FRANCESCO
La
Promessi Sposi,
dei
lingua
E NELLA
PRIMA
NELLA
D'OVIDIO.
SECONDA
ad
uso
SECONDA
EDIZIONE,
delle scuole
con
EDIZIONE.
varie
e liceali,
ginnasiali
Appendici.
NÀPOLI,
presso
MORANO
DOMENICO
Strada
Quercia
n.
14
librajo-editore
Maggiore).
(Trinità
1880.
L
xUL
Va.
%w
.
"
fT
•*;
V
0
»
A
MICHELE
KERBAKER
E
A
PIETRO
MERLO.
PREFAZIONE.
Quando
la
due
luce
lavoro,
questo
anni
or
un'
mi
amici
che
troppo tardi
parte
a
o
io
oramai,non
troppo presto, io
sempre
quel consiglio.Sennonché,
sullo
fuori
venuto
stesso
anch'
il
alle
esso
quale
scuole,
m'induce
fare
a
qualche taglio o giunta
ad
è
Delle
nella
(1)
di
L.
Le
cuzione
ese-
frattempo
notevole
al
è
destinato
e
lavoro
modificazione,
o
correzioni
infinite
edizione, al
molte
troverà
correzioni
Morandi;
là
e
qua
in
se
(1),
mio
tutto
soprat-
e
libro
esso
esame.
seconda
ne
nel
assai
bene
so
un'Appendice (laVI.a) ov'
unirvi
in
preso
libro
un
subito
metto
soggetto,
,
spontanea
e
facessi
ne
di
scuole, alle quali
le
per
volume
viva
con
adatto.Ed
fosse
mio
un
consigliaronoeh'
edizioncina
dicevano
qui ripubblico,vide
in
sono
Saggi Critici,parecchi
insistenza
che
Parma.
ai
P.
S.
il Manzoni
che
suo
Romanzo
Battei,
V unità
1879;
lo
dioso
stu-
,
spiegate e
e
fece,
della
pp.
in que-
discusse
lingua
XlI-432.
Discorsi
t
6
—
-
sia singolarmente
libercolo,
prese, sia
raggruppate in categorie
; e impareràcosì a spiegare
discutere anche
le altre con
e
qualche precisione
di metodo, e insieme,
giudizio
spero, con
libero e schietto. Giacché,se si vuole che questi
sto
nostro
confronti
un
tra
le due
sano
edizioni del Romanzo
effetto educativo
gusto, importa molto
cano
produ-
della mente
e
del
il
che
giovane,nell' indagare
le ragioniper cui appaja felice una
delle correzioni
il grande scrittore fece a sé stesso,
che
s' abitui a non
appagarsiche di ragionivere e
ed a schivare
giuste,anche se sottili e delicate,
le sottigliezze
vuote
e
e
sofistiche;
per ciò stesso
e
ne
per altro importa pure moltissimo che il giovain tale disposizione
d' animo
sia messo
che
quando una delle correzioni manzoniane gliappaja
,
ei
infelice o indifferente,
a
ad
cohibere
ognicosto
buona,
sua
ma
assensum
una
non
gato
punto obbli-
farsi violenza per vederci
bellezza e trovarci una
ne
ragioe
anzi manifesti
sfavorevole
si creda
,
o
schietta l'impressione
neutra; beninteso
con
chezza
fran-
il
verso
doppiamente,rispettosa
rispettosa
il proprio maestro.
Al
grande scrittore e verso
dovrà anche prestare ben docile
quale naturalmente
buona
orecchio,nel caso che quegli,
giudicando
la correzione manzoniana, tenti indurre l'alunno
la sua
modificare
a
prima impressionecon una
più acuta e più riflessiva considerazione della cosa.
Ma
se
insomma, conviene
nel!'assieme
aver
bene
in
mente,
che,
le correzioni apportate al Roman-
zo
nella seconda
edizione
ciò
felicissime,
sono
non
che ogni singolacorrezione
implicamenomamente
la superioritàdella seconda
sia buona:
edizione
sulla prima è una
i Logici,
direbbero
proposizione,
N
nel
vera
diviso. Oltre
son
alle moltissime
delle correzioni
pure
; ci
nel
non
ma
correzioni
cattive
le correzioni
anche
sono
o
che
senso
ci
buone,
di dubbio
lore
va-
possono
non
belle ftè brutte, specialmentedove
né
essere
composto,
senso
tore
Fau-
ca,
sistematisemplicemente per coerenza
cioè per applicarecostantemente
suo
vo
nuoun
cendo,
criterio ortografico
o
grammaticale e via dinon
ma
perchè quel dato luogorichiedesse
ragionila mutazione. Di più, se è
per sue peculiari
da ragioni
che in certi luoghil'autore è stato
vero
delicatissime indotto a tralasciare
e
specialissime
mutò
di farvi
egliè
pur
vero
state
sono
si
tien
ogni
tanto
presente,
correzione
buona
e
che
intima
se
per
si debba
e
in altri luoghi certe
Che
se
tutto
questo
illimitata fiducia
nascondere
profonda
non
che
in
ragione
una
ei si vorrà
tazioni
mu-
ta
tralascia-
da lui eccezionalmente
inavvertenza.
mera
per
però
altrove;
fatta solitamente
mutazione
una
stiracchiar
da
pre
semqualche arzigogolo,
escogitar
sempre
dosi
stillan»
qualche « garbuglio da azzeccare
,
il cervello
vanamente
il
,
di confronto
poco
Né
non
danno, che
tra
le due
ed abituandolo
deriverà
poi
utile
e
se
ne
prudente che
sticare
sofi-
esercitazioni
edizioni del Romanzo,
soverchierà il bene che
sarà
dalle
a
deve
tutto
per
ritrarre.
o
quasi
—
di cui si
il tempo
tutto
della
,
—
italiana
prosa
Y
disponeper
,
mento
insegnain questa
sia speso
esercitazioni manzoniane, anche
d'
specie*
criterio sempre
con
8
se
fatte
parrebbe
ne,
pubblicazio-
discreto. Mi
giustoe
quasi di farmi,con questa mia nuova
stessi
insise non
complicedi una tendenza viziosa,
un
poco su quest'ultimo punto. Altri hanno
ha
raccomandato, ma nessuno
più autorevolmente
desiderato
più vivamente di me * che i Promessi
libro di
nelle nostre
scuole come
Sposi entrassero
testo,
del
rispetto
confronto
E
la seconda.
studiati anche
fossero
che
e
tra
la
prima
diafana
vi
non
sia
perchè solo
e
quella sua bonaria ironia ed
quellasua impareggiabile
dità
profoncui pur s' unisce una
far quasi credere che
da
poiché il
in
perchè infine
è
si vede
una
chiarezza
profondità
così bene,
italiana è
vera
è
fusione
si determina
e
matura
il criterio,
e F
il solo libro per
il gusto del
e
giuntaad
di
moderno,
perfettamente
s' affina
li ammira
fondo
la prosa
esso
del Manzoni
Gli altri
e
per
maturità, ad
vera
una
forma
loro
arguzia,e per
a
psicologica
tanto
questo
sotto
tinte,
il capolavoro
cui subito
giovane,e
si
ingegnosi rivela a sé stesso.
classici il giovaneli ammira, se
prosatori
un
po' estrinsecamente : non
sempre
,
entra
nelle loro
si
ne' suoi
ruba
loro
il
todo;
me-
componimenti,che pur sono
intarsio di reminiscenze
di quelli,
non
miglia
rassoinvece i giovani
mai a quelli.
Gol Manzoni
si immedesimano
affiatano,
tanto, che dopo un
sicché
un
intenzioni,non
9
—
po'
che
da
gustare già cominciano
a
preso
a
e giàspieganoun
fanciullescamente,
d' osservazione e d' ironia,e mentre
spirito
scrivere
certo'
T han
—
lui
men
prendono
non
reminiscenze
tante
per
sportarle
tra-
nei loro
componimentiquante
riescono però
ne
prendevano daglialtri classici,
riuscissero
a lui ben
più che non
a
rassomigliare
a
agli altri.Tutto questo è vero; e son
somigliare
ben da commiserare
quellescuole dove il maestro
P intenda
cosi. Me
se
sciat,cui
non
proferisse
diceva Quintiliano*,il gran
Qicero valde placebit,
Quintiliano; ed oggi si potrebbe dire : nelle lettere
italiane vero
profittoha fatto solo quel giovane
che sia riuscito a ben
capire e consapevolmente
volonta
ammirare
Dante, ed a ben assaporare e quasiincrudamente
imitare
facciamo
il Manzoni.
intenderci
ad
non
vuol
,
il
questo,
punto dire che
leggeraltro prosatore
debba
giovane quasi non
Ma
nella scuola si debbano
proseguire
indefinitamente
le esercitazioni comparativetra le
due edizioni dei Promessi
pre
Sposi,studiando semquesti al microscopioe glialtri libri di prosa
ad occhio nudo !
italiana non
guardandonemmeno
da ogni gretda ogni fanatismo
Guardiamoci
e
tezza
di non
; e badiamo
applicarea questo che
il più originaledei libri il più servile dei raè
gionamenti
italiano,e che
cioè
che
non
sia il
con
questo
il famoso
dilemma
leggereogni altro
rifiuta di
Corano, perchè se si
è
inutile
del musulmano
e
se
ne
trova
libro che
d' accordo
discorda è dannoso
!
10
—
economiche
ingegno acuto
,
varia
erudizione,mi
di certe
certe
scuole:
che
delle scienze
cultore
assai valente
Un
—
«
nutrito
e
scriveva
di soda
e
pressione
tempo fa,sotto l'im-
da
esagerazioni
ti confesso
sociali ed
che
lui osservate
vedrei molto
in
lentieri
vo-
i
giovanispendesseroqualche ora di
il perchè il Manzoni
nello scandagliare
meno
tasse
muin un
dato luogomaritare
in maritar e quegli
tura
in quello,
e consacrassero
queir ora nella letdell' Apologiadi
del Decamerone
o
(pulito)
Annibal
Caro ! »
Or, se 1' egregioe carissimo aanche quellavolta fattibene i suoi
mico mio avesse
fesso
conti,egliavrebbe fatto economia di quel « ti con»
poiché doveva ben immaginarsi che io
non
glipotevo risponderealtro se non
,
venian
Pur
mo
Con
simil
che
Sì
atto
li tuoi
e
Se i Promessi
simile
con
d' entrambi
pensier tra
un
Sposi
sol
servono
i
miei,
faccia,
consigliofei (1).
a
principalmente
glialtri libri classici occorrono
l'ingegno,
senza
citare
principalmente
però eserper istruirlo.Non
educare
anch'
essi
effetto educativo.
un
Che
se
i
Sposi affinano il gusto gli altri tutti
insieme
Senza
lo allargano.
voler qui fare una
enumerazione
italianid' ogni
completadei prosatori
Promessi
,
,
,
secolo
che
meritino
d' entrare
nelle scuole
non
,
(1) Inferno, XXIII,
28-30.
11
-
—
alla gigantesca
potenza
dall' accennare
possiam tenerci
anche
di Dante
prosatore ,
come
grande robustezza,pur cosi poco
del periodoe della
alla
già
considerata
neralme
ge-
frase nella Vita
,
Nova
il nascente
e
quasi soffocarlo
v'è
nel
ove
mólta
ancora
goffo.e
nel
poco
devote
quali però
anche
stessa
amabile
e
fogliame dei
è
non
caso
individuale
quel
modo
asseconda
un
lo
e
non
,
d'*altro lato è il
lussureggiante
,
per
,
così
dire
,
cessori
periodi stracarichi di actipo da imitare,ma è purè un
suoi
,
che
che
nei
la
quel-
per
ingenuitàloro
Boccaccio, per quellaesuberanza
bello. Quel
che ha pure il suo
fitto
der
ca-
spesso
sempre,
attraente
come
senza
delle novellette
e
restano
soverchia
attraenti ;
ma
pedestre come
trecentisti delle prose
via. via. I
il latinismo
tinuo
ajutadi conperò impacciarlo
volgare senza
nel Boccaccio, e l'ingecome
nuità
nel Convivio,
e
ammirare
noi dobbiamo
;
a
vuole né
che non
giardiniere,
sviluppodi pianteparassiteintorno
un
aglialberi suoi pur
quelleche maestosamente
resta
estatico ad
ammirare
,
intorno agli
serpeggiano
alberi del viale delle Cascine
è
non
nelle
sue
degno di
continue
studio
di Firenze!
il gran
Machiavelli
che
,
oscillazioni tra
F idiotismo fiorentino vien pure
E quanto
il latinismo
e
svolgendosempre
pensierologico serrato
penetrante ? Ed il
così saporoso
Casa, con quel suo Galateo cosi grazioso.,
e
propria e calzante e
per F espressione
d'osservazione
finissimo benché
per quello spirito
un
,
,
12
—
—
di secondario valore ? Ed Annibal
a cose
applicato
Caro, con quellesue lettere mirabili or per gajo
e sempre
lepore or per abilità d'insinuazione,
per
il Tasso, pei
tersa
e luccicante ? Ed
l'espressione
talismo
suoi Dialoghie per le sue Lettere dal sentimenmalinconico
e dallo stilemeravigliosamente
cida
che per la dialetticaluGalilei,
e potente,per l'ironia e
da,
profonper l'arguzia
è fra gliantichi toscani quelche più ricorda e
meglio precorre il Manzoni, cui è però superiore
larga e copiosa? E Vittorio Alfieri
per la vena
fluido? Ed
il gran
,
che
il
cuni
di alpedanteggiare
cinquecentistico
suoi contemporanei
(rinvigoritosi
poi tanto
nella prima metà del nostro secolo)
e ilfrancesismo
crudo di molti altri
e il provincialismo
spensierato
fu il primo a volere fortemente
l'unione della semplicità
della
colla purità
e correttezza
e modernità
che gliera
e richiamò
l'Italia,
con
lingua,
l'energia
all'uso toscano,e nell'Autobiografia
ci avrebbe
solita,
lasciato il primo monumento
della rinnovata prosa
se giàGaspareGozzi non
italiana,
glifosse in certo
tra
andato
modo
Né
occorre
marmorea
eppure
innanzi
col
poi nenìmen
?
ricordare il Leopardi,
e la
prosa, classica ancora
la
avviata alla libera disinvoltura del-
serenità della
giàtanto
bello Osservatore
suo
sua
E tutta questa ricchezza,
con
prosa manzoniana.
s'avrebbe cola molt'altra che lasciamo sottintesa,
me
a
dissimulare
solamente
senza
nelle nostre
nei
scuole; ovvero
sommarj di
tenerla viva nella coscienza
con
l'assidua lettura?
—
cordare
ri-
a
storia letteraria,
delle
Non
nuove
nerazioni
ge-
solo,come
13
—
—
abbiam
ne
la istruziogià detto,ne rimarrebbe monca
dei giovani,i quali devono
a ogni costo
scere
conoi nostri scrittori passati,
zione.
l'educaanche
ma
Ammesso
l'unico
e
che la prosa del Manzoni
pure
il solo
di
tipopossibile
questo basterebbe
sola
essa
a
fosse
non
prosa,
per
il buono
formare
stile
gante
prosastico
quellaeleneglialtri.Nel Manzoni
fu il risultato ultimo di infinitistudj
semplicità
ed errerebbe di molto chi cree di infinite letture,
desse
di potergliela
durevolmente
rubare
solo a
forza di rilegger
rifarne in qualche modo
lui,senza
il cammino
nutrendosi di molti studj
e letture,
senza
per dir così la rincorsa da Dante
satore
proin sino a lui. Le grandie belle qualitàdel
prendere
Manzoni, in
un
di gusto
alunno
e
di
esclusivo
suo
e
senza
ghezza
lar-
generare
coltura,risicano subito di de-
la semplicità
(1):la graziain sguajataggine,
la chiarezza in superficialità.
in trivialità,
nel graE del resto,ha poi la prosa del Manzoni
do
che alla prosa in genere
tutte le qualità
sommo
vi sia alcun satore
prosia un
non
dello
moqualche rispetto
appartenere ? sicché
possano
che
per
miglioredi
lui ?
essenziali della prosa,
non
Certo
,
la
per
le
qualitàpiù
perfettaanalisi
e
rità
matu-
della forma
pensieroe la lucidità perfetta
dello stile,
Ed
egliè insuperabile.
l'omogeneità
altresì insuperabile
profonda e deper l'arguzia
del
e
è
e
Italiano,I, Proemio;
(1) Vedi Ascoli,"Archivio Glottologico
neir Appendice IIIa in questo volumetto.
14
—
licata. Ma
—
energiaimpetuosa,per ardore passionato,
o
per solennità,per magniloquenza,per
isplendore chi lo direbbe egualmente insuperabile
? Né
sprezz
da disi badi
codeste
qualitàsono
quasi fossero nient' altro che uno stato
morboso
dello stile.Se la magniloquenza,
pio,
per esemmalanno
egliè perchè
pare oggi a noi un
fino a jerise n' è fatto uno
sciupo intollerabile,
dovess' essere
come
se
una
qualitàessenziale d'ogni
prosa, senza
guardar se convenisse al genere del
per
,
,
,
,
componimento,
mentale
dello
sociale,alla situazione
via; e come
ad essa
se
su
tutte
del soggetto, al
alla natura
le altre
al
scrittore,
morale
suo
carattere
del momento,
si dovesse
dare
peramento
tem-
tal
e
via
minio
predo-
qualitàda sacrificarle perfino
più elementare di tutte,la chiarezza ! Tutti
periodidi chicchessia,e intorno a checchessia,
in qualsiaincontro,doveano
in uno
po
stamentrare
bombanti!
ed uscirne sonori e rotondi e rimprestabilito,
la
i
e
E
perfinose
un
novellatore
faceto
avesse
vispie
periodetti
vivaci,e' era subito pronta l'accusa che quelloera
alla francese, non
un
facente
conperiodarea singhiozzi,
all'indole di nostra
Questo eccesso
favella!
ci ha infastiditi;
siamo lieti se con
ed ora
que
qualunanche
soggetto lo scrittore riesca a spassarci,
ceva
senza
riguardo;quasi per rifarci di quando si facontinuo
un
annojarcisenza
pietà.Né io ora
vogliofar voti che si rivada indietro, e che si riraccontato
un
fatterello ameno
in
15
—
torni
noja. Ma
tanta
a
riconoscere
anche
momentanea
o
di
trattare
credo
che
che
si possa
uno
soggetto grave,
un
oramai
te
scrittore,
per costandel suo
e nel
disposizione
spirito,
se
abbia
fare
un
lenne
so-
chiarezza
scapitodella
senza
splendido,
e
—
e
caricatura,non
sene.
ci sia punto da rammaricar-
E
allo scrittore gioverà
vere
più l'a-
senza4
in
tal
un
caso
familiarità col
e
se
occorre
(che
Machiavelli,
si spaventi)
col Guicciardini,anziché col
nessuno
Manzoni.
Veramente, anche al Manzoni
Romanzo
di
il caso
s' è presentato nel
che
personaggi
doveano
parlare
solennemente
il Cardinal Federigoe Fra
come
drigo
Don RoCristoforo,o con impeto selvaggio,
come
e
l'Innominato;ed eglise 1' è cavata, non
dirlo,mirabilmente. Non era egli,di certo,
occorre
,
l'uomo
da
dieta
absona
in bocca
mettere
ad
un
gio
personag-
dicentk (4).Come
suno
nesfortunis
ha mai concepitoi caratteri in modo
to
più netha mai
fatto riverbera
e precisodi lui,cosi nessuno
nelle
meglio ilcarattere d'un personaggio
Sennonché, dall'altro lato egli
paroleattribuitegli.
ha quasi sempre
sfuggitosi badi, di mettere in
,
zioni,
iscena certi caratteri,di rappresentare certe situadi fermarsi su certi sentimenti (2).Chi disse
(1) Orazio,
(2)Ne tocco
e
ne
Ad
discorrevo
senza
danno
di B. Prina
Pis.
appena
di
112.
nei miei
proposito in
di nessuno,
Saggi più
un
articolo
inedito,sulla
su
nominati
(pag. 42),
sto,
bibliograficorima,
buona
Vita
zoni
del Man-
(Scritti
Tip.Lombarda,
£io^ra/?ct,Milano,
1880
).
16
—
S. è rappresentata
nei P.
che
la vita umana,
ed
quanto il Manzoni
è
che
umana
s'induce
a
ricco
men
il Manzoni
nel
metterne
risulta
la
la
anche
spiegazione
'dell'essere umano
di vita
presenta,è in
ne
che
e
così
tocca
della natura
sé stesso
damente
profonumana,
tale
precisacognizionefondamenquale contiene potenzialmente
di quellealtre manifestazioni
una
dell' uomo,
quel tanto
cosa
quadro, lo spaccato,
suo
perfettamenteespresso
ne
di loro. La
che
la parte essenziale
che
si consideri
rappresenta, quel tanto
dire,ch'egli
ce
così
così
è
Shakespeare,e
bensì in questo senso,
vera
per
a
ta
stupendamente tutesatto. Si pensi un
mento
mo-
fu
non
Dante
a
—
che ilManzoni
non
mette
in
po.
cam-
Basta, per esempio,considerare,com'egliha
pesto bene in mostra, in tutti i caratteri che non
sono
eroici,quel certo egoismo che è proprio di
ogni.uomo,
«
quel
benedetto
istinto di riferire
e
(1)*.Lasciando
da parte i malvagi i qualison
violenti,
gliegoisti
Abbondio
che è 1' egoilasciando
da parte Don
sta
scemo,
pauroso, e Fra Galdino che è l'egoista
che
il lampeggiare
sarebbe
bello andar mostrando
anche negliatti e nelle paroledi quei
fa l'egoismo
di
personaggiche non sono, per dir così, egoisti
un'occasione così
« Se lascio scappare
professione.
di subordinar
Ma
ne
hanno
tutto
trattato
a
noi medesimi
lo Zumbini
Appendice Ila.
(i) p. s., cap. xxxm.
e
il De
Sanctis:
vedi
la nostra
18
—
sul raziocinio
sione
(1);
di provare le cose
cosi di altri lati caratteristici della natura
e
umana
P.
sul modo
e
Noi
—
intanto
S. s' impara bene
a
linguain cui
è
quella
in essi
ma
—
è
non
leggere
scritto il
dire che
portato
più
il Manzoni
solenne
tese
violento
o
derazione
mo-
ca,
satiri-
questo, che
a
nel
volentieri le situazioni
egliha sfuggite
e
più violente,e rare volte si è
nella necessità
messo
la
riservata,
essenzialmente
dell'ingegno
Romanzo
suo
;
ne,
troppo più su delle passioniuma-
la tempra
hanno
umano
cuore
la serenità della
cristiana,
verecondia
che stava
mente
,
tutti i cuori umani
sian letti. L' indole naturalmente
e
così dire
per
,
a
Nei
concluderemo.
o
di rappresentare ciò che è
tragicoo patetico sebbene
,
bia
esprimerequel tanto che ve n' ha accolto abconvenienza drammatica.
saputo serbare la piùperfetta
abbonda
Dove egli
con
pienacompiacenza
neir
dà
e
dentro
(1) Per
ogni
esempio:
fatta!
»
dice
«
voi,
loro
vi
?!
—
avea
a
che
Così
ruba,
assalite
pagandola
o
tale
Renzo
alla fin dei
i
un' idea
la gran
per
un
non
dava
(e.XXXIV
le
al
untore
e
altro
se
paura
fin che
sua
qualche
con
a
non
delle Grucce
più formidabile!
fornai per prendere
più
la
con
pietre di questa
il
sopruso
un
degli untori
conti
paura
che
per
contentabilità,verso
in
del Forno
stato
sarà
non
quelli facciano
quel
preso
gran
che
osservargli
dell'esistenza
una
di libra:
sassate
,
merce
pare
eh?
degli assediatoli
uno
da
e* era
,
pane
(cap. XII): mettiamo
E
è nelle analisi fina-
momento
difendersi
che
aveva
—
la
e
pugno,
te
pietra-
a
addosso
visse provò
la
rità
ve-
esperienza,la quale
che
egliaveva
avuto
esempj della gran
narsi
proprie argomentazioni,di chi vuole osti-
),è
preconcetta.
uno
dei tanti
19
—
mente
argute
familiare
nel racconto
e
convenientissime
il
—
l'ime
e
l'altro ad
e
bonario;
libro come
un
Il Romanzo
dunque quanto a sé è senza
dia saggi
difetti,
quantunque non di tutte le qualità
Ma negli
altriscrittidel Manzoni, o di
copiosi.
lemica
posuo.
o di
religiosa
dove
e
un'altra
critica storica
la vis comica
specie di
il Manzoni
vis
andava
in seconda
linea
dove
e
richiesta,
era
in
parlandosempre
seguiinteramente
di critica letteraria,
e
le inclinazioni
proprionome
e i suoi criterj
sue
dello stile,
circa l'assoluta semplicità
il lettore
vi trova
queir appagamento
vece
in-
non
pieno che trova
Questa impressione della quale il
nel Romanzo.
cosi
,
prof.Ascoli ha
parlatoforse per ilprimopubblicamen
(1),io l'ho sentita sempre manifestare
candidamente
padre
d'essere
a
molti manzoniani
da
non
di
sospetti
ammirazione
scarsa
il
testé
Mi basti citare
per il maestro.
Gaetano
Bernardi, che ha il gran merito
stato il primo, col suo
bell'Avviamento,
dallo stile manzoniano
cavar
sullo stile. Io ricordo
egli,facendo
delle
a
sue
che
un
son
or
speciedi
circa
impressioni
me
una
veramente
venivano
cosi ad
ancorché
si trattasse
essere
trattato
teorico
parecchianni
confessione
,
nerale
ge-
lo stile (leparti
invertite tra
di confessione
noi,
letteraria ;
e
al segreto),
mi tengo obbligato
per ciò forse non
mi diceva
musicale
anch' eglicon
un
paragone
,
come
che
l'Ascoli,
(1) Vedi
la nostra
la.Morale
Cattolica,la Colonna
Appendice IH*.
20
—
—
gli
Infame,
sì
è
accessoria
al
Romanzo:
del
Romanzo
Ma
essere
Romanzo,
per
fondamentale
sia
più monta,
alla
quel
igilur
esser
s' è
che
detta,
diceva
Quintiliano
hoc
ta
pian-
addirittura
esser
se
prose
di
rifatte
la
e,
il fatto.
che,
altre
più giovanili
state
toglie
punto
spectemus
che
qual-
qualche
delle
Y
altre
ultima,
che
anche
essere
poi
che
attenua
non
V
non
quella
conclusione
Manzoni
cioè
questo
vano
pare-
d'
presumerebbe
inferiorità
alcune
tutto
gli
trasportata
omettere
non
senza
e
via,
via
Bernardi?
della
per
il
come
hunc
da
e
ma
chi
del
veramente
ragione
senili.
E
manzoniano
miglior
musica
basso.
più
lingua
sulla
stupenda
una
tono
C
scritti
E
ragione
quel
che
mo
venia-
ne
applichiamo
al
Cicerone
di
sit
nobis
propositum
:
,
exemplum
unum,
(1),
non
dimenticando
la
italiani
d'ogni
prosatori
intendere
dobbiamo
lunga
e
con
gloriosa falange
secolo.
F.
(1)
Inst.
or.
X,
1, 112.
hunc
ciò
d'
0.
dei
LA
LINGUA
mettersi
Basta
fede
con
Vedi
*)
di
di
discorso
un
con
Sposi
A.
Manzoni
Mor\ndi
Luigi
1874.
/
—
1825,
Promessi
raffrontate
R.
di
lettera
del
tirati
; Milano
del
li ho
l'intento
per
questo scritto,
in
to, per
,
aderì
da
del
luoghi
capitolo a
questo
margine,
cui
comparativa
edizione
fuori
assai
anche
nelle
dei
P.
il secondo
scuole.]
I,
al
nel
S.
stava
ba-
dalla
ne,
citazio-
Ma
i
tutta
passi
(nelle
che
si fa
per
della
pei
sici
clas-
accogliere
sua
eh' io scrivevo
l'opera è
zioni
edi-
numeri
capitolo con
sia
cer
capitolo aggiungere
dovrebbe
ristampa
e
pitoli
ca-
riferirò
del
[Poco dopo
volume,
fogligià
che
libro
numero
il
una
molta
rimanenti
appartengono.
prof. Folli
in
Spero
i
Romanzo,
tradizionalmente
come
piccolo suggerimento,
latini.
voi.
confronti, quanto
ritrovare
il
e
una
alla
grazie
accompagnati
che
greci
venne
al
lettere
con
i
me
scolastiche, beninteso) suddividere
o
con
cinque capitoli
comunicarmi
a
più speciale. Si
indicazione
del
e
1877;
Altri
vedere
riportati,bisognerebbe
un'
1840
Folli;
?—
sempre
del
del
pubblicazione. Pei
I
saranno
,
capitoli.
fatti
—
nova
Casa-
Rechiedei
Bocconi
e
lie-
,
poter più prontamente
vengano
ne
mio.
romani,
numeri
in
Btiola
seconda
Alfonso
Riccardo
prof.
che
ho
qualche
,
II, di prossima
(XXV-XXXVIII)
con
edizioni
potuti anche
prof. Folli,
voi.
due
primi diciannove
i
(XX-XXIV)
gentilezza
dal
loro
tra
Bonghi
contiene
che
Sposi,
nelle
la
Milano,
;
la
pagine
con
ad
,
di buona
e
cinque
o
riprodotta poi
inedita
Lettera
:
Promessi
ch'è
(quella del 1840,
•
di attenzione
quattro
per
dei
edizione
prima
po'
un
confrontare
a
SPOSI''
DEI PROMESSI
ormai
bella
così,
fusa
dif-
22
—
le edizioni
in tutte
ritocco
rissimo
—
posterioricurate
dico, per convincersi
che dalla
autore) basta
prima alla seconda v' è, in complesso, un miglioramento
grandissimo.In certi punti sembra perfinodi
leggere la composizioned'uno scolaro molto inesperto,
benché
ingegnoso, corretta poi da un ben accorto
di
maestro.
Eppure la voce pubblica,che suol esser bandall'
,
,
dornali
pitisolenni tra le verità e dei più matra gli errori, predicada tanto tempo, e con
abbia molto peggioinsistenza, che il Manzoni
rato,
trice delle
tanta
ritoccarlo,il suo
col
anzi
a
sproposito,il
Liberata
casi
romanzo;
di scrittori
nella
ricorda
e
Tasso
al proposito,
che
rusalemme
sciupòla GeConquistata,ed altri simili
celebri,che, guastata infelicemente
1' opera
dele
propria,videro il pubblico restar invece fealla figliuola
primogenita rinnegata da loro.
Or come
un
giudiziocosi falso ha potuto far tanto
è difficile.Gli editori
La
spiegazione non
presa ?
potevano ristampare impunemente soltanto la prima
a leggere la prima
edizione, e « il pubblico continuò
edizione
più della seconda, per una sola ragione, perchè
vera
gli
quella,per una
rapina, continuò ed esserofferta a buonissimo
mercato
e
questa rifatta
molto lusso e cura, costava
dall'autore con
caro
') ".
Ora, i più dei lettori, avvezzi
alla prima edizione,
dando
vando
poi un' occhiata sbadata alla seconda, e tro—
,
,
ivi cambiate
già
*) Così
del
nelle
sue
ultima
il
o
abituati
Bonghi,
Folli ; pag.
Correz.
edizione
e
affezionati nella
lettera premessa
XXVII.
[E già l' avea
nella
ai P.
",
di codesto
ecc.
p, 65
frasca
certe
soppresse
-6;che
libro].
cui s'erano
prima edizione,
alla
già
detto
citata
zione
edi-
il Morandi
,
son
poi
le 87-9
l'
del-
23
—
disturbati
si sentirono
loro
nelle
l'autore
che
subito
—
abitudini,
e
il suo
guastato
aveva
È
Scriveva
quel che suole avvenire.
Guadagnoli, che in fatto di poesie « quel
al
ziarono
senten-
voro.
la-
il Giusti
to
maledet-
(egli dice veramente
peggio che maledetto ! )
si dice più per averci
fatto
stava
«e
meglio prima
V orecchio
»
(allaforma di prima) « che per sapere
fatto *) ».
[ S' aggiunge poi che giusto
come
va
nelle primissime pagine del libro,cioè in quelle destinate
»
—
dal
caso
dei
frettoloso
di fondamento
servir
a
le correzioni
lettori
al
non
di tutto
buone
le
sono
,
evidentemente
giudizio
il libro
anzi
più
le
son
,
più discutibili ].
più
cauto
aveano
che
bel
un
edizione
1' avversario
e
a
qualche pagina
che
mezzi,
quasi
bastato
fare
e
qua
in simili
mai
anche
e
comune
,
quello
con
,
che
scire
riu-
per
copia della
seconda, e obbligare
lui il confronto
là. Ma
sono
pur
edizioni,s'e-
prendere una
copia della
una
le due
questo
È vero
con
nessuno.
sarebbe
ciò
a
tra
confronto
po' di
un
falsità dell' opinion
predicare
convertivan
non
prima
coscienzioso
della
accorti
pur
ran
più
e
fatto
avendo
pochi che,
Quei
è anche
i soli
preciso
che
vero
non
efficaci,
dispute.Già, capita
a
di
mili
si-
si ricorre
bene
spesso
i libri di cui si discute.
sotto
gli aver
mano,
di non
Quello poi dei disputanti,che ha la coscienza
studio preciso
fondata
aver
uno
l'opinionsua
sopra
di
e
non
della
minuto
alle
come
a
è naturalmente
cosa
particolaritàe
sulla
dir
faccia
,
I, 219.
1) Epistolario,
alle
del
alieno
dallo
prove,
luogo
dallo
a
,
dere
scen-
andare,
sperimentare
24
—
E d'altro canto,
proprie fantasticaggini.
che è sicuro
del fatto suo
par quasi una
delle
la verità
all'altro
il metter
scortesia
il venir
e
—
1' avversario
spalleal
ai ferri corti. Così,
esso
con
le
con
e
ro,
mudeste
co-
per
avviene
di solito,
ragioni ancora,
che si protraggano all' infinito dispute,che sarebbero
sulle generali
presto risolute
quando dal discorrer
e
altre
per
,
si venisse
A
al concreto.
della seconda
dare
a
e
agli studiosi
si
non
poteva
che
acconcio
Il
per
si
in
margine
notò
V amico
anni
air
passi
a
più
zioni.
edi-
gno,
il dise-
copia,della
una
del
da
secon-
le
tutte
esattezza
Bernardi, che fu
Gaetano
suo
di Federico
critica
potè nel suo
*) far più d' un
cuore
seconda.
Casanova
dell' ultimo
') Montecassino,
Domenico
fu
dire
quel
con
prima
Persico
al
del
arte
della
della
fondo.
di
,
confronto, ragionato
ditore
concepirne
a
,
mirabile
con
prima. Così
Avviamento
alcuni
due
delle
comparata
di stile,
intenzione
alcuna
dapprima senza
sanova;
di Cail sempre
rimpianto Alfonso
quale
della
molt'
nulla
ogni
forse
edizione
varianti
immaginare
sappia
,
a
esercizjdi lingua e
edizione
pubblicità,fu
il
di
e
manzoniano,
adattissimo
testo
un
eh' io
primo
del Romanzo
certamente
una
benché
di
edizione
di osservazioni
sorta
tori
denigra-
pienamente gì'inconsiderati
convincere
edizione
Così
indotto, in
ove
Morano,
Di
la
questo
terza
coi
passi
spondenti
corri-
queir arguto ingegno
una
Promessi
libro
è
tera
bella let-
sua
confrontò
capitolo dei
1869.
gusto finissimo, di
suo
uscito
una
tudine
simili-
Sposi
già
edizione, rifatta da
con
per
cima
Ve
i
a
26
—
l'edizione
car
stesso
certamente
strane
monte.
a
prof. Folli,e
lo
anch'
lodo
articolista
un
il Persico, v'avrebbe
caso
assai
stato
di
edizioni. Non
editore
aggiunto
nell'altro
e
Ma
gustoso.
un
di Milano
al Manzoni
di ruvido.
mi
molte
per
dal fianco
Sulle
del
sa
poi
il lettore
il vocabolo
ci
alla
abbiam
,
contra, anche
aggravato dagli anni.
fermi
ora
fatto
noi
sultati.
vogliamo qui riferire i rila pazienza (questa volta
calza)di
in
rimanere
fine, s'avvedrà
nostra
e
pagnia
com-
vogliam
non
volentieri il prò
(sequesto anche
è
non
noi
che
certamente
po' da
un
e
il
prosuntuoso)in
il Manzoni
i suoi
ancora
ben
capo.
scrisse il
criterjin quanto
trovata
la
sua
Romanzo,
suo
allo
via
lingua*).
*) Rassegna Settimanale, I, 140.
2) Su
sulla
edizioni,e in genere
faccenda.
Quando
aveva
e
edizione, abbiamo
avrà
,
mai
si staccasse
non
riconosciamo
ma
Rifacciamoci
già
due
ne
improprio
chiameremmo
preconcetti sistematici,
stravincere
questa
lento
e
diligente,
sino
non
delle
della seconda
Se
d'
non
spesa
il quale, poniafigliuolo
mo,
di cammino
padre suo
cura
gran
se
,
buon
un
ore
varianti
studio
uno
una
Noi, per esempio, non
pazienza quella d'
lingua
di
,
,
certo
le
,
trattandosi
caso
intorno
rebbe
sa-
per
,
questo
so
ogni disegno
Lo ha eseguito ora
egregiamente il
gliene va data grandissima lode. Non
io "T « infinita pazienza »
fece
come
*) perchè il vocabolo
pazienza in
pretese
andò
o
perpetuo. Nell'un
commento
un
delle due
comparata
il Bernardi
se
—
ciò
si torna
nella
Appendice VI.»
aveva
stile,ma
in
quanto
non
alla
27
—
I
ciò
—
grandi uomini, se da un
che oltrepassano di gran
,
di tutti i
tempi
del lor
tempo
anziché
lato
concittadini
i loro
e
di solito pur
son
lato
si
distinguonoper
ranei
lunga i loro contempocosì che pajono gli uomini
di tutto
i cittadini
e
e
della
essi
loro
il mondo
patria; dall'altro
quelliche più concentrano
sé, benché
elevate a seconda poe come
purificate
tenza,
le qualitàdei contemporanei e dei concittadini,
la più schietta personificazione
onde
riescono
della
della loro razza.
E il Manzoni, spirito
loro epoca
e
largo e universale quant'altromai, fu pure insieme
il più genuino tipo delle qualità più caratteristiche
in
dell' animo
e
della
milanese
mente
lombarda
e
quella bonarietà arguta, di quella malizia
di quella mitezza
dignitosa che
:
di
lignità,
ma-
senza
stinguono
contraddi-
,
buoni
i nostri
in
Porta
né
Milanesi.
Or
se
quanto al parlare.,i concittadini
di solito
son
larghi.Il
loro
rotto, incisivo,frequente
eloquioè
scrivere.
Ma,
di Carlo
però facondi
vivaci, lepidi;non
d'intercalari. Certo, sempre
dallo
riamo
li conside-
il
parlare
v'è
differisce alquanto
mente
parlare precisatanto più quindi alla
e
opposto allo scritto
rotondità della prosa prevalsa in Italia,egli
sonora
è quello dei Lombardi.
Il Manzoni
dunque come
una
pretto Lombardo
ch'egliera, aveva
zione
predisposise
un
,
,
avversa
tendenze
a
tal prosa.
furono
native
francese.
una
riconfermate
le
abitudini
e
le
in lui dalla coltura
eglivisse parecchidei suoi
anni
giovanili;quivi assaporò quella conversazione
disinvolta, gaja, vispa, che resta sempre
un
legio
prividi quel paese. E i suoi prosatoriprediletti
rono
fui francesi, con
briosa,
quella loro spigliatezza
così opposta alla compassata artificiosità che domiIn
Francia
E
28
—
nella
nava
Inoltre
nostra.
prosa
—
il Manzoni
in grande
originalissimo,
di seconda
in
cosi
da
lui
tal
una
di prosa
che
e
che
teneva
ancora
consisteva
in
appunto
intarsio
classici,trecentisti
reminiscenze
di
parole,di frasi,di
alle
mezzo
tralucere
Y
soltanto
folti.Per
o
originalitàdello
guai
concludere,
fosse
prosasticodel Manzoni
schietta
semplice scorrevole
stretta al pensiero,ad un
pensiero
,
,
infarcita
se
davvero.
e
allorché
la
prima
dichiarava
di unire
punto
; ed
il
era
nuvoli
da
sole
far si che
a
forma
una
vivace
sonora
fin della
va,
nuo-
sempre
,
netto
preciso,
e
solenne
né
gesse
Io esi-
già limpidoe
era
nella
di
poteva
mente
mo,
fersua
,
,
il Romanzo
(alquale,
stato
era
prefazione,
teorico
intorno
allo stile)
alla
meglio concretato
Romanzo, soprattuttoin
già
del
volta
lavoro
un
anche
ideale,nella forma
in
periodi;
pensiero appunto
questo ideale
E
scrisse
come
sul
quando
e
non
piena consapevolezza
con
di
,
di reminiscenze,
quanto
non
,
cospirava
tutto
gure
di fi-
costrutti
scrittore
di
raggio
di
trecentisti:
non
di onde
F ideale
non
,
,
quali
quellaspecie
per
continuo
un
di cadenze
tende
in-
ognun
in Italia
di
,
con
il campo
reminiscenze
rettoriche
in
E
suoi.
d'animo
e
dispostoegli fosse
mal
quanto
sien
leggeva,nulla
e
negli scritti
di mente
tore
scrit-
scritti altrui
sapeva
portato di peso
inclinazione
un'altro
trasformate, come
cosi
che
moltissimo
quel
un
degli
quelle poche
e
piccolo,e non
frase,
una
giudizio,
in
e
difficiletrovare
le reminiscenze
scarse,
era
È
mano.
cui
lui ! Di
un' idea,
mai
accettar
sapeva
gegno
in-
era
esso
,
to
quan-
al
periodare.
Sennonché, come
egli non
aveva
ancor
abbiam
già detto, per la lingua
trovata
perfettamente la sua
29
—
Il dialetto
via.
ch'egli faceva
ed
che
anch'esso
e
le
con
le
vicine
dalle
une
alcune
con
hanno
da
come
inteso
altre.
con
normali,
e
di
modo
verare
sce-
nale
tradizio-
grammatica
parte
a
allora
fino
di prosa.
del
,
parte, stentata
semplicità corretta,
nell'occhio
or
sciolta
ogni
sopra
ma
pri-
spigliata
bene
un
fondo
si staccava
momento
affettazione
una
e
considerata
se
screziata:
e
cipalmen
prin-
fu che nella
Così
Romanzo,
riusciva,
scritto
più difficileil primo
poesia, gli rendeva
all' ingrosso
presa
dava
La
l'avere
la forma
edizione
di
glidavan
voci
norme
grande esperimento
a
era
rigide e irragionevoli
molti, i quali
impaccia ancora
far
che essa
è in parecchi punti a ri-
Anche
capo.
in
se
non
,
impacciava;
non
sici,
clas-
confuse
e
le comuni
morire,
a
sue
,
lo
mescolate
uso
bisbetiche, non
e
rare
in
ancora
o
altro
in sostanza
gli,
spo-
spogliocosì fatto,dandoglile
uno
le locuzioni
quellemorte
di
mo-
dialetto /
di scrittori
accuratamente,
Vocabolario, che
il
da
lingua. Gli
alla
sospettatiestranei
lui
da
del
anche
esser
dere
ca-
,
,
eran
lo faceva
lo alienava
invece
ora
provincialismi,
i quali
eccellenti
per
in
lia,
Ita-
rario;
tipo toscano-lette-
dal
simili casi, ora
in
segue
come
e,
quelli dell'Alta
tutti
come
suo,
è, dei più remoti
ed
era,
—
letteraria
o
e
danteria
pe-
maniera
avente
un
grammaticale or una
darne
qualche
sapor di provincialesimo. Per
,
crudo
esempio
mille, la folla che circondava
tra
dopo
1' omicidio, diceva, tra
anch'
egli !
caso
retto
»
La
altre
cose:
Ludovico
«
Sta
fresco
gretta regola grammaticale che pel
si debba
lo scrittore,e
usare
per
gli faceva
egli, in fine della frase, dopo
forza
mettere
un
Vegli,tiranneggiava
un
così
brutto
volgare sta fresco,
30
—
—
a prenplebe! *).E cosi : « Vanne
der
va
dicele noci pei padri,» questo bel decasillabo
la povera
Agnese a Lucia ! ').E colui al quale
Lucia
a portar le noci, cioè quelloscemo
aveva
rante
ignoad Agnese
di fra Galdino, domandando
conto
bocca
in
e
alla
,
del
diceva:
matrimonio,
confusione, qualche
una
!
5) Ma
»
in
c'era
ganze,
di annunziare
posto giù
Or,
la febbre
finché
»
si trattava
bocca
in
a
una
frate cercatore, finché
cose
fosse
in
bel
un
nel dare
in
oh
,
Non
è
che
molti
fresco
anche
un
che
•come
Ora
se
*) Ora
dice
Ho
:
ci fosse
dice:
era
di
queste e
al Manzoni
dire
del
L1 arte
per
ne
l'appunto
nel
al nominativo,
così
via!
pagar
ben
i
Ma
cari !
nella
dei lombardismi
seconda
edizione
del Man-
corrèsse
:
Sta
(IV).
*) Ora, naturalmente,
8)
zo
roz-
un
che
avuta
dire
lui!
il lui
a
pessero
saglielirinfacciavano
ro:
bisogno, dir quali e quanti fosse-
avranno
1) È inutile
di
consister
ogni incontro, e
quelli gli ebbe a
tutti coloro
poi, a
in bocca
se
quand'uno meno
va,
l'aspettapensiero il giro più ambizioso
sibile
pos-
e
lombardismi
s'era
«
vanne
al
sempre
il curato
si trattava
nell* evitare
cose:
mettere
messo
si faceva
generalmente
simili
che
ele-
incaricata
Perpetua era
pericoloche
rimprovero !
era
il minimo
mosso
allora
e'
non
,
vità
no-
una
*) e altre simili bellezze !
di quell'est,e di un
ne
vanstrutto
donnicciuola,e di un co-
troppo raziocinativo
simili
come
queste soverchie
lombardescamente
con
messo
di
es., che
poi, p.
indichi
che
cosa
compenso
nel paese
veduto
Ho
«
dice:
veduto
una
Va
nel
a
prender le
paese
una
noci per
certa
novità.
andato
a
letto
con
la febbre.
i
padri.
confusione
,
31
—
un1 idea
zoni
che
non
e
corse;
cipatamente
qui; avvertendo però antiraccoglierli
bardismi
lomche la più parte di essi non
eran
in un
sere
senso
assoluto, quali potrebbero esesempio un prestino degli scanci
per
per
forno
,
delle
simili.
Erano
vi
che
un
invece
dare
si
può'
»
da
a
E
farne
ciò anzi
Ma
uso.
quelle parole
se
per
è
questo
o
men
normali
moderne
,
,
magari
in
altri dialetti
terle
Il met-
linguatoscana-letteraria.
nella
può
lingua;e
non
o
si
non
stare
pre-
«
quasi tutte
usualissime
Lombardia
non
«
per
locuzioni
autorizzato
,
italiani,ma
per
,
sono
in
no
della
registrate
son
trarre
a
parole o
di tutto!
c'è
esse
solamente
un
Vocabolario
Vocabolario
vero
"
il Manzoni
si credette
locuzioni
»
grucce,
registratenel
nel
voce
sia bene
attenzione,
e
tanto, la
rimproverarglielianche
dopo un
corretti ! Ci pare
ch'eglistesso li aveva
pezzo
,
«
! Ma
della
si ha
finito di
si è mai
gran
quellache
precisacome
così
di Livio
patavini tà
-
fossero state, le espresse
dunque in campo come
si
della
oni più regolarie più consuete
e più moderne
nostra
lingua scritta, il metterle tanto in vista
e,
discreto numero,
non
poteva non
per di più, in un
,
attirarglila
taccia
spressioni del
Di
tire
questo
e
suo
di
abbandonarsi
dialetto nativo.
degli altri
in
miei
Eccole
spogli successivi
1* esattezza.
in
ver
presso
coloro
ispecie su
fare
aggiunte
uno
che
posso
si
come
si
badare
quasi
sanno
alle
potranno fare,
gratitudine da chicchessia
,
non
sien
a
e
che
muteranno
io
potrà
ancora
che
non
,
difficili simili
così
mente,
singoleparole.
gli,
spo-
da
do
Del resto
-
le
,
accetterò
le mie
*
:
garen-
mi
testo
sanno
libri che
sforzo per
mi
che
e-
intanto
complesso
Appena qualche
essere
sfuggito,sì che qualche lista si possa aumentare
di qualche altro esempio. Di
che spero trovar
pie'à
perdono,
alle
troppo
con
molta
conclusioni
,
32
—
(II) E
adesso
lui.... ');
via
l'hanno
mandato
Ci
gì'immancabili
sono
giù
8*
«
posto giù
era
così simili altri
e
nella
sic che
e
la febbre
con
mo
mo.
—
barda
parlata lomil
Oltre
minestra.
ogni
ad
prezzemolo
son
perchè
sapete ? (XVIII) E
lo
che
mo
—
ferito
già ri-
(II),abbiamo
»
:
un
a dare
po' giù
ogni volta che principia
(XIIQ *). Fu quasi quasi per torsi giù dall' impresa
tor sene
(XVI li) *). Dovettero
giù (XVI) 4). Adattarsi
a dir su
quellecose (XXIV). A dir su delle fandonie (XVI).
in prigione(XV)
simili altri su e giù,
Mi menano
e
su
soffian nel fuoco
—
edizione.
seconda
tolti nella
indietro
di stampa
figliuolo
un
cercando
Il Dottore
fra le
Non
le
potranno
non
quasi sempre
in
dell'Emilia:
«
E
:
2)
Ora
dice
3)
Ora
Fu
*)
Ora:
:
corretto
Del
resto, per
in
mo
oltre in
7) Ora:
Non
il la, le si
che
non
dei
quei
ora
che
edizione
son
vegni
E
:
sempre
questo
a
ha
che
modi
cito
,
si trovano
caso
sapete?—E
lo
definire
meglio
non
tralascerò
sarebbe
anche
chè
perfin
a
di ricordare
proprio
l'impresa.
lasciato indietro
voltra, crudo
meglio
non
crudo.
V indietro.
Ora
tieni fuori
si
guarda
Vien
dice:
ecc.).Del
marchigiano.
:
è anche
lisce,La
cose
premette
In
ecc.
resto
t
toscano
alla
'«n,
letterario
Lombardi,
che
poi
smettere.
questo senso
vi si fa
nell'italiano
di
quasi quasi per abbandonar
fuori, vien fuori (forseera
venir
—
illanguidire.
...a
il lomb.
(III)e).
mo...?»
cosa
per
seconda
Avverto
—
lombardismi
son
del
Dovettero
5) Nella
•) Era
—
l' uso
che
anche
ha
i lombardismi
punto
poche.
che
oltre
a
guarda tanto per il
ogni cosa alla via (III).
messo
esempio
far vedere
nel libro.
via?
mandarlo
era
essere
sol
un
più d'un luogo
*) Nella seconda
che
S'
—
(III)5).
la si
(VI), Non
nette
cose
son
grida: Vieni oltre, vieni
(XVII) 1).
sottile
poiché
alla
diceva
sciato
la-
avea
diversa
ben
gride quella da
,
Renzo,
brav'uomo
Quel
—
il
negazione; e in bocca toscana, stanteche non
modo
è ben più scorrevole
paja
(la 'un
beninteso
non
si
guarda ecc.).Invece
propriamente
nel
nella
gua
lin-
dialetto,do-
34
—
—
(XVII) *)—giucare *)— scelerato s) Tutto ciò che e' era
da godere (XVI) *).—Brutto
dappoco! (XI) »)— L'aere gli
vita (Vili)*). Bassando
la voce
simiglia gravoso e senza
che
(VII) 1).—Gran testa busa (XI) 8). Là è il convento
—
—
—
,
uno
lo
può fallare (XI) ";. Chi
lo
non
più
')
Ora:
2)
Ora
:
giocare.
•) Ora
:
scellerato.
solo
/ è
non
nel
usuale
più
Tutto
ciò che
è
sapere
che
i Lombardi
prima
essere.
La
di
una
zuppa,
il M.
via
e*
Taccuino
—
buono
li
di
lo
non
con
un
Ma
pure
può oggi
se
—
mangio
ciò
:
tenga
Mi
utile
che
dal
senso
cialissimo
spesenza
e'
godere
per
lo
o
ancora
possa
avanti
giorno
si farà
delle
questo formaggio,
Ma
—
da
era
in
altro
un
godere
da
o
un
che
avverte
sentirsi,poniamo,
è odioso
che
ci
che
casa,
per
goderlo.
per
nel
abbandonarla
non
in Lombardia
:
ché
Giac-
qualcosa.
a
,
avanzato
questa
lasciato
latino?
adoprano godere
quel pò1 di
se
possono
lo
e
scelerato
più
è anche
era
cosa
stantìo
come
ma
luogo
portar
spariva (XXVIII).
5) Ora:
Buono
6) Ora:
L'aria
n) Ora:
Abbassando
8) Ora:
Gran
B) Ora:
Là
mano*
din)',ma
per
non
invece
la
testa
di
in
e
potete sbagliare.
non
Vùss
platino
in
è comunissimo
questo
caso
di l. sciolta
lesto di
—
un
il solito
tal
senso
invece
il Manzoni
simmetria
—
lo
è
In
strada
falld la
(l'ascio),
lingua sciolta,per
sciupare la bella
:
morta.
voce.
falla
italiano,come
forse
sei !
vota.
il convento:
è
che
gravosa
Certamente
—
in
comune
gli par
normale:
Chi
10) Ora:
niente
a
è
è modo
ora
vecchi,
E
T ha
ce
che
sa
massaja consigliail marito,
ecc.
casa
una
tutto
del pane
curiose
in
tratto
calzoni
godere
e' è
sfruttare
buona
per
frasi
per
Italia !
dice:
averne
non
che scellerato
scelerato
*) Ora
a
chi
italiano,ed
dell' Alta
nativo
un
pajo
(XV) ")
mano
Certo,
—
dizionario
di
e
di
bocca,
quattrini.
il trovar
di
latino
anche
è
di
è latino
—
anche
non
è
in milanese
bardo
lomecc.
lesto
molto
(la-
poteva lasciare,
(latinodi b.— latino
m.), e perchè il modo
di w.;
per la
35
-
Scranna
')
*)—Martorello •)—Morsello
era
pure /Socco (cap. I) nel
tello
in
meridionalesimo
il continuo
Di che
però
(cfr.Morandi,
gusto,
in
sìa
mesi
Firenze.
a
In
preoccupazione che
la
con
merid.era
pure
di lombardo
seconda
il Manzoni
1827
rivelazione.
vera
una
(vedi
pur
sostanza
E
di buon
gl'Italiani
per tutti
come
nella
neanche
del
quattro
per
di nappa
edizione
242-3).
nell'autunno
Ma
lui,
p.
bardismo
Lom-
—
facileda concepirsi,e simili.
come:
s' avvide
non
e
Sapea
—
?)
napoletanismo, anzi
E lomb.
—
di frasi
uso
senso
un
generale
(XXXVII).
per sedere
assettarsi
anche
sarebbe
231); e
p.
*)—Fagot-
Mantile
—
Morandi,
va
")-
x)—Gabbiano
(VII)1)—Baciocco
un
—
dialetto
un
andò
Firenze
senso
quella
la
e
tenersi
trat-
a
fu per
di buon
città si
cara
parlata
fiorentina
gli altri sebbene
lingua letteraria ;
come
,
che
più
si trova
vi
conforme
gli altri
invece
una
alla
conformità
che
sorprende.
Certo, anche
questa impressionebisogna dominarla:
resta
vero
sempre
di
quel
in
bocca
che
lunario.
*) Ora;
sempliciotto.
Ora:
mil.;
voc.
*)
Ora:
•)
Ora:
e
di strano
riusciva
versa
di-
il fiorentino
che
—
assai
curioso
e
comico,
merlotto.
*) Ora: seggiola o
in genere,
misura
una
quell'oste.
a
*) Ora;
•)
in
s'aspettava
uno
aria d'insolito
stessa
sua
benché
—
che
ma
sedia
nel
Veramente
Il Cherubini
milanese.
solo
—
scragna
non
è
lo nota
più
lombardo
neppure
nel
mantovano.
fagottino.
sempliciotto.
*) Ora:
?) Preferito
boccone.
gitolo.
e
per
la
sua
somiglianza
a
mantin.
Ora:
tovw
36
—
e
la
v* è
alla
estranea
dopo quanto
meramente
seconda.
Quanto
con
contradizione
la
coincidono.
letteraria
Il che
negassi,
cadrei
in
pure
in
,
cadrebbe
poi
chiunque
la lingua
,
e
viene
dire in
a
stanza
so-
possiedemolta parte
questo, che il Fiorentino
preciso,netto, sicuro, più che
lingua in un modo
di
Poiché
ogni altro Italiano.
quella parte che è
e
altrove
il fiorentino
in cui
quel molto
negasse
lo
più patente
verità
nel
dialettale
e
se
me,
Ma
stesso.
me
con
a
più volte
detto
ho
contradizione
locale
parte
una
che
perfettamente;
coincidono
lingua non
primo
—
spontaneo
Egli
oscilla
che
non
noi
come
nostro
ciò
ogni
che
per
ha
da
giornalierodelle
grandi
il
sia
La
quale
sia insieme
proprio,
di
fuori
vien
padroni
ci vien
:
mal
non
do
gra-
il piccolocommercio
per
idee, ed
lingua appresa
soprattuttonelle
una
oscillazione
parlare, soprattutto
che
modo
che
occasioni.
che
tificio.
d'ar-
e
punta della lingua,e
sulla
nostre
riflessione
per
dialetto che
un
naturale
di stento
due
a
a
sempre
lingua) è
servire
adoperare
a
(accenno
noi è opera
momento
finiamo
pur
alla
comune
tra
lui
a
di
cose
ficile
dif-
ci rende
familiari, in
semplice e corretto, in
quella proprietà che
un
modo
un
consiste
non
sol
il concetto
nell'ema
nellesprimereesattamente
zione.
sprimerlo in quella forma che è indicata dalla situai tanti modi
Tra
in italiano per richiamare
possibili
all' attenzione
uditore:
un
da'
da*
retta
,
ascolto, sta
attento, presta
quando
o
d'
un
si trattasse
che
maestro
svogliato,direbbe e
un
caso
a
simile,da
sempre
sentito
a
attenzione,
di raccontar
richiama
scriverebbe
dire
retta; che
ed
ha
ira
con
subito
è
sempre
il Fiorentino,
ecc.,
d'un
fanciullo
un
il
quel
più
che
detto
padre
in
adatto
eglis'è
simili
37
—
casi.
Non
ha
di far
bisogno
nimia, perchè
—
sottili
un'abitudine
per
giudizj di sino-,
antica
si trova
già la scelta beli' e fatta: tal
logaritmo; tal situazione, tal parola o
povero
subito
deve
Milanese
invece,
mente,
poniamo,
a
scartar
il modo
tutti
tra
che
uno
al
che
simile
irà,
a
si
deve
deve
che
e
come
cercar
italianamente
che
vien
presenta
e
o
Un
maniera.
damm
ragione
una
suo
,
caso
gli
tal
numero
,
modi
per
caso
suo
un
naturale
più
e
quei
gli paja
confacente
il
giusto questo
più diretto
subito
cui in
a
egli
comune
e
possibili
l'altra
per
insomma
più
cercare
,
il
più
può
naturale
aver
Perchè
al
perciò
che
è
noi;
il Fiorentino
ci
le
capita
classici
tocchiamo
dà
una
la
suono
gran
ci
danno
ogni
con
possiede come
caso
:
punto?
l'ap-
la
disgrazia
al
presta
e
le
di
(parlosempre
non
e d'Italia)
quel
al tòno
ma
un
.di toccare
(se è
con
cui
lecito
un
anche
tanto
della
suo
non
c'è
il tasto
e
ch'eglicerca,
noi
ché
po' in disordine, sicun
e
tanto
ignote
tasto
maniere
tro!
al-
un
per
che, poiché il Vocabolario
voci
tenzione
at-
renza
all'occor-
la tastiera,
sicurezza
anche
ep-
maniere
sono
le ritroviamo
Il Fiorentino
corde
! Insomma,
parte
per
pronto, istintivo, sicuro,
spesso
dire
Senza
come
astratto
parole
Le
non
le trova.
stesse
ed
lui,
,
quel
risponde subito
tocca
abbiamo
noi
ma
paragone) tocca
che
a
spesso
solenne
—
Firenze
modo
quel
?
conosce
di
insieme
a
in
esempio
per
il Fiorentino
in
avere
giusto al più
che
neanche
potrà
non
più disadatto
,
naturali
non
la felicità d' imbroccarlo
sempre
d' attaccarsi
i modi
tra
libri
ei
noi
morte
,
che
qualche
tasto
bisogno
di tante
lingua letteraria
non
parole:
il Fiorentino
proprio dialetto, e
nell' usarla
38
—
*ha
quindi
ha
la sicurezza
tutta
nell'uso
La
del
e
di
il Manzoni
artista, illuminò
precisioneche
la
dialetto
suo
loquela, adunque,
vivamente
di
—
la
nobil
di
mente
riflessione di pensatore. Parve
sua
in
quel
fine
ideale
suo
stil
nuovo
suo
Romanzo
docile
la
di stile
della
non
parte. Con
Gaetano
era
Cioni
da
tal
una
il
come
del
valle
e
fare
a
Un
l'opera altrui
—
io fra
me
il
spalancato
e
Il
ch'esso,
an-
assumere
dalla
uscì
naturale
nelle
il lettore
avuto
qualche
smi.
lombardi-
dei
note,
esempio.
altro
alzando
sospeso
(poco prima
son
della seconda,
(Introduz.)
(ibaffi
gli occhi
con
ambe
nominati
(ibid.)
=
bravi:
d'in sul
le mani
gli occhi
è
sivo.
cor-
vero
,
alzando
dei
in
Ben
—
guardo (I)=
alle estremità
—
gentili
Romanzo.
quando
rifare V altrui lavorio
levando
—
punta
suoi
a
—
inanellati
in
già
aver
riferite nelle
diceva
me.
di
e
e
faccia più
corrispondentepasso
è vero,
in
non
se
rattere
varj passi della prima edizione, in cade' quali seguito immediatamente
ognun
,
tra
può
del
vedere.
aggiungeremo
ne
ad
Abbondio
castello, una
noi
tondo
dicevo
don
dolce
Niccolini
B.
parola il
per
attuare
edizione
Fiorentini
colti
parola
suo
uè
Trascriveremo
Ben
G.
tutt' altro
un
correzioni, da
dal
di
la
vato
tro-
davvero
attuare
ripulituravenne
terribile
saggio
Ora
ad
di altri
e
quale
prima
riuscito
l'ajuto,dunque,
Fiorentine, ritoccò
quale
nella
che
animo
suo
lui d'aver
a
prosastico,quel
prosa,
tirò
at-
dotto, eccitò
nella
materia
patria
il
innamorò
:
sua
!
nativo
quella
no
ognu-
a
rifar
lo sguardo
I)~
ciati
arric-
lo
libro, e tenendo-
(1)=. alzando
dei
bravi)
dal
i
li-
39
—
òro che
gli restò
lungamente
oV
mico
lungamente
sua
la
per
(ed era
messa
voglia
la
non
(11)*)=..
Renzo
nella
momento
un
era
della
sua
prò-
istante
un
non
—
la
per
,
ecc.)')
glia,
vo-
era
un
nella testa di
pensiero che potesse fermarsi
un
di
testa
mala
camminando
:
la
verso
dì
casa
verso
pensieroche potesse soggiornare
malumore
malincuore
a
forse
,
U
3—
gio—il
leg-
un
d'ogni insidia (ll)=zne-
verso
meglio
anche
sur
camminando
=
volta,
volta di mala
prima
(II)
come
(I)
concetto
camminando
—
promessa
prima
mani,
abborritore
represso—
ogni insidia
della
casa
nelle
spalancato
malumore
—
Renzo
e
—
..
le andava
se
(le
mani) fregando e ravvolgendo l'una sull'altra (111)=^ se le
andava
stropicciando—*.Non fate,non fate » (dicevail p.
la pianta del noce
tela
Macario
a chi scalzava
: II)=« Lasciastare
»
imprudente,
il povero
e
—
(IV)
disfortunato
giustizia,
e
—
(ilferito: YW)-~e quando fu
memoria
sentì.,
di
sdegno.
madre
cominciava
sconnesse
dagli
consunte
anni
madre
mia
') Questa
scritto.
lezioni
di
=
che
da
d*
aver
i
e
guai
vero
una
noi
ben
e
istante, che
più
d'un
accozzo
istante
=
desta
co-
!]a
La
sconnesse
e
e
di
gnolini
ca-
cagnolini
—
fosteproprio
sia per dirti il padre ?
che
se
di concetto.
meramente
dobbiamo
! E
in
imposte
—
occuparci in questo
che
Pigliamo solo questa occasione
per dichiarare
la più parte eccellenti.
0 aggiunte sono
a) Giorno
in
!](V)
di
bolliment
ri-
stare
di mastini
{yi)=come
correzione
non
un
settenario
osato
e
colui
—
stare
(V)=imposte
pensi tu
è
tali correzioni
[è un
le strida di mastini
e
veramente
deve
endecasillabo
scuse
le urla
—
mi foste la madre
se
le
per vetustà
(V)=:gliurli
E
far
a
cadenti
e
[un
osato
debbe
non
lei non
cominciava
madre
La
—
dell' avere
scusa
come
padre, ella
Ma
—
positura(IV)=Afa padre
positura
fare
in sé
tornato
alla
tornato
risorgimento di sdegno (lY)=colui senti.,
un
codesta
parlar
o, per
quando fu
e
—
più
parlarcon
per
l'imprudente
più giustizia,lo sfortunato
con
0
come
nella testa
mai
esso
del Manzoni
potè
?!
tali
giornare
sog-
40
—
in bocca
(quest'endecasillabo
Udirà
che
tu
il padre?
vieni tu
a
ora
Tonio:
da
alla
Con
che
=
erano
=
dà
il cervello
tavola
a
vieni
mi
cosa
telletto
in-
,
vano
sta-
—
Che
"
—
(questoendecasillabo
che
pensi
dirsi
suol
aguzzano
(VI)
mensa
VH)=«
VI)
:
,
menzionare?»
a
Agnese
vessazione
tribolazioni
(Vl)~Le
seduti
ad
La
—
—
mi
in bocca
fuori?
Dì tu
«
—
(sempre Tonio : ibid.) « Dici davvero ? »
Sulla bass'ora » (ibid.)=« Verso sera
»
per far venire al
di sopra la buona
ragione (Vll)=per far trionfare la giustizia
i ragazzi e che dà
€ Quegli che
accarezza
sempre
loro di tempo in tempo qualche immagine » (così diceva di
fra Cristoforo il bimbo
Menico
ci acca: Vll)-=quello che
rezza
?
vero
=
»
—
—
—
santino
più
oltre all'essere il
—
della
valente
dalla
Griso
Batteva
—
bel chiaro
più
=
toccarlo
la
avvicinarsi
in
e
Menico) gli dà
d'una
prima
di
però
,
gli mette
questo
molto
il
(Vl\l)=Era
strada
dolce
(VIII)
sentono
—
nire.,
ve-
s'avvicinano
no
afferraro-
che
in sulla bocca
una
alla
mano
si
segretamente
in
erudizione
d'una
picciola
pedata (V1II)=
zampa
(VIII)=Za quale però
,
fiore dalla
l'uscio dolce
(Vìl\)=corse, come
tentone
(diceva il
un
del mondo
V uscio
re
fio-
un
bisogno oV uri erudizione
luna
gran
quale però rimordeva
i) Brutto
paragone,
nulla»
levare
mestieri
è
spesseggiare una
di que 'malandrini
alla
può
degliafferratori (deibravi
uno
—
galoppò a
si può
ne,
parago-
levare
che
calpestiodi passini frettolosi,
un
fretta 1)
uno
si
senza
,
che
qual-
tanto
senza
nulla
rabbatte
—
adagio adagio
accosta
sentono
c'è
bella
più
di luna
essere,
Non
«
non
—
ogni
più valente
—
Non
»
(VIII)=nem
vasta
ci dà
e
trassinarlo
padrone: VI 1)=«
pianta.,senza
vasta
famiglia
pianta...senza
al
molto
ragazzi,
famiglia (Vll)=:oltrealV
della
il
altri
noi
sempre,
poteva
d'
sentiva
filetta,dopo
una
—
al buio
—
tale dissimulazione
rimorso
un
il
(VIll)=
bocca*)
se-
di
frettolosi
poco
!
2) Mette, però,
fatto
per
è
troppo dolce, trattandosi
paura.
di
un
atto
tuoso
impe-
42
—
il gran
l'altra,
cancelliere
sperando che,
una
vrebbe
la
addormentato
:
che
negozio
XV)
lui
criminale
eseguire le
che
XV)=:«
Dunque
gittargliocchi
a
(X.V)=Renzo...
là, a sporgersi
bensì
cominciò
possibile correlativo
bensì
a
quella., strada
ad
dev'essere
«
Che
v'era
egli?
milanese
ed
,
(XVI)=«
»
Che
È
—
da
1)
E
edizione
così
troppo
c'era
egli Bergamo
:
È
erano
idea
:
in
paese
XVI)
in
pur
,
siimi
essi
di narrazione
da
vi
andar-
Milano.,
=«
al mercante
sentirete ! »
il cammino
da
farsi insegnar
le
opportunità di
che
altri disse
solenne-
quanto
—
certamente
intercalati
vicinarsi
d'av-
—
quel paese ? »
finché
? » ')
,
paese
yigilando
modo
in
rete
il diavolo-, senti-
(Renzo)
quel
più
e
questi momenti))—
qualcheduno
starebbe
e
traspose
disse
na
perso-
d' avvicinarsi
=
Proprio
—
,
segnar
trovasse
—
?
Bergamo
cui farsi
giusta
cosi
andarci
minciò
co-
in qua
sinistra
»
diavolo
(X.YU)=finché
la strada
da
certo
Renzo.,
(domandavano quei curiosi
egli ripigliava) « Che v' era ?
disse
(XVII )=«
trovasse
luogo
un
glia
vo-
notajo gliele
—
a
debb'essere
all'ostessa
(così Renzo
presente»
»
—
costeggiarla più che
di
,
non
più
potuto
il
a-
il notajo
di andare
(XVI)
maestra
fosse possibile—* Milano.,
e
maestra,
essa
lui
con
spandersicolla
destra
a
quella.,strada
a
ospite
girar gli occhi
a
la persona,
con
subito
a
,
ne
prigio-
avuto
che
ordine
zo
Ren-
a
in
suo
avrebbe
cose
tutt'altro
andato
il
le
pensando
—
avuto
avesse
non
là
e
»
(cosìdiceva
»
anche
vestitevi
qua
fosse
non
subito
ingiunzioninell'
due
!
Toste
tutt' altri che
n'avesse,
non
d'asino
con
levatevi
e
ispinger
per
(cosìdiceva
Renzo, il quale, se
a
d'ubbidire
!
i conti
fare
vestitevi
Dunque
al
di tutto
giorno dopo,
il
a-
potere per ispingere le
( perchè sarebbe
che,
cancelliere
ospite avrebbe
il suo
di pagar
a
il
Pezzo
«
=?
al domani
avuto
faceva
fanno
—
(Xll)=
capace
il gran
,
minchione!'»
X.Y)=pensando
vrebbe
restato
V altra
o
ragione
Matto
(Foste)che
«
volta
"a
peggio—
:
sarebbe
peggio (XIII)= fanno
al
cose
al
intesa
—
nella
,
nella
frase,
e
ma
pri-
davano
43
—
(XVII)=e spaerebbe V occasione
aiutarle
soddisfazione.,
La
—
che
mangi
che
sguardo
luce
quella
a
via
di
la
dal
tutta
Renzo
a
eglideliberò
Quivi
Renzo
villagio,
a
pochissima distanza.
del
lì tristo
fermarsi. In
a
fattagli
tadini
da
ospizio(XXXIII)
scontento
e
via
portata
vinotto, dell'età
da
fin
a
Prendo
da
La
breve
Monza—
La
moltitudine
ad
gran
per
d'
contegno
come
,
aria
di
aria
sopra
la
e
—
Poi
,
cosa
alla
del
al di fuori
sfuggita
—
una
come
un
lavato
di
e
Poscia
—
recandosi
ella
è
di
una
destra
la
in attitudine
nuovo
esclamò...!
panno
—
storditivo
,
,
prendersi la
,
prendersi
arrappatogli una
sicurtà
assordante
sfuggiasca=
,
acchiappatolo per
Era
spianando
mettendosi
V elemosina
,
alla
:
il desco
sovra
(XIV)
gran
,
battimento,
infastidire,
cuore,
gno
compa-
spessarsi(XII)=
pdnno
un
sdormentarsi, implorare elemosina,
chieder
suo
aringatore (Renzo), non
tavola,
predicatore
a
Bianco
—
esclamò... ?
cosa
comincia
affollarsi
=
in
giovi-
un
ecc.
questi altri esempj
Bianco
(XIII)
spianando la destra in
nuovo
ecc.
—
e
con'
pochi passi fuori
era
casa
li
di presso,
un
di
te
passeggio (lH)=^era pochi passi distan-
comincia
curato
contagio, salvo
a
la
;
Morandi
un
gente
Renzo
d'andar
dal
di Monza
di
di morti
famiglia
una
dove
pensar
enumerazion
cera
dal
tutta
piccino
Pensò
paese.
quella
Abbondio,
don
contadini
zia;
dall'infan-
camerata
suo
tatagli
reci-
l'età
giovanotto, del-
un
,
anderebbe
tento,
scon-
e
famigliadi
salvo
e
cessione
suc-
una
li gramo
rivolgersia chiedere
di
rimase
sguardo che
una
contagio,
fuori
era
casa
rappresentava allo
rimase
dipresso,e
un
gio
corag-
scompigliumi (XXI)=...
Abbondio, v'era
don
Falle
albergo. Nella lista funebre
d'altro
di
sementa
una
(XXI)—
non
Renzo
—
re
poterleaiutadi guai
seminario
stata
allo
rappresentava
pensar
portata
di
successione
una
di
un
»
quella luce.,
e
—
non
da
stata
mangiare
a
guazzabugli
di
=
animo
Falle
«
—
sarebbe
soddisfazione,,sarebbe
La
(XVII)—
guai
—
di
gliarsi
sve-
batti-
la libertà
,
falda del farsetto=r
falda del farsetto
ecc.
44
—
Potremmo
che
convenire
nella
prima.
che,
Ed
che
ed asprezze,
scabrosità
dovuto
il metodo
essere
capace
di
il
di
caso
si
conosce
s'è
Eppure,
detto
edizione
il
e
il Manzoni
fiorentineschi ! Lo
che
uomo
si sia
che
d*
qua,
della
commedia
una
tanti, che
avesse
insaccato
di
e
tra
riboboli
è
molto,
intender
un
gran
le tante
prova
poco,
niente
:
Ma
Travet.
questa
invece
molto
dico
1' autore
se,
perchè
poeta drammatico,
per
luogo
d'un
le
tare
sommo
parole
di
perchè
delle
tesi
non
e
mono
presuben
provan
consentire
ad
in
pezzo
che
Miserie
un
media
com-
pretende di
contraddiciamo
ci si vorrà
var
pro-
dy
Monsù
un
valente
di trar
teria,
ma-
po' strano, da un celebre
poeta tragico; noi potremo imi*
da BraOtello, quando, accusato
paragone
un
quella
o
»
bene,
naturale
e
conda
se-
zato
rimpin-
,
di provar
È
113-4) !
e
«
non
da
un
lìe,
d'averglisedotta la figliacon diaboliche maraccontava
l'ingenua e purissima storia del suo
banzio
amore,
e
è
l'autore
nella
,
schietta
che
quelle
rettitudine.
da
Italia
in
vista
di scrivere
spiga, Ch'ogni
si dovrebbe
più
convenire
(Purg. XVI,
persino
di naturalezza
l'autore
poich'è
ridisse
durezze,
reso
e
di affettazioni
Romanzo
suo
ha
alla
seme
ridetto
pianate
ap-
in campo
che
mente
lo
per
le
pur
sicurezza
tanta
come
giusto e ragionevole
novello
con
toglierle
ripetere:pon
deve
il metodo
essere
ben
così
non
quei passi presentavano
di mettere
all'autore
permise
son
quindi, deve
ognuno,
imperfettodovette
come
erba
che
ma
riferiti,ognuno
sciolte tutte
e
le asprezze
tutte
esempj;
edizione
le scabrosità
tutte
addolcite
finora
seconda
nella
altri
molti
aggiungere
Circa i passi
occorrono.
—
concludeva:
45
—
—
tutti
per
I miei
Ed
io Tamai
Questi
E
perigliella
corsi
le
per
,
pietà
gl'incantifur che
quali
n' ebbe
io
:
posi! ')
delle correzioni
altro che
son
non
che
in opra
riferite tante
noi, che abbiam
,
la
m'amava
la
zoniane
man-
sostituzione
all'affettazione
semplicitàe della scorrevolezza
allo stento, possiam dire al Bersezio: e questi sono
della
e
i riboboli
di cui
il Manzoni
accusate
parola! Di strano suono,
incerto significatoha appunto
Curiosa
d1
d'
certo, checché
Ma
parola, nessuno
frasi
andato
ha
abbiam
che
in
«
insieme
formata
come
»
altre
queste
su
correlativo
stravaganze,
alla strada
se
This
chi
»
ed
»
ha
il
me
I lov'd
only
sol
chi
per
cellato
can-
her
is the
tuito
sosti-
tolto
«
cero
fe-
ne,
colazio-
libro. Si
s'è
manzoniane
la
maggior
di
quelleche
che
si
dice
legga
da
veranza
asse-
prio
procaso
a
tanti
,
abbia
nella seconda
in
dittongo uo"
for
ha
fecero
«
contan
subito
sempre
And
»
ha
correzioni
ne
qualche pagina del
esempio, che il Manzoni
lov'd
messo
leggenda. Con
una
una
She
delle
simili !
benedette
si smentiscono
')
ha
e
cose
del mondo
sostituito
alcuna
,
cento
e
Ma
di
e
«
carità
tal
potrà dire che sia
costeggiare la strada
l'aere gli simigliagravoso
«
l'aria gli par gravosa,
chi
»
sostituirvi
»
andar
«
fatto
questo
essa
riportate.Nessun
di affettazioni
cerca
cancellato
con
!
origine,
significareuna
possa
chiamare
vorrà
Riboboli
—
oscura
per
,
fortuna!
!
the
that
I had
she
pity them.
wìtchcraft
did
edizione
buono,
nuovo,
dangers
I have
pass'd
us'd
Othello,I, 3.
per
!
46
—
cuore
suono,
bono,
core
sono,
parte di
esempio, ed
nuovi
In
codeste
buon
un
spagnuola
in
ecc., STRADicciuoLB
in muricciolo
'),BRACCIUOLI
terricciola,
resticciuolo
in
in
guerricciole,giuoco
in
QUERC1U0LI
fu tolto, son
queste:
prima edizione
in spagnolo
braccioli,TERRICCIUOLA
resticciolo,
libricciuolo
barcaiolo, GUERRicciuOLE
gioco *),mariuolo
in mariolo,
in donnicciola,
DONNICCIUOLA
quercioli,
p.
224, aggiunge: pennacchiolo
vede,
dittongo un
in
lo,
tovaglio-
in
facciole
,
vetticciola;pesciaiolo,legnatolo,paiolo.
in
[IlMorandi,
di
qualcosa
sempre
,
VETTicciuola
si
e
famigliola,TOVAGLIUOLO
in farinaioli facciuole
farinaiuoli
la
allontanandosi
in
famigliola
Come
in
per
,
stradicciole,MURICCiuolo
in
in libricciolo, barcaiuolo
in
Yu
della
ecc.
cola
pic-
una
Leggiamo
conservato.
cui
,
altre, il dittongo
molte
pezzo...
parole in
solo
quattro parole
subito
troviamo
e
Le
ecc.
Spagnuolo
in
in
novo
,
ciò v'è
in
scrupolosamente
Per
nuovo...
Ora
figliuolo,e
prima pagina,
scrivendo
semplice o
ecc.
vero.
in
fu anzi
uo
il
ecc.,
—
in
queste
tutte
i, espresso
avanti
al
questa fu la
gione
ra-
si ha
voci
latente,
o
raveggiolo.]
,
e
del
legittimol'assottigliamento
dittongo •). Pure, se per alcune di queste parole un
in
tal assottigliamentonon
urta
(non urta
p. es.
che
fece
parer
,
,
*) Un
muriccioli
meglio
in
*) Ma
qualche ristampa
giuoco
un
in
(XXXVII)
una
frase
[Un altro, nello
tutte
le
]
*)
c'è
era
di
aggiunta
stesso
edizioni, salvo
cap.
di
nella
prima edizione, o
VII; e, quel ch'è più
pianta
capitolo,poco
nella
illustrata del
.
Cfr. Archiv,
nella
essa.
al
pure,
già
GlottoL,IV, 405.
seconda
prima,
1869;
è
ne.
edizio-
rimasto
nota
tevole,
no-
in
il Morandi
47
—
gioco)
in
spagnolo
,
"T un' affettazione. Sol
Manzoni
potè
Tanto
è
che
figlioloecc.,
Anche
nelle voci
in
si ha
cui
Y aria
tutta
di
volontà
il
affettazione.
tale
una
figliuolo,figliuolae loro plurali,
ed
parola cT uso troppo comune,
innovazione
troppo nelf occhio, egli non
dato
ha
sforzo
uno
più
perciò la più lieve
cui
altre
per
di
trattandosi
in
per
sentir
non
vero,
le
per
,
—
lasciò
e
i
un
pure
cuore
di scriver
!
figliuolo ecc.
muoio,
muoia,
—
muoiamoì
dittongo (però
del
contatto
a
subito
ebbe
sempre
verbali
avrebbe
prima) fu V uo ridotto a o: moio, moia,
Cosa
moiamo.
peggio che inutile; tanto più che fu
lasciato cuoio
(cap.I), che pure è nelle stessissime
condizioni
così attuali come
etimologiche (muoio :
vi son
E
alcune
morior
:: cuoio
: corium).
pure
fu ridotto a o, senza
altre parole, in cui Yuo
che
neanalcuna
:
specialeragione assegnabile
dopo,
non
,
—
Muovo
in
muove
rimovere
smovere,
in
in
jn crepacore
abbastanza
') Ma
nel
IV
nel
e
*) Cosi
*) Ma
di
badare
e
è
pur
di cavalli
svincolarsi,e
*) Però
questa
un
e
il Morandi
di
sono
pressoi
anche
s),vóto *).[Il
rota
p.
,
XXXV11:
ruote
che
ZUOLA
LEN-
quelliche già
tono, scopre,
avvertito
FRASTUONO
re
'),crepacuo-
in scola
,
scuotere
ri,
226)
è
rimasto
XX11.
al cap.
un
ruote
braccia
(F ha
percotere
notano,
nella prosa,
anche
composti,
faccendole, LENZUOLO
lenzoli,scuola
*);oltre,s'intende
comune
scuola
in
in
duole
toscaneggianti,come
non
in
riscotere, NUOTANO
in lenzolo
così tutti i
e
ecc.
percuotere
ecc.;
frastono, FACCEN
uso
move
movo
vuote
».
ma
rimasto
Però
,
batter
frase
un
fa
l'avrebbe
al cap.
poco
XXXIV:
più giù,
sulle rote
due
è rimasto
crepacuore
«
ritorna
al XIX.
un
rumor
rotei
«
e
(avrebbe però dovuto
settenarj!).
»
lasciato anche
nella
edizione
del
48
—
Mor.
aggiunge
uova
«bruttissimo
Ma
son
ancora,
cose
e
in
(dov'è?),
ova
perchè in
d'un
bocca
!
costrutto
senza
nuotano
—
oste
finisce
XV].
ha
es„
tato
mu-
creare
a
,
un
pure
nel cap.
»
Perchè, p.
che
notano
notando
una
brutta
ha
lasciato cuocere
ambiguità mentre
pur
(XVIII)? ') Chi sa che contradittorjragguagli gli
dati quei Toscani
! Del reeh' egli consultava
avran
sto,
concludendo
quanto a questi o per uo, si deve
,
riconoscere
che
dittongo sol
le altre. E si
parole in
Yuo.
dell' o
ragioni
nella
quanto latinismi
in
ecc.
poesia
toscanesimi,
familiare
dare
Per
un
poesia
loco
,
,
prosa
e
certi
usare
possono
l'occorre
al-
color satirico.
certo
Giusti
del
E
titolo
Di
di
,
esempio, questa strofetta
oggi, a
in
foco
che
ecc.
servirsi
a
nella
e
vieterà
al discorso
in
stile
così
novo
omo,
come
pre
sem-
,
niente
in certe
conservare
di stile. Come
ragioni di
per
in tutte
salvo
però, beninteso, rinunziare
per
il
la forma
quasi preferita
ha
{gioco ecc.),il meglio è
s'adoprano appunto
novo
parole,conservandolo
l'uso letterario
Senza
talvolta
alcune
indebitamente
soppresse
può aggiungere che invece,
cui
Yo
con
in
il Manzoni
,
galantomo
Anco
lo
Pretende
sguattero
a
omo,
la cobe
al Folli. Ma
stando
è negata dal Mo(cap. Ili),
randi
proprio l'edizione del 1840.
(p. 295), che ha consultata
che
in
dice secco,
a
cuocere
secco
p. 295
*) [ Il Morandi
scusi : è lui che non
l'ha saputo
e' è. Mi
questo capitolonon
1840
,
! Il conte
cercare
nel loro
che
capo
brodo
pel gusto
un
nuocere
dice
zio
».—
Ma
:
«
...
tutti
di contradirmi
i frati
i mali
bisogna lasciarli
non
vengono
per
notato
nello
egli m' ha
appunto, che pure
fa
per
me].
cere
cuo-
cere;
nuo-
so
stes-
50
—
le fece
Egli
francamente
(X)
poteva bene
impedire (X)—Egli
(XVIII)
recinto
innanzi
dietro
in-
e
—
la fantasia
con
egli andava
intorno
(XIX)
Ma
—
quel
a
per tutte
di quanto eglipotesse (XIX)
"grand'idea
una
egli
(XII)— del grand'avveninon
piccolaparte (XVI)
avuta
Madrid
a
—
eh'
poi anche
camminava
Tonda
egli ronzasse
per quanto
egli proseguì
m^
—
poveretta pensava
(XI)— egli fendeva
nel qualeRiaveva
mento
e
la
—
(X)
s' alzasse
che
cenno
—
—
egli,persuaso
viglie
(XXII) Ma Dio sa fare Egli solo le mara(XXIII)— Egli m'è testimonio (XXIII)— Al replicar
eh' E*
dell' istanze, cedette egli dunque (XXXII)
ma
ora
di
cuore
—
—
Egli ti
ch'Egli può
gli non
Ti
la
fermar
d'un
mano
lo ha
ch'Egli
(XXX VI)
voi
(XXXV)
Oh
—
più
che
ei
che
nel
abbastanza
Romanzo
non
però, quanto
sono
esiguo.0 questo
e allora
italiana,
da
volta
santuna
ma
deve
natura
numero
un
s'ha
a
capitolihanno
nel
quale
ultimo
§e
dicono
nessuno
non
cioè
una
trovi in
codesto
sono
son
ci ha
l'usar solo
ses-
parola qualunque,
parola che di sua
è
una
nel discorso?
capitoloè
massimo,
anche
pochi periodi,e
un
,
stranamente
dire
parola,che
ne
son
sbandire dalla lingua
vuol
cosa
ricorrer di continuo
che
rimasto
numero
,
pronome,
soli
di
sé
a
io dovessi
egli
quelliche
sia
ne
eglieh'
bisognava lasciarlo fnai;o
non
una
un
ve
io
eglieh'
sessantuno
se
ismentire
pronome
allora
restare, ed
giro
il vero,
per
Egli
sia
—
l vi par
vi par
—
bisogna dire
tu ch'22-
bisogna aggiungere i due
esempj di egli pleonasticoneutrale:
sappia...?
(Il) E questa consolazione
provarla...? (XXIII).
Ma,
forza...
ti lascerebbe.;.?
ch'Egli
amato...
lo faccia...
Egli
credi
prepotente...
Infine
—
dato...
Egli ha abbastanza
difendere...? credi tu
ricorderesti
con
più bene..,ma
vuol
possa
sempre
ch'Egli t'aveva
colei
ti manda...
gli mi
il IV
nove,
e
smaltiti tutti
riferititutti
Il
a
simo
mase
due
il XXXV;
e
nove
nel
Dio. Poi,
51
—
neir
sei
hanno
ne
se
Vili
—
cinque
;
nel
II
nel
e
V
;
quattro nel I. nel II, nel VII; tre nel IX; due ne'
scuno
capitoliI, III, IX, XIX, XXIII; e un solo per ciai capitoli
hanno
VI, XI, XII, XVI, XVIII,
ne
XXII,
XXXVI.
XXXII,
il che
libro
dire
vuol
negli altri
in poco
neanche
si trova
non
E
egli:
un
intere
capitoli').Or d*
di
masse
elementare
è
intermittentemente
la metà
del
prive
son
ne
di cosi
pronome
sporadicamente
ben
cosa
una
un
solo
servirsi
necessità
pitoli,
ca-
che
men
,
diciotto
! Gli
curiosa
,
è
,
come
settimana!
—
facilmente
s'intende
anche
due
la
volte
considerare, che, dei
si
un
come
riferisconoa Dio, E
che
pronome
fosse
il Manzoni
arcaico
solamente
pane
diciotto
egli, ben
sessantuno
di
mangiasse
E bisogna
uno
se
ad
restio
men
glisapeva
usarlo
,
nei
momenti
divinità
*) La
sacri
della
solenni
e
Abbiamo
quella costituita
è
grossa
Isolato
il solo
è
diceano
regole
l'Altissimo
volete
non
di
alle
che
vuole
che
«
che
vuole.
Dio
un
Lei
«
—
»..
...
ma
no,
del
che
avrà
Lui
no
:
male,
vorrà
Lui,
V avrà
quel
esempio analogo :
questi casi, il
che
€
è tanto
lui
e
sarà
il
preservato
le
sa
Lui
far
cose
fa
ma
"
*Non
da'
E
volete
possa. .? »
»
voi
per
»
pericoli»
(XXVI);
»
Signore
misericordia
Lui
—
quadran
Il
meglio
(XVII)
perchè
buona,
il lei
Lui
anche
le prove:
(VI); «
"
della
SpiritoSanto
sottomise
Eccone
per
classica
lo
ben
il bandolo?
accomodate
che
invece
toscanesimo.
Lui
facciamo
(la Madonna),
In tutti
del
trovar
Quello
(XXXVI)
(XXV);
(XXVI);
€
regole
sappia
la latinità poco
il Manzoni
Donato,
XXXVII-
il lui. Se certi
all'occorrenza
potersi sottomettere
non
XXXI.
XXIV-
cap.
XVII.
cap.
*) Però, anche per Dio è usato
padri della Chiesa, per iscusare
,
dai
XXXIII-XXXIV,
XX-XXI,
poi XIII-XV,
XXXV1I1.
alle
della
*).
più
Volgata
invocazione
«
Quel
giamo
qui aggiuncredere
che
(XXXVI).-—
benissimo.
x
52
-
-
il Manzoni
Evidentemente
procurò
,
di cancellare
getto
quanti più egli potè. Qua e là vi sostituì un sogpiù pieno, un sostantivo. P. es. dove diceva:
E quantunque quell'annata...
pure egli, che da quando
messi
venuto
aveva
gli occhi addosso a Lucia, era dimassajo (II) corrèsse: E quantunque quelTannata...
giovine, che, da quando
pure il nostro
diceva: Egli s'avanzò
E dove
ecc.
ecc.
(V),scrisse:
ghi,
Il frate s'avanzò
ecc.; e così in parecchi altri luo,
opportunamente
sempre
e
senz'altro
soppresse
Molte
—
volte
altre
,
il pronome;
il
e
più
delle volte
opportunamente, giacchébisogna convenire che nella
tile.
uno
sciupìoinulingua letteraria se ne fa veramente
Sennonché, qua e là pare a me che sarebbe stato
ad ogni
meglio lasciarcelo,
per ragioni affatto speciali
caso.
Poniamo
diceva
dove
,
don
Abbondio
stinto
,
un
come...
1'
egli
fu nella
nome
lampo....Fece
un
inchino..
grande
sopprimere
non
Questo
«
:
»
(I)
,
essendo
meglio
stato
pochino
un
,
per i-
egli, come
sarebbe
di
mente
il sottintendere
duro
di pronome,
qui,senz'ajuto
condo
per soggetto del seè un
che nel periodoantecedente
periodo un nome
semplice genitivo.Così,più o meno
per ragionidi questa
ghi:
specie,mi par che andasse lasciato Vegli in questialtri luo,
Per
non
dire la
conosceva
egli era
molto
verità,eglinon aveva
(I)
gran fatto pensato..
egli don Rodrigo (I),Ma in primo luogo ,
affaticato
egli parlava..(II),..
con
mentre
riconoscere
a
un
amico
eglistuzzicando
volto
non
a
que' due
(II),..
e
che
,
con
quella
s'era fatto frate.. (IV), Ma
i fatti del
voce
grigiche
che
,
vuol far
egli ha avuto torto (III),.,
dava
anamichevole
(ÌV),Il
superiorità
il contegno di fra Cristoforo
raccontare
occhi
disser chiaro... eh*
intanto che noi siamo
egli
stati
padre Cristoforo., egliè arrivato..
facevan inchini,ai qualieglinon
(IV),..
rispondeva(VII),..
53
-
fa fatto vedere
egli si
quando
ma
edifici ammirati
—
dallo
straniero
eglipensa
,
(Vili),ma.,
n'
nessuno
per di
Renzo,
e
Molte
altre volte
uscito
tanto
era
più egliera
e davanti
(VII),...
agli
contadino
mutò
quanto il povero
,
(XIV)
distingueredue serie di casi. In una
è opportunissimo e quasi necessario.
queste il lui
Son
quei casi
di
,
il pronome
cui
in
rilievo
un
lui
non
—
lui
nemmen
è che
non
com'ha
anche
fatto lui
—
lui
lui nel
,
—
lui?
c'entra
ed io
il capo
(XII)
egli?(XIII),ora:
Lui
lui
lui
,
In
far
:
Che
*) Eccone
con
—
la
voce
ha
più bisogno
Si,
il capo
ma
lui?
c'entra
:
anche
alterata
la
ch'
an-
voce
lui
è luì
Sì,
—
Che
—
egliil capitale,
—
lui il
capitale,ed
egliprevenire (XVIII)
io
ora:
Egli ricco,egligiovane (XXIII),ora:
Vuoi far il re, egli(XXX)
ora
:
giovine
—
—
,
il re, lui ?—
ecc.
in tanti
questi e
mandato
ora
,
abilità— saprà ben
prevenire
ricco
Vuol
: con
quella poca abilità (XVII), ora
quella poca
saprà
voi?
e
più bisogno egli (XI),ora:
egliè
ma
:
eglinel tafferugiio(VIII),
E poi ? e egli? e
tafferuglio
(Vili),ora: E poi? e
egli alterata (Vili) ora
ha,
ora
,
cacciarsi
senza
mettersi
egli (V)
fatto
com'ha
—
voi ?
lui—
es.:
egli,diceva prima (I),ora dice: l'aspettato
bene eglistesso (I),
ora
: non
sapeva
sapeva
è che non
anch' egli(I),
ora:
non
non
avesse
avesse
senza
ora:
—
cioè
enfatica, ha
funzione
una
particolare.Per
L'aspettatoera
era
ha
ecc.
ecc.
qui bisogna
lui. E
Vegli in
desiderio
con
alcuni
altri
ecc.
altri casi simili
:
e
lui
non
ci ha
'),
i gramma-
colpa (lì)—che v'ha
(III) e lui li mena
(III) e lui m'ha confessato
in granaio (III)—Luiì
com' ha
disse don Rodrigo (V)
sn
fatto lui (VI) e lui fosse all' ultimo boccone
che sia
(VI)
lui che
lui e il fratello (Vili)—era
proprio lui (Vili)—
passar
faceva un
(Vili) com'era lui (Vili) e lui poi ve
sopruso
lui
—
—
—
—
—
—
—
54
—
tici hanno
Se
è
non
han
nelle
il
messo
d'una
d'era
Joro
come
lui venuto
comandi
a
la
di
In
chi
mal
(XIV)
(XIV)
e
senza
che
vi stia
Lui
invece
che
—
la bocca
composta
(XVIII)
In
simili casi
l'indovinerà
lui—
*
lui
urlo
non
si
(VIII)
le può
al sorriso
può
E
—
(XV)
continuò
dire
che
e
—
né
che
edizione. Per
es.:
tutte
che
Qui, proprio, il lui, così collocato, non
almeno
dire
:
prima
dond'era
venuto
:
donde
egli era
lui. Cfr.
lingua italiana, Lezione; Padova,
dosi..
ingegnan-
(XIV)
ecc.
—
poteva
—
,
—
lui,
te.,
lui,poverofra-
(XIX)
—
diceva
cuni
poi al-
risolutamente
lui, ora
saper
gli è
—
ecc.
prima
(X) 0 fosse veramente
persuaso
(XII) grida lui e gli alabardieri
lasciare, come
della
un
lui allora
e
—
dir
può
1' egli della
meglio
lui
lasciar Vegli. V'ha
si
non
(XX IX^
(XXXIII)
altro
lui
Fate
—
racconta
come
il lui della seconda
caccia
(XIII)
far
che
il pretesto
(XXIV)
in campo
—
don-
lui stesso
era
fuori
lui lo sapesse
che
meglio
vi stesse
meglio
;
Bisogna
—
lasciò
(XXIV)
lui possa
era
—
(XIV)
non
—
conto
altri casi in cui
che
es.
p,
(XIII)
vissuto
messo
aveva
mio
prima
l'aria
invece
toscanesimo, come
lui medesimo
tocca
—
zo
pez-
che m'aveva
grida
simili casi
uè
gran
vecchio
a
addosso
un
strada
lui li vesta
stesso
te, da
come
ci
come
più dargli retta, presero la
(I)* Spiccava tra questi,ed
de* superiori che lui
che
lo mettano,
di casi il lui ha
serie
benissimo.
ci sta
—
un
spettacolo,
fatto veder
lui
regole, ce
me,
affettazione
quelli,senza
ma
sbraitare,il
un'altra
In
—
bel
un
—
ecc.
lasciare
stare
lui
vasse
(XII)— tro(XU)— ecc. ecc.
ci sta.
0
venuto;
Canello,
1873;
pag.
doveva
o
Sulla
39.
doveva
stori*
55
—
si
non
Più
severo
non
ho
se
ché
po' d'enfatico nel pronome, sicpuò farglicolpa d'averci messo' il lui
c'è però
Vegli;ma
un
.
fu
il Manzoni
angoscia(II)
con
—
,
fallo ch'ella doveva
non
restano,
partiva(li)—
punto belle (III)
ella
—
aver
d'
un
soggetto sostantivale,
o
applicarele
—
Vegli e
il lui. Salvochè,
lei. Quando
siccome
il
si sostituisca
c'è
all' ella
nella
frase
lo
tu
Si crede
che
oramai
anni.
d'inviarmi
giovinetto.
il lei invece
del
ficato,
giusti-
par
questo lo saprà lui
nella
il Manzoni
e
par che
non
possa
frase
Lei
come
sa
»
volesse
sostituire
maticamente
siste-
più spiccioe popolare che al più pesante,
più letterario,il quale, la quale, ecc.
resto, il Manzoni
negli ultimi
enfatica
il lui
a
se
sai) *).
il
e
lei,
questo lo saprà Lei f==que-
saprai tu) quanto
(=:come
') Del
sa,
nella frase
tanto
correre
frase
di relativamente
,
dire che, mentre
lui
come
vore
fa-
a
anche
stuona
non
la situazione
concorra
es., nella
p.
questo
il familiare
caso
,
non
giustificarlo
Voglio
pronome.
abbiam
che
qualcosa
sempre
familiare, cosi in tal
che
vi si possono
lei. E
logo
si tratta di ella per tu nel dia-
dialogo è
,
in
considerazioni
stesse
—
(IX)
commesso
affatto,o lo mutò
lo soppresse
del
esposto (XI)
avesse
lo sostituì col
resto,,o
fatte per
eh' ella
dopo
anno
un
non
sto
Ne
dunque far credere eh' ella tenga dai navarrini?(\
1)—
vuol
Del
Mentre
diceva
chiacchiere,com' ella
se
Velia.
con
male, soli sei esempj :
contato
ella ascoltava
con
—
P.
es.
trovo
non
«
rifuggi dall'usare
dei versi
subito
in
una
ch'Ella
sua
m'ha
lettera
YElla
anche
fatto
al De
il
vore
fa-
Amicis
56
-
Ma
è
non
punto
realmente
vi
pesante
Vi
vero.
tal
una
—
de' casi in
son
il pronome
sostituzione; ma
anch'esso
occorre
al che
sostituito anzi
volte, (talvolta
di
che
mette
non
di
di darne
conto
nemmen
più
nato
così stermi-
numero
un
fece
cui
ma),
pri-
esem-
esempj di il quale ecc. posto in
o
cima al periodo o perfinoal capoverso
perfino
in cui la popolarità
in casi insomma
gorosa
rial capitolo;
invece
pj. Daremo
,
,
vorrebbe
Eccoli
...
sostituito
questa
e
ecc.
:
libro. Veduta
un
questo,
e
un
qualcosa...(Introduzione)Il qual
la
—
(cosìcomincia
padre Cristoforo...
il
il capitolo,
VII)
e
—
solo
non
fece subito
l'alinea,
ma
al
cenno
cappellano
che uscisse;il
quale ubbidì (XXIII))—superiore?
(XXVI)
vogliam
se
—
credere
Tadino.
al
Il
prio
pro-
Il
quale..
quale anche
afferma...(XXXII)— fra Cristoforo.Il quale..(XXXIII)—
Era
proprio il padre Cristoforo. E poi punto e daccapo
La
del
storia
E
la storia.
quale...(XXXV)—...
punto
e
daccapo: La quale,
di tutta
il sugo
come
se
v'è
non
:
ciuta
dispia-
a/fatto...
(XXXVIII).
Un'altra
«
delle storielle è che
e
sempre
nel
curiosi
così
to
il che
poi sempre»
familiare
A
cosa.
quei pedanti per
come
sacrilegio,
di cui
il Manzoni
i
quei maestri,
Edmondo
de Amicis
addentro, ed operato
così
—
che
compiti
*) Vedi
nei
cosa
l'Appendice
V
a
ha
che
tato
mu-
terrogati
in-
cosa
pajono
ben
ciò è
un
di mestiere,
veduto
saviamente,
il che
e
noi
manzoniani
racconta
il che
che.
quali tutto
quistione della lingua*)
—
o
abbia
in
tan
questa
cancellano
de' loro
alunni.
58
—
Altra
volte
notevole
cosa
il loro
lor
e
il Manzoni
che
è
loro;
a
per
—
lo
e
infinite
usa
che
gli,
1* uso
lo adottò se non
non
popolare quasi gì'imponeva
in casi eccezionali,quando proprio il lor glisembrò
casi insomma
troppo pesante ; in pochi e giustificatissimi
,
che
La
legge
Chi
si
gè
andavano,
e
—
gli fossero
La
gente
che
guardarci
in viso
gli s'abbia
domani...
van
vedrete
ma
sopra
—
—
?
retta
doglia,come
tutti coloro
—
che
gli
l'intimaz
Al-
—
—
vicino
(XIII)
loro, si contentavano
a
la testa
con
(XIV)
più alta
che
,
Lasciatela
—
di
riuscito finalmente
Gli altri...gli era
(XV)
passato il ruzzo
gli sarà
se
gli darebbe
(XI)
rifare il resto
a
piaciuto(VI)
è
fatte...,
rispondevano...
(XIII)
camminano
—
mio:
qualche bell'impresa
(XII)
si trovavan
(XIII)
che
solo curvi,
di far
gli veni
Chi
?
ossa..
il computo
gli
come
Milano
a
peste V
pizzicavan le mani
che
loro,
non
state
Ecco
contare.
fatta
Yhanno
di costoro*
cura
(XI)
si posson
par
fare..;
Quelli
—
guardarono., la comitiva, e si fermarono; altri che gli eran
passatidavanti, voltatisi
facevan
cioè
(XV;
coda
al
gli vuol
ma
loro della comitiva?
a
questa seconda
se
cosa,
indietro^e
tornarono
bisbiglio,
o
dir
vuol
si considera
proprioalla
comitiva
dire
?
,
Renzo
a
che c'è
—
gli anche
forse
nella
prima edizione) può esser che 1' acchiappino..;ma se gli
sotto 1' unghie, il vostro giovine posato...
torna
(XVIII)
—
—
Ma
i primi... la.gli
era
gliene ( ai bravi
che
(XXIV)
cuore
—
Anche
gliamori
andata
così
male
dell' Innominato
(XIX)
la paura
—
venuta
) sarebbe
questisanti son curiosi...gli stanno più a
di due
giovani(XXV; ma
questo gli piut-
genericamente riferito a santi
circoscritto al Cardinale)
verso
quegli
ostinati
viste di
vogliono( dell' a-
tostochè
—
buttarglielo...
(XXXIV)
minenza),troveranno
È
più
scanissimo
che
mai
gli
per
chi
e
—
se
la
,
potrebbe
,
e
essere
fece le
gliene darà (XXXVIII).
notevole
le ossia
che
a
non
lei.
usò
mai
il to-
59
—
Il toscanissimo
ho
non
se
mal
di
pleonasticonon
che una
computato
una
giornata peggio
essere
e' è anche
e' maschile:
un
(Vili).
Più
largo uso
Per
gli.
neutrale
et
sola
e*
(XV)
ben
neutro
perchè (VI),gli è
è
diieri
poteva
dell' altro
fece
gli
es.:
e*
l'usò,
volta:
,
risica
E
—
—
tare
aspet-
pleonastico
per
del
amor
(XV), gli è perchè le ho viste io quelle fac*
solo non
bligò
s'ob(XXVI), ecc. ecc. Tuttavia, non
ad adoprarlo con
che l'uso toscano
quella costanza
nome
ce
gli avrebbe
pitid'una
nella
raccomandato,
là dove
volta
prima edizione,
è
gli
gliparve
gli
ciuffo (IH) gli
un
d'avercelo
è
è
(VII)eco.
gli
vero,
che
inutile
è
non
:
È
luogo in
dire
gran
gli
un
abbiano
che
cavar
un
nastico
gli pleoin
tutto
il
davvero
cui
i
tanto
santi
l'argento vivo
aver
a
(II),
(XXIII).
addosso
Anche
del
la
.
Anziché
toscano, ed
credette
Potè
sola, in
un
i birboni
come
si trova
cellò,
can-
come
farsi
come
plurale non
volta
una
è
Quell'altro toscanissimo
ecc.
nominativo
libro
messo
ragione: lo
,
dente
anzi
,
alcuna
senza
frasi
p. es., nelle
lo cancellò
ma
soggetto pleonasticofece
usarlo
potesse
ingannarsi
fu
l'aggiunse dove
diceva
prima
altre
volte
male
a
! V,
avere
nell' applicarlo
è
Ah
che
vero
1' avea
1 c'è
lo soppresse
messo
incappata
dove
metterlo
(p.es.
diceva
Fortuna
che
cf è
la
il criterio
ma
alle volte
come
,
e' è cascata
! la
quando
uso
,
non
:
fece
ne
il
qualche opportunità.
una
talvolta
Ah
(p. es.
,
altresì,
; tanto
questo
fa
quella profusioneche
con
il milanese
che
to.
discre-
uso
nella
la
! dove
brava
la brava
!
X),
gli parve d'aver
prima: Ma la è
avvezza
zione
edi-
prima
XIII;
ora
cosi
fatto
sa
grosdice:
60
—
Ma
è grossa
qui
tutti
! Fortuna
quasi
o
—
che
e' è
avvezza).Raccolgo
tutti i la
che
si trovan
nella
conda
se-
edizione:
accader
1 la doveva
Ma
voi
(I)— vorrei che
finalmente... (II) La
l'appuntoa
per
(II) La
qui sicuro (III)
me!
la fosse toccata
a
la dev'esser
propriotutta al rovescio
mi vuol far noci (III) la farà più noci che
mi preme,
sarebbe andata male (V)—La
è
(ili)che
non
foglie(III)
la
—
—
Perchè
la
violenta
così
1
la
(XVI)
(X)
dura
L'è
—
(XI)
—
(XV)
purché la duri (XVI)
—
La
(XVI)
—
—
scata
cauna
proprio
la
proprio
era
ordita
era
c'è la Provvidenza
V è
ma
la e'
V
—
la c'è
che Tera
sentendo
ch*io canzoni,
male
può andar
(VI)
ognuno
troppo strepito(VII)— Ahi
(XII)— Credono
(XIV)—
meta
chiara, che l'intenderebbe
faccia
non
la brava
cosa
—
L'è
(VI)
vero...
—
l'è
—
la
—
venne
—
da
un
di,
(XVII) Qui però, vela va più quietamente (XVII)
ma
quando si tratta di
mangiare, la non si guarda tanto per il sottile (XVII) L'è
pezzo
—
—
—
—
(XVII)— L'è
così
usanza
sciocca
un'usanza
(XVII)—
Mai
E benché., la
primi...la gli era andata così male (XIX)
non
già la viene avanti col
più che ecc. (XX)
paresse
(XX)
voglia il cielo che la sia così
passo della morte
(XXIII) figuriamocise la glideve parere amara
(XXIV)
La sarebbe barbara
(XXIV)
per gli spassiche la mi dà,
ti par vero
voltarsi in bene
che la possa
non
(XXIV)
—
—
—
—
—
—
—
(XXV)
V è
—
una
burrasca
dopo qualche tempo che
non
(dice don
€
la
che
va
Ferrante
via la carestia
parte:XXVIII)
(XXVIII)
fosse
passata (XXX)
(XXXI)
(XXXII)—
cono
vuole
la paura
—
—
il quale
chi la
tutti che
V è
la c'era
a
donna
(XXVH)
spogliede' paesi a
proprio d'un assalto
—
chi voleva
avea
detto
e
che
,
a
che la ci vada
don
a
gegni»
sf in—
toccava
che
la
gli
ta
vendet-
una
predicato che J'era peste
a
Milano
peggio (XXXIII)
tutt'e due (XXXIII)
confusione
bene
se
Gonzalo
la
credo
volesse,la c'è (XXXIII)— E
una
—
XXV1F)
cui
la fosse
li)
La
«
—
Prassede:
(gridano appresso
»
le
—
passerà presto (XXV
che
—
—
A
se
diDio
chi la
61
—
—
(XXXIII)— Questa la mi dispiace(XXXIII)—
La
mi dispiaceanche
questa (XXXIII)— Ahi sia ringraziato
il Cielo,che la v'è entrata (XXXIII)
potò subito argomentare
tocca, Za tocca
—
in che
(XXXIII)
So che
—
più (XXXIV)—
Dio
ha
non
anche
se
(XXXVI)—
Renzo,
bene
va
La non
c'è
questa casa (XXXIV)
la ci fosse. Se
se
pur la c'è (XXXV)
la c'è
che
V è
—
la ci sia
(XXXV)
idea storta ?
una
la veniva
la
mi
la
se
—
—
voluto
lei,che
(XXX III)
la fosse
stato
secchie
giù a
non
—
l'ha detto
ve
(XXXVI)
—
Sai
—
e' è
c'è,disse
(XXXVl)-La
c'è,la c'è,la c'è (XXXVII
La
dove
la m' ha
preso? (XXXVII)— ma Tè acqua, V è acqua (XXXVII)—e
la verrà
qui (XXXVII)— ma Z'è una porcheria (XXXVII)—
la quale tu non
sai neanche
che la sia in questo mondo
(XXXVII)
—
tutto
per
i
c'è pur
La
(XXXVII)—
Sapete
andava
come
che
V è
una
col
bando
cosa?
andava
vera
—
—
qui (XXXVIII) non può sapere come
molto tempo prima che
poveri (XXXVIII)
{XXXVIII)— eh! rè questa!(XXXVIII)— a
come
—
—
la fosse bella?
(XXXV
benone
cagione (XXXVII)
la va
se
(XXXVIII)
per
troppo la
gran
? U
Iiy— giacché
Za c'era
la vada
la ci
rivasse
ar-
dirvi che
ria
questa birbe-
(XXXVIII).
ho ripescati:
Le
tutte
son
pleonastici
v'andassero
a
genio?(KXll).—
qui (III) se le non
dice che le son
ciance
(XXIII) ').
Monsignore
i già pochi eglino ed elleno
Tolse naturalmente
lo condella prima edizione; ed io non
son
fesso,
disposto,
Tre
soli le
—
neanche
lacrima
sulla tomba
! Sostituì
questipronomi sesquipedali
naturalmente
a
versare
lorOi di solito. Per
eglino
stessi
erano
una
es.,
dove
in
gran
diceva:
parte la
(p. 269) ha però avvertito
*) [11Morandi
questi le era bensì nella prima edizione
,
è
stato
soppresso.
]
anche
che
ma
sua
di
il
quando
forza
il secondo
di
nella seconda
62
-
(XXIV), dice
Non
—
anche
ora:
(XIX)
andar
al
esse
,
mutò
occorrenza
essi
tengono
XIV
:
la
ora:
;
mancavano
in
loro
la
penna
ecc.
Ma
(III).
(la penna
ecc.
1'essi
ecc.
all'occorrenza,
non
convento
pure
medesimi
Vessi
usar
plurale:essi
nominativo
come
loro
quando
dall'
anche
restò
-
l'
alla
ro;
lo-
tengon
ecc.).
Anche
il desso
lo abbia
bravi
in
visto don
(XI), ora:
»
Anche
al
sfratto,
qualche
Mantenne,
ben
e
il lo
loro
unito
»
fieri tra
invece
lo
tale
o
lo chiama
come
moderno
e
avesse
del
tanti
dei
un
,
I
quali
che
non
questi.
ha
lo che
ragione, quel
a
proaggettivo,proprio
non
son
"c
—
plurali dette
vorrebbero
che
dicessimo
opposti rimedj,egualmente eccessivi!
e
è lui!
i
ecc.
nomi
a
proaggettivo
,
più
(1) dicevano
»
fece bene.
e
nemici
desso!
è
Dio
che
e
spasso,
Abbondio; ora:
son
«
a
sempre
gloria. « Egli
appena
dessi
mandò
niente
Ma
se
fosse
non
due
:
anche
del francese
anche
provenzale
simo
dices-
sto
que-
antico
nell' uso
,
e
sé
sognerebb
parecchi esempj classici,quasi bi! ').
inventarlo
tanto esso
ci fa comodo
computo :
per
,
Eccone
il
Gertrude
avrebbe
potuto
lo fosse diventata
lo
ma
dico
già scritto
Campo
la
per
uso
ha
un
di
più
monaca
,
,
e
per
santa,
(XIX)
ecc.
—
perchè dovrei ripetere quel
il siciliano Alberto
noi
-
non
n1 ha
che
Busca
ino
-
,
Trapani 1867.
l'acume
que
comun-
superiore:indegnamente;
sono
profonda cognizione
toscano,
chi lo
—
filologoesimio
(Studj varj
sua
(XI
una
appunto per correggere
sono
%) Non
essere
e
superi in competenza.
e
pag.
dei
299-301).
Il
classici italiani
la serenità
quale,
l'
del-
e
della mente
non
,
ICfr. anche
Morandi,
p.
72 J.
63
—
lo fosse
pretendiamoche ogni cosa
in
ora
sua
così diverso
senso
un
—
da
non
può esserZo
già
lo
era
sé
per
(XXVIII)
più (XXVI)
lo
rimasti
in
quanto
volte
padre
senza
Y
uno
quellidel
per
lo
(XXVI)
sono
molto
per
! siate to
(XXXVI)
—
Se i rimasti
morti
lo era,
paese,
gliuoli
quanti fi-
—
per loro
come
che
—
tempo dopo
(XXXVII)—
essere
che
e
caro,
resuscitati
dire, due
a
come
(XXXVIJ).
In
luogo però
un
il Manzoni
bene
a
cime
inuguali impresse
che
lo fu
,
suo
lo fossero punto
unicamente
non
V altro
per
(XXI II)—
meno
cagione(XXVIII)
la
era
stanco, lo poteva
a
vivi erano,
Renzo,
se
—
(XXVI l), e
come
—
fu
che
luogo
un
—
—
lo fosse il
che
quello
giorno avanti (XXIII)— il ritorno non lo era
di quelliche- non
lo fosse (bene).,
ciò che non
(XXV)
(leciti)
(XXII)
egualmente
lo
tralasciare
sia
ben
stato
V
nel famoso
il lo. Dice
nella
aspetto dei
meglio: «
avrebbe
mente
sua
suoi
familiari
addio
(Vili):
non
meno
Sarebbe
».
dell' aspetto
meno
non
...
fatto molto
ecc.
»
ch«
ecc.
».
l'aspetto
il peggio e il meglio per il
Usò pure liberamente
ìnaschile
il femminile, singolaree plurale: e non
e
sì spaventò dell'orrore dei grammatici per cotali usi,
molto
più. legittimidel resto, anche storicamente, di
quel 'che coloro credano*).Eccone
qualche esempio:
de9 meglio (XI, XIV), delda peggio imbrogli(III),
le peggio (XII),
la meglio (XIII),
"?«£
meglio (XIV),
una
giornata peggio (XV)
più ne conosco
peggio
li trovo
(XVI), un'azione peggio (XXIV), alla peggio
de' peggi (XXV).
o
«
...
non
men
,
*) Mi
dell 'unica
56-7.
E
permetto
forma
cfr.
latino,nella
di rimandare
flessionaledel
Gandino, Della
Rivista
di
al
nome
mio
scritto
SulV
italiano* Pisa
origine
1872.
pag.
forma del comparativo nell'antico
fil.classica,VI, 463 seg.
64
—
—
Soppresse tutti i questi e i quegli e gli altri al
nominativo
singolare,e o li scansò coi soliti mezzi
(sostantivi
ecc.)o il più delle volte li sostituì con
che noi
altro *).Ma
senza
questo e quello e un
,
partecipiamo all'orrore dei grammatici, per il questo
il
e
quello
usati
di rado
nominativi
come
personali,poiché
propriorichiesti imperiosamente
dallo stile familiare
(era ben ridicolo,p. es., che il
bimbo
Menico
dicesse del padre Cristoforo : quegli
che
ci accarezza
ecc.:
VII), noi non
sempre
siamo
posche guadagno
vedere
ci debba
però neanche
noi Italiani le forme
dimenticare
a
essere
questi
il pronome
a
quegli, altri, che servono
sonale.
persegnare
essi
non
son
,
Ma
così
in
deferente
dovere
questa faccenda
all'uso
di metter
che
moderno,
toscano
quello
quegli
per
diventò
il Manzoni
fino in
sentì
il
poesia
,
*),dove esso riesce perfin oscuro,
è inaspettatoe fuor di luogo.
tanto
s'è già visto e come
vedremo
cora,
anEppure, come
vo
egli in altre cose non s'era poi reso cosi schiadel toscanesimo, Egli ha, p. es., questi usi, che
credo
sien più popolari oramai:
«
proprio non
quel
p.
es.
') Ma
nel
inno
suo
nel
pure
Korner
a
general naufragio
si
salvati
son
quegli
un
(mentre quegli girava la chiave nella toppa: II) e un altri (che
altri pretendesse "T aver
ragione contro il suo sangue ; X) e
È questi
dal Morandi,
p. 59, nel cap. 1:
questi[avvertito
un
che mostrano
ma
] Eccezioni curiose
l' Illustrissimo.... de Velasco
,
più
sempre
a
forme
a)
così
Chi
radicate
potrà
Quello
Potrà
sia
come
nella nostra
della
ancora
scindere
difficile il dare
gemina
una
in
gente
un
tradizione
Dora
ecc.
bando
assoluto
letteraria.
ecc.?
risorta
ecc.
volghi spregiati,
ecc.
66
-
—
de'
di restaurazione
gliam credere senza
speranza
ec.
perocché, perciocché, imperocché, conciossiachè
entrambi(l) rendette
(XXXIV)
per avventura
forestiero di quel
(XI),solitamente mutato in rese
di Bergamo
(XXXIII) ma in un luogo un po'satirico,
ben nota
il Morandi
doveva
io (III),
io mi
come
di solito dovevo
ecc.
faceva (XVII), mentre
Ma
una
denza
più evidente del quanto d'indipenprova
,
—
—
—
—
—
il Manzoni
,
il
verso
nell' uso
che
sa
serbare
a
ancora
questa. Ognuno
è
toscano
riuscisse
toscano
dall' articolo
precedutisempre
e' è
(fuorché,s' intende, nel vocativo); eppure, non
volta
V
trudina
fu
invece
il Manzoni
1' articolo
(come
nome
i versi
ai
di
della
lui familiarissimo
a
l'articolo) Dei
resto
—
e
necessità
divenuta
una
della
monomania
vera
un
di
caso
credo,
e,
di tutte
natura
questa
Y
,
e
il Giusti
nelle
par
poesie che
,
fare
autorità
anche
che
,
per
ai
letteraria
lingue europee
uso
de'
esser
la prosa
del
di tutta
cognomi
così,
genere
e
consenso
1' articolo.
senza
nell' Epistolario
,
familiare
possono
ni
(Niccoliniè spedito,Manzo,
Cos'era Romagnosiì... [ Il Morandi,
seppellito...
objettache non in un solo caso
il Manzoni
omise
avanti,
»
a'
cognomi. Ed
(?!)i casi di
ha
non
l'Italia
è
mi
è
(che in
certo
un
i
per
cognomi
le altre
valevole
lui
per
taluni
comune
l' intendesse
per
perchè si
dall'uso
è pure
internazionale) permette
Certo,
dican
ne
tradizione
una
—
volta
una
già usuale
premissione dell'articolo
interrotta,e suffragataanche
toscana
checché
—
dell'unir
norma
cognomi. Eppure
Torti: XXIX;
forse
,
non
disse la Ger~
4).
d'un
quali la
una
,
(IX),la
bambina
Gertrude
per
l'articolo
senza
neanche
scritto
la
Lucia,
la
,
i maschi
trattava
mai
,
*) Osservante
omise
abbia
Perpetua...! Cioè,
sola volta
di stile !) una
sottigliezza
Agnese
(oh mirabile
parlando di
anche
son
il Manzoni
che
caso
donna
di
i nomi
ragione. Non
saranno
e
p.
297-9,
1' articolo
un
cognomi senz'articolo,
ma
parecchi sono.
naio
centi-
Egli
67
—
E
conferma
nuova
qui che
notiamo
i
a
sempre
—
congiuntividessi
stessi
e
quel che diciamo,
il Manzoni
solo
non
di
lasciò immutati
gl'imperativi
va
(VII,
e
t
senz'articolo
Ferrery sempre
eh©
(A proposito, scommetto
tutte o quasi tutte le scuole si pronunzierà Ferver
coll'accensulla prima sillaba;ma
si dica Ferrér, che in spagnolo, al
ri
padel nostro
piemontese Ferrerò
significava come
cognome
nota
in
to
,
'ferrajo'; oggi lo
comune,
di Metastasio
» (XXXV11), e
nome
eroe
del
di
nome
nota
Wallenstein, quella sua
Devo
però
essere
un'illusione,avendo
di
sp. dice
avvertire
che
nomeWallenstein,
Roma
per
che Ferver
e
facilmente
si
dir
del
«
Wallensiein
sentenza
ecc.
si dice
come
Roma
nome
«l'originedel
simmetria,
tutti i
Ci
cognomi
XXX:
4L
come
Ed
una
e
poi
che
è
una
ne
ragio-
il Manzoni
che
fecero
più
ragione
uno
paziente
di fretta im-
particolareintenzione
una
canzonatoria
usasse
,
questo periodo che pigliodal
l'articolo in
senza
Passano
M erode, passano
burgo,
e
quasi
e
anche
tali
stranieri,e
toscana.
norma
me
no-
considerare
analoga potrebbe trovarsi for s'ariche per Metastasio,
pseudonimo. E certo ragioni di codesto genere, oltre
di
meno
(XXVIII)—
»
È poi da
».
cognomi
sono
sottratti alla
sono
«un
quest'ultimo esempio potrebbe anche
inteso semplicequi forse il Manzoni
mente
dire del
»
nota
celebre, poco
è
«
,
barrerò),e
i cavalli di Wallenstein,
i cavalli
di
Anhalt,
passano
i fanti di Brande-
passano
i cavalli di Montecuccoli
,
e
di
i fanti
poi quellidi Ferrari
;
i
Colloredo ; passano
Altringer,
passa Furstenberg,passa
Croati , passa
Torquato Conti,
; quando piacque ai cielo
Il Morandi
aggiunge
passò anche Galasso, che fu l'ultimo ».
che anche
il toscano
omette
qualche volta 1' articolo avanti a
me
certi cognomi.Nè io lo nego; solo,dico che son
eccezioni rarissipassa
,
.
.
—
(quelsolo
fuor della
sempre
volte
usare
che il Morandi
nome
toscani
legge,in ogni
che l' italiano
l'articolo dove
d' altre
il Toscano
quei grammatici
dell'articolo
avanti
a'
De
santo
Amicis
apostolato:
nelle
i
cosa
lo
usa.
E
troppo
di trovarsi
finite
in-
! ); sicché accade
provinolesi
troverebbe
del resto,
quali dell'inculcare
cognomi hanno
della loro vita, esercitando
il loro
cita ò solito pur
fatto
il
soprattuttonella
un
esempio ce ne
Pagine Sparse, nell'articolo
sono
a
non
to
appun-
la necessità
migliore intento
Nuova
Antologia
ricorda
Un
caro
anche
U
pedante].
68
—
—
(XV), fa (XXI)
XV),
sta
verbo
divenire, né si sognò mai
dati
in cui
casi
edizione
certi
usati
non
nella
fortuna
gran
una
di
invece
li tolse
già a posto
gli suonaron
di
toscanesimi, che par che
sembrare
dovuta
d'avere
si trovava
dossi,
fece anche
ma
il
sempre
di sostituirvi
tassi, vai, stai, fai,doventare;
In
lasciò
e
ecc.,
più.
prima
rebbe
gli sa-
il trovarseli
perchè
religioso
mezzo
,
,
bene.
«
Se
buono
quel
ligioso
prima (IX);ora: Se quel buon rela mia
lì
»
« vedere
figlia
(X); ora: vedere
mia
ora:
'figlia « Non fo di questi lavori » [(III);
l'ultima figliuoNon fo di queste cose
essa
« Era
la
c'è invece /?» (XIV); ora
» (IX), « figliuolino
altre volte (mentre
glia, figli*) e cosi innumerevoli
cKè
lì
diceva
»
•—
—
—
volte credette
altre
pur
XVI
inversa:
s'era
di far
opportuno
ecc.).Ma
di
già
la
quissimile
un
l'esempio,riferendo i casi
gli pleonastici,
soppressigiusto nella seconda
dato
Un
più
edizione
notevole
mi
avrebbe
meglio
o
»
poiché
«
di
avuto
il
avere
», è locuzione
meno
nelle
glia
che
per
non
ecc.
*) Vedi
è
un
caso
è
nello stato
grazia
che
di benevolenza...
ci
parer-
gran
tuna,
for-
l'avere
possibile,
estranea
quest'ultimocaso
trovo
specialissimo.Infinite
al
il
cabolario
vo-
').
in milanese
è comunissima
impressioni posteriori al 1840
Ma
no.
però
più
nostra
a
tutt' altro che
italiano,ed
*)Pare
ascrivere
di
questo. Nella prima
par
(i servi)le facessero qualche dimostrazione
di grazia per « non
(IX).1/ aver
vero
e
edizione.
scritto:... Gertrude... che
avea
si trovava,
in cui
di la
su
anche
caso
tuzione
sosti-
perchè
ripentisse,
daccapo : figlinoli
volte e' è figlio fi*
si
,
(v. cap. X, ecc.).
Cherubini, Vocab. milan.,
sotto
grazia, secondo
ticolo.
ar-
69
—
dicono
Pure, i Toscani
dicatto
—
dicatti,frase poco
o
che
qual
connessione
sia
ne
più solitamente
invece
perspicua di
essa
l'origine,
aver
ché,
per sé, poiha
non
evidente
ni,
parola italiana. E il Manzocui molto
a
probabilmente fu suggeritadai suoi
la pricorrettori, la lasciò ben dapparte,e mantenne
ma
con
nessuna
ha
frase, che
Del
costrutto
toscano
di
abusò
non
mo
chiarezza
tanta
si
certo, ed
Non
computato male,
noi
più
di
fa
noi
per
facciatevolissima.
questa no-
anche
cosa
quattro volte,
si trova
o
esso,
se
ho
te,
equivalen-
suo
un
non
bisogna ubbidire
che pareva
tutti si può mancare
(XV)
(XIX)
tutti al mondo
che si stesse
sua
degnazione
per
Ma
se
fossimo riusciti ad annodarvi,
(XXXVIII)
s'è fatto apposta (ibid.)
Il terzo
credete che non
».
di questicostrutti {e anche
il primo, come
m'avverte
il Mor.
a
già nella prima edizione ').
pag. 270) era
Un
po' più largo uso fece dei costrutti pleonastici,
così frequentinel linguaggio parlato; ed opporfa parlare i suoi
tunissimi perciò quando fautóre
me
non
personaggi,specialmentei più umili (a me
in
il libro:
è
intrinseca.
tutto
anche
«
noi
—
—
—
nulla
vien
ne
gli
4) [Me
che
randi
ricorda
non
s'è
pj poco
sovverrebbe
ne
comandato,
che
s'è
fatto
tutto
ciò
oggi.
efficaci,perchè alla
passivi,e
l'idea
del
noi
non
se
le simili
.
.
s'aveva
fine
(XV).
»
E
il Mo-
si
quattro nel e. II: non
s'è sbrigato ogni cosa?
non
a
fare?
"
Ma
sono
potrebberocorrere
vi ò
le
non
facessequello
si
non
freschi...
altri
che
€
ti...
i den-
mostrare
sa
che
—
staremmo
fissato per
chi
a
—
quinto:
un
rammenterebbe
ne
me
tasca, I
porta rispetto,I
si
ci vien
in
sottintesa
in
modo
come
esem-
veri
tissimo].
eviden-
70
—
mai
—
io
mangiate, VII
gli dissi che dunque ecc.,
a
me...?
avete
—
XV
A
—
mi
me
signor vicario, che
XVII
—
E
XIV
J'ho
che
me
Cosa
—
di sì, XVI
par
non
a
dottore
un
e
quale
m'importa
Il
—
visto
mai
fanno
mi
al
stro
vo-
né
nosciuto
co-
trottare
,
,
Signore gli piace che un giovine
tratti così, XXXVI);
meno
opportuni,in massima,
proprio (Ma al porquando l'autore parla in nome
tatore
A
infatti
Renzo
gli si faceva largo, XII
XII
nel
A Pedro
quel pensiero gli era venuto
antico,XIII
passare ecc., gli tornò in petto il cuore
e" eran
cortiletto dove
molti preti,XXII
in un
XXIII
che
e
—
al
—
—
—
,
,
—
—
Sono
che
cose
XXIV
al
—
di dire
chi
la storia
conosce
letterato suddetto
non
le deve
pre
gli riesce seminopportuni ha
questi casi singoli:
XXVII) ; ma non
(p. 274-5), in
ragione il Morandi
soprattuttonel primo che nel secondo
nel sesto, del pleonasmo si poteva anche
ecc.,
,
;
e
nel
quarto
ad
Badino
,
ogni
si doveva
scrivendo
,
modo
i
,
sapere,
giovani
che
,
nel
,
terzo
,
fare
dov'
a
no
me-
eran.
i casi
son
,
pochi.
Uso
un
un
più largo fece di quei costrutti in cui
soggetto plurale preceduto o non
preceduto da
di partitivo è accompagnato dal verbo al singolare,
ancora
,
,
preceduto o non
preceduto da un- ne partitivo.
Quantunque i grammatici abbian per essi un
ridicolo,sono
orrore
però idiotismi ben proprj della
à dar naturalezza alle panostra
lingua,e servono
role
che s'attribuiscono ai personaggi,ed a render
anche, all'occorrenza, più chiare e più spigliate,
e,
n'è il caso, più satiriche,le parole dette dall'autore
se
in complesso il Manin proprio nome.
Pure
zoni
e' ebbe
troppa predilezione fino a parer che
,
,
71
—
n'usasse
gusto
per
di
violar la grammatica
d' anni
sono,
può
di gran
àó birboni
mondo
(V),Ammalati
anche
riè
indiscreti
Manca
[(XIV)
del
non
ne
(XV:
della cappa
certa
compiacenza
domande
(XX),
(XXIX)...che
pur
Là
soldati
riè in
ce
(XIV),
tutto
e?è
degli ingordi
mancava
(XIV),
gl'imbarazzi
c'è osterie...? (XVII),
canzonatoria
Non
non
riè
Ma
irritato),
! (diceFautore
scrivendo
de-
nera
(XVII),A
troppo
diritti assai
l'oste
dice
amor
n'è per tutto
ce
(XIV),
l
ascoltatori...
una
di
de' poeti per
nasce
notajo criminale,(XV),
De'curati
n'è
ce
,
c'era de' guai, per
con
ne
in Milano?
osterie
fa dire:
o
(VHI),c'édi quelli(XIII),Ce
de IV usanze
smetter
egli dice
(Il),ohe
ecc.
qui de'poeti
: già
deve
sene
ce
non
cui avrebbero
a
(II),c'è degli imbrogli (II),E
impedimenti?(II),c'è bene a questo
cose
più altri
ci sarà
poi non
facce
certe
detto i soli baffi. Finché
nascer
unsi
come,
dispetto alla polizia
su il
mettevan
pettegoli,
e
anche
la barba
sca
polizie-
far
per
barbari
di certi Governi
pizzo o
meglio
Italia;al modo
in
prevalsa sinallora
ventina
—
noi
non
ne
verrà
si
fa
di codeste
certamente
Già
giro parecchi(ibid),
quellidelle terre... eran partitidal castello ; e ogni giorno
ne
partiva (qui una certa jndetenpinazione ci sta bene:
mancherà
Ci vuol
ne
non
(XXXIII)
XXX)
Disperati...
fatti apposta! (XXXIII) C è due panche
degli uomini
,
,
(XXXVII),
di
Eh!
queste
(cosìi criticidi Lucia, XXX
qui, dico,
fin
c'era de'bravi
però
ce
ne
non
ce
ne
la
cosa
ce
riè
tutto!
per
Vili)
ya;
ed anche
quando
si
legge:
,
,
fosse (XI), da dove
ancora
meglio
(I),Quante ce ne poteva stare (VII) Fatti
non
cen^; quando
fu altri ((Vili) prove
(XII), per
c'è
delle
e
nulla
ce
tutto e' è
di male.
Ma
ne
potesse
essere
di
bondanti
soprab-
degliaizzatori (XIX)
comincia
a
notarsi
una
—
non
certa
12
—
questo costrutto quando si legge: Era
fatte
quelle galanterie che ti hanno
ostentazione
un'altra
tanti
se
parte di lui
(XXXI), E di tali
continuo (XXXIV),
un
gran
ce
rì
se
ne
tristi
molte
erano
ecc.
tutte
nostro
spezzature di
e
se
ne
faceva di
sarebbe
invece:
stata
le
tra
poi
poche
le
proprj,cioè a quelsi fanno, al meglio d'una
e
di continuare
iniziato. Lasciamo
computo
lettere nò imbasciate
se
veri
di sintassi che
invece
proposizione,
nel
ordine
ecc.
agli anacoluti
deviazioni
(XIX), diede
delle storte, diede ordine che tanti
contassero
Passiamo
to
c'era soltan-
non
fiammate
proprio da domandare
pedanterialo scrivere
vien
ecc.
(XXIV), tra le poche, ce
delle storte (XXV), delle quali
ni
(XXVI), c'era soltanto alcu-
molte
per disgrazia
riera sempre piti o meno
dove
lui
ben
veniva
ne
non
per
(XXII), Nò
contasse
ne
n'era
ce
questo mondo
personaggi che facevan
t
da
in
che finalmente
—
che
di
cosa
(XVII)
—
nell'ordine grammaticale
dapparte
naturalmente
quelleche
discorsi
sono
concitati
vere
e
cenze
reti-
rotti per
la viva
che
agitazionedel parlante.E distinguiamoanin bocca ai personaggi, ai
qui ciò che è messo
tore
da ciò che è detto dall'aupiù umili principalmente,
cojito. Nella prima delle due serie vanno
per suo
questi anacoluti:
che
polpette,
sa
che noi
le simili
altre monache
ci
,
minuto
(IX)
c'eran
non
1) Son
modo
i
cose
—
potute
pur
che le
arrivare
piace
più gran
(X) 1)
parole della vecchia
indiretto,
mai
le avete
non
—
mangiate VII—
Lei
di sentir le storie per
nelle loro sale
dame
,
pane,
ne
avrete
cameriera,benché
,
(XII)—
riferite in
74
—
questa
è
ne
—
fu
che
uno
(XXX)
rimedio
a
—
piangere.,sur
andar
si sentiva
venire
ci sarebbe
Che
schietto
sentivano
a
di
stato
semplice a dire:
far quietamente un
fallito
andar
via ? Prima
anacoluti,
senza
la
vano
senti-
tre
chiaro
meno
don
—
gran
le mani
una
forse
son
e
grammatica
remissione.
Non
senza
non
a
—
rità.
popoladi
meno
Rodrigo che
colpo l'aveva
di fare ecc.;
cosa
non
solamente
fracasso ; tutti coloro
con
pizzicar
pianger sur
ne
(XXIV)
rosso
gliultimi
e
c'era
che Renzo
Lucia,
che
non
non
un' affettazione di
e
di
gusto
sono
quelli
non
ma
—
se
non
,
il viso
il secondo
questianacoluti
gli altri
giustificati;
cosi
di
var
pro-
(XIX)—
che
cosa
al convento,
esse
—
pensarci
Di
una
coraggio (III) un pane
solito mangiarne (XI)— cosa
il
era
voluto
avevano
gli se n'attaccasse (XXIV
non
gusto
trovavan
moltitudine
una
così male
andata
la gli era
resistergli,
di
ce
i primi che
Ma
(III)
ci arriva
non
che
quelle sottigliezze..,
di
una
—
dendo
cre-
sto
vi-
che
si
trovan
rimedio
—
e
proscriveva questi
serviva
dire:
ma
in
s'ha a dare alla frase
se
quest'altro
caso,
il solito rigoroso giro grammaticale, bisogna andar
troppo per le lunghe bisogna perder di chiarezza
d' efficacia di naturalezza
! Se p. es. neir apostrofe
di
ci si consente
non
appassionata d' un contadino
farvi torto, vai
che, senza
farglidire « un religioso,
più un pelo della sua barba che tutta la vostra » e
si vuol per forza che gli si faccia dire « un
so,
religioun
pelo della barba del quale » (o « de)lavcui
barba
farvi torto, vai più che tutta la vostra
»),senza
in con tradizione
», voi ci costringetea metter
un
e semiserio
con
una
pensieroingenuo e immediato
maniera
d'esprimerloriflessa,
compassata, seria! Non
importa, rispondeva la grammatica; ingegnatevico-
questo
o
in
,
,
,
75
—
—
regola sia salva ! Così essa
rassomigliava a quel rigidoInglesedi cui si racconta
cino
che in un
caffè,accortosi d'uno sconosciuto suo vi-
me
potete purché
la
,
che col sigaro s'era attaccato
andando
preferìperder tempo
che
avvertisse
fuoco
in
colui
al
soprabito,
d'
cerca
un
leggiante
tavo-
dell' incendio, anziché
rivolgendo la parola allo sconosciuto, trasgredirla
doversi
regola del non
parlare a persona cui non si
dall' altro canto, se non
il
sia stati presentati! Ma
Manzoni
sei o
(che alla fin dei conti che cosa sono
libro
che è poi un
in un
sette anacoluti superflui
di più centinajadi pagine?), certo alcuni
romanzo,
,
Manzoniani
,
che
par
cadano
ormai
in
nuova
una
speciedi pedanteria,imponendosi di sgrammaticare a
tutto pasto, anche
quando non ve n'è alcun bisogno.
andar per i viottoli,
A che serve
quando tenendosi alla
strada
il viaggio non
chè
si fa più lungo? Permaestra
Gl'idiotismi
saltare, quando si può camminare?
e' è
vivacità al discorso, non
e
gli anacoluti danno
è detto che la vivacità,
sia la prima
non
dubbio; ma
ed ultima qualitàd'ogni discorso e d'ogniparte d'un
discorso, o che non
inopportuna !
possa talora essere
è la condizione
La
naturalezza
d'ogni
indispensabile
tore
scritsi può negare; ma
bellezza di stile,non
a uno
e
ad
un
lettore
letterariamente
rispetto della grammatica
è pur
esso
educati, il
ben
cosa
una
turale
na-
!
[A prendere uno
ha
come
che
numero.
dal
non
Parecchi
solo
fatto il Morandi,
c'è niente
di naturalezza
non
si fa
surati,
cen-
presto a
strare
mo-
La
uniti, fanno
ricercata, di
me
questioneè nel
sti
precisamente richie-
di male.
anacoluti,
contesto, insieme
da
degli anacoluti
un'
impressione
Così
non
leziosaggine.
,
76
—
—
singologranellinodi pepo che guasta l'intingolo:
i troppi messi
assieme].
sono
anche
E qui possono
aggiungersialcuni pochi casi
di sconnessione
di anacoluto
tra le due
o
parti di
un
periodo.Abbiamo, p. es. : se quel buon religioso
è il
Lui, voltatosi
(IX)
—
-
d'
né
circostanziare
quelli,
glidomandò
voleva parlargli
(XXII)
il
spiegare ;
ispiegartoda
affetti (pietàecc.)chi sa
attaccarsi
lei v'accetti
che
e
di
uno
a
terribile che
caso
un
mani,
sue
fosse il cardinale;e che
dove
—
nelle
di mettervi
lì, ottiene
per
non
messo
lei
e
sé
sapeva
non
aveva
(XXIV)
—
e
a
con
nò
che
sti
que-
quanto ci potesse essere
che
dietro ad
queir altro (l'amore)
j
essi s'introduce così facilmente negli animi: figuriamoci
donde
farà in quelli,
si tratti di scacciarlo
cosa
Comandargli che partisse in
per forza (XXVII)
bidito;
ubdalla sua
avrebbe
villa;già non
quel momento
cedere
il camera
po...
e
un
quand'anche avesse,
(XIX). A questi s'applica
quel che s'è già detto
degli anacoluti di proposizionesingole.Anche
qui ai
grammatici rigorosisi può dire che la snellezza del
pensiero n'avrebbe patitomolto a voler dare al periodo
o
non
di
essere
—
giro troppo regolare.E ogni alunno di liceo
può anche aggiungere : di tali anacoluti i prosatori
fate altro che
greci son pieni, mentre
pur voi non
cità
conoscerla,la classipredicare, benché forse senza
delle cose
greche; guardate nella prima pagina
di quel che é il primo testo greco che si legge nelle
un
scuole, dell'Anabasi
Kupov
td)v
8è
Senofonte,
iieiaicspiiteTai aitò
èTcotyoe
xal
,
8001 ẹ KacTwXou
Ciro
di
dalla
lifeàp/yj";
r$
oxpax"]YÒvoì aixèv
*
cui
lo
aveva
aÙTèv
oaxpi-
àTtsfei|eitdvtwv
iteStev à"po£?oviat( =
provincia, di
subito:
trovate
e
e
fa venire
fatto satrapo,
-77-
lo
di quanti ecc.)
designato comandante
Ma
anche
che, tenuto
qui bisogna concedere
pure
conto
della maggior rigidezzache prevalenella sintassi delle lingue moderne
il Manzoni
poteva in
libro mantenere
una
qualche altro luogo del suo
maggior coesione grammaticale.Dove dice: « la quale
che
con
poi nel resto la trattava
gran dolcezza; e ane
aveva
—
,
,
in questo
(XXVII),
famosa
non
dama
anche
in
o
dava
Qua
e
va
all'uso
c'è
bisogno
cui
questo
divedere)una
là pure
stati
tristamente
in
il
Dovrebbe
sconnessione.
ecc.
ecc.
maturando
veder
fatta minor
poi la
:
E
sai
:
Lucia
silenzio;
periodo dà luogo
Ma
per
opinione
ci vorrebbe
donna
qualche
in
questa stava,
se
...; Agne-
a
certa
una
realtà, maturando
maturando
stava
in
si
stesso
che
di
realtà,
Ma
nel
ecc.
può
contarsi
del
avea
—
più.
di
non
dir
tra
suo
Lucia,
intenta
vero
queir ella (ma
(XXIV)
cosa
preparando
punto d'andarsene
sorreggendo il braccio
buona
—
a-
masti
ri-
all'aspoche faceva girare.Ma,
di
progetto (VI)— la mancanza
poteva
...
:
,
lo
che
«
l'alta
dice:—
in
periodi:ma,
e
parte
dice
prima edizione diceva:
—
f).
»
il congiuntivo.
per
in realtà
di
meglio.
della città. Ma
che
intenzione
i tre
secondo
essa
pensata
una
!) correva
dove
buona
,
Nella
quest'altropasso
E
Ma
:
divisione
senza
ovvero,
certo
o
,
dimostra'
o
qualche
un
dire
dolcezza;
gran
s'è detto. Dove
in apparenza,
soggetto esplicitonel
un
la
«
hanno
Renzo
maturando
stava
:
che
qualche tempo
desinare;
intenta,
realtà,
ora
or
invece
mostrava
osservazioncelle
tre
che
quel
con
erano
tutta
si vorrebbe
per
,
con
popolarescodell' indicativo
4) Aggiungo qui
nalogia
(o
aveva
»
si riferisce
dire
di
la trattava
intenzione
pedanteriadella
d'avere la
impediva
resto
a
buona
una
questo periodo
nulla
quale «poi nel
e
vedeva
a
che
osservare
si
a
turare
ma-
ella stava
per
altro
suppergiù
i
,
di
più doviziosi
titolo
l'aiutò
dopo quel poi
...
ad
(IX).
trarvi,
en-
si sente
78
—
P.
c'è mancato
es.:
(XV)
andava
—
poteva
che
supponeva
(XXXI)
In
mutazioni
edizione
come
ho
«
".
prove
sotto
si
non
il Manzoni
criterio
prima
ben
»
prove
nella
prima
ha
bene
tal
Ma
«
(XIX)
dice
che
meglio
diamine
Nella
il costrutto
ho
«
date
nua;
promiscuità conti-
che,
è
edizione c'era l'un
dice
; ora
1' altro,
:
quella terribile giornata di
E
da
di
non
costrutto,
viceversa.
e
In
può dar la ragione:Il conte zio
quello che... scappò...dopo aver
ne
se
caso,
guidare.
il curioso
fatte, in quel terribile giorno di
»
avere
intendere
quellb come
e
sostituito
di Renzo
cose...
si
e
—
lo dovevano
sa
una
naturale.
seconda
diceva
quella
ria
d'arme-
(XXIIi)
promiscuamente
seconda
Nella
è
qualche
da
diavolo
lasciasse
si
usava
dato
rado, dove
nella
linguaggio
suo
ecc.
,
ed
il
tosopra
sot-
ecc.
—
certe
che
messo
che
pensando
vigore...essi
il
m'hai
spedizionetieniva
nascosta
esser
non
affinchè
—
che la
potesse far credere
parte (Vili)
che
poco
r osteria
—
abbia
Renzo
dopo
«
zio
non
in
».
sostanza
ben
è
in
,
cose
cose...
sa
ed
fatto
cose...
fatto
aver
Martino,
s.
Il conte
ora.
Martino,
san
naturale
,
che
intanto
tempo
a
a
dica
pensare
Manzoni
«
d'aver
T
«
ho
da
vrebbe
complemento
il
muta
date
prove
di
«
sua
irritati
i
oggetto qualunque,
dato
aver
di veder
»
(X) in
i molti
ecc.
»;
«
ho
avuto
violenti
non
so
»
ben
i
di qua*
e
(XI)
la
tata
figliatrat-
ecc.
(XIII
vedere
in
muta
converso
mia
il
invece
»
prove
poi per
», mentre
glidia
che
qualunque sesso
imputargli! Ma quando
la consolazione
avuta
irritato
un
da
numero
par
fatto indeterminato,
delitto di
escogitareun
lunque
un
in
»
1' «
«
be
avreb-
il
a-
perchè
79
—
di tutte
il costrutto
seconda,
ha
ora:
casi
sia
vi
voluto
venire
volta
l'un costrutto
XXII,
dai
ed
che
casi in
nella
tro
nell'al-
ora:
entrare
senza
ecc.),
entrare
Ma
sira.
e
voluto
di diverso
niente
»
venire
aveva
—
voluto
era
venire
più d'una
mai
voluta
—
voluto
è
«
muta
(non
ed
ha
€
r altro
»
mai
1). Cosi pure, e nella prima
edizione adopera indifferentemente
voluto (o dovuto, o potuto) venire
queste mutazioni
nella seconda
e
—
è
non
XXIV,
in
cui
questi
lascia
tranquillamenteil primo costrutto (avreidovuto venir
io da voi XXIII
avrebbe
ecc.)In qualche caso, come:
fuori
dovuto
voluto esser
XXIV,
questi avrebber
essere
IV, si capisce che ha voluto evitare il brutto
E cosi promiscuamente
sarebbe... esser
ecc.
accozzo
adoperò nell'una e nell'altra edizione*gli si o se gli;ma
dall'una all'altra fece le solite mutazioni
inverse,della
Diceva se gli fece accanto, se gli
solita inesplicabilità.
—
anche
adesso
dice
gli accostò, se
(VX)
gli voltò; e dove diceva andandogli innanzi
tandoseli
gittandosi (VII)ecc., ora dice presentandoseg li,butaccostarsegli (XXIII) di
ecc.; ma
pure un
in accostar
glisi,un se gli farebbe
prima è mutato
volse
(II,XXIII)
e
se
(XV) in gli si farebbe, e così via E così, tanto nella
edizione
adoprò senza
prima quanto nella seconda
colo
scrupolo,oltre il superlativocomparativo senz'artiproprio {la condotta più cauta e più innocente:
dai grammatici,anche
lo
quelXXXVIII) raccomandato
1' articolo ripetuto che è lo spauracchio di
con
costoro
{nel canto il più lontano dall'uscio: XXI
—
,
—
') [ Il Morandi,
secondo
molti
terzo
e
-a
e
p.
278-9,
caso
:
di molti
-t
il
1' ha
bisogno
finali.]
trovato,
di
evitare
codesto
perchè, pel
la successione
di
80
—
—
XXIII—
nelpiù felice di questo mondo:
repoca la più clamorosa e la più notabile della storia
XXVIII
il più decente che pò*
moderna:
l'alloggio
Ma pure, dove prima aveva
tesse: XXXVII).
scritto:
agli uomini * più quieti(II)dopo ne tolse V i ')
Volto d' aprile, che prima
Àncora, nel cap. I mutò
nel
scritto, in otto aprile, e cosi via; mentre
aveva
lasciò com'era
prima, il 4 di Maggio
cap. XXXII
nel XXX,
V undici
di Giugno, il 4 di Luglio
e
del 21
cambiò
«
Maggio » in « del 21 di Maggio
La ragione V ha avvertita benissimo
il Mo».
del mese
è precedutodal
non
randi, p. 228: il nome
di, se è seguito dell' indicazione dell'anno, ed è preceduto
dal di quando è solo
quindi il 5 Giugno
dell'anno
1593, e invece il 4 di Maggio *).
l'uomo
il
—
—
,
,
Ma
da
un
in qua
pezzo
discorso par che
il nostro
proceda un po' serpeggiando ed oscillando,ed anche
nel nostro
lettore se
qua e là ristagnando.Forse
ci ha già abbandonati, è entrato il sospetto
pur non
,
a
già citato,della Rassegna Settimanale (1,141),
1) L'articolista,
che il
solita precisione,asserisce
questo punto, con la sua
Manzoni
a) Nella
simili
sciò,
e
ci
come
(XVII)
e
un
a
del
edizione
adoprò
di là dalla
Chiesa
a
sinistra del
di
possiam far
rimesse
di là
evitò
e
di
meno
meno
a
di
non
la successione
smesse
(IX).
che
fuori (XIX), e
(XV) lo mutò in
fermarci
non
di
un
di
—
possiamo
anche
(XXXVI),
capezzale»
capezzale Usò quasi sempre
chiara:
!
edizione
di solito al
lasciò, al contrario,
fuori lo ridusse
al di
un
prima
seconda
(Viliecc.).
(XXIII ec), al di sopra (XX ecc)„ al di sotto (IX ecc.)
li la*
altri spauracchidei puristi.E nella seconda
ce
al di qua
e
l'i nella
aggiunto
abbia
far
meno,
(XXII)
»
fermarci
di due
di
».
di.
—
Ma
E
lo
là dall' Adda
già
a
Ma
c'erano.
un
«
di qua
ma
mutò
destra
a
non
«
un
in
là
di
e
€
non
qui la ragione è
mise (passim) e poi
82
—
scandolo,
in
sorta
iolo9
in
castigare
lacrime,
suggezione, eguale
diritto
arar
,
(e
vedono
salvo
così
scito,
tra,
impicci
in
brighe
di
maniera,
più
di
per
3) [ Alcune
dal
avanzi,
bidienza
spoglio: oltracciò
salvo
nel
due
fa il Morandi
in archibuso
in
febbre
la monacale
strada, di
in
in
ringiovanire
desca,
te-
toscana, anche
non
glio
me-
Lodovico,
che
vocali
nell'Introduzione.
giuste
in
in
o
cap.
di
oltre
Vili,
in
in
in
bagnuolo
in
quanto
a,
in u6-
obbedienza
mandata
Obbedienza
le
altre
ciò, rilievi
schioppo,
a
delle
alcune
Quest*
p. 282-4.
a
cioccolata,quanto
nel
in
modo
a
fra
stoforo
Cri-
XIX.]
*) Veramente
suppergiù
di
poveretta
trovando
suo
,
di
,
voce
all'originaria
solo
mi
quanto
un
rimasto
che
alla
le mutazioni
giovane
nelle
cancellate
cioccolatte
in
via
,
archibugio
pezzetta,
salvo
ho
ne
osservazioni
prendo
è
tutto
fortifra
poveretto
sonante, perchè più vario
da
in
in viso
l'Italia
,
XXVIII),
fuoruscito
conforme
più
in tutta
comune
in -eggo-ecc.
il M., nel
poi
in
in
veggono
ufizio ufiziale
*),di
ecc.
è, oltreché
f)Ludovico
2) Un
verbali
nulla, di
in
)
in grandine
,
niente
poverino poverina
'
vergogna
,
più,
in
'
diritto
faccia
prendere,
in
pigliare
di
,
in scalzacane,
gragnuola
*).Frequentissime son
ecc.
pescia-
*),LAGRIME
di
nota
in
ufficiale
ufficio
e
di
in per
soprappiù
per
dore,
raffred-
in
tutto
voci
rimasto,
possegga
un
le
tutte
in
scalzagatto
in per
in
scandalo
pescivendolo
(nel senso
in uguale,
in rigar
soggezione
vigne,
infreddatura
gastigare,
TUTTO
PER
DA
sorte,
raccolta,
in
ricolto
in
1),vigneti
Lodovico
in
vico
—
una
anche
poveretto
ventina: poveretto
è
rimasto
(Vili X, XV
,
e
nel
due
volte, IX
,
XXVII
,
idem,
volte)poveretta (V, VI,
poveretti (IIIdue volte, IV, XI), poverette (111,
V). Ma
molte
volte fu mutato
in poverino poverina, ecc.
Ed,
Vili
volte
poche
non
X
id.)
,
certo
,
io posso
83
—
in
di le articolo
ridire. Ma
a
cioè
forme
e
in
seconda
le
parole
edizione
non
han
in
sostituzioni
son
quanto
,
dal
scacciare
a
posto le parole
loro
corrispondentidella prima edizione,
di domandare
che
mi
che
ma
errare,
Or
ecc.
reo.
quanto
venute
son
,
Adoperate a caso vergine
ci potrebbe trovare
qualunque, nessuno
niente
libro
un
di
*) ecc.
V
in
sostituite nella
certamente
in
,
in cC
ecc.
dei
ai
,
le forme
e
di
ringiovinire f)
giovine
de9 ecc.,
—
sembra
abbian
cosa
meglio
stesse
poveretto
di
esse
cito
le-
sarà
meglio
sentisse
e
morale, careggiativo e poverino sappia
meglio di diminutivo
più di diminutivo anche materiale—
Comunque siasi bisogna
dal far
guardarsi bene (colgo quest'occasione
per avvertirlo)
,
,
subiti
giudizj per il vedere
più d'una volta
che facendo
perchè spesso accade
si trovi
Trovando
che
far
su
far
addirittura
volte
tante
e'
troncato
lo è stato
ad
ogni
modo
(IV),ad
più
chi
sarebbe
sempre,
poi
far
le viste, ci si
costante.
bito
su-
anche
,
era
ma
,
sia
giudizj che cadrebbero
quello che è difatti che
lasciato
non
in
tazione,
mu-
e
,
mentre
vista
data
una
pleto
spoglio com-
uno
non
far
es.
p.
si trovasse
e' è stato
vista
mutazione
considerazioni
poi
appena
il
mutato
spesso
potrebbe
tale
una
fatta
d'
(XV)
,
prima (VII). Così l*ad
si risolvesse
perciò a
poi
smentito
(IV),ad
essa
volta
una
da
ognuna
molti
(X),
o
messo
è
stato
dire
che
ad
rimasti;
ad
entrarvi
(XXIV).
1) Bisogna distinguereil singolare dal plurale. Al plurale
m.
e
f. par
che
resti
quattro volte, XI, XXI),
Ma
c'è
pure
[E
Bene
r acquei
da
spesso
l. E
inorridirne
del
anche
non
nella
il M.
non
alcuni
come
è
uno
prosa,
linguaggioparlato ?
forma
giovane (al giovane
nel
l'elisione c'era
quando
dunque
usare
un
ringiovanitonota
un
*)
almeno
al
e
giovani (VI, IX, nel X
singolareinvece sempre giovine.
la
sempre
ne
nasce
fanno
XX1U
.
].
già nella prima edizione:
anfibologia,non è poi
! Nella
sproposito!
per
Xlll)
montanaro:
darle
lingua poetica
E
perchè
in certi
casi
non
la
si
si
delcosa
mette;
am-
potrà
speditezza
84
-
rispettoa quelle che per
Italiano
trova
Quale
spodestate.
o
più affettato quistioufficialeecc.? Sia pur
furono
esse
chiaro
men
eguale, ricolto, contra,
ne,
che
vero
Firenze
a
si dica
non
uguale, raccolta,
ci
vantaggio
può
essere
le
non
tutti i nostri
in
dureremmo
ci verrebbero
che
infine poi il bel costrutto
sulle
che
che
privarcidi duplicati,
di
far
comodo,
molto
assonanze,
od
ecc.
esempio,se
fra, come
tra
stato
tre
tra
ne
ogni
in poi;
le
alla penna;
o
e
sarebbe
all'occorrenza
cacofonie, alliterazioni,
la situazione
per crearle, quando
dello scrittóre le
priviamo in eterno
potremo poi evitare la
ecc.? Al
minuti
trenta
già
tutte
caveremmo
noi ci
presentato una
capo
anche
scacciarle
labbra
lezione
se-
noi
troviamo
ci possono
per evitare
un'intenzione
o
ore,
forme
scrittori,da Dante
a
che
tal
una
a
di
serie
fatica infinita
una
stione,
que-
ufizialeecc.;
uniformarci
prima
non
se
possiamo dimenticare, perchè le
momento
volte
ormai
contro,
a
dialettale ? La
è
—
richiegga.Per
della preposizione
cacofonia
Manzoni
tra
stesso
tre
s' è
volta questo piccoloproblema, quando
ritoccare
Romanzo
: al
luogo del suo
scritto fra
IX, dove nella prima edizione aveva
o
in
quattro confidenti. Se l'è cavata, mutando
non
quattro o cinque confidenti. Sennonché
a
un
,
le cifre
sempre
fortuna,
in
elastiche
sono
com*
erano
,
per
sua
! E quando la cifra
particolare
sia rigidamente tre, tredici ecc., perchè toglierci
di
poter dire fra tre ecc.? E così pure, al capo V egli
aveva
questo
fatto che
podestà
i
(meglio
avrebbe
ha
caso
il conte
Attilio,sentiti nominare
feciali ripetessegoffamentegli
o
,
corretto
detto
Nella
ufficiali).
ufiziali,e aumentando
la differenza tra
questa parola
e
dal
fidali
seconda
zione
edi-
così di
po
trop-
la
parola /%-
85
—
ciati, ha
!
l'equivoco meno
reso
dire
Bisogna
—
i vocaboli
Oltre
in
pajono
ci
interi
correzione
fin
sta
del Romanzo.
citate, potremmo
ora
luoghi
inutili. Ma
neo
sponta-
e
queste mutazioni
della
le forme
e
parecchi
notare
naturale
il vero,
parte pedantesca
la
proprio
—
in cui pure
le
tazioni
mu-
sarà
meglio raccogliere
che ci pajono piuttosto dannose.
qui le mutazioni
al solito
Metterò
zione,
prima il passo della prima edie, subito dopo, quellosostituito nella seconda:
,
,
pigliominaccioso (I)=con l'atto minaccioso
vien nulla
importa nulla (l)=a me non
me
ne
col
venirne
Uomo
=«
(l)~venirne
capo
a
si faceva
Era
—
costui in
siccome
quando
celebra
può
valor
notte,Bignor
del' che
—
allora
il curato
(cfr.cap. IX,
matrimonio
un
stabilirsi
sai.
as-
lia
rega-
una
primo),
alinea
avvertita
che
contradizione
certa
una
davvero
intascar
suoi
vivace
più
è
,
dar
fastidio,
di
che
che
«
il valor
tra
[Nellostesso
letterale—
mutazione
»
»
quarant' anni, cioè fin da
proverbiale sostituita
la forma
a
forse da
quellacasa
,
viene
avvisato.
buona
notteymessere
—
—
Pure,
"iosl
*)
caso
caso
f) Certo
in tasca
(1V)=C0SA della quale allora si faceva
villan rifatto (VÌ)=villano rincivilito 8)
gran
gran
non
Uomo
«
—
—
buona
e
fine
•) Benissimo;e
avvertito...*
cuvato=:Benissimo,
alla
a me
—
bruttissimo
ha
in
e
da
il
cap.
Rigutini
in
aperti terrapieni»
su
qui
suono;
e
V
e
da
].
*) [Giustamente dice
di
il
e
suo
infelice la
terrapieniaperti
che
quivi
e
frase
trova
ce su
in
potea mutarsi
,
della
metaforico
segue,
qui,
glio
me-
anche
e
in
dande
Italia il
in
L'altra
che
proverbio
sua
•) Rifatto si
per
una
lode.
improperio
mutazione
il Morandi,
forma
«
riferisce
avvertito, mezzo
uomo
all' estrinseco
e
,
che
non
,
più
intima
che
rincivilito,che
e
più
è
salvato,
avvisato, mezzo
uomo
«
239,
p.
salvo
o
munito
perciò
sembra
comune
è
»
più
].
adatto
accennare
profonda, e quasi quasi
»
ha
a
della
86
—
che
prima
x
nascesse
ecc.
che
stata
sono
ad
—
origliare(VI)=a
al mondo
che ho
voi altri
soletto in
—
—
da
(dellamonaca:
Lucia
:
dalla
voce
mondo
sola
X)=da
solo
strillante—
dalla
3)
—
come
ad
se
lì testa
di
la statua
dire
marmaglia
testa
»
Così conciata
mutilata
ora, ridotto Yad
ed
endecasillabo
un
(XlI)=cott le lingue fuori,
fuori
e
dello
Toste)«
Un
stufato.
Vi
1) Certo
anche
la
a
dire
p.
Nò
cosi ;
più
*) Sa
e
—
ma
bene
attuale
dice
,
nel
sarà
IV
e.
avverbiale
pure
preso il suono
di
sarebbe
d'un
lingue *)
zione
corre-
una
pelle e pelle(XV)
tra
vestizione
almeno
e
(XII;
informe
e
dell'uso
io confesso
piace il da solo a
aggiunto nel cap. XX.
mi
di lombardismo
:
troppo
era
applicato a don Rodrigo
della lezione
242,
8) È un modo
quindi a donna,
che
s)
soletto stava
essere
cacofonia
8) Dovea
Morandi
piace7»
neanche
per
io,
vengo
prima : con gli occhi in
darete da mangiare ? » (CosìRenzo
ste;
all'obuon pezzo di stufato " (XIV)=... « Ho
,
dolce
e
in sé
(parea
ci fosse subito
non
mi
Cosa
«
—
che
di
Xll)=Così
statua:
cacciar
gran
di prolungare
»
Ora
«
ha
=
due pesasse
torso
un
questa frase
senza
non
—
ridotta ad
e
ad a,
!)
felice,se
XII) =
(ladetta
a
(X)
pesasse
:
stimento
ve-
Gertrude
io, marmaglia
qua
Filipposecondo
—
accomodata—
Son
«
—
del
stridula
tutfe
a
sione
profes-
della
parlare
voce
la
sa-
una
solenne
entrambi
se
ste
nasce-
ritirarsi da
solenne
cerimonia
quel discorso (X)=come
rimaner
in
=
(voleva
sola
a
tanni
tren-
che
=
solo
a
(VI)=m
solo
(VII)
soperchieria(VII)
lX)=nella
da
—
in trent' anni
—
prima
,
nella cerimonia
—
2)
sentire
che
prima
...
sala
una
una
soperchieria
una
cioè
=
di voi altri
prima
passatiin questo
recedere
1)
Rodrigo (VI)
don
nascesse
—
e
di
Ma
toscano
avverte
si
e
il
può
(cioèLucia
riferire
dir altrimenti
non
preferireil modo
al
di
prima.
diano)
padre Guar-
napoletanismo.
più da oste il primo modo,
*) Com'era
affermativa !
con
quell'aria
il
Cristoforo.
fra
,
solo
infuriato.
giusta
,
neutrale
di
vole
carezze-
!
come
per
=zin
con
quel
buon
pezzo
87
—
—
pelle in pelle ')—-quando il vino è passato pel canale delle
parole,vuol dire anch' eglila sua (XV)= quando il vino è
di
giù, è lui che parla (era più curioso e grazioso il modo
prima, specialmente in bocca a quel «poeta» di Renzo)
stava cogli orecchi levati,se sentisse quellabenedetta
voce
dell'Adda
(XYll)=stava in orecchi (e fin qui c'è miglioria)
—
veder
per
vento?
buon
(brutto1)quella benedetta
sentiva
se
(cosìfra
»
Galdino
svento t?'ha portata?»
di Rimini
domandava
gnese
—
veniva
Vessersi
chi lo
Ma
2)
»
) alla
parte
d'un
monte
la marita, il
in
volta
il notavo
pesante
*) Dice
città
una
e
credo
o
un
la
quale
Se
più sapor
l'amico, (che è lo
il Manzoni
scrivere
*).Il chi
di
toscano
sta
meno
fece
quelladi
pre,
sem-
cassetto
garsi
spie-
sa
nel solo capo
IV
pronunziare imp... imp...
ad
in bocca
contadina
una
,
il
meglio quel
determinato
più
Zumbini), abbia
sostituire
fosse
rico
gene-
paese.
Io
gione.
perfettamentera-
vocabolo
un
fosse
Rimini
se
sapeva
altro, stava
insieme
sito,e
di
la mutazione
men
non
che
avesse
veva
generico,do-
posto.
poco
di certo, nella
anco
voleva
il padre
fiorentino, questo modo
non
sito, anziché
indeterminato
che
che
ni
doma-
ragazza
cassetta; né
naturalmente
villaggettoo
una
alla
domani
di maritar
né
peso
qui
,
Agnese,
come
che
mio
—
di sposare
notajo
a
ci
pur
fissava
3)
il Manzoni
che
dal doversi
nasce
amico
un
sia
,
il cardinale
che
ecc.
approva
XXX;
sostituito
! Il peso
avverbiale
nel
questo paese?
ecc.
(deltavolino)in
casseitino
è
ecc.
(cosìA-
»
(I)=Zi fissava
qui, che
che
chi lo cacciò, fu
intenzione
quarantine
una
Ma
=
intenzione
avverte
è
sicura
voce
monte
ragione non
a
quarantene
') Com'
la
un
prete la sposa)
[Il Morandi
salvo
d'
ella ha
—
(ilRigutini
ecc.
e
schiena
(T)=zleiha
L. M.
e
cacciò,fu
sito ?
Dov'
certo, che il cardinale
saputo per
occhi
T.
questo
quelle parti (XXV)
da
( gli
R.
è
XVIII)—*
:
che
«
Agnese: XVIII)=«
ad
Dov*
«
—
ecc.—
in entrambe
bene
seconda,
personaledella
dove
voce,
le
si viene
lezioni;ma
a
riferirlo a
cioè "YC essersi
saputo.
sta
gio,
peg-
una
cosa
88
—
che
crede
E
meglio
fatto
avrebbe
trova,
lo
(XXVIII)
il colorito
manteneva
serbata
(XI)
avverte
il Morandi.
mi
complimenti,
in
venevoli
Né
satirico;
di
e
di
dove
trova
cembre
di-
un
altrove
mentre
,
dicembre.
Né
(di Milano)la
Milano, di bastioni,
volta
una
il colorito
piace
E
la mutazione
il primo abbia
lo stomaco.
l'ha
storico,giusta
di
—
con-
un
(interna)in arsione,
arsura
ristorarsi
in
rifocillarsi
I
locale;come
mantenere
per
il pentolino
pentolini.
mura
a
E
portantina.
usuale
in
costante
ancor
,
mutazione
più
mutata
bussola
accozzare
cap.
il
volte
più
denominazione,
che
la
nel
di veder
piace
me
i
accozzare
per
usa
in
la frase
decembre
in
a
mutarlo
a
inconseguente
meno
lettiga in
mutar
ragione, errata
a
(XXIX)
per
di
invece
—
lore
coe
Parecchie
di
consegu
in-
disuguaglianze ortografiche avverte
i milanesi
il Morandi, a p.251-9.P.es.
(XVI)ec.
e
anche
Qua
e
di
i nomi
altrove
mentre
popolo hanno
là si possono
anche
mancate,
in lontano
come
notare,
da
col
la
majuscola.
Morandi, mutazioni
prevedere (VIII);
in dal prevedere; mettere
bisognava correggere
a
carne
fuoco (XIV; al fuoco dovrebbe
dire!);a
conformità (XXII ; in) a proporzione (XXVIII ;
a
quelle quattro braccia di terra
in)y fa all'amore
quelle...)
(XXXVIII; con
fui a prender
; quando
dove
,
congedo
di
qoest'
da
codesta
cura...
cura) 1);ha
scansato
il
1) Altre volte, nota
invece
avere
se
quelV
;
se
bella
una
altra
vita
quella
vita
incomparabile...mi parlò
(ib.;
meglio QUELL'uomo... questa
che gli stava
la punizione
più
uomo
di
non
Morandi,
ragione di
cui
lo scambio
stile. Dice
m' hanno
e' è... che
dei
pronomi può
l'innominato
(XXI).*
parlato quand' ero
fo
io?
perché
zo...
ragaz-
morire?... E
90
—
Ma
a
alcuni
in
troncare,
non
questi:alcuna
in
come
forse fatto
avrebbe
casi
pochi
—
meglio
óbiezion
gionevole
ra-
un
(Introduz.),
(IV),
leggier turbamento
cristiani (VI)
signor dottor riverito (V), da buon
esacerbazione
di un
dal giardin pubblico (X), una
mal
crònico
(XII), il mio debol parere (XIV), era
un
pensier poco allegro(XVI), Ma Vostra
ficenza
Magniben che una
sa
parte del nostro ufizio (XIX),
dotto (XXII), ecc.
quello d'uom
Ancora
poche noterelle e avrò finito. A un « ledinanzi
vamiti
sostituito un
escimi
di
» (VI) trovo
tra' piedi» (XIV) un semtra piedi, a un
« sempre
pre
dire tra i
tra piedi. A
me
pare indispensabile
piedi o trai piedi (cfr.infatti di tra le spalle :
XXIV); e chi sa che il Manzoni, avendo sentito da
abbia
creduto
bocca
che in
tra' piedi, non
toscana
,
una
affatto l'articolo,
senza
tal frase manchi
che
però
tra
senz'articolo
piedi
«pensare
sonerebbe
bocca
in
trappiedii).Così pure, nella prima edizione
scritto signor lasci- far e-a-me
(XI),e a questa
toscana
avea
andava:
modo
nella
tutt' una
scrivere
seconda
previsioni
che
i
fanno
intorno
mo...
un
travedere
e
non
Renzo.
intravvedere.
me
sieno
meno
297
,
,
dove
E
dal
,
,
argomenta
far eamme.
(III)che
intorno
lo
non
videnze
pretati
muera
in
mutasse
Renzo
scrivesse
scritto quel « Tuo*
aveva
il capo
che
altrove
trovare
che
errori di stampa
un
forse
vere
scriEra
andavan
E
(XIV)
il pazzo
niente
era
lasci
voluto
dovuto
lasciasse stare
non
pazzi; ed, anziché
a
da
che
fanno
') [ 11 Morandi
p.
tra* denti
tra' piedi
notati
bensì
ma
,
poi bene, mi pare,
(IX) e un
male
avrebbe
parola, non
lascifareame
in
edizione, avendo
i due
]
.
dei bravi
»
ripetutamente
casi
di
tra
piedi
91
—
(VII),era
che
bene, pare
forse
ci
altrimenti
un
a
—
messo
aveva
che
me,
:
di
paura
per
lombardismo
togliessequel non,
commettere
in
vana
paura
,
questo
1).Una volta adoperò il del per nel preposto al
millesimo
(...in Palermo, del 1526; in Ginevra, del
benché
1530.. : XXXI),
neo
sia estrae
non
questo uso
alla nostra
lingua toscana-letteraria (cfr.anche:
di giorno, di sera, d' estate, di carnevale
ecc.),
pure
caso
non
v* è comune,
Italia; ed
bene
era
in
è invece
come
farne
di
Francia
meno.
l'Alta
nel-
e
V'è
—
poi
ben
singolare.Nella prima edizione aveva
essendosi
scritto,nella Introduzione, non
tato
presenalcun
perchè ragionevole. Nella seconda, voltò
le tre ultime parole al genere
femminile,(sostituendo
lasciò intatto il participio
obiezion
a
perchè) ma
ci si legge: « non
maschile ; cosicché
essendosi
ora
una
cosa
,
obiezion
alcuna
ragionevole». Quasi io
ai miei occhi o al mio
credo
senso
non
cale
grammatiche
tanto mi pare
in tante
strano
ristampe
della seconda
di precisione
edizione, quel miracolo
si accorgesse
di tale svista *).
A noi
ch'egliera non
piccolida un lato dà conforto, e dall' altro fa malinconia,
il sorprendereanche
ne' grandi delle distrazioni
presentato
,
,
solenni
così
!
') 11 Mor., ib., nota
del
diamante
Giuliani
trovo
Lettere
il costrutto
332.—
Anche
esempj, del resto, dicendo
cia,mentre
gion).Ma
è difatti soppresso
non
sul
viv.
,
forse si potran trovare
(cfr.Mor.
il
nelT edizione
1868.
nelle
z) Veramente
che
:
è venuto
V
lingu.d,
usanza
del
(LXI;, di
cui
esempj nel linguaggio popolare
la lingua portoghese ce ne offrirebbe
poniamo: è necessario muita pruden-
altri
todo Estado
é
poi direbbe em
mi par
quasi impossibileche
nell'Introduzione,volesse
Toscana
usare
un
necessaria
il Manzoni,
tal costrutto.
urna
e
reli-
giusto
92
—
Ma
è
tanta
di concludere.
tempo
che
quasi, per
della
di
grazia
,
inganno
un
credere
ormai
può
minore
,
rilevata
Abbiamo
la parte negativa delle correzioni
cura
il lettore
—
che
parte buona
zoniane,
man-
prospettiva,
pari o
sia
essa
lodevole. Ma
e
la detta
pesare
di
eoa
si
parte negativa.
.
pena
apglia
vo-
La
quale si riduce, in fin de' conti, all'aver forse usato
con
troppo timida parsimonia di alcune forme pronominali
che sentono
un
po' d'arcaico e di letterario;
là mostrato
all'aver qua
invece
e
un
po' troppo di
liari,
compiacenza per certe forme pronominali più famiper certi costrutti o pleonasticio anacolutici;
all'essere andato
talora un
po' in là nella preferenza
"
di
di
grafiee
pronuncie più
letterarie;all'essersi troppo costretto, per
locuzioni
o
che
dialettali toscane
che letterariamente
poche
aver
possono
role
paverse
di-
pochi concetti che hanno .diverse
espressionisinonime, a quelledi tali forme ed espressioni
le preferite
che son
anche
dall'uso moderno
scano;
toforme
e
per
all'aver
o
felice certi
poco
non
talora
corretto
luoghi che
bene, di mutare;
era
piccolainconseguenza,
son
ben
delle
ed
in
non
all'essere
in
modo
e'
indifferente
era
caduto
bisogno,o
in qualche
qualche svista.
inezie, rispettoal merito
Ma
deste
co-
d'aver
quel continuo stento, quello screziato,quell'appezzato,quella qua e là addirittura goffaggine,
della prima edizione !
la prima,
Che
con
se, prescindendo dal confronto
tolto
noi
via
consideriamo
sol
quanto
edizione, dovremo
,
correzioni
non
vergine, non
a
sé
la forma
della
conda
se-
revolmente
più favogiudicarlaancora
perchè parecchi luoghi che in quanto
felici;presi però in sé, a caso
sono
han poi niente di reo.
E la forma, tutta
93
—
edizione
seconda
della
insieme
—
pochissimee
ed eguale: è semplice,
corretta
e
dignitosa.
macule, è
lievissime
omogenea
schietta, scorrevole, eppur
È
forma
una
sia
È
n'è
ve
intenda.
seguitando
la
vi
colto
Se
di solito
di
su
se
si fa
non
tire
sen-
e
letteraria tradizionale
lingua
può
mai
una,
e
frase
ni,
il Manzo-
successivi
sulla
liano
Ita-
nessun
parola o
trovar
negli anni
meditare
a
la parola
affettata e pedantesca.
tantino
questo libro neppur
in
appena
non
sue
alla
estranee
toscane
che
le
tutte
che
flessibile accompagna
il
sinuosità. Di voci e maniere
,
pensiero in
non
docile
che
e
che
accade
l'attenzione
perciò un
forma
una
di rado
momento
un
per
parola, e
per sé
cui ben
in
richiami
come
meno
,
,
gua,
teoria della lin-
sua
torno,
po' esagerando,e ci sottilizzò inse
e
egli anche in praticatrascese un pochino
nei qualiinvece, per esser
negliscritti della vecchiaja,
be
essi di soggetto più o men
didattico e critico, avrebquasi dovuto tornare un po' indietro dalla forma
de'
del Romanzo,
infine alcuni (non dico tutti)
se
e
ad una
condurre
seguaci suoi ci vorrebbero
larità
popoeccessiva
non
e
to
adeguata al soggetsempre
nuova
x),cioè a una
pedanteria: alla pedanteria
«) Ben
venne
dice
seg.): «..
se
un
questo proposito TAscoli
a
il
sussiego
è
una
gran
brutta
può all'incontro ayvenire...
tali condizioni, neUe
o
di serio
quali il
Nessuno
in
parlamento
in
•noi
sente
ognun
nel
non
queste
discorso
'
:
cose
di
casalingo :
a
di certo
gravità o
Turchia
non
volta,una
che
un
il
scienziati è modo
formare
un
bucolino
*
».
fettazione.
af-
vera
se
dices-
'
naso
più
un
sussiego
ministro
ci si ficca
'vi si determina
di
sua
l' Inghilterraarriccia
che fra due
ci si viene
egli,alla
vorrebbe
'
che
di
mancare
colore, costituisca
(Àrch.Glott. I,XX
fettazione,
cosa
quand' è un'afil colloquio
segua in
il
;
oppure
naso';
naturale
piccolo vano
,
come
anche
'
che
:
94
—
in
a
di camicia
maniche
una
è
far
rimasto
dell'
corrodere
; sia
sia
macchiata
e
nella
il Manzoni
Sposi
conda
se-
non
,
tradizione
letterario
uso
letteraria,le è
servendosi
,
un
la
te
reagen-
parte
non
qualche goccioladi questo
che
pure
poi
qua
dove
scorsa
doveva
non
e
abbia
,
là la
parte buona.
Si
può
dire che
agliarcaismi, che
in lui 1), e quanto
e ai
agl'idiotismi
pur si trovano
in pratica il precetto che Quintiliano
neologismi,messo
dava
ut neper gli arcaismi:
opus est modo,
dien
sint haec neque manifesta (che non
que crebra
nell'occhio),
affectatione
quia nihil est odiosius
poribus
nec
utique ab ultimis et iam obliteratis repetitatem(né da quellaparte di uso troppo locale ch'è
egli abbia,
1
dall'
tutto
se
—
che
ragionevolmente fedele
fiorentino semplicemente come
più.vitale
reagente
della
rasa
Amicis
anzi
uso
per
dei Promessi
tabula
alla caricatura
nondimeno
vero
pur
il Carducci,
chiamò
disse il De
come
egli è
vero,
edizione
che
la
come
di linguao
sfacciataggine
vera
della naturalezza,
ciò
—
e
quanto ai latinismi
e
,
rimasta
sinora
alla letteratura,
occulta
potremo
che
an-
Oratio, cuius
nostro)...
virtus
sit vitiosa,
est perspicuitas
summa
quam
si egeat interprete! Ergo, ut novorum
optima erunt
maxime
maxime
nova
vetera, ita veterum
(Inst.
i più freschi
Or. 1. 6).I più arcaici tra i neologismi,
aggiunger
noi
conto
per
,
tra
Quam
gli arcaismi, insomma.
seconda
edizione, se
fiorentinismi
Anni
sono
*) Ricordo
(XXIV),
varcata
crudi
fosse
vitiosa
(son pochi
e
mi
la
rimpinzata di troppi
stata
oscuri ! Ma
od
sarebbe
non
è !
pajon già tanti!)mi
contigui (I) prender consiglio(V), oblivione
,
la
puerizia (IX)
ecc.
ecc.
95
—
de
Camillo
che
rammento
—
Meis
faceva
mi
insieme
,
ad
Bologna
di
Per
trovar
diceva,
tu
come
fanno
stesso
per
Allora
mi
la
si
tutta
la
però
eran
del
prender
da
così
po'
un
suoi
il
gua.
lin-
egli
il
per
all'
prendere
veramente
della
Manzoni,
gli avversarj
l'hai
meno
circa
quistione
dottrina
i portici
sotto
sgridatine
questa
solo
non
non
sue
da
l'hai
pareva
tile,
sot-
egli
ma
ingrosso!
—
?
che
singolare
,
cervello
! Ma
grossezza
mi
e
certe
la
primo;
di
Atene
in
vera
non
il
uomo
un
dico,
fatti
esser
per
di
sottilizzare
troppo
mi
che
non
e
faceva,
mi
attici,
mio
discorsi
suoi
altri
il
ora
presenta
sottile
così
Noi
ribolle
mi
suo
conclusione
indagine.
nostra
raccomandasse
rimprovero
la
come
mi
più
abbiamo
di
giusta
le
tutte
sì,
,
ragioni
e
od
di
discutere
di
prevederne
rilievo
Romanzo;
fatto
che
ciò
a
di
cioè
quali già
in
sostanza
rinfrescare,
alle
,
vivo
dialettale
e
che
letteraria
per
stagnante,
geniale
secoli
Italia,
tutta
e
il
il
toscano
ed
fa
felice
quello
è
stato
uso
precursore
come
in
tali
suo
questione
egli
dell'
sorgenti
stesso
anche
nel
Romanzo
esso
poi divenuta
era
Manzoni
più
da
la
se
ter
meta
si trovino
fiorentino,
e
di
accenni
che,
convenire
in
probabili
l'obbligo
lievissimi
zoni,
Man-
del
teoria
conseguenze
anche
e
i
dobbiam
ma
riduce
ha
buone
non
la
le
tutte
pochi
quei
conseguenze
si
analizzare
possibili, abbiamo
anche
in
e
la
si
lingua
sparse
morta
questo
dell'avvenire.
uso
il
e
più
98
—
la di Dante,
facilmente
de'
Shakespeare e
allogherebberoessi
ber
a
d'altri
di
grandi.Che
avvezzi
—
non
se
il Manzoni
tanto
nella schiera
dei
né
pochissimi,
son
più.
tribuisco
gli atroso
rigo-
francamente
quelliche
grosso,
pochi,non
più alto e
grandezza nel senso
che
di questa parola egli è pur vero
questa
di rado o lo stufranca
pore
persuasionesuscita non
il sorriso deglialtri. I quali han sempre
o
sato
penla
,
lor
che
v'
alla fin fine
uomo
valentuomo
un
foss'altro che
egli non
una
portare alle stelle, provano
quella che secondo Carlo Porta
di Tolosa
che
fra
vivo
Perchè
cielo
in
ch'el
el fudess
Diodatt
so
proprio
,
:
quant fussen
infìn,per
convincere
stato
era
a
i Francescani
provarono
Diodato, loro guardiano
rapito ancor
cosi
impressione simile
dovettero
si
quando
,
bra-
sentirlo
quindi, a
e
;
,
un
persuas
de
sant
bon,
ghe pareva ch'el so cas
fudess minga quell d' on'ascension.
nonostant
'1
no
Oh
«
catt !
Elia,o
la
Marcanagg,
de
Di
') Perchè
nonostante
fosse
Oh
Elia,
la
!
sant
Francesco
?!
')»
giudizio verso
il
quanto fossero persuasi
Diodato
fosse
gli pareva
di buono
santo
che
il
suo
(perdavvero),
caso
quello di un' ascensione.
«
neanche
Madonna, quel marzocco
Malannaggia
Da
Enoch,
sorprendent
difficoltà di
caspita! » dicevano,
o
de
la fin de
curiosa
ch'el fuss
quell marzocco
coss' al faa
infine per
che il Joro
«
Madonna,
guadagnass
questa
non
diséven, « nanch
»
! che
guadagnafsi
cosa
ha
fatto di
la fine di San
eh' e' fosse
Enoch,
!
sorprendente
Francesco
»
(Trad. lett.)
99
—
Milanese
grande
la
dubbio
senza
ripugnanza,
la
dalla nebbia
circonfusi
dei
secoli;le
d'alcuni lettori,
che
irreligiose
ed
grette
men
stile che
noi,
non
che
e
nel Manzoni
odiano
nemico; quella stessa
soglioh
non
quanto
lingua
dileguatefra
a
il loro
più formidabile
singolarissima
temperanza
uomini
passionati e nelle
sua
riservata, che
e
serena
in
del tutto
ancor
sono
perstizioni
su-
delle superstizioni
intolleranti
le superstizioni
anche
religiose;
e
ni:
ragio-
esempio, che ha ogni generazione
grandezza ai contemporanei,
per
attribuire
ancora
esser
le
son
,
ad
non
molte
—
ad
parole e nelle opere dava e dà idea or di povertà
di spirito,or
cendo.
d'orgogliotroppo raffinato;e via diMa lasciando tutte l'altre dapparte,io qui non
sola
molto
diversa da
voglio ragionare che d' una
quelle fin qui accennate.
Io credo
far valutare
che a non
da tutti degnamente
la grandezza del panzoni
contribuisca per non
parte la grande facilità del suo
capolavoro i
poca
Promessi
Sposi.
,
,
Un
libro di
troppo facile intendimento
non
obbligatia leggerlocon
soffermarci
e
nascosto,
lettura; ma
ha
campo
molti
a
mistero
ci attira
Forse
alla
tanto
lo stesso
circondato
tesoro
ogni
libro
un
concetto
meditarne
di cui
e' invita
e
chi
di
e
a
si
là lo troviam
di
sottintesi
rileggeree
stanca
penetrare
studiare.
ri-
rinunzia
e
tanto
in
molte
dio,
stu-
dire
delle
del valor
più delicato ed intimo,
più compiuto. Senza
a
vinare
bellezze, e d' indo-
dell'autore;ed acquista così
sentimento
il fascino del
e
persistea legger con
gustare molte
a
e
le parole;
pesarne
e
qua
così
qualche pigro
tesa,
sempre
la seduzione
con
,
intenzioni
la mente
siamo
poi che,
ed
per
del
un
quel
100
—
sforzo
costato
inclina
Io
certo
neanche
come
;
intendere
e
Ma
di
e
credo,
medita
dia
ne
mai,
dato
un
neppur
tore
au-
mente
una
prima, parte
d'un
il valore
tutto
vorrà
lettori,per
che
nego
buon
un
non
arriveranno
non
non
parte indovinare
e
alcuni
critica possa, alla bella
nessuno,
più si studia
celo,
appropriar-
rileggere,a capire
converso
per
esercitata
assai
che
della loro mente,
forza
ed
gli è
mercato.
voglio negare
non
a
buon
a
caro
ciò che
a
più valore, che
assai
avuto
abito
cattivo
dare
a
più
tener
a
fatica per intenderlo
e
ha
ciò che
e' induce
c'è costato, il lettore,
quel che più
a
che
sentimento
naturai
—
bro.
liche
negare
,
libro,e più s'intende
e
si stima.
Ora
il
del
romanzo
Manzoni
facile
così
,
correntemente,
E
umile
apparentemente
,
sforzo
senza
di mente,
diletto
volta.il
molti, presosiuna
semplice,così
tutti lo leggono
così
,
stento.
senza
che
viene
da
bella e così
così
ci
onesta,
non
quella narrazione
tornan
nare;
più sopra, né s'immaginano ci si debba torsi stupiscono poi quando chi 1' ha riletto le
e
dieci
o
le venti
volte, e
parola, dice loro
buon 'libro,
ma
un
accanto
che
differenze che,
e
c'è libro
ogni
Le
in
mai
modo
idee
è
libro,un
nel
carattere
che, sempre
parola per
solo
libro
Commedia,
rispettiveepoche, passano
Se
considerato
quello non
gran
alla Divina
l'ha
degno
che
si
volta
più grande, sono
vi sono
generali non
predicate:
esse
e
e
i Promessi
quasi
mai
restano
nelle
il Fiorentino.
rilegge,debba
e
troppo esplicito
categorico, non
solennemente
di stare
nell' ingegno
il Milanese
e
le molte
nonostante
e
tra
bello
un
parire
ap-
si.
Spoesposte
vi
come
sono
la-
101
—
tenti
alla
sotto
—
narrazione
traspaiono da qualche
sono
qualche paragone
,
frizzo
adombrate
sono
in
,
,
insinuate
in
Cosicché,
interrogazionemaliziosa,e
una
di tanti
alla rovescia
che
via.
così
libri, ridondanti
di
leggono più si trovan
manzoniano
vacui; il romanzo
più si legge e più si
di concetti larghi e profondi ognun
trova
pregno
de' quali oltrepassadi gran
lunga il caso specialein
cui è implicito.
E
dall' altro lato
i particolaridel
d' ogni maniera
libro,le minuzie
ogni tratto della
generalità
più
come
,
si
,
,
,
narrazione,
ogni parola
od
dei
varj persopaggi, ogni frase dell' autore, ogni virgola perfino
di una
sono
perfezione incredibile. Tutto è stato da
lui non
felicemente immaginato
che giudiziomen
samente
accuratamente
e
ragionato (curiosa felicitas direbbe
Petronio).Tutto ha la sua piena ragion
al resto:
non
consono
e
d'essere,tutto è coerente
v'è mai
le
nulla che stoni. Dico nulla, trascurando
Ora,
poche eccezioni, inevitàbiliin ogni cosa umana.
mirabile
se
questo accordo
produce fih dalla prima
azione
,
,
volta
un'
impressione gratissima,come
in" cui
musicale
sonato
anche
se
e
ogni
strumento
molte
di
,
sfuggono le prime volte anche
esperti, e tanto più alla comune
certi libri si posson
dal
chi
quelle finezze
mare
De
,
ma
in
Sposi
,
per
invece
a
ai lettori
dei
acuti
più
lettori. Se
città descrittaci
una
guardata in complesso
parti brutta
molte
casa
bella anche
città
ad
paragonare
Amicis, bellissima
la consideri
Promessi
niane
manzo-
vertite;
avprima volta distintamente
tre,
però, a chi queste a chi quell'al-
moltissime
dal
irreprensibilmente
fin dalla
sono
ed
sia
concerto
un
casa,
si possono
e
strada
mostruosa
strada; i
per
paragonare
primo aspetto
,
ma
a
che
ad
una
riesce
102
—
—
a
più mirabile a chi, dimorandovi
lungo e
vi fa.
percorrendolae ripercorrendoladi continuo
nuove
scoperte, ed oggi s' avvede d' un bel
sempre
mai fatto attenzione
palazzo a cui per lo innanzi non avea
non
se
quanto bastasse per non batterci la
testa, domani
guarda un per uno glistupendidipinti
sempre
,
d'una
chiesa
allusione
altra
aveva
via. Senza
via
e
dare
volta
volere
celeremente
che
par
le prove
altro
un
libro
recherò
Io
s' affacciano
fatta
della
perfezionedi
bisognerebbe
concisa
riuscirebbe
che
qui pochi esempj
i
,
molto
primi
lisso.
pro-
che
mi
alla mente.
don
Quando
abbia
io
tutti i particolaridel libro manzoniano,
scrivere
sitata,
vi-
!
Firenze
a
voler
A
che
Abbondio
di mala
fatto cosi
ha
glia
vo-
gita al castello dell' Innominato
per
dall'angoscia
prenderviLucia, a questa, che istupidita
lo riconosce
bene, rivolgeegli queancor
non
ste
quella sua
parole:«No,
Vedete
il vostro
no;
son
venuto
qui
Quante
volte
curato
,
(cap. XXIV)
cavallo
stato
mi
».
11 dal Cardinale
mandato
Lucia,
farle sapere
e
! Quante
che
cose
ci
mezzo
di
cavallo...
a
questo
,
Abbondio
Don
per
proprio
,
ripenso
la consolazione
tutta
con
posta
a
maraviglia!
una
pare
via. Son
qui per condurvi
? siam
fatevi coraggio.
io davvero:
consolare
trasporto e'
implica questa
che
pure
era
ed animare
le dà
che
a
è
al
è di
vato
arri-
tore
let-
indicazione
cemente
sempliprima parere una
inutile ! Il pusillanimedon Abbondio, che è
preoccupato del disagio e della paura che gli
sempre
la gita a
ha dato
e
gli tornerà a dar tra poco
cavallo; che, per essersela pur cavata senza
pitar
precidi sella,si sente
coquasi diventato un uomo
può
,
alla
,
103
-
—
subito
gli altri e prova il bisogno di intarsi
il bambino,
condotto
della sua
cavalcata, come
per
la prima volta dal babbo
fare una
a
scarrozzata,
vede
l'ora d'essere a casa
non
par raccontarlo agli
altri parenti; don
che
Abbondio, che da quell'egoista
me
,
è,
riesce
non
mai
dimenticare
altrui, da
la
riverita
sua
parole
esce
subito
a
lui !
Quando
Lucia
•
zione
condi-
momento
di continuare
parlare di
per
a
car
cer-
quellapovera
ciò che
di mandare
la madre
prega
un
per
rassicuratrici
e
,
solamente
anche
invece
persona;
consolatrici
Lucia
della
preoccuparsitanto
a
tocca
a
zo
Ren-
degli scudi donati a loro dall' Innominato
manderò
Agnese risponde : « Ebbene, cosa credi ? glieli
davvero.
che
Povero
giovine!...
(cap.XXVI)». Aniscorgerea prima vista
qui può il lettore non
altro che una
e una
semplicepromessa.
pura affermazione
Eppure, se ci si ripensa, dott quanta malizia
il Manzoni
ha qui messo
non
queWebbene, e quell' interrogativo
Tutte
credi
cosa
?, e quel davvero.
forme
di dire, che accennano
a una
leggerissimalotta
nell'animo
avvenuta
di Agnese: lotta rapidissima e
già finita quando apre la bocca per risponderealla
di cui restan
le tracce
nelmodo
curioso
ma
figlia,
metà
,
in
cui
ella
spetta. La
di Lucia,
esprime
buona
né
può
e
stempera
Agnese
sentir
non
il sì che
ha
per Renzo
la
la
mente
figliaaelevata
tutto l'affetto che
un
mento
moavere
quindi non
può non
di titubanza interessata,al pensiero di dover
rinunziare
alla metà
di que' bei cento scudi d' oro
sui quali ella soleva
dormire sognandoseli.
Ma
scendiamo
a
cose
ancor
piti minute.
Ognun
ricorderà che don
Rodrigo è sempre chiamato così;
sente
questa
e
,
,
104
—
fuorché
naturalmente
,
,
Attilio
il conte
e
—
quando
il conte
in
cui
dalle
uscir
si dibatte
mani
mentre
gian
lo
inutilmente
buono,
soverchiatore
diventato
e
non
ha
è
».
soverchiato,
fidenzialmente.
con-
pestato,
ap-
letto per
suo
ve
scrive:
Nel
che
vittima, il Manzoni
«
Sta
no,
buo-
Rodrigo
sventurato
(cap.XXXIII)
ecc.
è
il Manzoni
allo
cosi
lo tiene puntellat
aped il Griso saccheg-
l'altro monatto
diceva
sol
un
Rodrigo
sul
che
monatto
un
scrigno, allora
sta
titolo
di
di don
racconta
plicemente
sem-
momento,
un
l'autore lo chiama
anche
Quando
che
v'è
loro
tra
zio, che lo chiamano
Rodrigo. Eppure
momento,
parlano
ne
il
che
momento
il solito
guzzino,
l'a-
carnefice
lo dice sventurato,
d'aggiungere al
nobilesco,il solito accenno
cuore
di lui il solito
nome
alla
velo
prepotenza, poiché l'aggiunger
in
sua
nobilesca
tal
un
to
momen-
delicatissimo
un' amara
parrebbe, al suo animo
ironia *).
E bisognerebbenon
il Manzoni
dere
conoscere
per cresione
ch'egliabbia potuto fare a caso
questa omisdel don ! Certo
in altri luoghi in cui
anche
dovette sceglieretra forme
renti,
apparentemente indiffeisceegli talora confessò apertamente di non
trude,
Parlando
del principe padre di Gerglierea caso.
in un
momento
ch'egli era più spietato del
solito verso
il
la infelice figliuolaegli lo chiama
,
,
,
') La
osservazione
nostra
resta
non
punto
qualche riga prima, e qualche riga dopo, il don
quando son riferite di don Rodrigo le ultime
il
e
gliultimi tentativi che eglifa di esercitare
che l' aggettivo sventurato
nò dalla considerazione
fatto, che
potere
;
premesso
del
don.
smentita
dal
comparisc
ri-
precazioni
imsuo
,
al
nome
proprio, abbia
resa
più
facile
la omissione
,
106
—
Celibe
però
a
il
pensare
—
giorno dopo, che,
mentre
bettola
a
gli vennero
gozzovigliandoin una
tratto dei brividi, gli s'abbagliaron
gli occhi, gli
stava
,
un
le forze
mancaron
Abbandonato
cascò.
e
dai
pagni
com-
,
in
de' monatti
mano
indosso
era
spogliatodi
stato
sur
al
»
di buono
un
proprio
»
sul
dov'era
lazzeretto,
E
(XXXIII).
il
come
ajuto! «
quale spirò, prima
col
tutto
carro;
dò
an-
che, spogliatolodi quanto
,
aveva
il padrone! «
abbandonato
com'egliaveva
»
suo
il
portato
stato
padrorte
lo buttarono
d' arrivare
suo
drone
pa-
questa fine orrenda
il Manzoni
da un
racconta
aveva
gliel'
promessa
pezzo ! Dove
lo aveva
che il padrone fallito il ratto di Lucia
ricevuto
male, e che dopo pentitosi« degl'improperi
accolto » per riprecipitaticoi quali lo aveva
,
,
,
sarcirnelo
lo mandò
infine il Manzoni
Griso... In
in
dormire
a
aggiunge:
faccende
Tu
hai
in
alla
giorno avrai forse
e più notabile
per
Verrà
E
uri
dir
giorno... e poi esser
! così
Va
a
di
a
volta
o
la
in
non
ora:
che
un'altra
un
va,
pro-
questa (XI) ». E questa premeditazione,
cosi, c'è anche
giorno
questa
tardi, anche
o
per
somministrarcene
cevuto
ri-
spesso
pagano
se
giustizia,
presto,
dormire
»,
dormire, povero
a
però potuto vedere,
qualche
prima, arriva,
questo mondo.
Va
! Ma
circostanza, che
arriva
il
tutto
quella maniera
gli uomini.
«
lodi
molte
con
«
gli avea
contro
detto
Don
go.
Rodri-
fra Cristoforo.
E mentre
la predizionesi sta
giorno è venuto!
gnorotto
compiendo veramente, e la peste s'impossessadel siquestisogna appunto quellapredizione:
sogna
quel che pur troppo non è più.un sogno ! E il primo
del Manzoni
sentimento
è di soddisfazione:
è quello
della giustiziavindice e punitrice.
Al quale poi subito
il
107
—
Ma
la
dal
ed usato
Manzoni,
di
Renzo
a
?
»
loro
nelle
Renzo
Rodrigo
don
offeso. 11 sentimento
che
cui nella
Vedi
»....«
la morte
di
la forma
Griso
parola
senza
umano
d'
Renzo
nella
di
compassione
superiore
simo
mede-
innanzi
alla
la
con
seg.
ago-
/
indi-
,'
sua
quale
è
pensiero,
senza
alcun
senza
stessa
.
mondo
animale
un
il De
scritto
,
sviluppa,ò quei
ne
,
poi
e
quel
sprezzante
,
Vedi
».
e
rimorso
senza
di
se
come
,
pezzo
Appendice).« L'espiazione
seg.
coscienza
che
uà
scicate;
stra-
a).
concitata
di terrore
piena
p. Cristoforo
provano
per
parole,quando
stesse
da
già
,
umano
pronunziar
sorpresa
ha
così
che
Abbondio
le deve
con
reintegrazione nella
cata
brogli
im-
,
apostrofatonelle
è
4) Suppergiù lo stesso
Sjanctis (in un
articolo di
nia
il matrimonio,
poi e' è degli
E
don
di mistero
ripetuteda
di
di
parole
un'aria
ed
son
pitolo
ca-
ad intendere
dare
vuol
«
Nel
«
—
tutt' intero
dar
:
scuse
colato
è cal-
di meno,
DegV imbrogli ! che imbroglici può es-.
(l'osserrisponde Renzo. In tutte le edizioni vazione
è del prof.Morandi) l'articolo degli è scritto
»
sere
*)]
poterne celebrare
non
altre
dice, dopo
!
mente,
giusta-
pure
intenzione.
con
Abbondio
II, quando don
la
sia
compassione per chi,
si trova
però nella sventura
perfino un apostrofodi più o
dietro
tlen
è
—
vestigio di
App. le parole d'un
senso
altro
critico.
•) [Lo
XIV.
cap.
se
11
altro
non
Morandi
stesso
finto
di
spadajo
qual
sia, e
paese
:
«
Vengo
fino, fino
da
Lecco
d'acquistar nuovo
siete ?»
Lucia
E
—
si lascia
da
sola
e
a
un'
altra
mezza
ancora
bocca:
«
e
(p. 85)
di bocca
cavar
Renzo, che
:
«
non
nei
Renzo
a
volendo
da Lecco?
Fin
(p. 253)
nei
persuadere
dei
minuzia
dare
ce
generica, dipensandone una
», e lo spadajo replica,
muroso
pre-
terreno
stentatamente
al Convento
va
altra
di
cerca
risposta troppo precisa
una
un*
avverte
cosa
da
devo
Quando
cap. XX.
Cappuccini, dice
bene;
Di Lecco
ad
Gertrude
con
mento
turba-
gran
fare?
»,
dar
an-
e
avuta
108
—
Certo, se
noi
consista
la
sciocchezza.
affermasse
voler
Le
nel
che
solo
ad
nel
grande: in 4ui
moltissimi
d*
i particolari
e
sono
d'una
perfezioneinarrivabile;solo
,
e
l'amoroso
con
perfezionesi
arriva
studio
a
del
volume
prima lettura, è cagione
che
esso
tutto
E
è
abbia
è
di
composto
intendere
studino,
solo
non
si badi:
non
lo
fare col
avesse,
per
molti
che
dano
s'avve-
non
è
lìzio
edi-
un
estrinseca, che n"*n
sarebbe
soggetto, come
esempio
manzoniane
minuzie
fatto
in
zoni
il Man-
se
modo
in
che
un
,
dato
periodo non
predominassero troppo
sdrucciole,o le parolecontenenti un r, e
È invece
non
gemme.
la
che
gustare
e
perciò
e
precisionedelle
precisionemeramente
una
tal
una
ma
bell'edilìzio,
un
tura
let-
tutta; quindi la bella
scorger
anche
non
sono
l'assidua
con
suo
libro, facendolo
rileggano e
meno
precisioneè
una
suo
lo
non
i sottintesi
facilità del
alla
fatte.
il Manzoni
così:
scrittore felicissimo ed attentissimo
piccolo che
chi
debbano
abbiam
che
vogliono riassumersi
una
pure
tal conclusione
una
zie
ine-
queste
direbbe
le osservazioni
capo
in
Manzoni, diremmo
sciocchezza
una
quali invece
è
del
grandezza
che
metter
concludessimo
ora
Ma
—
parole
le
simili.
cose
cordo
precisioneche si risolve sempre nell'accol tutto,nella permirabile delle partiminime
fetta
ciò
di ciò che è alla superficie
convenienza
con
la
una
e bene
risposta ripiglia:
edizione
Ed
seconda.
meno
qua,
però
era
scritto
ebbene
dove
avvertire
r
nella
bene
e' è
sempre
ogni parola
che
in
tutti
ora
doveva
i casi
Dio
ni' aiuti !
prima
in
tutto
di
e
e
il
:
bbene.]
solo
si
può
mettere
Nella
ma
prinella
bene
un
del
il resto
stentata
essere
il b
»
frase,ed ebbene
.
pronunziato doppio
tra
; anelerò.
—
dopo
pò1 più
libro;
Io devo
V
e
y
va
di «tacco
109
—
—
L'apostrofo,che non è nelle parole di
ed è in quelle di Renzo, è un
indizio
Abbondio
don
trascurabile, microscopico quanto si voglia,
minimo,
che
in fondo.
è
ma
diversa
indizio della situazione
pur
il secondo
concitato
dei due
dolorosa
per
naggi,
persoil
sorpresa,
primo compassato per premeditataastuzia d'inganno.
del dow,quando si parla di Rodrigo svenL'omissione
turato
ed
volte
cento
che
che
al
spesso,
fosse
piccolissimo e quasi
stesso
circola
pure,
sangue
che
poi
,
da
fra
Cristoforo
Insomma
ma
capillari;
insensibile
modo
più alta; a quel
volta
una
collegata a quella
Manzoni
ond' egli
costretto
così,
sar
pas-
parer
oppressore.
suo
dir
per
non
anche
può
che,
ma
longanimità del
Renzo
perdonare
può
non
cristiana
solita
fece
inavvertita,
badi,
si
vi
un'inezia, che
è
oppresso,
benché
è pure
esse
riflesso d'
che
minuzie
son
in
anche
a
un
zione
inten-
una
nei
vasi
in
parti minime,
circola nelle
grandi arterie
pillari
ca-
quello
e
nelle
vene.
si badi.
E
o
minuzie
È
francese, la
degna
-di
romanziere
un
dei
cura
sua
sarebbe
non.
fosse
il Manzoni
Se
e
particolari
tanta
glese
in-
delle
ammirazione.
perfezionedella
forma
prosastica si faceva da gran tempo consistere
in qualità estrinseche
senza
e
rapporto
prestabilite,
ammirabilissima
colle
lasciamo
ed
più
a
buona
una
anche
tempo
a
noi,
farlo
lei, apriamo la porta
si lamentava
Italia dove
la
del pensiero.
movenze
Ma
in
dello
avrebte
volta
Lucia, benché
come
con
a
scarso
la
fra
non
siam
sollecitudine
stessa
Galdino.
numero
derabili;
impon-
le minuzie
Il
di
quale, come
delle noci
tate,
accat-
ragione di dolersi dello spazio
in questo discorso, che
troppo angusto riserbatogli
così
110
—
s' intitola da
par
noci,
Galdino
in
ma
d* animo
,
un
uomo
e
senz'
riflette sui
Parla
duta
ed
alcuna
a
molto
coerente
altrui ed anche
sui
ragion veduta;
benché
Il
corta.
ogni
il
atto
suo
primo
n'è anzi
fatto
difendere
buono
do,
mon-
proprj.
ve-,
non
è
un
stema
si-
pronte
sempre
per
uno
il
i suoi
postulato,
dell'uomo
sia
in
egli muove
cioè il primo diritto e
di scansar
tutte le noje
le
là
compromissioni e di salvare ad ogni costo
propria pelle,non
potrebbe non menargli buone
e
tutte
le conseguenze
non
è
men
nel
nel
suo
ordine
tira
ch'egline
Difatto,egli combatte
e
le
civile, donde
discorso, che
o
dovere
e
egoismo
suo
ragioni e gliargomenti e le scuse
atti egoistici.
E chi gli menasse
cosi, etico
è
del
cose
è
di mente
non
ma
sulle
ragionato. Ha
e
Abbondio
levatura
coltura ;
spensierato:eglise
é
chiamiamlo
a
Abbondio,
di don
meno
senz' alcuna
sempre
vista
inconscio
daremo
istentei à
non
affatto diversa. Don
sentimenti
opera
con
egoista non
riflettecontinuamente
Egli
scemo.
è
maniera
una
certamente
e
gli
non
del poco.
contentarsi
Fra
che
vero
biasimi ; sicché
e
censure
ma
È
lui.
—
corpo
d'idee
a
.
a
corpo
gretto
e
che
an-
fil di logica.
col Cardinale,
pusilloegli
dinale
stringatodi quel che sia il Cardon Abbondio è
suo, largo ed eroico. Né
insensibile,un uomo
languido e morto.
loioo
e
poi un uomo
! Ed anche
Egli sente per sé solo, ma sente, e come
rente
è del tutto indiffeper gli altri,del resto, egli non
: anche
cuore
se
per gli altri quasi avrebbe
T avesse
non
già occupato tutto per sé. Per tutte
ci faccia ora
queste ragioni, don Abbondio, benché
stomaco
ora
stizza,non ci riesce propriamente,come
si suol dire, antipatico.
E comprendiamo
perfetta,
Ili
—
mente
i due
come
lai restassero
—
tanto
promessi,
tempo
colpa di
che per
sposi, nonostante
al distaccarsene
pure
vessero
dopo il matrimonio, si commofino alle lagrime.
Galdino
Fra
invece
è scemo
e freddo. E
l'egoismo
è semplicemente effetto della
suo
stupiditàe della
freddezza, non
già di viva e prepotente preoccupazione
gl'imper sé stesso; che perfindi so stesso non
solamente
ma
un
po' più che
porta poi moltissimo
degli altri. La vita monastica, che ha sollevata alla
la tempra già naturalmente
ca
eroipiù alta spiritualità
di fra Cristoforo,ha finito d* istupidiree d* isterilire
l'animo già insulso di fra Galdino
come
(insulso
sempre,
per
,
il
suo
giacché
nome,
si è mostrato
appropriato
alla
zoni
questa volta il Man-
anche
felicissimo
scelta del
nella
persona)*).Il
nome
è
egoismo non
È
tanto
collegiale.
personale quanto, per dir cosi
T egoismo del convento
della
del refettorio.Fuori
società
e fuori della famiglia,
eglinon capiscele lotte
suo
,
,
,
sociali
né
altrui
di' cui
le angosce
farlo uscire
Galdino
ha
è
sentito
il
dire
nella
che
non
partisse
dall'uno
come
in
,
e
dei fatti
ed
;
modo
co-
cioè
,
questo
dall' altro
fece il frate
il corredo
tutto
*
'
sasso
de' carcerati.
accattato
mèssi
ai
semplice e passiva questo
galdin vaie
milanese
il pane
con
elemosina
delle
V abbondanza
mente
sua
,
è
forza, basta
indifferenza. Fra
sua
V abbondante
solo
tornar
principio
') In
la
tipo del frate volgare ed ignorante.Egli
frati può far
accolto
dalla
momento
un
la desolazione
; né
può. misurar
egli non
,
a
domestiche
significatofu
cercatore
e
el pan
de
san
È impossibileche
più
caso
e
che
certo
apata.
mai,
dal
Galdin
il Manzoni
milanese
inspiratoa
;
battezzar
e
112
—
dei
Io confermano,
miracoli, che
restrizione; perchè nel
nessuna
v'è alcuna
non
—
lo
restringerlo
spinga
ad
a
intenderlo
Lucia,
lo carica
di noci
,
rallegrarsene,né
fatto in tal
egli non
fa che
fa neanche
per
caso
un
uomo
ferenze
delle sof-
quel principio,
discrezione.
con
la carestia
nonostante
apporta
insensibile
cuore
correggere
,
^Quando
vrebbe
suo
vi
preoccupazione caritatevole
che
altrui/*
a
egli non
di
quell'anno,
compiacersene
ombra
di cuore,
quel
che
e
a-
che avrebbe
desse,
po' da parte, per quanto giusto lo credelle
e pensando alla condizione
quelprincipio,
due donne, che alla fin fine erano
poverette,avrebbe
far qualche complimento, o almeno
accennato
a
rebbe
sarimasto
soprappensiero.Così, egli ha sentito
messo
sempre
un
inculcare
che
i monaci
debbano
intera
dienza
obbe-
ai loro
superiori,e questo principiobasta, a
di ghiaccio per fargliparere
una
cosa
queir uomo
semplicissimala partenza di fra Cristoforo ; sicché
nulla a lui di non
solo non
veder
non
più
preme
veduto
quell'uomo mirabile che per tanto tempo avea
ogni giorno, ma quasi si meravigliache anche Agnese
si rallegriche pel santo
dienza
non
principiodell'obbeella sia rimasta
priva del suo benefattore. La
freddezza
cui egli,a pezzi e bocconi, comunica
con
alla povera
ruvidamente
Agnese la notizia della partenza
di fra Cristoforo, ci fa l' impressione di qualcosa
di brutalmente
gno
crudele, di spietatamentemaliè che stupida parte di fra Galdino
non
dità.
; ma
della povera
AE ad ogni atto di disperazione
dere
rispondeche cercando di farle intenegli non
gnese
la spiegazione
sublime, ch'egliha fatto lo sforzo
di escogitare,della partenza di fra Cristoforo, o che
del
T oggetto delle ciarle e dei pettegolezzi
è stata
,
,
APPENDICE
dai
passo
stupendo
I
di
tante,
delle
eroi
di
e
Marlowe
Zumbini
di
Shakespeare
e
passioni
forza
tanta
dello
umane
che
in
che
quello
a
E
scena.
essi
come
la
spettatori,
che
diviene
che
gli
abbatte
gli
e
o
della
come
si
noda
ran-
anche
è
ci
sulla
compiono
sovente
gli
forte
così
,
catastrofe
una
annichila.
fare
a
interiore
fede
Nessuna
il poeta
persuade
passione
loro
che
sentono
così
sentono,
loro
per
quantità
essi
impressione
cui
costringe
la
insieme
tutti
di
intimo,
so*
hanno
ne
parecchi
dramma
particolare
un
come
essi
;
,
è
sto
que-
(p. 182-7):
personaggi
gli
no
Critici
Saggi
Riferiamo
«
IL
ligiosa
re-
menomare
a
alcuna
riduzione
,
della
La
vita.
espressione degli
bene
del
e
del
male
,
Ma
accade
non
intimamente
scelta
e
la
tura
na-
lui
altri
perchè
sua
fede.
procede
ubbidisce,
Per
certa
una
con
più
sapevole
con-
meno
o
essendo
non
essa
II
cristiana.
un
,
il di
storia
ogni
per
nell'arte
stesso
cristiano
misura,
alla
lo
,
e
di
quelli"dell'estetica.
non
se
poeta
mistero
ha
non
,
confini
«
affetti
là
nostra
del
mondo
perdono
e
della
tanta
la
morte
vita
,
parte
del
loro
va-
116
—
lore
o
:
dir
per
,
relativo
non
cresce
e
,
meglio
—
il loro
è
valore
sempre
,
della
misura
a
le
del-
intensità
che
si
misura
esso
a
passioni ma
i
subordina
più perfettamente a principi
coordina
e
,
V arte
Naturalmente
ed
degli affetti. Ma
storia ;
riduzione
una
opera
,
la
nella
ne' suoi
che
periori.
su-
alla
scienza
co-
espressione
ha
cristiana
coscienza
fuor
onde
conforma
si
fini
e
ga
lun-
una
caratteri
rali
gene-
,
secondo
modifica
si
essa
i diversi
momenti
,
della
storia. Vedetene
sua
contrasta
altro
un
e
quel
le
con
tanto
vedeteli
passioni
soli:
di
in
uno
secoli
cui
e3sa
barbari
mezzo
t
in
cui, vittoriosa, concede
alle
di
potere che
conveniente
primo
lei
a
pare
Commedia
Divina
nella
Sposi. Nel
due
:
ne' Promessi
e
quella
poema
passioni
coscienza
vince
or
lei
cede ora
a
ora
perchè Dante
In questo
alle tempeste che gli rugghiano dentro.
secondo
caso
egli porta le passionipiù violente
e
soggiace
or
,
,
,
contraddicendo
nel
paradiso
teologia cristiana
nequizie de' Papi
fin
e
anch'
Beatrice
:
,
disfavilla
S. Pietro
sembianza
tramuta
essa
d* ira
le
per
tutti si trascolorano
santi
i
e
alla
apertamente
,
,
tutto
e
,
il cielo si fa
allora
diviene
T inferno.
la terra
poi
vi
si
nube
come
come
Ma
che
ciò
rosso
a
e
ben
ritorna
vede
sera
non
non
pure
umane,
in
ma
nulla
tocchi
siamo
vediamo
l'uomo
stupende tragedie
e
che
crudeli
sacro,
e
fervono
intima
nel
dalle
eleva
ed
,
misere
sioni
pase
la
te
mol-
sua
storia. Nelle
passioni
poeta
chi
ne
in
contenute,
sono
quasi selvagge, ma,
temperanza
rapisce
dileguarcisiinnanzi
,
il poema
paradiso
come
po' anche
to
presto paradiso ; tut-
,
che
il
un
ci
cosi
:
ardenti
bene
e
solversi
ri-
tutto
talora
osservi, una
impedisce quasi sem-
117
—
pre
la manifestazione
più
notevole
di veder
—
degliultimi
estetica
mi
ancora
questo, che
par
di
loro
della
meno
La
noi.
le
della
e
là
forza
loro
donde
scena
i fatti umani
tutti
la
,
sforzati
siamo
sopra
la violenza
tempera
quella
su
,
lontana, noi
storicamente
sempre
fatto
passioni perdano più
ultramondana
perchè
;
è tanto
terra
crudezza
scena
dell' azione
il solo
quelle tragedie rappresentarsi in mondi
noi
soprannaturalibasta perchè
o
eccessi. Ma
a
guardar
e
vediamo
,
chiaramente
in
effetti delle
gliultimi
ci fa chinare
ci strazia
e'
e
vediamo
Ugolino
in que'suprerai
menti
mosentiamo
su
quelle
e
ci richiama
che
cosa
bufera
della
il viso,
inorridisce, anche
qualche
tuono
basso
tenere
e
di commozione,
scene
che
An-
sca
che, co' loro racconti, France-
momenti
quei
nostre.
opere
infernale
che
e
noi
a
mai
stessi
il
resta
non
il
:
,
che
tremore
dall' eterno
ci viene
rezzo
segni
sono
,
visibili di
Dio
giudice
,
in
quivi, e
e' è
una
qualche
sempre
umane
a
altro
qualunque
come
cui
assistiamo
di eterno, che
regni
secreta, che
qualche
impedisce F
l'intero nostro
tre
abbandono
ci
teschi,
dan-
mormora
delle
più tremendo
di
cosa
onnipresente. E
e
punto de'
voce
,
e
terribile
tragedie
di misterioso
cosa
oblio di noi stessi,
intero
alla corrente
della
com-
moziona
«
Ma
ne' Promessi
quei
nemmeno
che
nella
momenti
Divina
sormontate
messe
mirabilmente
e
movimenti
è
capace
rappresentate
le
a
in azione
stupendi,ma
il
cuore
tutte
umano;
quante,
o
di
la coscienza
le regge
o
hanno
passioninon
di ribellione
Commedia;
le ha
onde
Sposi
sua
non
cristiana
posta.Esse
destano
e
sono
negli spettatori
tutti i movimenti
perchè esse
il sono
signoria,
assai
non
sono
disugual-
118
—
mente,
loro
maggiore
con
natura,
più o
che
di
quel
di bene
si
Ciò
personificazionenel
vera
è
non
altri
tanti
del
tutti
tra
mondo
il male
proporzionie
fondo
in
con
ci si apre
che
lo
e
per
anzi
la
prima
don
bondio
Ab-
buono,
è
e
volta
noi
dal momento
di sé.
tutto
riempie
pronta
im-
e
dell'Innominato
cuore
dilegua l'orrore
ne
battiti, soltanto
i
numerarne
agita
vi cade
quando
celeste
').Il
come
sia rappresentabile
,
finisce col far del bene
lo
cattivo
è
non
,
,
quello
noi
in
di bene:
dose
una
drigo
Ro-
mostrarglisinelle
deve
,
minime
è
certo
lascia
non
esso
o
una
don
malvagio
un
Perchè
sé.
Manzoni
da
che
e
particolaredi
è
:
ombra
ottiene
non
carattere,
un
zione
nega-
minima
manzoniano:
poema
veramente
individuato
meno
la
rigore
a
na
gover-
assoluta
una
senza
,
può dire che
,
cristiano, che
è
la
mino
effetti si confor-
i loro
che
sentimento
secondo
ampiezza,
al sentimento
meno
la concezione.
tutta
minore
o
secondo
o
—
un
possiamo
che
Quella
gio
rag-
Iddio
passione
,
è la più pericolosa a essere
gentili
di scena
descritta, viene cacciata quasi interamente
o
coperta di veli: l'amore ne'due promessi sposi non
è guari dissimile dall' affetto fraterno. Dove
1' errore
mutarsi
in colpa,troviamo
cominciava
che
a
non
fitte tenebre; comprendiamo
veli, ma
per congettura,
vediamo
non
più per fantasia : quando la storia di
che
*) S'
dà
le anime
per
air
di
allude
di
erede
poveri sposi. A
la
cattura
all' eccellente
certo
Don
che
a
Rodrigo
se
,
che
di Don
in
quella premura
Abbondio
di comperar
aggiungerei
Renzo
per
conto
pratico consiglio che
e
anche
non
non
suo.
mi
le
la premura
restasse
ci fosse
un
dei
casette
due
di far
un
certo
vare
lespetto
so-
di paura
residuo
F.
d'O.
119
—
—
Gertrude
giunge al punto che Egidio le rivolgeil
discorso
il poeta non
ci dice altro se non
che :
la sventurata rispose» ; e finisce tutto
là dove
«
forse altri poeti avrebbero creduto che cominciasse
il meglio e Y arte potesse trarre suo
maggior
vantaggio.Abbiamo
dunque riduzione nella quantità,
riduzione nella qualità
delle passioni.
In Dante
,
,
,
la riduzione
è molto
minore
che
la
prescindendodalle differenze,
in Manzoni
coscienza
;
ma
na,
cristia-
al contrario
presa in tutti i suoi momenti, proibisce,
della coscienza scettica
che le passioni
non
,
abbiano
altri limiti che
loro di
è
non
e ne
quellidell'estetica;
pone
im-
da' qualia quelli
del
più ristretti,
bello
piccolol'intervallo
Anche
lungo articolo
un
messi
Sposi
1873) può esser
pure
nel
,
che
(I Pro*
nosce
faccia lo Zumbini, e vi rico-
non
po'di
un
Sanctis
Antologia di Dicembre
letto utilmente dai giovani.
tiamo
Avvereglisul carattere di don Rodrigo
solo che
più
del De
nella Nuova
,
insiste di
».
bene.
Nota
come
a
perfidiare
nel sopruso don Rodrigo fosse inda un falso punto d'onore, cioè dalla
capriccioe
anche
dotto
d'un sentimento
in sé
e degenerazione
esagerazione
stesso buono. A me
poi pare che qualcosadi meglio
sia, in don Rodrigo,quellacotale equità e
ancora
la servitù.* Comunque
mitezza eh' egliserba verso
sarebbe che più favorevole
siasi
tutto questo non
alla tesi generaledello Zumbini.
,
V* è anche
vorrei
oramai
articolo sui P. S.
altro
il
,
quale
giovani; ma è
ed è troppo lunquasiirreperibile,
che fosse letto
divenuto
tK
un
e
riletto dai
120
-
perchè
go
io
in
È
e
;
dietro
H.
anni
a
stampato
vide
forse
cui
gano
Lu-
pubblicarsi
prima
non
a
la luce.
mai
non
mai
venne
,
L'autore
il secondo.
ziali A.
due
articolo
primo
un
dovea
qui. Fu
Italiana, che
Rivista
una
riferirlo
possa
il 1831
—
/.;
fosse. Quello
e
che
è
ho
non
sottoscritto
mai
di certo
so
bene
potuto saper
.
è
che
le inir
con
chi
egliera
un
sempre
stupito
gran
critico.
E
quante volte
l'Italia
come
vesse,
per
'ripenso
ci
allora
avesse
così
resto
,
tanto
un
dire, alla macchia!
,
critico ;
Quando
e
1' a*
zoni
il Man-
queirarticolo, ci si trovò così bene
capito nelle sue più riposte intenzioni, che prese la
in milanese:
costui .ha proprio
ci scrisse
su
e
penna
suno
letto tra le righe! {Va leggiiianch' el bianc!).Nesdei tanti pregiudizjletterari storici
politici
il campo
in Italia, apche allora tenevano
stilistici,
pare
E v'appareinvece una
in quest'articolo.
gnizione
gran codella letteratura
specialmente di
europea
quella che rappresentava in certo modo i precedenti
del Romanzo
manzoniano;
e
zione
cognisoprattutto una
rena
profonda ed acuta e una
contemplazione seebbe
letto
,.
,
,
,
della
breve
natura
umana
distanza
e
della
storia
italiana. A
zo,
pubblicazionedel Romanne
questo critico innominato
parla con una così
molti
perfettaimparzialitàe giustezza,quale ancora
dei critici odierni non
hanno
dopo tant' anni raggiunta
cosi
dalla
!
Ecco
alcuni
di critica.
desse
saggi
Dopo
alla mente
questo dimenticato
ro
capolavo-
spiegato quanta levatura
Manzoni
l'esser egli sinceramente
avere
del
compenetrato
di
dell' idea
egli aggiunge :
e
del
sentimento
stiano,
cri-
122
—
spaziare
ti senti
non
del mondo
volta
le multiformi
tutte
che
critico, e
che
Dopo
les
ad
passa
del
che
firmamento
bensì
i fedeli
le
tra
esprits
della
accennare
rietà
va-
non
sere
es-
copre
d'essere
sotto
1* altare
e
».
parole di questa
riferite dello
bons
toccato
aver
di
sono
quelle prima
prova
t'accorgispesso
copre
coincidenze
la gran
entro
esistenze, ma
quella del tempio
Belle
libero per
morale:
la gran
sotto
—
Zumbini.
vella
No-
rencontrent.
se
nato,
dell'Innomi-
conversione
di
alla
morte
farò
grazia
Don
drigo
Ro-
:
far
grazia,
detto
ha
Dio
Ma
«
ed
avrò
(Esodo, XXXIII,
che
mai
non
del
in
e
sempre
in
chi
ha
portare
pietà
sensuale
e
alla carne;
libera
sovr'
vorrò
avere
terrena
condisceso
tenersi
vita
chi
a
vorrò
L' anima
19).
mai
né
corpo
pietà di
tutto
seppe
Io
:
esso
dalla
che
signoria
vittoria,
una
verchiata
avviluppata,sopita in tutto sotargia
antico padrone. Quella finale ledal suo
di don
pieno
Rodrigo mi pare un concetto
nel Lazzain sullo strame
dottrina. Egli muore
retto,
anche
in
è
morte
,
di
indietro
mandare
innanzi
uno
della
la consolazione
senza
pensiero
un
sé di speranza;
a
,
considerava
hanno
«
non
«
suno
sono
»
è
nozze
Qui
si confronti
perchè io
periodo.
ter
po-
pentimento,
coloro
sulla
né
ch'egli
cui egli
terra, che
padrone, gente di nesuniti, prosperosi,e il banchetto delle
del suo
posto nelle stanze
palazzo...»
nò
loro
Ma
anche
senza
separare,
gente perduta
come
«
di
mentre
voluto
perseguiti oltraggiati,
ha
carità,
tra
nello
a
un
105-7
pag.
lui
e
scrivere
me
di
questo
l 'incontro
avevo
non
in mente
nostro
è
bercolo.
li-
fortuito,
questo
suo
123
—
Dopo
Manzoni
(e
non
altro
venire
il M.
nome
»
asserisce
che
in
che
vi si
più
dopo
quali cose
a' di
:
colle
e
che
chiare
accessorii
dire
a
si
bisogno :
averne
di misticità
soverchio
che
sarà
questo che la religione
di
attivi
ma
mira
non
militanti
e
,
disgiunto dall' esempio :
della
nome
la filosofia è
solita
di
beffe
di tutti
don
Abbondio
il
e
ma
d'esser lasciato
che
bello
e
a
coloro
meraviglia
che
che
della
gittato con
ogni
gione.
ra-
niera
ma-
addosso
mai
,
,
altro
in
doveri
nome
,
all' inetto
templativi
con-
all' ultimo
quei
intermissione
senza
e
farne
rifiuta il precetto
prescriverciin
si è
in
lizzata
evange-
a
prescrive
pratica
il Manzoni
Però
di
la
carità
ci
e
gomenti
ar-
consentire
si fervorosamente
Sposi,
che
di
sorta
,
Promessi
cose
Ma
».
simil
forza
pur
erano
credere
in
pensare
mondo,
del
non
«
potrebbe
,
nei
cune
al-
ridire quaranta
dell' anima
e
dire
a
per
tutti
a
cogli
voglia redarguirle
Ferrante, il quale, parlando del-
quanto
alcuni
siano
«
stava
chi
pure
ebbe
volta
quella che
pella ragione di molti, specialmente
degli universali
d'una
vi s'attaccarono»,
è
d'
mostrava
nostri, sapranno
di don
parole
tanto
che
frange
poi dovuto
forse
mancherà
non
1* essenza,
più
chi
a
sione
conver-
il Manzoni
seguito) passa
altri han
che
anni
Le
«
in
appiccarono
cose,
e
le
con"
«
alla
che
questa lince di critico,
a
mano
di miracolo
con
«
verità,
poter
non
prima edizione, che
nella
o
religiosedel
dimenticando
dell'Innominato,
però aggiunge
credenze
1$ solita precisione per
con
che
dice
giacché
alle
accennato
avere
—
ne
vero
hanno
quale
vivere:
non
domandava
carattere
finissimo
rispettivamenteall'arte;
porto
la materia
hanno
124
—
fatto in
nuovo
segno
di
subito
quegli uomini
i
che
di stare
impone
«
secolo
»
bella
zelo
ridere
fantasie
le
si
quali
la
:
posti
sono
in
in
ministero
un
passioni del
hanno
quella
le
con
guerra
di
moltitudine
gran
coraggio che
degli obblighiloro, e quel
conoscenza
i
rando
disprezzare,schie-
e
bel
quel
con
me
no-
,
,
dinanzi
un
di Falstaff
di Calandrino
Chisciotte
pronunciato farà
nato
esprimere in poco, e il
diverrà
proverbiale come
Abbondio
don
E
guadagno.
tristo
molto
per
di don
nomi
assai
un
esso
—
,
bello lor
della
che non
ha mai
Noiosa
sementa
giustizia!
di rigermogliare in Italia, da quel Celestino,
cessato
noto
todì
disprezzo,insino a noi i quali tutper antico
,
tanti
veggiamo
due
stesse
assicurarsi
«
in
lor
classe
una
e'sieno
ne
del
riverita
abbiano
a
ma
romanzo;
è il loro
sente
sentiva
per
«
Dante,
come
essere
«
vuole
là
setta
costoro
pianeta,
i santi
ci
quello sdegno
gli uomini
quanto
che
tutti
anche
»—
Abbondio
il buffone
il
che
accorgiamo
de'cattivi »,
che
vuole
:
che
Dante
eh' egli pure,
e
sieno
risoluti nel
un'insegna » o che vogliano
ribelli »;
fedeli.» o che vogliano essere
«
che vogliano. Imperocché che frutto ha
fatto in don
ad
Abbondio
In
cardinale
lui di
per
dietro
correre
pertanto
non
Abbondio
don
Pensino
addosso; anche
dare
le
per
qualche agio, e porsi
con
».
dappoco, poiché «
Manzoni
ma
vivere
a
Manzoni!
Don
pazientissimoAlessandro
muove
grandemente a riso; ch'egli è
il
«
di che
sacerdozio
ottime
ragioni parute
«
nel
entrare
è
impetuoso
verità
quel lungo
mentre
nessuno:
bastata
a
sermonare
volgere
Innominato
,
e
a
una
di Federigo?
parola
tutti i desiderii
fargli operare
del
l'
delnel
125
—
—
bene
grandi
più
male
farei
non
dice
ne
')
noti
Si
del
la
mirabile
per
il
intero
Federigo
primo,
coppia
anch'
io,
ripubblicando
?
stupendo
articolo
questo
lettore?
quanta
con
che
raccontato
stanza
nel
saputo
aveva
non
bene
gran
un
volta
un'altra
Che
ei
').
»
E
eh'
cose
furono
il
compiacenza
e
l'Innominato,
V
entrambi
agli
apparve
Manzoni,
dopo.
uscendo
assieme
ammirazione
sguardi
aver
di
bramosi...
dalla
tutti
»
(
)
«
e
giunge
ag,
:
(cap.
«
XX1I1)!
dietro
veniva
don
Abbondio,
a
cui
badò
nessuno
F.
d'O.
»
III.
APPENDICE
alla
tolse
G.
alla
lingua
ad
del
Manzoni.
e
che
venite
medesima
di
della
che
o
questo
e
prisma,
così
per
che
lettori
si
derar
consi-
può
si
si tratta
l' intima
che
giova
di due
con
altresì
faccie
ragione
ben
resulti
della
d'un
gua
lin-
menticar
di-
mai
non
delle
zione
all'a-
e
l'altro
non
e
in
si consideri
immortale,
stile, che
Ma
o
all'intenzione
guardi
riformatore
d'accordo
l'aspetto più largo
questione,
propria.
che
in
più pregiato,
tanto
di
puramente,
son
perfettamente
dire
a
piuttosto quello dello
vera
tori
let-
nostri
inedita.
più importante
sé
classi
all' incontro,
voi, quando
intorno
gli eserapj
ai
perchè
tralasciamo,
alcune
cosa
Sono,
professore
e
facciamo
lo
riferiamo
conterraneo,
la dottrina
noi
che
qui questo piccolo capolavoro (salvo
per
come
"c
che
e
dire, epistolari)sarà
che
quanto
amico
dono
Il
del
lettera
una
stile secondo
allo
periodi
cosi
per
di
Aprile 1880,
12
foglio triestino,
un
suo
un
ristampando
alcuni
da
bello
assai
Ascoli
I.
volta
sua
brano
un
del
Perseveranza
Dalla
medesimo
come
cose
,
128
—
la dottrina
per
da
e
per
la
—
che
pratica
nome
pigliai)
Manzoni.
•••••••••••••••••
•
«
Tra
l'intonazione
tonazion
generale
c'è molto
della
Morale
d'altre prose
semplicemente
Cattolica
l'in-
e
d' Alessandro
zoni,
Man-
la differenza che
passa
il
bocca
linguaggio ch'eglimette
a
Federigo
Borromeo
dio
e
quello ch'eglifa parlare a don Abbono
a
dinale
Perpetua. Il linguaggio o lo stile del carè più solenne
più letterario di
più severo
quellodegli altri personaggi dei Promessi
Sposi
perchè era naturale che fosse così; e il linguaggio
tra
in
,
,
,
lo stile della
o
quello d'altre
Morale
prose
Cattolica,
del medesimo
confrontato
più compassata, più raccolta, men
disforme
da quello
toscana
meno
men
datura
un'an-
ha
autore,
con
birichina,
che
si potrebbe
,
dell'Europaaddottrinata
e
pensante per questa primissima ragione che il
ropa,
Manzoni
qui parlava solennemente, dinanzi all' Eudella gente
da compione palese della fede e
il tipo letterario
dire
,
,
sua.
Quanta
medesimo
che
quale
a
questo fatto della
proviene
? In
ha
e
dalle
attenzione
diversa
e
disposizioni
altri termini, è
lui, lo sforzo sempre
poi voluto
stato,
dare
naturalezza
dalle condizioni
o
no,
egli
eccessivo
verse
diin
di venir
piegando a
naturalezza
una
casalinga,e appunto perciò,se mi
tali
naturalezza
artificiale,
passate il modo, a una
crescente
pensierie anche tai sentimenti, la cui ifianifestazioche riesca
ne, prima e spontanea, è troppo naturale
volontaria?
da questa riduzione
rimota
più o men
mirabilmente
E gli effetti di questa tendenza
nace,
pertistupendissimieffetti quando sien considerati in
130
—
più reconditi
—
del
strati
pensabile,
eglila costringeva
nella mente
laborazione
a
svolgersie risvolgersi
sua, per un'ere,
lunghissima;sin che si dovesse riversae
limpida e non
punto appariscente,in modeste
rimesse
molto
un
plice
semparole, le quali sembravano
portato del
lui solo,
di
Era, nello spirito
comune.
resultanza
una
dei
senso
analoga
rienza
quelladell'espe-
a
secoli,che sinteticamente
in
si riversi
una
dizione
popolareo in un proverbio.E perciòappunto
si combinano
stanti
coprofondamente le due ambizioni
e
sua:
quella
più intense della mente
sempre
del pensiero che lavori i suoi problemi insino al punto
di farli quasi parer
degni d'aver mai esistito,
poco
l'altra della lingua connaturata,
inconscia
e
come
e
di sé, che sgorghi dalla vena
d'una tradizione
viva
popolare.
La
«
doveva
sua
proprio
oltranza
a
così, ed è stata,
essere
pretendesse
che
ciò
tutto
contro
guerra
una
valer
meglio d'una serenità assoluta del sentimento,
dell'idea,e della parola. Egli va, con
un
coraggio
infinito,in sino al termine
le
tra
pare
,
righe, è
esempio
per
«
proprio
«
serviti:
«
sta.
»
«
ci è
voluto
«
cora,
che
«
gio
grave
col
sfida
una
che
continua
di sentirlo
v'ho
Oppure:
un
con
annegato,
«
dire
Chi
ha
non
la meditazione
ed
quale
inevitabilmente
astruso?
dovea
a
:
ha
»
Ma
più
di
quanto
lecito sostenere
an-
bisogno d'un linguagzo,
dello sfor-
ogni retorica, portava
qualche esagerazione
poiché,dall'un canto,
inseguir l' inimico anche al
,
l' intensità
debellarsi
Vi
volete
Ah
"
e
epifonema ? Eccovi
l'ho fatto appo-
meditato
qui, perchè glisia
;
alterissima.
e
,
si termini
se
dell' assunto
estremo
par
sempre
nel
senso
trario;
con-
che si debba
di là del confine, per
ot-
131
-
ch'eglipiù
tenere
maestria
che
uno
par
grande,
insista
il
in
è
e
dall'altro
quale basti
la
,
di soverchio
mercè
e
Manzoni
Il
lo rompa,
non
temperanza
o
,
—
in
impedire
proposito che gli
un
timor
cose
continuo
,
di peccare
maggiore,
c'è
a
quale ha operato
un
non
egli medesimo
e
di.
gransempre
il
proprio
ideale: lo smorzare,
direbbe
un
musicista, gli
come
si rende
una
preoccupazione assidua ; e può forse
tornar
lecito dire, che la preoccupazione finisce per
diventare
Nella
eccessiva.
contro
Morale
stessa
Cattolica
luoghi dove mi par manifesto eh' egli
avrebbe
parlato un po'più vibratamente, se non ain guardia! La
detto a sé medesimo
: stiamo
vesse
brata
splendidachiusa del X capitolo m'è in ispeciesemvoler
sicuro
un
esempio del non
pienamente
ritornare, per quanto gli costasse, a quella che pure
la vera
è stata e rimarrà
eloquenza. Ma il vizio (sit
venia
verbo) mi pare che ferisca di più, in quanto
la parte logica delle sue
ultime cose
risente
se
ne
è sempre
ideale
alla lingua. La
struttura
intorno
vi
dei
sono
,
di lui, che
degna
s'
perpetua di parer
in
il
cui
prima
e
quello ch'è
tanto,
ostinata
stringe
in
Era
alla
che
effetto e
sembri
il
poi
ne
incominciava
lo scopo;
scapitavano; e
a
una
che
ditazione
me-
Ma
il
e
doveva
rire
appa-
una
agliinesperti,
massime
e
superficie,
parte,
più
contare
lo stillato di
getto de' più sudati,
un
confidenziale,
profonda,nel quale ogni cosa si
dezza.
si subordina
la maggiore salcon
dilagassecomunque.
in
dottrinale;sempre
o
debba
non
la paura
come
discorso
un
all' incontro
e
c'è
ma
troppo dotto
di far che
lo studio
intende;
liva,
fal-
l'artifizioormai
rigore e l'efficaciadel
la meditazione
resultare, anche
va
la-
scorso
di-
dissimulata
nell'orditura
di
un
-
132
_
essa
grande artefice, quel che veramente
specie di stento. Vedrete, nel nostro
così
nuova
che
ci siamo
al curioso
di
tentativo
devono
quali
Abbiamo
punto irriverente
non
serie
doveva
che
s' intende
,
codesti
Ma
Se
«
quesito del
chiaro
Infame; e l'amico
terario,
confronto
(non d'ordine lettra
d'ordine
ma
strutturale)
Colonna
Manzoni
come
della
di
del
ogni
scrittura
pure
si fa, eccitando
culto
esclusivo
o
è sostenere,
come
te
naturalmen-
generale d'uno
illuminato,che
e
s'estenda
gioventù
vano
studio
a
d' imitazione
deve
anzi
se
non
e
in
una
e
resulta
facilità illusoria,
Y esito ultimo
infinitamente
a
specie di
una
sugliinesperti,una seduzione
pericolosa,appunto perchè 1' arte del Manzoni
sé stessa
dio
stu-
altro è l'eccedere,come
L'esemplare manzoniano
sui deboli
implichitutte
risposta deve
la
un
par
la
Manzoni;
a
me
a
che
si deve, l'utilitàgrandissima e
assiduo, razionale
tutti,
domanda
le restrizioni
e
portare. Poiché, altro
strinseca.
Manzoni.
parola intorno
esempio sul quale
lo stile
la formola
distinzioni
ve
bre-
volete qualche altra
direttamente
che
e
potuto far nulla.
finalmente
educar
le
ha
ne
lor
una
per
saggi divinatorje gliautografi del
non
quelle
nell'ultima
anche
operazione,
periodi della
tentare
qualche
le
per
vedete, la medesima
come
di
alle
di
parti
stemperate
osato,
faccio,
scarta-
più scultorie,
e
una
l'altro amico,
e
passate alcune
essere
è:
induttivamente
risalire
scritture, prima d'andare
forma.
io
avventurati,
condizioni, più salde
diverse
al
—
non
e-
tare,
eserciassai
sume
riasfestando
mani-
perazione
limpidissimodi un'ocomplicata.È la luce bianca,
e
perciò dal sovrapporsi
di tutti i colori. Or
133
—
che
volete
come
di tutta
nazione?
una
ho
il
di
nome
infinita del
scuola
troppo
dei
falsi
dare,
questi
per
discepolinon
un
,
che
vestiva
pensiero
un
d'essere
locuzione
d'acqua purissima. La
mezzo
il nonnulla,
presume
pa
usur-
esito,
(i veri
certo
drappelloin
della
ultimo
per
di
imitatori)egli è
po'
un
meditazione
imitatori
mancano
scarso
alla manzoniana,
La
manzoniana.
parea
; ora,
parere
ginnasticaletteraria, che
Maestro,
nonnulla
un
dal mio
bene,
troppo, in favor
pronta, pur
tesi,questa mala
mia
vedo
Io
riflessioni possono
,
paradossali;ma
diventi l'arte letteraria
questa maniera
le mie
che
canto
—
e
gittimi
le-
ma
mano
for-
alla
ba
tur-
incastonato
brillante
un
familiare
stro
del Mae-
profondo, il quale
perfezione o meglio
acuto
e
guadagnare in
di perfezioneper
di sdegnare altre maniere
mostrava
lui insufficienti
adagiandosi in un' equazione pedestre;
di
presumeva
,
,
grazioso,
vuol
l'effettivamente
è
ora
e
vernice
con
passare
di
che
nelle
esercitato
che
trovava
sublime.
più
meno
manifesta
eh'
gli effetti e
dell'accertare
produrre,
e
non
Onde
devono
poco
accade
debba
i soli
parer
sembra
lor
scamiciato
venire.
poi
essa
ben
o
strazion
di-
salda, (più o
lo studio
riuscire),
effetti che si vogliono
cose
molto, che
talvolta
siero,
pen-
contro, la preparazione
per
manzoniano
o
tamente
ostina-
contorsione
atura
filosofica, Tintela]
che
zione
elimina-
del
discipline
ardue
costoro,
a
Quel
lui, dalla
per
implicasse una
qualunque;
che
ingegno poderoso,
un
meno
,
resultava,
ciò
tutto
o
manzoniana
meno
o
l'equivalentedel
per
spontaneo,
appare
più
pedestre, più
del sistema
un
zoniano;
man-
fare alla
viene
di lamentare
come
non
lona,
car-
vuol
in-
134
—
che
giustamente,
la
le
de'
d'uno
nelle
lettere
più
regioni
e
più
pensatore
certa
una
scusa
sua
dal
—
monelleria
la
anche
robusti
letterarie,
pensatori
una
verecondo
che
scuola,
sia
specie
o
dendo
inva-
viene
l'esempio
che
ridotto
di
ripeta
a
causare,
rammollimento
cerebrale
»
Milano,
16
luglio
1875.
APPENDICE
Trascriviamo
1876;
alcune
qui
(Pagine
Amicis
De
è
se
Manzoni
quale
anche
il buon
che
vero
del
Tip. Lombarda,
il
216-218);
migliori discepoli del
stile
osservazioni
giuste
Sparse; Milano,
164-167,
pag.
IV.
in
discepolo
è
dei
uno
allo
quanto
è
non
quello
,
che
piglia
esagera
il
del
metodo
quello
ma
,
alla
maestro
che
lo
lettera
dove
mitiga
e
n' è
ce
lo
sogno
bi-
:
«
Tirar
su
arte,
con
«
A
vivi,
sono
volgari,
solo
Molti
quello
e
la
è
Manzoni,
in
scrivere,
e
quale
che
insomma,
come
una
debbono
si
dicibile
una
anzi
sprezzo
una.
lettera
del
lo
cede.
con-
tutto
a
lunque
qua-
mente
proprial' idea
secondo
sfacciataggine
di lingua,
nello
galateo filologico,
lettera
a
che
ma
costoro
fanno
non
son
mente,
parca-
discorso
toscano,
certa
che
è
scrivibile
e
stesso
usare
Per
cosi.
scriver
in
del
soggetto
Moltissimi
lo
certo
un
è
ed
usabilissimi;
e
intendono
toscano
consistere
il
bocca,
dello
modi
osservazione;
perciò
quando
non
che
che
proposito.
del
d'altri
e
efficaci, usatissimi
modi
e
un'
di
Cavargli
—
ecc.
ecc.,
di questo
fare
occorre
uno.
a
segreto,
un
proposito
genere,
calze
le
un
a
una
signora
fattore; un
tale
discorso
136
—
accademico
valesco.
tale
Sono
quale
e
qualche
levar
le
,
calze, tagliar le calze,
il rotto
per
danno
della
efficacia
aneddoto
un
gambe
carno-
in qua,
anno
novelle, articoli,
ecc.,
V asino
cascar
come
che, da
costoro
empiono romanzi,
—
di modi
tirar
me
co-
le
su
,
agli sgoccioli,uscir
essere
cuffia,ecc.,
i
ecc.,
quali modi
se
al
comico
linguaggio quando
perati
sono
adoperatia tempo e luogo gli tolgono adoa
casaccio, ogni dignità,
ogni gentilezza,ogni
grazia. Ed anche a rischio di farmi dare sulle dita,
voglio dire che lo stesso Giuseppe Giusti ha qualche
e
sapor
,
volta
,
peccato da questo lato. Poiché
scrivendo
quando
periodo che
scegliereper
«
«
piccola come
Lucca
«
cavallo;
che
«
be
«
battuta
ma
meglio
la per
è
e
di
i
queste
;
leveranno
a
suoi,
ecc.,
io sento,
di dire
li
pentoin
non
ma,
medesi-
sé
per
V è
se
la
pena
»
a
le garn*
il duca
mala
bolle
città
l'asino
metter
che
solo
un
una
congresso
ne
maniere
in
,
voler
un
si crede
non
per
un
i Lucchesi
perchè gli
se
ciascuna
che
dice
signora
una
a
esempio,
per
,
frequenza, nel tuono che danno
che non
mi piace.Il Man*
al discorso, qualche cosa
mente
zoni- stesso, che in fatto di lingua è' cosi delicatama
nella
loro
frasi
guardingo, nell'usare
ha qualche volta mancato
i suoi più
credo
che anche
i
quali
mi
vergognerei di
cancellerebbero
volentieri
me
parole porcheria
lui in omaggio all'uso
,
che
a
una
si segua
il Manzoni
pedanteria;ma
ne
vocaboli
e
questo riserbo
a
ardenti
non
in
qualche
impipo
toscano.
Ora
sua
ecc.,
,
a
me
preferireun
mi. par
e
di vedere
toscaneggiantidell'Italia settentrionale
io
,
ammiratori,
essere
in
nel
toscani
fra
prima riga,
pagina le
scritte
par
da
giusto
idiotismo
che
vadano
molti
trop~
438
—
fautori della prosa
e
rigettanocon
compassata
orrorer
all'efficaciapiù che
badano
novatori, invece, che
i
—
e
regolaritàdello stile,cercano
adoperano, non
Lasciamo
con
senza
predilezione.
scrupolo,ma
le seguenti
Di quei file espressionicome
gliuoli
rinasce
ne
non
(invece di rinascono). C* è
pezzi di giovanotti (invece di ci son
morti)
han bisogno di essere
che non
tiamo
Nogiustificate.
alla
solo
stare
—
?
—
morto
,
ecc.,
invece
che
II mio
—
male.
si sente
gli voglio
La
—
C
—
saggina. Quello
venditore
che
V avesse
si deve
di
dire
Il
poiché egli stesso ha scritto
oltre a
Sposi (edizionecorretta),
le
gli pizzicavan
metafisiche
Ma
ecc.
Queste
sono
l' illustre
che
si debba
di
preferire un
a
esprimere quella data
due
sono
a
idiotismo
come
ci
io starei
e
una
siamo
sia
,
patto, infine, che
una
gemma
per
non
mente
umil-
efficace
do;
d'accor-
che
quando
da
scelga
si consideri
la sola
guire.
se-
indispensabile
si
no
che
doverlo
non
patto
a
di
arriva...,.
espressionidi uguale efficacia
sgrammatica
una
,
cosa;
gliare
pi-
sotfigliezze
idiotismo
patto che queir idiotismo
sa
co-
sizioni
propo-
coloro
non
esempio,
credono
il
Promessi
suoi
pedanteria d'effetto contrario,
una
ma
ci
—
Che
—
moltissime
moltitudine
una
coloro
Che
ad
che
nonostante
con
a
le mani...
che
rispondere
Tutti
:
della
si possono
—
seguenti
,
ecc.
a
nei
sì,
consimili
luoghi
è parso
licenze ? che
esiterebbe
non
n' è
ce
tutti
di prezzo,
queste
Manzoni
L'uva
gli
becciate
li-
queste
contrattavano
comprava
alterata
che
nonno
noi
son
che
due
era
il mio
—
maremma
settimane
tre
Per
—
disgrazia grande.
una
ammacchiati.
ci sta
casa
dell'anima.
specie.
tante
da
è
omo
A
—
bene
un
è
di
:
ed unica
gliere
sce-
st'ultima;
que-
ogni
ra-
139
—
che
gione
è
—
idiotismo. In
quelledue
proposizioni
del Manzoni, per esempio, non
mi pare
affatto giustificat
la violazione
della sintassi regolare. Non
che il dire tutti coloro
trovo
cui pizzicavan le
a
mani,
ecc., sia tanto
pedantesco, tanto forzato, da
dover preferirel'altra maniera.
Mi pare anzi che sia
le,
appunto questa maniera, preferitacome
più naturaquella che, in simil caso, riesce più forzata. Ma,
si dirà
è
un
forma
una
del
linguaggio parlato
,
stesso
voi
e
,
dite
si parla. Certo;
bisogna scrivere come
mente
si parla da chi parla bene, correttama
come
ed elegantemente.Ora
che nesio scommetto
sun
colto dice coloro
che
toscano
gli pizzicati le
mani
altro che qualche volta e senz'avvedersene
*).
Abitualmente
dirà, per esempio, coloro *)che si sentono
È grammaticale e non
è
pizzicar le mani,
certo
meno
semplice e meno
spontaneo. Capisco che
si scriva in quel modo
quando si fanno parlare dei
ragazzi,deglioperai, dei contadini: si vuole, si deve
il loro
imitare
tal
anzi
abbia
parlare
richiedono
non
scriva
') Veramente,
sempre
così, ciò
quando
esser
importa
non
vi sia
vivace
2) Credo
che
imiti,lo
Ma
non
si riferisca
capiscoperchè
linguaggio lo
conto
proprio
va,
sua
per
e
Vita
esempio,
scrittore
,
di
materie
cità
sempli-
anche
se
che
una
pitidel
direbbe
un
neanche
cosi
Toscano
francamente.
Ma
scrivere
lo
F.
F. d'O.
I
—
sempre
lo debba
di stile che
solito.
quelli.
II:
colto dicesse
eglistesso
particolarragione
Emilio
che
Federico
di
ci scommetterei
non
che,
vero
non
mi
nella
io
per
si
assolutamente l'estrema
dire. Non
Broglio
a
lo stesso
quando parla
del
resta
linguaggio;lo
quale; sta benissimo.
da
anche
che
che
spinga
d' 0.
"
140
—
che
sarebbe
di
') Certo,
intenderà,
fuggire
libro del
andremo
né
compa~
riuscire
a
Amicis
De
di negare
poco
consimili
critiche
Altre
Broglio.
Ai
—
specialissima,il
punto
pedanteria
gran
invece:
Dove
—
sicuri, né
siam
ne
1)
!
critica
questa
con
La
fuggire.
di scrivere
stata
gni riuscì
del
di
gli riuscì
compagni
—
non
i
si
riti
me-
bero
potreb-
di esso
libro
all' altro
recente
quantità anche
1879, voBroglio (IlRegno di Federigo 11 di Prussia, Roma
lumi
fare
in
due); il quale però
critico
un
del
perchè
altre
tante
ci trovò
non
scrittore
e
che
tutto
il viso
sciolta
dell' armi.
(questo
a
procede qui
che
ha
attraente
Bianchi
che
d'un
il lettore
sia
oramai
lavoro
il resistere
beverlo
tutt' in
bellissimo
un--
ricerche
con
ó
volume
un
che
dirà
come
e' è
veramente
scoperte
fiato
un
lettore
il
mente
di
erudizione
con
dei
meccanico
in
ha
altro
d'
tutto
il fiato del
meno
o
storico
del lavoro
certamente,
mano,
! ). Un
sorso
rigidi preconcetti,
il contatore
più
Quasi
,
molti
,
dello
tipo suo esclusivo
tipo di storia vispa,
può leggere
non
per
suoi
un
es.
p.
un
individuale
giudicando
e
,
cora
an-
tico
cri-
metodo
col
in mente
,
pare
gnò
sdee
V abbiamo.
con
collima
non
,
troppo peso
si
abbiamo
non
Tumore
non
bibliografie,
,
Nicomede
troppo
pur
indirizzi
e
Uno
dilettevole
quellidi
sai
(as-
documenti
nuovi
qualche critico, ma
di
e
quello
,
pregi
Italia
infreni
di critiche
a
di
le ricerche
In
cose.
di tali scrittori
ognuno
colui
fosse
non
tava
meri-
,
belle
comune-f
che
pregi, e
degno d'ognirispetto)che
e
critica ! Abbiamo
una
fa
resto,
di
abbonda
po' più disinvolto
un
valentuomo,
anch'esso
felicissime
tipo,
ma
pri-
menti
docu-
di nuovi
pedantescamente anche ad uno
storico che si sia proposto semplicemente di divulgare la notizia
di certi personaggi e di certi fatti ed un
giusto giudizio
e
intorno
via
ad
intento ? E
è
via; e
essi.
Bella
0
il libro
dei
è
rinfaccia
è
non
del
Broglio
la
permesso
sieno
il libro
appartiene; molto
soverchie
giudiziocon
scrivere
considerato
,
che
sieno
gajezza dello stile,e
talvolta
di
forse
più pregevoli
,
anni.
lo
venuti
spetto
questo rifuori in questi
sotto
1' arguzia, sia
per quel genere
storico
è il sentimento
i fatti
e
le persone
vi
son
e
che
pure
di lavoro
anche
cui
questo
con
la
a
cui
zione
discre-
giudicate.
141
—
ci
se
mettiamo
è
conto
un
?
via
questa
su
sgrammaticature,
—
;
Transigere
adorarle,
è
colle
altro
un
.
Si
finirà
che
quella
E
la
considerare
per
del
figura
più
sarà
la
come
spropositata
s'
protagonista
e
imprime
migliore
più
prosa
triviale
bellissima
la
mercè
».
,
del
narrazione
più
si
non
di
dimentica.
esserti
ma
gli
obbligato,
tua
innamorati
sono
al
direbbe
di
par
!
"
che
me
e
mi
non
ti
mi
ricordano
il
devo
non
critico
sapevo
cui
merco
conoscevano,
un
vivesse
ri-
se
mente
grande-
essere
come
che
spirito,
«
insinui
«
che
molti
,
amico
di
uomo
certamente:
perchè
maniera
in
canzonatoriamente:
come
"
lettore,
ch'era
Broglio
amico
tanto
del
Federico,
direbbe
non
nell'animo
Broglio,
vecchio
ludiamo,
al-
APPENDICE
dove
Letti,
lettera
bella
Dalla
ed
V.
del
messi
son
del
uno
intitolata
prof. Persico,
riscontro
a
Manzoni
in
del
brano
un
è
umana
alcuni
«
Delti
Diceva
i
letto
incomodo,
e
è
riferiamo
di
che
come
disagiato: dove
subito
comincia
pitolo
ca-
che
viene
,
che
uno
litudini.
simi-
Ollonieri:
da
noi
si corica
in
letto
un
sentendosi
posto,
duro
comodament
in-
stare
rivolgersi sull'uno
a
gliamo
to-
secondo
Filippo
di
ognuno
la
quali
le due
nel
Leopardi,
memorabili
altresì
mondo,
al
del
quella
un
Prima
periodi.
Ecco
dei
ad
paragonata
pardi
Leo-
entrambi
,
vita
Due
sul-
e
.
l'altro
e
fianco, e
dura
prendere
credendo
trova
Manzoni,
che
che
in
sta
sur
un
per
fatto
in
strano
L'
«
già sapete
questa,
fin
del
di
questo
letto
mai
dice
(
che
a
mondo
un
finché
leva
».
capitolo
dei
si
mo:
anoni-
gusto
un
passategli
1' ultima
è
poter
volte
;
il nostro
aveva
esser
di
poco;
alcune
riposato,
similitudini; ma
scomodo
e
dall'ultimo
prova
ogni
addormentarsi
uomo
avrebbe
a
sperando
sonno,
di
punto
essersi
Sposi:
Promessi
di
poco
senza
quella
giacitura
e
notte, sempre
un
in
l'ora,
Ecco
po'
fine
alla
essere
venuta
e
la
tutta
cosi
luogo
mutar
un
che
an-
), l'uomo,
infermo
che
si
,
più
o
meno,
e
vede
in-
144
—
torno
livello:
nel
,
in somma,
E
più
finirebbe
far
a
bene
a
sentire
da
perchè
tutt*
storia di
che
la
e
il loro
bene:
tirata
fondo
in
perciò
il diverso
in
si
po' con
un
ha
modo
stile,
questi due luoghi,
l'uno
eccellenti
sono
e
perfettamente
esprimono
vogliono far sentire a chi
disperazione
; il Manzoni, la
concetto
«
ogni
a
che
passo
,
dire, fa la parola esteriore destinata
cosi
ma.
pri-
così
e
il diverso
che
due
,
per
una
lo preme:
tutto
opere,
e
e
quel che sentono
legge: il Leopardi
;
e
,
dimostra
le loro
in tutte
speranza
alla
secentista;ma
di pensare
e
scrittori,e
1' altro,
che
star
a
bene, il Persico, rileva
de'due
qui
,
meglio. È
star
proprio
e
che
,
anche
gli argani,
ragione ».
come
di presso,
un
a
accomodato
sentire
bernoccolo
un
Ma
questo, soggiunge l'anonimo, si dovrebbe
per
pensare
Or
li
lo punge,
s' è
pigiando,a
comincia
benone.
star
appena
,
,
che
siamo
di
di cambiare
riesce
nuovo
lisca
ci si deve
figura che
si
e
gli
se
rifatti al di fuori, piani, a
sé altri letti,ben
a
—
spiega, determina
ribadisce
e
,
a
quella
durlo,
tra-
zione
inten-
».
Cominciando
saminatela
per
»,
dalla
dice
d'
eccezione
senza
in
un
( quel
posto
il
Persico,
epiteto. Ognuno
eccezione
senza
similitudine
di
duro
subito
stare
incomodamente,
Vuno
e
sull'altro
noi,
che
ogni
poco
che
vuol
al
viene
è
,
dire
mondo
,
disagiato:
e
fa
non
e
dove
si
rica
co-
subito
quartiere) sentendosi
comincia
fianco,
che
uno
come
mutar
a
rivolgersisultura
luogo e giaci-
( i malati gravi
questo travaglio»e quell'aogni poco
a
Leopardi,« eteto
per frase, epi-
,
tempi
letto
frase
di
da
uomo
«
del
sanno
cresce
che
sia
il fa-
146
—
al
periodo quel
gelido,anche
sola
la morte
di
certo
quella
lo
luogo de'
pigliarfiato e
il
dato
ci ha
1' angoscia che
che
ogni
,
vuol
vi
cosi
mozzo,
me)
a
pare
al
per
pensiero
è
È
!
sa
sinistro;
la fine
piena d'ambascia....
sì
notte
ora
che
fosse
non
(o
suono
il suicidio ? Chi
o
Voltiamoci
«
si
il
per
al
quadro lugubre
leva in fine,cosi
col
Quel
dinanzi.
porre
è commisurata
armonia
in
è
tono
di tetro
e
di sé.
Ogni parola
«
di affannoso
che
so
dentro
ch'ei sente
è
non
—
Promessi
Sposi
sollevarci
,
quel-
dell' Otto-
letto
duro
da
nieri... »
al
Anche
la vita
»
cose,
Manzoni,
può
non
fondo... Ma
a
sul
tempo
,
mondo
letto
non
sta
pensiero
sui
scomodato
più
dentro
bernoccoli
del
più
pensare
Ed
far bene
ed
star
utilissima
immagini
che
il
a
giato,
disa-
Non
ste
insi-
tormenti
di chi
vi
è
l'uomo
fin che
è
al
che
Poi
meno.
o
altri
subito
infermi, ed
sciando
la-
che
a
lische
suppergiù le
a
star
osserva
quei letti che
prima vista, a
come
primo. Sicché, conchiude,
a
e
i
e
si dovrebbe
bene,
e
si
così
meglio.
eccovi, in coda, Y intenzione dell'autore: una
verissima
delle
duro
è
scomodo.
tutta sua,
scoprono
finirebbe anche
«
felicitàda cima
una
pajono piani,sprimacciati,ottimi
mettercisi
delle
vero
infermo, ti schiera innanzi
suo
altri letti,cioè
quella grazia ch'è
senso
,
di dire
lì il letto del
con
«
suo
,
al
parere
luogo
Si contenta
dentro.
il
l'altro;è solamente
come
sul
il
ha
che
«
costrutto
e
delle
sentenza, che è
parole
quel disperatosi
che
di
leva
questi voleva
come
prima
del
cavare
l'anima
menti
altri-
; non
Leopardi
dal
suo
era
scorso.
di-
147
—
badate
E
«
ch'ei
scena
vi
Pel
cosa.
Leopardi,quella
ve,
presenta, e quelle ansie che descrie
tragica; dove pel Manzoni
graye
cosa
sono
un' altra
a
—
,
tale che
quel
di
spera
è
in
trovarne
e
i bernoccoli
in fondo
letti,
e
il suo,
come
pò9 comico.
un
«
sopporta
non
non
le lische
sorride
Il Manzoni
alla
natura
la vita
alla verità
e
la
gente ribellarsi
sapersi dar
né
,
sia tutta
non
al vedere
letto di rose;
un
che
pace
quel suo
ma
riesce a
leggerissimoscherno
che si possa
cosa
una
gravissima, al migliorconsiglio
in qualche tormendare
to.
agli uomini che si trovano
anche
Egli vi ama
quando un po' si burla
sempre,
sorridere
quel
e
suo
di voi.
E
«
,
poiché il fine dello scrittore era di
pazienti giustiestimatori di certi
fantasia
ad
corre
voi lo vedete
intollerabili,
co' bernoccoli,
del
scomodi
infermo.
mali
quei
desideriamo
E
il concetto,
non
o
a
grado
vuole
ne
indovinare
senza
il
che
il
più
bella
da
a
che
tutti i
grado
darvi
per
nelle
,
più
lische
davanti
e
cura
sua
le linee
le
un
che
è
direbbe
pensare
moso,
disegnatorefai colori... tanto
qualitàdella statua,
Perciò
che
di circoscriverlo
terso, corretto, disegnato
immobile.
alla
lo traduce
nulla dentro, da farlo
stile ha tutte
lati,ma
pone
parole.Si
È
però impiccolirlo.
statua:
le
lisci e rifatti
s'ei non
è contento
al lettore. La
ama
con
a
prendere sul serio gli
così riesce a persuadervi
aggravati da noi, perchè
suole,si
non
rimanga
quale
suo
e
e
apparentemente
?deglialtri
€ Il Leopardi qui, come
tutto,
mali
mai
sono
i letti
esagerare
scherzare
voler
non
e
suo
di
molti
mente
screti
di-
,
la vostra
che
farvi
appunto
e
della
finito
è assai
148
—
che
brillante
meno
che
riscalda
il
; mira
severo
alla
alla precisionee
che
proprietà; e
Un
il
Il Manzoni
«
abbia
che
pare,
è
e
è
ti
ceva
di-
scrittore
uno
,
benché
ciò
voglia
non
pregi possibili.
tutti i
sì alto
in
di
grado. Capacissimo,al
aprirticome
trovando
concetto,
suo
mente
forse il pretto contrario, comecché
anch'eglieccellente
pari del Leopardi,
il
ti
tanto
non
nella
sé
a
,
dire, mi
grazia
giudice competente
Leopardi quanto
pecche: il che è vero;
senza
alla
meno
quanto ti s' incide
cuore
il convincimento.
sforza
—
la
e
parola
e
quanto vuole
tissima
l' immagine at-
il suo
sta più
studio veramente
significarlo,
delle
nello scoprire dentro di sé le reali attinenze
nutamente
midegli uomini, degli affetti,che a scolpirle
cose,
ò
di fuori. Non
eh* eglivogliatrascurare
le più minute
manchi
di notare
cosa
parti d' una
in queche sapete anzi eh' è sottilissimo e nuovo
il suo
st' arte di analizzare
soggetto;ma e' perviene
il
via
affatto diversa.
Dove
a
significarle
per una
Leopardi disegna'tutto per incidere e scolpire,il
Manzoni
i pittori
come
usano
disegna sì, ma
quando
hanno
a
coprire quel disegno di colori e di ombre,
il disegno abbozzato
che
di sotto sparisce per dar
posto alle figure.Sono le tinte di che è ricca la sua
a
,
,
tavolozza
,
qui
Il
i
sono
e
là
chiaroscuri
che
formano
colori
quelle ombre,
e
scintilla
e
ch'eglivi
farlo
appunto
pare
vivo, facile,presente,
lui. Una
sirna
è
guizzare
riflessione grave
raccontato
1' arte
del
Manzoni.
,
pensiero guizza
suo
mente
gittati maestrevol-
quasi
per
e
addensa
scintillar
e
attraverso
tutto
ti sbuca
tirata
a
per
sopra
meglio.
Tutto
ti
ti par
nuovo
da
fatterello
un
gioco; un'immagine
impensatamente
quei
in
comunis-
lampeggiarti
tutta
149
—
—
periodo alla materiale
quenti,
giacitura di quegl'incisi o di quelle parentesi frefare è slegatoe andovresti dire che il suo
che
ti accorgi presto di una
interiore
bizzarro*; ma
e
fuori
passione. Di
una
mirabile
di
armonia
,
in
contenga
in
sé;
finisci col
e
lampi, e
,
luce
una
in
quelleparole e
cari
che
non
si
pare
quelleimmagini,
prese
correrglidietro, coir innamorarti
dell'uomo, del libro
e
nel
,
e
delle
sue
maniere, di quei salti,
della
capricci,come
cosà
più
seria
questo mondo.
di
In
«
quel paragone
....
basta
il letto è duro
che
dire
una
lisca
Per
farti sentire che
qui
lì
e
gli
nostro, per esempio, non
o
scomodo,
che
ma
ha
bernoccolo, che quasi li tocchi.
un
glialtri
uomini
hanno
tutti,a
un
gli stessi nostri fastidii,eccoti d'un tratto
sere
schierati e dipintiquei letti in fila,che ti par d'esin uno
che
ha
spedale. Dallo stare nel letto
in mente
al Manzoni
ha
stare
descritto, quel verbo
di lancio preso un
significato
ampissimo, morale; e
gli si è in un lampo affacciato un altro verbo, anche
vato
ampissimo, fare; e messiglidi rincontro, ne ha cadi
presso,
,
una
e
insieme
massima
uno
Il Persico
del
Manzoni,
inaspettata,il succo
scherzo
paragona
del paragone,
pieno di gioconda modestia...
anche
acconciamente,
le due
così:
lezioni
nella
»
del passo
prima
zione
edi-
leggeva « Non vi deste però ad intendere
ed ecco
vi fosse qualche fastidiuccio;
che
che
non
si legge quello spigliatoNon
vi crenella nuova
diate
che è di certo
migliore.Più giù un
egli è
la frase; e poi un
tolto via, per fare più scorrevole
pesante del comporpassategli anche
questa meno
tategli
ci si
E così il si figura che
che vi era...
si
,
150
—
deve
benone
star
di
soave
prima,
si
e
l'accomodato
dello
invece
—
è
che
in
in
stecco
invece
messo
verità
luogo
il
e
di
non
bernoccolo
di
purtroppo
benino,
se
e
di
durezza,
quanto
Alessandro
studiare
giacervi
che
An-
soave.
era
dell'allogato,
,
cambio
quel
la
e
lisca
vivo
cosi
cioè
di
studio
Manzoni
un'astrazione,
ci
voglia
non
a
rifina
in
,
,
no
mostrascrivere
di
per
gere
correg-
APPENDICE
LIBRO
IL
In
Ili
al
si
P.
(17-89)
S.
nota
a
e
della
(301-311),
e
studio
di
proposito
a
(313-325).
nuovi,
al
F.
Pretesi
e
due
in
veri
parti
Rigulini
(261-299).
Documenti,
due
')
edizioni
V.
di
sono
che
dei
più sopra,
e
P.
p.
S.
5.
di
nità
dell'u-
(91-169);
dei
una
un
de'P.
Risposta
chiude
lavori
due
Risposta
titolo
col
al
con
S., suddiviso
al
prof
cioè
6.
prof
F.
una
saggio comparativo
(329-366)
zoni
Man-
gnola
Casta-
E.
1' altro
S.
,
Risposta
si
P.
P.
e
dialetto,
e
20
pag.
discorso
anche
forma
una
Il libro
sono:
a
commedia
(171-209)
,
(211-259)
già
aveva
V Introduzione
Lingua
difetti
che
edizioni
citato
un
si trovano
Ovidio
d9
noi
giudizio
un
Ci
V
.
Manzoni
suljedue
Morandi
alla
del
articoletto,Leopardi
"col titolo
l'uno
prof.
su
altro
un
la lettera
da
*)
prefazione (p
una
ristampato
rispetto
lingua
uno
opuscolo
25;
pag.
ristampato
dopo
il
cui
con
neir
MORANDI
L.
il discorso
(1-16) e
accompagnata
in
PROF.
ristampata
trova
Casanova
dei
DEL
libro, adunque,
questo
-XII),
VI.
vidio
d'O-
serie
di
delle
l'Introduzione
e
152
—
il cap.
XXXIV
quali è
la loro vecchia
stampati
testo
due
redazione
si
(ilqual saggio non
servire
dopo l'edizione
del
a
—
colonne
veramente
del
Folli);un
de' P.
S.
delle
una
nell'altra la
e
vede
italiano
in
nuova
che
a
possa
saggio comparativo
tfaduzione
la
-con
Montgrand (366-380),del Vocabolario
della Crusca
con
quello di Rigutini e Fanfani, con
l'Accademi
quello di Giorgini e Broglio,coi due Dizionarjdelfrancese
con
e
quello del Littró (381—
circa le prime idee
422); un brano del Sainte-Beuve
del Manzoni
brano
sulla lingua italiana (422-426),
un
lo stile
delle Lettere
Critiche del Bonghi concernente
(426-429).
francese
del
1/ autore
può
I
«
scrive
anche
servire
giovani
in forma
una
alle scuole
troverebbero
vi
piana
e
franca
conoscenza
capolavoro manzoniano,
raccolte
egliaver
il
che
frontespizio
sul
molte
non
men
nello
tutte
torto.
ni,
giuste consideraziomolto
corretta,
ha
non
e
»;
libro
suo
buon
che
le forze
e
del
accurata
del
studio
gusto,
quale
bra
sem-
dell' ingegno
e
dell'animo.
Di certo
rispetto,e
se
con
però il libro avrebbe guadagnato sott'ogni
dattica,
dipiù che mai in quanto a convenienza
il Morandi
più temperanza
bello, né
di
di buon
condotta
avesse
e
discrezione.
esempio
ai
la
sua
Non
mica
polevero
è dav-
teggiamento
giovani,quell'at-
superioritàimpaziente e
canzonatoria
assumere
sdegnosa sicurezza di sé, ch'egliama
far la voce
verso
quellicui contraddice ; quel suo
ad ogni più lieve occasione
gabellando per
grossa
cetti
falsi,falsissimi,sbagliatida cima a fondo i coni ragionamenti altrui,e avventando
e
mento
ogni mosimili espressioni
brusche, che per verità non
e
di
,
154
—
mi
ne,
il Morandi
che
par
diversamente
gioni
ra-
permetta che
si
gioni
ra-
noscere
rico-
giungere. a
anche
in sé
medesimo
,
di cui
polemica »
andatura
quella «
si
di
auguriamo
correggersene
per
,
non
e
che
ammetta
non
da lui
lui. Gli
come
—
altro
un
lentuomo
va-
,
gli si è confessato reo; giusta il Morandi,
vela
speriamo dopo averglienechiesto il permesso, ci ria
Ma
p. 307
lui che
al lavoro
già
fiorentino
volta
è di fermarci
quelleosservazioni
già considerate nelle giunte e
abbiam
I. Il Morandi
avesse
L'affar nostro
suo.
più importanti
non
ritocchi
libro.
suo
à affar
questo
sulle
qui
del
di
tra
nei
nostro.
s'è
il Romanzo,
quando
che
mente
fermato
nettamente
fin da
in
messo
il Manzoni
il criterio
si mise
a
scrivere
dell' uso
la
prima
si
maraviglia molto che « parecchi
letterati e tutt'altro che ignoranti,per esempio
l'egregioD'Ovidio » (pag.22) seguitino a dire
contrario.
Veramente
l'ignoranza o la dottrina
il
e
,
in
questa faccenda
ci han
poco
a
vedere
:
si tratta
fatti
alcuni
rettamente
d'interpretare
più o meno
molto
da tutti conosciute,
ovvj e alcune parole del Manzoni
che basta,fortunatamente, l'aver criterio.
a
Ed
il
Morandi, che
di
dovuto
accorgersi che
Morandi
nella
a
suo
dove
luogo
s'è
il citarlo mi
ho
come
parse
ristampa
tenuto
visto, assai
a
tacitamente
tacitamente
ingiuste.
siccome
del
portava
questo poi abbonda, avrebbe
ho
mio
l'opinionemia
lavoro, l'ho
volentieri. Solo
confessato, come
spesso
di
sue
casi,
in rarissimi
qualche complicazione nella
conto
è
non
osservazioni
respinto quelle che
sione,
esprese
mi
sure;
censon
155
-
che
T
in cui
opinione'
—
tutti finora
sospetto si
senza
adagiati,ed è 1' opinione sua quella che viene
così a lui s'addiceva,
a
perturbare le idee di tujti,
un
come
piuttostochèdi darsi a rappresentare me
abbagliato d'affaccendarsi anzi ben bene a
povero
sono
,
la
provare
che
riesce
prova
dice
che
italiano
Fiorentini
di trovarla
Relazione
quel lungo periodo
sulla
lingua,dove
il suo
il
in
romanzo
un
interrogando quanti
gliclasserò *)nelle unghie.
Fiorentine
il Manzoni
ivi stesso
lette nei
La
suo?
andava
vivo
di richiamarsi
anche
favor
a
in
per iscrivere
fosse
e
Sennonché,
che
tutti ! Intanto,
contro
egli ad addurre
più forte eglicrede
dell'Appendice alla
Manzoni
tesi
nuova
sua
dice
alla memoria
libri toscani
cercava
le locuzioni
secolo
ogni
,
scane
toe
che
rio
spogliava il vocaboladella Crusca
lettera
poi al Casanova
; e nella
aggiunge ( p. 5 del libro del Morandi ) che Y altro
suo
grande espedientenella prima edizione era stato
di fabbricar lui di suo
sognavan
le locuzioni che gli bicapo
E tutto questo, dimostra
che egli allora
non
era
ancor
giunto a quella precisa idea, qual
l'ebbe poi, dell' uso
moderno
parlato fiorentino !
dico
che
Non
egli fosse allora un trissiniano, un
a peperticariano arrabbiato! Ma egli stava ancora
scar
la sua
lingua nei libri e a compierlacon frasi
leggeva
di
il
altri libri toscani,
d'
che
invenzione,
sua
fiorentino
toscano
chiaramente
ancora
sceverava
non
dal
e
e
attribuiva
al toscano
,
semplicemente quella
') Nel
Toscani
Romanzo,
nell' adottare
altre cose,
abbiam
come
dossi
negli scritti
il toscano
della
parlato.
superiorità sugli altri
certa
detto
anziché
a
pag.
dessi. In
vecchiaja andò
67,
non
seguì
questa come
più oltre nel
i
in
guire
se-
156
—
idiomi
tutti
d'Italia che
attribuita.
più o
quando
tardi
Più
—
,
Carena, egli diceva
ai
gli han
meno
sempre
al
la lettera
scrisse
volete
sugi avversarj:«
lamente
so-
preferenza dell'altre città
dete
intenNon
d'Italia,si deva prender un qualcosa....
dite,
punto di concedere, che il dialetto, come
di Firenze
la lingua degl'Italiani;
dete
intendeva esser
solamente
una
so
non
d'attribuirgli
quale superiorità,
il primo tra i dialetti
di riconoscerlo
come
italiani ». Or è appunto questa dottrina, che dopo
che
nella
Firenze,
lettera al Carena
nella
quella
si
da
forza
egli poi
a
ben
altro
mano
anche
che
venne
lettera
lo sforzo
non
gli altri
Italiani
riposava ma
romanzo.
a
di là ebbe
ma
;
dirò
non
timida,
e
quella dottrina insufficiente
su
mano
a
guardi, la
se
insufficiente
il
compose
di meditare
fiorentino
chi
dichiarò
quale egli tuttora
agitava, allorché
A
a
quella ultima
le
prese
al Carena
mosse.
è
non
l'uso
delE
,
appunto
obbligare con la logica
fare tutto quel cammino,
di
a
eglispontàneamente
torturandosi
il pensiero aveva
fatto,dal postulatouniversalmente
della
ammesso
semplice superiorità del dialetto fiorentino sino al
siva
universalmente
teorema
osteggiatodell'autorità escludi
0
esso.
il Carena
stesso, p. es., che
andava
raccoglierevoci pel suo Prontuario
?
forse la supremazia del toscano
riconosceva
non
era
egli forse per questo già di quella precisa
eppure
va
cercaa lui pel primo
opinione che il Manzoni
in
Toscana
a
,
il Goldoni
d'inculcare?! E
il Morandi
anni
concetto
lingua *
stesso
in
conta
Toscana,
così
poco
andato,
era
non
(pag. 97-9), a
benché
preciso
ne
della
passar
tornasse
con
come
tro
quatun
questione della
157
—
Che
il
Manzoni,
opinione
suo
fosse
lo mostra
comune
dell'
dapprincipio
quello stesso
,.
periodo
s'appoggia;lo mostra, quel
della prima redazione
stessa
la dicitura
Romanzo;
né
smentirlo
a
il Manzoni
che
adunque,
cui il Morandi
a
più,
—
scrivesse
Capitani d'aver
sig. De
meglio
di
il fatto
tempi
assai
voluto
il Romanzo
mettere
in
basta
nella
che
quello
posteriorial
viva
ne
edizio-
di Firenze
riuscito
gli era
del
minuscolo
nella seconda
lingua
ch'è
la
prima
parole troppo
volta:
compendiose, su cui è imprudente
fare gran
fondamento, quando si consideri
che oramai
lingua viva di Firenze
per il Manzoni
buon
italiano
erano
e
espressioniperfettamentesi-
mente
facilmente
che
nonime
la
sotto
e
l'accennare
si
alle
sue
penna,
e
che
ogni
nella
primaria
le varie
definitiva, il barlume
mente
natural-
fasi di esse,
colla forma
rudimentale
e
sua
scrittore nel-
opinioni capitali
troppo
permette di confondere
la lor forma
e
sua
scambiavamo
si
teriore
ul-
crepuscolare con
la
ammenoché
abbia forti
non
piena luce meridiana
preciso e ad
ragioni che lo obblighino ad essere
nell' espressione. D' altro
evitare
ogni anacronismo
la corrispondenza( in francese ) del
in tutta
lato
testé
Manzoni
col Fauriel
pubblicata( tradotta in
nella Nuova
dal De Gubernatis
Antologia,
italiano!)
zoni
sola parola la quale mostri che il Manv'è una
non
il proposito
avesse
quando scriveva il Romanzo
,
,
,
di
seguir 1' uso
parole da cui
lontano:
vivo
si rileva
lontano
vi
anzi
fiorentino
sono
molte
,
che
dico, non
egli ne
però
era
ben
ancora
incamminato
al
polo
nel 1845 s'era giovato
opposto. Già il Sainte-Beuve
di quella corrispondenzaper determinare
quali idee
avesse
avute
dapprima
il Manzoni
sulla
lingua;
ed
158
—
pubblicazionedel
la
ora
italiana
ci
non
Gubernatis
De
1.° che
:
cose
sull'
Fauriel
al
Manzoni
due
di
sicuri
—
Sainte-Beuve
che
ce
2.°
che
ne
la lettera
d*idee che
rappresentato
è
quale gli altri
non
quale
Che
Gubernatis
non
ce
ne
€
écrit,s'il n'est
pas
verosimile),
Sainte-Beuve
fu
temporanea
con-
4).E l'ordine
da tale lettera è per
io
l' eravamo
ce
punto
l'apmaginato,
im-
l'ò voluto
se
di.
fingereil MoranImaginez-vous » (ilDe
«
vorrà,
del
il francese
dal
sospetto del Morandi
tutti ed
il Manzoni?
dice
del
lingua
usufruita
del Romanzo
alla redazione
lettere
tutt'altro che
dal
usata
derci
ren-
a
della
quella già
il
(e del resto
era
potess'essere
altre
argomento
oltre
sono
viene
se
all'italiano suo
Manzoni
)
Toscan, dans
«
feriamo
pre-
Italien
un
qui
langue qu'il
une
«
demando
si
Qu'il se
jamais parlée.,..
la phrase qu'ilvient d'écrire est italienne; comment
pourra-t-ilfaire une
réponse assurée à une
question qui n'est pas précise? Car
que signifie
Selon quelques-uns ce
italien dans ce sens?
qui
est consigné dans la Crusca; selon quelques autres,
ce
qui est compris dans toute l'Italie ou par les
à ce mot
classes cultivées; la plupart n'appliquent
idée déterminée....
à présent ce
Dites-moi
aucune
doit faire un
sachant
faire
Italien qui, ne
que
«
autre
«
sespoir
«
«
«
«
«
«
€
«
€
n'a
presque
,
,
chose,
de
veut
trouver
écrire. Pour
une
règie
moi, dans
constante
le deet
spé-
1821; e soli sette
') La lettera ha la data del 3 Novembre
scriveva
allo stesso
mesi
dopo, il 29 Maggio 1822, il Manzoni
nel suo
immerso
Fauriel che egli era
e il 21
Maggio
romanzo,
che
l'avea già portato innanzi
fino alla metà
1823 gli scriveva
ed
del
quarto
c'è
scampo!
ultimo
"volume.
Veda
dunque
il Morandi
che
non
159
—
bien
«
ciale
«
dant, qu'ily
«
mative
pour
du
a
—
faire
métter, je crois,cepen-
ce
perfectionapproxtpour y atteindre le plus
il faut penser
beaucoup
une
nous
pour
style,et
que,
€
possibledans ses écrits
à ce qu'on va dire, avoir beaucoup lu les Italiens
laridits
classiques et. les écrivains des autres
«
gues,
«
€
,
Ma
les Francais
surtout....
questi quesitinon
li sarebbe
se
posti con sì,
tanti
risposto con
alcuni
anni
dopo,
v' avrebbe
né
incertezza
penosa
».
espedienti indiretti il Manzoni
quando avea
già fisso il criterio dell' uso attuale di
Firenze!
il quesito:come
si fa a scrivere
Posto
ramente
veitaliano, avrebbe
di
attuale
Firenze,
risposto:
!
tutto
ecco
le difficoltà pratiche per
tato
sulla necessità
ma
avrebbe
non
avuto
o
fosse
lingua
il
! E
arrivato
alla
Manzoni
che
già
eseguire questa
meglio
per
,
ineertezza
nessuna
bensì
ed efficacia della ricerca
,
più
Avrebbe
»
1' uso
cercate
«
dire
,
definitiva
diceva
ancora
ca,
ricerstessa
ebbe
non
pretende che
il Morandi
sua
no-
teoria
sulla
di volersela
alla
meglio strappando una
parola ai nostri
classici antichi, una
parola ai Francesi, e via via!!
E del resto
consultiamo
un
po' le testimonianze
di quelliche essendo
stati vicini al Manzoni
e avendolo
cavare
,
studiato
ben
prima
del Morandi
e
di
no
posso-
me
le cose
sieno andate.
sapere meglio di noi come
Cosa
dice, per esempio, il Bonghi, che potè frugar
tanto
(e
anzi
nei
dice:
«
«
chi
n'era
più degno
pensieri del
Il Manzoni
non
nella
all'improvviso
€
Si
«
norma
vede
come
l'uso
necessaria
Manzoni
di
?
lui?)nelle,
Ecco
quel
era
venuto
teorica
che
a
un
difese da
carte
eh'
tratto
e
egli
né
ultimo...
gli appare fin da principiola
della lingua;e come
si renon
'
160
—
«
«;
—
dopo una
stringeall'uso parlatofiorentino,se non
ricerca
faticosa negli scrittori ,nei vocabolari
nei dialetti diversi,seguita per
molti
anni
» ').
,
«
Ma
il
alla
pervenuto
spettatore
e
Tommaso
quand'era già
dottrina
sulla lingua;cerchiamo
più efficace perchè stato
ancora
partecipedi
sarà
e
il Manzoni
ultima
sua
testimone
un
su
conobbe
Bonghi
tutta
Cantù.
Grossi
") racconta:
che
Questi
prima
«
esista
«
per
«
quante dizioni del milanese
«
bocche
«
chi.
ricchezza
a
,
le
scritture;
dei
e
Toscani,
lo
o
tutti i
riscontrare
si trovino
scritte
nei
dapdialetti,
può adoperarsi
dal
provava
lettere
sue
il Manzoni
che
comune
del Manzoni;
nelle
«
fondo
in
«
una
la evoluzione
Cesare
opinava,
,
vive
sulle
libri
anti-
o
loro
«
Sapete che dappoi modificò capitalmente
quell'opinione, riducendola più pratica col sosteche bisogna i nteramente
nere
riportarsial fiorentino: cioè non
obbligarsia studiar tutti i dialetti
ma
quel che abbiano di comune,
per riconoscere
impossessarsid' un solo, e a quello pienamente e
«
confidentemente
attenersi.
«
improntarono
le
«
€
«
«
due
Son
le due
dei
lezioni
che
maniere
P.
S.
Nella
«
le guise lombarde, tutte però
prima abbondavano
l'autore dichiarò
esempii, come
giustificabilicon
nella prefazione.Noi allora seguitavamo il grande
di lomesempio: e quindi i pedantici tacciavano
serie di modi
bardismi. Uno
e
appuntò una
pa-
«
role
«
«
«
«
ne'nostri
scritti. Io
ebbi
a
durar
poca
fatica
«) Vedi l'Edizione del Folli, pag. XXIV-V.
della Galleria Nazionale
volumetto
un
x) Costituiscono
1862,
tipografico-editrice,
sec,
XIX, Torino, Unione
del
162
—
negai
come
nella
forma
sua
II. Quanto
randi
la
ci fosse
che
nego
,
—
la dottrina
ancora
,
concreta
poi
prende
definitiva.
e
questa dottrina
a
difendere
a
il Mo-
stessa
,
calorosamente
contro
assalita
che v' hanno
voluto
o
quelliche V hanno
bensì che essa
fare qualche restrizione. Egli ammette
bravi difetti(p.
è imperfetta,che ha i suoi
teoria
tosa
difetdice che la segue
perchè è la men
237), ma
intendo
di tutte. E veramente,
qui io non
più
si abbracci
nulla. Che
un
espediente pratico non
d'inconvenienti,sol perchè ogni altro espediente
scevro
si difenda
di maggiori
che abbracciatolo
n' avrebbe
e
d' ogni
fosse puro
così tenacemente
come
se
l'uomo
si capisce benissimo, anzi qui è l'abilità deldifettò,
veramente
pratico.Ma che la teoria si possa
i difetti
difendere tal quale è
pur riconoscendone
delle cose
una
è, mi pare
più curiose che si sieri
,
,
,
,
,
dette
mai
in
questo
tante ! Quando
una
qualunque parte,
una
ciò
in
rigor
di termini
nostra,
in
cui
ed
è
che
ma
anche
prima
correzione
perciò
che
1' autor
noi siam
conto.
abbiamo
noi
più
ne
sempre
Ma
da
teoria
ci volle
di
non
diremo
di falso è
che
Diremo
e
sempre
a
la teoria
superiore
una
molto
essa
e
vera
a
un
,
remossa
a
farne
fatta e' è voluto
quella resta
umilissimi
che
confessato
abbiamo
verità.
n' abbiam
riconosciuto
la teoria
una
dicono
ne
se
di falso, con
picciola,
quella picciolaparte
sostituita
la
teoria
subito
è
non
dove
sia pur
abbiamo
noi
stesso
móndo,
gitar
esco-
quella
poco
maestro
e
,
e
tro
questo è un aldiscepoli:
giammai che vogliamo
tutte le imperfezioni
con
pigliarquella teoria ut sic
che ci scorgiamo; perchè ripugna alla mente
che si prestiun assentiménto
pieno a concetti
umana
astratti
163
—
che
pajano
non
il Morandi
da
esenti
vuol
—
ogni
eccesso
o
nel
manzoniano
rimanere
difetto. Ma
piò.
senso
pedisce
parola,mentre il suo buon gusto gì'imd'accettare
della
certe
rigoroseconseguenze
teoria manzoniana;
quindi ricoire a sotterfugi ad
che potrebbe risparmiarsi se si risolvesse a
artjficj,
confessare
che quella teoria
va
un
po' ritoccata e
rata
completata. Su certi punti egli in realtà batte riti-
della
assoluto
,
modifica
cedendo
manzoniano
il criterio
alle
,
che
censure
mai
questo furon
a
egli vuol
L'Ascoli, p.
!
X
in
uo
di
parere
detto:
aveva
,
buono
in
ecc.
che
posto
pro-
lite
ci abo-
non
all'uso
omaggio
nale
così l'uso tradizio-
disturbate
fiorentino, che
attuale
più
persisterenel primo
es.
nuovo,
allora
fatte, ma
cordemente,
gì*Italiani persistonoconbisogno,
sciupandomi per giunta, senza
la rispondenza
fonistorica
bella caratteristica
una
latino *).E voi
dell'uo
italiano all'o breve accentato
in cui tutti
letterario
,
voi
in
•e
una
ironia
4)P.
un
cflr,mtivet
qudr"odo
mentre
ecc
,
di altra
parlato e
scritto.
si ha pone,
però
o
rìftvus
solo, come
di
certo
ecc.
da
,
ponti, sdlus
insisterebbe
non
bònus,
per
il
la quale fosse
fonistorica,
d'ogni uso locale e nazionale,
caratteristica
interamente
Insiste
semplice al
che
.
,
anzi
modo
è
tanto
che
fare
perchè
1' uo,
per
di tutti
sostituirvi T
da
,
gì'Italiani
mantenerlo, bisognerebbe
abitudini
per
fuori
uscita
ecc.
muove
cuore
L' Ascoli
ecc.
mantenimento
ormai
normalmente
»
buono,
nuovo,
es.
scrivendo
pur
scoli,
però, vogliao non voglial'Ad' arte e di stile,
scriverete
o
per ragioni
commedia
con
pietosa
p. $s. per indicare
dicono
Roma, pasciocco*
a
marito, come
casi
in certi
«
uo,
(p. 158) che,
dite
adesso
non
durare
toscano!
una
gran
vivo
uno
nelle
sforzo
lotta per"
164
—
scriverete
ne,
!
E
—
sta
che
buon
bene
;
di certo
senza
sapere
,
dar
che
non
cosa
darà
buon
tutte
già
mo
uo-
mini,
questi ter-
a
le
io, che altrove
V aveste
che
e
)a
ridotta
e
le debbo
ve
!
omo
figuro,vi
l'Ascoli, mi
e
—
ragioni;
ho
so
espres-
voi ,' il
espresso
pensiero1).Ma, siamo sinceri, questa
cevate
che diè egli proprio quello stesso
che dite adesso
o
pensavate quando scrivevate a tutto pasto r
il bon
conte
(Perticari; a p. 28 di questo stessa
sione
conclulibro che stiamo
esaminando) nella nova
scritto
(p.212), nel novo
(p. 264), ecc. ecc.
ed il Manzoni
scriveva
bon pezzo
a un
(ibidem,p. 7)
il core
novo
un
(ib. p. 8)
piacere, mi toccavano
Novo
ed il Giorgini e il Broglio intitolavano
ecc.,
il loro libro, il quale sarà eterno forse
Vocabolario
con
rebbero
vorsommo
me
dispiaceredi quelliche come
vederlo
è certo né pasciocfinito,ma
non
né altro di simile ?! Il vero
cone
è, signor mio, che
allora eravate
vo,
impedantiti appresso al bono, al no-
vostro
stesso
,
,
,
,
al
core
ecc.,
e
forzando
il
vostro,
son
dire,
per
così perchè credevate
pudore grammaticale scrivevate
obbligo l'obbedire all'uso fiorentino anche in
questo; ed ora, dopo le critiche dell' Ascoli ci avete
pensato meglio: vi siete ridotti al veramente
nevole,
ragio,
vi siete
la
T
pedanteria
o
per
cioè
contraria
anche
uo
ridotti
a
la
quale
,
dove
per
semplicemente
ragioni
volesse
negare
proibire
di stile sia
! E
così ?
indotti
') Vedi
perchè darvi l'aria d'aver pensato
perchè non
ringraziare l'Ascoli che
a
trarre
d9 entro
Saggi Critici,*p. 563;
alle
e
leggi
portuno
oppre
sem-
bia
v'ab-
vostre
quésto libercolo, a
il
p. 48,
165
—
troppo
il
e
il
pagine»
anche
—
abbia
invece
difeso
è
stata
si mostra
tissime
quattro fit-
con
«
Quasi che
dittongo no!
la difesa
che
stare
Il Morandi
')
l'Ascoli
che
seccato
?
vano
—
lasciando
—
s' è
come
visto
,
infruttuosa
tutt'altro che
vi fossero
non
sé
per
condensate
la
da
le sapesse
le dovrebbe
caso
buone
cose
tutte
persi
sa-
quasi
! In
menadito
a
studiate
dopo
certamente
ai sonetti
commenti
suoi
a
letterato ! 0
un
già
aver
pubblicazionedi quei
quelle quattro pagine
tante
anche
stesse
•che il Morandi
tal
in
—
,
maneschi
ro-
del Belli !!
III. Il Morandi
dicono
più
{p. 186), e
che
a
(p. 96)
che
diventare
usata
«
non
Firenze
così
e
dice
»
oltre
a
malmente
nor-
Firenze
dovenlare
ci lascia
anche
V adito
a
usar
a
Italia. E
tutta
che
più esplicitamente
anche
più
in
comune
usata
ma
esiterebbe
comune
»
,
forme, l'una
a
dice
si
poi più
(p.238-9)
due
tra
è
men
scrivere
a
se
,
Firenze
diventare
altrove
sebbene
j
«
buono
anche
però
Fadito
ciò ci lascia
buono
Dice
bono, dicono
spesso
con
i colti Fiorentini
che
avverte
V altra
Firenze
a
,
Italia,egli
in tutta
comune
poco
onde
preferirela più italiana,
a commettimale
« quantunpreferirebbemettimale
que
rentini
quest'ultimo sia addirittura il più usato dai Fiosecondo
che
il
»
e
preferirebbepolenta
di Fanfani
esiste a
Vocabolario
e
Rigutini neppure
tando
Firenze, al ftoren Unissimo polenda, e via via. E tratfiorentina ufizio (p. 234) a cui
della forma
,
,
«
il Manzoni
direbbe
scartare...
4) Dante,
s'attenne sempre
cori sicurezza
«
,
VI, 12.
ei confessa
abbia
che
uffìzioe ufficio»
Parad
»
la
,
fatto
quale
che
non
bene
ultima
«
a
in
166
—
certi sensi
fuor
è
confessioni
e
buon
e
senso
alla
non
Broglio
»
—
coerenza
si
che
con
le
di accettare
ma
crude
più
rispondendo
manzoniana
teoria
,
attaccato
a
giornale che V aveva
si peritò di
so
proposito di non
più che uffizi,non
ammonire
in parentesiil giornale che un'altra volta
il Mos' accorge
randi
badasse
scrivere
a
ufizi. 0 non
che chi
che
volta eh* egli ha
concesso
una
vocabolo
la
d' un
scrive
preferiscatra due forme
forma
usata
meno
Firenze, e talora anche quella
a
volta
una
ad
al
onore
rigore logico. Il
raggiosa
una
logica più co-
suo
,
sgomenta
della
conseguenze
al
e
esempio
non
certo
gusto del prof. Morandi,
al buon
sua
di
fanno
concessioni
per
,
preferitada molti, specialmente
Or tutte queste giuste
(p. 238).
ancora
di Toscana
—
un
,
usata
non
punto
che
pienamente
da
v'è
all'uso
correttivo
fiorentino
e
Un
s' accorda
resta
esso
con
discorda
ne
Morandi
l*
mai
io chiadi cui il
,
si burla.
Prescindiamo
una
a
Milano
persona
che
abbia
non
fede
piena buona
colta
di
Napoli
la smania
ogni
o
cetto
precon-
mo
domandia-
di Roma
o
dì
della affettazione
,
e
dell' insolito
o
deve?
vedendo?
in
e
da
momento
un
per
sistematico,
una
ma
;
?
letterario
attuale
uso
vertito
inav-
ritti,
i suoi di-
Ebbene, questo qualcosaè appunto quel eh'
altra volta
fa
che
l'uso
badi, al-
si
reclamare
a
dere
conce-
a
qualcosa
qualcosa, che
subito
sorge
il fiorentino
appena
un'
dunque
il fiorentino
si scopre,
venuto
fiorentino; anche,
colto?
finché
che
Firenze, egliè
a
:
si dice
oggi
veggio,
si dice
pulzella
in italiano
o
una
o
veggo
polrebbono
ragazza
si dice
o
debbe,
dee
veggendo o
potrebbero? si dice
? E quella persona
vedo,
167
—
colta,
senza
T
punto
deve
fiorentino
uso
veggo
,
anche
e
più
debbe
dee
e
e
,
che
si dice
ecc.
è
lo sapeva
s'era
né
ancora
ciò
un
dice uffizio e
a
e
,
veggio
,
,
trovato
che
la
per
pur
adesso
è
voce
ancora
in alcuni
paura
che
a
è
classici,ma
si dicesse
ricercate
viete;
e
Firenze:
questo
so
sempre
,
scrivere
prima
seguiterò
ufizio
tutti
!
»
C'è
—
letterario,che
letterario
a
arcaico
(lo sa
non
le
conoscesse
e
anche
ficio
uf-
moderno
dall'uso
sceverare
sceverare
preferiscele forme arcaiche
fa,
potrebbefuggire,come
se
sa
:
i Toscani
ne
l'Italiano colto
non
scrivo
maraviglierà,neanche
dunque, io concludo, un uso
se
i
a
diranno
questa parola e
mentre
che bisogno c'era di scriver così!;
se
nessuno
mi
di toscanesimo
ricercatezza
scrivo
dite
mi
perchè
,
Io
piacevo
com-
io nep-
ma
scriverla
ricercatezza.
se
mi
voi
ora
l'ho
non
che
sia pure,
oso
Sarà
ufficio,perchè
si fermeranno
Toscani
non
le
se
e
anche
di ricercato.
ma
che
derà
rispon-
,
viva
che
sempre
! vi
Firenze
a
appunto
e
,
dicono
scritto
le dite:
soggiungete: ma
ufizio!, risponderà:« questo ufizio
di forme
sa
o
Firenze
mai
perchè
parole risponderà
e
e
veggendo
d'antiquato,o di
saperlo.E se le proponete
quesito:si dice oficio,ufiuffizio?
risponderà che si
ufficio e che oficio ecc.
un' affettazione ;
l'avevo
vedendo
di
pajono
le
dice
le chiedete
se
saperlo, ma
nuovo
più
si
,
forme
curata
ufficio,ufizio
o
dice
si
E
oggi
di
contenta
scer
cono-
,
potrebbono, e pulzella, gli sanno
Se
poetico:di ricercato insomma.
deve, vedo
senza
e
risponderà che
vedo
potrebbero, una
ragazza.
non
preferiscequelle altre
che
Toscana
in
stata
essere
—
colui
che
ambiziose, perchè non
le forme
comuni
e
plici,
sem-
!);e quest'uso letterario
168
—
moderno,
randi
dissi
io
però
or
egli nativo
di
che
ha
,
intendere:
l'ha
casi
buon
molto
cioè
lo
quel-
il Mo-
dire, 1' ha
(aju-
minuto
gusto, ed anche
sentimento
vivo
facilmente
dall' esser
della
mana,
ro-
lingua e
gli elementi
dagli elementi
intendere
voluto
è
che
e
singoli,a
rentino,
fio-
parte di quellaItalia centrale
una
distingueperciò più
peculiaridel toscano
non
parecchi anni,
voluto
molto
suo
moderno
Questo
—
praticamente,nei
dal
l'uso
con
differisce !
ne
sono
mai
ha
non
inteso
tato
là
e
qua
che
coincide
spesso
se
—
locali
comuni),
teoricamente,
e
ma
blocco
in
!
Dic'egli,p. es., che F « uso letterario » ci getterebbe
in maggiore incertezza, presentandoci oflcio,ofizio,
officio,oflìzioe u/tcio « tutte forme che, con 1' edi barba, contrasterebtanto
bero
sempio di classici con
il campo
no
hana ufizio,uffizio,ufficio« che
»
anch'esse
barba
loro
esempi
lunga
meno
non
lo vede, per
le
dalla
Or
».
di
altri classici
intende
egli
con
ognun
,
il
complesso di tutte
forme
voci che da che si scrive la lingua italiana
e
fino a noi sono
carsi
stacstate scritte: egli non
sa
dal vecchio
della lingua letteraria seconcetto
condo
cui F esempio anche
scrittore
unico
di uno
anche
antico
«
bastava
anche
È
l'avevano
ha
il Morandi
! Noi
»
della
il concetto
i
puristi;e
gioco !
buon
diciamo
:
di
Fuso
coonestare
a
disusato.
come
nostro
letterario
uso
contro
Ma
teraria,
lingualetcetto
quel conè il
non
uficio,ofizio
ma
vuole
il
non
son
sono
nel vocabolario
disusati,
Morandi,
e
noi,
alla barba
li adopereremo;
quantunque sia anch'esso
come
a
storico
,
gua,
della lin-
dispetto,o,
dei classici che
non
useremo
in testiclassici
e
cetto
con-
officio
,
offìziO)oficio
cabolo
vo-
un
se
li
cosi
rono,
usa-
ufìzio$
quantunque
170
—
C
è
staccio
uno
è
cibata
della
farina
ci rinfaccia
Il Morandi
fonetiche
di varianti
vocaboli
quale ha.
vocaboli,
vocabolo:
*);
e
che
nessuno
il
,
sfida
,
è
come
che
assurdo
il
eh' io
,
incerto
veramente
non
accanto
al
ha
anche
il
posto al
sappia
che
la festuca
vede
*) Vedi
a
è
gli
,
sempre
177
Roma
che
è
usuale
veramente
del
tutto
adoperabile
che
in
disusata
ed
poesia
melancolia
e
non
se
scappano
maninconia
ma-
e
può proprio dir di lui,ch'egli
altrui
e
resto, sia detto
fa
poco
grande discrezione, direbbe
italiana
tura
nomencla-
altro
scavare
attuale, quella
Milano,
o
nella
incerto
la
non
trave
XVIII.
Del
—
sia
malinconia
nell' occhio
al fiorentino
ricorrere
o
pag.
saputo
si
Glott, I, pag.
Arch.
talvolta
melancolia,
sicché
%)»;
lenconia
l'italiano
cui
fiorenti uo
melanconia,
fuori
in
materiale
non
materiale,
«
e
l'italiano ditale,
esempj cosiffatti a manate;
dovrebbe
di
saperlo meglio del sig. Moranmia
quasi
raccogliereuna
quale, volendo
almeno
che mi si adducesse
uno
esempio di
objetto
non
l'Ascoli
che
cedesse
nessuno
ciamo
addu-
difficile il trovare
molto
*)
burattata
ab-
sempre
mai
e
sarebbe
quanto
lo sperare
pur
discutiamo
noi
potuto replicare.Rispondo
ha
e
che
vero
un
anello
fiorentino
d'averla
proprj.Rispondo
e
mostrato
pretendere o
secoli s' è
da
dopo
ma
di certi
veri
citato
anche
tutta, che
toscana,
quel della
di
suo!
modo
a
del
più formidabile
ancor
quello dell' Italia
Crusca:
ha
—
subito
e
ed
moderna;
ha
anche
il resto
una
colta
edificati
malinconia
con
,
senza
di
la
poli
Nasua
è la forma
che
l'altra,
melanconia,
tinta
poetica che la fa
poetici della sa;
pro-
nei momenti
son
passata
tal persona
ci ha
che
di
rancidumi.
171
-
nell'occhio
l'esistenza di
un
d'
anche
benissimo
logica.Un
italiana
dai
a
meno
quella dell'uso
anche
dicono,
l'ha
a
di
a
provare
cesso
con-
avesse
concesso
per parecchi)
forma
preferire la
alla forma
Firenze
una
subito
ta
usa-
venuto
superiore a
norma
han
aggiustatotutto, quando
l'Uso
dèi Fiorentini
fiorentini,conoscono
come
italiani
come
basta
colti, sarebbe
d'aver
prenda
si
una
fiorentino.
Credono
che
assodato, di
il Morandi
si debba
l'esistenza
riconoscere
detto
(e
usata
non
o
se
caso
scrivere
Fiorentini
IV.
Onde
unico
nello
bene
effetto evidente
causa.
un
(col
di Firenze
concorda),basta
casi
caso,
l'occorr
al-
capace
o
solo
la
esiste
che
all'uso
dimostrare
grammaticale italiana che scacci
fiorentina. Poiché
qui è questione
la
risolutamente
per
solo
un
fonetica
sola forma
che
anche
imporsi
resto, in moltissimi
quale, del
di
Rispondo infine, che per
letterario moderno,
uso
!
suo
—
(giacchéFirenze
colti.
la
sti,
Que-
va;
lingua vi-
alla fin fine è pure
colti, conoscono
e applicano
Italia)e com'uomini
glie
nazionale, che toquel correttivo letterario, riflesso,
al dialetto la crudezza
d' un
linguaggioincolto,
spontaneo, locale : sulla loro bocca dunque non
glieremo
coche la parola che è viva
insieme
colta.
e
in
E
in
tutta
questo ragionamento c'è del
precisioneche
la
dell'uomo
alcuni
elementi
smessi
dall'altro
o
immaginano.
colto
fiorentino
Nella
regionale.Le
hanno
naturalmente
questo
stato
di
cose.
usciti dalla
non
secolari
avuta
B
molta
sempre
lato
un
colti
cipale
muni-
dell' Italia
parte nel
il Fiorentino,
caismi
ar-
d'Italia,
cerchia
divisioni
però
sazione
conver-
si trovano
prettamente locali : da
da tutti gli altri uomini
neologismi
c'è
non
vero;
quando
creare
con-
172
—
è
versa
tanto
più
,
quegli elementi
ov'è
ad
corrivo
locali
in
stesso
che
essi
gliati
germo-
,
clima
nello stesso
e
francamente
usare
quanto
,
sul suolo
—
idiomatico
la nostra
lingua letteraria,hanno con questa
un* omogeneità grandissima. Ma
locali
elementi
adoperarli fuori di queir ambiente
; e
signi*
riuscire affettati,
dover
fare la guere significa
ra
nata
sono
fica
ad
altri elementi
già
lia
generalmente in Itafissi nelle menti di tutti gl'Italiatenacemente
e
ni.
si può dunque prendere la conversazione
Non
fiorentina colta, e stamparla tal quale senza
una
più
o
men
grande manipolazione letteraria.
E
badiamo
fare
e
abbia
che,
usati
volere
a
che, più
cosa
però almeno
zoni
all' idea del Man-
stare
o
legittimache
men
sia
,
la
logica e pratica,si
possibilità
tratterebbe
la
appunto di prendere com' ho detto
conversazione
colti Fiorentini. Perchè
degli uomini
all'Uso degli uomini
si dà il senso
colti di Firenze
se
troppo lato (che talora gli dà il Morandi) di tutto
dice quando parla e scrive soFiorentino
ciò che
un
lennemente,
,
pretesa letteraria,cercando
con
altro
,
le
Italiano
letterarie
forme
com'
ogni
schivando
e
di
,
e
proposito gl'idiotismi
per
colto
uomo
enfatico
fiorentino
o
l'enfatico
si fa rientrar
,
gettato dalla finestra.
sono
anche
anche
avvocato
di
E
per
tra
se
catore
predi-
lora
Firenze; al-
al concetto
la porta
poiché
il
;
ciò
zoniano
man-
che
si è
i Fiorentini
ci
catezze,
e delle ricerdegli arcaismi
anche glVmallora di ripigliarci
gli amatori
c'è il
perciocchè
s' intende
ogni preciso contorno
si leva
e
peculiaritàfiorentine
le
e
caso
i
conciossiachè, che
credevamo
Nello splendidoe
spodestati.
dell'onorando
Vannucci,
vocabilment
irre-
nobile stile
nello stile elaborato
e
al-
173
—
quanto
rettorico
al Manzoni
che
scommetterei
al Niccolini
correggere
il suo
di badar
raccomandato
nello
stile
certo
Romanzo
non
nel
bavano.
gardare
a
a
molto
gliavrà
carità
per
voci
tante
son
il Manzoni
bene
troppo
,
Niccolini, ci
costrutti che
e
E
Capponi
Giambattista
di
maniere
e
di Gino
greve
—
sostituirvi
Niccolini, avrebbe
già le voci e maniere ch'egli,
letterato
ma
adoprate volentieri come
quelle che
terei
fiorentino; e scommétadoprate come
egli avrebbe
non
,
che
pure
fiorentina
e
forse
il Niccolini
glieleavrà
della
co§e
del
insistenza
nel
Manzoni
giusto quelle!
voler
Il Morandi
s' è
che
pensiero
alla sola
adagiato
i guai si
tutti
classe
comodamente
cosi
rivolgersi
giungere una
da
di Firenze
colta
volta
d* altre
nell'Uso
vive
secondo
un
campo
le forme
Tutte
posto
in
metter
a
di questa fatta:
sofisma
ne' Promessi
che
Sposi tengono
fiorentino
troppo particolarial
s' hanno
manzoniana
il
son
,
civili di Firenze,
delle persone
la teoria
nel
col
rimedino
,
«
parlata
condiscendenza,
suggerite per
della
sorridendo
certe
di,
quin-
e
dire
a
,
non
meno,
anzi
ma
colti
e
caratteristica
si
non
che
diventare
Italiani ; dunque
poi
son
è la forma
usuale
pria
pro-
tini
i Fioren-
Firenze; ma
dimenticati
la forma
è
di
di
»*
quell'altre
d'esempj,vorrebbe
più fiorentine
(p. 268). Il che, parlando per via
così: « doventare
dire press'apoco
usuale
,
di
interamente
tra
tutti i colti
,
ventare
».
Ma
diventa?^
chi
può
tale, direi quasi, sopruso
per
Dio,
vedere
è
! E
la forma
più
la forma
men
è
più fiorentino
volersi
ad
sottomettere
dialettico ? Più
usuale
di do-
a
Firenze!
od
fiorentina
un
fiorentina,
0
state
anche
a
non
,
fiorentina
è
oramai
,
quella languidamente
usata
a
174
—
Firenze,
riconosciutavi
come
in
vita
stentatamente
A
me
assai
questo
in
che,
pare
in
Firenze
e
genere
influsso letterario!
da
cavilli, si possa
sincero
e
tavi
convenienza, tenu-
per
tanti
senza
semplice
—
discòrso.
La
fu la
ispecie
italiana. Gli
lingua letteraria
Toscana
della
patria
,
,
fare
altri Italiani
smisero
i
dei
dialetti, alcuni
qualigià s'erano incominciati
alla meglio,e adottarono
a scrivere
per potentiragioni
il dialetto toscano
e
più particolarmentefiorentino.
Questo fiorentino scritto,sparsosie tramandatosi
coi
libri e nelle scuole, venuto
ad alterarsi alquanto pei
loro
contatti
avuti
in
secoli, dove
tanti
in
dagl'influssi
è
secolari
Toscani,
non
dati casi
che
questo scrivono
stentano
e
di
antico
che
naturale
anche
ed
plebe delle
grandissima che
della
gente colta
e
coincide
e
fiorentino
italiano letteraria
i nostri
sono
fa
un
nostra
sicurezza
sono
E
maestri
esercizio
ripeto, ci
antico
in
nel
maestri
di sintassi, di lessico,
linguaggio
è
in
anche
ma
e' è
derno
mo-
solo
non
e
genere,
quello
parte
una
,
quel
perfettamente con
che sopravvive nell'uso
questa parte
aumenta
i
tra
.tutti
loro,
infinitamente
scrivere
parlare e
anche
i Toscani
Stando
naturali.
pratico che
lingui,
bi-
come
nel fiorentino
de' campi
,
essere
non
Ora
in
toscano
città
letti
dia-
i loro
l'
letterario,cioè del-
sostanza
essi.
per
nel
della
toscano
in
liani
Ita-
gY
presenti milje particolarità
dell' italiano
toscano,
veramente
toscano
ad
pronunzia, di grammatica,
di sinonimica
nel
perciò
tener
a
rotto
cor-
parlano in
e
però
smesso
si trovan
e
,
dove
e
letterario. Ma
mai
corse
della intera nazione, questo
,
nativi
le vicende
per
corretto
comune
hanno
non
e
insomma
T italiano
ora
Italia
tutta
italiano.
plebeitoscani.
si
la
E
Un
175
—
Siciliano,un
Lombardo,
distinto
ad
e
poco
prima
uscir
di
buona
dormire.
dal
le
per
servitpre stesso
V
per
dialettale da
si
da
meno
elemento
più
seguire
si riduce
quella
colta
tra
a
*),né
vocali
che
tu
vuoi
ì per
la
tua
nomina
li pare,
?
bigliettod'invito?
via.
Né
questo
la stoltezza
parlano
') Ne
conviene
poi
in
male
;
anche
un
sempre
assai
non
seguiremo
aspireremo il e gutturale
non
dicano
né
diremo
hai
dire
tali che
quasi
che
il Morandi:
p.
dicono
per
,
diremo
hai
l'invito?
che
dicono
o
noi
che
il
tuo
e
così
mo
seguiai
il lor dialetto
200.
che
ricevuta
ricevuto
ricevuto
vorrà
quei
tanto
e
,
questo
né
dire
di
verà
tro-
,
né
hai
o
plebe
perchè sia
quello della plebe
diremo
per
dalla
pur
lo
per
elemento
imparare,
si troverà
vuoi?
anno
gente colta,si
sig.professore ?,
che
pure
e.,
un
Se
a
Ma
stiaffonno
,
più da
gente, e perciò
né
lo
si,
spas-
camera
cose.
adottare.
! E
zero
in
né
più gentile di
però
quando
poi dire, p.
locale, che
e
insegnata
i suoi
per
egli vedrà
di
tanto
ben
del sole lo vede
e
della
rifiutare, ma
e
:
rivato
ar-
mai
sera
ciò
conversazione
dialettale
scarso
in
e
naturalmente
di
verrà
altre
mille
e
passato
anno
non
alla
passa
faccende
si sentirà
schiaffarono, ecc.,
sono
pos-
sono
ha
non
del tramonto
sue
bensì:
buona
glidirà
in mille
così
un
si dice
non
notte, quando lo accompagna
E
passo
che
la distinzione
dopo
oppur
casa
primo treno,
che
toscano,
servo
e
col
da notte
sera
che
servitore
Meridionale
un
in Toscana,
vanno
se
Veneto,
un
,
stamattina
;
dal
dal
imparare
arrivai
Leccese,
un
Piemontese,
un
ivi
'
Calabrese,
—
rentini
Fionon
176
-
fosse il più prossimo
che
anche
la
alla
lingua letteraria
parte dialettale
sua
affatto omogeneo
alla
parlasse meglio
—
lingua
non
colore
avesse
che
quasi
e
,
quasi
,
infine
italiano
( cioè suppergiù fiorentino )
il Lombardo
il Napoletano o
il Romano
! Il
o
vecchio
in
bocca
adagio lingua toscana
romana
si riferisce
fosse
anche
se
semplicemente
giusto (e
non
importerebbe
suol
dirsi, de* Romani,
di
quello
facendo,
altro
abbiam
detto
fidanza
a
sentono
da
in
nell'uso
sian
,
come
il Fiorentino
lingua
dialettali
quella,
naturalmente
è
gli
altri Italiani,
fuorviati
minima
fiorentino,
notevolmente
sempre
zo,
sfor-
suo
invece
se
non
il Fiorentino
cose
cose
ei
la parte
,
del
dialettale
puramente
che
non
,
alcun
sono
ogni
colta
italiane,
più
quante
non
che
bocche
d'
più
sopra,
la
Romani,
i
pure
dialetti ! Se
a
qui
perfettamente, senza
letterario; nelle quali
si trova
loro
e
armonioso
e
anche
con
altre
dimenticarsi
e
sia)
l'accento,
amabile
se
che
pare
che
più
Che
certi vezzi
si
bisogna
sia
da
non
non
non
all'accento,
,
,
Italiano
guarda
gorga
me
a
se
de' Toscani.
com'
si
dai
altro
alla
minima
spetto
ri-
più grande,
prossimi,cioè di tutta l'Italia centrale, e
più rispetto a quella grandissima dei dialetti
de'dialetti
tanto
più lontani;
vi
ciò
sia. Avanti
;
vuol
alla
quale
,
italiana; o
vuole, riconoscere
se
rigore
non
come
,
tante
parte
si posson
la
non
dere
pren-
dottrina
abitudini
del
della
,
colta
vera
vie
,
urtando
adottarla
,
è
due
tal
una
applicando rigorosamente
o
Manzoni
gente
dire che
non
rifiutandola,
che
la
za
pruden-
dunque quella dottrina
all' ingrosso
voleva
come
alla
,
il terribile
buona,
ma
ragionatore
non
non
a
che
la
Ì78
—
le
solo
ciane
«
il dicano,
anche
che
il rammarico
Sforza)—
costi
caso
ai
Giusti
Voc.
dell'
Che
si dica
1)
Né
dice
col
parenti
da
la
la mia
nominata
una
ciò
cioè
con
dicono
i
col
solo
lamia
toglie che
nome
si tratti
la familiarità
che
abbia
loro
amica
se
«
donna,
mai.
Ma
;
volta, e
come
sia
che
le amiche
; Lettera
ai
da
premettan
viceversa
,
è
non
in momenti
il
sia
nome
il Morandi
volgo
mate
chia-
son
in
benché
tal
non
caso
,
gentiliragioni.— A
men
siego
sus-
famiglia,ciò
di
di familiarità
sempre
e
ciso
pre-
,
del
non
persone
si
moglie
nome
dice
che
donne
le povere
se
col solo
familiari
»
di
mia
dunque che
naturale
più
altro
da
in momenti
Dunque
persone
che
chi è nominata
titolo,o dicono
familiare
anche
qualche
proporzione però
tutte
volta
e' è
le volte
me
ve
non
i Toscani
tra
meno
pare,
V articolo
sempre
i Meridionali
che
il tralasciarlo
sul
sia)? Certo dai
è fatto precedere
nome
e
un
da
vezzo
i Toscani
pure
il
Toscani) o
ecc.
non
,
di
Lettera
concedere
a
da
i
parenti
l'articolo ! Che
con
al
Piazza
sul
to
Quan-
Boccaccio
Var.,
articolo che
altrimenti
;
anche
quel
di volontà.
donna
una
senza
o
nei quali è troppo
familiari;
enunciato
e
quasi
vien
Difatti
amiche
donna
e
St.
tal
il le in
che
;
negli scrittori,dal
con
(con
moglie,
di riflessione
gli; Lettera
sempre.
le danno
o
,
o
che
anche
pato
stam-
donna, soprattuttoparlandone
certo
par
ha
lingua.
signora (la sora,
titolo. Ed
me
di
,
d.
nome
dalle
o
ecc.
ci
storpia-
«
esprima, come
Buscaino-Càmpo
v.
s' accorge
semplice
a
,
tose, sotto
addirittura
anche
si trovano
compilatori deirU.
le
(non
»
sforzò
uno
le the
uso
');e
»
,
provo...
al Fanfani.
e
le
al resto, tra
ne
sempre
gli z=
lo mettono
familiare
vezzo
ticolo
l'ar-
mi permetta
egli scriveva : «...
partire dalla Toscana, gliesprima almeno
parlandole
non
,
che
per dicono, possono
ecc.
assieme
di
al momento
dice
»;
i fiorentini
per
1' autografo
mostrarmene
lo
«
possano
li mette,
eglime
che
volta
qualche
mercatini
«
femminili
a'nomi
avanti
solo
i
e
»
—
lo
al
tralascino
come
clusione
connome
premettono
il tralasciarlo
una
in
ticolo
l'ar-
qualche
il Man-
179
-
ture
»
ho
gli « spropositidella plebe
e
il sentirmi
dire il vero,
a
sicurezza
che
'un
le forme
più
usuali
coltissime, e
non
per
che
curiosa
così
—
in bocca
da
come
se
sieno
non
alle persone
ciane
«
mi
uno
colte,
fa
mi
»,
s'io
tanta
con
il resto
tutto
roba
son
sorpresa
asseverare
e
anche
1).Ora,
»
una
che
sostenesse
•
di Firenze
Lungarni di Pisa e
gian che i béceri, o che
sui
si
d'estate! E comincio
essicca
solo
spiritosistematico
il Morandi
e
spacca
anni
a
levati
a
sentire
zoni
di
fatto ?
ha
E
(ne
vede
non
«
familiare
vezzo
1)
del
Ci
possono),il
queste
forme
più sicuro,
colte
Toscani
è
vadino
io
fiorentine.
coltissimi.
comunissimo
nei
per
Né
ecc.
per
vadano
ecc.,
e
voglio pronunziare
mi
delle
il Morandi
crede
Lucia,
la Marta
fosse
non
benissimo
sopportare
letteraria
abitudine
potrebbano
ecc.
come
infine,
il
non
potrebbero
potrebbono [toscano antico]:
:
non
questa differenza
ne
l'autore ?
il
potrebbano
resto
Ed
soprat-
ma
Perpetua, Agnese,
ragioni di
se
anche
mette
mio?
moni!),
testi-
parecchi
che
il Morandi
da
dia
mi
Siena, sempre
a
in certi casi l'eroica
lontano
tenuto
avessero
»,
e
di persone,
familiare
abbastanza
soggetto
satta
ine-
l'ha
addurre
concernente
anche
e
(dell'Innominato),
di
Firenze
classe
all'intento
discorso
un
a
per
egli imparato
fiorentino sul quale
se
oso
me,
parlarne
che ho dimorato
più
a
posso
ogni
proporzioni basta
che
Dove
gli è
mesi
più
orecchi
non
il Morandi
Quanto
asseveranza,
e
che
troppo
per
Toscana
smentite!
tanto?
Pisa,
a
anche
ma
fiumicello che
un
credere
a
quest'uso vivo
pesa
qualche
con
è
,
franche
così
e
,
della
cognizione
tante
l'Arno
ci passeg-
non
altre,che
Ma
ricordo
è
necessario
sien
forme
bensì
,
usuali
nei
che
possano:
volle. Su
per
poiché
d' averle
ricordare
anche
cinquecentisti,
volse
:
(e
occ.
non
delle
sentite
vadino
son
sone
per-
da
ecc.
più solenni.— Non
180
—
tutto, com'è
naturale, persone
di esserlo,
via
e
dotte
anzi
in
o
tire
condiscepoli;a senToscana, ma
con
fidente
più cone
naturalmente,
premura,
desto
colte
maestri
come
d'ogni parte di
nativi
—
vigileper notare
ogni sfumatura
i
nel
«
Fiorentini;e sempre
libro
della
mia
moria
me-
del
linguaggio toscano, e
la mia
anche
glottide.E sebbene
per abituarci bene
abbia poi vagato in più altre parti di questa nostra
Italia, pure quel « libro della mia
e sventurata
cara
lo son
memoria
me
»
grazie al cielo,porsempre,
tato
appresso; e se qualche pagina se n'è già, ahimè,
è però tanto
lacera o sbiadita, non
sfasciato,che io
mi
non
raccapezzi più a leggerci quei « dolci, che
tornan
mai, tempi di Pisa »! Il Morandi
scerà
cononon
forse l'uso fiorentino un po' nei suoi sogni d'innamorato,
l'ombra
un
po' per qualche brevissima sosta aldel campanil di Giotto, un
po' per indirette
Ma
anche per quest'ultima
avutene.
via
informazioni
»
è
difficileil venire
(in questo
caso,
in
trovarsi
a
chiamata
ch'ella
possiedein
cosa
miliare
in
»
a
si dica
in
una
Ancona
e
se
paese
si dica
riflesso nozioni
in modo
si lascia
d'inconsapevolezza,
dalle domande
un
po'suggesti-
che
aver
lo
soggetti d'ogni maniera:
Memorie,
tal cosa,
suo
,
(p. 271), quando
D'
nel
istato
voglia dire
dal
La
minuzie.
sospetto e in suggezione
neispecie di smarrimento
formulare
fuorviare
facilmente
poi
come
Firenze)la
a
l'esser
so
di certe
così', si mette
o
viene
chiaro
interrogata del
persona
così
in
in
dicatti
trovo
dal
un
«
usato
è
da
/a-
ni
parecchi Tosca-
Montanelli,
articolo
dell' uso
solo
p.
e
s., nelle
dal
critico
sue
Tabarrini
,
in
una
pag.
relazione
19).
all'Accademia
della Crusca!!
(del1869
e
70;
181
—
—
i
rispondere ciò che può accarezzare
ed a negare
ciò che le
preconcetti dell'interrogante,
screditare
il linguaggio della sua
patria,
possa
pare
inclina
ve
a
,
F
facilmente
dà
e
di
uso
per
concittadini
tutti i suoi
personale: il quale, poi, s' ella vive fuori
è più perfettamente
quella patria di solito non
uso
di
suo
,
Per
genuino.
di certe
sincerarsi
essere
occorre
cose,
tempo, sorprendere le
luogo e non
per breve
stanno
parole in bocca ai parlanti quand' essi non
senza
sull'avviso, interrogaremaliziosamente
parere,
sopra
sentire
molte
verità
ci sia
si consegue,
difficilmente
tornando
ecc.
colta
di Firenze
il Morandi
come
,
neanche
sopra
gì'idiotismi
goffimalintesi
naturali
non
di
quando
e
rena
quando
scorrezioni.
sono
forme
colta
dice
pur
su
forme
trinseca
in-
dell'uso
«
che
sian
ecc.
letterario
\
facessero
per
alterazioni
pajon
locale d'un
cose
che
te,
sacrosan-
dialetto
E
di dir così;
fiorentino
uso
il
Morandi,
fiorentino
e
,
fiorentino
quel
di smettere
queste forme
dal
sieno
pajono
Voglio semplicemente dire che 'un ecc.
locali,e quindi dialettali,e che l'Italia
ha nessuna
non
voglia nepecc., e non
lontanissima
coincidono.
bene
son
sono
arena
per
nell'uso
sono
che
» come
spropositi
son
non
spropositidel resto
si fondino
plebei( quando non
alterazioni
linguistiche
). Sono
meno
,
no,
dico-
per
nell'attribuirli alla classe
Non
,
fedssent
vazione,
l'osser-
con
dicano
non,
per
voglia dire
io
cattive.
dice
la terminologia
l'esperimento.
che
è neppure
non
la
insomma
cose
lecito usurpare
con
all' 'un
,
queste
fisiche, facilmente
delle scienze
Or
In
persone.
coincide
in
poi
tutto
che
ci
con
e
che
quindi
letterario
uso
le
e
estirpaprima
vdice:
«
vedete
non
bea
che
l'uso letterario
mo-
il
182
—
derno! », m'ha
che
conta
:
dopo
avere
anche
«
Al
VI.
tutta
l'aria di
cui
ben
a
questo
quel Diogene, di
pelato un pollodicesse
bipede implume
è
che
Mamiani
—
d'essere
il Manzoni
italiana, risposero benissimo
prosa
Tommaseo
vecchi
francesi
maniere
poteva
in
verità
fare
simile:
cosetta
davvero
tenne
ebbe
tra
Manzoni
parve
sola
per
ninnolarsi
artificiosi
,
nelle vuote
") Vedi
a) V.
*)
V.
e
qualche
per
tra
al-
varlo
tro-
zoni
hiogo,poi, il Mancome
ideale
suo
di farne
cercar
italiana
ridicolo
che
e
«
divor-r
la
sequestrata dal
nella
manifattura
l'ideale francese.
nostra
sale
del
suo
di
che
lingua italiana,Palermo
e
europeo
,
e
strascichi
pomposa
seg.
1876,
Al
avesse
periodi sonori
palazzo una
Folli, p. XXVII
prosa
consorzio
quasi incipriatamatrona
p. 32-34.
( di che
testa
Y illustre
benignità di supporre
anzi di stringere il più forte
cercò
l'edizione del
Della
peccato
il Manzoni
d'avanzo
alla mente
che
sol
Ora
meno)
In secondo
non
la prosa
restar
a
una
la
Mamiani,
connubio
di
n'era
ce
avanti
francese; e
com'
conte
dare
a
un
li testa
anche
non
troppo francese?
»
i
come
lo scrittore
ì" anima.
dannar
a
all'eccesso, rimaner
zio
sa
quattro voci
o
anche
come
scrisse
la prosa
si
ci trovassero
ito, al modo
basta
mortale
un'aura
,
beli' e
era
che
il
e
,
presto
scrittore; tre
uno
sua
il Mamiani
luogo
facevano
letterati
cosiffatta ad
taccia
che
del Manzoni
capisce. In primo
si
,
nostri
meno
nella prosa
sentissero
francese
non
ora
nella
Bonghi 1),e il
bene risponde
il
').Del resto,
sig. Morandi
il
o
8),ed
Zendrini
rimpianto
accusò
troppo francese
rimasto
tone
Pla-
!
»
il Tommaseo,
come
,
si
p. 74-78.
veste
183
—
all'antica
derisa
e
e
non
fastidita. E
e
da
risulta
al
lettera
tante
al franbese
che
cose,
Fauriel
e
di cui
la salda
perfetta
unità
la forma
e
nazionale,
curata
e
bella
e
e
subordinazione
e
non
del secolo
di metterlo
bene
fece
che
—
o
e
anni
a
,
a
ma
perchè egli
i
d'ogni voce
se
e
puristici
o
fu
fatto
un
suo
il
costrutto,
Vindomani
non
sapesse
hanno
credette
o
uso
fracidi
che
per
queste grandi
anche
credere
fosse insufficiente!—
non
nell'
vero
più
modo
scrisse
se
fu
di
comune
titolo per
trovare
quei
di Firenze
lui della
(e
legittimità
maniera.
o
,
era
trovò
radicati
solo
d'Italia),
anzi
struzioni
co-
e
di appurare
già perchè
del Manzoni
la mente
francesismi
maniere
non
che
peso,
studio
che
predicarcicomprender le quali si può
ed
trampoli
all'eccesso, e qualche altro
lo fece
non
francesismi
questa
carta;
e
Nessuno
di lui nello
anche
), e
francesismo,
l'aver
passato, voci
in
da
non
del resto, i nostri
scusa
d'ogni voce
legittimità
la
Ma
senza
scrupoloso
e
romanza,
vacillante
nell'italiano.
francesi
o
egli trasportò di
questo
per
fatto, non
accurato
neolatina
goffamente
resa
economisti
cose
,
schiettamente
avean
anni
in relazione
al
,
latini. Ma
son
di linguaggio
,
sforzata
(e
francesi
una
come
pensiero non
letale crittogama del pensiero qual era
tra
ci guardava
si badi
perchè in essi vedeva
r andatura
prima
una
la modernità
e
semplicemente
,
bene
riferita
,
e
come
sarebbe
guardava
perchè nei prosatori
perfettauniformità e determinazione
trovava
noi ;
s' è
su
più
dove
egli guardasse,
eglistesso nella
lo dichiarò
,
parte. Ci
strada
sulla
mai
esca
—
grandissimo
ideale la prosa
precisoopposto
merito
del
Manzoni
francese, allora
di tutti i
vizjche
che
gua-
184
-
la prosa
stavano
randi
che
scorgere
la
suppergiù
la nostra
vano
; è
uh
di altri il tenersi
*) e
ora
del
nostra
—
poi la
in che
italiana
scrittori nostri, per
prosa
debba
e
possa
ogni
stretti
ancora
sfrondata
sarebbe
prosa,
del
naturale
francese
ragione
della
e
le
con
una
troppo
e
superarla. Quando
che
concetto
gli
dovessero
varie
sempre
si
le
e-
presentasse
condizioni
del
fisse,rigide, parevano
norme
bella
gran
l'ideale,
quel-
tempo di
pecchi,e in che
francese
immediata, allora
sue
a
anche
di forme
in cerca
sprimere,andavano
ed insolite,fuggendo l'espressione
che
come
del Mo-
torto
gran
Ma
cosa.
che
ora
a
quel vezzo
capricciosae sguajata è ridotto a
minime
perchè mai accanirsi
proporzioni fra noi
di varianti
contro
naturali
e
quel certo numero
lingua possiede,e che son
spontanee che la nostra
variazione
,
un'arme
sempre
Francese
,
per
potente
istare
rinunziare
spesso
ad
al
in
mano
scrittore?
Il
deve
modulo
stretto
suo
,
ogni pretesa
effetto semi-poetico
dello
di
eufonia,ad ogni
delicatezze
disprezzabili
la lingua italiana spesso
di stile: alle quali cose
può
provvedere. Si pensi intanto, quant'è infelice per la
è
se
poesia il francese a petto dell'italiano ! *) Che
due cose
che
diverse, ei
vero
son
poesia e prosa
è però a dire che sien due
non
che
cose
opposte; e anall'occorrenza
la prosa
atteggiamenti
può avere
momenti
come
e
poetici;nei quali ora l'italiano,
per
la poesia vera
e
propria, riesce meglio del francese»
alle precise
riuscirebbe
e
non
più, se lo riducessimo
.
a
,
*) V. pag. 160 e segg.
?) Il Sainte-Beuve, in un
insista
su
di
ciò: assai
non
brano
riferito
felicemente,
come
dal
Mor.
sempre.
a
p.
101-2,
186
—
—
abbia familiarità col francese antico
Chiunque
d'oil viene
o
gua
lin-
tersi
leggerne i testi,ad imbatin certe belle libertà di linguae di sintassi,che lo
cese
oh perchè ci ha rinunziato
esclamare:
il fran-
fanno
spesso, nel
moderno
riducendosi
schiavo
di tante
norme
,
! Orbene
assolute
molti
in
casi
e'
son
T italiano
è
libero
più
di
son
Italiano
quelliche
cui
E
scrittore.
può
non
abbiamo
noi
francesi
nego
che
dopo
certi
far
si è che
chiari
li trascina
stesso
in
gran
nel
suo
movimento
geniali,come
*) Vedi
la bella
Protagora
e
con
quello
desiderano
traduttori ;
eh' ei sien
mi
da
in
dalla
e
d'uno
Ma
quanto
a
del
non
pregio
seguire le
stile"straniero.
algebrico,non
psicologico*).Quindi
con
1859.
alla
I
Platone,
il pensiero
alcuni
stesso, il Courier
prefazionedel Bonghi
son
nella
mancanza,
valore
del l'È u tidemo,
notare
questo
fa il Cousin
il Littré
tarne.
dubi-
cui traducono
francese.
parte
come
fedéli,
tutti
permetterei di
solamente
non
e
,
lingua
lingua
rendono,
il concetto
suo
la
d'un'altra
ti
d' avvertire
attuale, d'ogni duttilità
lingua francese
francesi
più larga
questo, ciò che qui importa
storpiare il
a
i Francesi
insieme
meno
i Francesi
; sebbene
quanto
nasce
sinuosità
a
traduttori
buoni
in
né
riputati buoni
son
lasciando
e
tra
legger quei rimpianti
esperimentifattine
son
le
me
rimpiangono, coha
più larga
nessuno
nel
! E
quali
per
!
lo sieno
Ma
del
tico,
an-
le
del francese
che dunque
soddisfazione,
nel
piacciono nell'
del francese
di
storica
esperienzadi
I
e
,
conoscenza
che
che
appunto quelle stesse
il Littré
es.
p.
1'
per
stessi vi
un
francese
al moderno
mancano
quelle libertà
,•
,
sua
duttori
tra,
traduzione
e
187
—
in
in
lingua presente
chiesto
epoche più antiche
più libero, più italiano *)! D* altro
porta
con
il traduttore
sé
stro
no-
,
ricalchi
straniero,
in
metta
e
che,
il
ha
ma
taggio
van-
un
personale.Invece
par
via;
così
e
po' d' arte e di fino giudizio,si
riprodurre qualunque stile nazionale
con
p.
es.
sempre,
il tradurre
i Francesi
per
disperazione!
una
la
un
campo
intedescato
può felicemente
è
lingua e il libro
franciosa
italiano troppo in-
troppe) crudamente
o
Dante
,
che
pericolo quello cioè
gran
e
di
dell' italiano
lato, la grande duttilità
un
come
,
al francese
soccorso
al francese
cioè
han
traduzioni
certe
nella
questo difetto
sentendo
parte il Lamennais,
lor
—
Dante
francese
in
quanto si faccia, un
per
derno
mo-
eroe
in
!
pianellee in veste da camera
Adesso, gli scrittori italiani suppergiù sono
sopra
via
una
ragionevole ; e ci basti ! Che si vada più
oltre nella
è
dello sfrondare
via
desiderabile. Né
di
han
essa
salde
scrittore
uno
starci
e
per
in eterno
per
lui
tra
forme
in
ogni
gli porti scritto
permetto
caso
a
un
mio
giugno 1879,
Nuova
Antologia
tré, in
lingua d'oil,dell'Inferno
un
a
contra,
un
se
domandarsi
Ma
via.
di rimandare
15
a
altro
non
qui
:
verò
scri-
discepoloche
oserà
dire:
articolo,inserito
sulla traduzione
di Dante.
di seri*
interdirsi
e
contra,
e
sioni
esclu-
gherà
ci obbli-
padrone
contro
e
certe
a
e
come
es., è
tra
fra,
un
del
scelte
p.
fra
così
e
presenti
passato, sarebbe
nostro
certe
sempre
fra?
le condizioni
non
più, potrà per proprioconto
Il Morandi
1' altre
o
lingua nostra,
rigorosamente;ma
massima
stare
non
*) Mi
radici nel
a
obbligarsi
gli altri?
vere
poi, dacché
possibile.Tutt'al
neppur
la
cor-
nella
del LiU
188
—
—
dandogli quasi a credere
uno
errore
quei tanti scrittori,anche
che scrivono
anche
disinvolti
fra
reggete
?
Egli potrà
schiribizzo,
ad
degli
trovando
scolari
oserà
ma
gere
corregin
tutto
ciò ; mi
pedantiniehe
bero
stareb-
umano
rebbero
crede-
e
,
fallo,né
in
scrittore
Cesari
del
pre
sem-
colpa,
senza
e
genere
quasi ogni
trovar
meno
dei
mezzo
con
via
e
scriver
egli osasse
egliformerebbe
in guerra
contra
e
e
,
tutti dicono
che
modernissimi
sé
a
Manzoni,
il
scolare ? Se
uno
perdoni,ma
né
quanto
,
come
ghiribizzo,
bocca
in
,
,
dicendo
cadano
che
!
più
del' Puoti
e
che
,
influenza V indomani,
proibite,sentenziavano
per loro
il Manzoni, ignoravan la lingua ed
da
scritto
tanti
,
e
altre
che
simili
cose
tutti, anche
scrittori !
cattivi
eran
VI.
più
a
Sulla
questionedella lingua io
tornare,
sommariamente
qualche
questione e1 è
La
per
Firenze,
non
capitalelinguistica,
il
d'Italia
un
un
dominio
suo
lato, per
reale
numero
un
non
vincolo
l'ideale vincolo
Toscana, dopo
un
in
lia,
in Ita-
è
principale
è stata
ha
modo
tamente
cer-
sempre
mai
però
tuto
po-
te
sommamenessa
aver
qui
essa.
sempre
mentre
rinsaldisse
Motto
meno
o
questa, che
efficace ; da
la
più
cui la
esercitar
resto
stata
ad
intorno
cosa
parecchie ragioni, di
la nostra
aver
non
permetto di concludere
mi
però
e
vorrei
politicoe
avuto
col
civile che
letterario ; dall' altro,perchè
avere
per
più di
due
secoli pro-
portentoso d' ingegni strapotenti
,
quando
nel
resto
d' Italia
scrittori eh'
non
si
essa
eran
nò
molti
né
potesse tirar appresso
cellenti
ecme
co-
restò poscia quasi esausta, quasi effeta
discepoli,
ielluSy e, salvo 1' ultimo sforzo di produrre il gran
Galilei,non
seppe
più
dar
vita
a
nessun
uomo
vera*
189
—
—
mente
grande giusto allora che
potenti ingegni in Italia avrebbe
il sorger
,
toscana
1).La
di
centro
*) E
affatto
vera
superfluo il protestare che
copiosissima di grandi
che
relativo;
continuare
ancora
ogni parte
d'Italia
valentuomini
che
parrà
secoli
,
che
e
l'ha
ha
,
inezie
quelle sue
stato
pedanteria
che
infatti
nella
un
in
terzina
«
del
creator
dei
il
allo
gigantesco
stesso
Carlo
spirito satirico dei
padrone di sé,
v'è
volta
che
una
V
della
lirica
mentre
satira
vena
la
Mentre
il
egli
?
Manzoni
del
veramente
niale,
ge-
! Che
se
o,
campo;
tapinità
,
nuova
barbara
e
in
,
teggiatura
pun-
di Francesca
canto
in
Manzoni,
critica
storia,
do
cre-
esempio
altro
i
terale,
unila-
quisquiliecritiche
del
ogni
storica
,
po,
cam-
ca
criti-
e
poesia drammatica..., stampava
e
così
una
vasta
«
è
impallidisce.Poiché
vivo
Giusti
di rettori
languisce,v'
nell' invettiva
è
la
—
sciando
la-
tato
confron-
ma
,
sempre
nel
! Ma
»
orma
Manzoni
il Giusti
Porta
è
i
Fra
grandezza
per
pigmeo
multilaterale
Porta
certa
umore
e
da
colombi
e
spirito»
suo
alcun
in
che
grandezza
che
satirica
di
e
uomini.
appetto
,
quelle
(compresa
romanzo
letteraria, poesia
sentiva
neghiamo
solo
alla
cosa
sue
dantesche
poesia,
e
un
capaci d'onorare
che
Eppure
passo
attribuitaglirecentemente!)!
prosa
in
continuato
grandi
più prossimo
passo
un
i
Che
noi
Diciamo
civile.
la sua?
è
fatto
talora, è
fatto
il
che
valenti
che
egli stesso si
della sua
poesia
egli non
inteso
va
sempre
uomini
cosa
eccezione
Ad
aver
il Giusti.
circoscritta,non
era
di
lo stesso
molti
a
credere
a
ogni paese
son
degli ultimi
Toscani
s'abbia
produrre
e
anche
così
,
il vanto
a
non
uomini
non
gentile Toscana
alla
questo esaurimento
dopo quella produzione
inevitabile
era
come
,
senso
si personificasse
venti
grandi ingegni toscani viall' ingrosso,ma
è vera.
Il
coltura e dell' ingegno italia-
dèlia
gravità
Toscana
della
è
cosa
salda
monia
l'ege-
in
concretasse
e
richiesto che
mantenersi
poter
per
di molti
vi
ca
sono
che
e
fresco
pre
sem-
,
momenti
di languore,
spiccia fuori ogni
degenerazione
Ma
e
lo
questo
non
quente
infre-
tornando
,
al
190
—
no
la
—
spostando; e, se nel Mezzogiorno
glior
speculazione filosofica ebbe quasi sempre la sua misede, nell'ItaliaSettentrionale,
specialmentenella
si
venne
seconda
del
come
del
metà
nostro, s'ebbe il
della
e
son
all'altra nell' egemonia
varie
letteraria.
che
fortuna
la vita
mai
la
e
alma
stessa
stata
figliuolinotevolmente
il governo
della
la
famigliaha
la
vivace
entrati
prodotto quel
nostro
e
essa,
via
Grecia
la
Dori, sebbene
eran
più
la
capaci, la
il Boccaccio?!
e
Toscana
popea
l'e-
il Porta
dava
per
mente
recente-
pur
dividuale
lirica in-
stirpe attica, un
secoli
tanti
la
,
quasi
era
prosa,
mo
ra-
riserbo,si fece
in
generale, è perfettamente in regola.
quando
ove
creata
avea
di cui
il Manzoni
via;
na.
colon-
sua
tanto
contrappone
avea
sostituito
operosità letteraria,aveano
per
molti
di età,
e
nella
rimaso
discorso
produceva
i
la
della
jonica,che
la corale, allora
e
jonico
e
guente.
lan-
era
così
; e
bili
no-
,
iniziata
gli Eoli
e
più
sue
subito
sempre
anche
nisse
ve-
non
i fratelli che
adulto
avuto
razza
ed
omerica
esaurirsi,
stato
d' attitudini
stato
fatto
questa la fortuna
quando
lingua
possibile
famigliadai
quello tra
ha
,
toscana,
una
famiglia, è
fratello di recente
Fu
della
delle
madre
come
invecchiato
appena
cosicché
è
così
diversi
,
dal
quel
alcuna
quando
pur
L' Italia è
dove
solo
l'una
del resto
intellettuale collettiva dell'Italia
meno,
parti,
poiché
;
liane,
ita-
razze
Il che
fatto, sott' ogni altro rispettoche
la nostra
prima
grande poesia
sottentrando
venute
come
nella
e
della
focolare
vero
letteratura. Le
grande
insomma,
decimottavo
secolo
al
V
La
Giusti ;
Alighieri e
bardia
Lomma
chi
il Petrarca
191
—
sorelle, ed
raccoglierel'eredità delle razze
quella fioritura stupenda,di poesia drammatica,
avanti
a
ebbe
di
eloquenza, di
civiltà
mentre
la
alessandrina,
quale
Grecia
della
la
razza
si
trascura,
greche
doro
ed
nico,
corale
al
dramma
questa
delle
turno
il
razza
E
una
prime
fulgidotramonto
fu quella che
nebre
te-
se),
atenie-
(e
fugace
aperse
le
quindi
la loro
varie
nel
espansione
una
proprio dialetto
inevitabili,
per cui p.
suo
jonico antico
la
sua
mercè
i
forme
sue
attività letteraria,
sempre
stirpe scrisse
e
le
naturalmente, la
avesse
influssi
il dorico
tutto
salvo
—
es.
doto
Ero-
*n
neojoiorop("i
omerici
poemi
il
linguaggio
s' immedesimò
sperse
co-
tico
poe-
la lirica
con
,
punto che
ateniese
dialetto anche
dove
non
dire,che
così
consolò
italiano.
esercitarono
di molte
greco
Se
,
e
di
il
altrettanto
ognuna
scambj
che
invece
il ciclo
)
che
nazionale,
certi
non
grande
nostra
la
dell'Italia,
fu, per
non
dopo
toscana
siciliana
tutto
esso
al Machiavelli.
come
boreale
splendida aurora
con
se
stupendo ciclo della letteratura greca
trascura, naturalmente, la posteriore fase
(qui si
razze
pre
sem-
lo
attica concluse
alba
unico,
questa specie di
in
della Grecia
proprio
razze,
resterà
nella storia della
appunto nella
Dante
da
toscana
badi,
si
che
filosofia,
fenomeno
un
riscontro
degno
letteratura
di
e
più ammirabili
Direi
umana.
trovasse
che,
storia
de'fenomeni
uno
qui
—
la
trovava
sebbene
—
;
e
anche
dorizzanti
sono
usò
liberamente
il
i cori del
proprio
suo
nella
stirpeattica (specialmente
meno
ultima
sa,
pro-
ché
precedentinazionali) giac,
entrata
in
iscena
stirpe più energica, e più ricca
trovava
e
già coltivato
genere,
però la
era
,
,
di
attitudini
dalle
razze
d'
ogni
anteriori
che l'intera
piuttosto i singoligeneri letterarj
lette-
192
—
Mentre
ratura.
la
con
dal
in
Italia,per contrario, la stirpesuperiore
altre, la genialestirpe toscana, fu anche
alle,
di
prima
tempo
decennio
settimo
che
di
il
poi
le
riuscì
il campo
fin
e
volgare
a
della
,
quasi
ciò
cominla coltura
con
suggellarecosì
impronta
in campo
han
ritrarsi,non
a
,
dialetto
sorelle, venute
razze
forma
dalla
in breve
e
pensiero italiano
cominciava
essa
potente
il suo
tanto
quanta,
fortemente
larga
e
subito
della letteratura
ad immedesimare
tutta
preoccupò
e
,
letteratura
sua
—
sua
,
quando
potuto più
carsi
stac-
né
emanciparsi da quella
incrollabile primogenitura linguistica
dei Toscani, pur
rodendo
hanno
ogni tanto il freno. Le altre razze
potuto dispiegarecon certa libertà altre loro qualità
letti
quella della lingua no. I varj diaetnologiche; ma
far qualche
cominciato
italiani che aveano
a
li sopraffacesletteraria prima che il toscano
se
prova
han
daria,
poi ritentato qualche prova affatto seconsfera letteraria inferiore e volgare, in
in una
toscana,
,
,
linea
di scherzo
lingua
soprattutto
di Toscana
venutaci
ma
a
sostituirsi
alla
mai
bire
am-
,
non
han
osato
seriamente.
Ma,
in
la dittatura
mentre
genere
e
di Firenze
in
Toscana
della
linguistica
determinata
ispecie,
da profonde
furon
inevitabile
però
ragioni storiche era
fu esercitata ; per
i mezzi
ond' essa
dittatorj
poco
comitanza
conquelledue ragioniche si son dette : la mancata
cadenza
di una
e la desupremazia anche politica,
,
della
vigilanzasi
se
non
rendeva
nel
più
falsa, certamente
stato
continuo
Toscana
,
di
cose
è
stata
,
rinfocolarsi delle
momento
in
necessaria.
La
fiacca, derivante
cui
la
sua
situazione,
da
sto
code-
principalcagione del
questionisulla lingua; ed
la
194
—
scrivevano
—
modo
allo stesso
demica
pretensioneaccaappunto accademica
;
proprio regionale e
con
,
*).E
la
questioneera
oltreché era
uno
sfogo d' amor
naturalissima
cosa
personale. Ma fu ad ogni modo
allora che l'attività letteraria
che la questione sorgesse
della lingua s'allargavadalla Toscana
Fuso
e
all'Italia.
Ed
carattere
un
ha
sul
avuto
essa
pure
che
storico
più
co
prati-
principiodi questo secolo,quando
l'ha
al Monti
insieme
assai
ripresail conte
Giulio Per-
quale,speciosoe superficiale
ingegno nel
che la lingua letteraria non
vesse
dodi dimostrare
di particolarealla Toscana
fosse
nulla
ma
in tutta Italia per effetto di un
tificioso
ripulimentoar-
ticari. Il
,
cercar
,
nata
gli scrittori
che
dialetti secondo
ideale
un
da
curialescamente
solo
non
fatto dei
avessero
essi
mise
tutti
in
,
soli fatti che
le
stare
pareano
più fitte ombre
per la
quelliche
su
i fatti stessi maliziosamente
suo
che
i testi antichi
gheggiato
va-
luce
i
tesi,gettando
sua
le stavan
contro,
alterò,ritoccando
presentava
spettivi
ri-
loro
come
a
ma
do
mo-
saggi della
e le testimonianze
tori
lingua artificiale,
degliantichi scritcui s'appoggiava.Ma
altro conte, il moa
un
denese
Giovanni
Galvani, mettendo a nudo tutte queste
miserie, ridava
storia
il
modo
si
poco
.più d'un
decennio
dopo
alla
colore
genuino. Però, di storia,ad ogni
disputava,più che di stile. Anzi, cosa
tevole,
no-
suo
il Perticari
e
il Monti
difendevano
la
lingua
') Il Crivellucci
di
segnala giustamente la singolare eccezione
queir originaleingegno che fu Bernardo
Davanzati
cosi
,
caldo
fautore
va
della
notevolmente
popolarità dello stile. Ed
sceverato
dagli
altri.
anche
il Machiavelli
195
—
—
la lingua degli scrittori,con
artificiale,
cile ed
lettura
amena
storici del toscano
lato
Un
questione.Il
Perticari
va
al toscano
libro
un
con
e" era,
praticopure
toscanesimo
del
ai
era
trecento,
La
dell' arcaismo.
diventata
è
il'Galvani
difese
i diritti
tato.
pesante,duro, affet-
vogliamo, nella
tempi del Monti e
se
rappresentato dal Cesari, che si ferma.
del
quel eh'
e
,
libri di fa*
e
tazione
predicava così l'affet-
situazione
diversa
era
col Manzoni
dappoi
il
,
da
quale
,
mo
attuale, fece del toscanesipredicando l'uso toscano
l'insegnadella modernità della linguae dello stile.
È quindi abbastanza
naturale
che come
sar]
gli avverdel Manzoni
e del toscanesimo
d'oggi son principalmen
dell' affettazione arcaica, cosi
gli amatori
al Cesari e al suo
contro
stessero allora gli
toscano
scrittori più liberi e più progressivi.Con
tutto ciò,
tamente
ripeto,la discussione, e nel Perticari ancor
più netassai più storica
che nel Monti, era
che
,
pratica.
Ma
profondamente con l'indirizzo praticodell'arte
la qualità dello stile-— di quel
parola e con
della
dolce
stil
eh' essi iniziavano
si
complicava
la questione teorica della lingua nei due
invece
che
distanza
di più che cinmassimi
scrittori
que
a
nuovo
,
secoli
*
T
,
dall' altro
un
—
ricadevano
fatalmente
,
ad
agitarlacon
tutte
le forze
della
loro
grande
ma
ani-
oltrepotenteingegno : Dante e Man*
della nostra
zoni : il creatore
e il riformatore
poesia.
mentate
della nostra
prosa. Le due opposte dottrine loro,fodalle opposte esigenze pratichedel momento,
e
del
furono
misura.
loro
da
entrambi
che
da
esagerate, benché
in
diversa
lingo,
linguaggio tuttavia casaquasi puramente parlatoancora, faceva lo sfor-
Dante,
un
196
—
—
messe
una
lingua che gli esprigigantesco di cavare
magini,
le più splendideimle più alte speculazioni,
i sentimenti
gio
più riposti*),e in quel linguag-
ro
resistenza, trovava
continua
parlato trovava
materia
troppo spesso sorda
necessità
la continua
mano
con
rispondere,e
a
una
toccava
d'innesti latini
nieri
stra-
e
la necessità insomma
espedientiartificiosi,
d' un
d' un' elaborazione
e
complemento artistico e
di quei « plebei» che
ciotto,ed era
quindistomacato
col lor poetare pedestre
mostravano
di tal necessità
di
e
di
dico,
Dante,
avvedersi,
non
da
era
treché
ciò, ol-
tutto
ragioni indotto a guardare con iil linguaggio parlato e a dare un' importanza
sprezzo
soverchia, perchè esclusiva, alla elaborazione
da
altre
,
,
della potenza
letteraria ; quasi scultore, che, conscio
faticosa del
conti
dieesse
scalpello,
suo
nulla ! Il Manzoni
italiana imbellettata
e
che
il
non
marmo
invece, che trovava
la prosa
da un* elaborazione
svisata
teraria
let-
stosa,
eccessiva, caricata, pedantesca,civettuola, fala
cui
sotto
ta
parola semplicee schiet-
soffocata, e vide
rimaneva
la
necessità
mamente
perciò e sentì vivissiritemprarlaalle natie fonti
di
linguaggio parlato, fu indotto
del
la sufficienza di
esagerare
Non
e
') Chi
avesse
una
calabrese
fiuo;
e
la
della
necessità
ci si
momento
un
pò* la
facile,pensi un
lezione
di
logica
napoletano
provi!
o
o
o
a
scere
scono-
vaggia
sel-
rinnegò l'ele-
fatica
di critica
milanese
raria.
lette-
la crudezza
1* illusione
avesse
e
ad
suo
elaborazione
rinnegò,s'intende,con
cui Dante
paradossale con
esser
esporre
canto
quest'ultimo
la
per
a
dal
,
alquanto
di
della
vena
o
che
che
l'
impresa
gli costerebbe
letteraria
in dialetto
qual altro sia il
197
—
mento
Manzoni, e
tempi nostri.
più veniva
nel
Egli
dove
più
Ma
pur
avanti
concetto
credeva
dire
d'
che
pajono, quel
*).Non
o
che
che
che
è
si è
liberi
esprimere
vocabolo
colte
si
?
che
—
e
col
Il che
salverebbe,
ci
non
e
e
alcuni
ha
non
o
o
dato
il
al
d'Italia;e
di
che
è
eglim'attribuisce
plebei delle
a
ciane
p.
il
l'uso
questo
già
comune
tal
che
an-
adatto
schivare
esso,
tenere
e
le persone
tra
zoni
rispetto al Man-
altro
ò
poi che
letterario
di
in
letti
altri dia-
vocabolo
suo
fiorentina
vocabolo
ad
dicevo
la contradizione
que
dun-
immaginaria l'altra contradiziona
202; poiché altro
non
che
si
pensieriastru-
al greco,
ha
opporsi. Dov*
affatto
198-5.
p.
già detto che
cinese...! Ma
sotto
può giustamente
Parimenti,
ha
latino,
la forma
forma
certi
per
Manzoni
al
a
obiettare al Manzoni
pensiero, può
almeno
una
ad
sempre»
zione,
questa distin-
sa
contradizione,
il fiorentino
cui
in
meglio
il vocabolo
di ricorrere
un
di
memore
cadesse
ci
di
me
male
perchè
,
certi casi
quel vocabolo,
un
che
riflettuto
italiani,al francese,
ad
colti Fiorentini.
il Manzoni
accasato
fiorentino
ecc.
in
dei
rigore;
a
concessioni
all' Italia colta
avesse
fanno
nuovi
caso
le debite
dove
gloriosatradizione letteraria,apzioni
affettainfatti,leziosaggini
sono
e
avrebbe
il dialetto
starci
Ma
e
il Morandi
dicevo
vocabolo.
egli voleva
avanti
lunga
non
d'un
,
una
Se
alle
tiche
lingueanespedienteletterario,
ogni altro
mostrato
che
,
*)
sconoscendo.
difatti il Manapni, dal cadere in certi vezzi
dialettali
tutta
veniva
che si ricorresse
all'uso
dosi
infervoran-
sempre
la
più
,
fatto tutte
abbiam
salvò
non
anni
mancasse
si stesse
noi
però
negli
1' aveva,
aver
l'indole del
era
colto è il pensare
dei
la sconobbe
in parte. E come
ad
il fiorentino
misurata
e
bensì
e
più
cauto
suo
moderne
il fiorentino
ben
ben
concedeva
e
Io
; che
opposto
—
sono
ò
il fiorentino
dire che
tismi
gl'idio-
colto, e perciò
198
—
—
il suo
gusto
largamente dimostrato
lo trattennero
squisito e la sua grande coltura naturalmente
guenze
assai volte dal giungere alle ultime conseteoria ; e nell' esposizione
pratiche della sua
a qualche
mancò
di questa, non
stessa
eglidi accennare
che
s' è
come
,
,
restrizione,
idiotismi
e
«
con
spesso
nella
il fiorentino
a
screditar
colto
abbia
abbastanza
ciò che
su
vede
appena
e,
è
che
aspetti diversi, corre
subito
più spensieratamente
ci corre,
e
a
errare,
lieto
e
.
.
non
questo;
si
sa
a
.
edita
smarrirsi,
nil dulcius
doctrina
atque
') E
qui
plebei
Il Morandi
non
specialedi
ciascun
altri considera
cosa
una
flette
ri-
sotto
gridare alla contradizione;tanto
pre,
quanto che egli si trova semmo
perchè, nella disposizioned'ani-
il
e
chi
est, bene
specola della
dall'alta
pienza
sa-
gli altri poveri mortali
far
quam
corbellerie,ed
alios
queas
viam
avesse
criterio
parlato, con
cui
munita
sapientum tempia
,
do
egli è bal-
serena,
superiore
moderar
lui
serrar
videre
vitae...! (d.r.n.,11,7-10)
palantls quaerere
voluto
tenere
passimque
con
sorabile,
quella logica ine-
Capponi, egli usava
altri/avrebbe potuto chiederglise
un
senz'esser
che
in
dire
che, al dir di Gino
senza
dire
è
perchò
despicere unde
errare
a
e
educa-
per
altro
che
proprio
glio
fi-
come
e,
,
e
idiotismi
sapiente lucreziano, il quale
guarda e vede in giù tutti
,
ad
verità
per
del
stema
rigido si-
suo
natura,
per
all'uso letterario.—
però conformi
concetto,
nel
ma
tese
sottin-
erano
secolo jdecimottavo
del
giovare
possono
son
le restrizioni
mente:
sua
ch'egliera
non
troducend
parlatosi posson venir ineran
che s' intende » ').Ma
giudizio,
spiritosottile
Il Manzoni,
anche
nunce
pro-
entravano.
non
non
certe
dell'uso
fors' anche
lampi questi;
che
diceva
quando
come
o
possibileil
era
almeno
l'adozione
troppo
pari
di
a
questo
«
con
gli
giudizio»
quello dell' uso
!
199
—
rigoroso
e
*) Quasi
in
faccenda
una
sicuro
si
ben
morale
perchè
sol
della
ci
non
sognato che
in
resta
ma
questo:
da
La
se
usare
da
Morale
Cattolica
alle
è
vere
sue
opporle
,
della
mezzo
e
abusata
da
del
loro
immemori
sua
intime
originaria e
purezza
ragioni;ma
Chiesa
la
vizj?
acute, dotte,
fusione
che
e
,
e
la
basta
matrimonj
ecc.
dei
caso
Longobardi
tanti incentivi
storia letteraria,in
conto
i suoi
guai
ve,
nuo-
determinare
religione
la
i
né
è
allo
e
di fusione
pur
Zumbini)
degl'Italiani
tutt' in
eccessivo
esso
considera
non
si
in
trovavan
sieme
as-
volta !— Il discorso
una
storico, capolavoro di critica,e di filosofia della
sul Romanzo
tien
nostri
che, la lunga
a
della
ma
ecc.;
quanto (devo qùest'osservazione
nel
il Si-
,
vicendevoli
che
forme
di osservazioni
sola
comunanza
mere
di tanti
esempio
da
occu"
ragione
nell' assodare
basta
non
collegata
ri-
umana
a
avea
Longobardi, pieno
popoli
non
non
il mal
ingegnosissimo
è
di due
convivenza
origine
sui
Il Discorso
—
ridotta
e
sostanziale,
valore
1'
a
praticamente parlando
istituzione
come
mondani
uomini
di trovarci
smondi
tortura»
riusciti
mai
,
pata
disse
ne
del Verri
favore
a
,
il terribile
alla
e
considerando
se
confessarsirei di delitti impossibili!?—
splendida e giusta difesa della
pure una
a
ricondotta
cristiana
che
quei giudici sarebbero
,
infelici
il male
,
da
stato
abusare
brutt' indizio dello
un
romanzo
è
sempre
ci fosse
fu
qual s' era sperato
squisitamente giusto e fino
un
!) tutto
ultimo
quegP
morale
trovò
tesi
una
(un capolavoro giuridico,
e
;
,
lo salvaron
in fondo
hanno
critica
nostra
si
fosse
non
o
indurre
resto
romanzo
,
Infame
,
miserando
stato
del
psicologico
e
( nel
dell'osservatore
guarda
po' sottile. Nella Colonna
un
del Manzoni
minori
le prose
ogni eccesso), se
da
,
,
,
tutte
logicamentecompiuto
che
come
ogni altra
sistema
un
dell'artista e il tatto
l'istinto
o
fare
*),volle
zione
—
che
e
sostanza
ogni
cjuasi
le
sue
è
altro
esso
genere
contradizioni
sul Romanticismo
non
pure
letterario
intrinseche—
di
manca
estremo,
dire
che
perchè
ha
Anche
la
alla
non
fine
la Lettera
religione e
somma,
esigerebbero 1' abolizione degli studj classici !— Inall' ingrosso
le cose
voleva guardar in ultimo
non
si faccia. 11 suo
ragionamento,
pur la pratica vuol che
la morale
,
come
sempre
ha
potentissimo,
spesso
1'
aria, direi, d'
una
stupenda
200
—
—
pratica,esige restrizioni e transazioni. Ed
che diede
soprattuttonella intonazione
(cosa
dottrina
sua
cioè
nel
colore
rappresentò lo
presente della
stato
fosco
troppo
,
cedette
ec-
alla
cui
con
lingua e
nostra
nell*
importanza soverchia che dette a ciò che si possa
fare per migliorarla.
B in questa intonazione
siva
eccescrescendo, dalla lettera, più
egli venne
sempre
temperata, al Carena, agli ultimi scritti sulla lingua.
Ai quali anche
ufficiale onde furon riveil carattere
stiti,
se
aggiunse
non
poteva
d'
air Italia
essere
Alessandro
solennità
Manzoni
giacché
—
sé stessa,
per
della
solenne
più
che
cosa
,
parola
di
soprattutto quan-
fioco " ?
lungo silenzio parea
In
dette l'aspettodi una
certo
maggiore urgenza.
essi egligiunse fino a qualificare
come
coli
« cinque sedi disputeinfruttuose » i cinque secoli della nostra
ai Promessi
dal Convivio
Sposi
linguache vanno
passando per il Boccaccio, il Machiavelli, il Galilei!
di alcuni seguaci.
Nulla si dice poi delle esagerazioni
In
egli già
questo
«
per
—
,
discettato tra
miratore,
scuole
se
esso
prescriva ai
un
mente
grave-
caldo
suo
o
no
maestri
un
«
dell'arabo
o
studio
prescriver lo
indirizzo,
certo
dire che
! Per
lingua
,
matematica
che
*) Una
in
che
presuma
in fin de'conti è poi
prova
casi
egli riferisce
,
nota
quella che
dell' intolleranza
poi
singoli
in
schiacciare
ce
un
la
dà
a
il Morandi
periodo
del
tale,
sperimen-
la fisica
ha
ragione
,
prof. Persico
davvero.
essi
cui possan
stesso
matura
sfu-
una
della
particolare nell* insegnamento
nazionale ! Eh
via ! ').
fisica
ara.
nelle
prescrivere
pite
fiorentino» (p.167-8).Ca-
debba
il Governo
del sanscrito
dell* inglese,
si
ed
Morandi
l'insegnamentodel
si disputerebbese
come
?
troviamo
Morandi
libro del
stesso
a
vare
arri-
p. 4.
Iv
(vedi qui
202
—
Firenze
andare
a
intera
che
randi, ed io
bri
senz' articolo:
Vi
«
:
di
la statua
o
Dupré
ridotti
non
v'è
parola
altri
in
discutendo
sera
capisco
non
ha
intenda
la
quando leggo
che
assicuro
gli
,
una
e
che
q uesto,
su
Manzoni
non
il Mo-
Bonghi,
insistito
colto
Italiano
un
cognomi
diceva
Il
dell'uso di Firenze
norma
che
i
usare
sogna
avanzerebbe, bi-
f
Sposi quali il
la
modo
o
abbiam
stesso
Promessi
secondo
che
decimo
considerazione.
un'altra
fare
nei
già !
all' ultimo
poi
questa lingua quasi
prendere
a
abbiamo
Quanto
—
col Famdi Manzoni
casa
Andiamo
—
via,
,
desta
co-
rispondeva il Farabri, che infine
più vivaci contestazioni, gridò: « giuratelo» ; e
dopo sempre
il pedante : « Lo giuro per Dio ! » (v. Pag. 3p.,II.a ed. p. 109),
di setta » cosi il pedante
è sem« 1' uom
pre
Egli è che come
manzoniano:
dico « sempre
o
quello ", sia poi cesariano
è
esagerazione
una
"
«
quello "
tra
neanche
voglio
confesso
che
non
di
tra
le sette, ci sia U
che
nego
male,
meno
come
il Morandi
che
avessi
pedanteggi sempre.
pedanteggile sulla chiusa
dovuto
lo
—
del
prof. Persico,
piuttosto che
censurato
quello
scrivere
per
1) in
scritto imito serio,sul punto
che
so
aggiungere,
a
trovato
che
posto
due
amiche
meglio
il Persico
tra
me
di cui
ne
e
fa
l'una
è
,
arguzie
troppa
sotto
bene,
ha
non
sarà
forse
volentieri
a
meno
egli
è
calvizie
mi
,
il
si
e,
di
! Intanto,
altra
di
pii bianchi
a
seppellirete!
e
pensarci
di roler
a
fese
di-
volta,
il vecchio
cane
! Ma
la
picco-
dire che
un*
i
ci avrebbe
questa
per
tentato
presunzione questa
cui il Persico
un
circa
sentenza
orecchi
avuto
gli strappava
alla
quale ha
nessuno
rispetto.Ma
il Morandi
cosi l' avviavano
e
generab
rifina
può anche
quel letterario rifina.Tanto più
nessun
il Morandi
le mie
come
da
in
il
"
gius a
una
il
censurare
benho
detto scriver
avesse
sotto
poi
pensarci bene,
rigo
mezzo
ridire
a
stonatura
i neri
dello scrivere
il Persico
se
uno
solennità
certa'
con
l' arte
e
«
leziosetto
di
formulare
Manzoni
che
non
del
periodo
avrei
dire
se
risto
,
pedanterie, come
le
del
che
esagerazioni
certe
per
e
delle
l'altra
anche
indovinare
le
203
-
termini
non
letterario,
e
costoro
libro
che
tutti
lui restava
suo
libro
da
ancora
e
bene
toscanesimo
che
di
anche
però
egli stesso
allo scriver
appetto
»,
de
edizione
deve
ciò
era
il modello,
come
del
nulla,
un
piccolcenno
un
«
Si
il Manzoni
per
era
seconda
la
bene.
sta
questo
fatto
all'oscuro, cioè
visti appunto
esaminare
che
già dell'italiano
sia
non
neschi,
quegli oscuri riboboli fiorentisi,
mesimmaginaron ch'eglici avesse
veramente
! Tutto
che
li han
ce
aggiungere
aveva
cosa
alcuni
che
senza
v' è
—
mente
toscana-
quel
che
condo
se-
fare ! Se
noi citiamo
il
si
complesso
tarlo,
ci-
può
in
inteso, inteso
con
zione,
discre-
i timidi
assicurare
giudizio
», quasi per
che noi più in là non
aneleremmo, noi facciamo una
buona
deli
fesiamo
non
cosa
interpretiveramente
; ma
del pensiero del maestro.
Il quale s'aspettavada
molta
Firenze
lingua da aggiungere a quelladel suo
Romanzo
decimo
importerebbe,si badi
; poiché un
alcune
migliaja di voci nuove!
far che il Manzoni
A
anzi, progredisse
persistesse,
buisse
credo contripiù nella sua
esagerazione
sempre
€
con
,
,
pure
,
delle
la natura
avversàrjch'eglivedeva
Qualche
gli
e la qualitàdeobjezioni
opporsi
alla
ca.
teori-
sua
objezione era
rio
giustae qualche avversaabbastanza
in complesso contro
al
sereno
; ma
Manzoni
non
gandogli
parlavano che pregiudizjstorici, neda molti l'innegabile
originefiorentina della
nostra
lingua scritta; opinioni viete e grette contro
i dialetti,considerati
corruzione
che
si voleva
;
da
le
da
molti
come
una
criterjpedanteschicirca
molti
pomposità ;
per
ancora
conservato
meschine
quali a
nella
sua
lo
golata
sre-
stile,
zionale
tradi-
nicipali,
gelosiee superbie mudi piegarsi
molti repugnava
204
—
ai Toscani.
Che
più ?
—
giunse perfinoa vedere
si
una
(!)nel
quei paolotti(!)di
del clericalismo del Manzoni
nuova
prova
volerci
mandare
! Contro
scuola
a
ad
da
dottrina
una
che
suo
scani
To-
la
nonostante
,
sua
esagerazione, era
il frutto
pur
ne
meditazio-
d'una
assai viva
coscienza
e
lunga e laboriosa, "T una
coraggiosa del bisogno di riforma e d' innovazione
go,
nelle nostre
quanto mai larlettere,d'un sentimento
il grand'uomo vedeva
dunque
liberale,patriotico,
tezze
scagliarsipregiudizjvieti e improvvisate avventa,
melense
paure
e
insinuazioni
ciò, naturalmente, gli sarà
di trovare
parso
! E
temerarie
in
la
come
contropròva della perfetta verità della sua teoricatimerà,
che all'ulUn
contradittore degno di lui non
sorse
robusta
va
cominciaquando quella sua mente
ahimè
vacillare, ed era
a
già prossima a spegnersi!
fu l'Ascoli,non
Questo contradittore, che
tina
fiorendell'origine
fatto storico
sul
il Manzoni
taccò
at-
lingua '),né sul valore intrinseco,
cioè sulla intrinseca
organica,
regolaritàe coerenza
del dialetto ; che nessuno
(e
meglio di lui glottologo
codesti
quanto su
qual glottologo!) poteva sapere
due punti il Manzoni
meno
avesse
ragione. Tanto
della
sconobbe
1' altezza
efficacia
riformatore
come
del
dell' intento
della
Manzoni
nostra
e
prosa
la
sua
•);
e
quio
più profondamente dell' Ascoli l'ossegrandezza; il quale ossequio anzi
per la vera
lui suol assumere
come
un
particolare,
cert'aspetto
di religione,
di pietas. Ma
all'ideale del Manzo-
sente
nessuno
in
nostra
') Vedi
Morandi
Arch.
a
*) Ibid.
p.
Glott., I
153
del
p. XXVIII.
suo
,
p.
XVH,
libro.
XXIX
; checché
scriva
il
205
—
ni, che
così
avea
Pingegno
di formazione
della
l'Ascoli
anch'
profonde radici nella tempra deldel gran
dell'animo
e
coltura
sua
della
e
alla
tempra
sua
del
s'
s' èra
manierato,
e
anch'
nella
e
,
esso
quindi
e
,
Manzoni
').Il
francesi
scrittori
sugli
*
attività scientifica,
sua
alle prese
trovato
ingegno
suo
attentissima
formato
insomma
era
poi
considerazione
di
lità
qua-
letteraria,
attività
sua
qualità dei suoi studj e della
epperciò.perfettamente sincero
degno
nella
spirito,
suo
ideale
un
nell' educazione
e
nel modo
Lombardo,
alquanto diverso,
volta profondamente radicato nella
contrapponeva
esso
del
educazione
e
—
e
f
con
nello scrivere
italiano
un
libri
poso
pom-
di
letterarj
sva-
senza
una
a trattare
possibili
teratura
lingua viva e ricca, e principalmenteun libro di letla
sentiva
e
più d'ogni altra cosa
amena,
^
preoccupazione del riuscir chiaro e semplice a tutti
argomenti
riatissimi
formato
s' è
*) Questo
frase
l'ha inteso il
non
figliodi
chiede
Morandi, che, fermatosi
certo
degli
scandalo
scritti
nel
o
di
E
scommetterei
una
solito
a
scritto
della
di ciò. Ma
di
senso
immatura
e
rifare
di
non
doves-
ha
alcuna
preso
.
conoscenza
possibilein lui l'improvvisazione
meditazione
d'idee
essersi
manzoniano
non
del
soggetto
digeste!
ancor
del Proemio
stessa
ogni periodo!
è
'
Proemio
di esso,
aver
non
quasi improvvisata",
lo rimordeva
disfare
creder
la redazione
scandalizzato,l'Ascoli
!
bisogna
manifestazione
qualche
a
», e,
redazione
insufficiente
una
che
«
«
rapida
il
'
perchè l'Ascoli
tendendo
quasi improvvisando » in-
di malumore
dell'Ascoli,
per
all'Ascoli
forse
dire
che
concluso
momento
un
dell' averlo
scusa
subito
«
scoli
nello stile. L'A-
anche
principalmentesui tedeschi,
invece
troppo vibrata,ha subito
s'esser
che
umile
cristianamente
quasi
e
non
non
se
per
tormentato
Nel
non
lo
resse
pa-
scrupolo
quanto il
mo
«he, s'assicuri l'uo-
assai
più
dei
niani
manzo-
206
—
e
s'è trovato
scienza
una
ed
alle prese
è
,
il
liana
ita-
ro
stranie-
paese
aristocratico
sentimento
un
della scienza, per
elevatissimo
nobile
di
in
cresciuta
e
fare
V italiano per
con
nata
penetrato
—
quale
sacrifica
con
raria
lettesdegnoso scrupolo ogni soddisfazione
dall' accondiscendere
che gli potesse venire
a
di qualità brillanti non
sone
perfettamenteconprova
dar
e
scientifica ;
alla severità
inesauribile
se
nel
il Manzoni
la
preciso e
un
che
lingua italiana
la
con
sentimento
vasta
sua
guzia
ar-
sua
fa tacere
tre,
scientifico ').Inol-
teraria
larga esperienza let-
sua
d'artista
e
la
la
e
discorso
suo
con
di scrittore
per la
dissimula
egli la
interamente
quasi
così è che
e
aveva
vivo
più
fosse il
impazientedi
e
ciò
desiderabile,l'Ascoli
scientifica della
conoscenza
più
concetto
un
storia
pitiin grado di tracciare
pazientemente i limiti del possibile.
Lasciando
stare tante osservazioni
cettose
preziosee condi tante
diverse
che
lingue era
si trovano
accenniamo
qui
scaturiscono
La
che
principali
le idee
alla buona
—
dell' Ascoli, noi
Proemio
nel
la
francese
del
condizione
ne
cui
,
dipende dall' accentramento
unità
del
suo
che
,
che
sia
V attività
francese in Parigi,è buona, quantunque
intellettuale
') Questo
di tutta
m'è
rigore
verso
egli con
aliena
sempre
parso
un
dalle
un
gran
della
segno
giustezza
lo stile abitualmente
lepido, questo,
tal
a
sue
rigore
viene
non
attitudini
(le condanne
vien
di
questo
cosa
,
nere
ge-
imporre a so
stesso
prima che ad ogni altro una
privazione.Il suo esempio
mi pare efficace per la stessa
ragione per la quale al « sarto»
romeo,
dei Promessi
Sposi riusciva efficace l'esempiodi Federigo Boril sarto, « si sa
il quale, diceva
lui vive da
che anche
son
sempre
bensì
sospette)*,
condannare
co
di-
quando potrebbe far
pover' uomo...,
si sia » (cap. XXIV).
vita
come
a
scelta, meglio di
chi
207
—
sia
non
la cui
dipende invece
unità
,
L'italiano
ha
non
V Italia
perchè
ha
non
avuto
XVI,
p.
la
verso
al
meglio
diffusa
coltura
E
nostro.
i
grandi,
che
perchè se
capiscuola, sono stati
altrove
i
scarsi,
sempre
i
abbiamo
nel
tersità
altrettanti
forma.
fortificarci col molto
tutt' altro
qualcosa
che
perfezione
e
sarà
di
,
è
se
Francia
sempre
e
più
la nostra
laborioso
e
a
la
e
vezza
sal-
sapere
,
lingua che
desiderare
,
inutile. Quel
né
tempo;
si
può pretendere
giorno, quella
in Germania
dappertutto,il
o
è
minore
stata
situazioni solenni
prodotto
le
quanto allo sti-
solenne
applicato
a
zione
casalingo,è un' affettacasalingoapplicatoa soggetti
anche
il fare
naturai
lente. E
men
un' affettazione il fare
qualsivogliasoggetto
non
niera
ma-
,
storiche
cause
cupata
preoc-
solo la
qualcosa a
col
,
come
stati
dunque
seguitarein questa
in un
artificialmente,
in
più
Anziché
strumento
uno
verrà
manca
che
lascia
che
di ottenere
forse
sempre
popolare,cerchiamo
ajutandoci senza
abbiamo
; la quale, se
però
e
discepoli sono
troppe schifiltosità con
è
la
avuta
deale
all'ideale della tersità classica l'i-
sostituire
della
tiamo
bat-
Italia gli uomini
in
prolungare la nostra debolezza col
preoccupazione eccessiva, mutandone
col
diffusa
,
,
della
eccessivamente
salda»
la via che
V Italia si è
perchè
e
ne.
la nazio-
equamente
,
seguaci però
,
tutta
Germania
non
tra
,
generale
( Proem.
esempio, dunque, quadra
della
metà); il cui
caso
del
il perfettoaccentramento
nò
tedesco. Pure
'suppergiù quella
è
do
mo-
dalla
altrettanto
la coltura
modo
al
attivissima
in
unità
una
alla francese, né
ed
coltura
della
vivacità
e
ogni
diversa, la condizione
pure, benché
è eccellente
diffusione
ad
veniente; ma
d'ogn'incon
scevra
tedesco
—
—
208
—
Ma
è
in
l'Ascoli
direi che
e
;
scusa,
e
ha
n
ha
confine, per
non
lo
non
go
ne-
preparata la
confessione,egli stesso, quando,
incorresse
scritto
:
dall'un
«
eh'
ottenere
in
o
«
qualche
canto, par
anche
egli più
e* è maestria,
non
? Io
volere
inseguir l' inimico
si debba
geniale discorso
eccesso
senza
il Manzoni
»,
dall' altro
ce
e
qualche
a
la
quasi
spiegarecome
che
elevatissimo
questo
andato
—
gerazione
esa-
sempre
di là del
al
lo
non
rompa
la
temperanza,
e
,
quale
insista di soverchio
in
impedire che uno
il quale
propositoche gli par grande e mercè
operato cose grandi» (v. più su, a p. 130-1). E
un
pò d'esagerazionefondamentale
pare a
basti
a
a
un
ha
,
che
la
questo. Che
sia in
possa
condurre
preoccupazione eccessiva
F Ascoli è stata fin qui
è
vero
nella
;
ma
maniera
essa
della
pure
che
perpetuare quella
forma, che secondo
a
de*
maggiori
quella norma,
un
con
me
dell'uso fiorentino
rigida norma
anch'
tanto,
in-
il Manzoni
nostri
e
1' ha
lanni,
ma-
tutto
soprat-
applicata
,
una
tal
eccessiva
preoccupazione è
e
intollerante,e
al libero
ad
ogni
mette
modo
assai
assai
meno
meno
impacci
metteva
ne
sviluppo del pensiero che non
la norma
la dottrina manzoniana
Poiché
dei puristi.
ci obbligherebbe tutt' al più a qualche affettazione
dialettale dove la parola fiorentina esiste; ma
dove
ad ogni
esiste,ci lascia libero il campo
questa non
il puespedienteche a noi possa quadrare ; mentre
rismo
in certi cancelli,al di là dei quali
vi chiudeva
che la barbarie ! Supponiamo
secondo
era
non
esso
che
dell' e nel
l'Ascoli parli del dittongamento
francese bien
dell' appalatinamento
per cui è
passato il e nel fr. cheval per poi venire air a ss ibidel coiisonantizzarsi
del v nel siculo
lamento,
,
210
—
—
più complessivo e più
ta,
alto,essi si limitano e si compiono a vicenda. Ne risulcasalinga
quanto allo stile,che anche dove la semplicità
anche
tempre; ma,
adatta
è
dal
soggetto, pure
dove
da
della
la favella
dalla
letteraria,la favella
devono
storiche
vicende
la nostra
Manzoni
tre
l'Ascoli si
della nostra
E
e
considerato
il controllo
ebbe
ha
quei secoli;
raria
lettesivamente
esclu-
quella
cui, cessata
storia abbraccia
mi
pri-
male,
tutti
e
*
di
sei
la
negli ultimi tre secoli, che son
migliano
più prossima a noi, le nostre condizioni rassoa
quelle della Germania, nei primi tre, che
storia
però
i
guardato troppo
o
il
ma
essa;
la dittatura
tre sècoli in
la nostra
Il
insieme.
dittatura, l'attività letteraria è stata, bene
Italia. Ma
zionale
na-
troppo esclusivamente
l'Ascoli
e
sull'Italia,
tutta
zione
tradi-
e
regolatitutti e due sulle
lingua,per determinare
secoli,in cui Firenze
ai successivi
alla
quanto
V elaborazione
o
nuta
conte-
sempre
presente rispettoad
condotta
ha
solenne
situazione
toscana
sono
sta
è richie-
severità
cospirare assiduamente
,
e
e
naturalezza.
parlata e
,
Manzoni
levata
sol-
esser
una
dev'esser
scientifica,
limiti
nei
deve
essa
la solennità
soggetto elevato,
dalla trattazione
lingua
freno
in
anche
converso
senso
un
gentilezzae dignità
in ogni scrittura ; e per
indispensabile
infine è
che
al
tenuta
e
in
e
se
collegatialla nostra
coscienza
cia.
presente, rassomiglianoa quelledella FranSe dunque non
si può prescinderedai tre ultimi
cialmente
secoli,e quasi saltarli a pie pari, restituendo artifisono
ancora
Firenze
a
voleva
il Manzoni,
un
che
poco
fu per i
strettamente
anche
non
dittatura
una
si
già deposta,come
può dall'altro
adesso, come
primi tre secoli
la
a
lato
non
modello,
Parigi,o
dare
guara
almeno
quella
l'A-
-211
tene, d'Italia. Se
—
in Germania
nessuno
discerne 1*
«
lingua » e se neanche i dotti si mettono ivi
alla « ricerca del precisoangolo della patria tedesca »
da cui scaturì la prima fonte della linguadi Lutero, di
Klopstock e di Kant, in Italia invece tutti sappiamo
bene
quale sia stata la culla della nostra lingua,tutti,
indocti
doctique
sappiamo che la prima sua fonte
dalla patria di Dante
di Machiavelli.
è scaturita
e
E come
questa differenza così grande non avrebbe a
altrettanto grande nel modo
determinarne
che
una
nel provveder alle sorti della nodobbiam
tenere
stra
lingua ? E poiché tanta parte dell'uso fiorentino
l'uso fiorentino antico, che alla
presente coincide con
letterario italiano
volta è tanta parte dell'uso
sua
culla
della
,
attuale, la
dell'uso attuale di Firenze
conoscenza
non
ajuterà ad acquistarepiù pronta e più precisala
e' è
letterario ? Questo di vero
cognizione dell' uso
del Manzoni, e c'era tanto bisogno che
nella dottrina
fosse generalmente riconosciuto, che
pel momento
che il grand'uomo
fece.
ne
giovò anche l'esagerazione
ner
Adesso
giova teperò, sfruttata quellaesagerazione,
ci
ben
presente
cismo
riportata dal romanti-
della vittoria
Discorrendo
il Manzoni
dell'Ascoli.
il correttivo
soleva
dire
argutamente
,
che
il
,
già perduto perchè i suoi
no
propugnatori si fossero ricreduti,ma perchè essi eramorti
non
a
a
poco
poco, e quelliche nascevano
si potrebbe agclassici. E sta bene; ma
van
nasce
giungere:
classicismo
non
i romantici
e
fatto è che
classicismo
esso
siam
aveva
dove
il romanticismo
,
dopo
la parte esagerata
nelle
più né
sue
esagerazioni
classici né
più anch'essi?
son
aver
del
corrosa
falsa, è morto
e
proprie;
romantici
,
e
e
siamo
Il
noi
un
ch'
annon
po'
212
-
—
,
poiché
l'altra cosa,
Tona
e
come
esemplari non
i classici antichi
tenendo
doci
forman-
e
superabili,
facilmente
poi la
principalmente su di loro, ci riserbiamo
gli scrittori
più grande libertà, sia nell' ammirare
Tenuti
qualunque
dopo i classici sia nel trattare
che crediam
migliore per
soggetto e in quel modo
credo che lo stesso
Io
sia già quasi
moderni.
noi
successo
per la questione della lingua. Forse, per la
,
più
diffusa
t* altro
se
aspetto
agitata
avesse
questo secolo
in
vincere
e
modestamente
T
avea
già
di
s*
immaginano
abusare
non
che
della
battaglie
la nostra
che
lingua
la
!
ad
esser
Coloro
che
debba
manzoniana
altri frutti
s'
,
,
battaglia
anzi
vittoria
dottrina
la
ben
ancora
serie di
cominciava
e
,
s' è
come
finito di esistere.
già quasi
una
tut-
un
questione
s' accorgeva
lui
vinta
tempo
ha
risorgeràmai
non
riformare
per
non
il
la
immaginava
ancora
produrre
che
è
certo
pazione
preoccu-
risorgere sotto
,
Il Manzoni
da
a
la coltura
per
la scemata
forma, la questione
anche
Ma
paese,
generalizzata,per
e
della
più.
del nostro
unificazione
ottenuta
ingannano
:
le
ad aver
destinate
son
esagerazioni non
presa.
morti
purismo è morto, perchè i puristi son
mai
orche
alcuno
senza
quasi tutti
più ne nasca
;
loro
Il
,
i
ma
manzoniani
( il più
così
ne
tardi
nobile
suoi
più.
e
in
E
come
nome
quellesue
cetre, ed
sperare
poiché
,
Italia
nuova
)
il romanticismo
effetti in quanto ha
all'arte in
esso
possibile giova
parte della
anch'
spariranno
,
nascan
nei
sistematici
esagerazioni,per
Ippocrene, e Parche,
è
ma
e
le
no
so-
che
sopravvive
le catene
rotte
del classicismo,
senza
essi
imposte
anche
morto
quali «;
Grazie
a
ninfe,
sostituiva
213
—
—
lune
silfidi, gnomi, angeli,arpe,
le
rotte
letteraria
tradizione
');cosi
il
man-
sopravviverà nei suoi effetti in quanto
della
catene
imposte alla linguain nome
zonianismo
ha
»
esagerazioni per
le
sottentrerebbero
le
nelle
anch'esso
morrà
ma
,
sue
quali alle pedanterie classiche
pedanterie dialettali.
grande innovazione, in quanto è reazione al
passato, eccede. Ma deglieccessi essa poi si sfronda e
di foglie
si spoglia come
avvizzite;e resta immortale
la parte vera
e
giusta.Non v'è grandezza d'ingegno
Ogni
non
a
che
salvi l'individuo
v'è
grandezza
lung' andare
è
d'esprit
plus
E
fo
il y
?
bello
:
a
c'est tout
buona
una
in
quelqu'un
il Morandi
grida
imporre
a
tutti. Poiché
a
Voltaire
que
lo finiscano
che
suo
che
vero
il vocabolario
voti
lo faccia riuscire
che
l'eccesso
sempre
dall'eccedere,come
novatore
stanza
so-
qui
V
a
/
le monde
!
Anch'
io
—
volta
il Novo
quando
ingegnoso libro. Ma
sarà
ed
finito, (lo argomento dalla parte pubblicata;
anche
da quella compilazione con
cui gli
un
poco
han
le mosse
il Fanfani
rubate
il Rigutini), si
e
Vocabolario,
che
troverà
si
caso
è
nostro
quelleparole
comune,
so
e
al
cquelTistesseche
ci risulterebbero
ddiscémo
egualmente
italiano, storico, che
che
ogni
Italiano
*) Cantù,
op.
di
parole che
già italiana, è già
quella grandissima parte
confanno
nell'uso
e
colto trova
da
noi
*),
qualunque
fosse sfrondato
più
o
meno
bolario
voca-
di ciò
antiquato9)l
cit. p. 14-5.
*) Belli, Sonetto LI della raccolta del Morandi.
veniva, senza
volere, a concedere
*) È quello che insomma
il Manzoni
ricorrendo
stesso
a
,
Morandi
che
ricorre
a
matterello
esempj
come
(p. 181).
grappolo ;
e
il
214
—
si troverà
in Italia
ad
infine
ci
che
pure
e
voci
mancano
che
in Italia si
pre
seguiteranno sem-
contrapporre, non
lingua effettiva,ma
una
,
può certo
della capitale come
provincie per cose
le
,
eccella
quel
manchi;
le
come
,
in
cia
singola provina
lingue straniere
solo
quel
influenze
ancora
tanto
che
ranno
vor-
non
priamente
pro-
estrinseche
séguito, e lo stesso
in quistione.
Sicuro,
dei vocaboli
Perchè
valor
quel
è
non
relativo
,
il segno
ha
un'idea:
dall'essere
no
quel
notorio
scrittore che
che
gli
esser
un
abbia
solo
viene
l'essere
dal-
ricevuto, di
assoluto, che gliviene
da
derivato
evidentemente
o
co.
intrinse-
il valore
comunemente
valore
un
intrinseco
vocabolo
un
valore
usuali, dal far cioè
di vocaboli
valore
,
ancora
o
che
vero
ci
che
artistiche, e il gusto dello
molto
gole'
sin-
la
nomenclatura
di
le
tutte
letto
il dia-
come
espressionidelle
cui
stesse
contribuirà
e
lingua in
una
,
tanto
ma
rispetto
,
,
,
italiano
sarà
contribuire
che
partibus
1' uso
fiorentini,a cui
da
nulla
air Italia
abbia
nissimi
comu-
degliequivalenti fiorentini ; ed
boli
quellaqualunque parte che risulterà di voca-
ha
darci
modi
e
invece
usare
esclusivamente
non
—
parte
d'una
vocabolo
altri
intera
caboli
vo-
glia
fami-
isolato di ignota
facile o difficile
origine,ossia dall'esser insomma
tuitament
a
capire e a ricordare; dal rassomigliareo no fora
parole con cui non abbia nulla che fare
facile o no
cioè
confondere
esser
a
pel significato,
altre parole;dall'essere di spedita o di difficoltosa
con
suono
pronuncia, dall' aver
grato o ingrato,e
da
e
altre
cose
canterano
fanno
il loro
simili. In
son
d'
Toscana,
uso
ufficio tutti
comune
e
due
p. es.,
tutti
cassettone
e
due,
e
efficacemente;ma
lì
215
—
dei
due,
dell'altro,che
già, penetrata
cT
una
il
valore
nazione,
tutti
quando
neir
le si chiede
non
basta
sien
che
già
più chiaro
capisce perchè
spontaneamente
assoluto:
che
basta
si
non
significa.Ora
che
quel
è
è intrinsecamente
cassettone
espressivo
—
più
abbia
se
comune
abbia
il valor
avvezzi
gnifich
si-
parola
una
uso
ed
o
no
relativo,
capirla e ad
E il volerla tór di mezzo
a
disegno per sostituirle
un'altra più bella, più buona, più ragionevole,
sarebbe
una
stoltezza;o per dir meglio era una
usarla.
a
stoltezza
perchè più volte i nostri vecchi linguai
far dipendere dalla
vollero
convenienza
intrinseca
il divieto d'usarla,send'una
o
parola il permesso
za
ch'ell'era già in uso
conto
tener
ne
*)!La riflessiovien
d' una
troppo tardi quando 1' adozione
rola
paè stata
spontaneamente compiuta, e che oramai
l'uso
istintivo. Ma
è diventato
ne
quando si tratta
è nel caso
di parole, che si vogliono, come
nostro,
adottare
volete impedire alla
come
per riflessione
di esaminarle
riflessione
la
prima e di scrutarne
,
,
convenienza?
deliberato,
volete
Quando
freddo,
a
che
si adottino
per
i fiorentinismi
fattisi italiani nell'epocadel' « cieco
potrete impedire
come
che
qui
che
') Di
in coda
le
restano
da
mi
ciò
discorre
freddamente
quel
di
lingua
ed
è
d'un
ch'è
bisogna
esclusivamente
effettivo
uso
che
a
Firenze,
la Prefazione
badare
qui è,
fiorentina
ma
del
si
Morandi,
in
sarà
ben
bolario—Ma
Voca-
quella parte
d'uso
quanto si propone
semplicemente possibile.
ciole
spic-
del Novo
che1
»,
ragioni
principaliosservazioni
fargli.
benissimo
non
assorbimento
di essi ?
ciascuno
sopra
Vili. Ed ora,
per finirla sul libro
metterò
proposito
un
tivo
istin-
all'Italia
216
—
Die*
che
egli(p. 222)
confutata
mente
Zendrini
trionfai*
«
Diez, che Ve breve
del
norma
ie in italiano
vi si faccia
accentato
ha
lo Zendrini
si faccia
latina accentata
latino
la
»
—
Ma
uo.
e
breve
Yo
il passo
dello
egli si riferisce *) è tutto un deplorabile
da un ingenuo malinteso, e non
garbuglio mosso
« trionfalmente
»
altro, se non che
giova a provare
cui
l'uscir dal
la pretesa
proprio mestiere e con
d' una
bucce ai più riputatimaestri
le
propria,conduce
non
errori
tale
di
rimpiange
Morandi
l'immatura
stesso
,
quando
quel
donò
mi
che
il
bili
risi; che
più
nessuno
fine.
crudele
e
plina
disci-
a
ingegno
lo Zendrini, di cui
permetto di dire
io mi
Zendrini
di eletto
le persone
certamente
era
me
anche
immancabilmente
di riveder
Ed
al
dissi allo
discorso
suo
malinconico
ricordo, senza
un
( eh' io serbavo come
immaginarmi che altri mi costringessea scriverne):
Quando il Diez dice che
ne, sutor, ultra crepidam!
esigilo,inneggia ecc. son le forme popolari,e esilio,
—
invidia
,
son
le forme
dotte
,
attualmente
sian
inveggial
Intende
più
usati
comunemente
dire
che
se
dire che
intende
non
esiglio e
i latinismi
esilio
e
pigliatotanto il sopravvento da esser
netica
divenuti essi le forme
Y alterazione fopiù usuali
popolare però si vede solo nelle forme esiglio
e
inveggia. E quanto all'afe e sìlYuo egli non
nega
che in alcune
parole italiane, derivanti da voci latine
si
è o con
8 accentato, codesto
con
dittongo o non
luppatosi
sia sviluppato (come è per es. in bene, rosa) o sviinvidia
han
,
si sia
*) Della
Università
per
una
ragione qualunque
nuova-
lingua italiana, Discorso inaugurale letto nella R.
il Nov. 1876; p. 53-56.
di Palermo
218
—
_
il Morandi
chia
*),e
per
formularla
almeno
la
era
l'effetto non
è
se
che
da
da
vietare
e
un'altra
cuore
una
a
subordinata
all'altra
che
dove
voce
è
vero
assoluta
è
che
così
di
concetto
un
Per
la
esempio,
di
ecc.
ad
o
non
una
far
quando
rola
pa-
nulla;
si passa
affine
ossia
,
allora il
voce
fuori
resta
da
che
ma
essa,
dalla
norma
si passa
se
derivata
un' altra
passi
che
ci abbia
non
coordinata
o
avvenir
può
riuscito
pedinare,
corona=c8róna;
ad
voce
Il
ecc.
*).Cioè,
ad
es.
quale pexò
gli è
non
pedata,
si dice
che
è assoluta
p.
Alla
li governa.
che
non
è men
certo che si dice genepiede, non
ralmente
piedino; e se si dice lieto e letizia,è pur
si dice fiero e fierezza, siepe e assiepa*
vieto
re,
intenzione.
poiché
norma
se
degli altri. Questa
tutti i fatti e di formarsi
della
a
certo
buona
sua
la accampa,
non
esattamente
,
certo
contro
più
rispose
abbracciare
preciso
stesso
è
ove
dittongo
accentato
lora
d'accento,perchè al-
complica un influsso di
carattere
morfologico o tematologico.Ho detto può
realmente
avvenir
che passi,perchè le cose
stanno
così, che in alcune parole non
passa: si dice novità,
direbbe
nuovità, piedata
bontà, pedata
e
nessun
ragion fonetica
colla
si
,
ecc.;
in alcune
altre passa,
e
assiepare, fierezza, vietare
rezza
e
oscilla,e
molto
checché
parola, e
*) Tutti
in
sono
vetare
i
in
come
dice
nessun
le forme
grammatici,
fe~
in altre
ecc.;
tutt' e due
uso
dicano
e
ecc.
assepare,
meno
allora
risolutamente,
che
della
dietro
i
grammatici italiani empirici ne parlano. Si veda
Osservazion
poi anche Diez nel capitolo della Grammatica
circa le vocali
n. 7; Ascoli, nel già citato Proemio, p. V
e V1H.
'
'
*) Ne
'
di
ho
pur
Cesare
toccato
risila
Tamagni,
'
Storia
continuata
della letteratura
da
me;
a
pag.
580.
na
roma-
i
219
—
un*
—
unilaterale
osservazione
incompleta e
regole assolute che
formulano
parole
buonissimo
come
,
dei fatti
le
ineseguite,
restano
cuoricino,
nuotare
non
Se si volesse ricercare
sproposito.
il segreto di queste tante
divergenze,si troverebbe
forse
che la principalenorma
(non dico Tunica) è
quella che risulta dal confrontare ferità,ferocia,
bontà
ecc.
con
pedone (soldato),
fierezza, piedone
(grosso piede),buonissimo
ecc., cioè che il dittongo
inaccentato
difficilmente ha luogo quando la parola
è la diretta continuazione
d' una
parola latina (/#ritatem
ecc.)ie difficilmente invece si evita quando
la parola italiana sia di coniazione
posta,
romanza, cioè commai
parranno
se
assieme
vede
uno
sol
in
( non
latina
mente
novissimus,
anche
non
romanzo
più,
derivati
bonus
volte
,
-issimus),ma
(-itia,
mai
detto *feritta o *bo~
parola è proprio effettiva-»
la
o
da
nuovissimo
,
pare di conio romanzo,
ci fosse in latino,ci sarebbe
ma
è
fiero
latino
novissimo
come
come
da
si
come
), mediante
oramai
,
perchè, se
lo stesso
in
perchè par che
buonissimo, facilissimo (latino
italiano,epperciò è usuale
sia
era
combinati
ma
,
metallo
Alle
non
buonissimo
i latini abbian
nissimus.
latini,
,
più ferus
suffissi di puro
che
il latino
quando
fierezza
buono
senza
di elementi
occorre,
nuovissimo
lo rimandiam
facillimus). Molt'altro ci sarebbe a dire, ma
a
miglior tempo. Qui tronchiamo, non
senza
prima rilevare la stranissima
pretesa $el Mo-
randi che
»
un
(p. 227).Lasciando
poi
una
com'è
stare
tutte
sia
le
un
«
re
erro-
ragioni generiche
gli avverbj in -mente
Essi son
posto,
comun
ragione specialissima.
risaputo,dell'ablativo d'un aggettivo
toccate
c'è
del Manzoni
ciecamente
or
ora
,
per
220
—
femminile
con
l'accento
di tutta
e
del sostantivo
principalel'hanno
però
ne
l' ablativo
conserva
la voce,
—
sul
e,
di mente,
me
com' accento
pure,
il
mens;
se
gettivo
l'ag-
secondario
se
proprio accento: ognuno
può sincerare pronunziando, p. es.f placidamente
tura
pulitamente. La lingua spagnola lo nota addirit-
codesto
suo
beninteso
accento
in
,
lo noterebbe
dove
e
scrive
fossero
se
,
plàcidamente
plàcido
e
fuor
quegli aggettivi
di composizione
putidamente
e
putido. Sicché
con
doppio
un
In
secentista.
e
seicento
; in
accento
che
è
il Morandi
un
una
nel
cento
sei-
scrivesse
si ha
secentista
il Morandi
Manzoni
il Manzoni
iscorgere il perchè
non
( sp. ciega-
ciecamente
mente) sta benissimo, e il cecamente
in altro luogo del
gode di trovare
pedanteria ').Né più oculato è stato
scrive
come
composto,
si ha
un
rivato
de-
E poi
indecomponibile,con un sol accento.
ha niente che fare
il dittongoet di sei (=zseod)
non
Vie di piede ecc., bensì è un
con
un
dittongo come
risultato simile a quello che si ha in noi, voi, poi
ci menerebbe
(z=nos, vos, post),e la regola del Morandi
suo
malgrado all'obbligodi dire e scrivere
anche
di pomeriggio !
poche per poiché al modo
,
"
Erroneo
fatto del
il concetto
è pure
rapporto in cui stieno
fa, sta,
va,
da,
dai, dell'uso attuale
alla
U
tra
il Morandi
loro
s' è
gì'imperativi
gì'imperativifai, stai, vai,
toscano
(p.253-4). I primi sono
e
fosse
se
pronunzia anche cieco come
affatto oziosa rispetto
resterebbe
e perciò la questione
e, poiché
pronuncia toscana. Ma qui si tratta d'ortografia;
') È
ceco;
che
vero
Manzoni
che il Toscano
scriver
seguitò a
Altra
cosa
è
cieco,doveva
scrivere
anche
cecità,cechità (sp.ceguedad).
camente.
cie-
221
—
diretta
la
continuazione
regolare
e
degl'imperativi
da; i secondi
fac, sta, vade,
latini
—
le seconde
sono
persone
funzione
singolaridell'indicativo presente volti alla
d'imperativo.I primi sono
oggi usati in
Toscana
solamente
dalli
da9
né
fa
che
dir
stis, sicché
moderni
i
troverebbero
farebbe
del
A
in
€
»
seguito le
titolo
del
un
158
p.
del
1829
poi
quel
anche
guente,
parola se-
male
di
avrebbe
che
ci ha
ve-
a
lere
va-
lasciati
»
tutti
certo
a
da
vestigium
rider di
d'accordoa
ha
il Morandi
escogitata,
Etimologico.Intanto egli
Y LXXXVI
meditare
dei Pensieri
Leopardi.
prosa
al
scrive
e
(p.245) ? Disputano i
1' originedi questa voce
*),
che
dell'etimologia
da qualche vecchio
presa
non
ogni caso.
fa
(che
segni
fiamma
cuore
o
toscano
si dice
vestigia flammae
veteris
etimologicirca
si
ma
da
derivazione
dell' antica
veste
:
iniziale della
etimologicamente «
la
nel
de' libri. Ma
come
comune
fammi,
darrètta).
della
dire
ma
in
usati in
sono
meno
la consonante
raddoppiare
e
né
più
l'italiano
è
non
E
ecc.;
talora troncare
si possono
retta,
da*
vattene
nell'italiano odierno
e
secondi
I
composizione,come
dagli,stacci,
o
antico
'in
di
dice
il
mille
volte in
Nova
quattrocento
».
Ma
avrebbe
codesto
poesia»,
datoci
citato
pretto latinismo, e
«) Vedi Vanicek,
«
seguitoanche
fiorentino dell' o
vezzo
Vita
Dante
che
da
per
si deve
se
un
codice
nella «edizione
titolo sarebbe
per
da
uo,
convincersene
in
lui
stare
dei
mi
pri-
pesarese
ogni
basta
caso
con-
Griech. Latein. etym. Wortb., sotto la
stig-\e gli autori ivi citati.
dice
ra-
222
—
siderare
—
primi tre righi della Vita
i novo
E latineggianti
son
ecc.
pure
dà influsso
in poesia, favoriti anche
fiorentinismi
eran
?) e non
quando e donde sarebbe entrato*1' uo
i
che Dante
siculo
comunemente
IX.
allora i Fiorentini
anche
se
centralità di Firenze
è
almeno
ha
ne
non
di
come
detto
facile
cosa
mio
a
menti,
ram-
il Mo-
me,
ha
scritto che
mi
ciò
re,
sottintende-
a
quanto
la
«
Ascoli
perchè,eh' io
parlato.Ma
mai
avrebbe
no
italiano
dimentichiamo
io
vero,
quello stesso
in
se
avessero
(p. 155, 198).Dell'
»
materialmente
egli,forse
randi
ed
V Ascoli
che
neir
venzale
pro-
ecc.?
novo
Dice
usa
e
allora ;
,
letterario ;
questione4)
in
gellare/
fla-
a
preso
dovuto
leggerequeste parole:«... a
facilitare la diffusione del toscano
giovò la maggior
che
in complesso esso
conformità
ha
col latino
specialmentenel vocalismo; e la sua posizione geografica
,
al
lato
fa
ed
il
,
partecipareche
8
un
,
l'Alta Italia,dall'altro
e
da
il lessico
specialmente per
,
l'Emilia
con
d' Italia
centro
perciò esso
,
,
Roma
con
che
dunque il Morandi
ho dimenticato
io non
nulla ; ma
gli è che codeste
due ragioni,le quali del resto starebbero quasi altrettanto
il
e
»
Mezzogiorno...
T Umbria
per
') «In
quella parte
si
poco
dice
incipit Vita Nova
*) Vedasi,
Del
resto,
ben
del
e
le Marche
della mia
libro
potrebbe leggere, si
quale
:
j. Vede
su
di
fuorché
parlare
le opere
di
Roma
,
memoria, dinanzi alla
una
rubrica,la quale
piace, i miei Saggi Critici,p. 520.—
dove
,
della
per
».
ciò, se
si badi
trova
e
ci fa
da
spia
la
ortografiadei manoscritti
Dante,
ma
non
di un'
i suoi autografi.
poiché ci mancano
*) Saggi Critici,
p. 441, nota.
rima
,
antichi
ortografiadi
siamo
postenenti
con-
Dante,
223
—
quanto
prima
v* è
X.
simil
una
Dice
causa
p. 264-5
a
quando ci fu la
splendidasupremazia
da
Fiorentini;ma
dei
non
cioè la
somma,
e
sé
con
che
io
sero
val-
e
concomitanti
cause
come
poterono bensì valere
la Toscana,
per
—
causa
raria
lette-
valgono poco, ed oggi
la quale possano
spirare.
covolli intendere
non
un
te
veramen« Ma
ragionamento,e poi ripiglia:
eh* eglinon
abbia
ho detto troppo, affermando
teso
inintendermi. In un altro scritto... egli m'ha
certo
suo
io
voluto
bene, che
tanto
eh' io addussi
sicurezza
Quanta
viene
Egli
così
si
il Caix
già contro
del
ad
del medesimo
serve...
fatto suo,
mento
argo-
contro
e
».
anzi del fatto altrui!
di contradizione
accusarmi
lui
me
insie-
di
plagio,sopra una semplicesupposizionepeggio
che
gratuita e peggio che indiscreta. Chi ha
al sig.Morandi
che io avessi letto il suo
detto
ticolo
ardell9 unità
della lingua rispetto alla commedia
(donde avrei secondo lui tratto quel ch'egli
il suo
chiama
argomento) quando nei miei Sàggi
Caix ? Il suo articolo io l?ho
Critici disputaicol prof.
letto la prima volta in questo stesso
suo
volume,
dove
egli rivede le bucce a quei miei Saggi ! Prima
e
,
di
trovarlo
in
questo volume, io
non
sapeva
no
nemme-
da saqueirarticolo esistesse ; ed ho ancora
pere
lo avverte
poiché nel ristamparlo egli non
diamine
egli V abbia pubblicato per la prima
Certo però non
nella Nuova
Antologia,o in
che
,
dove
volta!
,
un'altra
diffusione certa
una
il
di
rivista di
non
aver
quel
suo
altri miei
quelle che
e
immancabile.
io ribattuta
articolò
,
danno
contradittori,né
Sia
delle
nessuna
là dove
ad
ribattevo
notato
mai
un.
come
articolo
si
sia,
objezioni
quelle degli
sue
il mio
accor-
224
—
do
lui
con
mentre
alcuni
su
avevo
scritti, lo avrebbe
di
punti
qualche importanza,
all' occorrenza
citato
pur
—
altri
far accorto
dovuto
che
E
capolavoro m'era
proprio sfuggito.
fare l'ipotesi,
almeno
per cortesia, che
si fosse incontrata
una
sua,
altro
non
se
il Morandi
supporre
del
sua
! In
manzoniano
è
non
che
Carmagnola
suo
Lettera
Chauvet,
a
del
mia
gomentazione
ar-
con
fa
che ! tutto
!
suo
questo poi
il Manzoni
cenno
Adelchi
suo
contrarono
s'in-
articolo
un
della
e
questa lettera al
in
pubblicata?
ha
non
una
? Ma
termini
appunto
che il Morandi
Casanova
poi
come
signormio
e
suo
pareridi Perpetua
fuorché
! Ah
fosse passato inosservato
quel
inavvertitamente
Cardinale
quellidel
con
poteva
i
come
suoi
«Nel
1820»
in Patrovandomi
«
quel padre incorrotto
scritta,in rispostaad un critico corrigi,avevo
dissertazione in
mia
tese (T una
tragedia, una
francese... Queir opuscolofu poi pubblicato,qualdal mio
illustre e pianto amico
che tempo dopo
di quella
traduzione
una
sua
Fauriel, insieme con
di un'altra
ac
e
tragedia, che, tutto insieme, cornTeatro
il mio
tragico» (p. 14).
pongono
diceva
«
«
«
«
"r
«
,
Ma
Questo sia detto pregiudizialmente.
è
che
mia
il Morandi
copia
diversa!
certa
»
arricciati
non
forma,
del resto
in
avrebbe
sono
anche
tà,
è in real-
il Manzoni
»
avuto
Fuso
in
in
«
baffi
tava
mu-
ricciati
ar-
bisogno
fiorentino
di
tuale
at-
questa precisa
in origine,già si sa, come
inanellati
ecc.),ma oggi-
punta
parole fiorentine
lo
condo
se-
fatto
estrinseca, af-
quando
consultare, per questa mutazione,
:
essere
ne
sua,
all' estremità
baffi inanellati
in punta
della
consonanza
che
dico
Io
dovrebb'
,
una
nopostante una
«
che
la osservazione
il piti
bello
sono
,
226
—
pensiamo
Tanto
è
un
E
arabismo.
! per
no
in
?
Sapete
il toscanesimo
antico
un
scritto
avere
che
sciocco
anche
si sia dovuto
di Firenze
antico
un
cifra
e
espressione
che
noi
attuale
uso
un'
così
usare
è
i Fiorentini che
e
dopo
! correggesse
sono
diremmo
T
sciocco
romanziere
oggi un
se
che
baggèo
Italiani che
noi
quanto pensiamo noi
antico tedeschismo,
fiorentinismo,
guerra
—
più
soplice,
sem-
con
consigliare
dove
invece
il toscanesimo
mincerebbe
co-
attuale
?
,
dicessimo
noi
Quando
minestra
sciocca
brodo
,
sciocco, nel
di minestra
senso
scipita ecc., perchè
è realmente
fisico,
questo significato
quest'uso particolare,
sero
specialedei Toscani. Ma se i Toscani l'avesdivulgato ab antico in tutta Italia,noi adesso,
in astratto
la prima origine toscana
pur riconoscendone
lo adopreremmo
abitudine
tradizionale
per
,
nazionale,
C
è
in
è che
m' ha
miei
in
contradizione
ho
mostrato
a
appartienead
mi
strada
di credere
p. 563-4
misi
a
nuovo
che
ho
fare
lo
me
! ).Ma
saggio
disdirla
,
sarebbe
Ho
spoglio dei
a
cui
stato
l' insinuazione
il Manzoni
e
il Morandi
beli'
Promessi
a
p.
il fogliodi stampa
un
563-4
a
pezzo,
per
e
settantina
arrotondando
fatta
:
giustificazione
Sposi
le p.
che io
dei
fatto
af-
sbandisse
tirato da
e
egli (« una
bene
p. 457
A
sta,
la falsità di code-
però una
1873, ed
spettan
quei sessantatre
sorpresa
il Morandi
ap. 196 in nota, certo
per
davvero
dimostrato
già
era
mia
,
si fa
come
d'avvedermene.
scritto del
uno
quellapagina
T altro
fatto da
,
caduto
al Manzoni.
così, accusa
contenente
con
stesso
me
son
(p.196-7) sulla
egli,mentre
diciam
quando
con
di sorprendermi
la manìa
,
Saggi
la p. 457
Morandi, ha
mi
? Non
discorso
questo
bugiardi*).
una
messo
T
il
in
contradizione
co' testimoni
1) Ma
alla Toscana.
pensare
contradizione
Gli
pare.
senza
porre
com-
ci trovai
»
il computo
p. 563
457. Del
dice
già
si
richiamasrimanente
,
227
—
In
XI.
checchè
nelle
lunga
una
bella
e
nota
a
V
mantengo che
interrogazioni(chefa egli il Morandi?
attuale,sebbene
il lui
modo
stesso
che
come
sporre,
e
ecc.
ecc.
,
sce
glisi sostitui-
'gli.I qualiultimi
non
sono
egli;allo
o
egli,ma
stranio,ta'
estraneo, tali
esporre,
che
stesso
e'
salvo
è
es.),dell'uso
p.
sempre
ma
,
fondo, di certo, lo
in
non
s'è creduto
da molti
come
che
vero
il Mo-
eglinon
,
sia
13*4
p.
io
il Morandi
dica
ne
toscano
sono
—
insomma
sono
lo stesso
per questo si direbbe
non
che
parole usuali. Il fatto è che quando diciamo egli
di e' sa, Jgli studia
sa, egli stadia, e perfinoancKegli, in cambio
anche
lui,noi facciam prevalerela tradizione letteraria sull' uso
A proposito di questo benedetto
toscano
presente.
pronome,
ecc.
sporre
son
—
il Morandi
frantende
dicano
non
leggiamo
i classici
leggere
mai
scacciar
mio
quel
al nominativo.
che
r e
che
dire
voluto
p
penna? »;
noi
antichi
trovarci
dalla
nostra
,
a
,
adoprano
perciò subito
passa
il Machiavelli
rentini
i Fio-
sempre
lui lei loro al
usa
sempre
a
potremo
il Morandi
dà
a
s' io avessi
come
Vegli
nominativo,
il lui
mai
e
catechizzarmi,
a
sia pur
l' egli,non
Ora,
mente.
dire:
seguitando
affatto arbitrario
senso
un
e
volevo
e
de'Toscani, ma
i classici
E
c'importache
quando a, noi tutti l' egli,
loro grandi antenati,ci viene
dei
alla
e
toscani
questo
s em
lui
nelle opere
bocca
che
: «
rinarmi
pretesto a scio-
trae
ne
,
sulle labbra
Vegli in
morto
parole,e
che
altro
più
sempre
spontaneo
mie
inutile. Io dicevo
lezione
una
che
alcune
m' insegna
e
che
e
anche
registrache gliantichi fanno un tale uso, e cita anzi della
delle Lingue
Grammatica
Romanze
del Diez il «lib. IV, sez.
1,
così bella aritmetica,
cap. Ili,§ 3 » (mi dispiacedi sciupare una
il Diez
ma
dovea
scrivere
il Morandi
solo
ch'è
notare
questo
che
suo
leggere
letto
lui, lei
degliscrittori
dove
Boccaccio
per
ecc.,
pochino più
e
Dante
lo
che
meno
il
di lui 1
dal fiorentino
discorda
«
io,con
da
io dovrei
ermeneutica
sua
,
e
senso
che
Boccaccio
«
gì"Italiani
! ) ; creda
io volli
presente
moderno,
co
l'Ascoli,dimenti-
letti sempre
son
che
creda
classici nel tenerci
eglidica che
ecc.
nel
sempre
equivoco il suo;
mero
anche
(a seguire la
»
un
Creda
§ I,n.° 3!).Troppo incomodo!
:..
dopo (p. 198)
Dante,
taliani
V ho
antico
poco
che
stato
l'efficacia
il fiorentino
benché
invece
»
che
ora
non
tutti
gì'I-
intendere
fanno
il Machiavelli
quanto lui,accorgendomi benissimo
Diez,
me
lo
perdoni, l'ho
tro
al-
letto
forse
dei
un
228
—
riferisce
randi
confuta
e
—
mio
periodo dov' io
dapprima toscaneggiava per
un
,
che
dico
il
Giusti, che
istinto,dopo eh' ebbe
mero
continuò
Egli
che
oppone
del
mente
farlo
a
Giusti,
anche
convinzione
per
tanta
teoria
non
che
questi
«era
e
zoni,
col Man-
amicizia
stretta
ca.
teori-
rimase
e
eh' io
^ico
è
che
lo sentì
Giusti
,
quel
; ma
V influsso del Manzoni
certo
molto
pre,
sem-
diceva
egli stesso troppo modestamente
lo nego
orecchiante
»
4).Ed io non
come
un
in
anche
tutto
nella
mai
entrò
nel
modo
più
,
cui
dopo parlò
colloqujdi Milano,
riservato
con
ne' vivaci
dubbio
senza
discorso
confronto
il famoso
che
Romanzo,
confermare
tendenza.
Certo,
da
il Manzoni
mi
comitiva,
che
ha
i
il
,
lingua si
sarà
anche
del
edizioni
la
già dispiegata
Giusti, orecchiante, avrà seguita
orecchiante
s' è
cui
di
delle due
Giusti
nel
—
n' è prova
come
fecero
dovè
religione
ove
;
appunto
perdoni l' irriverente
si
sa,
assai
di
il
e
—
uno
come
po,
zop-
segue
paragone,
una
accompagnato, zoppicando. Già
si
ogni scuola letteraria,ogni partitopolitico,
ha ogni gradazione e ogni tinta
ogni setta religiosa,
di proseliti,
ha i suoi teorici,ha i seguaciche sentono
più che ragionare, ha i prudenti,ha i fanatici,
furbi, e
Crede
il Giusti
così
poi
il Morandi
nel
campo
almeno
colpa
toscane,
volta.
in
di certe
*) Come
quello che
via.
poi
era,
che
del
parte,
tirato per forza
io abbia
Manzoni
«
alla teoria
buire,
poter attri-
per
manzoniana
»
la
po
troppo popolarie tropsguajataggini,
del
Giusti. Ma,
il Giusti
il Morandi
sia
ce
stato
lo
lasciando
troppo modesto
spiegheràcon
che,
stare
a
comodo
darsi
se
per
un' altra
—
e* è
vizio di cui credo
dichiararmi
immune,
fini sistematici
delle
la
stato
sono
io
intrinseca
pratica
che
E
—
che
senza
egli
il
primo
la
tra
finisce
con
V accusarmi
queste
parole
d' avvertire
colui
il
quanto
quale
,
della
venie
intorno
dalle
il
era
lingua,
i Promessi
chi
:
«
della
teoria
(che
ai fatti)
con
e' è bisogno
che
perfino
nota
sua
prova
vi"
manzoniana
alla storta
ceduto
fossero
Sposi
? Lui,
stato
una
,
avesse
è
il fatto
dir cosi
lingua!
sulla
Non
la
e
nientemeno
stato
violenza
Giusti
per
,
Manzoni
questa
sia notabile
giustezza
alla
che
di far
finità
stretta af-
una
relazione
sua
quale incomincia
circa
È
egli poi
sa
! Il
contradittore:
[dottrinadel
!
la sincerità
e
mio
trovare
davvero
trovarla
il Morandi
al
a
il Manzonijstesso,
nella
a
fatti
dei
domando
del Giusti ? No
il terzo
presunzione possa
quello di alterare per
è
realtà
impressioni,io
che
229
opinione
guastati
stati
correzioni».
XII.
291-2)
A
proposito del
tra
e
ribatte
egli
fra
(p.
pra
(v. qui sola prep. fra sia sparita
a
p. 84). Egli crede
dall' uso
fiorentino perchè si confondeva
con
fra
di frate. Potrebbe
tronco
anch' essere
la spiega:
zione
è cosi bisbetica come
forse parrebbe agl'innon
esperti.
Ma
nell' uso
italiano la prep.
fra è sparita
ciò che
noi
abbiamo
ne
scritto
,
forse ? Quale
dice ? Chi
? Che
mai
la
:
«
«
colto
ci sente
o
«
sua
non
1' ombra
dicesse
confusione
è
un
la scrive
non
pur
il Morandi
se
temere
«
Italiano
fatto
frate
comune
la
dell' affettazione
mo
dobbia-
davvero
che
con
non
e
io
,
a
sponderei
gli ri-
tutte
le
di parole di più
un
numero
lingue,1' avere
gran
significatia distinguerei quali basta però quasi
del discorso ? » ( cosi il Morandi
il senso
sempre
,
230
—
stesso
a
p.
poniamo
:
«
296). Del rimanente, io non
fra Jacopone e il Morandi
la
solamente
»
ecc.
;
abbastanza
avrei
nessuno
ore»,'
male,
suona
sarebbe
come
ai
in
fra
«
abbiamo
lettori
mai
franchezza
e
non
»
al*
stato
il fra quando
sonerebbe
il
mune
co-
ne
Jacopo-
tra
«
adopro
quando
di
v' è
essendoci
come
il tra
,
nostri
! Insomma
Me
nome
direi mai
il Morandi
e
me
le tasche
adopero
e
fra
«
direi
e
,
scrupolo, non
frate di
il tra
patria »
dire
a
ma
rotto
cun
—
in
fra
tra
"c
tre
male,
suona
ci
scortesia
re
cor-
sche.
frateluogo a confusioni
Nei casi indifferenti adopro quel che mi capita.
che
fosse già
Non
risusciterei il tra o il fra
»,
darebbe
quando
o
,
morto
stantìo
e
i suoni
all'uso
omaggio
per
non
ma
locale di Firenze
nell' uso
entrambe
radicatissime
utilissime
ecc.,
di variare
il modo
avere
per
,
una
ammazzerei
in
delle due
voci,
nazionale
comune
quella variazione.
portunamen
op-
Il
e
valore,
nessun
soppressionidi parole
anzi T inopportunitàdi certe
dente
eviuna
preferenzeassolute di altre, sono
prova
di esagerazione in quel principiomanzoniano
da cui tali soppressionie preferenzelogicamentederivano.
Un
far camminare
tempo i puristi voleano
i manzoniani
molte parole morte
no
puri voglio; ora
delle parole vive. Io non
strozzare
né recerco
surrezioni
e
di morti
Fin
qui
de
de
? 0
Ma
davvero
fu forse
consiglierianche
con
si, se
la
sua
solita
si considera
e' è
in
questione
anche
ingannato
questo,
dolcezza
che
una
del
fra
come
il Manzoni
si sarebbe
il Fanfani
il Novo
in
ritto,
di-
question di fatto,
questo fra neir
morto
«
di vivi.
strozzamenti
la
trattato
jure.
È
re.
ho
né
di Firenze
uso
»
dai suoi
espresso
?! Parrebbe
Vocabolario,
e
di
non
231
-
so
il Morandi
come
fra
forma
come
ci abbia
non
come
forma
a
certamente
tra
,
due
i
se
il
fra
come
per
ricordati
o
del
autori
che
sarebbe
ciò
4L
italiano
«e
anche
«
belli»
registra
più
mandare
ri-
senza
comune
;
anzi
verà
èvtauxwv,arrircsptTcXoj/ivwv
dovrà
dire : vedi fra. Che
,
a
usualissima,
e
il Vocabolario
quando
badato
,
normale
tra
a
—
Vocabolario
avessero
distrazione, per
non
non
fosse
una
nuova
dell'
mantenuto
essersi accorti
ze,
attuale di Firen-
uso
del
prova
quanto
l'uso
«
esiste!)sopraffatrionfalmente
il più accorto
che
Fiorentino
gli si ri4).
(che
non
.
E
che
questo
il Morandi
\cui
additai
fa
mi
p. 272.
a
per
forme
spesso
ecc.)che
nella
il Morandi
S., dice
che
interpretatoil valore,giacché esse
al Manzoni
volontarie
e
fiorentino.
dire
se
:
Ma
pure.
queste
forme
che
si dice
resterà
letterarie
all'
io
zione
edi-
ho
male
girono
sfug-
«
sviste»
c"
e
non
attuale
uso
questo a
sempre
fossero quella gran
stridessero
se
ne
certamente
mere
rarie
lette-
seconda
io
ribellioni
consapevoli
Sia
stonatura
furono
»,
osservazione'
Quelle
anche
sopravvanzate
P.
un'altra
contro
chi, sovente
per
come
dei
vale
stesso
in
tanto
una
,
moderna,
prosa
al Manzoni
di tutto
in
sfuggite parecchie
sarebbero
ne
come
così minuta
revisione
una
il libro
tante
in
e
,
edizione
riveduta?
1) Parole
così:
«
«
«
Io vorrei
(Proem.,
un
dal
della
p. VII
in
nota):parole d' oro.
particolare a cui ilMorandi accenna
caso
,
sapere
dipendenza » (daltoscano
recato
ristampe
curata
ac-
2).
dell' Ascoli
*) In quanto poi ad
e
D'Ovidio, dove
che
abbia
cosa
parlato)«
è rimasta
a
giovato siffatta in-
quel luogo
la frase:
«
avere
del
cap.
a
cui
XI..
con-
232
—
E
intorno
qui terminiamo
relegando quaggiù
4).Terminiamo
«
4L
fidare
in
al libro del
pochi
nota
dolendoci
», io
»
altri
che
Morandi
appunti
in
;
ciali
spe-
di in-
luogo
rispondereiche l'intonazione
quella frase appartiene,e
cui
a
segreto
un
—
del periodo
del discorso tutto di cui
quel
periodo è l'esordio,è un'intonazione, per così dire, eroicomica;
la sua
nella quale il cui può aver
diamo
avuta
ragion d'essere. Ricordelle più gran
il periodo:€ Una
consolazioni
di questa vita
è T amicizia:
a
cui confidare
che
parso
e
p. 21 4-5
differenza
il Morandi
sta nella
accenti, ha
in ricominciò
; mentre
il M.
in
che
frase
in codesta
come
li
Don
dato
comune
4L
—
alzava
:
che
al
229,
la faccia
il Manzoni
a
non
volesse
specialriguardo
visiva
o
non
della frase
i
in cui
—
era
sillaba
due
come
Tedeschi)sul
air accento
p. 250-1
A
nota
»
poco
che
che
cap.
—
tal
prima
dopo
quale
credo
è
«
alzava
è detto
alzi il viso.
che
Sennonché,
che
«
di
a
terra,
credo
che
adopra
viso
ecc.
volto,se
approvandola
si mise
fatto
il Morandi
»
guardava
,
detto che il Griso
D. A.
«
la mutazione
il viso sudicio
A p. 45 riferisce
in
avrebbe
il viso
del
frase
l'espressione
più
seguire l'uso toscano,
momentanea
la
iscansar-
per
accorciata
; io
essere
più rilievo il possessivo
sua!
Il
era
figlia
dice inutile
I)in
dev'
in
del corpo
l'abbia
Rigutini che
alla funzione
visiva
la
ha
ragione
della testa, che
pasto (lavarsiil viso, avere
tutto
La
occhio
un
per scansarli
(D. Abb.,
»
più opportuno
è
dato
occhio
un
replicache, siccome
così
in cui
anteriori
lasciasse
piace che
occhio
p.
della
ragione
direbbero
soppresse.
il Manzoni
al Morandi
meglio a correggere:
rincomincia,
rincomincia
bisogno di mettere
quella che nientemeno
avrebbe
un
A
lontananza
c'era
dire
Abbondio...
avrebbe
la
le sillabe
ecc.
altrove
frase
a
(ibravi)»;
minor
o
esser
pensò che lì,meglio che altrove,la sua figlia
con
quelle distinzioni ecc. » (cap.IX) ci
«
trattata
Rigutini preferiva
4L
Ma
ecc.
—
l'articolo,che
;
usa
fretta,leggiereil più possibile
nella
sarebbe
lasciò
il Manzoni
rispettoall'accento :
un
preaccento ( Vorton
cioè
s'accalcano
che
maggiore
al Manzoni
può
ha.
esso
che
nota
queir avere
è
mente
periodo quell'ariaironica-
ricominciò, ricominciava
iniziale si trova
rin-
il cui
al
che
sentimentale
e
dell1 amicizia
Dove
».
conferire
cospirasse a
invece
poi
segreto
un
solenne
1) A
delle consolazioni
una
e
)
senza
cioè sia
la mutazione
la lanterna
di-
234
—
—
289) abbia voluto, con
aggressivo,costringerciad una
a
cenna
ed
fare
un
p.
polemico
di
difesa
neces-
dal Morandi
: un
cangiò nal e. XXXIV
questi osservati
coir (ib.),pe'(XII;
sempre
per i),su
(sempre cambiare, del resto),
strumento
(mus.;
gli (XX), ricapitare (IX; di solito recapitare,),
Alta
d'
sente
V ),familiare (Vili,IX ; di solito famigliare che
di prolissità
nota
(p. 243) nel periodo :
Italia) Un momento
L' innominato
€
legò anche
quella e detto al lettighieroche
sono
,
—
,
lì
stesse
fece
entrare
dove
tutti
pome
mia? Tronco
riferisco
a
»
p.
267,
non
riferir tutto
mi
non
4L
la Grammatica
€
E
«
«
«
«
E
«
a
prima
due
e
si valsero
scrivere
sieno
il Rodino
siano
«
rispondereia
uomo
di
io
cittadino
,
adoprare
secondo
Rodino
vocabolo
un
luogo
è
quello di
a
i
Toscani,
per
amore
novo
ma
tutto
che
dire
sono
scrivere
avvezzi
della
! Sulle
si deve
chi diceva
e
a
pronta
prime
fare
tai
libro»
un
è
per
:
dire, se
i moderni».
moderni
non
giungere
un
a
avvezzi
sono
scrivere, novo,
poco
a
;
e
in
quello del
solo alcuni
ma
unificazione,lottiamo
peneremo
conveniente
era
similissimo
a
gramma-
sia sciocchezze
non
ecc.,
di
se
,
primo luogo
me
corispettabilissimo
gì'Italiani
nuovo
del-
in
sermoni,
,
tutti
son
che
non
le nostre
il Rodino
che
siano*.
siano
e
se
Nel-
«
di sognare
vecchio
ragionamento
un
,
qual
duro
meno
Sieno
della seconda
piene tutte
d'un
e
,
come
e
fossero
vecchio
un
del lettore, e
opuscolo
«
di
nel Romanzo:
comodo
! Parrebbe
tiche
parlando
ma
consigliagì'Italiani
non
che
solo
fa d'un
più gli antichi,e
queste sciocchezze
—
riferirli
il Mastrofini:
«
»
di
per
cosi
secondo
anziché
allora
randi
il Mo-
osservazione:
questa
questa ragione,
per
che
rimprovera
li cerchi
se
fors' anche
mi
—
tutt'
par
per altro
Non
dice :
Infine,quando il Morandi
Rodinò..si
legge: €Sieno meglio che
in nota,
voci buone
studiare
dell' autore
del
poi sotto,
la
«
li vuole
avvezzare.
posso
sole osservazioni.
,
comodo
con
mi
nei miei
due
con
disteso
per
entrò.,
.
l'esempiomassimo
passi dei P. S. come
perchè non intendo
i
perchè chi
accennarli
certo
se
tasca, apri.
—
dunque
monchi
«
Ma
di
Saggi (p. 133),del cap.
furbi che
agitato si
quando han 1' animo
la prolisMa dove metto
sità
glialtri uomini
dei
si tratta
tradiscono
a
XXIII.
del cap.
"
ecc.
chiave
una
quello,che già accennai
sempre
XV,
si levò
aspettare,
a
tra
e
cordemente
con-
loro,
dunque
perchè tutti
vano
scri-
farglielaintendere;
all' unificazione
!
235
—
—
sita
un
modo,
ogni
di
po'
belle
risentita
buone
libro.
suo
dovere
il
sentiamo
e
il
contro
di
ed
osservazioni
Il
quale
ripeterlo,
è
è
ad
ricco
poi
tutto
cui
pienamente
penetrato
com-
,
del
«
grande
amore
in
»
,
concordiamo
a
libro
quel
che
immortale
,
«
luce
nuova,
è
,
sole
nuovo
»
della
novella
Italia.
stato
35
p.
Anche
—
cattivacci, l'epiteto che
(XXXVIII),
d'averlo
p.
il
41,
senso
Maggio
ha
che
Rosa
in
Crusca,
dà
questi esempj
noti
ivi
nel
tanto
1/
giornaletto
un
d'
tra
senso
per
del
verso
Il
tale
del
il Rosa
io li vidi
eh9
Senza
loro
a
in
ben
(gli occhi
prima
far
un*
mossi
non
(Petrarca, Canz.,
zoppo
vecchia
aggiunge
Laura)
orma.
p.
1 .*,canz.
8.*),
vede.
il cieco
affretta Vormeì
di
(Chiabrera).
E
Yorma
nel
Insieme
si
ricorda
Che
E
risposero,
il serpente
il
persino
senso
feruto
a
la coda
ài
piede;
questi testi:
fai
norme
in
forca fesse,
l'
insieme
restrinse
in
orme.
-
(Dante, Inferno, XXV),
Egli riman,
Por
orma
che
o
trar
a
lui
momento
non
si
in
concede
altra
(Tasso,
parte
Ger.
il
focolare
alla
rimandare
è
Cinque
osservato
grillo
passo,
E
:
Poi
Il
di passo.
benissimo
letterario,
orma
pare
correzioni
censurato
al
mi
potini
ni-
i Lombardi.
nel
già
suoi
edizione,
in
ha
ai
Agnese
muti
Oltre
Lendinara),
esempio
un
si
orma
pie mortale).
1879,
che
lezioni
dà
seconda
frequente
anche
orma
di
di
:
Si
—
(orma
Gennaio
più
riga
4-5
rig.
Sig. Ugo
(1
assai
sentito
nella
conservato
39, terzultima
p.
CORREZIONI.
E
GIUNTE
Lib., XVI).
238
—
E che
dì orma
raso
il Rosa
taci?
orma
dell'hnbonati
versi in morte
luce
limpida
Dentro
al Manzoni,
:
vederlo
Miparea
.
familiare
poi molto
questi due
con
.
.
A
fosse
per passo
lo prova
—
a
•
.
venire
me
.
e
Solo d'Ascra
Esulando
venian
le destre
Con
(Omero)
esso
con
fideamiche
le
vocali
la mal
e
certa
reggendo.
orma
è tanto
41;
prosastico.Ma dall' esser
Sposi da me
luogo dei Promessi
più significantein quanto è un luogo
esso
sfuggitoal Sig. Rosa io certo non
dedurrò
abbia
mai
Ed
io v' ho
ora
riferito
a
che
p.
ch'eglinon
d'una
chiusa
del
suo
letto anche
p.
cosa,
buon
don
Alle
fatta nelle
—
»
correzioni
egliha
non
subito:
ha
che
aver
badato
aver
benissimo
a
tenermi
così
si facesse
no
era-
tito
quando impazienentrar
Fatelo
».
l' innominato
entrar
rughe
dice, senza
già aspettato troppo
ed
lagrimevole e tragica.
dall' aggiungere quella
al Cardinale
: «
gola
sin-
una
gli
recitata-
tinta di scherzo,
so
Ora
può
nella lista funebre
cosa
che
si
non
in
edizione diceva
troppo aspettato ».
entrar
e
nella cattiva
dimenticarsi
una*certa
in bocca
recisamente
(XXIII).Nella prima
libro
af eano
parole messe
ordinò
un
dandomi
Sposi;ben ricor-
letto i Promessi
Quelle parole «
po' sconvenienti
buone
,
eglimostra
cioè
articoletto,
Abbondio
perciò un
il
di cui
ripetutamente
parola di esso.
43, rig.9-10
da
aggiunto
tosto:
di stile:
a
già
telo
Fa-
239
—
p. 66,
3
Un
—
senso
un
con
e
«
riga
altro
penult.della
nel
è
avventura
per
avanti,
a'
ecc.
66.
p.
68, riga 3:
tassi
stassi
8:
buono
buon
ib.
riga
p.
71, riga 17:
criminale, fXV)
p.
72, quartult.deltesto:
VII
(VII)
p.
80, riga 13:
seguito dell'
seguito
86,
p.
5
nota
Ammenoché
—
in
languida
reso
questa volta,
di
(XXIII) =
(XXII)
.
89, riga 8.
p.
109, riga 20:
p. Ili
La
?*—
dar
.
quel
triviale
come
quel
un
di
e
può
amante
nome
da
p. 214,
E
—
.
porta,
andò
si trovava
voi
quando
—
.
.
dosi
veden-
».
sarà
suo
suono
e
par
e
per
fatto
la
per
E
si badi
Ma
9
al testo.
Io ho
dialetto
nese
mila-
l' impressione di
per
del
governante
ancora:
indipendentemente
altro,
apposta
melodramma,
r.
partito dal
certo
fra Galdino.
a
conduttore;
—
il
19—
e
si
,
si sa,
un
prete,
ro
Artu-
come
ecc.
primo quel
224, riga penultima:
da
quel personaggio,
premettano
le
lette
virgo-
riga.
riga 19
mi
il mendico
come
in
quasi contradittoria
parer
123, riga 18; e p. 124
alla
sta
po-
giunto
soprag-
vicina, dove
stanza
si badi:
Manzoni
Perpetua
fosse
felici:
non
conduttore,
E
scemo;
bella
a
il povero.
iu
nota
dall'
umore
bargello
alla vostra
ostinato
come
produce, pel
nome
p.
.
questo. Il
dir
nel
p.
messo
nella
gli
di mal
malincorpo
a
=
rimarrei
p.
esso
che
d'un
compagnia
XV)
l' espressione dell' oste, che
anzi
l' imbasciata
far
a
rifiutaste, io mi
per
in
«
il cardinale
ciò
s'era
abbia
non
Aggiungi quest'altrecorrezioni
—
malegambe
voluto
soddisfazione
avventore,
capitar Renzo
p. 87
sentir
che
non
nuovo
un
insolito
*
criminale:
il Manzoni
modo
».
a'
avanti
p.
nota:
XXXIII:
cap.
più forte, il terrore
avventura
per
—
si muti
come
in
il.
si sa,
(come
I N
D
I C
E.
Prefazione
La
pag.
lingua
Promessi
dei
Sposi
I: Fra
A.
II: Un
Galdino
dei
passo
dal
imposti
ed
A.
alcuni
Ili: Una
Saggi
dello
Zumbini
cristianesimo
passi
d'
dell* Ascoli
lettera
all'arte
altro
un
intorno*
ai
IV:
Due
del
brani
dello
A.
A.
V:
VI:
Alcuni
stile
critico
del
Critica
L'
e
allo
115-125
del
stile
alla
intorno
libro
Due
Letti
del
e
dalla
127-134
»
135-141
Persico
»
143-150
.
ael
questione
T editore
»
zione
esagera-
Morandi,
della
ed
lingua
mario
som-
esame
....
correzioni
autore
richieste
dei
97-113
...»
intorno
Amicis
»
na;
manzonia-
popolare
periodi
della
Giunte
De
21-95
miti
li-
Manzoni
A.
»
.
,
Appendice
5-20
hanno
legge per
adempito
la tutela
della
a
tutte
»
151-233
»
237-239
le formalità
proprietà letteraria.
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