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La definizione base di
interazione sociale
“Gli interazionisti simbolici vedono l’interazione
sociale principalmente come un processo
comunicativo nel quale le persone condividono le
esperienze, più che una mera ripetizione o una
iterazione di stimolo e risposta” (Blumer 1937, 171).
Questo processo sociale è regolato da norme,
istituzioni, valori, differenze sociali, status, ruoli, tali
da permetterci di studiare anche la più banale delle
conversazioni fra due individui come un topic
tipicamente sociologico.
+
Comunicare,
condividendo uno stesso
spazio
Per gli interazionisti simbolici la semplice
compresenza di due persone all’interno di uno
stesso spazio fisico non costituisce di per sé una
forma di comunicazione. Per comunicare,
secondo Blumer, due individui devono essere
reciprocamente consci del potenziale
comunicativo della propria presenza, o
altrimenti rendersi reciprocamente accessibili,
come sostiene qualche anno più tardi Goffman.
+
Intersoggettività
L’aspetto fondamentale di interesse per la sociologia non sta
tanto negli elementi sintattici, grammaticali, semantici degli atti
linguistici, quanto nell’elemento di intersoggettività inerente ad
ogni atto comunicativo.
Ogni volta che comunichiamo con qualcuno, o anche con noi
stessi, abbiamo sempre presenti le conseguenze sociali del
nostro comportamento. In tal senso, una interazione sociale può
essere definita come la relazione fra due o più soggetti
individuali o collettivi, breve o lunga, situata in uno spazio fisico
o virtuale, nella quale ciascuno modifichi reiteratamente il
proprio comportamento o azione sociale in vista del
comportamento altrui e dell’adeguatezza di questo alla
situazione che ospita l’interazione. -> def. Dal testo.
+
Dove nasce questo
interesse?
L’interesse per lo studio delle interazioni sociali, nasce all’interno della
cosiddetta Scuola Sociologica di Chicago.
Interessi principali della scuola.
Lo studio delle forme della vita urbana;
Lo studio delle professioni;
L’analisi delle interazioni nei contesti situati.
Principali riferimenti teorici:
La sociologia di Simmel
La filosofia pragmatista di Dewey e non solo.
Contro il comportamentismo e l’economia classica.
+
Pragmatismo
I suoi esponenti studiano come gli esseri viventi cercano di adattarsi
reciprocamente all’ambiente che li circonda, trasformandolo.
Domande: Che cos’è la verità?
Come un gruppo di individui facenti parte di una stessa comunità
definiscono vero\vera un determinato fenomeno, una determina
situazione o condizione?
Attraverso quali meccanismi le persone cercano continuamente di
affermare e riconfermare la verità della situazione e delle relazioni
che vivono?
A partire da quali bisogni individuali e collettivi gli uomini
definiscono i criteri di veridicità all’interno del proprio ambiente?
+
Conseguenze
comunicative
Gli individui interagiscono sulla base di simboli e
significati con cui trasformano il mondo;
La trasformazione degli oggetti, delle situazioni, delle
persone, degli eventi in chiave simbolica costituisce degli
oggetti sociali;
L’interpretazione e la costruzione dei simboli è un
processo situato, cooperativo,normato, universale e
idiomatico;
Questo processo di trasformazione simbolica del mondo è
chiamato dagli interazionisti condotta simbolica.
+
La condotta simbolica
“La condotta simbolica è quel tipo di
comportamento che noi ci aspettiamo dall’uomo
quando egli conscio dei commenti che altri
uomini stanno facendo, o probabilmente faranno
sulle sue azioni. La condotta in breve è un
comportamento sofisticato” (Park, 1931).
Fondamentalmente, la condotta simbolica è un
processo di mediazione intersoggettivo e
riflessivo.
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Riflessività (Becker)
 “Ogni evento umano può essere compreso come il risultato delle
persone coinvolte (tenendo conto che possono esserci anche un
numero molto grande di persone), le quali aggiustano
continuamente ciò che fanno alla luce di ciò che fanno gli altri,
così che le linee di azione individuali combacino (fit) con quelle
degli altri. Ciò può accadere soltanto se gli esseri umani agiscono
in maniera non automatica, e costruiscano altresì linee di azione
tenendo conto del significato di ciò che gli altri faranno in risposta
alla loro precedente azione; gli esseri umani possono agire in
questo modo solamente se possono incorporare le risposte degli
altri nei loro propri atti e quindi anticipando ciò che probabilmente
avverrà, creando in tale processo un sé nel senso di cui Mead”
(Becker, 1988).
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La mente
Condotta simbolica e riflessività, agendo insieme, costituiscono,
secondo Mead la mente umana.
Contrariamente a quanto affermato dalla psicoanalisi, essa non
è qundi un prodotto interno all’individuo che si forma nelle prime
fasi della sua vita, ma un elemento esterno che l’individuo
interiorizza.
La mente è lo strumento che permette all’individuo di adattarsi al
suo ambiente, riflessivamente, ossia attraverso la coscienza
delle interazioni con altri suoi simili.
La mente, secondo Mead, permette di comprendere l’altro
secondo due metodi principali: l’assunzione del ruolo altrui e
l’altro generalizzato, di cui parleremo più ampiamente più avanti.
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Il gesto (1)
L’elemento elementare della comunicazione faccia a faccia è il
gesto.
Secondo l’utilizzo che ne fanno sociologi e psicologi sociali, esso
non corrisponde semplicemente ad un elemento della
comunicazione non verbale ma è piuttosto usato per indicare
“qualsiasi comportamento cui sia possibile accordare un
significato sia da parte di chi agisce che da parte di chi osserva.
Un gesto costituisce un atto incompleto: in sé non è nulla”
(Turner, 1956).
Secondo gli interazionisti, il carattere simbolico del gesto
consiste nel rapporto che esso permette di instaurare fra ciò che
si comunica e la reazione anticipata che si presume il nostro
interlocutore produrrà allo stesso.
+
Il gesto (2)
La migliore traduzione del concetto scientifico di gesto,
secondo il linguaggio del senso comune è quindi mossa
interazionale.
Esso costituisce una unità comunicabile, soltanto grazie
alla doppia matrice universale e particolare in ogni gesto
ricompresa.
La fonte principale di stabilizzazione dei gesti in unità
semantiche stabile è ovviamente costituita dal linguaggio
il quale risulta prodotto di una serie di processi di
costruzione sociale.
+
Gesti e identità
I gesti sono delle unità performative fondamentali per
comprendere l’ identità dell’individuo: se seguiamo la massima
di Nietzsche “non c’è alcun essere al di sotto del fare”,
comprendiamo come sia tipico per ogni individuo desumere
l’identità altrui dal comportamento manifesto, oltre che dalla
apparenza.
In tal senso, il comportamento ed i gesti sono rivelatori di un
particolare habitus, che ci informa sulle appartenenze di genere,
di classe, etniche, di età dell’individuo. (es. Sting).
L’assunzione del ruolo altrui, è un processo fondamentale che
affonda le sue radici nella pluralità e nella variabilità
dell’esperienza urbana e nella conseguente necessità di
prevedibilità e classificazione tipica della vita quotidiana.
+
Identità secondo Mead
L’identità (definita come self) secondo Mead è costituita da
un elemento regolativo, l’Io che esprime le capacità di libero
arbitrio dell’individuo..
e da una identità prettamente sociale, il Me, che è composto
dall’insieme di tutti i sé sociali posseduti dall’individuo.
Il processo di costituzione dell’identità secondo Mead
avviene durante la socializzazione, nel passsaggio da game a
play, ovvero nella comprensione di come il comportamento
sia da indirizzare non ad altri significativi soltanto ma ad un
altro generalizzato, costituito dalla stessa società e dalle sue
norme.
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Ruolo: definizione da
dizionario Oxford
Role: an actor's part in a play, movie, etc. : Dietrich's role as a
wife in war-torn Paris.• the function assumed or part played
by a person or thing in a particular situation : she greeted us
all in her various roles of mother, friend, and daughter |
religion plays a vital role in society. ORIGIN early 17th cent.:
from obsolete French roule ‘roll,’ referring originally to the roll
of paper on which the actor's part was written.
Con più precisione, la parola deriva a sua volta dal latino
rotulus, che descrive per l’appunto il rotolo di carta su cui era
trascritta la parte di un attore nel teatro classico romano.
In inglese il termine to play indica sia recitare che giocare.
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Caratteristiche
I ruoli trascendono il singolo esecutore. Anche se a volte,
alcune personalità storiche particolarmente conosciute
possono a loro volta dare il nome ad un tipo di ruolo: fare il
don Giovanni, fare il Casanova, “your own personal Jesus”
(Depeche Mode, Personal Jesus)
Ciò implica l'intercambiabilità delle persone: uno stesso
ruolo può essere svolto sempre da più persone.
Nell’ambito di un particolare schema di riferimento, i ruoli
disciplinano le interazioni tra gli individui, segnalano il
contenuto delle rispettive attività, offrono le regole per
strutturare incontri e scontri.
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Matrice temporale
Una delle caratteristiche ricorrenti nel definire
un ruolo è quella di analizzare la sua matrice
temporale, ovvero l’insieme di routines,
scadenze, aspettative, ritmi connessi con la
messa in atto del ruolo.
Es.: pensate ai tempi tipici del ruolo di studente
universitario.
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I sistemi di ruolo
Un ruolo può essere inteso come il collocamento, il posizionamento di una
persona all’interno di un sistema di ruoli.
Come aveva già intuito Mead, i ruoli esistono quindi sempre almeno come
coppia o come sistema più articolato.
Tale sistema può prevedere ruoli differenziati in senso gerarchico (datore di
lavoro, lavoratori nella più semplice articolazione aziendale) o in senso
orizzontale (marito e moglie all’interno di una coppia di neosposi); o anche più
ruoli simili (gli amici in un gruppo dei pari).
Più spesso, tuttavia, all’interno di qualsiasi gruppo, organizzazione o
situazione, i ruoli tendono a svilupparsi come posizioni che presuppongono
differenze di status e di potere.
+
Ruoli e socializzazione
Come spiega Mead, i ruoli si apprendono attraverso il gioco che è
una palestra fondamentale di formazione dell’identità.
Nella fase della socializzazione primaria, Mead distingue due fasi del
gioco: il play o gioco solitario e il game o gioco organizzato.
Differenza fra play e game: nel play “il bambino assume una certa
parte, pur senza riuscire ad organizzarla in modo tale da
autorappresentarsi di fronte al soggetto che interpreta. Una volta
invece che il processo di organizzazione dell’io si sia rafforzato,
diviene possibile al fanciullo passare ad interpretazioni più
complesse, ad una sorta di sdoppiamento ad una certa
organizzazione della propria struttura: siamo così passati al gioco
inteso come game” (6).
+
Concezioni classiche del
ruolo
Il concetto di ruolo viene introdotto nelle scienze sociali da Ralph Linton
con il suo approccio alla antropologia sociale e viene quindi traghettato
in sociologia da Talcott Parsons all’interno della sua teoria sul sistema
sociale (1951) e sull’azione sociale (1937).
Il concetto funzionalista classico di ruolo, che è anche quello più diffuso
nell’opinione pubblica e nel senso comune, individua in esso un insieme
di aspettative sociali di comportamento e di atteggiamento, connesse
con il ricoprire una determinata posizione sociale.
Questa concezione eredita dal teatro l’accento sulla fissità del copione.
In effetti, i ruoli hanno una certa riconoscibilità e durata a livello sociale:
essi infatti regolano il comportamento e seppur sottoposti a mutamento
sociale, tendono a sopravvivere alle generazioni
+
Becker e Strauss: critica
al modello delle
aspettative
Inserendo il discorso sulle aspettative di ruolo,
all’interno della più ampia cornice delle carriere
individuali, Becker e Strauss (1956) dimostrano
come il modello delle aspettative sociali connesse ad
un ruolo sia inadeguato.
Le aspettative di ruolo dipendono e variano infatti
dalle gerarchie, dai valori, dalle prospettive, dalle
definizioni della situazioni individuali.
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Esempi
Lo stesso ruolo assume un valore ben diverso nelle aspettative di chi
ne ha giocato uno più importante rispetto a chi lo raggiunge per la
prima volta: per Federer perdere la finale di un Master Series o di un
torneo di Slam può essere un’alta delusione, ma potrebbe essere
una enorme soddisfazione per chi ci arriva per la prima volta in
carriera; o un ruolo importante per tutti potrebbe non esserlo per le
specifiche aspettative di un individuo (Tin Cup);
Un ruolo può avere aspettative divergenti fra compensi e prestigio e
può quindi essere accettato anche solo per le prospettive future di
carriera, a costo di adattarsi ad una bassa retribuzione ed a cattive
condizioni di lavoro (tirocinanti, stagisti, ricercatori, ecc.)
+
Altri motivi per cui un
ruolo non si può ridurre
alle aspettative
Le aspettative sociali rispetto ad un ruolo non sempre
sono del tutto chiare: es. un ricercatore deve curare di più
la ricerca, la didattica o la parte burocratico-politica del
proprio ruolo? Le richieste normative rispetto al
ricevimento studenti riguardano anche il rispondere alle emails?
Gli individui non sono mai così passivi da farsi
determinare del tutto dalle aspettative connesse al ruolo
La percezione individuale delle aspettative sociali è
sistematicamente soggetta a distorsioni.
+
Al polo opposto: il ruolo
come maschera
Per il primo Goffman il ruolo è una maschera che si indossa a
seconda della situazione: ogni situazione richiede quindi sia
un ruolo che una identità ad esso associata.
L’identità e il ruolo non sono quindi tanto prodotti individuali
ma elementi strutturali di tutte le situazioni.
Ad ogni ruolo si associano, nel modello goffmaniano, quindi
anche precise qualità teatrali.
Una visione del genere implica una scarsa identificazione
degli attori sociali nel ruolo giocato e un tendenziale
scetticismo nei confronti dell’intersoggettività.
+
Attività strumentale ed
attività espressiva
Ogni ruolo perciò contiene una parte legata alle attività strumentali,
legate cioè alla mera esecuzione delle azioni connesse al ruolo
stesso;
Ed una componente espressiva, legata a tutti gli aspetti secondari di
rappresentazione del ruolo, che si esprimono appunto nella attività
espressiva.
La stessa componente espressiva è quella su cui si basano sia
l’attività mimetica del play dei bambini (giocare ad es. a fare la
mamma con le bambole), che quella del mimetismo sociale.
L’attività di socializzazione si basa prima sulla imitazione delle
componenti espressive e poi sull’apprendimento delle competenze
sostanziali (es. Gran Torino, scena del barbiere 1.13.00)
+
Goffman: ruolo e
normatività
“Il ruolo consiste nell’attività che una persona svolgerebbe se agisse solamente in
funzione delle richieste normative rivolte a un individuo nella sua posizione. Il ruolo
in questo significato normativo va distinto dalla prestazione di ruolo o esecuzione
di ruolo, che è il comportamento effettivo di un particolare individuo quando è in
servizio nella sua posizione. (Di conseguenza, si occupa, si mantiene e si lascia una
posizione non un ruolo, perché un ruolo può solo essere eseguito: ma nessuno
studioso sembra restare fedele a queste sottigliezze e neppure io lo farò)”
(Goffman, 1961 2003, 101).
“nell’eseguire un ruolo, l’individuo deve far sì che le impressioni di se stesso che
vengono comunicate nella situazione siano compatibili con le qualità personali
appropriate al ruolo che gli sono attribuite nei fatti: si presume che un giudice sia
ponderato e non ubriaco; un pilota in cabina di pilotaggio non deve apparire
agitato; un contabile deve essere preciso e ordinato nel fare il suo lavoro. [..] Chi
entra in una posizione trova già quindi, virtualmente, un sé: egli non deve fare altro
che aderire alle pressioni che subirà e troverà un io bell’e fatto per lui” (Goffman,
1961 2003,103-104).
+
La visione interazionista
dei ruoli
Per l’interazionismo simbolico, secondo la prospettiva che
sposeremo in questo corso, ogni ruolo è il prodotto di una
condotta: attribuiamo un ruolo ad una persona, in base al
comportamento che manifesta.
Questa teoria accentua:
La dimensione performativa dei ruoli: ognuno è quello che recita di essere;
La necessità di una conferma continua dei ruoli: sei quello che sei, se ti
comporti coerentemente al tuo ruolo;
L’idea che nessun ruolo è del tutto ascritto o del tutto strutturato
+
Una attenzione alla messa
in atto del ruolo..
Role enactment:“La messa in atto (enactment) di un ruolo
include, fra gli altri segmenti del comportamento, grossolani
movimenti dello scheletro, la performance di gesti motori e
verbali, la postura e l’andatura, gli stili del parlato ed un certo
accento, il vestire secondo certe forme di abbigliamento e di
costume, l’uso di oggetti materiali, l’indossare emblemi o
decorazioni inclusi i tatuaggi, ecc. In breve, la messa in atto di
un ruolo abbraccia quello che può essere chiamato il
processo di role-taking. Questi meccanismi possono essere
sintetizzati tramite i seguenti concetti: numero di ruolo,
coinvolgimento organico, accessibilità e rapportabilità”
(Sarbin, 1966, 194).
+
Ogni messa in atto di un
ruolo prevede un certo
coinvolgimento
“Ogni ruolo può essere messe in atto con
variabili livelli di coinvolgimento organico.
Questo va considerato essenzialmente come
una dimensione dell’intensità, l’intensità del
coinvolgimento si manifesta in un certo numero
di sistemi organici coinvolti” (Sarbin, 1966, 196)
Esempi: consumatore al supermercato, un
fedele ad una celebrazione, due innamorati che
si baciano.
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Esempi: il ruolo di
omosessuale
“Si propone di considerare l’omosessuale come colui che gioca un ruolo
sociale piuttosto che colui che ha una condizione. Il ruolo di “omosessuale”,
comunque, non descrive semplicemente un modello di comportamento
sessuale. [..] Nelle società moderne, ove un ruolo separato di omosessuale
viene riconosciuto, dalle parti sia di chi gioca il ruolo che degli altri è che un
omosessuale sia esclusivamente o prevalentemente tale si nei sentimenti che
nel comportamento. In aggiunta a ciò, ci sono delle aspettative altre che
frequentemente esistono, specialmente da parte dei non-omosessuali, ma che
influenzano la concezione del sé di tutti coloro che si sentono omosessuali.
Sono aspettative riguardanti il fatto che egli sia effeminato nelle maniere, nelle
personalità o nelle attività sessuali preferite, l’aspettativa che la sessualità
giochi un ruolo di un certo rilievo nelle relazioni con altri uomini, e
l’aspettativa che egli sia attratto da ragazzi e giovani e che egli senta il
desiderio di sedurli” (McIntosh 1968 1996, 36).
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Role set e ruoli primari
Ralph H. Turner e Howard S. Becker indicano i ruoli primari come
organizzazioni o meglio modelli di ruolo che contano più delle riorganizzazioni individuali. Ad es. l’identità di genere, l’identità
deviante o l’identità etnica, possono essere la base su cui si
riorganizzano i ruoli lavorativi, educativi, relazionali.
Il concetto di role set introdotto da Merton (1957; 1949 1974) indica
tutto l’insieme di ruoli che un individuo ricopre.
In ogni situazione non viene giocato un unico ruolo ma una parte di
ruoli del role set, coordinati a partire dal ruolo prevalente in base alla
situazione stessa. Es: esame universitario.
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Tipi di ruolo: ascritti e
acquisiti
La divisione classica è quella fra ruoli ascritti, ovvero quell’insieme
di ruoli che vengono ereditati sin dalla nascita e che vengono
collegati ad una posizione sociale o ad uno status che in quanto tale
viene ritenuto immutabile e ruoli acquisiti nei quali rientrano tutti
quei tipi di ruolo che vengono ottenuti dall’individuo a partire dalle
proprie capacità.
La teoria viene introdotta da Linton che spiega il passaggio dalle
società pre-moderne alle società moderne, come passaggio dagli
status prevalentemente ascritti a status prevalentemente acquisiti.
Questo concetto viene esteso da Bauman in riferimento alle società
postmoderne ove si afferma che le comunità di appartenenza
vengano progressivamente sostituite dalle comunità di destino.
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Ruoli ascritti
Per quanto ascritto nessun ruolo è un destino
completo:
per ogni ruolo esistono differenze individuali
nell’interpretazione e nella messa in atto;
ogni ruolo, seppur ascritto, implica una forma di
apprendimento, persuasione e conformismo (Crespi, 1994);
Ogni ruolo ascritto può essere performativamente presentato
agli altri in forma idealizzata, parodica, mimetica: classe,
genere, età, appartenenza etnica, ruoli familiari.
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Ruoli interattivi o
interazionali
Il processo di role taking non è un processo che si riferisce a dei ruoli immaginari,
ma al ruolo interattivo, cioè al ruolo che l’alter intende rivestire nell’interazione
particolare.
I ruoli interazionali entrano in rapporti particolari con i ruoli strutturati:
Ogni ruolo anche strutturato viene ritrasformato nel suo prodotto interazionale:
fare il padre in una interazione piuttosto che in un’altra differisce
profondamente;
Esistono ruoli interattivi che sono il prodotto della interazione fra ruoli
strutturati: ad es. in una famiglia in cui i coniugi litigano o si separano il figlio
maggiore assume, tipicamente ma non necessariamente, il ruolo di mediatore;
Ruoli interattivi che contraddicono quelli strutturati: il figlio che fa da padre ai
propri genitori…
E infine ruoli propriamente interattivi: il moderatore, il discussant, il conduttore,
l’interrogato, ecc.
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Ruoli interattivi: Goffman
“Un ruolo situato è quindi un fascio di attività eseguite in
maniera visibile davanti a un gruppo di altre persone e
mescolate in modo visibile all’attività svolta da queste altre
persone. Si può aggiungere che questo tipo di ruoli differisce
dai ruoli in generale, non solo perché si realizzano e sono
racchiusi in una situazione sociale faccia a faccia, ma anche
perché la struttura di cui fanno parte è rappresentata più o
meno da un sistema concreto auto equilibrato. La parte che
gioca un individuo in un circuito situato di attività esprime
inevitabilmente qualcosa sul suo conto, qualcosa in base a
cui egli si forma un’immagine di se stesso, così come gli altri
si formano un’immagine di lui.” (Goffman, 1961 2003,112).
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Come scegliamo un ruolo
piuttosto che un altro in
una situazione?
Il role set, a partire dalle teorie di Turner e di McCall e Simmons, può
essere visto come un caleidoscopio: l’individuo ha a propria
disposizione più ruoli dai quali sceglie quale presentare in ogni
determinata situazione.
Questa scelta avviene in base a tre criteri:
- la preminenza: qual è più rilevante;
- la salienza: qual è più conveniente;
- il grado di compartimentazione\coesione dei diversi ruoli: quale
ruolo posso e quale non posso mostrare nella situazione.
+
Focus di ruolo
All’interno di una interazione fra due persone, è la capacità
che ha una persona di spostare il focus dell’interazione da un
tipo di ruolo ad un altro, che caratterizza e mette in comune i
due o più partecipanti.
Es. tratto da Farsi passare per italiani: spostare una
interazione da italiano/albanese e intervistato/intervistatore a
tifoso/tifoso di calcio oppure a uomo/uomo o ad
immigrato/immigrato. Lo spostamento del focus di ruolo può
avere, come negli esempi precedentemente citati, l’effetto di
porre in una condizione di eguaglianza due interlocutori che
rispetto ad altre gerarchie di ruolo sarebbero in condizione di
disuguaglianza.
+
Role taking (assunzione
del ruolo altrui)
Il processo di role taking non è un processo che si
riferisce a dei ruoli immaginari, ma al ruolo
interattivo, cioè al ruolo che l’alter intende rivestire
nell’interazione particolare.
Esso tuttavia si basa sulle forme prescrittive di ruolo:
una persona viene riconosciuta come portatrice di
un ruolo in base alle visioni stereotipiche che del
ruolo esistono nel senso comune.
+
Assunzione del ruolo altrui
Avviene per tentativi.
Ciò che viene assunto non è un comportamento preciso di
reazione ad un gesto, ma un range di comportamenti
possibili.
L’assunzione del ruolo altrui, tende a basarsi più spesso su
elementi indiziari della identità ed è quindi fortemente
influenzabile dalle apparenze e dal comportamento
manifesto.
Esistono due diversi tipi di assunzione del ruolo altrui,
temporalmente variabili: l’assunzione basata su di una
singola azione e l’assunzione basata su di un corso di azione.
+
Role taking at first glance
 Un etnometodologo, Aaron Cicourel (1972), spiega la
differenza fra fotografia e role taking at first glance,
sottolineando questi punti:
 Durante una fotografia siamo coscienti di essere ripresi,
mentre non sempre ne siamo consapevoli in una
interazione;
 Una posa fotografica è una selezione concordata di attimi,
mentre nell’interazione il role taking non ha coordinate
precise;
 Una posa fotografica è stabile e definita, mentre un role
taking può essere complesso, contraddittorio, ambiguo.
 Nelle interazioni, lo scopo dell’incontro non è sempre
chiaramente focalizzato, a differenza della fotografia.
+
Altri contributi sul role-taking:
Striker (1962) e Jones e Davis
(1965)
Secondo Striker, in ogni situazione in cui un soggetto entra:
le attività sociali sono organizzate in strutture di ruoli
per entrare in una attività sociale, l’individuo deve assumere i ruoli degli altri
implicati con lui in quella attività
Una parte consistente del ruolo altrui la si desume a partire dagli atteggiamenti
l’abilità di assumere il ruolo degli altri è una abilità predicata nell’universo
comune del discorso.
Jones e Davis (1965) analizzando una serie di ricerche pubblicate sul tema,
sostengono che l’assunzione del ruolo altrui si basi essenzialmente sulla
comprensione di intenzioni e motivazioni, e su atteggiamenti interni ed esterni
al ruolo.
+
Fra cultura e competenze
personali
Il processo di role taking include sempre una
dimensione oggettiva, reificata, a partire dalla
quale, secondo le conoscenze del senso comune
è “automatico” riconoscere il ruolo dell’altra
persona…
Ed una componente soggettiva che è legata a
competenze individuali che si sviluppano nel
tempo, a partire dalle pratiche nelle quali si è
coinvolti.
+
Identificazione
Le identificazioni non sono mai processi attraverso cui si comprende
in maniera totale l’identità dell’altro, quanto piuttosto delle
operazioni cognitive attraverso le quali collochiamo gli altri rispetto
all’interazione nella quale ci troviamo.
Ogni identificazione è un processo per tentativi, che si lega a
capacità e competenze particolari, ma che comunque non dà alcuna
certezza sull’alter a chi identifica.
Per interagire è tuttavia sufficiente sviluppare un accordo operativo:
in questa situazione mi posso aspettare che il tuo ruolo sia…
Tutte le parti dell’identità eccedenti tali aspettative sono da
considerarsi superflue rispetto ai ruoli interattivi
+
Ruolo- persona
Un tipo particolare di identificazione è quella che si fa in forma autoriflessiva identificandosi in un ruolo ed estendendone gli effetti
anche alle situazioni in cui si rivestono ruoli diversi: ad es. il
professore anarchico de L’onda.
Questo processo si basa sulle stesse logiche, che esprimono la
comprensione dell’altro, applicate all’inverso:“E’ un paradosso
dell’interazione sociale il fatto che, perché un individuo possa
comprendere, predire e controllare il comportamento altrui (tranne
che nei casi di imposizione della forza), egli stesso debba essere
ragionevolmente a loro comprensibile e prevedibile. Il modo più
semplice per rendersi comprensibile agli altri è essere la persona
che loro hanno costruito derivandola dal tuo ruolo” (Turner R.H.,
1978: 13, trad. mia).
+
Ruolo-persona e tempo
La fusione fra ruolo e persona è una fusione fra
un tipo di identificazione situata ed un tipo di
identificazione diffusa, ed è quindi, in tal senso,
una estensione spazio-temporale di un ruolo da
un contesto delimitato (quello dell’aula del
Senato, ad esempio) a tutti i contesti di
interazione della persona (un Senatore è un
Senatore in tutti i contesti, compresi quindi
anche quelli della vita privata).
+
Riconoscibilità
Perché un ruolo-persona sia riconoscibile è necessario
che esso:
mantenga un certo grado di coerenza nella situazione singola e nel tempo;
Sia visibile, ossia che l’individuo esprima in una maniera chiaramente
percepibile per gli altri che si è portatori di un determinato ruolo: in tale
casistica rientrano ad esempio quei comportamenti espressivi del ruolo di
cui parla Goffman, quali ad esempio la mimica facciale e la gestualità legati
alla professione di arbitro o a quella di poliziotto.
sia collocabile in una scala o gerarchia sociale: l’espressività collegata ai
diversi ruoli è infatti giocata soprattutto come artificio per farsi collocare e
perciò farsi riconoscere un determinato status.
+
Ruolo-persona
Ralph H. Turner individua delle condizioni perché un individuo venga
identificato più facilmente con un proprio ruolo dagli altri:
L’allocazione dei ruoli agli attori sia rigida. I ruoli famigliari ad esempio,
tendono ad essere accettati come comparti stabili delle identità individuali.
Il setting nel quale un ruolo viene presentato sia ampio . Ci sono ruoli come
l’appartenenza a un club che sono giocati in un setting estremamente
piccolo; altri come l’età, il sesso, o anche la nazionalità che vengono
presentati in contesti più ampi, sono perciò più visibili e vengono perciò più
spesso accettati come indicatori della persona;
Un ruolo sia rappresentativo ed esterno, rispetto all’intero sistema di ruoli .
Ossia è più frequente che una persona venga associata al ruolo che sta
giocando, se a questo ruolo si associa una certa visibilità pubblica;
Gli indizi di ruolo siano cospicui e largamente riconoscibili. Fra quelli che
Turner chiama cospicui segni di ruolo ci sono “ le uniformi, gli accessori, lo
stile dei capelli, quello dei vestiti e modelli distintivi di parlare”(ibidem, 10).
Sono segni che richiamano il concetto di facciata, si associa la credibilità e
l’enfasi della allocazione di ruolo, riducendo l’ambiguità della
rappresentazione
+
Ruolo-persona
Le valutazioni riferite al ruolo siano polarizzate. In sostanza, i ruoli molto
positivi e quelli molto negativi attraggono più attenzione dei ruoli neutri e
siano più facilmente riconoscibili.
I legami fra appartenenza al circolo sociale e identificazione di ruolo siano
forti. Ad esempio il caso dei seguaci di un leader, che tendono ad
identificare la persona che riveste il ruolo di leader con la leadership stessa.
Il ruolo degli obiettivi e la natura del gruppo in cui si colloca sia
esemplificativo. Si tratta di quelli che Turner chiama ruoli esemplari, perché
esemplificano, in qualche modo, il successo, i valori e la natura delle
organizzazioni.
Il ruolo in un contesto determini i ruoli e le performance dell’individuo in altri
contesti. È ad esempio il caso di alcuni ruoli primari, quali ad esempio il
genere, che, in situazioni di discriminazione, determinano alcuni altri ruoli,
quali ad esempio quelli occupazionali.
L’allocazione di un ruolo in una organizzazione precluda l’eleggibilità o
restringa le performance dell’individuo in altri setting.
+
A che serve associare un
ruolo alla propria
persona?
Turner individua quattro funzioni della fusione selettiva fra
ruolo e persona:
creare una base per la comprensione, la predizione e il controllo degli altri,
a partire dai propri atteggiamenti e comportamenti;
economizzare gli sforzi, quando si giocano più ruoli; ad esempio,
relegando i ruoli a sé poco favorevoli, in situazioni di rilevanza marginale;
creare una identità, che trascenda le situazioni e i diversi ruoli connessi, e
che quindi giustifichi incongruenze puntuali, determinate da singole
situazioni;
massimizzare i benefici delle interazioni più favorevoli;
permettere all’individuo di ottenere ricompense adeguate rispetto
all’investimento nel ruolo.
+
Esempio
Agendo sulla propria facciata, ed indossando ad
esempio un cappotto ed un completo elegante, e
agendo ancora sul proprio portamento, un
cliente di una agenzia immobiliare che mira ad
acquistare un immobile, intende infatti –
dimostrando affidabilità – farsi collocare
all’interno della scala dei possibili acquirenti,
nella posizione di acquirente preferibile (Turner,
1990, 87).
+
Frequentare le persone
giuste…
Un modo per migliorare la propria identificazione con il
ruolo-persona è quello di compiere le giuste scelte nei
termini delle persone da frequentare:
Scegliere persone che tendono a confermare ed auto-legitimare le nostre
scelte;
Selezionare adeguatamente i segnali che gli altri ci lanciano;
Razionalizzare anche gli insuccessi: “Qualsiasi sia la posizione ricoperta
da una persona nella società, essa preserverà sé stessa attraverso cecità,
mezze verità, illusioni e razionalizzazioni. Egli farà quindi un
“aggiustamento” convincendo se stesso, con il supporto di tatto della sua
cerchia sociale, che egli è ciò che vuole essere e che per ottenere ciò che
vuole non dovrà fare ciò che hanno fatto gli altri” (Merton, 1957, 421)
+
Dal role-taking al rolemaking
Poiché per ogni situazione esiste una cornice non troppo
vincolante, secondo Ralph H. Turner, si può pensare ad un
superamento del role-taking basato sul role-making.
Questo processo si verifica poiché “1) siamo sempre di fronte
a un debole framework culturale all’interno del quale
debbono creare dei ruoli per poter interagire (play); 2) che
assumano che gli altri stiano interpretando un ruolo,
sforzandosi di capire quale sia il ruolo sottostante alle azioni
della persona che hanno davanti; 3) che cerchino di crearsi
un proprio ruolo, attraverso l’emissione di segnali all’Altro,
che così facendo lo riconosce come portatore di un
particolare ruolo” (Turner J. 1992, p. 427).
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Tensioni di ruolo
Sono quelle che si verificano allorché due o più ruoli
presenti nel proprio role set vengono a confliggere in
termini di aspettative, di comportamenti, di
orientamenti di valore, di sistemi di rilevanza.
Le tensioni di ruolo possono anche essere
interpersonali quando cioè si verificano
sovrapposizioni di ruolo: più persone o attori
collettivi o enti si sentono legittimati a fare qualcosa,
a prendere delle decisioni, a controllare delle
risorse.
+
L’interazione fra ruoli
A parte i casi di sovrapposizione, più ricorrenti sono i casi di:
Complementarietà di ruolo: ognuno fa qualcosa e gioca un ruolo
complementare a quello degli altri;
Negoziazione di ruolo: specie all’interno di una relazione, quando la divisione
fra i ruoli non viene considerata come assoluta e definitiva, avvengono soventi
negoziazioni ed a volte conflitti, rispetto alla attribuzione di ruolo;
Contrarietà di ruolo: rispetto ai ruoli connessi alle appartenenze collettive è
fondamentale individuare un contro-ruolo che funga allo stesso momento da
“nemico comune” e da “punto di riferimento in negativo” rispetto alla propria
identità
Segmentazione di ruolo: si giocano ruoli contrastanti rivolgendosi ad audience
che non vengono tra di loro in contatto.
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Il counter-role
Becker studia i musicisti di jazz delle dance-hall e individua
come necessaria, nella loro costruzione identitaria, la
definizione di altri oppositivi (lettura):
“Il sistema di opinioni riguardanti i musicisti e il pubblico è
riassunto in una parola usata dai musicisti per riferirsi ad
outsiders: square. Questo termine è usato sia come
sostantivo che come aggettivo, per indicare tanto un tipo di
persona o di oggetto quanto una qualità di comportamento. Si
riferisce al tipo di persona che è l’opposto di tutto ciò che è, o
dovrebbe essere, il musicista; si riferisce inoltre a un modo di
pensare, di sentire e di comportarsi…all’opposto di quello
apprezzato dai musicisti” (Becker 1963 1987, 95).
+
Segmentazione dei
pubblici
La segmentazione delle sfere interattive è una
conseguenza della pluralizzazione dell’esperienza tipica
della postmodernità.
Essa si realizza essenzialmente su due piani: come
segmentazioni delle cerchie sociali e come segmentazioni
delle regionalizzazioni, ossia divisione spazio-temporali
fra i contesti in cui si ricoprono ruoli diversi.
La segmentazione è necessaria specie per quei ruoli
pubblici che implicano un certo grado di commitment,
ovvero coinvolgimento in termini di controllo sociale
+
Quando la segmentazione
riesce…
La segmentazione di ruolo può essere così forte che chi assiste ad
una sola manifestazione di identità segmentata (quella di marito) ben
rappresentata, può stentare a credere o persino non riconoscere la
realtà di altre identità segmentate espresse in altri contesti (quella di
assassino). Di ciò un esempio molto calzante è l’intervista a Maria
Concetta Ferrante, moglie dell’imputato delle stragi di Capaci e poi
collaboratore di giustizia Giovanbattista Ferrante, riportata in uno
studio di Alessandra Dino:
“Io non ho provato niente. Perché io a mio marito non l’ho conosciuto come killer. L’ho
conosciuto come una persona buona, dolce [..] Oggi mio marito ha confessato. Io… le
sembrerà strano, io non lo guardo come killer. Lo guardo sempre come la persona che
ho avuto, per tanti anni, accanto” (Dino 2002, 498).
+
Commitment: Becker
“Parlando di commitment, mi riferisco al processo mediante il
quale certi tipi di interessi vengono invertiti nell’adottare
determinate linee di comportamento a cui sembrano
formalmente estranei. A seguito di azioni compiute nel
passato o per effetto di varie routines istituzionali, l’individuo
si rende conto di dover aderire a certe linee di
comportamento, perché molte altre attività, diverse da quella
nella quale è impegnato nell’immediato, verranno
compromesse se così non farà. [..] In realtà, la normale
evoluzione di una persona nella nostra società (e
probabilmente in qualsiasi società) può essere vista come un
progressivo aumento di commitments verso norme e
istituzioni convenzionali” (Becker 1963 1987, 44).
+
Commitment: Goffman
“Un individuo si trova impegnato in qualcosa quando,
per il carattere fisso e interdipendente di molte
sistemazioni istituzionali, il suo fare o essere questo
qualcosa
condiziona
irrevocabilmente
altre
possibilità importanti della sua vita, costringendolo a
scegliere linee d’azione, inducendo altre persone a
intensificare la loro attività in funzione del suo
persistere nelle sue iniziative correnti, e rendendolo
vulnerabile alle conseguenze impreviste di queste
iniziative” (Goffman, 1961 2003,104).
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SOC-COM5_Identita_e_ruolo - Lettere e Filosofia