorevoli, turni e orari stressanti,
routine burocratica...
• Nella scuola riguardano l’organizzazione e l’insoddisfazione
per i livelli retributivi, il precariato, il susseguirsi continuo di
riforme, il carico di lavoro, le risorse didattiche carenti, i
programmi da svolgere, gli orari di lezione, i flussi di
comunicazione interna, la frequenza delle riunioni, lo scarto
fra le aspettative e la realtà…
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Il burn-out riconosce altresì una quarta
categorie di cause che rientra nei cosiddetti
“FATTORI SOCIO-CULTURALI”,
quali l’avvento di una società multiculturale e multietnica, la
delega dei genitori all’educazione dei figli, l’inserimento dei
portatori di handicap nelle classi, la maggior intransigenza
dell’utenza, la sfiducia da parte degli utenti, la svalutazione
sociale del proprio lavoro…
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• Il burn-out, per come viene in genere descritto nella
letteratura dedicata, è ampiamente attribuito a
CAUSE ESTERNE, modificate le quali si suppone che
la tensione si allenti.
• Tuttavia, ci sono ALTRE PROSPETTIVE da cui
considerarlo che non hanno nulla – o pochissimo – a
che fare con le situazioni esterne.
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Il BURN-OUT degli INSEGNANTI, attribuito allo stress
insostenibile della vita professionale, trova una
MIGLIOR COMPRENSIONE se viene considerato non
solo come frutto di stress lavorativo ripetuto, ma,
specificatamente, come il frutto dell’INCAPACITA’ di
GESTIRE le ANGOSCE LAVORATIVE e le DIMENSIONI
EMOZIONALI che vi sottostanno.
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Il lavoro degli insegnanti è molto IMPEGNATIVO non
solo intellettualmente e fisicamente, ma,
soprattutto, EMOTIVAMENTE e
PSICOLOGICAMENTE, poiché è un LAVORO AD ALTO
TASSO DI RELAZIONALITA’ e quindi, come tutti i
lavori di questo tipo, ha un’ampia componente
discrezionale che è instrinsecamente ansiogena.
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• L’INSEGNANTE si trova continuamente sollecitato negli
aspetti più problematici e critici ed è costantemente sotto
tensione perché la DIMENSIONE RELAZIONALE coinvolge IN
PROFONDITA’ chi la deve gestire e presidiare in quanto
richiede ed implica una stretta vicinanza.
• Sotto questo profilo, occorre una mente sufficientemente
equipaggiata dal punto di vista psicologico.
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• C’era una volta un EDUCATORE che, come Charlie Brown,
diceva di amare molto il suo lavoro, ma di non sopportare i
colleghi, che erano la sua vera fonte di stress.
• Il nostro educatore dimentica che il lavoro non è costituito
solo da un carico di mansioni, compiti e competenze, ma
anche dal fatto di DOVER INTERAGIRE CON GLI ALTRI, in
primo luogo i colleghi.
È questa la VERA fatica del lavoro:
la FATICA RELAZIONALE !!!
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• Poiché l’ANGOSCIA è INTRINSECA ALLA VITA, il problema non
è la situazione ansiogena in sé, ma la possibilità di
ACCOGLIERLA e MODIFICARLA (se e per quanto è possibile) o
di IMPARARE A TOLLERARLA e di VENIRE A PATTI con essa (se
non la si può cambiare).
• Il VERO BURN-OUT non è imputabile alla quantità e alla
problematicità delle cose da fare, ma alla MANCANZA di uno
SPAZIO DI DISCUSSIONE e DI CONFRONTO sulle concrete e
quotidiane ESPERIENZE professionali (e di vita) che ci si trova
ad affrontare.
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In un gruppo di lavoro o in un’organizzazione si sviluppa
burn-out quando NON c’è SPAZIO PER PENSARE e
METABOLIZZARE i CONFLITTI e le FRUSTRAZIONI,
ovvero quando NON c’è un CONTENITORE
ADEGUATO che permetta di DARE un SENSO ed un
SIGNIFICATO ad esperienze problematiche che,
senza un’adeguata valvola di sfogo, possono generare
tipiche malattie psicosomatiche o addirittura
produrre quel collasso emotivo che chiamiamo burnout.
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• Il VERO BURN-OUT non è da imputarsi alla quantità di stimoli
negativi che arrivano dall’esterno e che noi non siamo in
grado di tollerare, ma alla MANCANZA di uno SPAZIO
MENTALE per RIELABORARE le ESPERIENZE, soprattutto
quelle più PROBLEMATICHE.
• Pertanto, il burn-out dipende dall’INCAPACITA’IMPOSSIBILITA’ di un operatore di GESTIRE L’ANGOSCIA DI
UNA RELAZIONE, anzi di gestire la relazione tout court.
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È solo quella parte della nostra CULTURA più SUPERFICIALE e
CONSUMISTICA, propagatrice di un benessere fasullo,
spacciato per felicità, a NON TOLLERARE che nella vita ci
siano anche le MALATTIE e il DOLORE e a CERCARE di
ELIMINARLI IN TUTTI I MODI (con comportamenti
tossicomanici, ipnotismi mediatici e suggestioni varie, con
farmaci o con tecniche di manipolazione e condizionamento
finalizzate ad un ottundimento adattivo, con l’adesione
acritica a qualche ideologia…)
In questo modo, CI SI AFFIDA A TUTTO CIO’ CHE ci ESENTA dal
PENSARE e dal PENSIERO !!!
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RICONOSCERE la PROPRIA LIMITATEZZA aiuta a
TOLLERARLA meglio, mentre fantasticare
soluzioni di per sé impossibili finisce per farci
sentire ancora PIU’ IMPOTENTI non appena
l’illusione cade.
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• Il BURN-OUT è tanto maggiore quanto più lo si considera
come una deviazione da un’ipotetica normalità, mentre è
tanto più GESTIBILE quanto più lo si considera una
CONDIZIONE NATURALE della nostra VITA.
• Quando si cerca di eliminare a tutti i costi il burn-out, si
finisce per incrementarlo, mentre se invece lo si accetta come
QUALCOSA DI INELIMINABILE, PERCHE’ INTRINSECO al lavoro
umano e alla vita, se ne diminuisce l’intensità.
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• In quest’ottica, NELLA SCUOLA (e nei vari servizi) la prima
cosa da fare è predisporre uno SPAZIO PROFESSIONALE e
MENTALE – istituzionale, strutturato e continuo – PER
CONFRONTARSI concretamente su ciò che si fa. E avere
QUALCUNO – un formatore, un consulente, uno psicologo,
oltre che in una certa misura i colleghi stessi e la dirigenza –
CHE CI AIUTI a farlo.
• È SOLO la CONDIVISIONE delle SITUAZIONI PROBLEMATICHE
FRUSTRANTI e la COMPRENSIONE EMOTIVA della
SITUAZIONE che aiuta ad attenuare il livello della
persecuzione interna (si tratta, insomma, di PROMUOVERE
LA PENSABILITA’).
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A livello individuale, è possibile prevenire la manifestazione del
burn-out attraverso l’adozione di strategie funzionali di gestione
dello stress.
• L’obiettivo allargato diviene migliorare la salute, il benessere e
la qualità di vita.
• Se si mantiene la consapevolezza del proprio ruolo
professionale, lo stare in relazione con una persona
sofferente consente uno scambio.
• Al contrario, un investimento eccessivo (l’ipercoinvolgimento)
o un atteggiamento freddo e distaccato rappresentano sia
causa, che sintomo del burn-out.
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Gestione dello stress
a livello dell’attivazione fisiologica
Imparare a riconoscere precocemente segnali
disfunzionali di stress per attivare tempestivamente
adeguate strategie di fronteggiamento.
Utili, per esempio:
• esercizio fisico
• tecniche di rilassamento, meditazione, yoga
• cura di sé e del proprio tempo libero
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Come gestire lo stress
e prevenire il Burn-out ?
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A livello organizzativo, sono necessarie strategie volte a
promuovere l’impegno professionale e l’armonia tra operatore
e posto di lavoro. Per es.:
• condividere la gestione del carico di lavoro con il gruppo
• creare e alimentare il “senso di squadra”
• partecipare attivamente al processo decisionale
(personalizzazione dello stile, adattamento degli orari..)
• comunicare (chiarezza dei messaggi, obiettivi realistici e
credibili…)
• riconoscere una ricchezza nelle diversità (cogliere le
potenzialità positive nell’incontro con alunni, operatori e
colleghi…)
• crescere professionalmente (formazione e cultura
dell’approfondimento e dell’aggiornamento...)
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presentazione_stress2 - Istituto Comprensivo di Villanova d`Asti