LA CATEGORIZZAZIONE
a cura di
Eleonora Bilotta
APPROCCIO CLASSICO
Se dovessimo sfruttare a pieno la nostra capacità
di registrare le differenze tra le cose e di
rispondere ad esse in modo unico, ben presto
saremmo
sopraffatti
dalla
complessità
dell’ambiente circostante.
 La soluzione di questo apparente paradosso
[…] sta nella capacità di categorizzare.
 La creazione di categorie rende equivalenti cose
discernibilmente
diverse,
consente
di
raggruppare gli oggetti e gli eventi in classi e di
rispondere ad essi in funzione della loro
appartenenza ad una data classe piuttosto che
della loro unicità.
(Bruner, 1956)
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APPROCCIO CLASSICO
Il libro A study of thinking di Bruner, Goodnow e
austin (1956) costituisce una pietra miliare nello
studio dei processi cognitivi. In questo libro sono
riportati
una
serie
di
esperimenti
sull’acquisizione di concetti.
 Tutti
gli individui fanno uso di concetti.
Raramente gli eventi vengono concepiti nella loro
unicità. Piuttosto, ciascun evento viene percepito
come il rappresentante di un categoria. Se un
evento viene percepito come appartenente ad una
categoria, quell’evento viene percepito come un
esemplare di un concetto.
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APPROCCIO CLASSICO
Il libro di Bruner et al. si occupa della relazione
tra attributi e concetti. È chiaro che ci sono modi
diversi per mezzo dei quali gli attributi possono
definire un concetto.
 Alcuni
concetti possono essere costituiti
semplicemente da una congiunzione di attributi.
Altri concetti sono più complessi.
 Per appartenere ad un concetto disgiuntivo
l’oggetto deve possedere una qualsiasi di due
classi di attributi.
 Un altro tipo ancora di concetti è rappresentano
dai concetti relazionali. In questo caso è la
relazione tra gli attributi che determina la
categoria di appartenenza di un concetto.
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APPROCCIO CLASSICO
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Il lavoro di Bruner et al. ha stimolato molte ricerche sul processo di
formazione dei concetti a partire dagli attributi che definiscono
l’appartenenza ad una categoria.
Nei loro esperimenti Bruner et al. hanno usato come stimoli le carte
riprodotte nella seguente figura :
APPROCCIO CLASSICO
Se una di queste carte costituisce un esempio di
un dato concetto, essa viene detta un caso
positivo. Un semplice concetto congiuntivo, per
esempio, può essere definito in base all’attributo
nero e all’attributo quadrato. Ciascuna carta
con questi attributi è un caso positivo del
concetto. Questo significa che tutte le carte nella
sesta colonna della figura sono dei casi positivi di
questo concetto.
 Se una carta non contiene gli attributi giusti
allora essa viene detta caso negativo. Per
esempio, la carta nella prima riga della prima
colonna della figura è un caso negativo. In questo
esempio, il numero delle figure su una carta è
irrilevante.
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APPRENDERE REGOLE COMPLESSE
In una serie di esperimenti Reber e collaboratori
(1967)
hanno
studiato
il
processo
di
apprendimento di grammatiche artificiali.
 Reber ha distinto fra apprendimento implicito e
apprendimento esplicito.
 Il lavoro di Reber ci fornisce indicazioni preziose
a proposito del processo di apprendimento dei
sistemi complessi di regole come, per esempio,
quelli che stanno alla base dei linguaggi naturali.
 Il processo di acquisizione del linguaggio non
avviene per mezzo di un’educazione formale delle
regole grammaticali. Piuttosto, i bambini sono in
grado di apprendere la struttura della
grammatica, senza sapere qual è questa
struttura, semplicemente ascoltando le frasi
prodotte dai parlanti della comunità linguistica a
cui appartengono.
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NATURA DEI CONCETTI SECONDO
WITTGENSTEIN
Secondo Wittgenstein i membri di una categoria
possono non avere in comune le stesse
caratteristiche. Gli attributi posseduti dai
membri di una categoria costituiscono invece una
complicata rete di caratteristiche che si
sovrappongono le une alle altre. Questo aspetto
rappresenta una parte di quello che si intende
quando si fa riferimento alla nozione di
somiglianza di famiglia tra membri di un
concetto.
 I membri individuali di un concetto possono
sfumare gli uni negli altri senza che il concetto
medesimo abbia confini precisi.
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ROSCH E IL CARATTERE PROTOTIPICO
DEI CONCETTI
 In
alcuni dei suoi primi lavori, Eleanor
Rosch ha studiato la struttura delle
categorie dei colori.
 La Rosch ha proposto un’interpretazione
molto influente della natura dei concetti.
Rosch ha individuato due principi che
regolano l’uso che gli individui fanno dei
concetti (Rosch 1978):
il principio dell’economia cognitiva;
 il principio della struttura del mondo percepito.

PRINCIPIO DELL’ECONOMIA
COGNITIVA
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Tale principio si riferisce al tentativo di bilanciare due
tendenze contrapposte. La prima tendenza è quella di
usare le categorie in modo tale da massimizzare la quantità
di informazioni che esse ci forniscono. Questo scopo può
essere raggiunto usando quante più categorie è possibile.
Tanto più grande è il numero delle categorie tanto
maggiore è la possibilità di differenziare eventi diversi.
Una delle ragioni per avere delle categorie è quella di
ridurre la quantità di informazione con cui dobbiamo avere
a che fare. Benché sia desiderabile discriminate eventi
diversi, è altresì desiderabile raggruppare gli eventi sulla
base delle loro somiglianze reciproche cosi da poter
considerare eventi diversi come esemplari della stessa
classe.
Di conseguenza è necessario bilanciare una tendenza verso
la minimizzazione fra le categorie, da una parte, con una
tendenza fra le categorie, dall’altra.
PRINCIPIO DELLA
STRUTTURA DEL MONDO PERCEPITO
 Tale
principio si riferisce al fatto che
particolari combinazioni di attributi
ricorrono nel mondo più frequentemente
di altre.
 Gli attributi di colore, forma numero e cosi
via, sono ortogonali, ovvero non correlati
gli uni con gli altri. Se un oggetto è nero, è
egualmente probabile che sia un quadrato
o un cerchio. Questa è una delle differenze
tra concetti artificiali e i concetti naturali.
 Nel mondo reale, gli attributi tendono a
raggrupparsi gli uni con gli altri.
DIMENSIONE VERTICALE E
ORIZZANTALE
 Secondo
Rosch i concetti finiscono per
essere organizzati all’interno di un
sistema caratterizzato da dimensioni
verticali e orizzontali.
 La
dimensione verticale si riferisce
all’estensione di una categoria.
 La dimensione orizzontale fa riferimento
alla generalità di un concetto. Inoltre, La
dimensione orizzontale distingue fra
differenti concetti dotati della medesima
estensione.
LIVELLI DI CONCETTO
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Rosch descrive l’estensione dei concetti basandosi su tre
diversi livelli: sovraordinato, base e subordinato.
Gli esperimenti effettuati da Rosch et al. mettono in luce
l’importanza delle categorie a livello base. Queste categorie
costituiscono un compromesso tra le categorie dotate di
grande estensione a livello sovraordinato e le categorie
altamente differenziate a livello subordinato.
“ Il livello base è generalmente quello più utile per la
classificazione degli oggetti. Universalmente, le categorie
base dovrebbero rappresentare la forma di classificazione
fondamentale nella percezione, dovrebbero essere le
categorie che i bambini apprendono e usano per prime e …
dovrebbero essere le categorie maggiormente necessarie a
qualsiasi tipo di linguaggio ” (Rosch 1978, 435)
BARSALOU E LE CATEGORIE AD HOC
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Le categorie ad hoc possono essere composte da membri che
non hanno nessun attributo in comune e possono non
essere mai state pensate in precedenza.
Tali categorie sono create per servire agli scopi di una
particolare circostanza. Solitamente, quando gli individui
vedono un oggetto, essi non pensano a tutte le categorie ad
hoc alle quali l’oggetto potrebbe appartenere. Secondo
Rosch, gli individui preferiscono classificare inizialmente
gli oggetti nei termini delle categorie base.
La capacità di classificare gli oggetti gli oggetti in modi
diversi, nei termini delle categorie base e nei termini delle
categorie ad hoc, potrebbero rappresentare un aspetto
importante del pensiero creativo.
“ La capacità di percepire queste nuove organizzazioni può
essere necessaria per risolvere nuovi problemi o per
affrontare vecchi problemi in un modo diverso ” (Barsalou
1987, 226)
LAKOFF E I MODELLI COGNITIVI
IDEALIZZATI
Gli individui, secondo Lakoff, dispongono di
modelli cognitivi idealizzati che vengono
modificati per adattarsi a circostanze particolari.
 Tali modelli non sono del tutto adeguati per
descrivere il mondo reale e, per questa ragione, i
sistemi concettuali vengono modificati per meglio
adattarsi alle condizioni nelle quali gli individui
vengono a trovarsi.
 Prima di Lakoff, questa osservazione era già
stata avanzata da altri psicologi come Bregman
(1977).
 I sistemi concettuali sono molto complicati, e ciò
che emerge chiaramente dall’analisi di Lakoff è
che i sistemi concettuali umani possiedono
dimensioni culturali e storiche che non possono
essere ignorate.
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