Sociologia economica
AA 2011-2012
parte prima
PARADIGMA DELL’ECONOMIA:
• Azione economica
• ALLOCAZIONE RAZIONALE DI
RISORSE SCARSE
• PERSEGUIMENTO RAZIONALE DI
FINI
INDIVIDUALI (ATOMISMO)
• MOTIVAZIONI UTILITARISTICHE
• PREFERENZE DATE
• Regole
• MERCATI DI TIPO CONCORRENZIALE
• MOLTI VENDITORI E COMPRATORI
• MOBILITA’ DEI FATTORI
• PIENA INFORMAZIONE CIRCA LE
OPPORTUNITA’ OFFERTE DAL
MERCATO
• LO STATO IN FUNZIONE SOLO DI
TUTELA DEI CONTRATTI E
DELL’ORDINE
• Metodo
• DEDUTTIVO-ANALITICO
• * SI VALUTANO LE CONSEGUENZE
DELL’AZIONE DEGLI ATTORI
SOCIALI, PRESUPPONENDO
PREFERENZE DATE E REGOLE DI
TIPO CONCORRENZIALE
• * SI MIRA A COSTRUIRE AMPIE
GENERALIZZAZIONI
RITENENDOLE APPLICABILI A
CONTESTI GEOGRAFICAMENTE E
STORICAMENTE DIVERSI
Paradigma della Sociologia
• Azione economica
• ATTIVITA’ VOLTA ALLA RICERCA DI
MEZZI DI SUSSISTENZA
• MOTIVAZIONI UTILITARISTICHE E
NON UTILITARISTICHE
• L’AZIONE ECONOMICA E’ SEMPRE
AZIONE SOCIALE INFLUENZATA
DALLE ISTITUZIONI
REGOLE
• L’AZIONE ECONOMICA RISPONDE AD
UNA PLURALITA’ DI PRINCIPI E FORME
DI REGOLAZIONE:
- MERCATO
- ISTITUZIONI SOCIALI FONDATE SU
OBBLIGAZIONI SOCIALI E SENSO DI
APPARTENENZA (RECIPROCITA’)
- ISTITUZIONI POLITICHE BASATE SU
SANZIONI DI TIPO AUTORITAIVO
(REDISTRIBUZIONE)
METODO DI INDAGINE
• METODO INDUTTIVO:
* INDAGINI STORICO-EMPIRICHE E
COMPARATIVE
* GENERALIZZAZIONI LIMITATE
NELLO SPAZIO E NEL TEMPO
IL MERCATO: L’APPROCCIO
ECONOMICO
- IL MERCATO SI AFFERMA GRAZIE
ALLA SUA EFFICIENZA (CAPACITA’
DI UTILIZZARE AL MEGLIO I
FATTORI DI PRODUZIONE E DI
SODDISFARE I BISOGNI DEGLI
INDIVIDUI).
- L’EFFICIENZA PRODUCE
LEGITTIMAZIONE
Ma :
• Carenza di trasparenza
• Scarsa affidabilità
• tendenze a limitare la concorrenza
• disuguaglianze
• limiti alla libertà di competere
• scarsa propensione alla produzione di
beni pubblici
• da qui la tendenza alla:
– limitazione all’efficienza
– carenza di legittimazione
Quindi:
– Il mercato con il suo funzionamento crea
le condizioni per la sua legittimazione ma
anche per la sua delegittimazione
IL MERCATO COME COSTRUZIONE
SOCIALE
* La legittimazione è requisito essenziale
per l’affermarsi del mercato. Essa
scaturisce da:
• misure politiche che favoriscono
l’accumulazione del capitale e la sua
circolazione
• culture che alimentano e legittimano
l’orientamento alla competizione e al
profitto
La legittimazione del mercato
• Il mercato va legittimato con vincoli che lo
•
•
•
•
condizionano favorevolmente
politiche che generano fiducia con rapporti
interpersonali (istituzioni comunitarie)
politiche che generano fiducia in modo
impersonale (stato)
Con misure di riequilibrio
Con
politiche
che
alimentano
l’imprenditorialità e l’efficienza
IL CONSUMO
• TEORIA NEO-CLASSICA
• SODDISFAZIONE DEI BISOGNI ORDINATA
•
SECONDO UNA GERARCHIA BASATA SU
PREFERENZE DATE:
IL CONSUMATORE BEN INFORMATO E
RAZIONALE COMPRERA’ FINCHE’ IL
PREZZO NON EGUAGLIA LA SUA LA SUA
UTILITA’ MARGINALE
• APPROCCIO SOCIOLOGICO
• FA RIFERIMENTO AI CARATTERI
CONCRETI CHE VIENE AD ASSUMERE
IL
COMPORTAMENTO
DEI
CONSUMATORI
• SCARSA
TRASPARENZA
DEL
MERCATO/
INFORMAZIONE
PILOTATA DALLA PUBBLICITA’
• FATTORI
SOCIO-CULTURALI
INFLUENZANO LE PREFERENZE E IL
MODO DI PERSEGUIRLE
• I BENI NON HANNO UTILITA’ PER I
SINGOLI
SOGGETTI
MA
SONO
DESIDERATI
E
CONSUMATI
A
SECONDA
DEL
LORO
VALORE
SIMBOLICO (SIMMEL).
• ATTRAVERSO IL CONSUMO DI BENI
GLI INDIVIDUI SODDISFANO IN
REALTA’ ILORO BISOGNI DI:
APPARTENENZA
DISTINZIONE
• EROSIONE
DELLE
ISTITUZIONI
TRADIZIONALI DI APPARTENENZA
CHE FORNIVANO IDENTITA’ AI
SINGOLI
E
SERVIVANO
AD
INTEGRARLI NELLA SOCIETA’
• IL
POSTO
DEGLI
INDIVIDUI
DIVENTA PIU’ INCERTO, MENO
LEGATO
A
FORME
DI
RICONOSCIMENTO CONSOLIDATE
• IL CONSUMO DIVENTA UN MODO PER
FARSI RICONOSCERE, PER ACQUISIRE
IDENTITA’ E PRESTIGIO
• WEBER: STILE DI CONSUMO COME
INDICATORE DI STATUS
• VEBLEN: CONSUMO VISTOSO COME
COMPETIZIONE PER LO STAUS SOCIALE
• I BENI VISTOSI SONO DESIDERATI PER LA
LORO CAPACITA’ DI COMPETIZIONE E
CIO’ GENERA SPRECO DI RISORSE
PRODUTTIVE
Dopo Smith
• Da una parte, l’analisi economica si
consolida, dando luogo alla svolta
economicista
• Dall’altra, una valutazione più pessimistica
sulla possibilità di crescita della ricchezza e
di diffusione del benessere si contrappone
all’ottimismo di Smith (la scienza triste:
Malthus e Ricardo)
• Contro tali tendenze si dirigeranno le
critiche dello storicismo tedesco e del
marxismo, tese a contrastare il tentativo di
separare radicalmente economia e società,
un
orientamento
che
prevale
nell’economia neoclassica
Nell’ambito del pensiero economico si può
individuare un filone istituzionalista (che
guarda alla influenza di norme e valori sul
comportamento umano) che va da Adamo Smith
a Marshall (1842-1924)
Marshall infatti:
• Intende studiare equilibri parziali e non
l’equilibrio economico generale
• Si interroga sull’emergere dei bisogni sociali
considerandoli effetto e causa delle attività
economiche
• Lega la dinamica della domanda, dell’offerta di
lavoro e degli investimenti al diffondersi di
culture che li sostengano
Modo di pensare sociologico
XVIII-XIX secolo
• Il comportamento individuale e le strutture
stabili a cui esso dà luogo non sono spiegabili
con riferimenti religiosi o politici, né con
automatismi economici, ma con riferimenti
sociali, cioè con norme di comportamento che
derivano dall’azione umana, ma che a loro volta
tendono ad influenzarla.
Spencer e Comte
• La sociologia come disciplina che
intende studiare l’agire sociale
applicando il metodo delle scienze
naturali
• Doppia tendenza:
• Studio empirico della società
• Pretesa di individuare leggi generali di
spiegazione dell’agire sociale
• L’azione sociale è influenzata dalle
esigenze funzionali della società
(principio di sopravvivenza del più
adatto)
• La società viene paragonata ad
un organismo costituito da parti
interdipendenti
Lo storicismo tedesco
• Necessità di studiare empiricamente i
fenomeni sociali
• Influenza dell’idealismo nell’ipotizzare il
ruolo dei valori dello spirito nella
spiegazione dell’evoluzione storica
Karl Marx (1818-1883)
Matrici del pensiero marxiano:
Economia classica (funzionamento del
mercato, teoria del valore lavoro)
Storicismo (storicizzazione dell’analisi dei
fenomeni economici)
Idealismo (la storia è un continuo divenire
per fasi diverse)
Formulare una teoria generale dello
sviluppo storico che possa fondare
scientificamente l’azione politica
Ribalta la concezione dell’idealismo dei
rapporti tra aspetti culturali ed economici: il
vero motore dello sviluppo è l’economia
In polemica con l’economia classica sostiene
che il capitalismo è un modo di produzione
che si afferma in una determinata fase storica
e ha in sé contraddizioni tali per cui è
destinata a non durare.
Visione non armonica, ma dialettica. (Smith:
capitalismo = ricchezza sociale, cooperazione
e integrazione. Ricardo e Malthus: vincoli
naturali, crescita della popolazione e scarsa
disponibilità di terra, tengono la classe operaia
a livello di sussistenza). L’economia classica
non considerava che il capitalismo si sviluppa
in un contesto istituzionale caratterizzato
dall’appropriazione privata dei mezzi di
produzione e dal lavoro salariato che prima
non esistevano e quindi non necessariamente
esisteranno in futuro
Per Marx non è possibile studiare
l’economia senza studiare le istituzioni che
la regolano, poiché la produzione è
sempre un processo sociale e non solo
economico.
I
rapporti
sociali
di
produzione
costituiscono l’elemento essenziale da cui
partire per indagare ogni forma di società.
Essi fondano le divisioni in classi, vale a
dire il modo con cui le diverse classi
partecipano alla produzione
• I rapporti di proprietà sono la forma
giuridica dei rapporti di produzione. La
distribuzione del prodotto e quindi le
disuguaglianze sociali sono condizionate
dalla posizione di classe
La società non è mai statica, ma è una
successione di modi di produzione diversi.
Il motore del cambiamento è dato dalla
contraddizione tra forze produttive e
rapporti sociali di produzione.
Ogni modo di produzione porta in sé i germi
del cambiamento perché genera conflitti,
disuguaglianze: “la storia è storia di lotte
di classe”
Tali lotte non sono il frutto di idee (come
nello schema hegeliano)ma scaturiscono
dal processo materiale di produzione.
Il capitalismo è spinto in avanti da
un’accanita concorrenza fra imprese che
favorisce un processo accelerato di
miglioramento delle basi della produttività
attraverso l’applicazione di una tecnologia
superiore ai mezzi di produzione. Questo
processo è anche un mezzo per sfruttare
più a fondo la classe operaia mediante una
maggiore accumulazione di plusvalore
Teoria del valore-lavoro
Il lavoro è una merce particolare. Nel
momento in cui è utilizzata crea un valore
aggiuntivo rispetto a quello necessario ad
acquistarla. Il tempo di lavoro è più alto di
quello necessario per produrre un lavoro
corrispondente.
- Il capitale variabile (i salari anticipati) crea
plusvalore
- Il capitale costante (impianti e materie
prime) non creano plusvalore
Contraddizioni del capitalismo
Demone della concorrenza
Concentrazione del capitale
Sovrapproduzione
Caduta tendenziale del saggio di profitto
 crisi cicliche
Aumento dello sfruttamento
Alienazione (separazione dal frutto del
lavoro ma anche riduzione ad appendice
della macchina)
Contraddizione principale
Contraddizione tra una produzione sempre
più sociale e un’appropriazione privata
La consapevolezza dello sfruttamento
porterà alla radicalizzazione del conflitto
(anche condivisione delle condizioni
materiali di vita e di lavoro)
Il conflitto di classe
Classe in sé e classe per sé (ruolo delle
avanguardie)
Agire collettivo diverso dall’ agire
individuale
L’essere sociale fa la coscienza, ma questa
non scaturisce meccanicamente dalla
divisione in classi
• Il capitalismo genera una polarizzazione
crescente tra classi, un conflitto crescente,
quindi il superamento delle vecchie forme
di organizzazione economica.
Rapporto tra economia e società
Due concetti chiave
1) Forze produttive/rapporti sociali di
produzione
- Forze produttive: macchine, lavoro,
conoscenze tecniche
- Rapporti sociali di produzione: diritti di
proprietà, autorità, rapporti di classe
struttura
2) struttura/sovrastruttura
- sovrastruttura: istituzioni giuridiche,
politiche, culturali
La struttura condiziona la
sovrastruttura
Il motore del cambiamento sociale è
dato dalla contraddizione tra forze
produttive e rapporti sociali di produzione
Formazione economico sociale
• E' il complesso dei modi e dei rapporti di
produzione, delle corrispondenti forme
giuridiche e politiche, delle ideologie e
degli aspetti culturali in genere che
contraddistinguono una società nel suo
insieme e nel suo movimento.
• Es. feudalesimo, capitalismo
La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di
lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della
gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e
oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero
una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è
finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o
con la comune rovina delle classi in lotta. Nelle epoche passate della
storia troviamo quasi dappertutto una completa articolazione della
società in differenti ordini, una molteplice graduazione delle
posizioni sociali. In Roma antica abbiamo patrizi, cavalieri, plebei,
schiavi; nel medioevo signori feudali, vassalli, membri delle
corporazioni, garzoni servi della gleba e, per di più, anche
particolari graduazioni in quasi ognuna di queste classi [...] La
società civile moderna, sorta dal tramonto della società feudale, non
ha eliminato gli antagonismi fra le classi. Essa ha soltanto sostituito
alle antiche, nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove
forme di lotta. »
«Il capitalismo ha lacerato spietatamente tutti i variopinti
vincoli feudali che legavano l'uomo al suo superiore naturale, e
non ha lasciato fra uomo e uomo altro vincolo che il nudo
interesse, il freddo pagamento in contanti. Ha affogato
nell'acqua gelida del calcolo egoistico i sacri brividi
dell'esaltazione devota, dell'entusiasmo cavalleresco, della
malinconia filistea. Ha disciolto la dignità personale nel valore
di scambio e al posto delle innumerevoli libertà patentate e
onestamente conquistate, ha messo, unica, la libertà di
commercio priva di scrupoli...ha messo lo sfruttamento aperto,
spudorato, diretto e arido al posto dello sfruttamento
mascherato d'illusioni religiose e politiche [...] ha spogliato
della loro aureola tutte le attività che fino allora erano venerate
e considerate con pio timore. Ha tramutato il medico, il
giurista, il prete, il poeta, l'uomo della scienza, in salariati ai
suoi stipendi»
• « The philosophers have only interpreted
the world in various ways. The point,
however, is to change it. »
• Epitaffio nella tomba di Marx dalle Tesi su
Feurbach
Critiche al pensiero marxiano
Plusvalore
Ruolo della tecnologia
Ruolo dello stato
Teoria della famiglia
Polarizzazione tra classi
Evoluzionismo
Compresenza tra formazioni economicosociali diverse
La sociologia
• Con Sombart e Weber acquista un suo statuto
•
•
teorico e metodologico
L’uomo è un essere libero e consapevole che
forgia le istituzioni sociali e le modifica . Queste,
quindi, non sono analizzabili come leggi generali
La possibilità di capire si basa non su spiegazioni
causali, ma sulla possibilità di comprendere un
determinato contesto storico con la motivazione
all’azione dei soggetti
Necessità di generalizzazioni per comprendere:
• le motivazioni dei soggetti
• Regolarità dei comportamenti
• Approccio non nomotetico (formulazione di
leggi)
• Approccio idiografico che ipotizza la spiegazione
di fenomeni storici particolari
Es. il complesso di condizioni culturali e
istituzionali legati alle origini del capitalismo
occidentale
Come è possibile studiare i fenomeni sociali
nella loro individualità storica?
Che si faccia riferimento alle motivazioni
dei soggetti agenti (a differenza dei fenomeni
naturali queste sono mutevoli)
Che
si studino le uniformità di
comportamento derivanti da motivazioni
simili (infatti è possibile individuare delle uniformità di
motivazioni e comportamenti)
Comprensione e causalità
La comprensione non è alternativa rispetto alla
spiegazione causale e alla verifica empirica, ma
anzi deve essere coniugata con esse
Ogni conoscenza implica sempre un punto di
vista che permette di selezionare i fenomeni e
metterli in ordine tra loro (relazione ai valori, che
permette di formulare ipotesi e rapporti causali), ma è la
verifica empirica che garantisce dall’interno la
validità intersoggettiva della spiegazione
La sociologia comprendente
• La sociologia comprendente
mira
ricostruire il senso soggettivo, cioè
motivazioni che spingono gli attori
comportarsi in un certo modo sulla base
aspettative
condivise
relative
comportamento altrui
a
le
a
di
al
Il ruolo della teoria
• Gli schemi teorici nascono dalle conoscenze
•
storico-empiriche, ma contribuiscono ad
orientarle in una interazione comune.
Essa studia i tipi di agire sociale, vale a dire le
regolarità di comportamento socialmente
determinate, prodotte dal fatto che l’azione
individuale tiene conto del comportamento di
altri individui con cui si interagisce e delle loro
reazioni
L’agire si concretizza in relazioni sociali più o meno
prevedibili. Esse possono essere fondate su:
Usi (moda) e costumi (consuetudini)
Interessi (rapporti di mercato)
Convenzioni (es. rapporti familiari)
Ordinamenti giuridici
Le relazioni possono essere:
consensuali (appartenenza)
Associative (identità di interessi)
Conflittuali (concorrenza, conflitto politico)
Tipi di motivazioni
Razionale rispetto allo scopo (massimizzazione
dell’utile)
Razionale rispetto al valore (credenze, principi
etici)
Affettive (legami familiari)
Trdizionali (adesione ad abitudini acquisite)
In concreto spesso ci si trova davanti a
motivazioni diverse
Tipi ideali
Sono desunti dalla realtà empirica, ma non vi
corrispondono, sono costruzioni analitiche che
servono al ricercatore per mettere in evidenza
uniformità e nessi causali:
Tipi astratti, relativi alle determinanti dell’azione
sociale
Tipi volti alla ricostruzione di fenomeni storici
(capitalismo, feudalesimo)
Tipi specifici (chiesa, stato, famiglia, ecc)
Max Weber (1864-1920)
• Interesse fondamentale: guardare al complesso
•
di condizioni culturali e istituzionali legati alle
origini del capitalismo occidentale (osservazione
delle differenze di sviluppo tra Germania
dell’Ovest e del sud e quella dell’est)
L’interesse per le motivazioni degli attori è
l’apporto
metodologico
fondamentale
in
polemica con lo storicismo, con la sociologia
positivista e con Marx
Due posizioni
Per vedere le differenze di sviluppo
occorre vedere le differenze di risorse
naturali o di capitale disponibile, trattando
come scontata e invariante l’attitudine
imprenditoriale ovvero la capacità dei
soggetti di combinare le risorse
L’attività imprenditoriale non è considerata
una costante, ma una variabile che
dipende dal contesto istituzionale in cui i
soggetti sono inseriti
• Come si formano gli orientamenti culturali
favorevoli alla crescita imprenditoriale?
- Influenza della religione protestante e
della diffusione di un’etica economica che
alimenta lo spirito del capitalismo (Etica
protestante e lo spirito del capitalismo
1904-05)
- Ruolo delle città e dei gruppi sociali in essa
presenti (Storia economica)
Lo spirito del capitalismo
• non si identifica con l’impulso acquisitivo
• È diverso dall’orientamento economico
tradizionalistico in cui:
- Il profitto non è eticamente giustificato
- L’acquisitività si manifesta nel commercio,
nella guerra, nel capitalismo predatorio o
d’avventura, ma non nella produzione
- L’orientamento può perdurare anche i
periodo capitalistico
Lo spirito del capitalismo
• La ricerca del profitto non solo giustificata,
ma eticamente fondata (il lavoro come
professione, condanna del godimento
spensierato,
orientamento
al
reinvestimento)
• Penetrazione progressiva della ricerca del
profitto, basata sul calcolo razionale del
rendimento del capitale nella sfera della
produzione
Il nuovo imprenditore
• qualità etiche
• Qualità personali
• Orientamento all’innovazione
Come si è formato questo spirito?
• Conseguenza
inintenzionale
dell’etica
economica
del
protestantesimo,
soprattutto nella sua variante calvinista
• La predestinazione e la negazione di
valore ai mezzi sacramentali genera
disincantamento, solitudine, individualismo
nella ricerca della salvezza
• La ricerca del profitto come dovere etico
• La formazione del capitale attraverso la
costrizione ascetica al risparmio
• Il consolidamento dello spirito del
capitalismo
funge
da
stimolo
all’utilitarismo,
all’individualismo
di
mercato (ma può contraddire l’ideale
ascetico del lavoro)
Le cause dello sviluppo del
capitalismo
• Lo spirito del capitalismo condizione
necessaria ma non sufficiente
• Infatti il capitalismo moderno è una forma
di organizzazione economica che consente
il soddisfacimento dei bisogni attraverso
imprese private che producono beni per il
mercato sulla base di un calcolo di
redditività del capitale da investire
Presupposti del capitalismo
moderno
• Libertà di mercato (riguardo al consumo e ai
•
•
•
•
fattori di produzione)
L’esistenza di una forza lavoro libera
Disponibilità di una tecnologia meccanica che
consente il calcolo dei costi
Collegamento più razionale tra risparmio e
investimento (azioni, titoli di credito)
Ordinamento giuridico che renda prevedibili i
rapporti tra privati e tra questi e la PA
Perché i caratteri del capitalismo
moderno si sono affermati in
occidente?
• Fattori complementari (non specifici).
- Le vicende belliche
- le conquiste coloniali, l’afflusso di metalli
preziosi
- la domanda di beni di lusso delle corti
- le condizioni geografiche favorevoli
Fattori essenziali e specifici
dell’occidente
- l’etica economica di origine religiosa
- La città occidentale
- Lo stato razionale
- La scienza razionale
L’etica economica di origine
religiosa
Demagizzazione (separazione del mondo
naturale dal mondo soprannaturale,
riduzione dell’influenza della magia)
Religioni universali (tendono al monopolio
del rapporto della divinità, vale a dire
pretesa di validità e solidarietà ampia,
superamento del dualismo etico)
• Le religioni profetiche sono di due tipi
- Esemplari
- Etiche
- Il calvinismo. Ascesi intramondana per
realizzare i precetti religiosi
La città occidentale
• nel medioevo la città diventa comunità
politica autonoma che doveva trovare i
mezzi di sussistenza
• Status giuridico libero dei cittadini
• Difesa militare con coinvolgimento di tutti
• Nascita dei mercanti imprenditori
Lo stato razionale
• Il diritto razionale si afferma solo in
Occidente dove lo stato svolge due
funzioni
(stato
razionale
e
non
patrimoniale)
- Si fonda su un ordinamento giuridico che
regola le modalità di accesso al potere
politico e al suo esercizio
- Si avvale di un corpo di funzionari
specializzati e regolati da leggi di
reclutamento
- Avoca a sé il monopolio della violenza
Rischi per il capitalismo
• Pericolo di capitalismo politico tradizionale
• Controllo burocratico sulla società
La scienza razionale
• Orientamento a studiare la realtà con
metodo
scientifico
(verificabilità,
generalizzazione,
presupposti
teorici,
metodo conseguente, obiettivi)
Durkheim
(1858-1917)
• Influenza del positivismo
• Porre le basi di una scienza della morale
• Il problema dell’ordine sociale
- La scienza positiva della morale in
Germania (1887)
- La divisione sociale del lavoro (1893)
- Le regole del metodo sociologico (1895)
• CRITICA DELL’INDIVIDUALISMO UTILITARISTICO
• il
comportamento degli individui è
influenzato da regole e norme morali che
mutano nel tempo, ma che rispondono a
delle leggi (il suo obiettivo, influenzato dal
positivismo, è costruire una scienza della
morale). Le istituzioni non sono il frutto di
un
accordo
tra
individui
guidati
dall’interesse individuale, ma hanno una
natura non contrattuale, sono esse che
influenzano il comportamento utilitaristico
degli individui.
• Anche
una società basata su
un’elevata differenziazione sociale
non può prescindere da regole morali
condivise
• l’individualismo utilitaristico non è un
a priori, ma un prodotto della
divisione del lavoro
• la divisione del lavoro non si sviluppa
per cause individuali e psicologiche,
ma
per
ragioni
riconducibili
all’influenza dell’ambiente sociale
(crescita della popolazione, degli
scambi, della quantità e qualità dei
rapporti sociali). E’ dovuta alla
pressione
della
società
sugli
individui.
• La
società
capitalistica
è
caratterizzata da regole meno rigide
e più snelle che lasciano più libertà
agli individui, ma presuppone sempre
l’esistenza
di
una
solidarietà
(organica e non più meccanica). Il
diritto
da
repressivo
diventa
restituivo.
• L’efficacia dei contratti dipende sia
dalle norme giuridiche, sia dai
costumi e dalle norme morali. Per
l’ordine sociale occorre mettere un
freno all’interesse individuale
• la felicità non è data dal
perseguimento individualistico del
proprio utile, ma dall’equilibrio tra
bisogni e mezzi per soddisfarli (il
suicidio
come
dell’equilibrio)
conseguenza
della
rottura
CHE COSA SONO LE
ISTITUZIONI
• frutto dell’interazione degli individui
per
rispondere
a
determinati
problemi della vita collettiva
• il precipitato di ideali che si formano
in
momenti
di
particolare
effervescenza storica che inducono
gli uomini a superare gli interessi
individuali e a sviluppare un’identità
collettiva
• Le istituzioni una volta affermatesi
assumono autonomia e carattere
costrittivo
• rendono possibile il perseguimento
dei propri interessi perché aiutano a
definirli e a percepirli e a limitare i
conflitti
IL PROBLEMA DELL’ORDINE SOCIALE E
DELLE CONSEGUENZE NEGATIVE DEL
CAPITALISMO
• La divisione del lavoro crea tensioni e
conflitti in due modi:
• quando tende a crescere più
rapidamente
rispetto alle regole
istituzionali (anomia o carenza di
norme)
• quando le regole sono inadeguate
rispetto
ai
problemi
(divisione
coercitiva)
ANOMIA
• Due manifestazioni:
1) crisi economiche: sfasamento tra
produzione e consumo, tra domanda e
offerta.
Il
mercato
tende
molto
faticosamente all’equilibrio.
2) Rapporti capitale-lavoro (mancanza di
normazione giuridica del rapporto di
lavoro)
• assenza di tutela dei lavoratori
• alienazione dovuta alla parcellizzazione
dei compiti.
• Tutto ciò entra in contrasto con
gli ideali di autorealizzazione e
acquisitività che sono alla base
della coscienza collettiva della
società moderna e produce
conflitti
LA DIVISIONE COERCITIVA
INADEGUATEZZA DELLE REGOLE
a) rispetto all’assegnazione degli
individui ai compiti specializzati
b)
rispetto
all’attribuzione
delle
ricompense per tali compiti
 l’assegnazione degli individui ai compiti
•
•
specializzati
la società differenziata legittima le
aspirazioni al perfezionamento e alla
realizzazione individuale, prescrive che
ognuno sia assegnato alla funzione che
egli può adempiere al meglio. Ma
esistono norme scritte e non scritte che
limitano la piena attuazione di questi
principi, assegnando un ruolo preminente
a condizioni ascrittive (razza, sesso,
diritto ereditario)
Occorre rimuovere le regole che limitano
la libera competizione degli individui
partendo da una base di parità (problema
competizione ed equità)
 l’attribuzione delle ricompense per
tali compiti
• Le ricompense per i compiti svolti
dovrebbero dipendere dall’utilità
sociale della funzione svolta
• In realtà anche quando gli scambi
assumono la forma di contratti
liberamente scelti possono
nascondere asimmetrie di potere
• Necessità di determinare le funzioni
morali dello scambio, di introdurre
un’equità nei rapporti sociali
CRISI DEL CAPITALISMO,
CORPORAZIONI E SOCIALISMO
• Obiettivo:
• limitare il ruolo del mercato
• intervenire a ristabilire condizioni di
equità
• accrescere l’adesione degli individui
ad una società fondata sul merito
Passaggio dal capitalismo concorrenziale al
capitalismo
regolato
dagli
interessi
organizzati
le corporazioni come gruppi intermedi
(lavoratori e datori di lavoro) ma a
carattere
obbligatorio,
nazionale,
affiancate da tribunali congiunti, con
l’obiettivo di stimolare la formazione di
legami morali e promuovere l’equità.
Funzioni
complesse:
economiche,
assistenziali, formative, ricreative
Implicazioni autoritarie: divaricazione dal
corporativismo
autoritario
e
corporativismo societario
Joseph Shumpeter
1883-1950
• Metodologicamente si sottrae alla critica radicale
•
•
dell’economia neoclassica poiché sostiene che
occorre distinguere tra teoria economica, storia
economica e sociologia economica.
Ciascuna di queste prospettive ha una sua
legittimità
L’economista, tuttavia non può prescindere dalla
conoscenza delle altre discipline, compresa la
statistica
• L’analisi economica tratta dei problemi
relativi a come si comportano le persone
in un certo tempo e quali effetti economici
producono
• La sociologia economica studia come le
persone giungono a comportarsi in un
certo modo
La Teoria dello sviluppo economico
(1912)
• La prospettiva economica tradizionale non
è in grado di spiegare la discontinuità, la
rivoluzione produttiva
• Non si tratta di combinare al meglio le
risorse, ma di combinarle in modo diverso
La crescita è un fenomeno graduale, fatto
di continui aggiustamenti
Lo sviluppo implica discontinuità, non una
graduale evoluzione
La novità può riguardare:
Creazione di nuovi prodotti
Nuovi modi di produzione
Apertura di mercati
Scoperta di nuove fonti di
approvvigionamento
Riorganizzazione industriale (es.
monopolio)
L’imprenditore
• Realizza un’innovazione in una o più
dimensioni
• Occorre distinguer tra attività di gestione o
management e attività innovative
• L’imprenditore può quindi essere
• Il classico uomo di affari o il manager
• Non è necesario che abbia con l’impresa
un rapporto continuativo
• Non appartiene ad una specifica classe
sociale e può non disporre di capitali
propri
• L’imprenditore innovatore deve possedere
qualità speciali che non sono diffuse tra
tutti i membri della società e non sono
riconducibili al mero calcolo razionale, ma
a caratteristiche psicologiche e
personologiche, che tuttavia si sviluppano
in ambiente sociale favorevole:
• Intuizione
• Chiarezza di visione
• Competenza
• determinazione
Ostacoli all’innovazione
• Carenza di informazioni
• Condizioni di incertezza per la novità non
sperimentata
• Resistenze interiori al soggetto
• Resistenze
dell’ambiente
sociale
(impedimenti
giuridici
e
politici,
disapprovazione sociale, difficoltà a
trovare
cooperazione,
difficoltà
di
convincere i consumatori)
Tipi di imprenditore e fasi storiche
quattro tipi di imprenditore
Fase
iniziale
(economia
di
mercato
concorrenziale): padrone di fabbrica che
assomma compiti amministrativi, tecnici e
burocratici insieme
Fase più evoluta (separazione proprietà e
gestione)
- Capitano di industria che controlla il capitale
azionario
- Manager di formazione tecnica, innovatore di
professione
- Imprenditore puro, fondatore di imprese con cui
intrattiene rapporti temporanei
Capitalismo, socialismo e democrazia (1942)
 Dal punto di vista economico il capitalismo potrebbe
sopravvivere, sono i cambiamenti culturali e istituzionali
che generano il declino del capitalismo
 La crisi del ’29 non fu una crisi di stampo tipicamente
“liberale”, ma fu aggravata dall’adozione di misure
vincolistiche
- Crisi agraria, per sfasamento tra aumento della
produttività e le politiche doganali
- Deflazione per politiche monetarie e ripristino del
sistema aureo
- Pagamenti di guerra
- Livello troppo alto dei salari
Le politiche di pressione fiscale e di
protezione del lavoro frenano gli
investimenti e l’occupazione e sono un
rimedio peggiore del male
In realtà il capitalismo genera nel suo
sviluppo un’atmosfera ostile e, quindi, la
crisi ha cause culturali e sociali
Tre ambiti di crisi
indebolimento della borghesia
Cambiamenti relativi alla stratificazione
sociale
Politiche anticapitalistiche
Indebolimento della borghesia:
- Indebolimento della funzione
imprenditoriale (burocratizzazione,
spersonalizzazione, automatismi
nell’innovazione)
- Prevalenza di rentier, amministratori di
possessi ereditati
- Indebolimento della famiglia borghese
(calo della fecondità, dell’acquisitività,
della progettualità)
Cambiamenti relativi alla stratificazione sociale e
-
-
-
ai rapporti con la politica
l’aristocrazia era sopravvissuta alla distruzione
del feudalesimo, assumendo un ruolo essenziale
di sostegno alla borghesia. La sua erosione
sottrae alla borghesia una risorsa di
legittimazione
La concentrazione della struttura produttiva
provoca la crisi della piccola imprenditoria
agricola, industriale e commerciale, che erano i
principali alleati della borghesia
La crescita dei manager e degli amministratori
amplia lo strato di chi non ha diretti interessi
nell’impresa
- Crescono i gruppi interessati a fomentare e
organizzare il risentimento nei confronti della
borghesia, vale a dire gli intellettuali critici del
capitalismo (giornalisti, professionisti, leaders
politici), che costruiscono il loro status sul ruolo
di outsiders
Discrasia tra crescita dei livelli di istruzione e le
aspettative sociali e le concrete chances di
reddito e occupazione. Opportunità di voice data
dalla libertà di espressione.
politiche anticapitalistiche:
misure legislative
e amministrative che estendono il ruolo dello
stato e della contrattazione collettiva
- Politiche a sostegno della domanda
- Strumenti regolativi per le imprese
(antitrust)
- Legislazione assistenziale sul lavoro
crisi del capitalismo del laissez faire
avvento del socialismo e non del
riformismo
laburista
Karl Polanyi
(1886-1964)
-
La grande trasformazione
Traffici e mercati negli antichi imperi
Economie primitive, arcaiche e moderne
La sussistenza dell’uomo
L’economia come processo istituzionalizzato
L’economia dell’uomo è di regola sommersa nei
suoi rapporti sociali
Non esiste l’economia, ma tipi di economie e
sistemi economici, che fanno riferimento ai
diversi modi in cui il processo economico è stato
istituzionalizzato
L’uomo per sopravvivere dipende dall’interazione
istituzionalizzata fra se stesso e il suo ambiente
naturale (significato sostanziale di economia),
che può assumere forme diverse (forme di
integrazione)
Le forme di integrazione dell’economia
modalità di organizzazione delle attività economiche
e rapporti con le altre sfere della vita sociale
Reciprocità
- produzione e scambio di beni sulla base di
-
aspettative di ricevere altri beni e servizi
secondo modalità e tempi fissati da norme
sociali condivise
simmetria
prevalenza istituzioni familiari e comunitarie,
motivazioni non utilitaristiche
società primitive, famiglia, comunità
Redistribuzione (grandi imperi dell’antichità,
feudalesimo, welfare state)
- Produzione e distribuzione sulla base di principi
autoritativi
- Asimmetria
- Rilevanza istituzioni politiche
Scambio di mercato (società di mercato
autoregolato XIX secolo)
- Proprietà privata dei mezzi di produzione
- Lavoro salariato
- Commercializzazione di tutti i fattori produttivi
- L’economia si svincola dalla società
Come nasce la società di mercato autoregolato
tutta la produzione è in vendita e tutti i redditi derivano da queste vendite
l’invenzione e realizzazione di macchinari
complessi e costosi che hanno bisogno di
molti input e mercati ampi
L’emergere della figura dell’imprenditore
capitalista (dai vecchi mercanti)
Creazione di un mercato della terra
Creazione di un mercato del lavoro
Creazione di un mercato della moneta
Rilevanza degli interventi politici
Le conseguenze sociali del mercato autoregolato
terra, moneta e lavoro sono merci fittizie
La mercificazione del lavoro porta alla
distruzione delle forme di protezione
tradizionale e alla miseria moderna
La mercificazione della terra porta alla
distruzione della società rurale e
dell’ambiente (concorrenza internazionale)
La mercificazione della moneta porta a
crisi di liquidità interna e deflazione
L’autodifesa della società
(il doppio movimento)
Conflitti di lavoro, leggi protettive del
lavoro
Protezionismo agrario (tariffe doganali,
sostegno all’agricoltura)
Sistemi di controllo del credito (banche
centrali)
I vincoli al mercato
Riduzione della flessibilità del lavoro
Restringimento del commercio
internazionale
Politiche coloniali
Indebitamento
crisi economiche e politiche
Soluzioni possibili
non contraddittorietà tra mercato e forme
di programmazione economica
Combattere contro le “cattive libertà”
(sfruttamento,mercificazione
dell’ambiente)
Difendere le “buone libertà” (libertà civili,
libertà di lavoro)
socialismo riformista
LA FINE DEL CAPITALISMO
LIBERALE
Cause:
Lo sviluppo dei mercati genera conflitti per
il controllo delle materie prime e dei
mercati di sbocco e stimola i governi a
intervenire con misure protezionistiche o
con interventi armati
La difficoltà per i paesi late comers di
competere
con
i
paesi
di
prima
industrializzazione
rende
cruciale
l’intervento dello stato (finanziamenti,
misure doganali, commesse pubbliche)
La
mercificazione della forza lavoro
produce condizioni di lavoro e di vita
inique e stimola l’organizzazione dei
lavoratori e la rivendicazione di una
limitazione allo sfruttamento della classe
operaia attraverso misure legislative e il
riconoscimento
delle
rappresentanze
sindacali
Da parte imprenditoriale si affermano
tendenze al controllo dei mercati di sbocco
e di approvvigionamento (influenze sui
governi, accordi e monopoli) e tendenze a
tenere alto il livello dei prezzi, limitando la
concorrenza (monopoli o differenziazione
dei prodotti)
Il capitalismo regolato
Organizzazione dell’impresa (impresa
fordista)
Politiche macroeconomiche
La rivoluzione keynesiana
John Maynard Keynes 1883-1946
• Figlio d’arte (il padre era un’economista, la madre una scrittrice),
cominciò giovanissimo a scrivere e a ricoprire incarichi pubblici.
• Consulente finanziario del governo e di molte aziende, incaricato del
ruolo di amministratore da importanti compagnie d’assicurazione,
consigliere della Banca d'Inghilterra, capo della delegazione inglese
a Bretton Woods, negoziatore dell'accordo finanziario tra la Gran
Bretagna e gli USA nel 1945, da molti considerato il più grande
economista del 20° secolo, poiché ha influenzato, direttamente ed
indirettamente, con le idee, le proposte, le opinioni, sia le scienze
economiche che quelle politiche.
• Allievo anche di Marshall, importante membro del circolo letterario
Bloomsbury Group, circolo di Lytton Strachey, Virginia Woolf e
Bertrand Russell, brillante speculatore e polemista.
Opere
• Valuta e Finanza Indiana nel 1913,
• Trattato sulla Probabilità, 1921
• Trattato sulla moneta, 1930
• Teoria generale dell'occupazione,
interesse, moneta (1936).
L'impatto delle teorie keynesiane sulle
scienze economiche fu di enormi
proporzioni: esse rappresentano i pilastri e
le
fondamenta
della
moderna
macroeconomia,
cioé
di
quell'area
dell'economia
che
studia
problemi
aggregati, ossia derivati dalla somma
totale delle azioni nei diversi mercati.
Opera fondamentale è Teoria generale
dell'occupazione,
pubblicata
interesse,
originariamente
moneta,
nel
1936.
Analizzando il rapporto tra i risparmi e gli
investimenti,
l'opera
keynesiana
ripropone lo schema teorico-economico
liberista neoclassico, ma capovolgendone
la prospettiva rispetto alle fondamentali
variabili della domanda e dell'offerta
Si nega l'esistenza di un meccanismo
spontaneo per la piena utilizzazione delle
risorse produttive e il riassorbimento della
disoccupazione,
meccanismo
che
può
essere sintetizzato dalla famosa immagine
ipotizzata da Adam Smith della "mano
invisibile"che pone in equilibrio i mercati.
• Keynes sostenne infatti la necessità, per
superare le depressioni economiche e
mantenere alti i livelli di occupazione, di
un controllo sui tassi di interesse bancari e
sugli investimenti privati, di una forte
tassazione di tipo progressivo, oltre che di
una politica di investimenti pubblici, come
politica riequilibratrice della distribuzione
dei redditi e apportatrice di una maggiore
propensione al consumo.
• La
propensione al consumo è la
percentuale del proprio reddito che un
consumatore è disposto ad utilizzare per i
consumi,
all'aumentare
della
quale
corrisponde un aumento della ricchezza: la
maggiore domanda di consumi genera,
infatti, una maggiore produzione di beni e
servizi e, in conseguenza, un aumento
ipotizzabile di ricchezza.
• Keynes attaccò la mera esistenza del
sistema capitalistico come sicurezza
implicita di equilibrio dei mercati: degli
anni trenta, periodo di crisi economica
fortissima, di disoccupazione e produzione
a bassi livelli, egli considerò la
sottoutilizzazione delle risorse produttive
come fattore determinante del collasso
economico.
• Il ragionamento di Keynes avvicinava
causalmente lo scarso livello produttivo di
beni e servizi alla mancanza della
necessaria domanda degli stessi. Vi era il
problema chiaro di aumentare la domanda
di beni e servizi, affinché il sistema
economico riuscisse a produrre quanto era
potenzialmente possibile. Quindi era
necessario
stimolare
la
domanda,
incrementandola attraverso un adeguato
programma di investimenti pubblici.
• Keynes si trovò a doversi confrontare non soltanto con
una teoria che riteneva sbagliata, ma con l'intero corpo
delle convenzioni etiche che su quella teoria erano state
edificate e che predicavano le virtù del risparmio, anzi,
della "astinenza”, della libera iniziativa e, naturalmente,
della moderazione salariale. Il problema non era solo di
una teoria contraddetta dall’osservazioine empirica, ma
di convinzioni morali: ai tempi di Keynes gli economisti
ortodossi additavano a causa della disoccupazione i
salari a loro dire ancora "troppo elevati", nonostante
ogni ulteriore diminuzione di essi si traducesse in
ulteriori cadute della domanda, del reddito e
dell'occupazione stessa.
• In effetti, più ancora che come il secolo
dell'industrializzazione, l'Ottocento appariva anche a
Keynes fondato su una "religione“: la vocazione al
risparmio. La vitalità dell'intero sistema, non solo
economico ma anche politico e sociale, riposava sul
differimento dei consumi. "Era precisamente la
ineguaglianza di distribuzione della ricchezza che
rendeva possibili quelle vaste accumulazioni di
ricchezza fissa e di sviluppo dei capitali che
contraddistinguono quel periodo da ogni altro
• Lo sviluppo di questo rimarchevole sistema
dipendeva perciò da un doppio inganno. Da un lato le
classi lavoratrici accettavano, per ignoranza o per
impotenza, o erano costrette, persuase o indotte dal
costume, dalla convenzione o dalla autorità e dal ben
regolato ordine sociale, ad accettare una situazione
per la quale esse potevano chiamare propria una ben
piccola parte della torta che esse stesse e la natura e i
capitalisti
avevano
cooperato
a
produrre.
• Dall'altro lato era consentito ai capitalisti di
•
considerare propria la miglior parte della torta
ed essi erano teoricamente liberi di consumarla,
nella tacita, sottintesa condizione che in pratica
ne avrebbero consumato una ben piccola
porzione. Il dovere di risparmiare divenne
celebrata virtù e l'ingrossamento della torta
oggetto di una vera religione.
Il XIX secolo era soggetto a due pericoli: che,
nonostante tutto, la popolazione crescesse più in
fretta della torta, o che questa fosse "un bel
giorno inghiottita prematuramente dalla guerra".
Fu in effetti la guerra a rivelare il duplice
inganno su cui poggiava il sistema, con il suo
principio dell'accumulazione.
• Le immani distruzioni provocate dalla guerra e
l'inflazione "hanno rivelato a tutti la possibilità
del consumo immediato e a molti la vanità
dell'astinenza". A guerra finita, Keynes poteva
avanzare qualche ipotesi sul prossimo futuro: "le
classi lavoratrici possono non essere più disposte
a così larghe rinunzie e le classi capitalistiche,
non più fiduciose nel futuro, possono avere
voglia di godere in modo più completo la loro
libertà di consumo". Le due previsioni, il
prossimo acuirsi delle lotte sociali e l'effimero
boom consumistico dei ruggenti anni venti,
erano entrambe ben fondate.
• Poteva così dire anche l' 'indicibile': e cioè che "il
decadente capitalismo, internazionale ma individualistico,
nelle cui mani ci siamo trovati dopo la guerra, non sta
avendo molto successo. Non è intelligente, né bello, né
giusto, né virtuoso, né si comporta come dovrebbe. In
breve non ci piace e anzi stiamo cominciando a detestarlo".
E' così che, in una conversazione radiofonica alla Bbc
sulla pianificazione (un esperimento allora tentato solo
dai sovietici e dai fascisti e ritenuto dai più del tutto
incompatibile
con
i
principi
di
una
comunità
democratica), egli può affermare senza timore che gli
piacerebbe "tentare di verificare se non sia
possibile godere dei vantaggi di entrambi i
mondi",
vale
a
dire
dei
vantaggi
pianificazione e di quelli della democrazia.
della
Lo schema keynesiano
• il perseguimento dell’utile individuale non
coincide con il perseguimento dell’utile
collettivo
• l’attore atomistico spesso non dispone
delle informazioni e delle capacità
adeguate per perseguire il proprio utile
• Rischi,
incertezza
ed
ignoranza
condizionano la vita economica e sociale e
limitano
le
capacità
di
crescita
dell’economia e tendono a tenere bassi gli
investimenti e a sottoutilizzare il capitale e
il lavoro
• Problema: come garantire il livello di
produzione e di occupazione? (ottica
macroeconomica in contrapposizione
all’ottica micro che si interrogava
sulla formazione dei prezzi e la
distribuzione dei redditi)
• Legge di Say
(economia classica e
neoclassica): l’offerta crea sempre la sua
domanda. Gli squilibri sono momentanei,
poiché la concorrenza riallocherà le risorse
in modo da garantire il pieno impiego. In
particolare si suppone che tutto il
risparmio si traduca in investimento e che
basti agire sul tasso di interesse e sul
livello dei salari per stimolare gli
investimenti (bassi interessi e bassi salari
= maggiori investimenti).
• In realtà condizioni di incertezza
circa i futuri rendimenti possono
limitare gli investimenti e produrre
un equilibrio di sotto-occupazione.
• La Grande Depressione dimostra che
il meccanismo concorrenziale non
riesce a frenare la caduta degli
investimenti e dell’occupazione
• E’ l’intervento dello stato che può invece
•
•
efficacemente porsi come regolatore della
domanda attraverso:
il deficit spending (come manovra di breve
periodo)
lo stimolo della domanda attraverso un
incremento
dei
redditi,
poiché
la
propensione al consumo è superiore per i
redditi più bassi occorre puntare non solo
su commesse e finanziamenti alle imprese,
ma soprattutto sul pieno impiego pubblico
e le politiche redistributive
• "Dobbiamo tendere a separare quei
servizi che sono tecnicamente sociali
da quelli che sono tecnicamente
individuali. L'azione più importante
dello Stato si riferisce non a quelle
attività che gli individui privati
esplicano già, ma a quelle funzioni
che cadono al di fuori del raggio
d'azione degli individui, a quelle
decisioni che nessuno compie se non
vengono compiute dallo Stato.
• Non è necessario un sistema di socialismo di Stato che abbracci la
maggior parte della vita economica della collettività. Non è la proprietà
degli strumenti di produzione che è importante che lo Stato si assuma.
Se lo Stato è in grado di determinare l'ammontare
complessivo dei mezzi dedicati a aumentare gli
strumenti di produzione e il saggio base di
remunerazione per coloro che li posseggono, esso
avrà compiuto tutto quanto è necessario".
• L'assunzione di questa prospettiva era imposta,
per il Keynes del '36, anche da importanti e
lungimiranti considerazioni politiche: "il mondo
non tollererà ancora per molto tempo la
disoccupazione, che è associata, inevitabilmente
associata,
con
l'individualismo
capitalista
d'oggigiorno". L'assunzione di questa stessa
prospettiva sarebbe inoltre più favorevole alla
pace di quanto non sia un sistema teso alla
conquista dei mercati altrui.
• Se le nazioni imparassero a costituirsi una situazione di
piena occupazione mediante la loro politica interna, non
vi sarebbero più ragioni economiche per contrapporre
l'interesse di un paese a quello dei suoi vicini: "il
commercio internazionale cesserebbe di essere quello
che è ora, ossia un espediente disperato per preservare
l'occupazione interna forzando le vendite sui mercati
esteri e limitando gli acquisti - metodo che, se avesse
successo, sposterebbe semplicemente il problema della
disoccupazione sul vicino che ha la peggio nella lotta ma sarebbe uno scambio volontario e senza impedimenti
di merci e servizi, in condizioni di vantaggio reciproco".
Tre implicazioni:
Combattere le crisi e favorire la crescita
economica
Favorire l’equità sociale
Favorire la pace tra i popoli
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Sociologia economica a.a. 2011-12