VASCO VENTURA MALTESE
VOLUME
2
carpequelfottutodiem
UN ALTRO ANNO DI ACQUA POCA E PAPERE CHE NON GALLEGGIANO SCRITTI DI CORSA
E PENSIERI DI FILIBUSTA COLTI A VOLO E POSTATI SU FACEBOOK COMPENDIUM 2015
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EDIZIONI INDIE EBOOK NYC-STX
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“CARI AMICI VICINI E LONTANI”
Ritorna puntuale come l’influenza di stagione il compendio di
scritti riscritti e postscritti pubblicati sulle mie pagine di
Facebook. Visto il successo del Volume 1, 300 copie pdf
scaricate gratis e nemmeno una copia venduta (non e’ mai stato
messo in vendita), ma ben 3000 contatti sul link del blog, mi e’
sembrato opportuno rifare l’esperimento. I post-umi di
quest’anno sono diversi da quelli dell’anno scorso, perche’ i fatti
di quest’anno non sono gli stessi dell’anno passato. Ovvieta’ ma
nemmeno tanto; anche gli umori sono cambiati, cosi come gli
amici di letture e scrittura, e lo spirito “at large”. Il telegrafo
che racconta le cose della vita, quelle che “fanno piangere i
poeti” e’ cambiato e si e’ adattato alla nuova impostazione e al
fatto che le opinioni vivevano insieme ai ricordi del mio FoodMemoire che, allora in lavorazione, e’ finito. Si, il romanzo
“Sposati il Cuoco” che ha accompagnato chi scrive negli ultimi
mesi ed ha regalato alcuni segmenti di se, quelli piu’ intimi e in
corso d’opera, a chi legge le mie Face(book)zie.
Nel frattemp anche FB si e’ adeguata, ai limiti dell’infringment!
La versione “Memories” che da qualche tempo appare sulle
vostre bacheche e’ la sintesi del progetto da me presentato lo
scorso anno. Staremo a vedere come evolvera’ questa
ennessima strampalata scelta di tempi. E’ cambiata anche la
vista dalla camera; non piu’ la monotonia del giardino di
Greenpoint a Brooklyn, ma la mossa e animata vista sul Mar dei
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Caraibi. Proprio come due anni fa, quando questa follia di
scrivere a tempo perso su FB comincio’. Il libro si legge alla
araba: si comincia da oggi e si arriva a maggio del 2014. La
selezione degli scritti e’ scientificamente a capocchia. Ma non
cominciate a lamentarvi visto quello che spenderete. Io mi
sono divertito a scriverlo, spero lo stesso per voi a leggerlo. In
caso contrario cambiate pure canale ma non state li a farla piu’
complicata di quello che e’. Ho usato un vecchio Word 2007 in
inglese senza l’extention in italiano, se aggiungete una tastiera
americana senza gli accenti, immaginate la fatica a rileggere e
correggere senza l’aiuto del dizionario e correttore digitale. “Vi
lascio una canzone” scrisse un tale, io vi lascio un compendium
di cazzate, alcune veramente cazzate altre meno. Tenetelo
lontano dalla portata dei bambini e dalle fonti di calore;
potrebbe auto-combursi. (questo e’ un tipico caso
dell’indispensabile sostengno del dizionario, si puo’ dire autocombursi?) E con questo ennesimo dubbio Amletico vi lascio alla
lettura. Ma poi, c’era o non c’era del marcio in Danimarca?
Maurizio P Vasco – copyright 2015 – NYC-STX
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Vasco’s zoning. In volo…
Stanotte mi sono regalato un viaggio, da Santa Croce delle
Vergini a http://www.ginodonvito.it
Notte afosa, notte tropicale.
L’aliseo ha smesso di soffiare.
La ventilazione che gia’ latitava si e’ arrestata da sola.
L’aria si e’ fatta solida.
Ho sempre amato il caldo dei tropici, quello che da alla testa,
che ammorbidisce la pelle che ti piace toccare, che ti fa radere
come in un carosello, morbido e veloce.
Ma gli anni passano anche per scorze ruvide e il caldo che una
volta ti toccava il cuore, adesso rischia di fermartelo.
E mi sono regalato un viaggio, di quelli che mi piacciono tanto,
ad occhi aperti, immobile ma non fermo, e mi sono alzato in un
leggero volo fino a quota di frescura: e da li “messere si domina
il mondo”.
Ho sorvolato al contrario la rotta di Christobal, son passato ad
occhio d’aquila sulle Azzorre, ho tagliato per Ceuta, e poi
Genova e giu’ fino a Salerno e con un taglio netto ho scartato
verso Est, ho mandato un saluto ad Angi che si e’ ritirato su quel
pezzo d’Appennino, e su quel ponte immaginario ci ha costruito
la sua casa. Sono sceso di quota quanto basta per godere delle
acque azzurre del Gargano, di Mattinata delle Tremiti,
ironicamente piu’turchesi di quelle dei miei Caraibi, e poi giu’ in
lieve picchiata, rotta uno-sei-zero verso sud-sud est .
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Mi sono commosso alla vista impareggiabile dall’alto
dell’astronave di Federico a Castel del Monte. E dicono che gli
extraterrestri non esistono.
E poi giu’ ancora in planata sui dossi della sella delle Murgie.
Ho riconosciuto finalmente il punto cospiquo del Campanile della
Chiesa Madre e ho rallentato, lasciandomi aiutare
nell’atterraggio dal vortice dei ricordi.
Sono entrato come un ladro Samaritano nell’antro del Pittore, e
qui la mia bocca, arsa per il lungo volo, si e’ spalancata e ha
cominciato a salivare, come quella di un bambino in una
pasticceria, o come Alice (“Cap ‘e “) attonita dalle meraviglie.
Mi sono scivolati davanti quaranta anni di fatica, di impegno
artistico, di naturale originalita’, di ricerca della perfezione mai
fine a se stessa, di talento, di materiali, di colore, di odore di
betulla e di Storia.
Quella medioevale delle nostre terre, sciolta nel macchieggio di
quella ancora piu’ antica delle epopee eroiche greche di Omero,
fino a quella magistralmente raccontata dal Cervantes. Ho
salutato Dulcinea, mi sono fatto promettere dal cavaliere pazzo
di non disturbare il sonno dell’eroe ed in silenzio ho ripreso il
volo di ritorno. Giusto una leggera deviazione fuori programma
per un saluto aereo a Dino e ai miei tutti.
Voi non dovete rifare il mio viaggio,( potete se volete), voi
dovete solo cliccare su questo link http://www.ginodonvito.it
e lasciarvi dolcemente catturare dalla guardia araba di “Stupor
Mundi” e dai sui leopardi.
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Cibatevi pure di tutto il ben di Dio che troverete. E’ franco, ve lo
offre Internet.
Buon Viaggio e partite leggeri.
Il ritorno del soldato di Gino Donvito
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Lama on non l’ama?
Caro Tenzin.
35 anni fa, mi onorasti di un udienza nella Tua Library di
McLeod Ganj, sede del Governo Tibetano in esilio in India. Io
volgare e miscredente mangiapreti e mangia-Lama tu Dalai.
Una lunga sfacchinata per arrivare in cima al monastero. Piu’
per far piacere alla Franci, Piovella che preparava la tesi sulle
donne tibetane in esilio, che per vocazione. L’atmosfera di
austera serenita’, i colori incredibibili, i suoni antichi e ripetitivi
dei mantra, un terremoto che qualche giorno prima aveva
scosso la mia anima e le mie budella, insieme alla notizia che un
Monaco Shintotista, quelli gialli, nostro vicino di stanza, aveva
accoltellato a morte un vecchio Monaco, di quelli rossi, reo di
averlo molestato, si avete letto bene, e’ un vecchio vizio di chi si
vota alla castita’.
Tu eri seduto sul tuo alto scranno, l’aria profumava di incenso e
calze troppo usate. Mite e sorridente ci accogliesti, il rituale
della sciarpa Bianca, io con altre inquietudini e sufismi nella
testa, si, sufismi con la u.
Ebbi la sensazione che cercassi il mio sguardo, lo intercettasti
e sorridendo mi toccasti il capo ma non dicesti quello che molti
gioiesi si aspetterebbero: ” ci te tagghjat i capidd” ma con un
alto umorismo che solo i Santi, aggiungesti: “Let it go, don’t you
worry”, stemperando il mio imbarazzo e il cerimoniale.
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Ti ho rivisto negli anni successivi, a Central Park, a Pomaia, a
Milano, sempre accompagnato dalla disarmante semplicità della
tua leggerezza, il sorriso sornione e le tue battute sempre
divertenti dai tempi perfetti. Non sono buddista caro Tenzin ma
ogni volta che ti ho visto mi sono sentito un po’ migliore.
Oggi compi 80 anni. Dio ti benedica Santita’.
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CHI SIAMO ?
Noi siamo uomini che non sfruttiamo gli uomini, odiamo i
padroni senza disprezzare i servi, crediamo nel loro
affrancamento consapevole, viviamo controcorrente …e
piuttosto di scendere a compromessi ci ammacchiamo.
Siamo gli Anarchici del Terzo Millennio, partigiani di tutte le
guerre di liberazione del mondo, sassaioli di tutte le piazze
e antagonisti convinti. Fino a quando l’ultimo di noi restera’
in piedi ci sara’ posto per la speranza in un mondo meno
merdoso di questo e fino a quando riusciremo a sorridere
di noi e delle stronzate che a volte facciamo (o scriviamo)
quella stessa speranza vivra’ per sempre. Saluti e pizza!
We are men who do not exploit people, we hate the Masters
without despise the servants, we believe in their
enfranchisement aware, we live Off the Grid and we rather to
disappear than compromise. We, the Anarchists of the Third
Millennium, Partisans of all the wars of liberation in the world,
fighters of all riots and convinced antagonists. Until the last of
us will remain ‘standing there will be room for hope in a less
shitty world and until we manage to smile at ourselves and the
bullshit that
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I nuovi barbari siamo noi…
Sono stati sufficienti 20 anni di Berlusconismo a cancellare le
visioni di una generazione, a soffocare i sogni di quelle
successive, ed a tirar fuori il peggio di noi, quello su larga scala.
Quando nelle mie considerazioni, i cosidetti ” #DubbidelVasco “,
diffidavo di quello slancio – inconsueto – di quella corsa alla
solidarieta’ e all’assistenza imposta di Mare Lorum, usando il
bilancino per misurare le parole e non rischi…are di scivolare in
derive populiste ( che frustrazione per uno che scrive di getto).
Ricordo le polemiche, i timori che in fondo a coscienze poco
corrotte e quasi mai compromesse, si celasse il livore panleghista di un vecchio a sua insaputa.
Italiani, a parte alcune illustri eccezioni, incapaci di vere gesta
di solidarieta’ disinteressati, mai stati ne buoni ne mediocri
Samaritani, ma che hanno sempre mantenuto quella lineare
decenza nei comportamenti sociali, fulminata anche quella da
20 anni di mala-televisione. Ho provato a rollare gli occhi
cercando altre linee d’orizzonte, ma iI timore, la certezza, che
dietro quello slancio umanitario si celasse una delle piu’
orrende e depravate truffe che mente umana possa concepire,
si e’ rivelato ancora piu’ perverso delle mie piu’ nere previsioni.
Adesso che la grancassa leghista ha piu’ pelle d’asino su cui
battere i propri tam tam di orrore, non ci resta che sperare che
non si voti a breve: questi sfondano su tutta la penisola.
E mentre osservo con attenzione quello che accade intorno a
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“Coalizione Sociale” ( nome orrendo, un infausto sociale di
troppo), mi intossico con le notizie dell’ultima ora su
“Migrantopoli”. Purtroppo son fatto cosi’.
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CLANDESTINO !
Un migrante clandestino nel West Africa.
A cavallo fra il 1979 e il 1980, un WOP (un senza documenti) si
aggirava sui litorali desolati del Golfo di Guinea, un viaggiatore
migrante, un nomade senza tribu’ e gia’ senza patria e senza
bandiera.
Veniva accolto fraternamente dai nativi della Repubblica
Popolare Marxista del Benin, gia’ Dahomey, del Burkina Faso,
gia’ Alto Volta, del Ghana, gia’ Gold Coast e della Costa d’Avorio
e Nigeria, gia’ Costa d’Avorio e Nigeria.
Imprigionato quasi per gioco ma per gioco (una partita di
pallone guardie e guardati) liberato dalle carceri di Paraku. Era
passato dal ponte di liane sul fiume Niger, a est del posto di
frontiera di Gaya, dunque entrato clandestino in Benin, senza un
soldo ma ricco in eccesso. Le porte si erano aperte, incluse
quella della sua cella. Un maestro elementare di Cotonou, lo
aveva fatto entrare nella sua capanna sulla spiaggia, una
anziana signora Ibo lo aveva accolto e sfamato nella sua
dignitosa palafitta di palme e argilla a Ganvie, nella Laguna di
Gran Popo’.
Aveva visto pescatori perdersi in mare, scontratisi con una
barra di risacca nella Half Moon Bay, aveva pianto la loro morte
e spalancato dallo stupore gli occhi alla vista degli stessi, vivi e
vegeti due giorni dopo. Aveva attraversato il confine fra Lome e
il Ghana, aiutato da spalloni frontalieri, nella foresta fitta e
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insidiosa, a nord: entrato clandestino e senza risorse, ci era
rimasto per mesi in quella che ancora oggi, a 35 anni di
distanza, rimane come la piu’intensa e umana esperienza della
sua vita “difficile”.
Si era stabilito ai piedi del Forte di San Jago, nell’antica capitale
della tratta degli schiavi, e aveva vissuto con loro, accettato,
coccolato e aiutato da chi aveva poco piu’ che niente e quel
quasi nulla era disposto a dividerlo.
Aveva indossato il Kente cerimoniale dei Fanti’, mangiato il loro
fufu’, conoscuto e fumato ganja con il loro futuro presidente:
l’uomo,the legend, il Flying Lt. J.R.
Aveva bevuto apetation ai funerali dei loro morti e ancora
apetation (alcol benzina di palma) ai battesimi dei loro appena
nati. Aveva visto da vicino il primo Papa dell’Est, e lo aveva
sentito gridare “No more Kalabule no more disco!!” nella
cattedrale cattolica della capitale. Aveva riso alla risposta di
una mama’ di 300 libre: ” this Pope is too white”, cosa ne sa lui
del Disco (mercato nero) senza il quale saremmo tutti morti.
E grazie a quel kalabule, aveva peccato, infranto la legge, fatto
del bene e forse anche del male.
Quel migrante clandestino ero io.
Non ci rompete piu’ i coglioni con questa storia.
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REFERENDUM ?
La crisi greca e’ cosi’ complessa che affonda le radici a
Bisanzio.
Bizantinismi a parte, i cari e amati ( almeno da chi scrive)cugini
“una razza una faccia” hanno vissuto negli ultimi 25 anni al di
sopra delle loro possibilita’, e lo sanno benissimo.
Il passaggio da economia rurale-proto-turistica a paese
integrato nella Comunita’ Europea e’ stato troppo brusco, e non
privo di (ancora irrisolte) contradizioni.
La Grecia e’ stata la culla della democrazia nell’antichita’, poi
due millenni di oblio e subalterne vicende storico politiche e
poco altro. Il paese ha tribolato e faticato nel dopoguerra
(guerra civile, dittatura dei colonnelli) a liberarsi dall’antico
costume bizantino-ottomano: il voto di scambio (cosi in voga nel
nostro meridione, bizantino anch’esso), l’onnipresenza del
potere centrale che si preoccupa di tutto, garantendo interventi
e collocazioni onerose e non necessarie nel pubblico impiego
per ripagare lealta’ elettorali. La corruzione cosi’ profonda degli
apparati dello stato, le cattive abitudini dei suoi cittadini, gli
sperperi e le sussistenze clientelari, la scarsa propensione a
progettare il domani, le ancora piu’ scarse visioni di una classe
politica addomesticata e, ultima ma non ultima, la intempestiva
e falsata entrata nella moneta comune. (pare che stia parlando
dell’Italia).
Infatti ha funzionato fino a quando nel 2008 il grande bluff della
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cartolarizzazione e’ stato scoperto. Chi e’ andato subito in
debito d’ossigeno e dunque in sofferenza sono stati proprio i
paesi della “Vita da cicale”. Grecia in primis. E adesso
assistiamo alla fine (per molti all’inizio) di una tragedia (greca)
la cui partitura e’ stata scritta dalla storia. Alle cui regole
difficilmente si sfugge.
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TRISTI TROPICI ?
Respiro la pioggia e penso a me…
Acqua copiosa e’ scesa dal cielo ( da dove volevate che
scendesse).
L’aria si e’ fatta fresca. L’odore inconfondibile di cane bagnato
ha riempito il cortile. L’ho respirato a fondo.
Il motorino al coperto sotto l’arcata del portico e’ una scheggia
rossa in un totale di profondo grigio senza sfumature. …
Ho montato gli schermi anti-zanzare alle 10 finestre, tutte di
taglia diversa. Le ho messe su (le zanzariere) all’antica.con le
puntine da disegno. They will do the job? La mia privatissima
guerra alla zanzara, dichiarata 35 anni fa, dopo la sconfitta sul
campo della malaria, continua. Lotta dura e senza quartiere,
anzi, quartiere per quartiere, stanza per stanza, ora per ora.
Toste le zanzare caraibiche, piccolissime, invisibili ad occhi
stanchi, non fanno neppure zzzzz. Ma amare nel loro morso
implacabile, velenosa sofferenza che per fortuna dura poco.
Piccole e insaziabili, una in particolare, grande puttana, ma di
quanto sangue ha bisogno un minuscolo vampiro con la sete da
cammello? L’ho presa per stress, ho aspettato che sazia si
involasse goffamente verso il suo rifugio diurno e l’ho vista
esplodere nel mio sangue, brutta latrina succhiematica.
Il resto e’ cronaca tropicale, il motorino mi e’piu’ dolce di una
eventuale fidanzata: non parla e lo mantieni con poco. Questa
isola e’ a dimensione di motocicletta!
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Un vero godimento di tornanti, piste e mulattiere, buche da
evitare comprese.
Un viaggio nell’aria calda che ti asciuga il costume addosso in
meno di 2 minuti, una piacevolissima sensazione di aver trovato
la quadra. Adoro il triste tropico.
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ODE A KEKELL
Oggi mia zia Francesca Vasco detta Chechella, compie 90 anni!
L’ultima in vita degli 11 fratelli di mio padre,
la piu’ “unconventional” fra le mie zie, sicuramente la piu’
estrosa, leggendaria e divertente.
Una vita incredibile la sua: mamma a 17 anni, allo scoppiare della
Guerra, “sedotta e abbandonata”, non se ne fece una colpa anzi,
crebbe il piccolo Mario con fiera indipendenza.
Un giovane ufficiale della Werhmacht si innammoro’ di quella
giovane madre dalla bellezza selvaggia ed esuberante e del suo
bambino.
In ritirata dal presidio militare del suo paese in Puglia, promise
solennemente alla ragazza che l’avrebbe, se fosse scampato
alla guerra, aspettata nel suo villagio sul Reno e l’avrebbe
sposata. E cosi’ fu.
Alla fine del conflitto mondiale, la giovane madre prese suo figlio
per mano e in tradotta lenta e inesorabile parti alla volta della
Germania. Attraversarono una penisola distrutta dalla guerra e
con la ferrovia in rovina. Ci vollero tre settimane per
raggiungere il confine tedesco e lo spettacolo che le si paro’
davanti fu di totale e desolante distruzione. La Germania
praticamente non esisteva piu’ . Mario,aveva solo 4 anni,
stremato e affranto da quel calvario di viaggio senza fine,
passera’ alla storia dei Vasco come quello di “questa stazione ,
na ta stazione e me ne vado! ”
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Francesca era bionda e riccioluta e con gli occhi azzurro mare,
portava una misura di seno sbalorditiva e la leggenda familiare
vuole che durante una Taranta sfrenata colpi’ mio fratello Paco
con una botta di tetta che lo sistemo': KO tecnico!.
Gli anedotti su di lei si sprecano: appena liberato dai Polacchi,
l’aereoporto del paese divenne presto terra di nessuno e gli
sciuscia’ locali lo presero’ d’assalto per razziarlo. Guidava il
gruppo di spudorati una bionda giovanissima madre, insieme a
suo fratello piu’ piccolo, il caro e compianto zio Vito. ( l’unico ad
aver lasciato una cospicua eredita’ divisa pero’ fra tutti i nipoti,
i figli degli undici fratelli, non avendo lui figli di suo. Ebbene,
come dicono da quelle parti “Sparti Napoli ed esce Casale”. )
Francesca e Vito si aggiravano fra i resti del saccheggio, era
rimasto ben poco da prendere. Un enorme e pesantissimo
tavolo di noce era li, impolverato in un angolo, troppo solido e
pesante per essere portato via da ragazzini affamati. Ma mia zia
lo volle fortemente e non ascolto’ le lamentele di suo fratello
piu’ piccolo, anzi per tenerlo buono, raccolse da terra un
“calamaio rosso” e glielo tiro’. In realta era una bomba a mano
con la sicura rossa che ovviamente esplose nella stanza. I due
ragazzini con l’enorme tavolo di noce sulla testa, furono
scaraventati su fino al soffitto dalla forza d’urto dell’esplosione
e lo stesso tavolo fece da scudo alle schegge, salvando loro la
vita. Quante volte avro’ sentito questa storia da bambino,
carissima e tenerissima zia, ed ogni volta si arricchiva di nuovi
particolari.
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E finalmente raggiunto il promesso sposo, vero gentiluomo di
parola, lo sposo’ e presto divenne una notabile di quei luoghi,
tanto che la corte penale della regione la nomino’ interprete
ufficiale nei tanti processi che vedevano gli emigrati italiani
rispondere alla giustiza tedesca del dopoguerra. E lei, pazza
come nessuno, svolse con zelo, spesso fin troppo, quel compito.
“Il mio nome e’ Boccuccia e Rosa, song da provincia d’Avellin, e
song magliaro. Ma i maglie nunne faccie e nulle arrobbe, e vend”
E lei tradusse a modo suo, parafrasando il malcapitato al
contrario, che si becco 10 anni. E gli italiani incarcerati la
ricusarono, nessuno la volle piu’ come traduttrice, e non se ne
fece una ragione.
Mio padre l’adorava, era la sua sorellina, l’unica che poco prima
della sua morte, con tutti i fratelli convenuti da ogni dove, come
si usava una volta, riusci a farlo ridere, proprio con la storiella
di Boccuccia e Rosa.
E papa’ fra un colpo di tosse rosso sangue ed un rantolo
camuffato da risata, la tiro’ a se e le disse: “Checche’ si na
paccie!”
E probabilmente pote’ morire contento.
Auguri, carissima zia Francesca, questa e’ una lettera d’amore,
che tu possa godere i tuoi magnifici 90 anni di storia con la
stessa leggerezza e la stessa contagiosa felicita’ con cui
raccontavi della tua tua vita, a noi, i nipoti piu’ piccoli, che
quando arrivavi a bordo delle tue maestose Mercedes guidate
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dall’impeccabile ex ufficiale zio Joseph, era sempre un Epifania.
Anche se venivi di Luglio.
Ti voglio bene.
Tuo nipote che non vedi da almeno 40 anni.
PS
Mi giunge voce che ai festeggiamenti per il tuo compleanno hai
promesso a tutti di rivedersi fra dieci anni. Spero di esserci
anch’io.
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L’enigma di Santa Croce Maltese
PROLOGO
L’Assedio di Rodi duro’ cosi’ a lungo che gli stessi assedianti
erano piu’ stremati degli assediati. Ma le truppe fresche di
Solimano il Magnifico , che riusci’ a far sbarcare sull’isola
duecentomila armigeri con all’ancora 400 vascelli, avrebbero
presto messo fine a quell’assedio.
I rifornimenti continui assicurati dalla vicinanza con le sponde
del grande Impero Ottamano, secondo solo a quello Romano
Antico, fecero il resto. I Cavalieri di Rodi o di San Giovanni di
Gerusalemme, il piu’ antico Ordine religioso militare del mondo,
governava da secoli l’isola del Dodecanneso. I Cavalieri si erano
battuti come leoni, rispondendo colpo su colpo alle sortite degli
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infedeli (ogni fede ha un infedele), e agli incessanti tentativi
delle armate Ottomane di aprirsi una breccia fra le maestose
mura Veneziane della citta’ fortificata e di mettere al sacco
l’ultimo avamposto Cristiano dell’Egeo. Il Capitano *********,
Gran Maestro e governatore di turno di Rodi, sapeva che era
solo questione di giorni. I continui flussi dal mare nelle retrovie
Ottomane, ben visibili dall’alto del torrione est, non lasciavano
ormai spazio alla speranza che un qualche principe europeo
avrebbe portato soccorso da occidente. Erano sei mesi che
Rodi resisteva, e quello sarebbe stato l’ultimo miracolo.
E in Europa, nelle cancellerie delle monarchie che contavano, si
era ormai da tempo deciso che Rodi andava sacrificata. Altre e
ben piu’ pressanti minacce, allarmavano i reali europei.
E Rodi era solo una piccola Isola e i Cavalieri dell’Ordine che
dalla stessa prendevano il nome, erano un branco di
secondogeniti, associati quasi in segreto, spesso disobbedienti
alle leggi dei loro paesi d’origine, e ai dettami della Chiesa di
Roma. Un gruppo di fanatici avventurieri nelle loro cappe nere e
nel nome della Croce Bianca. Lontani dalle ragioni dei padri
fondatori, un Amalfitano e un Salernitano, e dalle funzioni di
Ospitalieri, specializzati nel soccorso dei cristiani in terra
santa. Sia Il papato che il Re di Sicilia li cosideravano inaffidabili
ed imprevedibili, almeno in quegli anni. Correva l’anno del
Signore 1522. Dopo quasi due secoli di dominazione sull’isola, i
Cavalieri di Rodi si apprestavano alla resa e all’abbandono della
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loro citta’ per sempre.
Il Gran Maestro chiamo’ il giovane aiutante di campo e gli
ordino’ di riunire il Consiglio dei Capitani nella Grande Sala delle
Associazioni. Intorno al lungo tavolo con la Croce di San
Giovanni cesellata, il tavolo che aveva visto tanti consigli
decretare la vita e le regole dell’Ordine, il Governatore di turno
annuncio’ ai tredici Capitani la sua intenzione di accettare
l’offerta di resa del gran Emiro. In un incrocio di idiomi romanzi,
anglo-sassoni e nordici, il consiglio, a malincuore, si appresto’ a
votare. Unica voce fuori dal coro, quella del Capitano dell’Ordine
di Otranto, il Nobile Aragonese di Terra di Apulia, Pascal della
Ventura degli Aquilini. Il capitano, 42 anni, fiero e battagliero
eroe di quella resistenza, figlio del leggendario eroe di Rodi, il
Cavalere Andreas Vasquez della Ventura-Aquilini, morto
combattendo durante l’assedio del 1480 di Maometto II, lo
stesso giorno in cui Pascal nasceva. II capitano della Lingua
d’Italia non voleva saperne di arrendersi. Il governatore lo
convoco’ nei suoi uffici prima del voto. Quel che accadde fra
quelle mura e’ ancora oggi un segreto. Sappiamo soltanto che
Pascal della Ventura, nottetempo, aiutato da alcuni fedeli
pescatori Rodensi, riusci’ a lasciare inosservato la fortezza,
grazie ad un tunnel che dalle segrete raggiungeva una baia
sconosciuta ai turchi, e ad imbarcarsi su una mezza galea per
la vicina Nimi. Si dice che con se recava un forziere ed una
missione speciale per conto dell’Ordine. Forse portava con se le
reliquie di San Giovanni Battista , le ceneri traslate dai Genovesi
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da Mira e incastonate in un segmento della Croce di Cristo di
Nazareth. Uno dei reperti piu’ importanti della Cristianita’.
(giravano voci che nel castone era conservata un frammento di
pergamena in aramaico contenete le ultime volonta’ del Santo
prima del “decollamento”, c’e’ chi diceva che quegli scritti
appartenessero a Cristo stesso vergati prima della sua
Ascesa.) Di quel forziere, che molti invece sostenevano
contenesse un molto piu’ venale ma inestimabile tesoro in
gemme e oro non si seppe piu’ nulla per piu’ di un secolo. Salvo
alcuni imprecisati avvistamenti a Tripoli, Messina e nella stessa
Valletta, diventata nel frattempo la capitale dell’Isola di Malta,
da cui l’Ordine prese il nuovo nome di Cavalieri di Malta.
Nel cerchio ristretto deità sede Papale, in alcune corti europee
nella seconda meta’ del 17esimo secolo, e nelle potenti nuove
sedi Gesuite d’America era giunta voce che il forziere segreto si
trovasse addirittura nei Caraibi. Nel 1660, Il Capitano Le Blanc
de la Venture, (discendente di quel Pascal Della Ventura svanito
nel nulla insieme al forziere 140 anni prima) si auto-proclamo’
governatore dell’Isola Caraibica di Santa Cruz, da lui
ribattezzata Santa Croce Maltese. Il secondo possedimento dei
Cavalieri di Malta nel Nuovo Mondo, dopo quello di St Kitty,
donato all’Ordine dal sovrano francese.
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L’isola, nei decenni successivi e sotto il governo maltese rifiori’
e e divenne un caposaldo della guerra contro i Corsari ma St
Croix divenne tristemente famosa per essere la nuova capitale
della tratta degli schiavi africani, organizzata proprio da alcuni
Cavalieri di Malta. A Santa Croce si perdono ancora le tracce
del forziere segreto.
La dominazione dei di Malta duro’ pochi lustri, in seguito
vennero nell’ordine: Francesi, Olandesi, Inglesi, ed in ultimo i
Danesi e la loro Compagnia delle Indie Occidentali. La Danimarca
governò Santa Croce, divenuta St. Croix, per ben due secoli,
prima di “venderla” preciptosamente quanto inspiegabilmente
agli Americani nel 1917.
Anno in cui Rasputin, consigliori dell’ultimo Zar Romanov,
alchimista, avventuriero, spiritista e forse Cavaliere di Malta
anche lui,viene avvistato nelle bettole dell’angiporto di
Christiansted, nella Baia dei Protestanti di St. Croix.
E qui comincia la storia…
27 | P a g e
CAPO ATTO SECONDO
Le trame di portici e sottoporteghi, fitti cunicoli per ripararsi
dal sole e dalle stagione delle piogge, come vene e capillari si
attorcigliano intorno al cuore dello storico villaggio di
Christiansted, Isola di Saint Croix, ex capitale delle AntilleDanesi.
Oggi territitori non-incorporati degli Stati Uniti.
Ben costruiti ed esemplarmente conservati, nei tenui colori
pastello caraibici che addoliciscono la dura pietra degli archi e
delle costruzioni nordiche in un originale architettura
scandinavo-tropicale. Ad ogni angolo ti aspetti di veder sbucare
Capitan Morgan o Barbanera, o qualche altro ceffo della
filibusta. Una discreta desolazione, atipica per le isole delle
Piccole Antille, racconta di un isola che negli ultimi cento anni,
da quando e’ passata sotto la territorialita’ d’oltremare degli
USA, ha visto succedersi momenti di vero splendore, (il preHugo, l’uragano che la devasto’ totalmente nel 1989), a tempi di
desolata depressione, post-Hugo; cosi’ come i Cruzans
preferiscono definire le loro epoche recenti.
La presenza dei nativi, tutti originari del Continente Africano, e’
discreta, e si mantiene a ridosso del centro storicomonumentale dell’antico villaggio.
Vive sono ancora le memorie non troppo remote dei moti
sanguinosi che poco piu’ di un secolo fa infiammarono proprio
questi portici e si conclusero con l’assalto finale al robusto
28 | P a g e
Forte Danese che domina la Baia dei Protestanti.
Gli aspri corpo a corpo aprirono la strada alle insurezzioni
successive per l’abolizione della schiavitu’. Solo l’intervento di
alcuni brigantini Inglesi e Olandesi evitarono che gli schiavi
occupassero definitivamente il villaggio.
I soldati della Corona Danese finirono per avere la meglio sugli
insorti solo dopo alcuni giorni di aspri combattimenti. E su
quello stesso muro, dove vennero decimati e fucilati gli schiavi
ribelli, oggi garrisce la bandiera a stelle e stisce nell’azzurro
indaco del terso cielo di St. Croix, la piu’ grande delle Isole
Vergini Americane, il bastione piu’ orientale degli Stati Uniti.
E nel cuore del vecchio avamposto sulla baia, all’ombra del
antico edificio del Dazio e Dogana che Capo incontra il Maltese.
Cosi’ si faceva chiamare quel vecchissimo signore con la faccia
scolpita dal sale, ma nacora ritto nella sua elegante marsina blu
coi bottoni dorati con l’ancora in rilievo e il vecchio berretto
con i fregi da capitano di marina mercantile britannica.
E un sigarillo dopo l’altro comincio’ il suo racconto.
In questa ultima fatica dell’autore, dopo ” #sposatiilcuoco ” (in
fase di finitura) scopriremo perche’ nella primavera del 1917, in
piena Prima Guerra Mondiale e con la Rivoluzione Bolscevica
che infiammava la Russia e minacciava di dar fuoco all’intera
Europa, l’America decise in fretta e furia di acquisire le tre isole
danesi per 20 milioni di dollari in oro (mai realmente versati
nelle casse danesi).
29 | P a g e
Quale ruolo ebbe Rasputin in questa ambigua trattativa, che fine
fece veramente quell’oro e chi era il Cavaliere di Malta, Pascal
Ventura IV, degli Aquilini, discendente del famoso capitano eroe
dell’assedio di Rodi, che si oppose a prezzo della vita a quell’
empia congiura.
Il segreto della Croce Maltese e il nuovo marcio in Danimarca e
Washinghton
nel racconto del vecchio Maltese a Capo, finalmente tornato
sull’isola.
30 | P a g e
Se chiudo gli occhi risento mamma che grida "Uallio' jisse
dall'acqu!!"
E finalmente il mare!
Tiepida acqua tropicale, si entra senza stress, occhi aperti a
vedere le chiglie delle barche a vela ormeggiate in questa rada
protetta da tre quadranti, nella Protestant Cay, l'isoletta di
fronte al vecchio forte di Christiansted. A nuoto o in caronte, si
attraversa un braccio di mare dalla banchina del molo sotto
casa e si va a pucciarsi in acque cristallo ma senza troppe
pretese. Le spiagge da cartolina sono altrove e ci vuole un
mezzo per raggiungerle. Mi accontento, smarco tre agenti di
polizia che stanno compiendo dei rilievi con dei tags gialli
numerati. Capisco che ci sono stati degli spari stanotte,
cercano i bossoli, non mi frega granche' e tiro avanti. Il
barcarolo saluta pigro, ma compie una manovra da manuale
avvicinandosi all'inglese alla ormeggio del Forte. Agguanta a
volo la bitta, colpetto di elica indietro, e il barcarizzo si presenta
ai miei piedi il tempo di salire a bordo e vedere la gassa che si
sfila abilmente e la prora che punta il piccolo pontile di legno
sulla sponda opposta.
Ho sempre ammirato la perizia dei vecchi marinai, a qualsiasi
latitudine, specie quando compiono le manovre piu' semplici, c'e'
Zen nei loro movimenti precisi.
31 | P a g e
Sono impacciato, stanco, sofferente da tre giorni complessi,
ma l'acqua e' li e fra poco sapro' se l'effetto benefico che ha
sempre avuto su di me funziona ancora.
Sono a mollo da due ore, forse mi scottero' forse no, le
pellacce dure invecchiano anche loro?
Ho passato la caviglia nell'aggancio di un gavitello, l'ultima volta
che ho fatto il morto e lo spiritoso c'e' stato poco da ridere: la
corrente mi aveva avvicinato quasi sotto la barriera, e li si
fanno inontri del quarto tipo.
Mi lascio cullare dalla risacca assicurato a questo corpo morto
(non il mio) e non ho piu' 60 anni!
L'acuto in falsetto di mia madre mi sveglia dal torpore
galleggiante: "UALLIOOOOO'!!!"
Ho 10 anni adesso e se resto in acqua ancora un po
probabilmente rinasco.
A volte ci vuole cosi' poco...
linee e posizioni
32 | P a g e
Tuna-sushi-dinner, ovvero:
LA FRTUN AGGIR!
Il cino-nipponico senza segreti, (almeno per me) mi ha salutato
con la solita deferente cortesia degli Asian-American. E’
convinto che gli abbia portato fortuna. Quando apri’ il suo sushibettola, fui il primo cliente “regular”.
Da allora, sono passati 12 anni, il volume d’affari e’ cresciuto
esponenzialmente alla gentrificazione che ha cambiato, e per
sempre, il destino di questo barrio. Ma a chi crede nella
geodesia, (quasi tutti i cinesi attribuiscono al superstizioso
corretto posizionamento geodinamico il successo dei loro
business), e’ duro da spiegare che il mio sostegno involontario
e casuale non e’ all’origine della sua fortuna: Caos nel Caos.
Ma lui, va lasciato nelle sue convinzioni; chi sono io per aprire
questa inutile disputa? Io, Pagano-Murgese che mi sveglio solo
se il mio caffe’ e’ corretto alla superstizione…
Eppure stasera, per uno che da tempo va a dormire presto,
come Baudelaire o DeNiro in c’era una volta, quel tuna-sushidinner e’ stata una benedizione, anzi un vera esperienza
gastro-socio-antropologica.
Le due ragazze, due bambine in eta’ di alcol, (21 anni) ma con
identificazione sicuramente adulterata, come il sake gratis
offerto dalla casa per chi supera i 20$ di conto, si cimentavano,
aiutate da quel liquore di riso, in una lettura in centimetri, anzi
in pollici, sulle loro ultime “one night stands”.
33 | P a g e
Ignare o consapevoli che un vecchio volpone fosse seduto a
meno di 2 metri da loro. Consapevoli.
Per 40 minuti sono andate avanti a dissertare, come in un
simposio scientifico, di cappelle, circoncisioni, misure dal
glande allo scroto, o dal taglio testicolare al prepuzio.
“Size does matter” dicono qui, e forse dappertutto, ma quando,
con molto garbo, ho fatto notare che stavamo mangiando, in
definitiva, pesce crudo, loro, le bambine adulte, mi hanno
lanciato un occhiata degna di uno scanner d’aereoporto, e mi
hanno detto, come due gemelle in sincrono, quanto segue:
“Man, aren’t you ashamed of yourself to listen to the
confidences of two teenagers? Don’t you have a wife waiting for
you?”
Avrei voluto dir loro che di wives che mi aspettavano ne ho
avute fin troppe, e che teen vale fino a 19 anni, per cui erano in
peccato e fuorilegge, e che in termini di decibels la loro
conversazione la udivano dall’altra parte della strada, e che il
sesso si fa e non si racconta o misura in centimetri, anzi pollici,
che sarebbe come misurare la cultura in chili di libri letti (o
scritti).
Le ho guardate, ho mandato giu’ un altro sake gratis, mi sono
rivolto allo chef-proprietario-superstizioso, ho sorriso con il
solito acccenno di inchino e ho evitato di dirgli che la fortuna,
In fondo al mar…
34 | P a g e
Lettera mai recapitata ad una madre Dancala
Cara mamma cara
Oggi ho visto il mare, era ancora piu azzurro e’ piu’ liquido di
come me lo avevi raccontato, anzi era immenso, secondo solo al
cielo.
Qui sono tutti gentili e pieni di premure, specie quelli che urlano
di piu’.
Lo so che lo fanno per il mio bene, siamo in tanti e senza un po’
di disciplina sarebbe impossibile imbarcarci tutti. Mi hanno pure
dato una bottiglietta di acqua, e’ cosi’ pulita e trasparente che
sembra mare; non l’ho bevuta tanto e’ bella e chiara. Domani
tocca a me prendere quella barca magnifica che aspetta al
molo, cullata dalle onde di questo Mediterraneo. Qui hanno tutti i
fucili con i caricatori a forma di luna come quello del nonno:
dicono che e’ per proteggerci da chi non ci vuole dall’altra parte
del mare. Ho pure schivato con destrezza due scudisciate.
Siamo troppi, fanno il loro mestiere.
Ho ancora negli occhi l’altro mare attraversato il mese scorso.
Il mar del Sahara. Era bellissimo, puro e di sabbia morbida, a
volte alta come dune, anzi erano dune mi dicono. Abbiamo perso
molti compagni di viaggio, ci hanno detto che avevano scelto di
restare li, sulle quelle soffici dune, a contemplare la bellezza del
silenzio. La notte faceva cosi freddo che ci stringevamo come
fanno le nostre capre nelle depressioni dell’Ogaden, per farci
calore, ed eravamo come una famiglia felice ed unita.
35 | P a g e
Non ci davano da mangiare, ci dicevano che era per il nostro
bene, l’obesita’ e’ una brutta bestia, ed in Europa vanno di moda
i magri.
Faremo un figurone.
Finalmente e’ arrivato il mio giorno, mi hanno fatto salire su
questa nave grande color terriccio, e’ bellissima, ha un grande
fumaiolo che fa tanto rumore.
Si sta un po stretti, ma ci dicono che e’ per il nostro bene.
Grazie mamma cara per aver venduto il nostro pascolo e tutti
gli armenti per comprarmi il biglietto, ti giuro che ti ripaghero’
tutto fino all’ultima capra e oltre.
Vorrei essere li quando aprirai questa lettera, solo per vedere il
tuo stupore e la tua felicita’ di sapere che tuo figlio, mamma
cara, e’ riuscito dove papa’ ha fallito! E’ arrivato nella terra
promessa di Lampedusa!
Che non so’di preciso dove si trova ma mi dicono che e’
bellissima.
Cara mamma cara, oggi sono arrivato in fondo al mare.
Mi dicono che e’ bellissimo.
Papa’ e’ da queste parti e prima o poi lo incontrero’.
Tuo figlio
36 | P a g e
IO SONO UN MORTO IN MARE
TUTTI COLPEVOLI, NESSUNO SI SENTA ESCLUSO.
Questi ennesimi morti in mare ricadono sulle coscienze di tutti.
Dei dittatori da operetta del Nord-Africa o dei nepotisti
mediorientali,
di chi li ha lasciati fare, e per decenni ci ha fatto affari e chi,
senza valutare razionalmente le conseguenze, li ha rimossi
violentemente, foraggiando e provocando Primavere fredde e
spietate. Questi morti sono sulle coscienze di chi, maledetti
negrieri, li stiva in carrette galleggianti, povera carne da
trasporto a 30 dollari al kilo. (2000 $ di passaggio diviso il peso
medio di un migrante). Morti affogati sulle coscienze di chi
specula per fini politici o per cupi tornaconti su quella stessa
carne, offesa, violentata e senza futuro.
Su chi annuncia tragedie annunciate e irreversibili e riesce a
lucrarci sopra.
Su chi di maniera invoca a presunte dignita’ di uomini a cui la
prima cosa che viene tolta appena nati e’ proprio la dignita’.
Su chi costruisce muri senza vergogne ma disserta in vaghe
letture su democrazia e progresso. Su chi ha prima colonizzato
e sfruttato i paesi del sud del mondo e poi si e’ vendicato per
essere stato preso a calci dalle rivoluzioni irredentiste della
seconda meta’ del secolo scorso, creando condizioni di
instabilita’ e disuguaglianza in paesi che andavano invece aiutati
a rialzarsi e a camminare sulle loro gambe. Stramaledetto chi si
37 | P a g e
e’ sempre girato dall’altra parte, ignorando quei chiari segnali
portatori di catastrofi imminenti, salvo poi invocare chiamate di
correo e all’armi insulsi, veri insulti all’intelligenza.
Questi poveri morti ricadano sulle coscenze di chi usa la
religione per scavare solchi di odio e intolleranza fra le genti, e
su loro rimanga sempre.
E sulle nostre residue coscienze, tenute insieme da legacci di
cinismo e di io l’avevo detto: i morti in mare, i morti sulla terra.
Su quelle terre da cui non dovremmo piu’ farli partire, almeno
fino a quando non si creano corridoi umanitari sicuri e regolati.
Siamo tutti naufraghi di questa ennesima tragedia in mare,
nessuno si senta in salvo. Nel Mare Nostrum stiamo affogando
tutti.
38 | P a g e
Stanze Murgesi
“Ajjier , joscje, cre’, pscre’ e pscridd…”
(Ieri, oggi, domani, dopo domani e domani l’altro ancora)
“E mo’ che il veccchio zito e’ ritornato
dicevano fosse morto assassinato”
e tu Elena a chi piangerai la tua sventura
di non aver sposato l’uomo sbagliato.
Vorresti diventare nu passarjdd, volarti in grembo
e riposare, ma la quadriglia scompagnata e’ gia’ iniziata
e ballano ignari ma festanti gli ospiti arrivati da vicinali
e aspre pietre, di carrari dai parjeti diruti,
portano come dono, per nozze sbagliate ormai officiate,
per lapidare i sogni di un amor perduto.
E suonano riganetti a soffio e tamorrelle di pelle di ciuccio,
mentre lontane nacchere scandiscono tempi andati e si va
Avanti.
39 | P a g e
Carissima nipote grande, grande nipote
Avrei voluto scriverti ieri ma qui le connessioni languono. Lo
faccio oggi, perch'e non posso piu' portarmi questi segreti in
giro.
40 anni fa, tua mamma soleva affidarti a me, si hai letto bene,
sono stato il tuo babysitter! Diciamo che si trattava di un mutuo
beneficio e leggendo capirai perche'.Avevo 20 anni, ero
splendido come tutti I ventenni, e stupido come tutti i ventenni.
Tua madre lasciava che ti portassi in giro in carrozzino,
praticamente dormivi tutto il tempo, e quando ti svegliavi era
sempre nei momenti piu' improbabili ed il tuo tempismo divenne
presto la tua cifra caratterizzante. A volte ti svegliavi mentre
nell'atelier di un noto pittore locale, eravamo all'opra presi dalla
costruzione di attrezzi da pesca ( ci stavamo facendo le canne)
e tu inalando i fumi di quelle antiche papagne tornavi
immediatamente tra le braccia di Orfeo, che spesso era il
biondo o Cata' che erano addetti per ordinanza alla veglia del
tuo sonno. Tua madre mi scongiurava di non darti nulla da
mangiare, cosa che facevo diligentemente, a parte quelle rare
40 | P a g e
volte che ti abbiamo rimpinzato di gnemmeredde e zampini per
soffocare quel tuo latrato che ci mandava in ansia. Un altra
volta, una volontaria, nota giovine di facili costumi, nel senso
che se li toglieva facilmente, fu cosi' compresa nella parte, e
pur di compiacere la mia accorata richiesta d'aiuto, tiro' fuori
una delle sue leggendarie mammelle e ti alllato'. Almeno di
questo fummo tutti convinti. In realta' quell gioco e quella
visione si ripete' fino a quando qualcuno ci fece notare che non
era etico (sic). Un altra volta, finisti la tua pennica mentre mi
gustavo un gelato di Brunetti dominante nocciola, mi guardasti
con quegli occhioni carbone implorandomi di assaggiare il cono.
Ed al solito, staccavo la parte bassa del artefatto, il conino, lo
riempivo e te lo passavo. Ma non basto' perche il tuo acuto mi
dette una tale scossa che il cono mi casco' per terra.
Prontamente lo recuperai e, soffiandogli piu' volte sopra, te lo
passai. E fu l'Epifania. Ti conciasti e puzzasti di nocciola per
settimane. Prontamente fosti immersa in una delle fontane di
Piazza Pinto. Ribattezzata praticamente. Ometto volentieri di
quando ti dimenticai alla Camera del Lavoro, e di quella volta
che, non fu colpa mia, fu lei a saltarmi addosso, ti lasciai nel
retro (non il cofano) della Renault 4 per ore.Oggi, ieri, hai 40
anni, non sei venuta su cosi' male, anzi, direi proprio bene: sei
sveglia, intelligente, bella e sensibile. Per cui non credo che le
mie terapie d'urto abbiano inficiato in qualche modo la tua sana
e consapevole crescita. Forse le tue fisime per i microbe si, e li
faccio ammenda e ti chiedo perdono.Con eterno affetto ziesco.
41 | P a g e
vacche ossute
Con l’euro ad 1 dollaro e mezzo e con inplacabilefame di
consumo, maree di italiani allagavano le strade alla moda nelle
primavere newyorkesi.
Con piu’ pacchi in mano che dita prensili, tracimavano a sud e a
nord della 14esima Strada e compravano, mai appagati, le cose
piu’ utilmente inutile, purche’ made in USA. Shopping maniacodepressivo, elogio all’opulenza, a quella voglia di riscatto dalla
vituperata Liretta, cosi’ sottoaprezzata per decenni.
L’apoteosi dell’acquisto superfluo, grasso che cola per cinesi e i
loro knock-off, i falsi spesso lavorati nel napoletano. Un circolo
vizioso di Capri’, saltafosso pinocchietti con la P invece della
piu’ scontata F. Li riconoscevi subito, le loro sciarpe anche a 35
gradi all’ombra, gli orologi piu’ larghi dei polsi, le spalluccie da
ragazzetti efebici o quelle piu’ larghe ma montate da teste
piccole e troppo rasate. Signorine squisitamente svestite
annunciavano il loro arrivo vociante, sparato a 30 decibel sopra
il livello di inquinamento sonoro. Genitori con ineguagliabili ma
costosissimi occhiali, dettavano la moda e dirigevano quel
narco-lettico-traffico.
Dialetti che si mescolavano in un italiano imprecise, in rissa
costante con il congiutivo si esibivano in assured richieste in un
inlese da Colosseo a camerieri increduli ma imbelli. Encore
imperativi alle genti di cucina, per garantirsi paste al dente o
trattamenti di favore non dovuti, aggrappati a pres-unti
42 | P a g e
compatriottismi ipocriti. Italiani bravaggente con le loro sciure
erano i nuovi padroni della citta’. Uno spettacolo desolante che
una vecchissima donna di Mulberry Street, emigrante d’
anteguerra, cosi commentava: ” Ma da ro’ vengn, dalla Taglia
du Nord? Maronn, allor tengne e fasul !”
Non erano piu’ gli italiani umili e operosi, o i guappi spavaldi che
aveva conosciuto da bambina e crescendo, e non venivano solo
dall’Italia del Nord. Erano la nuova versione di sud-europei
omologati e apparentemente ben in arnese; ma sopratutto
firmati, dannatamente firmati.
E Capo si godeva quel B-movie e li osservava dalla cucina, e se
chiamato in causa, si riparava dietro un neutrale “sono Maltese,
I’m sorry”. E quelli : “Malta-Italia, una razza stessa faccia”
siamo tutti paesani !”
E gia’, erano tutti suoi paesani, e Malta era la tredicesima perla
del Dodecanneso.
Oggi con il dollaro in pari, la fame incombente, le vacche grasse
disperse da predatori famelici, l’illusione di uno spread sotto la
soglia-cento, di italiani nemmeno l’ombra. Almeno quelli tasche
bucate e festanti, ottusi e obnubilati da un arrogante benessere
derivato, esploso e purulento, simile a quelle bolle ai piedi di chi
ha a lungo camminato in scarpe troppo nuove e non sue.
Oggi, solo italiani immmigrati clandestini. WOPs.
I nuovi “WithOutPapers” parlano Italico. Non Italiano.
43 | P a g e
CATCH 22
ROBE DA MATTI
“I matti non hanno il cuore
o se ce l’hanno è sprecato,
è una caverna tutta nera.” (FdG)
…Ma i sani un cuore ce l’hanno ma e’ di panna, come I cornetti.
Le fidanzate che non si allertano quando sentono frasi tipo: “Un
giorno faro’ qualcosa che fara’ parlare tutto il mondo di me e
cambiera il Sistema” e il loro fidanzato fa il pilota di linea.
O che lo vedono svegliarsi di colpo e urlare “precipitiamo”!
O che lo vedono assumere psico-farmaci e antidepressivi e non
si spaventano vederlo alzarsi e andare al lavoro.
O i piloti che ci volano insieme e non si accorgono di volare con
un folle mitomane depresso e se ne vanno al cesso lasciandolo
da solo al commando di 150 vite sua inclusa.
O i dottori che scrivono ricette di quei farmaci e i farmacisti
che le dispensano ad uno che in paese lo sanno tutti vola con
passeggeri al seguito.
O compagnie aeree che in nome di profitti e competizioni
estreme fanno volare i matti che visto che sono matti non
dovrebbero andare in Guerra ma se solo dicono di esserlo non
sono piu’ matti e possono pilotare aerei di linea in ossimori
44 | P a g e
comma 22.
E i media, che con i matti ci vanno a nozze, come i fichi secchi.
45 | P a g e
Se quel ministro io fossi
L'ONU e il blocco navale davanti alla LIBIA
Non e' difficile risolvere i problemi, anche quelli che stanno per
assumere proporzioni bibliche.
Cintura navale delle marine ONU di sicurezza appena oltre le 6
miglia....
Bonifica dei cieli sopra una parte designata di costa Libica.
Sbarchi mirati del San Marco e di altri regimenti anfibi sotto
egida ONU
Bonifica del litorale e annullamento mirato della presenza ostile
Presidio della zona bonificata insieme alle forze armate sane
locali
Costruzione e messa in sicurezza di campi profughi temporanei
ONU
Selezione a terra degli aventi diritto ad asilo politico
Servizio di imbarco per i rifugiati ed equa distribuzione sul
territorio Europeo
Peace enforcing e keeping fino a quando la minaccia resta
attiva
Sostegno finanziario alle operazioni ONG nei paesi di
provenienza
Interventi ONU e aiuti finanziari della Banca Mondiale nei paesi a
rischi, Non fatemi ministro della difesa!
46 | P a g e
E’ grande Cappello di Bocco.
Lo vide, lo scruto’ con attenzione, lo accarezzo’ insospettito e
guardandoci con supplichevole fierezza, disse : “Lo buttiamo? ”
Il fagotto da buttare era suo fratello appena nato e giusto
arrivato in casa.
Lui, il nano con gli occhi color ebano, piu’ grande di meno di tre
anni, aveva capito che quel giorno il suo regno incontrastato
finiva. O almeno, che avrebbe dovuto faticare per mantenere il
primato, e con quello che i primi perentori vaggit…i di suo
fratello annunciavano, non sarebbe stata una passeggiata nel
parco.
E gli si disegno un broncio sul muso da sciuscia’ e col moccio
perenne a sfidare le leggi di gravita’. E non si chiuse in camera
o si nascose sotto il letto, o provo’ ad annullare il problema alla
fonte (si, si ci provo’ a spingerlo per davvero giu’ dalle scale),
ma si infilo’ testa e pensieri in un cappellaccio azzurro
fluorescente con un enorme becco arancione., e sentenzio': “Io
non sono piu’ Nicolino, sono Cappello di Bocco !
E da quel giorno e per mille giorni ancora dormi’, mangio’, si
tuffo’ in mare e smadonno’, ma sempre infilato per protezione in
quel copricapo bizzarro e inglorioso.
Fortuna che il tempo spense pian piano la fluorescenza di
quell’azzurro vivace, e presto avrebbe pure riportato
quell’uccellaccio sulla terra.
Raccontarvi di quanto delizioso e sereno fosse prima dell’arrivo
47 | P a g e
di Zizzania Jack, e’ superfluo. Ringrazio Iddio per non essersi
distratto. Oggi Nicola Joe, compie 28 anni: 100 in meno della sua
nonna-bis Ventura, nata appena 100 anni prima.
Auguri figlio adorato.
48 | P a g e
Mentono
SUI DERIVATI IL TESORO STA PERDENDO IL 30%, OLTRE 42
MILIARDI, MA NON FA CHIAREZZA IN PARLAMENTO.
...
“Il Tesoro dimentica volontariamente che fondi d’investimento e
banche d’affari sono piene di ex direttori generali del Tesoro,
quindi l’assurdo è che mentre le banche conoscono le nostre
posizioni in derivati, il Parlamento italiano non le può sapere”... " L’unica cosa certa sui derivati sottoscritti dal Ministero
dell’Economia è che non c’è certezza su niente. Gli unici veri dati
che sono venuti fuori dalla nuova audizione alla Commisione
d’indagine parlamentare sono:
a) l’ammontare totale dei derivati sottoscritti dal Tesoro è di
152 miliardi b) il mark to market è negativo per 42 miliardi;
c) sono state vendute opzioni sui tassi d’interesse;
d) i parlamentari non hanno e non avranno accesso ai contratti;
In queste quattro verità c’è tuttavia un indizio importante su
come si sia sviluppata negli anni la gestione dei derivati della
Repubblica italiana.
Il primo dato è che i parlamentari italiani votano un bilancio di
cui non conoscono i documenti sottostanti alla sua formazione.
Il secondo è che chi ha gestito il debito pubblico sino ad ora è
49 | P a g e
riuscito a produrre una perdita del 30% sul portafoglio dei
derivati, un record assoluto se vogliamo credere che i derivati
non nascondano in realtà dei prestiti camuffati contratti dallo
Stato italiano con le banche.
Il secondo è che la vendita di opzioni non è qualificabile come
copertura di rischi. Si conferma un’ampia zona d’ombra sul
bilancio dello Stato."
Tace il ministro delle finanze, tace Renzi, cosi' come hanno
taciuto i loro predecessori. E Berlusconi che ci raccontava di
ristoranti pieni, e di italiani sempre in viaggio, (molti mai piu'
tornati), e Tremonti vantava i suoi meriti per le finanze "sane"
dell'Italia, non compromesse da titoli tossici e derivati.
Il risultato di tutto cio'? Ce lo dirà il mercato in futuro.
Noi non sapremo mai la vera storia del debito pubblico italiano.
Siamo al si salvi chi puo'.
50 | P a g e
IL POTERE SENZA ORGIA
Le tredici puntate della terza stagione di House of Cards, sono
scivolate via e ormai digerite. Tranquilli, non vi spoilero' il finale.
Degni di nota: l'amore fraterno, inspiegabile ma concreto e
presente nei momenti piu' difficili e le note sulla bramosia
illimitata di certi uomini ma sopratutto di certe donne a cui
potere, soldi, bellezza eterna e cazzi a quanti ne puoi non
bastano mai, anzi.
L'inelluttabile infelicita' che nemmeno il raggiungimento ...di tutti
i traguardi piu' ambiziosi della vita ed oltre puo' lenire.
Accontentarsi ma con dignita' e senza frustrazione e' il forte
messaggio di questa saga di potere e di cinismo all'ennesima
potenza. Il sangue, versato nel racconto, sembra una
punteggiatura inutile e sconclusionata. Vi prego di vederlo in
lingua originale e sottotitolato. Con il doppiaggio in italiano
diventa quasi una comune e blanda telenovela. Sono da sempre
un attivo sostenitore del cinema non doppiato, ma come I
farmacisti I notai e I tassisti, quella degli attori a spasso ma
doppiatori, e' una lobby dura e combattiva. E ce l'hanno venduta
per decenni come una forma d'arte tutta "italiana".
51 | P a g e
Oh GIOA OH CARA...
Troppo comodo tirare le monetine ai ladri quando sono ormai in
manette, chiedetevi, piuttosto, dove eravate quando costui
veniva eletto a suffragio bulgaro e a furor di popolo? Nella
penombra delle consuetudini delle vostre cabine elettorali, era li
che avreste dovuto riflettere invece che omologarvi nella scelta
del canditato piu' presentabile, quello che tanto e' gia' ricco e
non ruba, conosciuto e ammirato dai piu', anche e sopratutto
dalle donne che a ...volte mi fanno veramente incazzare per la
loro ingenua dabbenaggine. Il cialtrone sposato bene, entrato di
diritto nel gotha della borghesia rurale e mercantile, il politico
buttatosi a sinistra con un corpo di destra e concetti borghesi.
Innaugurando l'infausta stagione dell'Ulivo che cosi' tanta
disfunzione e cosi' poca pace ha portato a quelle terre. E i
Cincinnati, le Cassandre , i disprezzati che affidavano a mari di
melma i loro "messages in the bottles", che facevano andare di
traverso banchetti familiari, che si inimicavano vecchi compagni
e ammucchiavano cache di odio dai nemici di sempre.
A nulla valevano gli anedotti su quanta merda possa esserci in
una merda, su schiaffi a tradimento dati ad indifesi e bistrattati
gracili uomini, rei di aver scartato la palla a sua maesta',
comportamenti da signorotti feudali di campagnia, jus primae
noctis e vergini offerte all'orco in cambio di favori da due
denari. Non e' nelle mie corde sputare su chi sta provando
l'orribile esperienza della galera, ma questa volta ho voluto fare
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uno sgarbo alle mie scarse certezze, e nel nome del dubbio oggi
non condanno. La mia, e' stata emessa 40 anni fa. Era scritto
dappertutto che era un furfante, avete solo finto di non saper
leggere.
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VAGISCE LA VAGINA OVVERO TEMPI DURI, ALLEGGERIAMO.
Il vaggito della vagina
Piange meschina...
spodestata dall'ano
almeno cosi' leggo
sul gran quotidiano
piange e ricorda
Il bel tempo andato
quando regnava incontrastata
ora e' seconda al volgare sfintere
era nell'aria da tempo, nevere
cambiati i gusti di queste eta'
degli orifizi le priorita'
or te la danno ma per pieta'
per chi si accontenta
e non paga gabella
rimane sempre
la perfida ascella
54 | P a g e
DALLE MURGE AL RIO DELLA PLATA
Forse lestofanti (etimologicamente), mai furfanti, spesso
briganti. Sopratutto Patrioti o Parteggianti. Insorti mai
fiancheggianti.
Erano i nostri bisnonni forse piu' trisavoli, quelli che il 1861
erano in eta' militare, da 14 a 44 anni, da tamburrino a mastroluogotenente, o Aiutante Capo dell'esercito Borbone. Conobbero
l'umiliazione della sconfitta, spesso per colpa di inett...i generali
mercenari, e la caricatura della storia scritta da chi vinse
senza mai sconfiggerli sul campo.
Furono le prime vittime, insieme a chi non accetto' la
coscrizione obbligatoria nell'esercito Piemontese, delle
rappresaglie di Lamarmora e dei suoi Bersaglieri, nei tanti
eccidi che si consumarono nei dieci anni successivi alla
presunta unita' d'Italia. Quelli che, o Briganti o Migranti, a milioni
spopolarono le campagne del Mezzogiorno, negli ultimi decenni
del loro secolo per ripopolare le terre de Nuovo Mondo: dai
Grandi Laghi del Nord, ai grandi fiumi brasiliani e argentini.
Quelli che dicono si portarono dietro la fame e la Mafia nelle
loro sporche bisacce, ma anche Tango e saudade, ma che con i
loro calli costruirono i ponti-monumento e le americhe.
Chi li ha chiamati partigiani, chi semplici ladroni di strada, chi
insorti, chi restauratori di antichi e sconfitti ordini. Chi li
chiamava semplicente padre o nonno. Erano gli uomini di una
terra che non ha mai trovato pace, non importa chi sia stato al
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potere: Fenici, Romani, Bizantini, Normanni, Svevi, Arabi,
Aragonesi, Angioini, e poi francesi sia Borboni che Piemontesi,
fino ai Giolitti, e gli squadristi delle cavallerie Crollalanziste, e i
fascisti con o senza i Savoia, e i nazisti e gli americani o i
Repubblicani o i Democristiani, i Forzisti e anche gli Ulivisti.
Mai pace per la Terra di Lavoro, per le province dimenticate da
Dio e abusate dagli uomini. Arretrate forse ma dinamiche e
concrete.
No, non c'era pace neppure quel giorno che Capo, con questi
pensieri cupi nella testa, e con un libro sul brigantaggio postunitario del Molfese in mano, si avvicino al finestrino dello
scompartimento di terza, di quel convoglio che passava lento,
macchine avanti adagio, davanti alla croce illuminata del
Camposanto. Mando' veloce un pensiero dolceamaro ai suoi, che
li riposavano dalle fatiche di una vita breve e difficile, e capi'
che non sarebbe piu' tornato...
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Respiro la pioggia e penso a me…
La pioggia copiosa e’ scesa dal cielo ( da dove volevate che
scendesse). L’aria si e’ fatta fresca. L’odore inconfondibile di
cane bagnato ha riempito il cortile. L’ho respirato a fondo. Il
motorino al coperto sotto l’arcata del portico e’ una scheggia
rossa in un totale di profondo grigio senza sfumature.
Ho montato gli schermi anti-zanzare alle 10 finestre, tutte di
taglia diversa. Le ho messe su (le zanzariere) all’antica. Con le
puntine da disegno. They will do the job? La mia privatissima
guerra alla zanzara, dichiarata 35 anni fa, dopo la sconfitta sul
campo della malaria, continua. Lotta dura e senza quartiere,
anzi, quartiere per quartiere, stanza per stanza, ora per ora.
Toste le zanzare caraibiche, piccolissime, invisibili ad occhi
stanchi, non fanno neppure zzzzz. Ma amare nel loro morso
implacabile, velenosa sofferenza che per fortuna dura poco.
Piccole e insaziabili, una in particolare, grande puttana, ma di
quanto sangue ha bisogno un minuscolo vampiro con la sete da
cammello? L’ho presa per stress, ho aspettato che sazia si
involasse goffamente verso il suo rifugio diurno e l’ho vista
esplodere nel mio sangue, bruta latrina succhiematica.
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Il resto e’ cronaca tropicale, il motorino mi e’piu’ dolce di una
eventuale fidanzata: non parla e lo mantieni con poco. Questa
isola e’ a dimensione di motocicletta! Un vero godimento di
tornanti, piste e mulattiere buche da evitare comprese. Un
viaggio nell’aria calda che ti asciuga il costume addosso in
meno di 2 minuti, una piacevolissima sensazione di aver trovato
la quadra. Adoro il triste tropico.
58 | P a g e
Il President informa Renzi su Lo Porto, ma il pirla, che
crede di parlare un “perfect inglis” e non si sogna di far
ricorso all'interprete ufficiale, non capisce e cosi' ragisce:
Obama: I was just informed that your aid-worker, Lo Porto,
has perished, along with an American citizen, also a NGO
aide, as a result of a drone bombing, while trying to
destroy a terrorist safe-house in Pakistan. I'm deeply
sorry for your loss.
Renzi: and what 's the problem, if you can not fly over the
harbor with a drone here's 4 bottles Super Tuscany, the
wine of my region,' cause I'm a Tuscany too, and I
remember you in your most important interview by
candidate tessesti, com'e' la parola giusta, elegy the
praises of the Tuscan wine ...(President e' astemio)
O: Matthew, look, I'm not talking about the harbor... Loporto
... your guy is gone!!
Renzi: alright, what's the problem, if there is no more port
we can drink my , the wine Tignanello...
59 | P a g e
"AI RICCHI IL BIOLOGICO AI DISGRAZIATI IL CANCEROGENO"
Diceva uno striscione dei NoExpo.
E' da tempo che osservo la nuova svolta nella gestione dei
prodotti "eccellenti" dell'agro-industria e le sue conseguenze.
Provate ad avvicinarvi ai mercatini del sabato dei giovani
agricoltori Hipsters vocatisi alla terra e all'organico.
Osservate i clienti che sciamano fra i banchetti di pomodori a 8
$ al kilo e lattughine che costano come se l'acqua e le poche
fibre che contengono fossero metalli preziosi. Per non parlare
del pesce "biologico" inavvicinabile da quanto e' caro,
Sono questi i nuovi varchi di frontiera fra le classi. Loro
mangiano il meglio della produzione alimentare, noi merda.
Per non parlare, dei cinesi ricchissimi (tantissimi, decine di
milioni) che hanno gia' prenotato e prepagato tutta la
produzione Bordeaux dei prossimi 10 anni, e quella degli
champagne di alto rango. I culatelli di Parma con il serial
number ad appannagio unico di caste di privileggiati che
comprano l'intera produzione, cosi' come il SanDaniele, l'Unghia
Nera, i migliori formaggi di fossa, lardi di Colonnata, Sassicaia
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etc. Il meglio della enogastronomia italiana ma anche francese,
solo per chi potra' accedere alla frustrante esclusivita' dei
prezzi. "Ar Papa er filetto,ai vescovi la coscia, ai preti la caciara
e ai miserabili la vaccinara"
Presto le intere produzioni di ortaggi, frutta, cereali, grano e
risi prelibati, verranno raccolte e spedite direttamente sui
mercati ricchisimi d'oriente, sostituiti sui nostril scaffali di
super-discount da surrogati cinesi prodotti con le peggiori
tecniche agricole di massa e velenosi come polveri d'amianto.
Ormai gira pure la Nutella cinese, ottima per tener lontani gli
scarafaggi.
Su questo, EXPO Milano, dovrebbe puntare i riflettori, ma non lo
fara'.
In questa grande fiera dell'agro alimentare le uniche voci che
con coraggio parlano non solo di fame ma di obbligo al consumo
di cibi dannosi, sono quelle che non si sentono.
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EXPO DELLE DUE SICILIE 2015
Due fili di grano duro di zona Gragnano, al dente, con
pomodorini di Pachino, olio vero di terra carsica delle Murge
Pugliesi, aglio in camicia terrazzato molisano, peperoncino
d'altura di Calabria, fiori di capperi di Pantelleria. Ed una fetta di
Pane di Laterza.
Una damigianella di Verdeca o di Primitivo, meglio due: una di
Verdeca di Gravina o di Bianco Etna, l'altra di Primitivo. Fatalone
o Polvanera di Gioia DC o Sanracroce di Manduria. Anche un
gran Ciro' in purezza, un Montepulciano d'Abbruzzo riserva o un
Nero d'Avola barricato andrebbero bene. Non accetto
contradittorio.
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ll giorno dell'Assunta.
E le citta' si svuotavano e le spiaggie si affollavano. Tutti al mare
- diceva una canzone - a mostrar le chiappe chiare...
Quelli che la montagna era meglio e piu' salubre, quelli che un
buon libro sotto l'ombrellone non ha prezzo, quelli che a casa in
citta' d'Agosto vuoi mettere e quelli come noi, che con la
Seicento Multipla di Centrone, scorte alimentari da sfamare un
campo profughi, piatti e bicchieri rigorosamente -non- di
plastica, partivano che era ancora buio alla volta di Bosco
Pineto, per esser certi di assicurarsi il loro posto al sole. Le
fragranze di melanzane alla parmigiana, galletti d'aia con le
patate al forno, ma sopratutto il timballetto di ziti spezzati a
mano con le polpettine micro e mozzarella del giorno prima,
quella che caccia meno latte, si mischiavano all'odore di vittoria
di benzina bassa di ottani, probabilmente agricola. E quel
vecchio mezzo scarburato e morente tagliava nella fresca
primissima luce la sella della bassa Murgia di Sud-Ovest e
risaliva la piana pre-marina coperta di tendoni di uva Regina ,
un grappolo quasi un pranzo, e di campi americani di angurie
giganti, e di dolci poponi color del sole. Una breve sosta
cronometrata dal Bridadiere per procurarsi la frutta fresca per
quella “colazione al sacco” , molto poco frugale e molto molto
63 | P a g e
epicurea, in spiaggia. La seconda e ultima sosta per dissetarsi,
sempre alla stessa fontana, sul ciglio del tratturo. Un rito
pagano quello di riempire il cicero o la damigianella di
quell’acqua benefica, fresca mentre sgorgava ma non ore dopo
in spiaggia. Guai a farlo notare. Quell’acqua era vitale pertanto
sempre fresca.
E l'aria che frofumava di sale, di resina di pini e di gigli selvatici
da sabbia e poi, finalmente il mare. Quello spicchio deserto di
Mar Ionio, la nostra Africa, i nostri Caraibi. E non si aprivano gli
ombrelloni (gli ombrelloni?) ma si issava un vecchio telo
residuato bellico, con le tecniche del circo e si sistemavano le
sporte all’ombra. E urlati, rivolti ai piu’ piccoli, gli ultimi e
perentori ordini di non affogare, finalmente era il bagno. Erano
piu' o meno le 7 del mattino! Due ore abbondanti per coprire i
35 kilometri che separavano il punto A dal B.
Con il pudore dei giusti, suo padre mostrava con orgoglio il
taglio di baionetta che gli attraversava il ventre, poi con
sapienti bracciate, si allontava all'orizzonte e spariva oltre la
curvatura.
Nessuno osava preoccuparsi per lui, anche dopo tre ore di
assenza, perche' due erano le certezze: che sarebbe riapparso
64 | P a g e
prima o poi, e che, riguadagnata la riva, avrebbe commentato,
con lo stesso sorriso e le stesse parole, le bellezze della
sponda opposta del Mediterraneo. E richiamato sulla spiaggia,
piu’ volte e con un tono in crescendo, il piccolo Capo,
l’animale d’acqua, a mollo da ore e per tutto il giorno. Lui
finalmente si arrendeva, non alle urla ne ai morsi della fame, ma
al richiamo atavico di quell’inconfondibile profumo di timballo,
che la saggezza di sua madre posizionava sottovento.
E finalmente iniziava il banchetto. Ed erano felici.
65 | P a g e
" Anche i topolini fanno la tosse"
Il problema e' che nel frattempo i topolini sono cresciuti e sono
diventate aggressive pantegane. Oggi, a livello internazionale,
valiamo quanto il nostro declino economico, politico, morale ed
intellettuale. Purtroppo assisto assisto da lontano ma con
"ferma e vemente convinzione" come direbbe il nostro
imbalsamato presidente, ad una delle pagine piu' sciagurate e
lesive per il mio amor patrio ( songhe emigrande). Non faccio
mistero che i due apulo-marines sono per due ragioni, l'apulo ed
il marine, a me particolarmente vicini percui il mio punto di
vista e' parziale, ma che gli Indiani dell'INDIA, come vengono
definiti qui in America, stanno esagerando e' cosa certa. E' vero
che la situazione e' stata gestita da un mucchio di principianti
fin dal primo giorno, e' vero che rientrare in un porto indiano
dopo un incidente accaduto in acque internazionali e' come se
Gambadilegno si fosse consegnato a Basettoni dopo un
colpaccio, ma e' altrettanto vero che gli indiani ci stanno
facendo una figura da nazionalisti con velleita’ di proscenio
internazionale. Nonostante le umilianti condizioni di vita del 95%
del loro popolo, l'orrendo anacronismo della divisione sociale
per caste, la malcelata aggressivita' dietro cortine di fumo
d'incenso e ghirlande di fiori e culti spiritualistici che tanto
hanno rimbesuito 2/3 generazioni nel mondo, si permettono da
forti e spalleggiati appartenenti al Nuke-Club, membri del
BRICKS da 1 miliardo di baionette di giocare, impuniti, con le vite
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dei nostri due fucilieri del San Marco. Ma oggi, che una nata e
cresciuta italiana, dal cognome epico ( non c'e' relazione fra i
Ghandi di oggi e il PAPU ) che la sa lunga su scandali e mazzette
a cominciare dai cannoni svedesi per finire agli elicotteri
italiani, e alle 40mila mitragliette Beretta, si permetta di
minacciarci solo per compiacere l'assatanata opposizione
interna, mi fa indignare. Io laggiu' ci sono stato tre anni, e gia'
ai tempi mi resi conto che sotto le ceneri di una societa' cosi
esotica e pseudo-pacifica, covano le fiamme di un nazionalismo
imperialista ed aggressivo. Capii allora, che l’India, prima o poi
sarebbe diventato un arrogante interlocutore per l’occidente e
che avremmo presto fatto i conti con loro.
La storia dei nostri Leoni, e l’umiliazione inflitta all’Italia,
rientra in questo loro disegno di contare di piu’ nei contesti
internazionali, anche a costo di puntare i piedi quando hanno
torto marcio.
67 | P a g e
donne, dududu’ in cerca di guai…
ALLE “MIE” SPLENDIDE DONNE DI FB, (nel giorno del loro
compleanno)
Mataji, Mata Hari, Matonna (e ce stat a scasa’)
Matta come la gatta su tetto che scotta
liscia aggrinzita o ferrarela
di sguincio di fronte o derrier, l’e’ semper bela
Cleopatra o Messalina santa o sgualdrina
nuda o vestita tesse la vita per poi disfarla
Penelope impazzita
Stella o gabella
Madre o sorella figlia gemella
Amante e fingente mai intimidita
dominatrix o missionaria
sopra a cavalcioni o sotto bocconi
guida da cani corre da cavalla
dorme da ghira russa da camallo
Comunque la pensi son sempre dolori
che rimano amori e si coniugan fiori
Donne chiatte, a lisca a sgambette e ginocchia a pesca
ventre piatto o gravato, ali di Victoria, Conigliette tutta pelle
camel-toe in pantacollant, culi a viola galoppanti
criniere raccolte abbelliscono parchi e sfrecciano strade
runners stregate gambe tornite
corrono sempre chissa’ ndo’ vanno, con tutto quel fiato
68 | P a g e
le fissi, sorridono, ti chiaman granpa’ e scartan di lato.
Bionde a colori nere a pois
rosse sangue misto, gialle occhi a strizzo
arabe kurde mediterrane indiane sverige austre zelandi e
americane
ma le piu’ belle sono sempre italiane.
Donne.
69 | P a g e
70 | P a g e
TOGETHER AND FOR EVER…
You tell me when, when
where are your eyes and your mouth
perhaps in Africa, doesn’t matter.
You tell me when, when…
Where are your hands and your nose
towards a desperate day
but I’m thirsty
I’m still thirsty
You tell me when, when
do not look now love
cause I am tired
thinking of the future
You tell me when, when
like angels looking for a smile
Do not hide your face
I am thirsty, I’m still thirsty
And I will live, yes I will live,
all day just to watch you leave
between memories and this strange madness
and if heaven exist
who wants a child does not insist.
71 | P a g e
Tu dimmi quando, quando
I need you for at least an hour
juest to say I stil hate you
You, tell me, tell me
You know I will never gonna have you
that is why you’r smiling
And I will live, yes I will live,
all day just to watch you leave
between memories and this strange madness…
Paradise do not exist
who wants a child does not insist.
PINO DANIELE 1955 -2015
TO PINO & MASSIMO
72 | P a g e
A Brooklyneer epithaf to Pino Daniele
EPITAFFIO BROCCOLINO PER PINO DANIELE
Comm’è sad and bitter
comm’è st’assettato and looks tutt’è things,
tutt’e words ca nothing Ponno make
you m’accir agg’jettato chellu little and freedom
ca this earth and is people ‘nu day m’adda Ra
Land o mine, land o mine, comm’è beautiful to Penza’
Land o mine, land p mine, comm’è nice to Watch
Nun is overo nun is always’ the same
tutt’e journe a little bitch
obje is right, tomorrow is stuorto
chesta life goes
and old man goes to dinto a chiesia cu’to Curona to pray
and ‘in fear’ of death and is ca nun ce vo ‘Lassa
Land o mine, land o mine, you chiena e yes and freedom
Land o mine, land o mine, I mò feel a freedom
73 | P a g e
DATE E PRESE DA RICORDARE
“Solo” trentotto anni fa, fra qualche settimana, cominciava e
moriva, come prima o poi tutte le cose una volta cominciate, la
Primavera Italiana.
Gia’, perche’ il ’77 fu la Prima-Vera esperienza insurrezionale
giovanile in Italia che per poco non riusci’ nel suo intento, se
non ci fosse stata l’immediata e incredibilmente dura reazione
da parte della classe politica tutta, per la prima volta
solidamente unita negli intenti. Dall’altra parte, la subdola
strumentalizzazione ai danni di chi veramente credeva, a torto o
a ragione, che la rivoluzione dietro l’angolo fosse davvero dietro
quell’angolo, ed era pronto a pagare le ovvie conseguenze, ma
non il castigo sproporzionato ai crimini realmente commessi. E
sotto, nel senso di underground, ma che spingeva per uscire
allo scoperto, l’operato terroristico dell’ala militare, che cerco’
di utilizzare a suo favore quel delicato momento storico. Non
riuscendoci, e aggiungerei, per molto
poco.
74 | P a g e
(Non ho scritto purtroppo e, badate, ho usato insurrezionale , e
me ne ascrivo le responsabilita’, per differenziarla in maniera
netta da quella piu’ famosa, almeno come lascito numerico alla
storia, del
’68).
Un po’ cialtrona e improvvisata per i piu’, velletaria e fine a se
stessa per molti, inutilmente violenta e “autonomamente”
disfunzionale per la maggiorparte, compresi gli stessi fratelli
maggiori del ’68, ingenua forse ma intensamente sincera,
almeno per chi, non solo a parole, l’ha fatta per davvero,
percorrendo in lungo e largo la penisola per essere sempre li’
dove contava esserci. Segnando cosi’ la propria storia
personale e marchiando profondamente le vite future di quei
“Quattro barricaderos da strapazzo”.
E fu la prima volta che la sinistra proletaria e operaia italiana, il
suo grande partito di riferimento e il suo maggior sindacato, si
trovo’ dall’altra parte degli schieramenti, in una frattura che
non si sarebbe mai piu’ sanata; costringendo nel vortice dei 15
anni successivi la fine del comunismo italiano terzostradista, di
quello piu’ a sinistra terzomondista, e l’inizio dell’epoca del
nulla, di chi, quei moti spontanei di piazza, osteggio’
furiosamente, ma senza riflettere doverosamente sulle ragioni
di quel fenomeno.
75 | P a g e
Il ’77, la morte di Francesco Lorusso, della Masi, i carriarmati in
piazza Maggiore, le barricate e gli spari di Ponte Garibaldi, gli
anni di piombo e poi la grande congiura e il rapimento Moro
che seppelli’ e definitivamente, quel che era rimasto di un
Movimento che aveva scelto di stare ne’ con lo Stato, ne’ con le
BR.
Il ’77: gli Anni della fantasia al potere, degli Indiani
Metropolitani, del linguaggio trasversale, dei nuovi fumetti, della
satira spietata, delle radio libere, della musica militante, e dei
grandi viaggi, da cui molti, purtroppo, non sono mai piu’ tornati.
A Bologna e a Roma, a Napoli e a Milano, il ‘77 è stato anche
questo: una irripetibile laboratorio di idee da cui sono nate
quelle esperienze che hanno segnato non soltanto quella
generazione, ma che hanno cambiato, nell’era analogica, le
tecniche e i linguaggi della comunicazione. Nel bene e nel male.
E’ tempo per una serena e onesta riflessione, sulle cause, gli
errori (da entrambe le parti): dal revisionismo cieco
all’antagonismo fanatico che segnarono quegli anni. Credo
gioverebbe a tutti una sorta di analisi terapeutica collettiva, su
cosa… Sarebbe successo se non fosse successo quello che poi
e’ successo.
Cacchio, anche oggi non ho preso le medicine, e se le ho
prese…’Em, didn’t kick in!
76 | P a g e
77 | P a g e
Mario, the real thing.
The death of Mario Cuomo, ends the era of Great Democrats:
romantic, liberal and a true leftist-reformist.
The year he was appointed Governor of the State of New York, I
was already here and touched by the incredibly suggestive
Convention’s speech he gave : dignified words of a champion of
civil and human rights, antagonist to the mendacious optimism
of the New Raegan’s “Uber” Capitalism.
He completely altered the stereo-typical image of the Italian
American iconography.
Those were the years when the Mafia still ruled the streets of
this city, and although on route for his irreversible decline, still
capable of deadly backlash.
And there he came, Mario, with his solar face of a peasant from
South of Italy, and its lure of a migrant “chansonierre”. Too
handsome and charismatic not to be noted, but with too many
vowels in the last name to become a future president of the
United States.
After three terms, and the awkward but effective attempt to
find skeletons in his closet by the media of the right wing, lost
78 | P a g e
the last election with Pataki, a colorless and aseptic man and
politician, because rumors of ancient ties of kinship of his wife’s
ancestors alleged affiliates. And vanished its potential political
national rise to the highest office. He became the recognized
and carefully listened leader of the Democratic Party: the
idealist who often reminded the new rampant the true leftist
origin of the great popular party, trying to keep the right
ideological and political distance from the Republicans and the
Social Darwinism of Reagan and his prodigies. He fought for a
fair wealth redistribution and he refused the idea of the new
homologous bi-partisan entities.
He will be missed.
79 | P a g e
The Reagan’s Social Darwinism and Mario
La scomparsa di Mario Cuomo, chiude l’epoca dei grandi
leaders Democratici, romantici, liberal e veramente
progressisti e di sinistra.L’anno in cui venne eletto Governatore
dello Stato di New York, ero qui, e mi colpi’ il suo discorso di
insediamento, degno di un campione dei diritti civili e umani, che
stravolgeva completamente l’immagine tipica dell’iconografia
italo-americana di allora. Erano gli anni in cui la mafia ancora
governava le strade della citta’, e anche se su…lla via del
declino, era capace di micidiali colpi di coda.
E arrivo’ lui, Mario, con la sua bella faccia da uomo del Sud, la
sua aria da chansonierre emigrato, troppo “handsome” per non
piacere ma con troppe vocali nel cognome per diventare
presidente degli Stati Uniti. Dopo tre mandati, e il goffo ma
efficace tentativo di scovare scheletri nel suo armadio da parte
dei media della destra, perse l’ultima elezione con Pataki, uomo
e politico incolore, a causa di alcuni antichi legami di parentela
della moglie con presunti affiliati mafiosi. E la sua possibile
ascesa polica nazionale.Divenne l’ascoltatissimo leader del
Partito Democratico, l’idealista che spesso ricordava ai nuovi
rampanti l’origine laburista e popolare del partito, cercando di
mantenere le giuste distanze ideologiche e politiche dalla
controparte Repubblicana, in tempi di omologazione “bipartisan”.
Sara’ rimpianto.
80 | P a g e
PDRI GUERRIERI E FIGLI GUERRIGLIERI
...La guerra fini' il 2 Maggio 1945 sui monti della Valle del
Santerno,BO.
Mentre l'Italia tutta festeggiava la Liberazione e la fine di uno
dei momenti piu' bui della storia dell'umanita', ad un plotone di
soldati-partigiani del Genio-guastatori-Nembo, entrati ad Imola
liberata solo una settimana prima, precedendo di due ore la
Brigata di fanteria Polacca, venne ordinato di ritornare al
fronte, a Castel del Rio, un piccolo borgo con un antico maniero
che domina la valle, per seppellire i loro compagni morti nella
battaglia del fiume Santerno - Linea Gotica - nei mesi
precedenti. Comandava il plotone "SRB" (Search Rescue Burycercare-recuperare-seppellire) un veterano della guerra
d'Africa che negli ultimi due anni aveva combattuto da cobelligerante a fianco degli alleati.
Il suo nome, Andrea Vasco. Il compito affidatogli: disegnare,
progettare e costruire un piccolo cimitero di guerra per dare
degna sepoltura alle decine e decine di ragazzi della Nembo e
del San Marco morti sul fronte del Santerno.
Non oso neppure immaginare cosa passo' per la mente di quel
giovane soldato, conservo (non qui) solo alcune fotografie che
lo ritraggono in quei luoghi, pantaloni all'inglese, occhiali da
81 | P a g e
sole, camicia aperta e cartella da disegno in mano. 14 mesi ci
vollero per compiere quella dolorosa missione.
"CasteldelRio", tutto d'un fiato, il suono di quel toponimo era
familiare nella nostra casa. I racconti della posa del cippo
funebre, scalpellinata a mano da mio padre si confondevano con
i ricordi di una giovane madre che stanca di aspettare "il
ritorno del soldato", nell'estate del '46, attraverso' l'Italia in
macerie in treno- tradotta- 4 giorni- per andare a riprendersi il
suo uomo che non tornava e ovviamente lo trovo' fra le braccia
di una vivandiera.
Lo prese per i capelli, mando' al diavolo un ufficiale superiore e
se lo riporto' a casa. Undici anni erano passati da quando aveva
indossato la sua prima divisa. Finiva cosi', senza neppure
l'onore delle armi, la sua lunga guerra.
La dove non pote' la baionetta "posse" una ragazza con gli
attributi.Nel frattempo era scoppiata la pace.
Oggi il cimitero non c'e' piu', i parenti o il comando di divisione
hanno traslato quei poveri resti ma quel cippo e' ancora li e
ricorda i caduti di tutte le guerre nella piazzetta della scuola
elementare del paese. Si puo' ancora leggere Folgore e San
Marco insieme ai nomi di quei ragazzi caduti per noi.
Siamone degni/
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REPUBBLICHINI E NAZI
SI SALUTAVAN ALZANDO I BRAZI
MA ALLA VISTA DEI PARTIGIANI TIRAVAN SU E MANI...
BUON SETTANTESIMO DELLA LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO A
TUTTI !
83 | P a g e
“PER MARE PER TERRAM”
Leoni e tigri di carta
La verita’ ed il coraggio di affermarla…
“Secondo la legge italiana ed i suoi protocolli extraterritoriali, in
accordo con le risoluzioni dell’Onu che regolano la lotta alla
pirateria internazionale, i marò a bordo della Enrica Lexie
devono essere considerati personale militare in servizio su
territorio italiano (la petroliera batteva bandiera italiana) e
dovrebbero godere quindi dell’immunità giurisdizionale nei
confronti di altri Stati.”
La legge indiana dice invece che: “Qualsiasi crimine commesso
contro un cittadino indiano su una nave indiana – come la St.
Antony – deve essere giudicato in territorio indiano, anche
qualora gli accusati si fossero trovati in acque internazionali.”
A livello internazionale vige la Convention for the Suppression of
Unlawful Acts Against the Safety of Maritime Navigation (SUA
Convention), adottata dall’International Maritime Organization
(Imo) nel 1988, “che a seconda delle interpretazioni, indicano gli
esperti, potrebbe dare ragione sia all’Italia sia all’India.”
Il caso dei due marò, che, ricordiamolo, non sono MAI STATI
DETENUTI IN UN CARCERE INDIANO, ma sono in stato fermo
domiciliare presso la nostra ambasciata dal mese di giugno
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2012, in regime di libertà condizionata, in attesa di processo, ma
che non possono lasciare il Paese prima della sentenza, (Capo
Latorre e’ in italia per problemi di salute). Costituira’ una nuova
pietra miliare del diritto marittimo internazionale.
Il Problema e’ la lentezza con cui la magistratura Indiana sta
gestendo il caso e la mancanza, a distanza di tre anni, di un
capo di imputazione preciso e definitivo su cui istituire il
processo e pronunciare un eventuale sentenza.
Ma il vero dilemma e’ l’indedecenza con cui e’stata gestita
l’intera vicenda da parte delle autorita’ italiane che si sono
succedute in questi tre anni: dire da amatori e’ offendere gli
amatori.
La verita’ che i due paesi, cosi’ diversi ma cosi’ simili, stanno
facendo la loro brava figura da sprovveduti agli occhi della
comunita’ internazionale.
I due soldati, comunque siano andati i fatti, non andavano ne
fermati e ne tenuti sotto tutela dalle autorita’ indiane, in quanto
militari in servizio di un paese sovrano. Possono e devono
essere indagati dalla giustizia militare italiana, in quanto
militari. Al momento dei fatti i due San Marco erano in divisa e
rappresentavano in armi lo stato, e si trovavano in territorio
italiano. Il resto e’ disinformazione.
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La polemica sulla reale distanza dalla costa indiana, acque
contigue o internazionali, come e quando e’ avvenuta la
sparatoria, se i due pescatori rimasti uccisi fossero pirati etc,
serve a poco: il principio internazionale va rispettato, proprio
per evitare di creare un pericoloso precedente.
I due fucilieri di marina dovrebbero essere immediatamente
rimpatriati, offrendo nello stesso tempo ampie garanzie all’India
che una volta nel loro paese, verranno trattati non da eroi, ma
da militari indagati di un reato colposo.
E, nel caso di riconosciuta violazione delle regole d’ingaggio del
protocollo antipirateria, giudicati ed eventualmente condannati
da un tribunale militare Italiano.
Questo accadrebbe se i due Paesi in questione fossero seri, e
non diffidassero ( a ragione) l’uno dell’altro.
LA FORZA DEI LEONI E’ NEL CORAGGIO DI ACCERTARE E
ACCETTARE LA VERITA’.
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El cobre Cileno y el Copper NorteAmericano
“Non sottovalutare mai ne i camionisti ne i poliziotti”.
Hanno girato platealmente le spalle al sindaco, per la seconda
volta (c’e’ chi dice terza) e a favore delle telecamere, e dopo
che questi si e’ pubblicamente scusato, (per cosa?) ai limiti
dell’umiliazione, commuovendosi per poi scomporsi in lacrime,
(in questo paese un uomo che piange e’ considerato un
perdente).
La prova di forza ostentata oggi dalla lobby in blue e la mancata
reazione politica, sonu un evidente ammissione di debolezza di
chi, quegli uomini in uniforme dovrebbe comandare.
Il “Sindaco Sandinista” inviso alle due comunita’ che da sempre
sono la spina dorsale del diparimento piu’ grande del mondo,
quella irlandese e, sopratutto, quella italiana, che infatti non lo
hanno votato. I voti sono stati raccolti a piene mani fra le
comunita’ che rappresentano le due minoranze “maggioritarie”
: quella afro-americana e quella ispanica.
La legge del primo anno, vuole che il candidato eletto debba
ringraziare chi lo ha votato abbracciando ancora di piu’ le
cause e ingraziandosi i leaders.
E se e’ stato eletto grazie ad una campagna contro il fermo e la
perquisione arbitraria per strada, che colpiva essenzialmente Ie
87 | P a g e
giovani minoranze, queste si aspetterebbero che il sindaco non
lo faccia solo in maniera politicamente tangibile, ma che si
esponga e si schieri pubblicamnete dalla loro parte. Ed e’ piu’ o
meno quello che e’ successo. La gaffe sui consigli al figlio sui
comportamenti sociali urbani di sopravvivenza, da fatto veniale
e secondario, e’ stato strumentalizzato a dovere dai media e dai
reazionari.
Decine di migliaia di agenti, tanti arrivati dal resto del Paese,
hanno partcipato oggi ai funerali del loro collega ucciso.
Una “maggioranza silenziosa” determinata e in uniforme.
Un brivido freddo per tante schiene, la mia inclusa.
Il messaggio era chiaro e duro: con noi o contro di noi.
La questione razziale, mai risolta, neppure dopo i sette anni in
carica di un presidente che dovrebbe in teoria rappresentare
tutti.
Se il razzismo c’e’ ancora, (c’e, c’e’) e’ radicato in profondita’
nell’anima di questa Nazione, e molti hanno interesse che
continui ad esserci..
Il problema della convivenza civile nelle grandi metropoli e’
leggermente diverso; questa, per funzionare, deve portare
mutui benefici a tutte le comunita’ senza esclusione. Solo in
questo caso e’ accettata da tutti e da tutti sostenuta.
Questa citta’ e’ da sempre il laboratorio dove si sperimentano
nuove alchimie.
In pochi anni, dal Melting Pot si e’ passati alla Mix-Salad. In
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pratica dal crogiolo che fondeva, mescolandole, tutte le etnie in
in un unico soggetto, ad una scelta di preservare gli elementi di
identita’ individuali, ma insieme nello stesso piatto.
Se qualcosa si e’ inceppato nel processo che ha visto questa
megalopoli
“mai cosi’ vivibile e quasi senza crimine”, la causa andrebbe
identificata principalmente nella mancata ridistribuzione del
nuovo benessere esploso negli ultimi 20 anni. Paradossalmente,
si stava molto meglio quando le strade erano piu’ pericolose,
forse, ma il pane non costava 5 dollari alla libra.
Per anni hanno tollerato il crimine ” B on B”, neri coi neri, quello
delle gang per intenderci, come il male minore. In definitiva , “si
ammazzavano fra di loro”.
Ed ogni anno si sono contati i morti di quella che era
considerato piu’ un eccesso di zelo delle forze dell’odine che di
brutalita': qui chi fa applicare la legge ha sempre sparato.
Ho gia’ scritto che andrebbbero riviste le politiche di
reclutamento delle forze di polizia, troppe le nuove reclute
provenienti dai ranghi dei militari in congedo.
Questi sono ragazzi che arrivano da 10 anni di guerre,
conoscono poco le regole del negoziare e del prevenire: nella
maggioranza dei casi, sono stati addestrati in ambienti ostili e a
sparare prima di pensare.
Ma sono scelte che dovrebbe fare il governo federale, invece
non ci prova neppure, per non ostacolare i nuovi e continui
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arruolamenti che necessitano alle forze armate. Il “do ut des”:
la cittadinanza agli “aliens” in divisa, l’assicurazione medica ai
veterani, un posto di lavoro dopo il congedo e via cosi’.
E da sette anni, siede al governo un presidente nero. Nero a
meta’.
Non c’e’ pace se non c’e’ giustizia, gridavano alla
manifestazione, di “non posso respirare”. Ma non ci sara’ mai
una vera pace da queste, senza case, o scuole pubbliche decenti
e sanita’ e servizi accessibili a tutti e non solito privilegio per
pochi. (questo lo gridavamo noi 40 anni fa)
Perche’ se chi ancora (la maggioranza) viaggia a 7 dollari l’ora,
se le fa girare, qui decolliamo in verticale tutti. Infatti, come
risposta a questa eventualita’, oggi, in tutto il Paese, hanno
manifestato gli uomini in divisa delle forze dell’ordine.
“Presente !” sembravano voler dire.
E durante la sua campagna, case scuole sanita’ e servizi, il
sindaco buono e di sinistra le aveva promesse. In un anno non si
e’ ancora visto nulla o quasi. E adesso deve grattarsi pure
questa grossa rogna.
C’e’ qualcuno che crede ancora alle coincidenze?
Grazie, non fumo piu’.
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Happy first quarter of a century, SIMO!
Oggi il primo padrone (brutta parola, meglio tutore) di Cico,
compie 25 anni.
E cosi’ anche il suo cane, altro ragazzo dell’ 89, che oggi
avrebbe avuto la sua eta: un quarto di secolo. Se non fosse che
quindici anni fa, decise che e’ troppo quando e’ troppo ; e stanco
di andare a vedere le vite degli altri, passo’.
Non si divertiva piu’, finalmente, ad azzannare le ruote dei tir in
corsa, sbranare le marmitte di quelli in sosta, spaventare pavidi
e poveri di spirito e gen…te in uniforme, tutte, compreso preti e
volontari delle varie croci colorate.
E di costringere signore milanesi in pelliccia, nel suo abbraccio
avvinghiante e ad una copula senza scampo.
Di accompagnarmi, a riscuotere i miei compensi negli uffici di
produttori lestofanti, e a pagare i danni dei suoi esuberi. E non
ce la faceva piu’ ad imporre, solo su altri cani, il suo
induscutibile, vista la stazza lorda, dominio.
E da tempo ormai si era stancato di fare da baby-sitter, a figli e
fratelli, suoi e nostri.
Guardiano delle nostre case, sopratutto sue, e della sua, ma
solo sua: la cuccia, dove a volte, chi oggi compie gli anni,
spariva e finiva per addormentarsi.
Cane unico, come unico e’ il festeggiato, cane che divise la sua
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vita equamente e senza schizofrenie, a parte le nostre, fra due
fratelli e le loro famiglie: cinque anni con noi, e cinque con Paco.
E che altrettanto equamente ci regalo’ gioia, troppa, e qualche
dolore con la sua leggera e discreta presenza nelle nostre vite.
“Cico il cane parlante” , e guai a chi osa dire il contrario,
perche’ Cico parlava per davvero, a modo suo, bofonchiava e
brontolava, e Gesu’ se si faceva capire.
Cane migrante, che come salmone a flusso contrario ma saggio,
dal nord mosse a sud. E nel sud visse la sua seconda e
gagliarda giovinezza, lasciando cospicue tracce del suo
passagio e vari figli, uno fra tutti Max, che di suo padre
continuo’ la fiera stirpe.
Mondo Cane.
Cico, il mio …Il tuo…Il loro… Di Paco Vasco
Il Cico di …Gabriele, il pastore maremmano che per una pallina
da tennis ci rimise la pelliccia, il Cico della capretta, divorata
letteralmente, il Cico che giustizio’ Koki per gelosia…il Cico della
puledra….il Cico che mangio’ 40 pizze in una notte, il Cico che
ribalto’ un carrello elevatore, l’amico abbandonato, compagno di
tante notti da abbandonati. Si lo stesso Cico che quando decise
che era giunta la sua ora fece piangere gli uomini e latrare i
cani nel raggio di dieci km, solo i gatti non piansero, per chi lo
vuol vedere …Notte serena …Occhi al cielo, terza stella a destra
della cintura di Orione, da allora detta ” il cane di orione” parola
di Mba Dino. Ciao bro. Auguri Simone
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Mi sento una chiavica, partigiano portami via!
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Wish you a frisky Merry Christmas…
Anche quest’anno non ho saputo resistere, e ho fatto l’albero.
Auguri a tutti voi, che avete mangiato in due giorni quello che
generalmente in Mali mangiano in un anno (la mia e’solo invidia),
auguri a chi monta di guardia il giorno di Natale, e a chi monta
la Natale mentre abbassa la guardia, auguri a tutti i peccatori
che non nascondono le mani quando scagliano i sanpietrini,
auguri anche a chi… li riceve e li scuda, auguri a tutti quelli che
hanno ancora un po’ di buona volonta, la mia e’ da tempo
esaurita, e ne fanno dono, e non se ne vantano, e se ne fanno
dono non si aspettano gratitudine. Auguri alle strisce di Gaza,
alle zebre e alle gazelle, ai Leoni del SanMarco in cattivita’, a
tutti i pescatori che arano il mare e ai pirati che arano le
petroliere. Auguri alle donne, tutte, perche’ e’ di esse il regno
dei cieli, troppo intelligenti (qualcuna pure scaltra) per finire
all’Inferno. Auguri a chi, in transito temporaneo in Purgatori
urbani, attende paziente di finirci. Auguri a voi, lontani e
presenti, vicini assenti, vicini di casa, che tirate le cicche sul
mio tendalino in giardino, che Il Bambin Gesu’ (che nasce giusto
come tutti I bambini, che poi con l’eta’ tendono a peggiorare) vi
illumini o al peggio vi faccia perdere l’equilibrio mentre fumate
sulle scale antincendio. Auguri ai carcerati e ai loro carcerieri,
uniti dalle sbarre, auguri a chi crede, a chi ha piu’ dubbi che
certezze, e auguri a tutti I Bambinelli del pianeta, che possano,
94 | P a g e
ispirati da lui, essere migliori dei loro padri, che sono stati
peggio dei loro nonni.
Auguri.
95 | P a g e
Solstice
Un altro Natale senza panettone…
Ci mancavano le tensioni razziali, ed eccole materializzarsi,
come nel peggiore degli incubi, sotto forma di assassinio a
sangue freddo di due agenti in servizio. E di colpo, tornano i
fantasmi di 30 anni fa, solo che questa volta i nuovi
gosthbusters sono ancora in lavorazione.
Un sindaco che piange, nella sua evidente inadeguatezza: questa
non e’ una citta’ che si governa con le lacrime, sopratutto se si
e’ alti come giganti ma non si gioc…a a basket.
Ci mancava l’idiota ritorsione, che creera’ altra ritorsione, a
buttare benzina sul fuoco, peraltro mai spento; ad alimentare
l’arroganza della fortissima e intoccabile lobby dei poliziotti,
che, come sentivo dire in famiglia, restano sempre al loro posto
mentre I sindaci cambiano.
Ormai, l’apparente distacco con cui la citta’ viveva questi eventi,
si e’ trasformato in una nuova palpabile insidia nutrita dal
sospetto reciproco.
I quartieri dei neri sono presi d’assalto da orde di bianchi
urbanizzati, pronti a pagare affitti mensili pari al welfare
annuale di molti degli abitanti originari, e le contradizioni e
l’insicurezza aumentano in maniera proporzionale alle
differenze inaccettabili di reddito.
96 | P a g e
Questa e’ una guerra fra chi ha troppo e chi non ha nulla, era
nell’aria, ma tutti gli davamo le spalle, proprio come hanno fatto
gli agenti al passaggio del sindaco.
La miccia, gia’ corta, si e’ quasi consumata del tutto.
Un altro Natale.
97 | P a g e
“Chi vuol esser lieto sia”…
W il Jobs Act
I nuovi contratti di assunzione, saranno sempre e comunque a
tempo determinato, e in questa geniale trovata dei nuovi
pensatori che hanno redatto il testo, e di cui Renzi ama
circondarsi, queste nuove pseudo-assunzioni, saranno
praticamente finanziate dallo stato e non dalle imprese.
Ergo, con questa nuova legge sul lavoro (jobs act) si incentivano
le imprese a licenziare non ad assumere:
Se io (stato) ti do 3 per assumere un nuovo lavoratore, e a te,
(padrone) costa 1 licenziarlo alla fine del periodo iniziale di un
anno, cosa credete fara’ l’imprenditore brianzolo, (che e’ come
la casalinga di Voghera o il contadino Lucano) alla fine di quel
termine?
A pensar male si coglie (quasi) sempre.
Dai tempi di Nixon, vige negli Stati Uniti, la nuova riforma del
lavoro (jobs act). Questo e’ quello che ha prodotto negli ultimi
40 anni.
I contratti PERM ( a tempo indeterminato, come le permanenti)
ormai si equivalgono a quelli TEMP (a termine), specie dopo
l’ultima riforma sanitaria, che offre piu’ o meno a tutti l’accesso
alla copertura assicurativa medica, un tempo solo appannaggio
(benefits) dei lavoratori PERM.
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Un lavoratore a tempo “indeterminato” viene assunto da una
societa’ solo quando il suo trend economico e le quote di
mercato, sono in ascesa, e per sottrarre specialisti alle societa’
concorrenti.
Non appena quella tendenza si ferma, o peggio, si inverte, il
lavoratore viene convocato dall’ufficio HR, di solito il venerdi,
intorno alle 4pm, e gli viene comunicato che quella e’ la sua
ultima ora di lavoro, (anche dopo 15 o 20anni) di “piena”
occupazione.
Le guardie addette alla sicurezza, scortano lo sventurato al suo
tavolo e/o ufficio, controllano che non manipoli o distrugga
informazioni vitali della compagnia, raccolga la sua piantina e la
foto dei bambini, e si avvii mesto all’uscita.
Miglior trattamento viene assicurato al lavoratore TEMP.
Di solito, assunto tramite agenzia specializzata o recruiters.(
che prendono il 30% della sua quota)
Sa’ che la sua prestazione sara’ a tempo determinato, che il
mercato del lavoro, se in congiuntura favorevole, gli offrira’
altre possibilta’, non appena il suo contratto scadra’ e sta’ suo
malgrado al gioco:
UN GIOCO AL MASSACRO !
Infatti, nelle grandi aree urbane, i giovani laureati, scoprono le
antiche arti manuali e del commercio minuto di bottega, e si
improvvisano barbieri, falegnami, pescivendoli, caffettieri, e si
fanno chiamare Hipsters, o Yupsters, (quelli piu’ alla moda e con
99 | P a g e
piu’ soldi). Questo nuovo ritorno all’antico va generalmente a
scapito di chi, pagando merci e’ prestazioni il triplo, e’ costretto
a farsi carico del debito-laurea contratto da questi nuovi
mercanti istruiti. ( a spese nostre).
E comunque si sposano e fanno figli, sopratutto in quei quartieri
dove le scuole pubbliche non sono ancora dei lager o dei ghetti
con le sbarre alle finestre.
Perche’ qui, per qualche ragione, amano il rischio (come I
pionieri), anche quando del “doman non vi e’ certezza, e chi vuol
esser lieto sia”.
100 | P a g e
Revolution, I think of you every given day. Call
me sometime.
Riguardo la vita sana, piena di sane privazioni…
Manca solo l’invito a non ciulare e’ il dodecalogo di una vita di
merda e’ completo. Ma quanto cazzo volete vivere?
Ho sempre creduto che contasse l’intensita’ e la passione del
proprio percorso , non in che stato si arrivi alla fine.
A la fine, comunque, ci arriviamo tutti. Siamo a tempo,
facciamocene una ragione. Il problema, se mai lo fosse, e’ come
riuscire a farlo con dignita’, senza dar fastidio al prossimo e
lascia…ndo una legacy del proprio passagio., Senza arroganza e
senza troppe aspettative di gratitudine.
Vivere non per morire meglio, o il piu’ tardi possibile, ma vivere
per vivere.
Tutti, dopo i 60 anni, per molti anche prima, dovrebbero:
Non fare piu’ un cazzo, bere, fumare e mangiare a volonta’ e con
piacere, e la dove e’ possibile, fornicare come animali in
coscienza. E se la storia individuale lo permette, farlo con
ineffabili professioniste dello scambio di piaceri, senza stringhe
e legacci di sorta.
Avventurarsi nei territori non segnati della propria mente per
capire, finalmente, che “non c’e’ niente da capire”.
Ma sopratutto, smetterla di lamentarsi, (se ve lo dico io) tanto
101 | P a g e
non serve, rende invisi e di conseguenza invisibili e…Non porta
cammelli in ricompensa.
102 | P a g e
Siamo realisti, esigiamo l’impossibile
Siamo realistici, ma chiediamo l’impossibile.
Solo con un arbitrato internazionale, alla luce del sole e sotto gli
occhi di tutti, si puo’ sperare di riportare a casa i nostri. Ed al
piu’ presto possibile.
Basta con mediazioni sottobanco, coinvogimento solo dei
servizi, con gli accordi “do ut des”. E’ evidente l’inadeguatezza
di Renzi e della classe politica tutta, a portare avanti questo
negoziato con l’India.
“Con tatto, garbo e sottovoce” non si resolve nulla, specie in
questi contesti ci vuole la voce ferma e forte.
Essere accortamente diplomatici, ha funzionato fin’ora e non
funzionera’ in futuro.
Nell’unico incontro con Modi, primo ministro indiano, e stato il
nostro Premier a fare la figura del magliaro, solo che a
guadagnarci e’ stato Modi.
Per riportare a casa i due ragazzi del San Marco, bisogna
innanzitutto puntare i piedi con gli USA:
Minacciare di abbandonare le missioni internazionali, in primis
quelle anti-pirateria.
Coinvolgere l’ONU, l’Europa e la NATO.
Ma con piu’ veemenza e con il forte sostegno di tutta l’opinione
pubblica, Chiesa compresa.
103 | P a g e
Il diritto internazionale e’ dalla nostra parte, ma gli errori degli
alti comandi della Marina, e dei ministri ai tempi dell’incidente
(perche’ solo di dannato incidente si tratta), che hanno causato
questo impasse internazionale sono sotto gli occhi di tutti.
Chi volle i nostri fucilieri come scorta armata a bordo di navi
mercantili, avrebbe dovuto preoccuparsi di attivare un
protocollo internazionale che definisse a priori le
responsabilita’ in caso di incidenti.
Ma tutti i nostri politici, spesso ignoranti e pressapochisti, sono
specialisti nel complicare le cose, e quando le fann, e’ solo per
un tornaconto personale.(l’allora ministro della difesa).
La gestione dell’ “affaire Maro’ ” e’ stata penosa e approssimata
sin dal primo momento. Basta leggersi le carte, disponibili in
rete, e le pagine dell’Hindustan Time, del NYtimes e di altre fonti
internazionali, per capire che le responsabilita’ principali sono a
carico di chi diede quell’ordine infausto di far rientrare la nave
in porto, e si spavento’ codardamente per le eventuali
ripercussioni che un rifiuto avrebbe potuto generare. E fu cosi’
che cascammo nella furba rete ordita scaltramente dalle
autorita’ indiane.
Quell’errore, e tutti le alter ingenuita’ commesse di
conseguenza, sono alla base, se non la causa, di tutti i problemi
sviluppatisi in seguito.
Offrire immediatamente un compenso alle famiglie dei due
poveri pescatori,fu un ammissione di colpa,e continuare a
gestire tutta la delicata faccenda “all’italiana”, convinti di
104 | P a g e
essere sempre i piu’ furbi e di poter risolvere una questione
cosi’ delicata alla “Carlona”.
I nostri due Leoni stanno purtroppo pagando per queste
scelleratezze.
Gli Indiani, hanno solo fatto, e continuano a fare gli Indiani.
L’India e’ un osso duro, non sottovalutiamo il suo ruolo geopolitico e la sua Potenza. E sopratutto, se vogliamo riportare i
due Capi a casa, bisogna mobilitarsi e fare pressione sul
governo e sui media.
Senza minacce incongrue e non fattibili.
Questa, ovviamente, e’ solo una mia umile opinione.
Buone Feste
105 | P a g e
TIMING IS EVERYTHING
Lo diceva Miles Davis, dovrebbe bastare, ma “timing” e’ anche
tempismo, come quello esemplare di Renzi, che nel giorno in cui
comunicano che il debito pubblico e’ fuori controllo, che RomaMafia-Capitale ha radici molto piu’ marce e profonde, annuncia
di volere le Olimpiadi a Roma nel 2024.
Quest’uomo e’ vittima della sua mitomania, sogna col culo e
parla con lo stesso. Psichiatra please.
…
Non mi sconvolge tanto il desiderio di un grande evento sportivo
in se, che potrebbe aiutare un paese sano a guardare Avanti.
Ma l’Italia e’ un paese tenuto insieme con il nastro adesivo, men
che mai sano, e altre grandi opere sarebbero un motivo in piu’
per ulteriore saccheggio.
E’ l’idea che lui sogni di esserci per altri 10 anni che mi
terrorizza.
106 | P a g e
Uno piu’ uno fa tre
Sono passati quasi tre anni, e dei due pugliesi del San Marco
detenuti in attesa di giudizio in India, non si parla piu’.
Tre ministri degli esteri, e una super ministra europea, non
sono riusciti a chiedere all’India di rilasciare i due militari
italiani, ne a far pressione sugli organismi internazionali
preposti e di cui facciamo da sempre parte. I militari in servizio
su una nave italiana, sono da considerarsi a tutti gli effetti
agenti in territorio nazionale. L’incidente accadde in acque
internazionali, dove i due FCM avrebbero sparato colpi di
avvertimento in direzione di un peschereccio indiano che non
rispondeva ai segnali di invertire la rotta e alle intimazioni
sonore e alla voce di non avvicinarsi troppo sotto bordo.
Il servizio antipirateria, era stato istituito con una legge dello
stato, a cui i due soldati appartengono e alle quali istituzioni
devono dare conto, nel caso di eventuali omissioni, errori o
abusi, durante tale servizio.
Ci sono purtroppo stati due morti fra I pescatori, quel
maledetto giorno, a cui va la mia cristiana comprensione’ . Ma
estendo senza dubbio alcuno, la mia fraterna solidarieta’ alle
altre due vittime, di questa miserbile e tutta italiana, storia delle
parti: i due Leoni e le loro famiglie.
Il silenzio agghiacciante del governo, in questa delicata materia
di diritto internazionale, la dice lunga sullo sullo stato delle cose
e sugli effetti internazionali del nostro declino. Una vera
107 | P a g e
democrazia matura e’ consapevole che dopo il libero
parlamento sono proprio i soldati che garantiscono e difendono
le nostre amate liberta’ costituzionali.
Proletari in divisa, come li descrisse Pasolini.
Proletari in Divisa, nelle cui file ho miltato.
Nel pieno rispetto dell’indipendenza della magistratura Indiana,
lancio un appello per riportare in Italia i due marines del San
Marco. ( uno e’ gia’ qui per ragioni di salute) E se dalle prove a
loro carico verra’ riscontrata in maniera inconfutabile la loro
responsabilita’ per la morte dei due pescatori, che siano
processati ed eventualmente equamente puniti per quel reato
colposo.
Ma qui in Italia, nel loro Paese, mai nel paese ostile delle caste.
108 | P a g e
NOTHING IS FOR NOTHING
Per chi ancora crede alla Befana
Ma davvero pensate che vi avrebbero regalato una delle
invenzioni piu’ rivoluzionarie di sempre, la rete, senza un
tornaconto? Credete che vedersi da una parte all’altra del
pianeta, in videoconferenza, ormai di ottima qualita’, via Skype,
o FB messenger, e’ un regalo di Babbo Natale?
Messagginarsi con whatsapp e immaginarsi con Viber e al
gratis, instagram e photo-sharing e tutti artisti digitali.
Facebook e la visibilita’ pubblica e via a tanti nuovi poeti e autori
di graffiti con la punteggiatura, come I blog del resto, o Vine che
sta a sinistra di Youtube e tutti fimakers.
Sono invecchiato al banco di Internet, come quegli alcolisti che
per ingannare il tempo e loro stessi, contano i cerchi lasciati
dalle impronte dei bicchieri sul bancone del bar, e quando
arrivano a cinque pensano di stare ai giochi olimpici, a dieci si
sentono decatleti, a 15 non pensano piu’.
Vi meravigliate che ogni volta che leggete un articolo sul
NYTimes o sul Corriere il giorno dopo vi ritrovate un riferimento
merceologico corrispondente, sulla vostra pagina di FB. Vi
indignate perche’ la vostra sacrosanta privacy viene violata
ogni giorno da questi nuovi stupratori telematici, colpevoli di
aver reso la vostra vita il piu’ grande gioco della solitaria
comunicazione e del presenzialismo. Potete gridare ci sono,
essendoci davvero, mentre una volta vi venivano concessi, e al
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massimo, quei 15 minuti di notorieta’, ma vi irretite quando si
scambiano i vostri dati per indirizzare le vostre smanie di
consumo. Quanti di voi sanno cos’e’ un Poste-Restante,
l’armonia di ricevere o spedire un telegramma, aprire una
lettera che ha viaggiato avventurosamente attraverso i
continenti prima di raggiungervi, e la sentite sorella e
compagna di viaggio. Siete mai rimasti senza un soldo dall’altro
capo del mondo aspettando un cablogramma che stancamente
viaggiava via nave o a piedi.
Guardatevi intorno, il mondo e’ cambiato. Stringete fra le mani
un concentrato di altissima tecnologia, stato dell’arte, un
terminale che neppure Spock si sarebbe mai immaginato,
manca solo che vi muoviate con il teletrasporto e vai, tutti
sull’Enterprise.
Nel 1996-97 lavoravo a Rewire.com, una Internet Venture di NY,
una delle prime, anche per gli standard di quaggiu’, venivo dalla
televisione, ero sveglio con grafica, copy e impaginazione
digitale. Ci misi, nonostante l’entusiasmo per la novita’, 2
settimane a capire che cambiava solo il media, ma il messaggio
restava lo stesso: consumate tutti, tanto e dippiu’, e
moltiplicatevi, per consumare sempre di piu’, fino al totale
esaurimento scorte, che al mezzo ci pensiamo noi. Avete
rinunciato alla vostra privacy nello stesso istante in cui avete
accettato di entrare a far parte della webosfera, fatevene una
ragione o tornate a scrivervi quelle belle e profumate lettere di
110 | P a g e
una volta.
Niente e’ per niente.
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Caro e-Diario
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ELEGIA DEL CULO
Mi piace guardarti il culo
Ma non tutti I culi
il tuo culo.
Guardo.
Mi piace cosi’ tanto il tuo culo
che non vedo l’ora che ti congedi
e mi giri le spalle
pur se non lo concedi.
O con pantaloni
o con una gonna
o con o senza gualdrappe
mi piace osservar le tue chiappe.
E mi fa di bisogno
veder la tua coda in sogno.
Seduta o giacente
supina o bocconi
mi piace guardarti quel culo
anche se non lo proponi.
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O glutei dolenti a luna zelante
perche’ se ti guardo mi sento brigante,
o luna dolente di culo zelante.
Tu quando sorridi
o leziosa sponda
sui culi degli altri
non sorge mai il sole,
sul tuo, o divina il sol mai tramonta
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stop that train…
Fermate Renzi, voglio scendere!
Fermare il paradigma che l’Italia e’ un insieme di sfighe.
Starlo a sentire e’ puro, ma triste, intrattenimento. …
Questo polveroso, fumoso e logorroico burocrate dice tutto e il
suo contrario nel breve giro di una mezza frase.
La dimostrazione, a prescindere, che l’aria fritta, se infarinata
per bene, puo’ essere rifritta e servita a palati fini che dopo 20
anni di barzellette, scambiano ancora le sue farneticanti
dichiarazioni per corroboranti intuizioni moderniste.
Questo ragazzo-vecchio, non e’ la panacea per un paese
condannatosi all’agonia, ma il castigo per tale delitto.
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MARRCCORD…
Il Cavalier visibile.
E come tuono, prima si annunciava coi lampi; due scie regolari
di scintille che si vedevano da molto lontano. Erano le sue
scarpe chiodate, residuato bellico che graffiavano l’asfalto e
mordevano i freni di quei muli-vapore, sprigionanti eccessive
basse velocita’ della sua poderosa Harley della Murgia: La Mitica
48cc. della Motom. Quella, la vera utilitaria che affranco’ dalla
schiavitu’ dell’asino e della zappa in spalla,… un esercito di
braccianti stanchi di guerra. E della guerra, avevano conservato
le uniformi da lavoro e quelli scarponi che indossavano con
maschia fierezza. E lui, Peppino Capadicristo, reduce e
nostalgico, santo ma sopratutto bevitore, inforcava il 48 come
Fonda il suo chopper, e deliziava con il suo arrivo rombante le
nostre estati vitellone e easy, easy riders. Lui, ultimo centauro
di Centurie Fassiste, che al grido di battaglia “Ahi Noi” e con il
saluto sferzante da legionario, reduce di guerre di Spagna e
oltre, ci esaltava, o meglio si esaltava. E la faccia da contadino,
furba e rubizia, spuntava sotto gli occhialoni di quel caschetto di
cuoio alla Francesco Baracca. E la barba incolta da Caronte in
motoretta, faceva risplendere ancor piu’ quelle pupille
infiammate dal vino primitivo. E ci guardava sprezzante
urlandoci contro il suo sempiterno: “Piu’ profondo e’ il solco,
piu’ alto e’ il destino della Patria!” Ma questo l’ho capito solo
molti anni dopo, perche’ Lui, il Capadicristo, quelle e’-verbo le
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mascherava nella scioltezza del liquore, e quello che noi
sentivamo era il piu’ affabile “ prondosolcaltedestinidellapatr”!!.
Onore al compagno-camerata Peppino e a tutti i Peppini “scemi”
di villaggi antichi, e a tutti quelli che in Vino Avversitas.
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BABEL
Ce pccat, it could have been completely different, but,
nunne’e’stat cos.
Ptev jess sciut megghie, se tu n’nt’fuss acciss cu miir e ki
skfezz. U fatt ije ca ne m’ sacc angor fa capasch d’ ce cazz ie’
sciss e pekke’ nend pozz fa assi’ da sta cap. So prvat d’tutt i
maner, ma ogn vort, propt quann par ca ije’ tutt frnut,
m’ jachhie semb kiu’ affunn jind stu cess d’ “Marrcordie” .
Ce Peccat Frashir mj, Ce pccat.
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E’ solo questione di culo (e’ na fissa)
L’ESAGERAZIONE AL POTERE
Piu’ di trent’anni fa, alla domanda se preferissi il culo alle tette,
risposi con sincerita': il culo, o il derrier, pardon my French.
Le tette, si diceva allora, se non stanno nel palmo della mano, il
resto e’ superfluo. E loro, gli americani, (le americane) a darci
giu’ di congetture e preamboli sui gusti decadent di noi europei,
(sic) e che fossimo gia’ tutti nell’anticamera del gayismo.
Bada, pensai, ho detto il didietro, e ancora un po’ mi spol…pano.
Figuratevi se avessi detto nessuna delle due cose?
Passano gli ani, cambiano i gusti e mutano gli atteggiamenti
sociali e sessuali. Guai, oggi, a dire che sei un filo-pelo, abiura!
(anche perche’ il pelo e’ scomparso a favore delle Savalas. Per I
piu’ giovani Terry Savalas era un famoso calvo-detective che
non aveva usato la Linetti.)
Oggi, dicevo, e’ tutto un fiorir di culi e di movimenti d’anca o
twerking. Le tette, specie quelle siliconate, sono il nuovo trash
dei disoccupati della cintura del Michigan. I culi sodi e ambiziosi,
sono i nuovi volti delle maestre del pensiero. Culi a viola, a
mandolino, a promontorio e a dromedario, culi all’infuori culi a
cocco, culi a balza, a sponda ad effetto e culi a go-go.
Dopo avergli insegnato a mangiare e a vestirsi, finalmente
hanno capito la grandezza del culo parlante. Mi sento tornato di
moda, (basta aspettare ed essere sempre come si e’, e prima o
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poi succede a tutti). Loro, sono i soliti americani: esagerati e
terrorizzati che non sia mai abbastanza. I culi dei vicini sono
sempre piu’ Verdi.
Va pensiero…Va si posa sui culi e sui monti…
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Non e’ un paese per giovani…
“NO COUNTRY FOR YOUNG MEN”
Se per i campi nomadi di Roma sono stati distribuiti 260 milioni
di euro alle organizzazioni che si occupavano della loro
gestione, parte in mazzette e parte pure, immaginate cosa
stanno facendo con i 150,000 profughi di Mare Nostrum. Per
questa ed altre ragioni, quella gara di solidarieta’ tutta italica e
senza una logica accettabile mi lasciava perplesso. Non siamo
capaci di solidarieta’ samaritana, e da tempo. Quando si e’
ridotti a dividersi l…‘osso, non vi e’ limite alla nefandezza.
Speculare sulle tragedie e’ il piu’ subdolo dei crimini: come
depredare i denti d’oro delle povere vittime profonate e violate
due volte. Branchi di famelici predatori, non soddisfatti
dell’uccisione della preda, riducono a brandelli la povera
carogna, in attesa che altri parassiti si avventino sui poveri
resti e continuino lo scempio. “Contrastare i mercanti di morti”
dice il ministro degli interni di oggi, un foruncolo fastidioso se
comparato al Cossiga o allo stesso Scelba o Tambroni, e
persino a Bava Beccaris. Un uomo-nulla che un altro uomo-nulla
ha tenuto al suo posto, per poter passare il suo Jobs Act del
cazzo, che ha fatto danni irreparabili in paesi molto meno
disfunzionali, dalle economie molto piu’ solide, e dal mercato del
lavoro molto piu’ flessibile del nostro. E sempre oggi, l’ultima
boutade sulla flat tax di quella statua di cerone dura a morire,
mentre il flaccido uomo normale senza cannottiera e senza
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vergogna aizza la folla affamata come i padroni nei
combattimenti dei cani.
Sono passati solo 20 anni da mani pulite, una farsa grottesca
che azzero’ una classe politica senza alcun danno per la classe
umana che la rappresentava. Questi ci faranno rimpiangere
Craxi, Forlani, lo stesso Andreotti. A che serve urlarmi che
avevo visto giusto quando, condannando il compromesso
storico, mi criminalizzai mio malgrado.
E’ sotto gli occhi di tutti il risultato di aver voluto quel
compromesso, a qualunque costo: essere al governo del Paese
al prezzo della scomparsa del piu’ grande movimento dei
lavoratori d’occidente, di un opposizione una volta vigile e
contundente oggi dissolta, e con l’aggravante della
contaminazione degli ideali.
Sono passati 40 anni, e’ tempo per una rilettura storica di
quegli anni, piombo incluso. E se il paese dove vivo non e’ per
vecchi, quello dove sono nato, purtroppo, non e’ un paese per
giovani.
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DI RICORDI, DI DIMENTICATI, E DI ALTRI VERSETTI
Noi che abbiamo scavato con le mani fra le macerie dei nostri
ricordi puntellatI e che sappiamo bere dalle pozzanghere dei
nostri pensieri allagati
e che ci siamo sfrattati da soli senza aspettare ordinanze.
Noi che da tempo ci svegliamo troppo presto e andiamo a letto
ancora prima, che ci e' dolce la solitudine "come la pioggia nelle
scarpe" e andiamo lontano. (fdg)
Noi che non tiriamo più a sorte perché usciremmo sempre.
Noi che passato presente e domani confusi, in moto perpetuo ma
controcorrente come salmoni raggirati.
Noi in costanti disequilibri pensili, beviamo fredde Retsine per
confondere tiepide acque minerali.
Sopravvissuti fieramente agli Anni freddi del piombo ma a stento
a quelli caldi della merda e asfissiati dagli aliti grevi di ubriache
e dai refoli sobri e leggeri, troppi per non essere dimenticati.
Noi "Lontani oceani di acque e di tempi" non più navigabili a
vista. Vecchi nipoti di Uncle Sam e figli delle stalle perduti in
queste litanie di Bisanzio procuriamo consolazioni insufficienti a
questuanti e sodali.
Noi Ritiratici senza mai voltar le spalle preferiamo basamenti e
cortili dimenticati oltre i ponti dell'isola o arcipelaghi sacrificati
e fuori rotta.
Meditiamo irrequieti ma senza tecniche, viviamo nell'attesa di
niente e non cerchiamo più chi può capirci essendo noi i primi a
non capire; ma riusciamo ancora a sorridere di noi stessi.
Sempre. Quasi sempre...
Anche quando ci raccontano di inguaribili mali o peggio.
Illustrazione da un quadro di Ninni Rizzi “Tunnel of light”
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