+ La definizione base di interazione sociale “Gli interazionisti simbolici vedono l’interazione sociale principalmente come un processo comunicativo nel quale le persone condividono le esperienze, più che una mera ripetizione o una iterazione di stimolo e risposta” (Blumer 1937, 171). Questo processo sociale è regolato da norme, istituzioni, valori, differenze sociali, status, ruoli, tali da permetterci di studiare anche la più banale delle conversazioni fra due individui come un topic tipicamente sociologico. + Comunicare, condividendo uno stesso spazio Per gli interazionisti simbolici la semplice compresenza di due persone all’interno di uno stesso spazio fisico non costituisce di per sé una forma di comunicazione. Per comunicare, secondo Blumer, due individui devono essere reciprocamente consci del potenziale comunicativo della propria presenza, o altrimenti rendersi reciprocamente accessibili, come sostiene qualche anno più tardi Goffman. + Intersoggettività L’aspetto fondamentale di interesse per la sociologia non sta tanto negli elementi sintattici, grammaticali, semantici degli atti linguistici, quanto nell’elemento di intersoggettività inerente ad ogni atto comunicativo. Ogni volta che comunichiamo con qualcuno, o anche con noi stessi, abbiamo sempre presenti le conseguenze sociali del nostro comportamento. In tal senso, una interazione sociale può essere definita come la relazione fra due o più soggetti individuali o collettivi, breve o lunga, situata in uno spazio fisico o virtuale, nella quale ciascuno modifichi reiteratamente il proprio comportamento o azione sociale in vista del comportamento altrui e dell’adeguatezza di questo alla situazione che ospita l’interazione. -> def. Dal testo. + Dove nasce questo interesse? L’interesse per lo studio delle interazioni sociali, nasce all’interno della cosiddetta Scuola Sociologica di Chicago. Interessi principali della scuola. Lo studio delle forme della vita urbana; Lo studio delle professioni; L’analisi delle interazioni nei contesti situati. Principali riferimenti teorici: La sociologia di Simmel La filosofia pragmatista di Dewey e non solo. Contro il comportamentismo e l’economia classica. + Pragmatismo I suoi esponenti studiano come gli esseri viventi cercano di adattarsi reciprocamente all’ambiente che li circonda, trasformandolo. Domande: Che cos’è la verità? Come un gruppo di individui facenti parte di una stessa comunità definiscono vero\vera un determinato fenomeno, una determina situazione o condizione? Attraverso quali meccanismi le persone cercano continuamente di affermare e riconfermare la verità della situazione e delle relazioni che vivono? A partire da quali bisogni individuali e collettivi gli uomini definiscono i criteri di veridicità all’interno del proprio ambiente? + Conseguenze comunicative Gli individui interagiscono sulla base di simboli e significati con cui trasformano il mondo; La trasformazione degli oggetti, delle situazioni, delle persone, degli eventi in chiave simbolica costituisce degli oggetti sociali; L’interpretazione e la costruzione dei simboli è un processo situato, cooperativo,normato, universale e idiomatico; Questo processo di trasformazione simbolica del mondo è chiamato dagli interazionisti condotta simbolica. + La condotta simbolica “La condotta simbolica è quel tipo di comportamento che noi ci aspettiamo dall’uomo quando egli conscio dei commenti che altri uomini stanno facendo, o probabilmente faranno sulle sue azioni. La condotta in breve è un comportamento sofisticato” (Park, 1931). Fondamentalmente, la condotta simbolica è un processo di mediazione intersoggettivo e riflessivo. + Riflessività (Becker) “Ogni evento umano può essere compreso come il risultato delle persone coinvolte (tenendo conto che possono esserci anche un numero molto grande di persone), le quali aggiustano continuamente ciò che fanno alla luce di ciò che fanno gli altri, così che le linee di azione individuali combacino (fit) con quelle degli altri. Ciò può accadere soltanto se gli esseri umani agiscono in maniera non automatica, e costruiscano altresì linee di azione tenendo conto del significato di ciò che gli altri faranno in risposta alla loro precedente azione; gli esseri umani possono agire in questo modo solamente se possono incorporare le risposte degli altri nei loro propri atti e quindi anticipando ciò che probabilmente avverrà, creando in tale processo un sé nel senso di cui Mead” (Becker, 1988). + La mente Condotta simbolica e riflessività, agendo insieme, costituiscono, secondo Mead la mente umana. Contrariamente a quanto affermato dalla psicoanalisi, essa non è qundi un prodotto interno all’individuo che si forma nelle prime fasi della sua vita, ma un elemento esterno che l’individuo interiorizza. La mente è lo strumento che permette all’individuo di adattarsi al suo ambiente, riflessivamente, ossia attraverso la coscienza delle interazioni con altri suoi simili. La mente, secondo Mead, permette di comprendere l’altro secondo due metodi principali: l’assunzione del ruolo altrui e l’altro generalizzato, di cui parleremo più ampiamente più avanti. + Il gesto (1) L’elemento elementare della comunicazione faccia a faccia è il gesto. Secondo l’utilizzo che ne fanno sociologi e psicologi sociali, esso non corrisponde semplicemente ad un elemento della comunicazione non verbale ma è piuttosto usato per indicare “qualsiasi comportamento cui sia possibile accordare un significato sia da parte di chi agisce che da parte di chi osserva. Un gesto costituisce un atto incompleto: in sé non è nulla” (Turner, 1956). Secondo gli interazionisti, il carattere simbolico del gesto consiste nel rapporto che esso permette di instaurare fra ciò che si comunica e la reazione anticipata che si presume il nostro interlocutore produrrà allo stesso. + Il gesto (2) La migliore traduzione del concetto scientifico di gesto, secondo il linguaggio del senso comune è quindi mossa interazionale. Esso costituisce una unità comunicabile, soltanto grazie alla doppia matrice universale e particolare in ogni gesto ricompresa. La fonte principale di stabilizzazione dei gesti in unità semantiche stabile è ovviamente costituita dal linguaggio il quale risulta prodotto di una serie di processi di costruzione sociale. + Gesti e identità I gesti sono delle unità performative fondamentali per comprendere l’ identità dell’individuo: se seguiamo la massima di Nietzsche “non c’è alcun essere al di sotto del fare”, comprendiamo come sia tipico per ogni individuo desumere l’identità altrui dal comportamento manifesto, oltre che dalla apparenza. In tal senso, il comportamento ed i gesti sono rivelatori di un particolare habitus, che ci informa sulle appartenenze di genere, di classe, etniche, di età dell’individuo. (es. Sting). L’assunzione del ruolo altrui, è un processo fondamentale che affonda le sue radici nella pluralità e nella variabilità dell’esperienza urbana e nella conseguente necessità di prevedibilità e classificazione tipica della vita quotidiana. + Identità secondo Mead L’identità (definita come self) secondo Mead è costituita da un elemento regolativo, l’Io che esprime le capacità di libero arbitrio dell’individuo.. e da una identità prettamente sociale, il Me, che è composto dall’insieme di tutti i sé sociali posseduti dall’individuo. Il processo di costituzione dell’identità secondo Mead avviene durante la socializzazione, nel passsaggio da game a play, ovvero nella comprensione di come il comportamento sia da indirizzare non ad altri significativi soltanto ma ad un altro generalizzato, costituito dalla stessa società e dalle sue norme. + Ruolo: definizione da dizionario Oxford Role: an actor's part in a play, movie, etc. : Dietrich's role as a wife in war-torn Paris.• the function assumed or part played by a person or thing in a particular situation : she greeted us all in her various roles of mother, friend, and daughter | religion plays a vital role in society. ORIGIN early 17th cent.: from obsolete French roule ‘roll,’ referring originally to the roll of paper on which the actor's part was written. Con più precisione, la parola deriva a sua volta dal latino rotulus, che descrive per l’appunto il rotolo di carta su cui era trascritta la parte di un attore nel teatro classico romano. In inglese il termine to play indica sia recitare che giocare. + Caratteristiche I ruoli trascendono il singolo esecutore. Anche se a volte, alcune personalità storiche particolarmente conosciute possono a loro volta dare il nome ad un tipo di ruolo: fare il don Giovanni, fare il Casanova, “your own personal Jesus” (Depeche Mode, Personal Jesus) Ciò implica l'intercambiabilità delle persone: uno stesso ruolo può essere svolto sempre da più persone. Nell’ambito di un particolare schema di riferimento, i ruoli disciplinano le interazioni tra gli individui, segnalano il contenuto delle rispettive attività, offrono le regole per strutturare incontri e scontri. + Matrice temporale Una delle caratteristiche ricorrenti nel definire un ruolo è quella di analizzare la sua matrice temporale, ovvero l’insieme di routines, scadenze, aspettative, ritmi connessi con la messa in atto del ruolo. Es.: pensate ai tempi tipici del ruolo di studente universitario. + I sistemi di ruolo Un ruolo può essere inteso come il collocamento, il posizionamento di una persona all’interno di un sistema di ruoli. Come aveva già intuito Mead, i ruoli esistono quindi sempre almeno come coppia o come sistema più articolato. Tale sistema può prevedere ruoli differenziati in senso gerarchico (datore di lavoro, lavoratori nella più semplice articolazione aziendale) o in senso orizzontale (marito e moglie all’interno di una coppia di neosposi); o anche più ruoli simili (gli amici in un gruppo dei pari). Più spesso, tuttavia, all’interno di qualsiasi gruppo, organizzazione o situazione, i ruoli tendono a svilupparsi come posizioni che presuppongono differenze di status e di potere. + Ruoli e socializzazione Come spiega Mead, i ruoli si apprendono attraverso il gioco che è una palestra fondamentale di formazione dell’identità. Nella fase della socializzazione primaria, Mead distingue due fasi del gioco: il play o gioco solitario e il game o gioco organizzato. Differenza fra play e game: nel play “il bambino assume una certa parte, pur senza riuscire ad organizzarla in modo tale da autorappresentarsi di fronte al soggetto che interpreta. Una volta invece che il processo di organizzazione dell’io si sia rafforzato, diviene possibile al fanciullo passare ad interpretazioni più complesse, ad una sorta di sdoppiamento ad una certa organizzazione della propria struttura: siamo così passati al gioco inteso come game” (6). + Concezioni classiche del ruolo Il concetto di ruolo viene introdotto nelle scienze sociali da Ralph Linton con il suo approccio alla antropologia sociale e viene quindi traghettato in sociologia da Talcott Parsons all’interno della sua teoria sul sistema sociale (1951) e sull’azione sociale (1937). Il concetto funzionalista classico di ruolo, che è anche quello più diffuso nell’opinione pubblica e nel senso comune, individua in esso un insieme di aspettative sociali di comportamento e di atteggiamento, connesse con il ricoprire una determinata posizione sociale. Questa concezione eredita dal teatro l’accento sulla fissità del copione. In effetti, i ruoli hanno una certa riconoscibilità e durata a livello sociale: essi infatti regolano il comportamento e seppur sottoposti a mutamento sociale, tendono a sopravvivere alle generazioni + Becker e Strauss: critica al modello delle aspettative Inserendo il discorso sulle aspettative di ruolo, all’interno della più ampia cornice delle carriere individuali, Becker e Strauss (1956) dimostrano come il modello delle aspettative sociali connesse ad un ruolo sia inadeguato. Le aspettative di ruolo dipendono e variano infatti dalle gerarchie, dai valori, dalle prospettive, dalle definizioni della situazioni individuali. + Esempi Lo stesso ruolo assume un valore ben diverso nelle aspettative di chi ne ha giocato uno più importante rispetto a chi lo raggiunge per la prima volta: per Federer perdere la finale di un Master Series o di un torneo di Slam può essere un’alta delusione, ma potrebbe essere una enorme soddisfazione per chi ci arriva per la prima volta in carriera; o un ruolo importante per tutti potrebbe non esserlo per le specifiche aspettative di un individuo (Tin Cup); Un ruolo può avere aspettative divergenti fra compensi e prestigio e può quindi essere accettato anche solo per le prospettive future di carriera, a costo di adattarsi ad una bassa retribuzione ed a cattive condizioni di lavoro (tirocinanti, stagisti, ricercatori, ecc.) + Altri motivi per cui un ruolo non si può ridurre alle aspettative Le aspettative sociali rispetto ad un ruolo non sempre sono del tutto chiare: es. un ricercatore deve curare di più la ricerca, la didattica o la parte burocratico-politica del proprio ruolo? Le richieste normative rispetto al ricevimento studenti riguardano anche il rispondere alle emails? Gli individui non sono mai così passivi da farsi determinare del tutto dalle aspettative connesse al ruolo La percezione individuale delle aspettative sociali è sistematicamente soggetta a distorsioni. + Al polo opposto: il ruolo come maschera Per il primo Goffman il ruolo è una maschera che si indossa a seconda della situazione: ogni situazione richiede quindi sia un ruolo che una identità ad esso associata. L’identità e il ruolo non sono quindi tanto prodotti individuali ma elementi strutturali di tutte le situazioni. Ad ogni ruolo si associano, nel modello goffmaniano, quindi anche precise qualità teatrali. Una visione del genere implica una scarsa identificazione degli attori sociali nel ruolo giocato e un tendenziale scetticismo nei confronti dell’intersoggettività. + Attività strumentale ed attività espressiva Ogni ruolo perciò contiene una parte legata alle attività strumentali, legate cioè alla mera esecuzione delle azioni connesse al ruolo stesso; Ed una componente espressiva, legata a tutti gli aspetti secondari di rappresentazione del ruolo, che si esprimono appunto nella attività espressiva. La stessa componente espressiva è quella su cui si basano sia l’attività mimetica del play dei bambini (giocare ad es. a fare la mamma con le bambole), che quella del mimetismo sociale. L’attività di socializzazione si basa prima sulla imitazione delle componenti espressive e poi sull’apprendimento delle competenze sostanziali (es. Gran Torino, scena del barbiere 1.13.00) + Goffman: ruolo e normatività “Il ruolo consiste nell’attività che una persona svolgerebbe se agisse solamente in funzione delle richieste normative rivolte a un individuo nella sua posizione. Il ruolo in questo significato normativo va distinto dalla prestazione di ruolo o esecuzione di ruolo, che è il comportamento effettivo di un particolare individuo quando è in servizio nella sua posizione. (Di conseguenza, si occupa, si mantiene e si lascia una posizione non un ruolo, perché un ruolo può solo essere eseguito: ma nessuno studioso sembra restare fedele a queste sottigliezze e neppure io lo farò)” (Goffman, 1961 2003, 101). “nell’eseguire un ruolo, l’individuo deve far sì che le impressioni di se stesso che vengono comunicate nella situazione siano compatibili con le qualità personali appropriate al ruolo che gli sono attribuite nei fatti: si presume che un giudice sia ponderato e non ubriaco; un pilota in cabina di pilotaggio non deve apparire agitato; un contabile deve essere preciso e ordinato nel fare il suo lavoro. [..] Chi entra in una posizione trova già quindi, virtualmente, un sé: egli non deve fare altro che aderire alle pressioni che subirà e troverà un io bell’e fatto per lui” (Goffman, 1961 2003,103-104). + La visione interazionista dei ruoli Per l’interazionismo simbolico, secondo la prospettiva che sposeremo in questo corso, ogni ruolo è il prodotto di una condotta: attribuiamo un ruolo ad una persona, in base al comportamento che manifesta. Questa teoria accentua: La dimensione performativa dei ruoli: ognuno è quello che recita di essere; La necessità di una conferma continua dei ruoli: sei quello che sei, se ti comporti coerentemente al tuo ruolo; L’idea che nessun ruolo è del tutto ascritto o del tutto strutturato + Una attenzione alla messa in atto del ruolo.. Role enactment:“La messa in atto (enactment) di un ruolo include, fra gli altri segmenti del comportamento, grossolani movimenti dello scheletro, la performance di gesti motori e verbali, la postura e l’andatura, gli stili del parlato ed un certo accento, il vestire secondo certe forme di abbigliamento e di costume, l’uso di oggetti materiali, l’indossare emblemi o decorazioni inclusi i tatuaggi, ecc. In breve, la messa in atto di un ruolo abbraccia quello che può essere chiamato il processo di role-taking. Questi meccanismi possono essere sintetizzati tramite i seguenti concetti: numero di ruolo, coinvolgimento organico, accessibilità e rapportabilità” (Sarbin, 1966, 194). + Ogni messa in atto di un ruolo prevede un certo coinvolgimento “Ogni ruolo può essere messe in atto con variabili livelli di coinvolgimento organico. Questo va considerato essenzialmente come una dimensione dell’intensità, l’intensità del coinvolgimento si manifesta in un certo numero di sistemi organici coinvolti” (Sarbin, 1966, 196) Esempi: consumatore al supermercato, un fedele ad una celebrazione, due innamorati che si baciano. + Esempi: il ruolo di omosessuale “Si propone di considerare l’omosessuale come colui che gioca un ruolo sociale piuttosto che colui che ha una condizione. Il ruolo di “omosessuale”, comunque, non descrive semplicemente un modello di comportamento sessuale. [..] Nelle società moderne, ove un ruolo separato di omosessuale viene riconosciuto, dalle parti sia di chi gioca il ruolo che degli altri è che un omosessuale sia esclusivamente o prevalentemente tale si nei sentimenti che nel comportamento. In aggiunta a ciò, ci sono delle aspettative altre che frequentemente esistono, specialmente da parte dei non-omosessuali, ma che influenzano la concezione del sé di tutti coloro che si sentono omosessuali. Sono aspettative riguardanti il fatto che egli sia effeminato nelle maniere, nelle personalità o nelle attività sessuali preferite, l’aspettativa che la sessualità giochi un ruolo di un certo rilievo nelle relazioni con altri uomini, e l’aspettativa che egli sia attratto da ragazzi e giovani e che egli senta il desiderio di sedurli” (McIntosh 1968 1996, 36). + Role set e ruoli primari Ralph H. Turner e Howard S. Becker indicano i ruoli primari come organizzazioni o meglio modelli di ruolo che contano più delle riorganizzazioni individuali. Ad es. l’identità di genere, l’identità deviante o l’identità etnica, possono essere la base su cui si riorganizzano i ruoli lavorativi, educativi, relazionali. Il concetto di role set introdotto da Merton (1957; 1949 1974) indica tutto l’insieme di ruoli che un individuo ricopre. In ogni situazione non viene giocato un unico ruolo ma una parte di ruoli del role set, coordinati a partire dal ruolo prevalente in base alla situazione stessa. Es: esame universitario. + Tipi di ruolo: ascritti e acquisiti La divisione classica è quella fra ruoli ascritti, ovvero quell’insieme di ruoli che vengono ereditati sin dalla nascita e che vengono collegati ad una posizione sociale o ad uno status che in quanto tale viene ritenuto immutabile e ruoli acquisiti nei quali rientrano tutti quei tipi di ruolo che vengono ottenuti dall’individuo a partire dalle proprie capacità. La teoria viene introdotta da Linton che spiega il passaggio dalle società pre-moderne alle società moderne, come passaggio dagli status prevalentemente ascritti a status prevalentemente acquisiti. Questo concetto viene esteso da Bauman in riferimento alle società postmoderne ove si afferma che le comunità di appartenenza vengano progressivamente sostituite dalle comunità di destino. + Ruoli ascritti Per quanto ascritto nessun ruolo è un destino completo: per ogni ruolo esistono differenze individuali nell’interpretazione e nella messa in atto; ogni ruolo, seppur ascritto, implica una forma di apprendimento, persuasione e conformismo (Crespi, 1994); Ogni ruolo ascritto può essere performativamente presentato agli altri in forma idealizzata, parodica, mimetica: classe, genere, età, appartenenza etnica, ruoli familiari. + Ruoli interattivi o interazionali Il processo di role taking non è un processo che si riferisce a dei ruoli immaginari, ma al ruolo interattivo, cioè al ruolo che l’alter intende rivestire nell’interazione particolare. I ruoli interazionali entrano in rapporti particolari con i ruoli strutturati: Ogni ruolo anche strutturato viene ritrasformato nel suo prodotto interazionale: fare il padre in una interazione piuttosto che in un’altra differisce profondamente; Esistono ruoli interattivi che sono il prodotto della interazione fra ruoli strutturati: ad es. in una famiglia in cui i coniugi litigano o si separano il figlio maggiore assume, tipicamente ma non necessariamente, il ruolo di mediatore; Ruoli interattivi che contraddicono quelli strutturati: il figlio che fa da padre ai propri genitori… E infine ruoli propriamente interattivi: il moderatore, il discussant, il conduttore, l’interrogato, ecc. + Ruoli interattivi: Goffman “Un ruolo situato è quindi un fascio di attività eseguite in maniera visibile davanti a un gruppo di altre persone e mescolate in modo visibile all’attività svolta da queste altre persone. Si può aggiungere che questo tipo di ruoli differisce dai ruoli in generale, non solo perché si realizzano e sono racchiusi in una situazione sociale faccia a faccia, ma anche perché la struttura di cui fanno parte è rappresentata più o meno da un sistema concreto auto equilibrato. La parte che gioca un individuo in un circuito situato di attività esprime inevitabilmente qualcosa sul suo conto, qualcosa in base a cui egli si forma un’immagine di se stesso, così come gli altri si formano un’immagine di lui.” (Goffman, 1961 2003,112). + Come scegliamo un ruolo piuttosto che un altro in una situazione? Il role set, a partire dalle teorie di Turner e di McCall e Simmons, può essere visto come un caleidoscopio: l’individuo ha a propria disposizione più ruoli dai quali sceglie quale presentare in ogni determinata situazione. Questa scelta avviene in base a tre criteri: - la preminenza: qual è più rilevante; - la salienza: qual è più conveniente; - il grado di compartimentazione\coesione dei diversi ruoli: quale ruolo posso e quale non posso mostrare nella situazione. + Focus di ruolo All’interno di una interazione fra due persone, è la capacità che ha una persona di spostare il focus dell’interazione da un tipo di ruolo ad un altro, che caratterizza e mette in comune i due o più partecipanti. Es. tratto da Farsi passare per italiani: spostare una interazione da italiano/albanese e intervistato/intervistatore a tifoso/tifoso di calcio oppure a uomo/uomo o ad immigrato/immigrato. Lo spostamento del focus di ruolo può avere, come negli esempi precedentemente citati, l’effetto di porre in una condizione di eguaglianza due interlocutori che rispetto ad altre gerarchie di ruolo sarebbero in condizione di disuguaglianza. + Role taking (assunzione del ruolo altrui) Il processo di role taking non è un processo che si riferisce a dei ruoli immaginari, ma al ruolo interattivo, cioè al ruolo che l’alter intende rivestire nell’interazione particolare. Esso tuttavia si basa sulle forme prescrittive di ruolo: una persona viene riconosciuta come portatrice di un ruolo in base alle visioni stereotipiche che del ruolo esistono nel senso comune. + Assunzione del ruolo altrui Avviene per tentativi. Ciò che viene assunto non è un comportamento preciso di reazione ad un gesto, ma un range di comportamenti possibili. L’assunzione del ruolo altrui, tende a basarsi più spesso su elementi indiziari della identità ed è quindi fortemente influenzabile dalle apparenze e dal comportamento manifesto. Esistono due diversi tipi di assunzione del ruolo altrui, temporalmente variabili: l’assunzione basata su di una singola azione e l’assunzione basata su di un corso di azione. + Role taking at first glance Un etnometodologo, Aaron Cicourel (1972), spiega la differenza fra fotografia e role taking at first glance, sottolineando questi punti: Durante una fotografia siamo coscienti di essere ripresi, mentre non sempre ne siamo consapevoli in una interazione; Una posa fotografica è una selezione concordata di attimi, mentre nell’interazione il role taking non ha coordinate precise; Una posa fotografica è stabile e definita, mentre un role taking può essere complesso, contraddittorio, ambiguo. Nelle interazioni, lo scopo dell’incontro non è sempre chiaramente focalizzato, a differenza della fotografia. + Altri contributi sul role-taking: Striker (1962) e Jones e Davis (1965) Secondo Striker, in ogni situazione in cui un soggetto entra: le attività sociali sono organizzate in strutture di ruoli per entrare in una attività sociale, l’individuo deve assumere i ruoli degli altri implicati con lui in quella attività Una parte consistente del ruolo altrui la si desume a partire dagli atteggiamenti l’abilità di assumere il ruolo degli altri è una abilità predicata nell’universo comune del discorso. Jones e Davis (1965) analizzando una serie di ricerche pubblicate sul tema, sostengono che l’assunzione del ruolo altrui si basi essenzialmente sulla comprensione di intenzioni e motivazioni, e su atteggiamenti interni ed esterni al ruolo. + Fra cultura e competenze personali Il processo di role taking include sempre una dimensione oggettiva, reificata, a partire dalla quale, secondo le conoscenze del senso comune è “automatico” riconoscere il ruolo dell’altra persona… Ed una componente soggettiva che è legata a competenze individuali che si sviluppano nel tempo, a partire dalle pratiche nelle quali si è coinvolti. + Identificazione Le identificazioni non sono mai processi attraverso cui si comprende in maniera totale l’identità dell’altro, quanto piuttosto delle operazioni cognitive attraverso le quali collochiamo gli altri rispetto all’interazione nella quale ci troviamo. Ogni identificazione è un processo per tentativi, che si lega a capacità e competenze particolari, ma che comunque non dà alcuna certezza sull’alter a chi identifica. Per interagire è tuttavia sufficiente sviluppare un accordo operativo: in questa situazione mi posso aspettare che il tuo ruolo sia… Tutte le parti dell’identità eccedenti tali aspettative sono da considerarsi superflue rispetto ai ruoli interattivi + Ruolo- persona Un tipo particolare di identificazione è quella che si fa in forma autoriflessiva identificandosi in un ruolo ed estendendone gli effetti anche alle situazioni in cui si rivestono ruoli diversi: ad es. il professore anarchico de L’onda. Questo processo si basa sulle stesse logiche, che esprimono la comprensione dell’altro, applicate all’inverso:“E’ un paradosso dell’interazione sociale il fatto che, perché un individuo possa comprendere, predire e controllare il comportamento altrui (tranne che nei casi di imposizione della forza), egli stesso debba essere ragionevolmente a loro comprensibile e prevedibile. Il modo più semplice per rendersi comprensibile agli altri è essere la persona che loro hanno costruito derivandola dal tuo ruolo” (Turner R.H., 1978: 13, trad. mia). + Ruolo-persona e tempo La fusione fra ruolo e persona è una fusione fra un tipo di identificazione situata ed un tipo di identificazione diffusa, ed è quindi, in tal senso, una estensione spazio-temporale di un ruolo da un contesto delimitato (quello dell’aula del Senato, ad esempio) a tutti i contesti di interazione della persona (un Senatore è un Senatore in tutti i contesti, compresi quindi anche quelli della vita privata). + Riconoscibilità Perché un ruolo-persona sia riconoscibile è necessario che esso: mantenga un certo grado di coerenza nella situazione singola e nel tempo; Sia visibile, ossia che l’individuo esprima in una maniera chiaramente percepibile per gli altri che si è portatori di un determinato ruolo: in tale casistica rientrano ad esempio quei comportamenti espressivi del ruolo di cui parla Goffman, quali ad esempio la mimica facciale e la gestualità legati alla professione di arbitro o a quella di poliziotto. sia collocabile in una scala o gerarchia sociale: l’espressività collegata ai diversi ruoli è infatti giocata soprattutto come artificio per farsi collocare e perciò farsi riconoscere un determinato status. + Ruolo-persona Ralph H. Turner individua delle condizioni perché un individuo venga identificato più facilmente con un proprio ruolo dagli altri: L’allocazione dei ruoli agli attori sia rigida. I ruoli famigliari ad esempio, tendono ad essere accettati come comparti stabili delle identità individuali. Il setting nel quale un ruolo viene presentato sia ampio . Ci sono ruoli come l’appartenenza a un club che sono giocati in un setting estremamente piccolo; altri come l’età, il sesso, o anche la nazionalità che vengono presentati in contesti più ampi, sono perciò più visibili e vengono perciò più spesso accettati come indicatori della persona; Un ruolo sia rappresentativo ed esterno, rispetto all’intero sistema di ruoli . Ossia è più frequente che una persona venga associata al ruolo che sta giocando, se a questo ruolo si associa una certa visibilità pubblica; Gli indizi di ruolo siano cospicui e largamente riconoscibili. Fra quelli che Turner chiama cospicui segni di ruolo ci sono “ le uniformi, gli accessori, lo stile dei capelli, quello dei vestiti e modelli distintivi di parlare”(ibidem, 10). Sono segni che richiamano il concetto di facciata, si associa la credibilità e l’enfasi della allocazione di ruolo, riducendo l’ambiguità della rappresentazione + Ruolo-persona Le valutazioni riferite al ruolo siano polarizzate. In sostanza, i ruoli molto positivi e quelli molto negativi attraggono più attenzione dei ruoli neutri e siano più facilmente riconoscibili. I legami fra appartenenza al circolo sociale e identificazione di ruolo siano forti. Ad esempio il caso dei seguaci di un leader, che tendono ad identificare la persona che riveste il ruolo di leader con la leadership stessa. Il ruolo degli obiettivi e la natura del gruppo in cui si colloca sia esemplificativo. Si tratta di quelli che Turner chiama ruoli esemplari, perché esemplificano, in qualche modo, il successo, i valori e la natura delle organizzazioni. Il ruolo in un contesto determini i ruoli e le performance dell’individuo in altri contesti. È ad esempio il caso di alcuni ruoli primari, quali ad esempio il genere, che, in situazioni di discriminazione, determinano alcuni altri ruoli, quali ad esempio quelli occupazionali. L’allocazione di un ruolo in una organizzazione precluda l’eleggibilità o restringa le performance dell’individuo in altri setting. + A che serve associare un ruolo alla propria persona? Turner individua quattro funzioni della fusione selettiva fra ruolo e persona: creare una base per la comprensione, la predizione e il controllo degli altri, a partire dai propri atteggiamenti e comportamenti; economizzare gli sforzi, quando si giocano più ruoli; ad esempio, relegando i ruoli a sé poco favorevoli, in situazioni di rilevanza marginale; creare una identità, che trascenda le situazioni e i diversi ruoli connessi, e che quindi giustifichi incongruenze puntuali, determinate da singole situazioni; massimizzare i benefici delle interazioni più favorevoli; permettere all’individuo di ottenere ricompense adeguate rispetto all’investimento nel ruolo. + Esempio Agendo sulla propria facciata, ed indossando ad esempio un cappotto ed un completo elegante, e agendo ancora sul proprio portamento, un cliente di una agenzia immobiliare che mira ad acquistare un immobile, intende infatti – dimostrando affidabilità – farsi collocare all’interno della scala dei possibili acquirenti, nella posizione di acquirente preferibile (Turner, 1990, 87). + Frequentare le persone giuste… Un modo per migliorare la propria identificazione con il ruolo-persona è quello di compiere le giuste scelte nei termini delle persone da frequentare: Scegliere persone che tendono a confermare ed auto-legitimare le nostre scelte; Selezionare adeguatamente i segnali che gli altri ci lanciano; Razionalizzare anche gli insuccessi: “Qualsiasi sia la posizione ricoperta da una persona nella società, essa preserverà sé stessa attraverso cecità, mezze verità, illusioni e razionalizzazioni. Egli farà quindi un “aggiustamento” convincendo se stesso, con il supporto di tatto della sua cerchia sociale, che egli è ciò che vuole essere e che per ottenere ciò che vuole non dovrà fare ciò che hanno fatto gli altri” (Merton, 1957, 421) + Dal role-taking al rolemaking Poiché per ogni situazione esiste una cornice non troppo vincolante, secondo Ralph H. Turner, si può pensare ad un superamento del role-taking basato sul role-making. Questo processo si verifica poiché “1) siamo sempre di fronte a un debole framework culturale all’interno del quale debbono creare dei ruoli per poter interagire (play); 2) che assumano che gli altri stiano interpretando un ruolo, sforzandosi di capire quale sia il ruolo sottostante alle azioni della persona che hanno davanti; 3) che cerchino di crearsi un proprio ruolo, attraverso l’emissione di segnali all’Altro, che così facendo lo riconosce come portatore di un particolare ruolo” (Turner J. 1992, p. 427). + Tensioni di ruolo Sono quelle che si verificano allorché due o più ruoli presenti nel proprio role set vengono a confliggere in termini di aspettative, di comportamenti, di orientamenti di valore, di sistemi di rilevanza. Le tensioni di ruolo possono anche essere interpersonali quando cioè si verificano sovrapposizioni di ruolo: più persone o attori collettivi o enti si sentono legittimati a fare qualcosa, a prendere delle decisioni, a controllare delle risorse. + L’interazione fra ruoli A parte i casi di sovrapposizione, più ricorrenti sono i casi di: Complementarietà di ruolo: ognuno fa qualcosa e gioca un ruolo complementare a quello degli altri; Negoziazione di ruolo: specie all’interno di una relazione, quando la divisione fra i ruoli non viene considerata come assoluta e definitiva, avvengono soventi negoziazioni ed a volte conflitti, rispetto alla attribuzione di ruolo; Contrarietà di ruolo: rispetto ai ruoli connessi alle appartenenze collettive è fondamentale individuare un contro-ruolo che funga allo stesso momento da “nemico comune” e da “punto di riferimento in negativo” rispetto alla propria identità Segmentazione di ruolo: si giocano ruoli contrastanti rivolgendosi ad audience che non vengono tra di loro in contatto. + Il counter-role Becker studia i musicisti di jazz delle dance-hall e individua come necessaria, nella loro costruzione identitaria, la definizione di altri oppositivi (lettura): “Il sistema di opinioni riguardanti i musicisti e il pubblico è riassunto in una parola usata dai musicisti per riferirsi ad outsiders: square. Questo termine è usato sia come sostantivo che come aggettivo, per indicare tanto un tipo di persona o di oggetto quanto una qualità di comportamento. Si riferisce al tipo di persona che è l’opposto di tutto ciò che è, o dovrebbe essere, il musicista; si riferisce inoltre a un modo di pensare, di sentire e di comportarsi…all’opposto di quello apprezzato dai musicisti” (Becker 1963 1987, 95). + Segmentazione dei pubblici La segmentazione delle sfere interattive è una conseguenza della pluralizzazione dell’esperienza tipica della postmodernità. Essa si realizza essenzialmente su due piani: come segmentazioni delle cerchie sociali e come segmentazioni delle regionalizzazioni, ossia divisione spazio-temporali fra i contesti in cui si ricoprono ruoli diversi. La segmentazione è necessaria specie per quei ruoli pubblici che implicano un certo grado di commitment, ovvero coinvolgimento in termini di controllo sociale + Quando la segmentazione riesce… La segmentazione di ruolo può essere così forte che chi assiste ad una sola manifestazione di identità segmentata (quella di marito) ben rappresentata, può stentare a credere o persino non riconoscere la realtà di altre identità segmentate espresse in altri contesti (quella di assassino). Di ciò un esempio molto calzante è l’intervista a Maria Concetta Ferrante, moglie dell’imputato delle stragi di Capaci e poi collaboratore di giustizia Giovanbattista Ferrante, riportata in uno studio di Alessandra Dino: “Io non ho provato niente. Perché io a mio marito non l’ho conosciuto come killer. L’ho conosciuto come una persona buona, dolce [..] Oggi mio marito ha confessato. Io… le sembrerà strano, io non lo guardo come killer. Lo guardo sempre come la persona che ho avuto, per tanti anni, accanto” (Dino 2002, 498). + Commitment: Becker “Parlando di commitment, mi riferisco al processo mediante il quale certi tipi di interessi vengono invertiti nell’adottare determinate linee di comportamento a cui sembrano formalmente estranei. A seguito di azioni compiute nel passato o per effetto di varie routines istituzionali, l’individuo si rende conto di dover aderire a certe linee di comportamento, perché molte altre attività, diverse da quella nella quale è impegnato nell’immediato, verranno compromesse se così non farà. [..] In realtà, la normale evoluzione di una persona nella nostra società (e probabilmente in qualsiasi società) può essere vista come un progressivo aumento di commitments verso norme e istituzioni convenzionali” (Becker 1963 1987, 44). + Commitment: Goffman “Un individuo si trova impegnato in qualcosa quando, per il carattere fisso e interdipendente di molte sistemazioni istituzionali, il suo fare o essere questo qualcosa condiziona irrevocabilmente altre possibilità importanti della sua vita, costringendolo a scegliere linee d’azione, inducendo altre persone a intensificare la loro attività in funzione del suo persistere nelle sue iniziative correnti, e rendendolo vulnerabile alle conseguenze impreviste di queste iniziative” (Goffman, 1961 2003,104).