Università degli Studi di Pisa Dipartimento di Scienze Sociali Le «seconde generazioni» di immigrati in provincia di Pisa Quaderno Intercultura n° 14 Febbraio 2009 2|73 Università degli Studi di Pisa Dipartimento di Scienze Sociali Il presente lavoro di ricerca è stato realizzato dal Laboratorio di Ricerca sullo Sviluppo Sociale del Dipartimento di Scienze Sociali di Pisa nell’ambito delle attività finanziate dall’Amministrazione provinciale di Pisa (Osservatorio per le Politiche Sociali). STAFF DEL PROGETTO Supervisione scientifica: Gabriele Tomei. Coordinamento generale: Francesco Paletti. Analisi e redazione del rapporto di ricerca: Francesco Paletti e Claudia Daniele. Analisi statistica: Nadia Von Jacobi, Ferruccio Aquilini. Indagine sul campo: Elisa Bevilacqua, Antonella Carmassi, Chiara Ciardelli, Claudia Daniele, Roberto Durante, Francesco Federico, Luca Gambini, Francesca Obinu, Bianca Pala, Francesca Terzuolo, Eugenio Todino, Selene Tricarico. Editing: Daniele Baggiani. RINGRAZIAMENTI: Si ringraziano tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione della presente indagine. In particolare: - i ragazzi e le ragazze intervistate, per la gentilezza e la disponibilità dimostrata nei nostri confronti; - la Caritas Diocesana di Pisa per l’ampia collaborazione offerta sia nella costruzione del questionario che nella somministrazione dello stesso; - i tirocinanti del corso di laurea Sociologia 89 della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pisa; - i ragazzi e le ragazze in servizio civile presso la Caritas Diocesana di Pisa. Responsabile Claudio Rognini Funzionario Michela Casarosa Tel. 050/929248/ 440 Fax 050/929442 e-mail: [email protected] Indice PRESENTAZIONE ........................................................................................................................................................ INTRODUZIONE .......................................................................................................................................................8 CAPITOLO PRIMO GLI “IMMIGRATI” DI NUOVA GENERAZIONE IN ITALIA .......................................................... 10 1.1 Nuova e seconda generazione in Italia..................................................................................................... 11 1.3 Le «seconde generazioni» in Toscana....................................................................................................... 13 1.4 Giovani stranieri in Lombardia tra presente e futuro .............................................................................. 13 CAPITOLO SECONDO LE SECONDE GENERAZIONI: DEFINIZIONI TEORICHE E CRITERI DI INVESTIGAZIONE........................................................................................................................................... 16 2.1 L’assimilazione segmentata e l’integrazione subalterna............................................................................ 17 2.2 Problemi di carattere sociale nelle seconde generazioni .............................................................................. 18 2.3 Capitale umano e sociale......................................................................................................................... 19 CAPITOLO TERZO I GIOVANI DELLE «SECONDE GENERAZIONI» IN PROVINCIA DI PISA UN’INDAGINE CAMPIONARIA .................................................................................................................................................. 22 3.1 Anagrafe del campione ........................................................................................................................... 23 3.2 La prima generazione............................................................................................................................. 24 3.3 L’incontro con l’Italia: il momento dell’arrivo.......................................................................................... 27 3.4 L’abitare................................................................................................................................................ 28 3.5 La scuola ............................................................................................................................................... 32 3.6 Il tempo libero ........................................................................................................................................ 36 3.7 Gli ostacoli all’integrazione..................................................................................................................... 37 CAPITOLO QUARTO L’INSERIMENTO SOCIO-CULTURALE .................................................................................................... 40 4.1 Le relazioni ........................................................................................................................................... 40 4.2 Il capitale sociale .................................................................................................................................... 46 4.3 Il senso di comunità................................................................................................................................ 48 4.4 Il diritto di voto e la dimensione politica .................................................................................................. 52 4.5 Il futuro ................................................................................................................................................. 53 NOTA CONCLUSIVA .............................................................................................................................................. 58 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ............................................................................................................................. 62 ALLEGATI ............................................................................................................................................................... 64 INDICE DELLE TABELLE E DEI GRAFICI .......................................................................................................... 72 5|73 Presentazione L’Osservatorio per le politiche sociali della Provincia di Pisa, in collaborazione con l’Istituzione Centro Nord Sud, ha dedicato nel corso di questi anni particolare attenzione ai temi dell’immigrazione realizzando indagini e approfondimenti su temi importanti tra cui la questione femminile, i processi di integrazione culturale, sociale ed economica, l’associazionismo migrante, la partecipazione alla vita sociale e politica, la complessa questione dei rapporti con i paesi di origine, le tematiche sanitarie. Questo libro racconta i risultati dell’ultima indagine realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Pisa, indagine che affronta un tema particolarmente importante, quello dei giovani che hanno genitori stranieri ma sono nati o comunque vivono ormai da molto tempo in Italia, la cosiddetta “seconda generazione”. L’obiettivo è quello di aprire un nuovo metodo di analisi del fenomeno migratorio che, andando oltre le conoscenze in materia ormai consolidate si propone di indagare quale sarà il tipo di società multiculturale che in Italia si va costruendo, partendo dall’assunto che lo straniero non deve essere considerato come una risorsa economica, ma come la persona con cui ci dobbiamo confrontare per costruire insieme un nuovo modello di sviluppo sociale, politico e culturale. E’ questo un tema di particolare rilevanza e strategicità su cui si gioca il successo di qualsiasi politica migratoria. Occorre per questo che la nostra società civile cominci a riflettere pensando a un universo giovanile, in cui, italiani o stranieri, decidano di costruire insieme il loro futuro, con pari opportunità di accesso all’istruzione, al lavoro e a tutti i diritti fondamentali garantiti dalla nostra Carta Costituzionale. L’Assessora alle Politiche sociali, Immigrazione, Terzo settore, Pari opportunità Dr.ssa Manola Guazzini 6|73 7|73 Introduzione Non chiedermi se sono integrato, chiedimi se sono felice “Nuez”, da “G2. Blog delle seconde generazioni in Italia“ I l tema delle «seconde» o «nuove generazioni» d’immigrati riscuote in Italia un’attenzione crescente nell’ambito della ricerca sociale e fra i policy maker in conseguenza sia della crescita quantitativa di questo segmento di popolazione giovanile, sia della consapevolezza della posizione centrale che la questione è destinata ad occupare in materia di politiche migratorie. Si tratta invero di un’attenzione un po’ tardiva, che giunge nel momento in cui i figli della prima generazione d’immigrati sono ormai una realtà del nostro Paese. Anche in Toscana, regione caratterizzata da una particolare sensibilità al tema dell’integrazione degli immigrati e da una produttiva rete di Osservatori per le politiche sociali e migratorie, le traiettorie di vita e i percorsi dei giovani di origine straniera sono un fenomeno ancora poco approfondito, se è vero che lo studio dedicato a Le «seconde generazioni» in provincia di Pisa, commissionato dall’Osservatorio provinciale per le Politiche Sociali al Laboratorio di Ricerca sullo Sviluppo Sociali dell’Università di Pisa è uno dei primi a percorsi di ricerca promossi sul territorio che cerca di affrontare la questione in modo ampio, sia pure limitatamente al contesto provinciale. Il progetto si è proposto d’indagare l’universo dei migranti di seconda generazione della provincia di Pisa con particolare riferimento alle comunità albanese, marocchina e romena, ossia le tre numericamente più significative fra quelle residenti nel territorio provinciale. La ricerca si basa sulla somministrazione di un questionario strutturato ad un campione giovani immigrati abitanti nella provincia di Pisa che avesse le seguenti caratteristiche: 9 età compresa fra i 14 e i 24 anni, 9 nati in Italia o emigrati non oltre la conclusione della scuola dell’obbligo ( e, quindi, appartenenti alle generazioni 2, 1.75 e 1.5 tipizzate da Rumbaut1). Le interviste sono state raccolte grazie alla collaborazione di un gruppo d’intervistatori composto da tirocinanti dell’Università di Pisa e da operatori e ragazze e ragazzi in servizio civile della Caritas Diocesana. Il rapporto è suddiviso in quattro capitoli. Il primo fornisce un quadro d’insieme sulle «nuove generazioni» in Italia e in Toscana sia di tipo quantitativo che qualitativo, attingendo alle poche fonti ufficiali e alla letteratura disponibile sull’argomento. Il secondo, invece, attinge all’ampia letteratura (soprattutto internazionale) in primo luogo per precisare e delimitare il concetto di «seconde generazioni» che, non solo nel linguaggio comune, è utilizzato con una pluralità di accezioni talmente ampia da sfumarne il significato. 1 Per approfondimento vedi infra Capitolo I°. 8|73 Introduzione Poi per evidenziare gli elementi di criticità sia dal lato della ricerca sociale, in relazione alla difficoltà di classificazione di una popolazione al suo interno molto eterogenea per provenienza, storia e vissuti, che soprattutto dal punto di vista dell’integrazione socio-culturale, in riferimento alla necessità di modificare teorie interpretative e metodologie d’analisi e intervento rispetto a all’approccio che, almeno in Italia, ha finora caratterizzato la relazione fra ricerca sociale e policy makers da un lato e immigrazione dall’altro. Esclusivamente dedicato alla provincia di Pisa, e basato sulle informazioni raccolte dal campione di giovani stranieri intervistati, è invece il quarto ed ultimo capitolo. Dopo una sintetica descrizione socio-demografica del campione e una prima analisi sulle caratteristiche economiche e socio-culturali dei genitori, si affronta la questione dell’accesso e delle barriere all’inserimento sociale sul territorio sociale, soffermandoci in particolare su casa, mondo della scuola, capacità linguistica, utilizzo del tempo libero e sulla percezione degli intervistati rispetto alle difficoltà di carattere sociale che rischiano di condizionarne e limitarne traiettorie di vita e aspirazioni. Il quarto, infine, guarda al rapporto fra giovani immigrati delle «seconde generazioni» e territorio pisano in un’ottica prevalentemente socio-culturale e relazionale avviando un percorso di ricerca, dedicato alle risorse comunitarie e di capitale sociale su cui questi possono contare in un processo, quale quello d’integrazione, che ha una connotazione non solo sociale ma anche fortemente identitaria. 9|73 Capitolo Primo GLI “IMMIGRATI” DI NUOVA GENERAZIONE IN ITALIA C ome tutte le categorie e le concettualizzazioni anche quella di “seconda generazione”, cui si fa ricorso in questo lavoro, non è priva di ombre e rischi sia nella sua accezione più restrittiva2 che in quella più estensiva3 che neppure la sua declinazione al plurale –«seconde generazioni»- sembra scongiurare in modo definitivo. Il principale di questi è ben sintetizzato dalla risposta di una ragazza di origine straniera di Torino intervistata, nel corso di una ricerca qualitativa, presso un’associazione interculturale del capoluogo piemontese: “Seconde generazioni? Non so cosa sia, è un’espressione che non uso mai” (Ricucci, 156:2008). Il riferimento è al rischio di costruire una categoria funzionale soprattutto al contesto accademico e alla ricerca sociale, ma in cui i diretti interessati non si identificano soprattutto perché “guardando più a fondo si scopre che loro, adolescenti e giovani spesso ricongiunti, in minima parte nati in Italia, crescono, studiano e si comportano come cittadini italiani, senza curarsi delle etichette” (Ricucci, 156:2008). Mentre, invece, è proprio tale ‘etichettamento’ a costituire un ulteriore fonte di rischio, ossia quello di privilegiare, nell’analisi del fenomeno, i fattori ascritti (come appunto l’appartenenza etnica o comunitaria) “sottovalutando l’azione del soggetto e la messa in gioco della sua capacità di saper interagire in modo dinamico all’interno di vincoli, opportunità e risorse” (Besozzi, 29: 2007). D’altro canto sarebbe probabilmente altrettanto distorsiva un’assimilazione tout court delle “seconde generazioni” all’universo giovanile italiano: infatti “si è di fronte ad una generazione che affronta scelte e percorsi d’inserimento nella realtà italiana con sullo sfondo sia condizioni interne all’esperienza sia condizioni esterne profondamente diverse da quelle incontrate dai padri e dalle madri. Con condizioni interne si fa qui riferimento alla situazione familiare e all’appartenenza alla comunità nazionale d’origine, mentre con condizioni esterne si intende l’insieme degli aspetti sociali, politici, economici e culturali che caratterizzano la società italiana” (ivi, 23-24:2007). Proprio per questo, riguardo alla situazione italiana attuale, Besozzi conia la categoria di “nuova generazione” facendo “riferimento specifico ad un’appartenenza cronologica e generazionale che, da un lato, avvicina ragazzi e adolescenti stranieri tra di loro piuttosto che fissarli su tappe o tipi di esperienza migratoria, ma dall’altro (…) li accomuna I figli nati in Italia da genitori migranti. 3 Tutti coloro che sono figli di una generazione di padri e madri migranti, a prescindere dal loro luogo di nascita. 2 10|73 1 - Gli “immigrati” di nuova generazione in Italia ampiamente alle nuove generazioni di italiani, in una condizione dinamica per quanto concerne l’assunzione di stili di vita, consumi, aspettative e processi di scelta” (ivi, 1718:2007). La realtà dell’Italia, Paese certo d’immigrazione ma relativamente recentemente (quanto meno rispetto a quelli dell’Europa Centro-Settentrionale e agli Stati Uniti), induce quindi ad un’analisi imperniata su una distinzione semplificata fra la “nuova generazione” come identificata da Besozzi e le “seconde generazioni” nella loro accezione restrittiva che sono un sottoinsieme della prima. Sarà a questa distinzione, dunque, che si farà riferimento nell’analisi della situazione italiana. 1.1 Nuova e seconda generazione in Italia Già nel 2005 Blangiardo evidenziava come “immigrazione tradizionale e nuova immigrazione trovano nei dati sull’incidenza delle nascite in Italia un riscontro del grado di maturità e di anzianità migratoria. Non a caso l’immagine della famiglia ghanese, nordafricana o cinese, con oltre un nato in Italia ogni cinque abitanti, si contrappone a quella dei nuclei Est europei o latinoamericani, dove tale rapporto scende a meno di uno a dieci o persino di uno a venti” (35-60:2005). Oggi tale riscontro è ancora più evidente: si stima, infatti, che solo nel 2007 la “nuova generazione” sia aumentata di oltre 95mila unità in conseguenza di 32.744 minori che si sono ricongiunti ma soprattutto di 63mila nuovi nati da genitori stranieri (seconda generazione). Ogni dieci neonati venuti alla luce nel 2007, uno è figlio d’immigrati (11%). Si tratta di una stima sicuramente inferiore al dato reale visto che essa non comprende né i minori comunitari (ad esempio gli “under 18” romeni), né i figli di coppie miste o di genitori che hanno acquisito la cittadinanza italiana. Che evidenzia, comunque, come nel 2007 la crescita della c.d. ‘nuova generazione’ è da attribuire soprattutto ai nuovi nati, ossia alla seconda generazione in senso stretto che copre circa i due terzi (65,8%) del totale contro il 34,2% attribuibile ai minori ricongiunti, cioè venuti alla luce nel Paese d’origine ed emigrati successivamente. Tabella 1. Italia - Minori stranieri nati o ricongiunti nel 2007 Nuovi nati 2007 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole TOTALE Minori non comunitari ricongiunti 24.578 19.163 14.054 3.612 1.593 63.000 12.160 9.359 7.885 2.382 959 32.744 Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno I valori medi nazionali relativi ai nuovi nati stranieri sono il prodotto di situazioni piuttosto diversificate lungo tutta la penisola che riproducono le differenziazioni territoriali in materia d’immigrazione: nelle aree del Nord e del Centro, infatti, l’incidenza sul totale delle nuove nascite sale, rispettivamente, al 17% e al 13%, mentre al Sud e nelle isole scende al 3%. La regione con l’incidenza più elevata è il Veneto (19%), seguito da Lom- 11|73 1 - Gli “immigrati” di nuova generazione in Italia bardia, Emilia Romagna e Umbria (18%). Fanalini di coda sono Basilicata e Sardegna con uno scarso 2%. La «nuova generazione», e in particolare le «seconde generazioni», assumono una visibilità particolare nella scuola italiana: i bambini e i ragazzi stranieri nati nel nostro Paese che sono risultati iscritti all’anno scolastico 2007/2008, infatti, costituiscono il 35% di tutti gli alunni immigrati. La loro maggiore concentrazione è rilevata nelle scuole dell’infanzia (71,2% di tutti gli stranieri) e in quelle elementari (41,1%); mentre, coerente con quanto emerge dal presente lavoro (vedi capitolo 3), la percentuale dei nati di seconda generazione scende al 17,8% nelle secondarie di primo grado e al 6,8% in quelle di secondo grado4. Tabella 2. Italia - Alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia per livello scolastico (Anno Scolastico 2007/2008). Livello scolastico Infanzia Primaria Secondaria I grado Secondaria II grado Totale valori assoluti Per 100 studenti 79.113 89.422 22.474 8.111 199.120 4,8 3,2 1,3 0,3 2,2 Per 100 studenti con cittadinanza non italiana 71,2 41,1 17,8 6,8 34,7 Fonte: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Nota al riguardo Besozzi come “la crescente visibilità (delle «nuove generazioni» N.d.A) rilevata sotto il profilo quantitativo è destinata a porre in chiave prospettica questioni rilevanti e in larga misura anche nuove riguardo all’integrazione, soprattutto rispetto alla prima generazione di migranti (…). I loro genitori hanno aperto una sfida radicale sul proprio futuro decidendo per una discontinuità di luogo e di tempo della loro esperienza esistenziale, con un progetto migratorio basato innanzi tutto sulla privazione, sulla rinuncia di risorse, sull’assenza di legami e sull’indebolimento generale dei cardini dell’identità personale e sociale (…). La sfida non meno evidente che ha di fronte la nuova generazione dei figli presenta caratteristiche del tutto diverse, soprattutto perché non parte da un impoverimento e da una perdita, bensì da un investimento, innanzitutto quello dei genitori sui figli, in secondo luogo dal loro diretto progetto che si ancora a risorse, legami, opportunità diversamente –anche se non equamente- distribuite e pur tuttavia presenti fin nelle realtà più fragili sotto il profilo economico o culturale e relazionale” (23-24: 2007). L’incidenza percentuale più elevata di studenti delle «seconde generazioni» nei livelli scolastici inferiori, secondarie di secondo grado in particolare, è una conseguenza della storia recente delle migrazioni nel nostro Paese: solo a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso, infatti, l’Italia è divenuta metà di ondate migratorie massicce, un tempo sicuramente sufficiente a farne una nazione d’immigrazione ormai consolidata, ma non ancora abbastanza per la formazione di contingenti quantitativamente significativi di popolazione di «seconde generazioni» nelle secondarie di secondo grado. 4 12|73 1 - Gli “immigrati” di nuova generazione in Italia 1.3 Le «seconde generazioni» in Toscana In Toscana gli alunni delle «seconde generazioni» sono 14.766 per un’incidenza del 32,6% sul totale degli studenti con cittadinanza non italiana iscritti all’anno 2007/2008, una percentuale leggermente inferiore a quella media nazionale che si ripete in tutti i livelli scolastici: 68,5% nelle scuole dell’infanzia, 39,7% alle primarie, 15,6% alle secondarie di primo grado e 6,7 in quelle di secondo grado. Tabella 3. Toscana - Alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia per livello scolastico (Anno Scolastico 2007/2008). Livello scolastico Infanzia Primaria Secondaria I grado Secondaria II grado Totale Valori assoluti Per 100 studenti con cittadinanza non italiana 5.850 6.696 1.571 649 14.766 68,5 39,7 15,6 6,7 32,6 Fonte: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Per quanto riguarda i diversi contesti territoriali , le «seconde generazioni» assumono una dimensione quantitativa rilevante soprattutto nelle province che assorbono la quota più elevata d’immigrati residenti. Oltre la metà (50,7%) degli alunni nati in Italia con cittadinanza non italiana vive nell’area fiorentino-pratese con incidenze sul totale degli studenti stranieri quasi sempre più elevate di quelle medie nazionali; Grosseto, invece, è quella in si registrano i valori percentuali più bassi. Tabella 4. Toscana - Ripartizione provinciale alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia per livello scolastico (Anno Scolastico 2007/2008). Totale Massa Carrara Lucca Pistoia Firenze Prato Livorno Pisa Arezzo Siena Grosseto Toscana Italia 485 986 996 5.210 2.273 498 1.288 1.532 1,144 354 14.766 199.120 Infanzia 69,2% 61,4% 62,0% 71,5% 78,5% 66,6% 59,7% 72,0% 70,6% 50,7% 68,5% 71,2% Per 100 alunni di cittadinanza non italiana Primaria Secondaria I grado Secondaria II 37,8% 10,9% 4,9% 29,6% 14,6% 6,0% 33,9% 10,6% 3,9% 45,8% 19,1% 10,9% 59,2% 22,0% 11,8% 21,1% 10,2% 3,2% 36,5% 18,0% 3,0% 36,5% 10,1% 4,9% 39,8% 11,1% 2,9% 14,4% 13,3% 1,3% 39,7% 15,6% 6,7% 41,1% 17,8% 6,8% Fonte: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. 1.4 Giovani stranieri in Lombardia tra presente e futuro Il fenomeno delle «nuove» e delle «seconde generazioni» nel nostro Paese ha attratto l’attenzione della ricerca sociale in anni recenti in seguito alla crescita quantitativa di questo segmento di popolazione giovanile nella società italiana. Nonostante la centralità 13|73 1 - Gli “immigrati” di nuova generazione in Italia che il tema va assumendo anche in relazione alle politiche e agli interventi d’integrazione, quindi, le indagini qualitative ad esso dedicate sono ancora piuttosto limitate. Una delle più approfondite è quella commissionata alla Fondazione ISMU5 dall’Osservatorio per l’integrazione e la multietnicità della Regione Lombardia, uno studio lungo due anni (2005-2006) –“Giovani stranieri in Lombardia tra presente e futuro”- che si è proposta di monitorare la transizione dalla scuola secondaria di primo grado verso i due canali della scuola secondaria di secondo grado e della formazione professionale, con attenzione prioritaria alla cittadinanza e al genere6. Benché esplori soprattutto lo specifico aspetto del ruolo della scuola e della formazione professionale nelle traiettorie di vita della «nuova generazione», la studio dell’ISMU presenta anche diversi focus di ricerca utili, in termini comparativi, alla presente indagine. Il campione di soggetti intervistati è composto da 1.047 giovani stranieri iscritti alle scuole superiori e ai corsi di formazione professionale della Lombardia, di cui 549 maschi e 498 femmine ed è alquanto eterogeneo per quanto riguarda le variabili di campionamento (nazionalità, tipo di scuola e di indirizzo, sesso, età). Solo 64 soggetti (6,1%) risultano nati in Italia: “siamo pertanto in presenza di una giovane generazione che ha vissuto ancora direttamente l’esperienza migratoria, si è inserita nella scuola italiana a volte solo di recente (il 56% degli intervistati è arrivato nel nostro paese negli ultimi 5 anni, il 36% è entrato nella scuola italiana dopo i 14 anni). Una generazione “mobile”, costretta a riallacciare legami e a ricostruire riferimenti familiari e culturali o a vivere con famiglie dimezzate, spezzate: circa il 70% può comunque fare riferimento ad una famiglia completa, composta da entrambi i genitori, a volte estesa anche ad altri parenti, ma il 20% di questi giovani vive in situazioni familiari incomplete, con un solo genitore” (Besozzi, 31-32:2007). I dati descrittivi del campione mostrano anche una generazione decisamente impegnata ad attrezzarsi sul piano linguistico rispetto alla lingua materna appresa: il bilinguismo, infatti, è presente in modo diffuso in oltre il 50% degli intervistati, il 41% parla italiano in famiglia oltre ad un’altra lingua, il 63% dichiara di parlare molto bene l’italiano. L’analisi dei percorsi scolastici in termini di regolarità e di riuscita rappresenta un fuoco importante di questo lavoro di ricerca. È noto come il ritardo7 degli alunni stranieri sia molto più elevato rispetto a quello degli alunni italiani: i dati nazionali mostrano che, se nella scuola secondaria di secondo grado (dove è più consistente anche il ritardo degli studenti italiani rispetto agli ordini di scuola inferiori), per gli italiani il ritardo si aggira tra il 20% del primo anno e il 27% del quinto anno, fra gli studenti stranieri si attesta costantemente attorno al 70%. Il dato è confermato anche dalla ricerca dell’ISMU, dove solo il La Fondazione ISMU è un ente scientifico autonomo e indipendente che promuove studi, ricerche e iniziative sulla società multietnica e multiculturale, con particolare riguardo al fenomeno delle migrazioni internazionali. 6 Un’altra di particolare rilievo è “Approssimandosi. Vita e città dei giovani di seconda generazione a Torino”, realizzata dalla Fondazione Giovanni Agnelli nel 2007 nell’ambito del programma “Persone, Generazioni, Sviluppo”. 7 È importante distinguere il concetto di “ritardo” da quello di “ripetenza”. Con il primo, infatti, si descrive un percorso scolastico non collegato all’età anagrafica (ad esempio un alunno di otto anni in prima elementare) a prescindere dal fatto che ciò si dovuto al fatto di non essere stato promosso in uno, o più, degli anno scolastici precedenti. La ripetenza, invece, riguarda specificamente la mancata promozione e, quindi, è più strettamente collegato alla questione del successo/insucceso negli studi. 5 14|73 1 - Gli “immigrati” di nuova generazione in Italia 29% risulta aver fatto con un percorso regolare rispetto all’età anagrafica. I soggetti intervistati mostrano inoltre frequentemente percorsi scolastici discontinui, contrassegnati da bocciature: circa un terzo, infatti, ha dovuto ripetere almeno un anno e in misura maggiore i maschi rispetto alle femmine. Il fenomeno della bocciatura si distribuisce diversamente fra i tipi di scuola frequentata: è, infatti, più elevato negli istituti tecnici e professionali che non nei licei e fra gli alunni della formazione professionale. Diffuso fra gli intervistati è il desiderio di trovare “un buon lavoro” e di contrastare in questo modo l’esperienza di mobilità discendente sperimentata spesso dai loro genitori, i quali, nel corso della migrazione e dell’inserimento nel contesto lavorativo italiano, hanno dovuto accettare occupazioni di livello sovente più basso rispetto sia al lavoro svolto in patria che al titolo di studio posseduto. Praticamente, la totalità dei giovani intervistati è convinta che istruzione e formazione siano utili per il proprio futuro, per proseguire negli studi, ma soprattutto per il lavoro che si intenderà svolgere: il 50% degli intervistati non lascerebbe gli studi in nessun caso, il 32% andrebbe a lavorare solo se ciò gli consentisse di continuare a studiare, oltre il 90% dei padri e delle madri sostiene la scelta scolastica del figlio, il 37% ha intenzione di finire almeno le scuole superiori, mentre il 33% intende andare all’università. Oltre l’80% di questi giovani non intende in ogni caso fare il lavoro del padre (che per più del 65% dei casi è di tipo operaio non qualificato). Le aspirazioni sono quindi elevate: più di un terzo punta ai livelli professionali alti, dirigenziali o della libera professione o di tipo impiegatizio, solo il 7% pensa di fare l’operaio. Conclude Besozzi: “da tutti questi indicatori emerge un segnale importante che gli intervistati desiderano esplicitare: la consapevolezza di avere una sfida da affrontare, quella di riuscire da un lato ad esorcizzare il rischio di un fallimento e quindi di una disillusione delle proprie aspirazioni; dall’altro, di contenere a tutti i costi il rischio di confluire in livelli occupazionali bassi o in “nicchie” lavorative riservate agli immigrati” (35:2007). 15|73 Capitolo Secondo LE SECONDE GENERAZIONI: DEFINIZIONI TEORICHE E CRITERI DI INVESTIGAZIONE8 G li studiosi che si sono cimentati nel tentativo di definire e delimitare la cosiddetta seconda generazione di immigrati stranieri, hanno dovuto affrontare non poche difficoltà di ordine concettuale. Da una parte, infatti, vi è la definizione strettamente sociologica secondo cui sarebbero immigrati di seconda generazione solo coloro che sono nati nel Paese d’immigrazione. Dall’altra vi è quella che potremmo definire di “senso comune” in base alla quale entro tale classificazione rientrerebbe tutto l’ampio e variegato universo dei giovani stranieri. La prima ha il pregio della chiarezza, ma è troppo restrittiva e non comprende tutte quelle situazioni in cui, pur non essendo nato nel Paese d’immigrazione, il giovane straniero ha vissuto e sta vivendo in esso una parte significativa del processo di socializzazione. Quella di “senso comune”, invece, ha il limite opposto: troppo ampia e fumosa, al punto da comprendere quasi tutto l’universo dei giovani immigrati. La soluzione individuata in sociologia delle migrazioni è stata quella di declinare al plurale le seconde generazioni, prevedendo definizioni differenziate secondo il momento d’arrivo nel nuovo ambiente di vita. La classificazione più nota è quella di Rumbaut (950:1987): 9 seconda generazione: figli nati nel Paese d’immigrazione. 9 generazione 1,75: figli arrivati nel Paese d’immigrazione in età prescolare (0-5 anni); 9 generazione 1,5: giovani che iniziano il loro percorso educativo e di socializzazione nel Paese d’origine e lo completano in quello d’immigrazione, dove arrivano prima o immediatamente dopo la conclusione della scuola dell’obbligo (6-13 anni); 9 generazione 1,25: giovani stranieri arrivati nel Paese d’immigrazione in età adolescenziale (14-17 anni). È anche quella cui si è fatto riferimento anche nello per l’analisi illustrata in queste pagine9. Questo capitolo è stato scritto da Claudia Daniele. Un ulteriore classificazione, simile a quella di Rumbaut, è quella di Cavallaro/Rosoli (1987)Essi disitinguono: (1) La seconda generazione nativa o primaria: si considerano tali coloro che sono nati nel paese d’immigrazione e che quindi hanno sviluppato i loro rapporti con l’ambiente circostante; (2) La seconda generazione impropria: appartengono a tale categoria tutti gli stranieri nati in un altro paese, dal quale sono emigrati in un’età fra uno e sei anni, per cui hanno iniziato il loro ciclo scolare nel paese d’immigrazione; (3) La seconda generazione spuria: comprende coloro che giungono nel paese d’immigrazione interrompendo il ciclo scolare, o dopo averlo completato, ossia fra gli undici e i quindici anni, quando i meccanismi fonda8 9 16|73 2 - Le seconde generazioni Un ulteriore fonte di possibili problemi è costituita dagli strumenti analitici utilizzati per affrontare il tema delle seconde generazioni. In particolare al riguardo emergono due questioni: da un lato, per la privacy individuale e per effetto di sistemi statistici basati sulla nazionalità, vi è la possibilità che venga smarrita la tracciabilità statistica delle seconde generazioni adulte, una volta che esse abbiano acquisito la naturalizzazione. All’estremo opposto vi è il rischio di attribuire una capacità esplicativa esaustiva al luogo di nascita dei genitori, ingabbiando così le infinite traiettorie di vita in schemi che rischiano di soffocare l’originalità dei percorsi individuali. In quest’ultimo caso il concetto di seconda generazione si trasforma in uno stereotipo, un’etichetta che implica la presenza di pregiudizi rifiutati in primis dai soggetti in questione. 2.1 L’assimilazione segmentata e l’integrazione subalterna Il caso delle seconde generazioni immigrate drammatizza la questione del rapporto tra classi giovanili e società adulta, in quanto appare intrecciato con la tensione tra l’immagine sociale modesta e collegata a occupazioni umili dei genitori, e l’acculturazione agli stili di vita e alle rappresentazioni delle gerarchie occupazionali acquisita dai figli attraverso la socializzazione nel contesto delle società riceventi. Il problema delle seconde generazioni si pone perché i giovani di origine immigrata, essendo cresciuti in contesti occidentali, tendono ad assimilare gusti, modelli di consumo e aspirazioni propri dei loro coetanei autoctoni. Diventati adulti, tendono a rifiutare le occupazioni subalterne accettate invece dai loro genitori. Le specifiche difficoltà che le seconde generazioni affrontano per integrarsi nella società di arrivo dei loro genitori sono state recentemente poste in rilievo da un gruppo di studiosi che si sono occupati negli Stati Uniti di un confronto tra le due ondate migratorie degli anni venti e della stagione contemporanea (post 1965). In particolare Portes, analizzando uno dei possibili casi in cui i giovani sperimentano difficoltà di inclusione, ha individuato un processo di assimilazione definito come downward assimilation secondo cui i giovani di seconda generazione sono socializzati agli stili oppositivi e ai comportamenti devianti dei giovani marginali appartenenti alle minoranze interne o insediati nei ghetti urbani in cui si trovano a crescere insieme a quelle più svantaggiate, contesti in cui è sempre più accentuata la convinzione che la discriminazione sia insuperabile. Isolamento sociale e deprivazione alimentano una cultura oppositiva, che comporta il rifiuto di norme e valori della società maggioritaria. Vari studi recenti hanno focalizzato l’attenzione sul concetto di “assimilazione segmentata” domandandosi in quali ambiti, per quali aspetti e con quali componenti della popolazione nativa, gli immigrati tendono ad assimilarsi, con particolare riferimento alle seconde generazioni. Tale concetto indica la diversità dei traguardi raggiunti dalle varie minoranze immigrate e sottolinea come la rapida integrazione ed accettazione nella società americana rappresenti soltanto una delle possibili alternative. Secondo Portes e Rumbaut sono quattro i fattori decisivi d’inclusione sociale: 1) la storia della prima generazione; 2) la velocità dell’acculturazione tra i genitori ed i figli; 3) le barriere, sia culturali che economimentali di socializzazione sono stati già ampiamente sviluppati in contesto diverso da quello nel quale migrano. 17|73 2 - Le seconde generazioni che, che la seconda generazione incontra nella ricerca di un inserimento nella società; 4) le risorse familiari e comunitarie a cui essa si può appoggiare per superare tali barriere. In Italia, invece, l’inclusione degli immigrati ha assunto forme paradigmatiche soprattutto all’interno del mercato del lavoro che continua a mostrare fabbisogni di manodopera per lavori manuali e poco qualificati non più soddisfatti dall’offerta di lavoro nazionale. Il patto tacito che ha consentito in questi anni una relativa integrazione degli immigrati nella società italiana e contenuto le manifestazioni di ostilità, si è basato su quella che M. Ambrosini (2004) definisce integrazione subalterna: gli immigrati sono ammessi in quanto lavoratori disponibili ad accollarsi le occupazioni sgradite o ormai rifiutate dai lavoratori italiani (si può parlare di manodopera immigrata a cui si assegnano i lavori della triplice D: dangerous, demanding e dirty (ossia pericolosi, pesanti e socialmente penalizzanti). Le seconde generazioni dovrebbero, dunque, in ogni caso rimanere all’ultimo posto, dando la precedenza ai giovani italiani per l’accesso alle occupazioni più qualificate, come pure a beni sociali scarsi, come le abitazioni fornite dall’edilizia pubblica. Una posizione sociale che poco si addice ai desideri di giovani che hanno seri propositi di ascesa sociale. 2.2 Problemi di carattere sociale nelle seconde generazioni Il processo di socializzazione nel Paese d’immigrazione coinvolge non tanto il giovane immigrato quanto la sua famiglia: i ruoli familiari, infatti, subiscono una ridefinizione e, conseguentemente, si modifica anche la dinamica del rapporto fra genitori e figli. Al riguardo un primo elemento discriminante è di tipo anagrafico e concerne l’età d’emigrazione poiché sono diverse le risorse e le capacità di vivere i cambiamenti che la migrazione comporta a seconda della fase di vita che si sta attraversando e del livello di socializzazione raggiunto. Un’altra differenza non di poca importanza che permette di comprendere i modi in cui le identità culturali sono costruite è tra le seconde generazioni c.d. monoculturali, ossia quelle in cui il è marcatamente prevalente il condizionamento della cultura d’origine, e le c.d. seconde generazioni biculturali, cioè quelle in cui invece entrambe le influenze culturali (quella del Paese di partenza e quella del contesto d’emigrazione) incidono in modo più o meno equivalente nella costruzione di sistemi valoriali e progetti di vita dei giovani. Le prime, infatti, in famiglia hanno un approccio molto “osservante” riguardo ad alcuni aspetti specifici della cultura d’origine quali, ad esempio, il rispetto dell’autorità e la comunicazione gerarchica dei ruoli; le seconde generazioni biculturali, invece, non percepiscono nell’ambiente familiare particolari differenze con le famiglie italiane, in quanto il genitore si è adattato in modo non conflittuale alla cultura della società di accoglienza. Una terza questione tipica delle esperienze migratorie è il rapporto genitori/figli, ossia fra “primo migranti” e seconde generazioni, caratterizzato dalla distanza fra le risorse in termini di capitale sociale e culturale che i primi possono offrire e le aspettative dei secondi da cui spesso si origina una conflittualità difficile da armonizzare. Quando questo “capitale” è del tutto insufficiente, è assai probabile che i figli abbiano difficoltà nell’inserimento e quindi nel successo economico e sociale, oppure, qualora avvenga, rompono con i genitori perché non adeguati alle loro aspettative. 18|73 2 - Le seconde generazioni 2.3 Capitale umano e sociale Non tutte le famiglie dispongono dei mezzi per promuovere l’istruzione dei propri figli, per evitare loro la discriminazione sociale, la riduzione delle opportunità lavorative o lo scivolamento verso atteggiamenti devianti. Le risorse che permettono loro il raggiungimento di simili obiettivi sono di due tipi: da un lato quelle che consentono l’accesso ai beni economici e alle opportunità lavorative; dall’altro quelle che rinforzano il controllo normativo da parte dei genitori. È ovvio che i genitori con alti livelli di formazione siano in una posizione migliore per sostenere l’adattamento dei loro figli, in quanto possiedono maggiori informazioni circa le strategie d’inclusione sociale. Inoltre, rispetto alla famiglia media, tali genitori possono garantire ai loro figli viaggi estivi nei Paesi d’origine per rafforzare legami familiari o una casa in un quartiere residenziale. A tal proposito si distinguono, nell’analisi sociologica, due ambiti: capitale umano e capitale sociale. Il primo è una proprietà del singolo individuo ed è costituito dall’insieme delle facoltà e delle risorse (in particolare conoscenza, istruzione, informazione e competenze tecniche) che danno luogo alla capacità umana di svolgere attività di trasformazione e di creazione. Ma un fattore altrettanto determinante è costituito dal contesto sociale di vita e in particolare dalla comunità composta dagli individui del medesimo gruppo nazionale. Il capitale sociale, radicato nella relazioni fra i membri della comunità, si rivela una risorsa chiave per fronteggiare un adattamento positivo. Tale tipo di capitale viene definito da F. Piselli (2001) come la capacità di accedere a risorse, materiali e non, tramite l’appartenenza a reti e strutture sociali ampie. È il risultato di strategie d’investimento, orientate alla costituzione e riproduzione di relazioni sociali durevoli, capaci nel tempo di procurare profitti materiali e simbolici. Il migrante tramite queste relazioni sociali ha accesso a due tipi di risorse: quelle cognitive, che gli consentono di avere informazioni sulle opportunità disponibili, conoscenze di vario tipo o contatti10 e quelle normative, che riguardano la possibilità di emulare i modelli di comportamento adeguati alle situazioni nuove che deve affrontare. Il capitale sociale comunitario è strettamente dipendente dalla densità dei legami esistente tra gli immigrati. Comunità modeste ma solidali costituiscono una risorsa preziosa, in quanto i loro legami sostengono il controllo e le aspirazioni dei genitori nei confronti dei figli. In generale, dunque, si osserva come il capitale umano determina il successo della carriera individuale attraverso la mediazione del capitale sociale, complesso di relazioni utili a ottenere un impiego e migliorare la propria posizione nella stratificazione sociale. È grazie a risorse di questo tipo che è possibile spiegare i processi di incorporazione del migrante nella società che lo “ospita”. Al riguardo Portes (1998) delinea quattro ordini di criticità determinati dall’operare del capitale sociale nei processi di integrazione: 10 Egli di solito conta sull’appoggio di altri migranti che li hanno preceduti, guidati dai meccanismi di richiamo basati sulla catena migratoria. 19|73 2 - Le seconde generazioni 9 i meccanismi basati sulla solidarietà interna al gruppo determinano l’esclusione degli outsider: un esempio è il caso in cui un certo gruppo di immigrati occupa totalmente un dato settore occupazionale o mestiere, limitando l’accesso agli altri immigrati. 9 pretese rivolte a membri di un particolare sistema sociale che ne vincola la possibilità di azione o scelta11. 9 le modalità attraverso le quali il capitale sociale è generato e riprodotto fanno sì che il conformismo sia spesso un requisito indispensabile per l’accesso ad un determinato gruppo sociale e di conseguenza alle risorse che amministra, per non compromettere il capitale di fiducia. 9 La presenza di norme sociali che fanno sì che il capitale sociale ostacoli la mobilità sociale individuale, o rende probabile una mobilità discendente rispetto allo status di genitori12. Capitale sociale e integrazione sociale si autoalimentano: l’aumentare del primo favorisce la seconda, la quale a sua volta, accresce il capitale sociale di cui il migrante dispone. Ne consegue la centralità del ruolo delle reti sociali che influenzano i processi di adattamento e d’incorporazione dei migranti. Dunque ancorare la questione dell’integrazione della seconda generazione d’immigrati lungo un continuum logico che va dall’esclusione sociale alla piena integrazione può condurre a conclusioni fuorvianti: le società tutte, infatti, sono caratterizzate da una gerarchizzazione dei ceti sociali e l’appartenenza all’uno o all’altro è soprattutto una conseguenza del livello di benessere economico e di prestigio e riconoscimento della posizione e delle attività svolte. La riflessione sul “assimilazione segmentata” ha mostrato come sia tutt’altro che remota la possibilità di una piena integrazione agli stili oppositivi e ai comportamenti devianti dei giovani nativi che vivono già una situazione di marcata marginalità. Il conseguente potenziale paradosso, quindi, è che anche una c.d. “piena integrazione” è capace di generare ulteriore esclusione quando avviene ad un livello particolarmente basso della scala sociale del contesto d’accoglienza. Poiché capitale umano e soprattutto capitale sociale, come abbiamo visto, sono variabili in grado di determinare la direzione delle traiettorie di vita dei, la possibilità di misurare tale patrimonio nelle sue molteplici dimensioni qualitative diviene, quindi, elemento di conoscenza prioritario per intuire le tendenze in atto nel processo d’integrazione della seconda generazione in un determinato territorio (nel nostro caso la provincia di Pisa) in modo da costruire politiche e interventi in grado di rafforzarne piuttosto che modificarne la direzione. 11 Un esempio potrebbe essere il reclutamento di membri del proprio gruppo in ambiti lavorativi, dove però non sono professionalmente adeguati. 12 Un esempio è quello delle reti in cui prendono corpo delle sub-culture reattive, basate sulla contrapposizione alla società e agli stili di vita che in essa prevalgono, come reazione agli atteggiamenti discriminanti percepiti nei propri confronti. 20|73 21|73 Capitolo Terzo I GIOVANI DELLE «SECONDE GENERAZIONI» IN PROVINCIA DI PISA. UN’INDAGINE CAMPIONARIA L a ricerca aveva l’obiettivo d’indagare condizioni di vita e inserimento socio-culturale dei giovani di «nuova generazione» abitanti nella provincia di Pisa che avessero le seguenti caratteristiche: 9 età fra i 14 e i 24 anni; 9 nazionalità albanese, marocchina o romena; 9 appartenenza alle generazioni comprese fra 1,5 (giovani emigrati durante o immediatamente dopo la conclusione della scuola dell’obbligo) e 2 (nati in Italia da genitori immigrati)secondo la tipologia di Rumbaut13. La tecnica di selezione degli intervistati utilizzata è stata quella del campionamento c.d. “a valanga” (o “a palla di neve”), nel quale le unità di rilevazione non sono state casualmente estratte da un elenco disponibile, bensì sono state scelte arbitrariamente a partire dalle reti relazionali di un primo gruppo di giovani immigrati di seconda generazione, individuati grazie alla collaborazione della Caritas Diocesana, di alcuni Sportelli di Orientamento e Consulenza e di alcune scuole superiori della provincia.14 Per la raccolta dell’informazioni è stato utilizzato un questionario semistrutturato composto di 56 domande, quasi tutte a risposta multipla, che si proponeva lo scopo d’indagare l’universo di vita di questo segmento di popolazione giovanile con particolare riferimento alle condizioni di vita della prima generazione (ossia dei genitori), alla situazione abitativa, all’integrazione e ai suoi ostacoli, al capitale sociale, al senso di comunità e alla situazione socio-relazionale. E’ inclusa la generazione 1.75 (arrivati in Italia in età prescolare). A ciascuno dei giovani di questo primo gruppo gli intervistatori hanno chiesto se conoscessero qualche altra persona con le caratteristiche descritte e, eventualmente, la disponibilità a fornire il contatto. “In tal senso l’autoproduzione del campione avviene per similitudine, per identificazione, per espressione soggettiva e volontaria ed assegna a questa logica la sua rappresentatitvità, non certo di natura probabilistica. In specifici disegni strategici di ricerca sociologica, questo tipo di campione è l’unico praticabile sensatamente” (Cipolla C., 192:2000). 13 14 22|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” 3.1 Anagrafe del campione I giovani intervistati sono stati 94, dei quali oltre i quattro quinti sono classificabili nella generazione 1,5: quella costituita da coloro che sono emigrati durante o al termine della conclusione della scuola dell’obbligo. La seconda generazione in senso stretto è composta da appena 6 soggetti; 11, invece, coloro che hanno lasciato il Paese d’origine in età prescolare. Tabella 5. Il campione: la tipologia di generazione (di immigrazione) per classe d’età. 2a generazione (nato/a in Italia) 4 2 6 14-18 19-24 Totale Generazione 1,75 (prima dell’età della scuola dell’obbligo) 9 2 11 Generazione 1,5 (durante la scuola dell’obbligo) 40 37 77 Totale 53 41 94 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Anche a Pisa, in analogia con quanto evidenziato dalla ricerca ISMU relativa alla Lombardia, il fenomeno delle «seconde generazioni» è ancora relativamente recente e non assume una spiccata rilevanza quantitativa nelle fasce d’età adolescenziali e giovanili. Viceversa il territorio provinciale sembra essere contraddistinto da una marcata presenza di giovani stranieri di c.d. «generazione 1,5». Il fenomeno non è privo di conseguenze sia sul piano dell’analisi sociale che soprattutto su quello delle politiche d’integrazione: si tratta, infatti, di giovani che stanno vivendo un doppio processo di socializzazione, prima ai valori e ai modelli culturali prevalenti nel Paese d’origine e ora a quelli italiani. E che sono alle prese con la questione della duplice identità: quella più legata alla comunità del Paese nativo, che sperimentano in famiglia e nei rapporti con gli altri connazionali, e quella italiana e pisana che, invece, vivono a scuola e nei luoghi di ritrovo e aggregazione. Poco equilibrata sembrerebbe anche la distribuzione del campione degli intervistati fra le tre comunità nazionali considerate: quasi i due terzi, infatti, sono albanesi, un quinto è marocchino e un sesto romeno. Tabella 6. Il campione: la tipologia di generazione (di immigrazione) per nazionalità. Albania Marocco Romania Totale Nato in Italia 2 3 1 6 Prima dell’età della scuola dell’obbligo 8 3 0 11 Durante la scuola dell’obbligo 50 13 14 77 Totale 60 19 15 94 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Si tratta di differenze significative, verosimilmente però non tanto dovute a distorsioni prodotte dalla «palla di neve»15, quanto conseguenza della storia recente e al presente dell’immigrazione sul territorio provinciale. In primo luogo, infatti, è vero che Albania, Marocco e Romania sono le prime tre comunità immigrate presenti sul territorio provinciale, ma hanno un numero complessivo di stranieri regolarmente presenti piuttosto di15 Le metodologia utilizzata per la selezione del campione. 23|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” verso: la prima, infatti, incide per il 25,1% sul totale delle popolazione residente in provincia di Pisa contro, rispettivamente, il 10,6% e il 12,7% delle seconde16. Non solo, il fenomeno dell’immigrazione romena nel territorio pisano ha assunto rilevanza numerica in tempi piuttosto recenti, soprattutto successivamente l’ingresso nell’Unione Europea del Paese Balcanico, mentre quella marocchina ha radici “storiche” più profonde, ma sconta una non elevata propensione al ricongiungimento familiare, come attesta anche la composizione di genere17. Viceversa, quella albanese è una delle comunità da più tempo presenti sul territorio pisano, con una tendenza abbastanza marcata al ricongiungimento familiare. Più equilibrata, invece, la distribuzione del campione per fasce d’età (il 56,38% ha fra i 14 e 18 anni e il 43,62% fra i 19 e i 24) e quella di genere (le donne sono il 55,32% e gli uomini il 44,68%). 3.2 La prima generazione La condizione economica e socio-culturale dei genitori è una variabile capace di segnare in modo rilevante le traiettorie di vita dei figli. In riferimento alla specifica situazione dei giovani immigrati di «nuova generazione» essa assume un rilievo particolare, come evidenzia anche Besozzi: “tanto la condizione socio-economica e culturale quanto la nazionalità di appartenenza mostrano la loro importanza nel delineare sia le scelte scolastiche o formative, sia la riuscita scolastica, sia, più in generale, le motivazioni e le aspettative verso il futuro, anche se di fatto è lo status socio-economico più che l’origine etnica a rivelarsi come fattore maggiormente incisivo sulle scelte e le traiettorie di vita” 18(32:2007). Proprio per questi motivi, il questionario utilizzato ha dedicato un’intera sezione alla raccolta d’informazioni sulla condizione socio-economica e culturale della famiglia d’origine. Cominciando dall’occupazione, e in particolare, dalla posizione lavorativa dei genitori: com’è noto, infatti, il lavoro, e soprattutto la regolarità o meno dello stesso, sono elementi dirimenti rispetto alla qualità della vita e alla stabilità del progetto migratorio, non solo del lavoratore, ma di tutto il nucleo familiare. Complessivamente non lavora quasi il 40% dei genitori dei ragazzi intervistati, un dato certo molto elevato ma che è soprattutto la conseguenza del significativo tasso di non occupazione femminile: la quota di madri senza lavoro, infatti, sfiora i due terzi del campione mentre per quanto riguarda i padri si ferma al 14,44%. E lascia supporre che si tratti soprattutto di famiglie monoreddito, in cui è, prevalentemente, il padre che assicura Fonte: elaborazioni OPS-Provincia di Pisa su dati Istat 31.12.2007. Gli uomini sono il 63,8% del totale, le donne il 36,2%. 18 “Malgrado questa rilevanza, le condizioni di partenza in termini di risorse culturali e materiali non si rivelano tuttavia esaustive delle scelte e neppure degli atteggiamenti e dei comportamenti dei giovani intervistati. Infatti, pur appartenendo a condizioni disagiate, molti di questi giovani non scelgono necessariamente percorsi brevi e professionalizzanti che consentano sbocchi lavorativi immediati (…). Più in generale si può sottolineare come il processo di scelta appaia l’esito di un concorso di fattori, definibili in parte come vincoli (in termini di condizioni o impedimenti) in parte come opzioni del soggetto, legate quindi anche ad una partecipazione attiva a tale processo” (Besozzi, 32:2007). 16 17 24|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” il reddito necessario al sostentamento mentre la madre si occupa della casa e della cura dei figli. Tabella 7. La posizione lavorativa dei genitori (%) Occupato/a 85,56 35,11 60,11 Padri Madri Totale Non occupato/a 14,44 64,89 39,89 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Per quanto riguarda la posizione lavorativa, meno della metà dei genitori dei ragazzi intervistati ha un regolare contratto di lavoro. Un dato significativamente basso che, però, deve essere trattato con molta cautela evitando di giungere a conclusioni affrettate, stanti le dimensioni del campione e, soprattutto, l’elevata percentuale (53,19%) d’intervistati che non hanno risposto alla domanda. Nel dettaglio, oltre i due terzi dei padri (68,18%) ha un contratto, contro poco meno di un terzo delle madri (32,5%). L’irregolarità occupazionale dichiarata dagli intervistati19 è pari al 7,45%, un valore leggermente inferiore a quello rilevato da una precedente ricerca del novembre 2005 dell’Osservatorio alle Politiche Sociali di Pisa, relativa agli immigrati residenti nel territorio provinciale, che evidenziava una quota d’irregolarità dichiarata pari al 9,3%20. L’incidenza è significativamente più alta per le donne (10%) che non per i padri (6,82%) a conferma di un tendenziale maggiore difficoltà nell’inserimento lavorativo da parte della componente femminile della coppia. Verosimilmente, però, il peso reale del c.d “lavoro nero” è molto più elevato di quella dichiarato: si tratta, infatti, di un informazione particolarmente sensibile che, raramente, emerge nella sua completezza da un’intervista. Tabella 8. La posizione contrattuale dei genitori (%). Padri Madri Totale Contratto 68,18 32,5 45,74 Accordo verbale 6,82 10 7,45 Non sa/non risponde 25 57,75 53,19 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Il quadro di sintesi che emerge, quindi, è quello di famiglie monoreddito, in cui a lavorare è solo il padre, prevalentemente impiegato con mansioni di operaio nell’industria e, anche se meno di frequente, nell’agricoltura (come illustra la Tabella 7). Tutto ciò nonostante un buon livello d’istruzione complessivo: è in possesso di almeno un titolo di scuola superiore, infatti, il 34,04% dei padri e, addirittura, il 42,55% delle madri. 19 Corrispondente alla percentuale dei rispondenti che hanno risposto che il rapporto di lavoro dei genitori è regolato da un “accordo verbale”. 20 “Gli immigrati in Provincia di Pisa: lavoro, qualità della vita, cittadinanza”. Sono stati intervistati 445 immigrati residenti nel territorio provinciale. 25|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” Tabella 9. La prima generazione: la condizione professionale della padre per nazionalità (%). Albania Marocco Romania Totale Non occupato 12,07 21,05 15,38 14,44 Dirigente azienda 0,00 0,00 7,69 1,11 Impiegato 10,34 5,26 7,69 8,89 Assistenza domiciliare 0,00 0,00 0,00 0,00 commercio 1,72 10,53 0,00 3,33 Operaio 75,86 63,16 69,23 72,22 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Tabella 10. Il titolo di studio del padre per nazionalità (%). Non ha completato la scuola dell’obbligo Albania Marocco Romania Totale Licenza d’obbligo 5,00 31,58 20,00 12,77 Diploma 50,00 47,37 53,33 50,00 Laurea 36,67 10,53 20,00 28,72 Non risponde 8,33 0,00 0,00 5,32 Totale 0,00 10,53 6,67 3,19 100,00 100,00 100,00 100,00 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Nel dettaglio, lavorano come operaio quasi i tre quarti dei padri (72%), mentre circa uno su dieci (9%) è un impiegato e il 14% disoccupato. Per quanto riguarda il titolo di studio, oltre un terzo è almeno diplomato (il 5,3% laureato), esattamente la metà ha completato il ciclo dell’obbligo, mentre il 13% ha interrotto gli studi prima del conseguimento dell’obbligo. Tabella 11. La prima generazione: condizione professionale della madre per nazionalità (%). Non occupato Albania Marocco Romania Totale Dirigente d’azienda 60,00 78,95 66,67 64,89 Impiegato 0,00 0,00 0,00 0,00 6,67 5,26 6,67 6,38 Assistenza domiciliare, addetto/a pulizie 26,67 0,00 13,33 19,15 Commercio Operaio 0,00 5,26 0,00 1,06 3,33 0,00 0,00 2,13 Totale 100,00 100,00 100,00 100,00 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Tabella 12. Il titolo di studio della madre per nazionalità. Non ha completato la scuola dell’obbligo Albania Marocco Romania Totale 3,33 31,58 20,00 11,70 Licenza d’obbligo 43,33 42,11 40,00 42,55 Diploma 41,67 15,79 26,67 34,04 Laurea 10,00 5,26 6,67 8,51 Non risponde 1,67 5,26 6,67 3,19 Totale 100,00 100,00 100,00 100,00 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Prevalentemente non occupate, invece, le madri in coerenza con i modelli familiari prevalenti nei Paesi d’origine che affidano alla donna principalmente funzioni di cura della casa e accadimento dei familiari più deboli, la nazionalità, le condizioni e socio- 26|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” economiche della famiglia d’origine) e fattori soggettivi (quali le inclinazioni e la volontà dei giovani di nuova generazione piuttosto che il gruppo dei pari, il contesto scolastico o quello lavorativo. Dunque anche nel territorio pisano, almeno in relazione ai “primo migranti”, non si verifica alcuna sostanzialmente eccezione a quella tendenza nazionale secondo cui, “nonostante il grado d’istruzione sufficientemente elevato, le professioni svolte dalla popolazione straniera risultano fortemente orientate verso quelle a bassa specializzazione . Circa il 70% degli immigrati ha un lavoro operaio, artigiano o non qualificato: in tutte queste categorie (dal manovale al camionista, dall’assistente familiare al bracciante agricolo) il lavoro manuale è preminente” (Albisinni M./Pintaldi F., 244:2008). 3.3 L’incontro con l’Italia: il momento dell’arrivo Il fatto che la quasi totalità giovani intervistati non sia nato in Italia, e quindi non appartenga a quella che abbiamo definito come seconda generazione, rende necessario affrontare il tema delle opportunità e degli ostacoli in materia d’integrazione fin dall’origine, ossia dal momento dell’arrivo e del primo incontro con il nuovo contesto di vita: è noto, infatti, come l’importanza di questo momento, e più in generale del primo periodo vissuto nel Paese d’emigrazione, assuma una rilevanza certo variabile ma sempre significativa in ragione dell’età21, ma anche della presenza o meno, in tale fase, della famiglia, o comunque, di figure adulte significative. In almeno la metà dei casi (54,26%) le nuove generazioni pisane hanno vissuto l’esperienza di una migrazione di tipo familiare, lasciando il Paese d’origine insieme agli altri membri della famiglia. Complessivamente circa i quattro quinti degli intervistati (79,79%) hanno affrontato il momento della partenza accanto ad almeno uno dei due genitori, ossia alla presenza di una figura adulta “calda” e fortemente significativa per la vita di chi, data l’età, spessissimo ha subito e quasi mai scelto un evento, almeno dal punto di vista psicologico sempre traumatico come l’emigrazione22. Da questo punto di vista, è legittimo parlare di un’emigrazione maggiormente tutelata, pur tenendo in adeguata considerazione il fatto che pure le figure genitoriali vivono le fatiche e le sofferenze che caratterizzano soprattutto il primo periodo e la necessità di elaborare quel “lutto della separazione” di cui, a ragione, scrive Goussot (1:2004). Un immigrato di nuova generazione su dieci, invece, ha vissuto tale fase in un contesto affettivo assai meno protetto: c’è chi è arrivaUna cosa, infatti, è emigrare in età prescolare, altra a scolarizzazione in corso, ossia interrompendo un processo di socializzazione che, comunque, connoterà in modo significativo psicologia e tratti culturali della persona per aprirne un altro in un contesto del tutto diverso. 22 Scrive al riguardo Goussot:“In effetti in tutte le storie di migrazione abbiamo a che fare con la scelta della separazione rispetto al contesto familiare, affettivo, sociale e culturale originario; questa scelta provoca una rottura dell’equilibrio presente nella vita della persona che decide di emigrare. Costituisce un momento contraddittorio di sofferenza e di aspettative. L’emigrante è di fronte alla sfida di dover ridefinire il proprio progetto di vita, di delinearne le coordinate nello spazio e il tempo. Deve elaborare il lutto della separazione dal gruppo originario, dai legami costruiti durante l’infanzia e interiorizzati nella sua costruzione psico-affettiva. La partenza, le condizioni nelle quali avviene la partenza, i motivi stessi della scelta dell’emigrare sono importanti perché condizionano tutta la traiettoria del migrante. Traiettoria che non è solo spaziale e geografica ma anche mentale e emotiva” (1:2004). 21 27|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” to insieme ad altri familiari (soprattutto fratelli e sorelle) e chi in compagnia di connazionali. Qualcuno, fortunatamente pochissimi, anche da solo. Tabella 13. L’arrivo in Italia. 14-18 Con entrambe i genitori Con uno dei genitori Con un altro familiare Con amici Con altri connazionali Da solo 19-24 60,38% 24,53% 3,77% 0 5,66% 3,77% Totale 46,34% 26,83% 7,32% 2,44% 17,07% 0 54,26% 25,53% 5,32% 1,06% 1,06% 2,13% Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Nella maggior parte dei casi, comunque, la ricomposizione del nucleo familiare nel Paese d’emigrazione è avvenuta successivamente: più dell’80% degli intervistati, infatti, vive in famiglia, incidenza che, comprensibilmente cresce nella fascia anagraficamente inferiore (92,45%) e scende in quella superiore (68,29%). La percentuale di coloro che non vivono più con la famiglia d’origine è bassa in entrambe le fasce d’età. In particolare, sono il 12,2% coloro che abitano da soli in quella compresa fra i 19 e i 24 anni, in cui si può presumere possa anche aver inizio quel percorso d’autonomia che ha nella separazione dal nucleo familiare d’origine un passaggio fondamentale. L’assunto generale secondo cui gli immigrati di nuova generazione tendono ad assumere i comportamenti dei loro coetanei autoctoni, però, spiega solo parzialmente tale fenomeno: da un lato, infatti, occorre ricordare come il campione degli intervistati sia composto da giovani albanesi, marocchini e romeni, ossia ragazzi e ragazze provenienti da Paesi in cui (soprattutto per i maschi) è patrimonio culturale abbastanza diffuso il continuare la convivenza con la famiglia d’origine anche successivamente all’ingresso nell’età adulta e al matrimonio; dall’altro occorre evidenziare la difficoltà che i cittadini stranieri incontrano nella ricerca di un alloggio, un ostacolo che può impedire la scelta di una soluzione abitativa autonoma. Tabella 14. Con chi vivi adesso (%). Vivo con tutta la famiglia Vivo con un genitore Vivo con un/a fratello/sorella Nessuno, tutti nel Paese d’origine Nessuno, la mia famiglia vive in Italia ma in un’altra abitazione Altro 14-18 92,45 1,89 1,89 1,89 1,89 0 19-24 68,29 7,32 4,88 4,88 7,32 7,32 Totale 81,91 4,26 3,19 3,19 4,26 3,19 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. 3.4 L’abitare Il quadro che emerge dall’analisi della situazione abitativa è più incoraggiante di quello che un’analisi delle risposte degli intervistati può lasciar supporre: è vero, infatti, come già sottolineato in precedenza, che circa i quattro quinti degli intervistati vivono ancora nell’abitazione dei genitori, anche in conseguenza delle caratteristiche anagrafiche del 28|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” campione visto che oltre la metà di essi (56%) ha meno di diciannove anni. Le caratteristiche delle abitazioni, però, sono tali da lasciar supporre una qualità della vita in larga percentuale ben oltre la sufficienza, considerato che nella maggior parte dei casi si tratta di famiglie monoreddito. La gran parte degli intervistati vive in affitto (81,91%), 23 ma va evidenziato anche come un quinto di coloro che coabitano con i genitori abbia, invece, una casa di proprietà (20.22%). Si tratta di un dato particolarmente elevato, nettamente superiore sia a quello medio regionale (9,8%) che a quello emerso nel 2005 dalla ricerca dell’Osservatorio Provinciale sulle Politiche Sociali (8%). Date le dimensioni del campione sono, ovviamente, possibili e presumibili delle distorsioni rispetto alla situazione reale, ma occorre anche tener presente come, nel caso degli immigrati di seconda generazione che abitano con la famiglia d’origine, ci si trovi di fronte a nuclei familiari che, vivendo da lungo tempo nel territorio provinciale, hanno superato le difficoltà collegate alla prima fase d’immigrazione e avviato (o, comunque, tentato di avviare) un percorso di mobilità ascendente di cui l’acquisto della casa costituisce una delle tappe più significative. Nella quasi totalità dei casi sono provviste dei servizi essenziali (servizi igienici, cucina e acqua calda), ma numerose sono anche le abitazioni con giardino (43,4%), con terrazza (39,62%), o con garage (37,74%). Lavatrice, televisore, telefono e frigo sono presenti nei tre quarti delle abitazioni; relativamente meno frequenti, invece, il condizionatore (ce l’ha appena il 19,57% degli intervistati che vivono in famiglia), la lavastoviglie (29,35%) e la connessione ad internet (33,33%). Grafico 1. Abitazione dei genitori: tipologia (%). 4,49% 1,12% 20,22% 74,16% Proprietà Affitto uso gratuito Altro Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Almeno nel caso di chi ancora vive con mamma e papà si tratta prevalentemente di appartamenti fra i tre e i cinque vani (59,73%). Poco meno di un terzo (29,17%), invece, coloro che hanno un’abitazione più grande (sei-nove vani). 23 Nel dettaglio, come illustrano i due grafici, è in affitto il 75% dei giovani che abitano con i genitori e il “61%” (11 intervistati su 18) di coloro che, invece, vivono da soli. 29|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” Grafico 2. Abitazione dei genitori: numero di stanze (%). 35,00% 30,56% 30,00% 25,00% 20,00% 16,67% 15,00% 11,11% 15,28% 12,50% 11,11% 10,00% 5,00% 2,78% 0,00% due tre quattro cinque sei sette nove Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Tabella 15. Abitazione dei genitori: caratteristiche (%). 14-18 Cucina Bagno Acqua calda Vasca due o più bagni Cantina Terrazza Giardino Garage 19-24 92,45 92,45 98,11 47,17 26,42 35,85 39,62 43,4 37,74 Totale 80,49 90,24 90,24 60,98 46,34 48,78 60,38 51,22 48,78 87,2 91,4 94,6 53,1 35,1 41,4 50 46,8 42,5 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008 Tabella 16. Abitazione dei genitori: i beni (%). Si Lavatrice televisore Pc telefono Auto lavastoviglie Frigo parabola internet condizionatore No Non posso permettermelo 74,19 74,19 52,69 73,12 63,44 29,03 70,97 50 33,33 19,57 altro motivo 24,73 24,73 31,18 26,88 32,26 35,48 26,88 29,35 33,33 36,96 1,08 1,08 16,13 0 4,3 35,48 2,15 20,65 33,33 43,48 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. I giovani di seconda generazione intervistati che hanno una situazione abitativa autonoma sono 18 e nessuno di loro vive in una casa di proprietà. L’esiguo numero di casi rende scarsamente attendibile qualunque tentativo di raffronto fra la situazione abitativa 30|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” dei figli e quella dei genitori nel tentativo di verificare se, e in che misura, si stanno realizzando le legittime aspirazioni di mobilità ascendente dei primi. Nondimeno, se quanto sembra emergere dalle interviste a coloro che hanno un’abitazione autonoma venisse confermato anche da un campione più ampio, ci si troverebbe di fronte ad un fenomeno quanto meno contraddittorio. Da un lato, infatti, questi ultimi vivono in abitazioni di dimensioni significativamente più piccole rispetto a quelle dei loro genitori (come evidenziano anche il Grafici 2, 3) e in nessun caso ne sono proprietari; dall’altro, però, tali abitazioni sono tendenzialmente più accessoriate di quella famiglia d’origine: stando alle informazioni fornite dal nostro campione, infatti, nelle case dei giovani di seconda generazione pisani è più frequente trovare la lavatrice, ma anche il televisore, il personal computer, il telefono, il frigo e la connessione ad internet. Invece l’eccezione più evidente, e anche simbolicamente più significativa, è costituita dalla parabola, molto più presente nelle case dei genitori che non in quelle dei figli: è noto, infatti, come tale antenna risponda soprattutto ad una funzione di tramite con il Paese d’origine. Gli accessori presenti fra le mura domestiche sembrerebbero indicare il desiderio dei giovani di seconda generazione pisani di un maggiore benessere rispetto a quello dei genitori e uno stile di vita più vicino a quello dei coetanei autoctoni, una volontà che, però, parrebbe un po’ cozzare con la situazione reale dato che, come detto, nessuno di loro è proprietario dell’abitazione in cui vive e che, comunque, quest’ultima è, spesso, di dimensioni più piccole di quella che in cui hanno lasciato la famiglia d’origine24. Grafico 3. Numero di stanze: confronto abitazione genitori/abitazione figli. 35,00% 30,56% 30,00% 20,00% 29,41% 23,53% 25,00% 17,65% 15,00% 16,67% 11,11% 10,00% 12,50% 11,76% 15,28% 11,76% 11,11% 5,88% 2,78% 0,00% 5,00% 0,00% 0,00% 0,00% uno due tre quattro Genitori cinque sei sette nove 2a Generaz. Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Al riguardo, però, occorre tener presente che alcuni dei giovani di Seconda Generazione che vivono in un’abitazione autonoma sono studenti universitari ed hanno, quindi, necessità di spazi minori rispetto ad un nucleo familiare. 24 31|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” Grafico 4. Beni: confronto abitazione genitori/abitazione figli. 88,89 90 88,89 83,33 77,78 80 74,19 73,12 74,19 70 60 Genitori 70,97 2a Generaz. 63,44 55,56 52,69 50 50 44,44 41,18 40 29,03 30 33,33 27,78 27,78 20 19,57 16,67 10 0 Lavatrice Televisore Pc Telefono Auto Lavastoviglie Frigo Parabola internet Condizionatore Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008 3.5 La scuola La scuola, da che esiste in forma pubblica e universalistica, ha assunto il ruolo di principale agenzia di socializzazione dei giovani; una responsabilità che negli ultimi decenni è andata crescendo. L’aumento delle situazioni di “doppia carriera”25 e l’atomizzazione del nuclei familiari (che ha reso sempre più rari i supporti educativi presenti al suo interno: nonni, zie o altri parenti), solo per citare i due fenomeni più evidenti26, hanno di fatto significativamente ridimensionato il ruolo della famiglia quale agenzia educativa e di socializzazione primaria e accresciuto quello attribuito alla scuola. Oltre al loro capitale umano, in tal modo, è all’interno e intorno a tale istituzione che, i giovani, sempre di più, costruiscono e strutturano la loro trama di legami e relazioni, ossia il loro capitale sociale. Proprio per questo il mondo della scuola è, probabilmente, il principale contesto oggi chiamato a confrontarsi con le nuove generazioni d’immigrati: senza voler addossare agli insegnanti responsabilità che travalicano le loro competenze, infatti, è indubbio che il successo o l’insuccesso scolastico di questi studenti costituisca una delle principali prove di verifica sulla capacità di un territorio di confrontarsi con le questioni, talune decisamente nuove, che essi pongono, stante anche la loro “consapevole determinazione ad approfittare della chance scolastica anche come strumento fondamentale per realizzare progetti di mobilità” sociale ascendente (M.Colombo, 90:2007). La Tabella 17 evidenzia come, già nella scuola dell’obbligo, vi sia un tasso d’evasione che, per quanto basso (4,26%) è mediamente più elevato di quello medio provinciale (che è dell’1,8% alle primarie e dell’1,1% alle secondarie di primo grado). Che, peraltro, cresce in modo particolarmente sensibile passando alle scuole secondarie superiori In cui, cioè, lavorano sia il padre che la madre. A cui, per completezza, dovrebbero essere aggiunti anche la diminuzione delle nascite (e, quindi, la riduzione dei giovani con fratelli e/o sorelle) e la disgregazione dell’unità familiare in conseguenza della crescita di divorzi e separazioni. 25 26 32|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” se è vero che oltre la metà (55,26%) degli intervistati fra i 19 e 24 anni che si sono iscritti ad un istituto superiori non ha conseguito il diplomato rinunciando, quindi, a completare il ciclo di studio27. Tabella 17. Tasso d’Interruzione di frequenza nella scuola dell’obbligo per classe d’età. Studi dell’obbligo interrotti 3,77 4,88 4,26 14-18 19-24 Totale Studi dell’obbligo non interrotti 94,34 87,80 91,49 Totale 100,00 100,00 100,00 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Grafico 5. Diplomati/non diplomati nella fascia d’età 19-24 anni (%). 44,74% 55,26% diplomato non diplomato Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008 Il fenomeno dell’evasione scolastica è da mettere in relazione con quello della ripetenza che, nel caso delle nuove generazioni, anche a Pisa sembrerebbe essere significativamente superiore rispetto a quello medio28. Senza trarne alcuna generalizzazione, deve comunque essere evidenziato il fatto che quasi un quarto degli intervistati (23,4%) sia stato “bocciato” alle superiori: il 17,02% ha dovuto ripetere una classe e il 6,38% addirittura due. 27 Gli intervistati che hanno esplicitamente affermato di essersi ritirati da una scuola superiore prima del diploma hanno indicato, fra le motivazioni principali, i bisogni della famiglia e il lavoro ma anche le difficoltà nello studio difficili da fronteggiare. 28 Totale ripetenti/Popolazione studentesca. 33|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” Grafico 6. La ripetenza nelle Secondarie Superiori (%). 23,40% 76,60% ripetenza non ripetenza Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008 Pur con tutte le cautele del caso, quindi, non si può quantomeno escludere che anche nelle scuole della provincia di Pisa affiori qualche sintomo di quel “processo di segregazione formativa” evidenziato dalla stessa Maddalena Colombo (88:2007) in relazione alle nuove generazioni della Lombardia e ipotizzato da un’ampia letteratura in materia (in particolare Giovannini-Queirolo Palmas, 2002). Esso, però, ha poco a che vedere con il fenomeno del ritardo scolastico, ossia con il fatto che i nuovi studenti stranieri siano inseriti con una certa frequenza in una classe superiore rispetto all’età. Il fenomeno, peraltro, in provincia di Pisa sembra avere un’entità relativa se è vero che ha riguardato appena il 22,73% degli intervistati mentre il restante 77,27% sono stati inseriti nella stessa classe dei loro coetanei autoctoni. E comunque strettamente collegato con le caratteristiche delle nuove generazioni, in questa fase per lo più costituite da giovani di c.d “generazione 1,5”, ossia soggetti che sono emigrati ad un’età compresa fra i 6 e 14 anni. Grafico 7. Il ritardo nelle Secondarie Superiori (%). 22,73% 77,27% in pari in ritardo Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008 34|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” La competenza linguistica Una buona conoscenza della lingua italiana, sia scritta che parlata, è uno strumento indispensabile tanto al successo scolastico quanto ad un processo d’integrazione virtuoso. Al riguardo il quadro delineato dall’autovalutazione degli intervistati è decisamente di segno positivo: coloro che ritengono di sapersi esprimere in un italiano almeno buono sono il 75% per quanto riguarda lo scritto e addirittura l’88% per quel che concerne il parlato. In un quadro generale sostanzialmente soddisfacente, si evidenzia, però, qualche difficoltà in più nell’italiano scritto da parte dei più piccoli, ossia degli intervistati compresi nella fascia d’età 14-18 anni, fra i quali poco meno di un quinto (19%) non va oltre un livello “sufficiente” (contro il 4% di coloro compresi fra i 19 e i 24 anni). Tabella 18. La competenza linguistica: italiano per classe d’età (scritto e parlato). Scritto Discreto 9,43 10,00 14-18 19-24 Insufficiente 1,89 0,00 Sufficiente 16,98 10,00 Totale 1,08 13,98 14-18 19-24 Insufficiente 0,00 0,00 Sufficiente 5,66 2,44 9,68 Parlato Discreto 9,43 4,88 Totale 0,00 4,26 7,45 Buono 30,19 37,50 Ottimo 41,51 42,50 Totale 100,00 100,00 33,33 41,94 100,00 Buono Ottimo Totale 32,08 26,83 52,83 65,85 100,00 100,00 29,79 58,51 100,00 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Un po’ in chiaroscuro, invece, il rapporto con la lingua madre. Se, infatti, non si evidenziano problemi particolari per quanto concerne la conoscenza della lingua parlata (l’89% ha una capacità di esprimersi che è ritenuta almeno “buona”), qualche elemento di difficoltà emerge in riferimento alla lingua scritta: a fronte di un 68% d’intervistati che ritiene di avere una competenza “buona” o “ottima”, infatti, ve n’è circa il 14% che, invece, pensa di avere numerose e gravi lacune. Le difficoltà riguardano in modo particolare le “nuove generazioni” più giovani: come illustra anche la Tabella 18 quasi un quinto (19%) di coloro che si collocano nella fascia d’età 14-18 anni, infatti, valuta “insufficiente” la propria conoscenza della lingua madre. Una possibile spiegazione di tale fenomeno può essere ricercata guardando alla competenza linguistica degli intervistati, distinta per comunità di appartenenza: le maggiori difficoltà, infatti, sono incontrate dai marocchini (26% degli intervistati dichiara una conoscenza insufficiente) e dagli albanesi (13%), ossia dalle due nazionalità da più tempo presenti sul territorio provinciale; mentre fra i romeni, i cui flussi più consistenti sono arrivati negli ultimi tre o quattro anni, non si riscontra al riguardo alcuna problematica particolare. Pur con tutte le cautele del caso è ipotizzabile, quindi, che coloro che hanno affermato di non aver un’adeguata conoscenza della lingua madre siano nati in Italia o siano comunque residenti nel nostro Paese da più tempo rispetto agli altri. Se così fosse, però, occorre tener presente che la questione della perdita del patrimonio linguistico d’origine potrebbe essere una problematica destinata ad acuirsi con il trascorrere degli anni e la crescita delle «seconde generazioni» in senso stretto. 35|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” Tabella 19. Conoscenza della lingua madre per classe d’età (scritto e parlato). 14-18 19-24 Insufficiente 19,23 7,32 Sufficiente 15,38 7,32 Totale 13,98 11,83 14-18 19-24 Insufficiente 0,00 0,00 Totale 0,00 Scritto Discreto 5,77 7,32 Buono 17,31 21,95 Ottimo 42,31 56,10 Totale 100,00 100,00 19,35 48,39 100,00 Sufficiente 3,85 0,00 6,45 Parlato Discreto 11,54 5,00 Buono 28,85 15,00 Ottimo 55,77 80,00 Totale 100,00 100,00 2,17 8,70 22,83 66,30 100,00 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. 3.6 Il tempo libero La gestione del tempo, e in particolare i luoghi e le persone frequentate, costituisce un ambito d’osservazione privilegiato per comprendere gli stili di vita delle «nuove generazioni» e i vettori che orientano il processo d’integrazione nel nostro Paese. In altri termini si tratta di un elemento significativo per capire se si sta andando verso quel “processo d’ibridazione culturale” capace di produrre una dinamica d’integrazione “che non presenta la necessità di rinunciare alla propria identità culturale, ma invece incentiva una convivenza capace di creare nuovi modelli interculturali di differenza” (Nederveen Pieterse, 75:2005). O, invece, verso livelli di crescente separazione e distanza fra cittadini nativi e cittadini di origine straniera, capaci solo di moltiplicare i meccanismi di segregazione e ghettizzazione dei gruppi minoritari. In particolare, al riguardo, per indagare tali fenomeni è rilevante conoscere chi sono le persone frequentate dalle «nuove generazioni» nei loro momenti destrutturati, liberi cioè da attività lavorativa o scolastica. Ancora una volta il quadro che emerge dalle risposte degli intervistati è a luci e ombre: da un lato il fatto che il 37% trascorra il tempo libero con amici italiani lascerebbe credere che il territorio della provincia stia vivendo quel processo d’ibridazione culturale capace di produrre dinamiche di convivenza in cui le differenze non si annullano ma anzi, almeno secondo Nederveen Pieterse, sarebbero capaci di produrre modelli innovativi di convivenza interculturale; dall’altro, però, deve essere sottolineato con una nota di preoccupazione il fatto che il 40% di giovani di «nuova generazione» trascorra il tempo libero prevalentemente con connazionali e che il 18% lo spenda in solitudine: si tratta, infatti, di una possibile spia di tensioni che spingono verso un modello centrato sulla separazione fra autoctoni e minoranze d’origine straniera. L’incidenza, infatti, è significativa per quanto considerevolmente inferiore a quella riscontrata dalla ricerca OPS 2005 da cui emergeva, invece, come il 75% degli immigrati (di prima generazione) residenti in provincia di Pisa trascorresse prevalentemente il proprio tempo libero con familiari o amici connazionali contro il 19% che affermava di passarlo in compagnia di italiani (ivi, 55). 36|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” Tabella 20. Il tempo libero, per nazionalità (%). Albania 33,91 41,74 1,74 21,74 0,87 100,00 Con conoscenti italiani Con familiari o conoscenti connazionali Con conoscenti di altre nazionalità Da solo Altro Totale Marocco 54,55 27,27 0,00 9,09 9,09 100,00 Romania 23,81 52,38 4,76 9,52 9,52 100,00 Totale 36,69 40,24 1,78 17,75 3,55 100,00 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. La propensione a trascorrere il proprio tempo libero con i connazionali si evince anche guardando alle tre comunità che compongono il campione: tale caratteristica, infatti, contraddistingue gli albanesi (42%) e soprattutto i romeni (52%), mentre invece i marocchini (55%) preferiscono i conoscenti italiani. Se è vero che, fra le tre, quella proveniente dal Marocco è stata la prima comunità in ordine di tempo ad emigrare in modo massiccio sul territorio provinciale seguita da quella albanese e - solo recentemente - da quella romena, si può ipotizzare una certa correlazione fra il momento dell’emigrazione della famiglia d’origine e la relazione con i cittadini nativi: più il primo è datato nel tempo, maggiore sarà l’intensità della seconda. 3.7 Gli ostacoli all’integrazione Le problematiche più frequenti legati al processo d’integrazione che incontrano gli immigrati di «seconda generazione» (ma anche la generalità dei cittadini stranieri) possono essere raggruppate in due macro-categorie: 9 problematiche strumentali29; 9 problematiche relazionali30 . Come era lecito attendersi, anche fra i giovani di «nuova generazione» della provincia di Pisa - almeno stando alle risposte degli intervistati - prevalgono le problematiche di tipo strumentale (62% delle segnalazioni) rispetto a quelle di carattere relazionale che, comunque, totalizzano un’incidenza percentuale del 38%. Già questa prima differenziazione dovrebbe indurre a qualche riflessione se è vero che la quasi totalità degli sforzi (politiche, progetti e interventi) si è concentrata sulla prima macro-categoria sottovalutando probabilmente troppo le problematiche di natura relazionale. La Tabella 19, che illustra le prime cinque problematiche segnalate dagli intervistati, mette in luce qualche altro elemento di contraddizione e criticità. Per quanto riguarda le prime va evidenziata in primo luogo la questione della conoscenza della c.d. “lingua 2”, ossia di quella italiana. Da un lato, come abbiamo visto, la quasi totalità degli intervistati ritiene di avere una competenza linguistica fra il “buono” e “l’ottimo”; dall’altro dalle risposte degli stessi emerge come “la difficoltà a farsi comprendere linguisticamente” sia il Lavoro, casa, titolo di soggiorno, rapporto con gli uffici pubblici, etc. 30 Mancanza di rispetto da parte degli italiani, razzismo, rapporti con la popolazione locale e con gli altri immigrati connazionali, scarsità di relazioni al di fuori dell’ambito familiare, solitudine, etc. 29 37|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” problema segnalato più volte (20% dei casi che salgono al 27% nella fascia d’età 14-18 anni e scendono al 12,5% in quella compresa fra 19 e 24). Tabella 21. I maggiori problemi incontrati per classe d’età (%). 1 2 3 4 5 Totale Lingua 19,9% Casa 15,1% Problemi legati al soggiorno 14,5% Razzismo 11,6% Lavoro 10,5% 14-18 Lingua 27,4% Mancanza di rispetto 14,3% Razzismo 13,1% Casa 10,7% Problemi legati al soggiorno 10,7% 19-24 Casa 19,3% Problemi legati al soggiorno 18,2% Lavoro 15,9% Lingua 12,5% Razzismo e solitudine 10,2% Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Fra gli elementi di criticità, invece, da un lato riemergono le problematiche strumentali tipiche non solo della «nuova generazione» ma anche della generalità degli immigrati, ossia in ordine di frequenza di segnalazioni: casa, titolo di soggiorno e lavoro. Dall’altro lato, però, assumono un’evidenza quantitativa indicativa anche di problematiche relazionali, come il razzismo, la mancanza di rispetto e la solitudine che, probabilmente, necessitano tanto di attento monitoraggio quanto di politiche e interventi dedicati. Dall’indagine, infatti, emergono almeno tre dati che, se messi in relazione, destano inevitabilmente preoccupazione: 9 Una delle prime cinque posizioni fra i problemi connessi all’integrazione delle «nuove generazioni» in provincia di Pisa è occupata dal razzismo, che totalizza l’11,6% delle segnalazioni. 9 In particolare il tema della discriminazione dei gruppi minoritari sembra essere percepito in modo particolarmente acuto dai più giovani: nella fascia d’età fra i 14 e i 18 anni, infatti, il razzismo è percepito come problema nel 13,1% dei casi mentre “la maleducazione e la mancanza di rispetto da parte degli italiani” hanno ricevuto il 14,3% delle segnalazioni. 9 A ciò si aggiunga la solitudine, sentita come elemento di criticità dal 10,2% dei più grandi (19-24 anni). Si tratta invero di problematiche non completamente nuove per la provincia di Pisa visto che già dalla ricerca OPS del 2005 emergeva con forza tanto il tema della solitudine, percepito come elemento problematico dal 20,20% degli intervistati (il terzo, per numero di segnalazioni, subito dopo “lavoro” e “casa”), quanto quelli della “mancanza di rispetto da parte degli italiani” e del “razzismo”, entrambi con il 14,90% delle indicazioni. Questioni che, però, sembrano richiedere policy e modalità d’intervento innovative anche per un territorio, quale quello della provincia di Pisa, che si è sempre percepito come contesto tollerante e accogliente, aperto all’incontro con la diversità culturale e promotore di serie politiche e interventi mirati all’integrazione dei migranti. Altrimenti il rischio è l’acuirsi della distanza che già oggi separa i cittadini immigrati da quelli nativi. 38|73 3 - I giovani delle “seconde generazioni” Tabella 22. I maggiori problemi incontrati (%) per nazionalità. 1 2 3 4 5 Albania Lingua 20,4% Problemi legati al soggiorno 16,5% Razzismo 13,6% Casa 10,7% Lavoro 9,7% Marocco Lingua 18,9% Problemi legati al soggiorno 16,2% Casa 16,2% Lavoro 10,2% Mancanza di rispetto 10,2% Romania Casa 28,1% Lingua 18,8% Lavoro 12,5% Razzismo 12,5% Solitudine 9,4% Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Probabilmente non è casuale che, fra le tre comunità nazionali, quelle in cui il problema razzismo è più sentito siano l’albanese e la romena, ossia le due che in tempi recenti sono state maggiormente colpite da un processo d’etichettatura negativo, mentre fra i marocchini la questione in concreto non è percepita (0,5% delle segnalazioni). Rilevante anche il fatto che per i giovani albanesi intervistati tale problematica assuma una rilevanza maggiore di “casa” e “lavoro”. 39|73 Capitolo Quarto L’INSERIMENTO SOCIO-CULTURALE L a più recente letteratura sul tema dell’integrazione socio-culturale delle seconde generazioni (in particolare i lavori di A.Portes) ha mostrato una spiccata relazione fra “capitale culturale familiare e capitale sociale costituito da una forte rete di legami, garantita nel caso degli immigrati dalla reti etniche”, e “gli esiti positivi sia a livello scolastico che nel raggiungimento di un buon livello occupazionale e di un reddito adeguato e nella capacità di mantenimento della legalità” (Besozzi, 28:2007). In altri termini il lavoro di ricerca di Portes ed altri (e in particolare il progetto CILS, Children of Immigrant Longitudinal Study) ha evidenziato la centralità del capitale sociale da un lato e della appartenenza comunitaria dall’altro nella costruzione dei processi d’integrazione. In Italia, Paese d’immigrazione relativamente recente (quantomeno rispetto agli Stati Uniti), la ricerca sociale finora ha dedicato poca attenzione allo studio della relazione fra integrazione, capitale sociale e appartenenza comunitaria delle comunità immigrate e su come le ultime due dimensioni possano vincolare e orientare le traiettorie di vita dei migranti e, in particolare, delle nuove generazioni. Per queste ragioni, in questa, sede si è ritenuto opportuno dedicare a questi ambiti tematici uno specifico approfondimento ponendo al centro della riflessione, non solo la strumentalità, ma anche ai significati espressivi e alla qualità delle relazioni. 4.1 Le relazioni In generale il contesto relazionale (famiglia, amicizie, compagni di studio e di lavoro) è percepito in modo particolarmente positivo. Quattro intervistati su cinque (82,95%), infatti, dà ad esso una connotazione complessiva particolarmente soddisfacente se è vero che il 36,63% lo considera come “molto buono” e il 42,32% come “buono”. Un quinto, invece, gli attribuisce connotazione più negativa, anche se coloro che lo percepisce come “cattivo” o “pessimo” sono soltanto il 2,28%. Nel dettaglio, nove intervistati su dieci (90,72%) definiscono almeno buona la qualità della loro relazione con gli amici italiani, un’incidenza addirittura superiore a quella relativa al rapporto con i genitori (88,66%) e a quella riferita agli amici connazionali (85,42%). Che può essere letta in parallelo, ma non per forza in contraddizione, con la tendenza a spendere il tempo libero con i familiari o gli amici dello stesso Paese d’origine che abbiamo visto nel capitolo precedente: infatti, si può ipotizzare, con qualche fondamento, che i rapporti con gli amici italiani siano quantitativamente minoritari, e quindi po- 40|73 4 - L’inserimento socio-culturale co capaci d’incidere sul modo di spendere i momenti liberi, ma qualitativamente soddisfacenti e gratificanti. Grafico 8. Percezione delle relazioni nel contesto di vita. 15,77% 1,24% 1,04% 39,63% 42,32% molto buono buono così così cattivo pessimo Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Complessivamente, comunque, anche le relazioni con i compagni di studio o di la(78,13%) e quelle con gli altri riferimenti adulti significativi32 (66,67%) hanno una connotazione prevalentemente positiva, benché vada evidenziato come proprio il mondo degli adulti extrafamiglia sia quello con cui il rapporto è più difficile e sfaccettato: un intervistato su tre, infatti, non lo valuta positivamente, anche se i giudizi esplicitamente negativi sono appena il 5,21%. voro31 Grafico 9. Percezione delle relazioni nel contesto di vita: dettaglio(%). 60,00% 50,00% 40,00% 30,00% 20,00% 10,00% 0,00% amici connazionali amici italiani molto buono genitori buono così cosi compagni di studio/lavoro cattivo altre figure adulte pessimo Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. 31 Assai meno di frequente nel caso del nostro campione visto che, in stragrande maggioranza, è composta da studenti. 32 Insegnanti, allenatori, dirigenti, etc. 41|73 4 - L’inserimento socio-culturale Tabella 23. Percezione delle relazioni nel contesto di vita: dettaglio (%). con … amici connazionali amici italiani Genitori compagni di studio/lavoro altre figure adulte indice generale Molto buono 38,54 52,58 55,67 21,88 29,17 39,63 Buono 46,88 38,14 32,99 56,25 37,50 42,32 così cosi 13,54 8,25 11,34 17,71 28,13 15,77 Cattivo 1,04 1,03 0,00 3,13 1,04 1,24 Pessimo 0,00 0,00 0,00 1,04 4,17 1,04 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Come le relazioni, anche la percezione delle stesse è bidirezionale ed è la conseguenza da un lato di ciò che si ritiene gli altri pensino e provino nei confronti di un determinato soggetto; dall’altro ciò che il soggetto stesso pensa e sente nei loro confronti. Per questo, approfondendo il tema delle relazioni quotidiane degli immigrati della seconda generazione della provincia di Pisa, si è ritenuto opportuno indagare sia il modo in cui essi pensano di essere visti dalle persone maggiormente frequentate nella vita quotidiana che la considerazione che i giovani intervistati hanno nei loro confronti. Preliminarmente è opportuno sottolineare come gli intervistati abbiano una percezione complessivamente positiva della trama delle loro relazioni quotidiane significative sotto entrambe i punti di vista: circa uno su quattro (23,66%), infatti, ritiene di essere “stimato” e quasi due su tre (64,3%) pensa di essere “ben accettato” dalle persone che fanno parte del proprio contesto quotidiano. Una percezione che, nelle linee generali, si riproduce anche dall’altro lato della relazione, ossia in riferimento a ciò che gli intervistati pensano delle persone di “tutti i giorni”: oltre un terzo (34,98%), infatti, “apprezza le loro qualità” e circa la metà (49,45%) “le accetta senza problemi”. Nel dettaglio, per quel che riguarda la considerazione ricevuta, i giovani di nuova generazione, com’è abbastanza comprensibile, si ritengono “stimati” e “ben accettati” soprattutto dai genitori (rispettivamente 45,16% e 44,09% dei casi). Ma si sentono accolti e ben voluti anche dagli “amici italiani”, addirittura più che da quelli connazionali: nel 91,4% dei casi, infatti, ritengono che i primi abbiano un’opinione positiva di loro (contro l’86,95% dei secondi). L’area relazionale in cui si collocano la maggior parte delle percezioni negative, invece, riguarda i rapporti con le altre figure adulte per quanto anche in questo caso prevalga ampiamente il lato positivo delle valutazioni (84,46% contro il 15,56% di quelle negative). 42|73 4 - L’inserimento socio-culturale Grafico 10. Considerazione ricevuta dalle persone incontrate nella quotidianità(%). 80 70 60 50 40 30 20 10 0 In famiglia stimato dai compagni dalle figure dagli amici di scuola/lavoro adulte di connazionali scuola/lavoro ben accettato poco accettato sopportato dagli amici italiani escluso Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008 La percezione dell’atteggiamento delle persone frequentate è sostanzialmente simile, e tendenzialmente positivo, nelle due fasce d’età in cui si suddividono gli intervistati, anche se i giovani che si collocano nella fascia compresa fra i 14 e 18 anni denotano una percezione della considerazione altrui leggermente più critica rispetto a quelli della fascia superiore (benché la distanza tenda a ridursi man mano che decresce l’età delle persone con cui si relazionano): i due gruppi, infatti, evidenziano analoghe percezioni positive in riferimento alla cerchia degli amici, sia connazionali (86,27% contro 87,8%) che italiani (90,39% contro 92,69%). Il differenziale, invece, cresce sia in relazione ai compagni/colleghi di scuola/lavoro (82,36% contro 94,87%) che in riferimento al contesto familiare (84,62% contro 95,12%) e ai rapporti con gli altri adulti significativi (80,39% contro 89,75%). Ed è verosimilmente spiegabile con i più elevati livelli di conflittualità nei confronti del mondo adulto tipici dell’età adolescenziale. 43|73 L’inserimento socio-culturale Tabella 24. Considerazione ricevuta dalle persone incontrate nella quotidianità per fasce d’età (%). Stimato 14-18 anni In famiglia Dai compagni di scuola/lavoro Dalle figure adulte di scuola/lavoro Dagli amici connazionali Dagli amici italiani 42,31 17,65 9,8 31,37 30,77 ben accettato 19-24 anni 48,78 20,51 5,13 14,63 12,2 14-18 anni 42,31 64,71 70,59 54,9 59,62 19-24 anni 46,34 74,36 84,62 73,17 80,49 poco accettato 14-18 anni 9,62 11,76 7,84 5,88 5,77 19-24 anni sopportato 14-18 anni 0 2,56 10,26 4,88 2,44 3,85 1,96 9,8 7,84 3,85 Escluso 19-24 anni 2,44 2,56 0 4,88 4,88 14-18 anni 0 1,96 1,96 0 0 19-24 anni 0 0 0 2,44 0 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Tabella 25. Considerazione attribuita alle persone incontrate nella quotidianità per classi d’età (%) Apprezzo le loro qualità 14-18 anni 19-24 anni In famiglia Dai compagni di scuola/lavoro Dalle figure adulte di scuola/lavoro Dagli amici connazionali Dagli amici italiani 61,54 29,41 32,69 27,45 28,57 60,98 34,15 39,02 22,5 12,5 le accetto senza difficoltà 14-18 anni 19-24 anni 32,69 50,98 55,77 56,86 55,1 29,27 46,34 46,34 57,5 62,5 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008 44|73 le accetto con difficoltà 14-18 anni 3,85 50,98 11,54 13,73 10,2 19-24 anni 7,32 46,34 14,63 20 20 la tollero a malapena 14-18 anni 19-24 anni 1,92 17,65 0 1,96 2,04 2,44 17,07 0 0 0 non riesco a sopportarle 14-18 anni 0 0 0 0 4,08 19-24 anni 0 2,44 0 0 5 L’inserimento socio-culturale Anche l’opinione che i giovani immigrati di seconda generazione hanno delle persone frequentate quotidianamente è di chiaro e marcato segno positivo. Pure in questo caso assume particolare evidenza la considerazione nei confronti dei genitori: poco meno dei due terzi degli intervistati (61,29%), infatti, ne “apprezza le qualità” e circa un terzo (31,18%) “li accetta senza problemi”. Elevata anche la stima nei riguardi degli amici italiani (il 35,48% “ne apprezza le qualità” e il 51,6% li “accetta senza problemi”), mentre il rapporto con i connazionali sembra assumere una fisionomia più conflittuale e polarizzata: circa la metà (48,9%) “li accetta senza problemi” e un terzo (31,52%) “apprezza le loro qualità”, ma altrettanti sono anche coloro che, invece, hanno con essi un rapporto conflittuale se è vero che il 17,2% “li accetta con difficoltà” e il 17,34% “li tollera a malapena”. Difficile dire in questa sede se si tratti di una distorsione dovuta alla limitatezza del campione o invece di un fenomeno reale e, quindi, apparentemente contradditorio visto che proprio le c.d. “comunità etniche” dei connazionali sono quelle più frequentate, dopo la famiglia, dalle nuove generazioni d’immigrati pisani. Certo è che sarà importante monitorare e verificare questo fenomeno in futuro perché, qualora confermato, potrebbe indicare un processo di allontanamento dai valori e dagli stili di vita della cultura d’origine e d’avvicinamento a quelli del Paese di destinazione. Non emergono differenze significative neppure guardando ai giudizi espressi per ciascuna delle due classi di età: unica parziale eccezione, una più elevata incidenza percentuale di opinioni positive nei confronti degli amici, sia italiani che connazionali, da parte dei giovani compresi nella classe d’età 14-18 anni, conseguenza soprattutto dell’importanza che i c.d. “gruppi di pari” rivestono nella vita di tutti gli adolescenti, a prescindere dal Paese d’origine e di nascita. Grafico 11. Considerazione attribuita alle persone incontrate nella quotidianità(%). 70 60 50 40 30 20 10 0 apprezzo le loro le accetto senza le accetto con qualità difficoltà difficoltà genitori amici connazionali amici italiani le tollero a malapena i compagni di studio/lavoro Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. 45|73 non riesco a sopportarli/e gli adulti di scuola/lavoro L’inserimento socio-culturale 4.2 Il capitale sociale Il concetto di capitale sociale da alcuni anni costituisce uno dei temi chiave della ricerca sociale applicata. Per quanto questa nozione si riferisca principalmente alle funzioni strumentali degli scambi tra i membri di una rete sociale, alcuni recenti contributi (Pizzorno, 1998) sottolineano anche i significati espressivi del concetto, suggerendo la possibilità che il capitale sociale possa essere considerato come un indicatore (sebbene spurio e ancora da precisare) di aggregati di tipo comunitario. In questa sede è stato dato a tale concetto questo più ampio significato e, pertanto, è stato utilizzato per la sua rilevazione il resource generator, un indicatore sensibile non solo al valore strumentale ma anche a quello espressivo delle risorse che un membro di una rete può mobilitare. Questo indicatore di capitale sociale si costruisce attraverso la somma dei punteggi ottenuti su una batteria di 20 items rappresentativi ciascuno di una delle risorse alle quali l’intervistato dichiara di avere accesso grazie alla sua reti di contatti. Questi sono stati, quindi, riaggregati in tre sottogruppi, ognuno dei quali corrispondenti a ciascuna delle dimensioni costitutive del capitale sociale individuate da Van der Gaag e Snjiders (2004), cui si deve la costruzione dell’indicatore applicato alla presente ricerca: 1. Prestigio: indica la possibilità di accedere a risorse di tipo relazionale e comunicativo (consigli, informazioni, contatti, etc) veicolate attraverso il potere, l’educazione e la ricchezza di amici e conoscenti. 2. Aiuto: indica la disponibilità diretta di aiuti relazionali e comunicativi sia nel campo della vita privata che in quella economica (consigli in ambito finanziario, legale, lavorativo, abitativo, etc). 3. Sostegno: indica la possibilità di accedere a concreti sostegni materiali in caso di necessità (assistenza personale, ospitalità, cura dei figli, prestito di denaro, etc). Gli indici di cui sopra sono stati costruiti sia in riferimento ai rapporti con i connazionali che con gli italiani. Il quadro che ne emerge evidenzia un patrimonio di risorse in termini di capitale sociale abbastanza debole. Questo indice (il cui valore teorico minimo è 0 e quello massimo è 1) è più elevato nel caso delle relazioni con i connazionali (0,36 nella classe d’età 14-18 anni e 0,38 in quella anagraficamente superiore) che dei rapporti con gli italiani (0,20 e 0,21), ma in entrambe i casi è complessivamente piuttosto basso se si considera che lo stesso indice, applicato ad uno studio sul capitale sociale degli studenti stranieri iscritti all’Università di Pisa (Tomei, 2008) ha dato risultati significativamente superiori (0,56 per le relazioni con gli italiani e 0,54 con i connazionali). Tabella 26. Resource generator: raffronto studio Seconda Generazione Immigrati provincia di Pisa/studio studenti stranieri Università di Pisa. Pisa 2008 Connazionali Italiani 14-18 0,36 0,38 19- 24 0,20 0,21 Pisa 2008 0,54 0,56 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. L’indice di capitale sociale medio è il prodotto di valori piuttosto disomogenei per quanto riguarda le tre comunità che compongono il campione, quanto meno per quanto 46|73 L’inserimento socio-culturale concerne le relazioni con i connazionali: quello di marocchini (0,41) e albanesi (0,39), infatti, è significativamente superiore a quello dei romeni (0,24). Viceversa non si verificano scostamenti significativi in riferimento ai rapporti degli intervistati di ciascun gruppo nazionale con gli italiani: Marocco e Albania (0,21), Romania (0,18). In generale emerge una maggiore ricchezza in termini di capitale sociale delle c.d. “reti etniche” che si sono costituite nel tempo sul territorio provinciale piuttosto che di quelle relative alle relazioni con gli italiani, sia, come abbiamo visto, per quanto riguarda il resource generator complessivo che per quel che concerne i tre diversi gruppi di risorse (prestigio, sostegno e aiuto). Nel dettaglio la rete sociale dei giovani immigrati è soprattutto povera di risorse in termini di prestigio, ossia di rapporti significativi con persone che occupano una posizione sociale di una qualche influenza perché attivi politicamente piuttosto che impiegati in uffici pubblici e attività istituzionali o, infine, in quanto imprenditori o, comunque, persone capaci di assicurare l’accesso ad un posto di lavoro o ad altri benefici di natura monetaria. Fra i tre gruppi di risorse che compongono l’indice di capitale sociale, infatti, il “prestigio” è quello che ottiene il valore medio più basso sia in relazione alle due distinte classi d’età (0,17-0,20 per i rispondenti compresi fra i 14 e i 18 anni; 0,22-0,26 per quelli fra i 19 e i 24 anni) che in riferimento alle tre comunità nazionali (0,19-0,25 per gli albanesi, 0,18-0,26 per i marocchini e 0,08-0,14 per i romeni). Tabella 27. Risorse in termini di prestigio per classe d’età. 14-18 anni 0,20 0,17 Connazionali Italiani 19-24 anni 0,26 0,22 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Tabella 28. Risorse in termini di prestigio per nazionalità. Connazionali Italiani Albania 0,25 0,19 Marocco 0,26 0,18 Romania 0,08 0,14 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Viceversa è il gruppo di risorse denominato come “sostegno” quello che evidenzia gli indici più elevati. Infermieri e medici capaci di dare consigli in materia di salute, amici cui rivolgersi per svolgere lavoretti domestici, a cui chiedere aiuto in caso di malattia, piuttosto che ospitalità in caso di sfratto o un prestito in situazione d’immediata necessità economica: è questo il patrimonio di risorse sociali cui le nuove generazioni dispongono in misura più significativa. Ovviamente facendo affidamento in modo prevalente alla comunità dei connazionali che, infatti, ottiene i valori più elevati sia in riferimento alle due classi d’età (0,45 per gli “under 18” e 0,26 per i più grandi contro, rispettivamente, 0,20 e 0,16 riferito alle relazioni con gli italiani) che riguardo ai tre gruppi nazionali (0,48 albanesi, 0,50 marocchini e 0,34 romeni). 47|73 L’inserimento socio-culturale Tabella 29. Risorse in termini di sostegno per classe d’età. 14-18 anni 19-24 anni Connazionali Italiani 0,45 0,20 0,26 0,16 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Tabella 30. Risorse in termini di sostegno per nazionalità. Connazionali Italiani Albania 0,48 0,19 Marocco 0,50 0,18 Romania 0,34 0,14 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. In posizione intermedia, invece, l’indice di aiuto che fa riferimento alle risorse sociali che consentono l’accesso ad informazioni chiave: consigli in ambito finanziario, legale e lavorativo piuttosto che nella ricerca di un nuovo alloggio o in caso di conflitti in famiglia e problemi nello studio. Tabella 31. Risorse in termini di aiuto per classe d’età. 14-18 anni 0,32 0,22 Connazionali Italiani 19-24 anni 0,32 0,26 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Tabella 32. Risorse in termini di aiuto per nazionalità. Connazionali Italiani Albania 0,35 0,24 Marocco 0,32 0,28 Romania 0,19 0,19 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Con l’eccezione parziale delle risorse sociali in termini di “sostegno” e con le cautele del caso dovute alle dimensioni del campione, si deve comunque sottolineare, con una nota di preoccupazione sulle future traiettorie di vita delle nuove generazioni, la scarsità di risorse che emerge sia in riferimento alle risorse in termini di “aiuto” che soprattutto in termini di “prestigio” considerato che “povertà materiale e culturale e modalità d’inserimento nella società poco sostenute e protette agiscono, cumulandosi tra di loro, quali fattori di costruzione di una progressiva (…) marginalizzazione” (Besozzi, 28:2007). 4.3 Il senso di comunità Il senso di comunità è “un sentimento che i membri hanno di appartenere e di essere importanti gli uni per gli altri e una fiducia condivisa che i bisogni dei membri saranno soddisfatti dal loro impegno ad essere insieme” (McMillan-Chavis in Tomei, 5:2008). Si tratta, quindi, di un sentimento che gioca un ruolo molto importante nei processi d’inserimento e integrazione dei cittadini stranieri, se si tiene conto della funzione di sostegno svolta in tale processo dalle c.d. “reti etniche”. 48|73 L’inserimento socio-culturale Per misurarlo si è fatto ricorso ad un indicatore costruito nel 1986 da McMillan e Chavis attraverso la somma dei punteggi ottenuti su una batteria di 12 items per ciascuno dei quali il rispondente deve dichiarare la propria adesione (o dissenso) in riferimento ad altrettante immagini della comunità di cui s’intende studiare il senso (es. “questa comunità è un luogo accogliente dove sto bene”, “non ho nessuna influenza su ciò che accade in questa comunità”, etc). Sono state, inoltre, mantenute le seguenti quattro dimensioni del senso di comunità: 1. Appartenenza: la presenza di confini sociali all’interno dei quali i membri si riconoscono reciprocamente e si sentono al sicuro. 2. Influenza: la consapevolezza dei membri di poter incidere con le proprie azioni sui processi di funzionamento della comunità ma anche (reciprocamente) il riconoscimento dell’autorità che la comunità esercita su di loro. 3. Integrazione e soddisfazione dei bisogni: la possibilità che la comunità garantisca ai membri la soddisfazione dei bisogni di socialità quali la condivisione delle idee e dei valori, la comunanza dei progetti, delle priorità e degli obiettivi. 4. Connessione emotiva: la condivisione tra i membri di un forte investimento affettivo nella comunità da cui deriva un generale accordo emotivo e spirituale di fondo. Se, quindi il capitale sociale rappresenta la dimensione strumentale e funzionale delle relazioni, il senso di comunità ne misura gli aspetti affettivi e simbolici. Il quadro che emerge dalle risposte degli intervistati è di tenore contrapposto rispetto a quello emerso nell’analisi del capitale sociale. La nuova generazione d’immigrati della provincia di Pisa sembra caratterizzarsi per un marcato senso di comunità: più forte nel caso del rapporto con i connazionali (0,66 per la fascia d’età 14-18 anni; 0,58 per quella anagraficamente superiore), ma comunque intenso anche nel caso delle relazioni con gli italiani del proprio contesto di vita (0,62 e 0,57). Si tratta di indici di senso di comunità molto elevati e significativamente superiori anche a quelli, già alti (0,47 per quanto riguarda le relazioni con i connazionali in Italia e 0,53 per quel che concerne quelle con gli italiani), degli studenti stranieri iscritti all’Università di Pisa intervistati nel corso del citato lavoro di Tomei. 49|73 L’inserimento socio-culturale Tabella 33. Senso di comunità: raffronto studio Seconda Generazione Immigrati provincia di Pisa/studio studenti stranieri Università di Pisa. Pisa 2008 Connazionali Italiani 14-18 0,66 0,60 19- 24 0,61 0,57 Pisa 2008 0,54 0,56 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Il senso di comunità è molto più forte per i marocchini (0,71) che non per gli albanesi (0,63) e per i rumeni (0,53). Sostanzialmente omogenei per tutte e tre i gruppi nazionali, invece, lo stesso indice riferito al proprio contesto di vita: 0,60 per albanesi e romeni, e 0,58 per i marocchini. L’immagine di una “generazione ponte”33, tanto fra due diversi universi socioculturali e relazionali (quello del Paese d’origine e quello del contesto d’immigrazione) quanto fra due differenti percezioni della posizione sociale del migrante (quella della prima generazione e quella delle generazioni che sono nate e nasceranno in provincia di Pisa, completamente socializzate in Italia benché in una famiglia d’origine straniera), frequentemente associata ai giovani immigrati delle nuove generazioni, sembra trovare rispondenza nelle risposte degli intervistati pisani: sia pure con valori leggermente differenti fra le due fasce d’età, infatti, l’indice d’appartenenza comunitaria si attesta su valori simili sia in riferimento alla comunità dei connazionali residenti nel territorio pisano (0,64 per gli “under 18” e 0,58 per i più grandi) che in relazione a quella del loro contesto di vita (0,62 e 0,57). Tabella 34. Senso di comunità: dimensione dell’appartenenza per classe d’età. 14-18 anni 0,64 0,62 Connazionali Italiani 19-24 anni 0,58 0,57 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Tabella 35. Senso di comunità: dimensione dell’appartenenza per nazionalità. Connazionali Italiani Albania 0,63 0,67 Marocco 0,68 0,63 Romania 0,42 0,73 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Una rispondenza ulteriormente confermata anche dall’indice d’integrazione e soddisfazione dei bisogni, quello dai valori più elevati fra i quattro che misurano le diverse dimensioni del senso di comunità. I giovani intervistati, infatti, soddisfano i loro bisogni di socialità e condivisione d’idee e valori tanto all’interno della c.d “rete etnica” d’appartenenza (0,72 per classe d’età 14-18 anni e 0,70 per quella anagraficamente supe“Questi adolescenti (…) si collocano a cavallo fra la prima e la seconda generazione di migrannti, in quanto condividono con la prima la motivazione economica della migrazione, l’appartenenza a famiglie spezzate, l’orientamento strumentale verso il lavoro; con la seconda la giovane età e la prospettiva di realizzare in Italia le principali tappe di passaggio al ruolo adulto” (Santagati, 86:2007). 33 50|73 L’inserimento socio-culturale riore), quanto, sia pure in misura leggermente inferiore, in quella della comunità in cui vivono (0,64 e 0,62). Tabella 36. Senso di comunità: dimensione dell’integrazione e della soddisfazione dei bisogni per classe d’età. 14-18 anni 0,72 0,64 Connazionali Italiani 19-24 anni 0,70 0,62 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Tabella 37. Senso di comunità: dimensione dell’integrazione e della soddisfazione dei bisogni per nazionalità. Connazionali Italiani Albania 0,71 0,63 Marocco 0,77 0,56 Romania 0,64 0,69 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. L’influenza, ossia come affermato in precedenza la percezione della capacità d’incidere sulle scelte della comunità, pur mantenendosi su valori abbastanza elevati, fra le quattro dimensioni costitutive del senso di comunità è quella che ottiene gli indici più bassi, soprattutto con riferimento alla fascia d’età anagraficamente superiore. I più giovani, invece, nutrono in misura più rilevante la convinzione di poter apportare un significativo contributo tanto alle scelte e al funzionamento della comunità dei connazionali (0,61) che a quella del contesto in cui vivono (0,54). Tabella 38. Senso di comunità: dimensione dell’influenza per classe d’età. 14-18 anni 0,61 0,54 Connazionali Italiani 19-24 anni 0,46 0,44 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Tabella 39. Senso di comunità: dimensione dell’influenza per nazionalità. Connazionali Italiani Albania 0,56 0,49 Marocco 0,65 0,61 Romania 0,33 0,38 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008 Infine la distanza fra la comunità dei connazionali residenti in provincia di Pisa e quella del proprio ambiente di vita si dilata un po’ di più solo nel caso dell’indice di connessione emotiva. Le relazioni con i connazionali, infatti, sono percepite come leggermente più calde e coinvolgenti rispetto a quelle con gli italiani in entrambe le fasce d’età (rispettivamente 0,67 contro 0,62 per i più piccoli e 0,66 contro 0,56 per i grandi). La tendenza è verosimilmente spiegabile con il fatto che è all’interno della comunità etnica d’appartenenza che si situano le relazioni affettivamente più significative, quali quella con i genitori e con gli altri parenti stretti (fratelli e sorelle, ma anche nonni, cugini, etc). 51|73 L’inserimento socio-culturale Tabella 40. Senso di comunità: dimensione della connessione emotiva per classe d’età (%). 14-18 anni 0,67 0,62 Connazionali Italiani 19-24 anni 0,66 0,56 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Tabella 41. Senso di comunità: dimensione della connessione emotiva per nazionalità (%) Albania 0,62 0,62 Connazionali Italiani Marocco 0,75 0,51 Romania 0,73 0,60 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. 4.4 Il diritto di voto e la dimensione politica Il fatto che gli «immigrati di nuova» generazione “crescono, studiano e si comportano come cittadini italiani” (Ricucci, 156:2008) trova una conferma poderosa nel loro (dis)interesse nei confronti della politica, in tutto simile a quello dei loro coetanei autoctoni. Alla domanda relativa alla propria collocazione ed alle simpatie politiche, infatti, circa i tre quarti degli intervistati (73%) ha risposto semplicemente di “non porsi il problema”; incidenza che sale addirittura all’85% se si prende in considerazione solo la classe d’età 1418 e scende al 58% se si considera, invece, quella anagraficamente superiore. I pochi intervistati che nutrono un qualche interesse per il mondo della politica, si posizionano nell’area di sinistra e centro-sinistra nel 20,2% dei casi e in quella di destra e centro-destra nel 6,4%. Nessuno, invece, ha espresso posizioni rigidamente centriste. Tabella 42. La collocazione politica per classi d’età (%). 14-18 19-24 3,77 2,44 Di centrodestra 0,00 7,32 Totale 3,19 3,19 < Di destra 0,00 0,00 Di centrosinistra 0,00 7,32 0,00 3,19 Di centro 11,32 24,39 Non mi pongo il problema 84,91 58,54 17,02 73,40 Di sinistra Totale 100,00 100,00 100,00 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Probabilmente è proprio la mancanza di attrazione verso la politica che spiega anche lo scarso interesse per un tema quale in diritto di voto agli stranieri, una questione considerata centrale ai fini di un effettivo riconoscimento dei diritti di cittadinanza da gran parte delle organizzazioni della società civile e dello associazionismo immigrato, oltreché, anche recentemente, argomento di dibattito acceso fra i diversi schieramenti politici. E’ vero, infatti, che la maggioranza degli intervistati si è espressa a favore (56%), ma sorprende l’elevata percentuale (39%) d’indifferenti ad una questione di tale rilevanza. Si tratta peraltro di due fenomeni (quello del disinteresse per la politica italiana e di un non eccessivo entusiasmo per il riconoscimento del diritto di voto) già evidenziati dalla citata indagine del 2005: “Gli immigrati sembrano più interessati alle vicende politiche del proprio Paese d’origine, che non a quelle italiane. Riguardo alla possibilità di allargare il di- 52|73 L’inserimento socio-culturale ritto di voto alle elezioni amministrative, sebbene il 75% si dichiari favorevole, è da rilevare un 23,5% che si dichiara indifferente” (67:2005). Tabella 43. La posizione sul diritto di voto agli immigrati (%). 14-18 19-24 Favorevole al voto 47,17 68,29 Contrario al voto 5,66 2,44 Indifferente al voto 47,17 29,27 Totale 56,38 4,26 39,36 Totale 100,00 100,00 100,00 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Come potevamo attenderci i meno interessati sono ancora i più giovani (47% d’indifferenti). Maggiore convinzione, invece, nella fascia d’età 19-24 anni: il 68% di essi, infatti, ha espresso un orientamento favorevole. 4.5 Il futuro La prima certezza è che i giovani immigrati di seconda generazione pisani hanno un progetto migratorio stabile in Italia. Precisamente il 55,32% degli intervistati e il 71,23% di coloro fra questi che hanno dichiarato di avere già le idee chiare sul loro futuro. Dato che il campione è costituito da giovani fra i 14 e i 24 anni, infatti, è assolutamente comprensibile che vi sia ancora un’ampia fascia d’indecisi, pari a poco più di un quarto (22,34%) del totale. Fra coloro che hanno già le idee abbastanza chiare, comunque, oltre la metà (52,05%) non ha intenzione di allontanarsi dal territorio pisano, mentre uno su cinque (19,18%) ipotizza di trasferirsi in un’altra provincia della penisola. Il ritorno in patria, invece, è considerato un’ipotesi desiderabile solo dal 16,44% degli intervistati. Grafico 12. Prospettive future(%). Prospettive future % 2,13 22,34 40,43 12,77 7,45 14,89 stabilirmi dove abito stabilirmi in Italia emigrare in altro Paese rientrare nel mio Paese Non so Altro Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Paradossalmente sono gli immigrati di seconda generazione più giovani a nutrire maggiori certezze: nella fascia d’età compresa fra i 14 e i 18 anni, infatti, la quota d’indecisi scende al 16,98% contro il 29,27 (quasi un terzo) di quella anagraficamente superiore. Non solo, è fra gli “under 18” intervistati che si realizza sia l’incidenza più elevata (43,4% 53|73 L’inserimento socio-culturale contro 36,59%) di chi auspica di insediarsi stabilmente nel territorio provinciale che quella più significativa di coloro che, invece, valutano positivamente la possibilità tanto di trasferirsi in un'altra provincia d’Italia (16,98% contro 12,2%) quanto di rientrare in patria (13,21% contro 12,2%) o di emigrare in un altro Paese (9,43% contro 4,88%). Se ne deduce, probabilmente, che la maturità e il confronto con le maggiori responsabilità della vita adulta riducono le sicurezze e accrescono l’area del dubbio e dell’incertezza. Grafico 13. Prospettive future per classe d’età (%). Prospettive future % (19-24 anni) Prospettive future % (14-18 anni) 4,88 0 16,98 9,43 12,2 16,98 stabilirmi dove abito stabilirmi in Italia rientrare nel mio Paese Non so 36,59 29,27 43,4 13,21 4,88 12,2 emigrare in altro Paese stabilirmi dove abito stabilirmi in Italia emigrare in altro Paese Altro rientrare nel mio Paese Non so Altro Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. La seconda certezza è che la stragrande maggioranza degli intervistati non è disponibile al svolgere il lavoro dei loro genitori, ossia quelle professioni pesanti, pericolose, mal remunerate e penalizzanti socialmente (e per questo pressoché abbandonati dalla manodopera autoctona) che hanno spinto alcuni sociologi delle migrazioni ad adottare la definizione di “immigrazione subalterna” per descrivere l’inserimento socio-culturale della prima generazione d’immigrati nel nostro Paese34. Circa tre intervistati su quattro (73,44%), infatti, hanno dichiarato esplicitamente di non essere disponibili a svolgere la professione dei genitori: il 46,88% di essi perché intende di affermarsi in settori lavorativi di maggiore prestigio e il 26,56% perché desidera un reddito superiore a quello dei genitori. Peraltro anche fra coloro che, invece, si sono detti disponibili a svolgere tali lavori solo il 9,38% ha dato una risposta affermativa convinta (“sì, perché mi piace”) mentre il 17,19% accetterebbe di farli suo malgrado, ma solo nell’attesa di un’opportunità occupazionale migliore. Ad analoghe conclusioni giunge anche un’indagine IRPET del 200835: “sembra quindi abbastanza evidente che, una volta diventati adulti, al pari dei loro coetanei autoc- “L’Italia ha puntato su un modello integrativo della prima generazione fondato sul lavoro; l’inclusione degli immigrati nella società italiana si è basata essenzialmente su quella che è stata definita “l’integrazione subalterna”: gli immigrati sono ammessi in quanto lavoratori disposti ad accettare lavori e mansioni diventate scarsamente appetibili per l’offerta di lavoro nazionale”. (IRPET, 160:2008). Ma vedi anche Ambrosini M. (2001). 35 Realizzata attraverso focus group ad undici diversi gruppi d’immigrati di nuova generazione (sia studenti delle scuole secondarie superiori che lavoratori) della province di Firenze e Prato. 34 54|73 L’inserimento socio-culturale toni, questi giovani, soprattutto se scolarizzati, tenderanno a rifiutare le occupazioni subalterne accettate di buon grado dai loro padri” (ivi, 165)36. Ne consegue che, pure per le nuove generazioni d’immigrati della provincia di Pisa, vale quanto sostenuto da una già copiosa letteratura, ossia che questi giovani hanno un forte desiderio di mobilità sociale ascendente la cui realizzazione passa soprattutto attraverso la possibilità di scegliere un’occupazione migliore di quella accettata dai propri genitori. Al riguardo è esplicito il contrasto fra tali aspirazioni e il modello “d’integrazione subalterna” di fatto affermatosi in Italia e le implicazioni in termini d’innovazione delle policy, sia locali che nazionali, che esso comporta: a fronte di aspirazioni frustrate, infatti, è evidente il rischio di una crescita della conflittualità sociale. Grafico 14. Disponibilità a svolgere il lavoro dei genitori (%). sì 26,57 no 73,44 Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. Sono i più giovani ad esprimere il rifiuto più forte nei confronti delle professioni dei genitori. Fra gli “under 18” intervistati, infatti, ben l’82,76%, infatti, risponde negativamente alla domanda sulla disponibilità a svolgere tali lavori (il 48,28% perché vuole affermarsi in settori più prestigiosi e il 34,48% perché desidera guadagnare di più). Leggermente meno perentorio, invece, il giudizio dei più grandi: due su tre (65,71%) hanno risposto in modo negativo mentre circa un terzo (34,29%) si è detto possibilista ma solo quale occupazione temporanea in attesa di un lavoro migliore. Verosimilmente non si tratta tanto di un’attenuazione del desiderio di mobilità sociale, quanto di una più diffusa consapevolezza delle difficoltà connesse all’inserimento nel mercato del lavoro fra i giovani della fascia d’età anagraficamente superiore rispetto ai più piccoli. Dello stesso tenore, peraltro, anche le conclusioni cui giunge l’indagine ISMU 2007: “il primo elemento che emerge è il rifiuto del mestiere svolto attualmente dai genitori. Alla domanda diretta (Hai intenzione di fare lo stesso lavoro dei tuoi genitori?), infatti, il nostro campione risponde negativamente in misura rilevante (81,2%), l’11,7% non ha ancora pensato che cosa fare, mentre solo il 6,5% risponde affermativamente” (Marzulli M. 186:2007). 36 55|73 L’inserimento socio-culturale Tabella 44. Disponibilità a svolgere il lavoro dei genitori (%). No, voglio guadagnare di più No, voglio affermarmi in settori lavorativi di maggiore prestigio Sì, solo finché non ho un'alternativa migliore Sì, è un lavoro che mi piace Fonte: Osservatorio Politiche Sociali provincia di Pisa, 2008. 56|73 14-18 34,48 48,28 10,34 6,9 19-24 20 45,71 22,86 11,43 Tot. 26,56 46,88 17,19 9,38 57|73 Nota conclusiva L’ obiettivo di questo percorso di ricerca è stato essenzialmente quello di capire (o quantomeno di cominciare a farlo) se nel territorio pisano sussistano le condizioni per quel “processo d’ibridazione culturale” capace di produrre una integrazione “che non presenta la necessità di rinunciare alla propria identità culturale, ma invece incentiva una convivenza capace di creare nuovi modelli interculturali di differenza” (Nederveen Pieterse, 75:2005). O, invece, siano presenti, anche in modo latente, elementi di ostacolo che spingono verso livelli di crescente separazione e distanza fra cittadini nativi e cittadini di origine straniera, finendo per moltiplicare i meccanismi di isolamento e segregazione dei gruppi minoritari. Ci sono diversi fattori che, se adeguatamente stimolati e supportati, sembrano giocare in favore della prima opzione. A cominciare dalla volontà di fare del territorio pisano il luogo in cui sviluppare la propria traiettoria di vita, esplicitamente dichiarata da oltre la metà degli intervistati; un dato di fatto che ha una duplice valenza: da un lato, infatti, evidenzia la stabilità del progetto migratorio e dall’altro “dice” già abbastanza del legame costruito da questi ragazzi con il contesto che li ha accolti. Molto di più, però, emerge dalla analisi della trama di relazioni che i giovani intervistati hanno intessuto con il territorio fin dal loro arrivo: gli elevati valori dell’indice di senso di comunità, non solo (come era prevedibile) in relazione alle c.d. “reti etniche”, ma anche con riferimento al contesto d’accoglienza, infatti, evidenzia tanto un forte senso di appartenenza alla comunità dei connazionali quanto un legame piuttosto stretto con il territorio pisano. Confermato anche dalla qualità della vita, mediamente più che dignitosa, delle nuove generazioni d’immigrati pisani. E’ vero che si tratta, prevalentemente, di famiglie monoreddito e, quindi, presumibilmente alle prese con frequenti problemi di bilancio familiare soprattutto in una fase di crisi economica come l’attuale. Ma la qualità delle abitazioni, mediamente composte da quattro vani e quasi sempre fornite dei servizi essenziali, tratteggia uno scenario quotidiano ben diverso da quello che la generazione dei loro genitori ha dovuto affrontare nella prima fase d’emigrazione. Senza dimenticare l’opportunità di poter crescere contando sulla vicinanza della famiglia, la quale, malgrado le professioni modeste svolte dai genitori, spesso è dotata anche di risorse culturali quantomeno sufficienti per fornire supporto e orientamento in una fase piuttosto delicata della vita quale l’adolescenza: circa un terzo dei padri e delle madri, infatti, sono almeno diplomati. Lo stesso desiderio di mobilità sociale ascendente, esplicitato dal desiderio ampiamente maggioritario di trovare un lavoro in settori occupazionali più prestigiosi e meglio retribuiti rispetto a quello dei genitori, mette in luce, non solo le aspirazioni, ma anche le forti motivazioni della seconda generazione d’immigrati pisani. L’elemento di potenziale conflittualità, infatti, non va cercato in tale desiderio ma nell’eventualità che esso venga 58|73 Nota conclusiva frustrato da un modello d’inserimento nel contesto economico e socio-culturale locale (l’integrazione subalterna) certo congruente con le aspettative e la disponibilità al sacrificio della prima generazione ma non più con quelle dei figli di questa. Peraltro questo non è certo l’unico aspetto di potenziale conflittualità e distanza fra le nuove generazioni dell’immigrazione e i cittadini autoctoni. E, forse, neppure il più rilevante. Sull’altro piatto del bilancia, infatti, vi è più di un elemento che evidenzia il rischio, al momento latente, che pure in un territorio come quello provinciale da sempre attento e sensibile alle questioni poste dalla presenza di cittadini stranieri, si possa costituire un “habitat” capace di dare nutrimento a tendenze alla chiusura comunitaria fortemente caratterizzate in senso identitario già viste altrove e potenzialmente capaci di distorcere significativamente un processo d’integrazione virtuosa tanto per la popolazione immigrata quanto per il tessuto locale. E’ opportuno precisare che si tratta di un’ipotesi da formulare con estrema cautela e con l’accortezza di precisare che si sta parlando non di una tendenza in atto ma della possibile presenza nel territorio di alcuni dei suoi fattori costituitivi. Nondimeno non può essere taciuto il fatto che il presente percorso di ricerca abbia fatto suonare un piccolo campanello d’allarme. Il riferimento è in primo luogo ad alcuni tratti ascritti delle «seconde generazioni» pisane, ad oggi costituite in larga misura da giovani classificabili come “generazione 1,5” (secondo la tipologia di Rimbaut), ossia ragazzi emigrati durante o immediatamente dopo la conclusione della scuola dell’obbligo e che, quindi, stanno vivendo un doppio processo di socializzazione (ai valori e modelli culturali prevalenti nel Paese d’origine e a quelli italiani) con inevitabili ripercussioni per quel che concerne la costruzione di una propria identità. A ciò si aggiunga il fatto che le seconde generazioni della provincia di Pisa paiono essere abbastanza povere di risorse in termini di capitale sociale (0,36 per la classe d’età 14-18 anni; 0,38 per quella anagraficamente superiore), ma dotate di un forte senso d’appartenenza comunitaria, certo a quella locale ma in misura maggiore alla comunità costituita dai connazionali, come dimostra pure il fatto che il 40% degli intervistati dichiari di trascorrere con familiari e amici del Paese d’origine la gran parte del tempo libero. Il tutto mentre fra i c.d. “problemi d’integrazione” assumono un peso cospicuo (38%) quelli di carattere relazionale, quasi sempre riferiti ai rapporti con la popolazione nativa se è vero che una questione come il razzismo (11,6% delle segnalazioni) è percepita come elemento problematico in misura maggiore che non il lavoro (10,5%). Criticità in ordine alla sfera relazionale emergono, in particolare, in riferimento alla fascia d’età 14-18: gli “under 18” intervistati, infatti, hanno posto come secondo problema per numero di segnalazioni la mancanza di rispetto da parte degli italiani (14,3%) e come terzo ancora una volta il razzismo (13,1%). Da un lato è senz’altro plausibile spiegare l’alta incidenza di problematiche di natura relazionale fra i più piccoli con il fatto che, per ragioni anagrafiche, ancora non si sono cimentati con le esigenze della vita adulta: lavoro, casa e regolarità del titolo di soggiorno soprattutto. Parimenti, però, l’alta frequenza di segnalazioni per la voce razzismo (che ha ricevuto un numero d’indicazioni superiore al 10% anche nelle fascia d’età 19-24 anni) è un fenomeno cui guardare con una certa preoccupazione: non tanto perché gli intervistati siano stati vittime di comportamenti discriminatori (non era questo, infatti, l’obiettivo della domanda), quanto per la percezione di particolare problematicità che essi ne hanno. 59|73 Nota conclusiva La rappresentazione nei primi due quadranti di una matrice d’analisi SWOT37 delle caratteristiche del fenomeno nella provincia di Pisa descritte nel presente rapporto di ricerca, oltre a consentire di riassumere in forma sintetica le riflessioni raccolte in queste pagine, si propone anche come primo tassello di un work in progress diretto ad evidenziare punti di forza e di debolezza, ma anche rischi e opportunità, rispetto al percorso d’integrazione delle nuove generazioni d’immigrati nella provincia di Pisa. Punti di forza 9 9 9 9 9 9 Volontà di stabilirsi in provincia di Pisa Spiccato senso di comunità Qualità della vita almeno sufficiente Vicinanza del famiglia Risorse culturali medio-alte nella famiglia d’origine Desiderio di mobilità sociale ascendente 9 9 9 9 Opportunità Punti di debolezza Appartenenza alla generazione 1,5 Capitale sociale non elevato Tempo libero trascorso in prevalenza con amici connazionali Diffusa percezione di problematiche di tipo relazionale nei rapporti con la comunità locale (razzismo, solitudine, mancanza di rispetto) Minacce Il completamento della matrice esigerebbe un’analisi sia delle policy e degli interventi messi in atto dagli attori locali (in primo luogo gli enti locali) che dei c.d. “fattori esogeni” (opportunità e minacce): dalle politiche di livello regionale, nazionale ed europeo alla crisi economica, passando per il ruolo dei media, la diffusa percezione d’insicurezza e ogni altro elemento esterno ed estraneo alla questione dell’integrazione delle nuove generazioni d’immigrati in provincia di Pisa ma capace di condizionarla sia positivamente che negativamente. La riflessione fin qui svolta, però, ci consente quanto meno di sottolineare la centralità dell’ambito relazionale anche per quanto attiene le politiche a sostegno di questo segmento di popolazione giovanile: l’emergere di legami significativi con il contesto locale da un lato e la rilevanza che vanno assumendo problematiche quali la solitudine e le discriminazioni dall’altro dovrebbero indurre a promuovere uno sforzo d’innovazione che tenda a spostare il fuoco degli interventi, finora quasi ad esclusivo appannaggio dei bisogni strumentali (casa, lavoro, permesso di soggiorno) all’area delle relazioni. L’analisi SWOT è una delle metodologie più diffuse per la valutazione di fenomeni che riguardano un territorio. E’ un acronimo che sta per strenghts, weakness, opportunities e threats, ossia punti di forza e debolezza, opportunità e minacce. I primi due devono essere considerati come fattori endogeni di un fenomeno oggetto di valutazione, ossia aspetti su cui è possibile intervenire; opportunità e minacce, invece, sono fattori esogeni, cioè variabili esterne al fenomeno, su cui non è possibile intervenire ma che sono comunque capaci di condizionarlo, tanto in negativo quanto in positivo. 37 60|73 61|73 Riferimenti bibliografici Albisinni M., Pintaldi F., Gli immigrati nel mercato del lavoro italiano in Immigrazione Dossier Statistico 2008, Caritas/Migrantes, Roma 2008. Ambrosini M. La fatica d’integrarsi. Immigrazione e lavoro in Italia. Il Mulino, Bologna, 2001 Ambrosini M., Molina S, Seconde generazioni. Un’introduzione al futuro dell’immigrazione in Italia, Fondazione Giovanni Agnelli,Torino, 2004. Bagnasco A., Piselli F., Pizzorno A., Trigilia C. Il capitale sociale. Istruzioni per l’uso, Il Mulino, Bologna, 2001. Besozzi E. 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Nel rispetto della normativa prevista dal D.L. 196/2003 a cura dell’intervistatore Codice intervistatore: ___________________________________________ (cognome intervistatore) Numero questionario:____ (ciascun intervistatore deve numerare i questionari in ordine progressivo da 1 a N) Zona dell’intervista Area Pisana* (Comuni di: Calci, Cascina, Pisa, , San Giuliano Terme, Vecchiano e Vicopisano). Resto della provincia Sezione 1 – Dati anagrafici Data di nascita ___/____/_____ Luogo di nascita _______________________________ Paese d’origine _______________________________ Sesso Maschio Femmina Nazionalità ________________________________ Stato civile Nubile/celibe Coniugata/o Convivente Separata/o Divorziata/o Vedova/o Con quali familiari vivi attualmente in Italia? Nessuno, risiedono tutti nel Paese d’origine Nessuno, la mia famiglia vive in Italia ma in un’altra abitazione Vivo con un fratello/sorella, ma i genitori sono nel Paese d’origine Vivo con un genitore, ma l’altro vive nel Paese d’origine Vivo in Italia con tutta la mia famiglia Altro (specificare):…………………………………………………….. 64|73 Allegati Sezione 2 –storia migratoria e progetti futuri (Nel caso tu non sia nato in Italia) Quando sei arrivato in Italia? Dopo aver frequentato almeno una classe delle scuole dell’obbligo nel mio paese Prima ancora di cominciare ad andare a scuola Sei venuto in Italia … Con entrambi i genitori Con uno dei genitori Con un/qualche altro familiare Con un/qualche amico Con altri connazionali Da solo Che progetti hai per il futuro? Stabilirmi definitivamente dove abito ora Stabilirmi definitivamente in Italia, trasferendomi in un’altra provincia Emigrare in un altro paese (diverso dall’Italia) Rientrare nel mio paese tra qualche anno Non so Altro (specificare): __________________________________ Sezione 3 – La famiglia d’origine Puoi dirmi la qual è la condizione professionale dei tuoi genitori? Non occupato Casalinga/o Inabile al lavoro Disoccupata/o Occupato Dirigente d’azienda Impiegato Assistenza domiciliare, colf Addetto/a pulizie Commerciante ambulante Commerciante con negozio Muratore, manovale Operaio generico Operaio specializzato Lavoro nei boschi Agricoltore, bracciante Altro M madre P padre Il lavoro dei tuoi genitori è regolata da … (domanda ovviamente valida solo per i genitori che lavorano) un contratto un accordo verbale Non so M madre P padre Abiti con i tuoi genitori? Si No L’abitazione in cui abitano in Italia i tuoi genitori è … di proprietà in affitto in uso gratuito altro (specificare: _______________________) 65|73 Allegati Quante stanze ha l’abitazione dei tuoi genitori? Numero di stanze: |____| Nella abitazione dei tuoi genitori c’è … Una cucina separata dalle altre stanze Un gabinetto interno all’abitazione Una vasca da bagno Due o più bagni Una cantina Una terrazza o balcone Un giardino privato L’Acqua calda Garage privato Sì No I tuoi genitori possiedono qualcuno dei seguenti beni? Se no, puoi dirci il motivo per cui non li possiedono? Bene No Sì Non può permetterselo Per altro motivo A. Lavatrice B. Televisore a colori C. Personal Computer (escluse consolle e videogiochi) D. Telefono (incluso cellulare) E. Automobile F. Lavastoviglie G. Frigorifero H. Videoregistratore o lettore DVD I. Antenna Parabolica L. Accesso a internet M. Condizionatore Qual è il titolo di studio dei tuoi genitori? (domanda ovviamente valida solo per i genitori che lavorano) M madre P padre Non ha completato la scuola dell’obbligo Licenza dell’obbligo Diploma Laurea Livello di conoscenza della lingua italiana di tuo padre: Italiano (scritto) Italiano (parlato) Insuff Suff Discreto Buono Ottimo Insuff Suff Discreto Buono Ottimo Livello di conoscenza della lingua italiana di tua madre: Italiano (scritto) Italiano (parlato) Sezione 4 – Integrazione 3.1 – dimensione strutturale Quale è stata la prima classe frequentata in Italia? _______________________________________________ Vi è stata corrispondenza fra la prima classe che hai frequentato in Italia e la tua età? Sì, ho subito frequentato la classe corrispondente alla mia età No, ho frequentato una classe inferiore di 1 anno rispetto alla mia età No, ho frequentato una classe inferiore di 2 anni rispetto alla mia età No, ho frequentato una classe più di due anni inferiore alla mia età 66|73 Allegati Hai interrotto gli studi dell’obbligo? Sì No Ti è accaduto di dover ripetere una o più classi durante la scuola dell’obbligo? Si No Ti sei diplomato? Si No Se hai risposto “sì” alla domanda precedente, potresti indicare quante volte? Una volta Due volte Tre volte Ti sei iscritto ad una scuola secondaria superiore? Sì No Se “sì”, che scuola superiore hai frequentato? Pubblica Privata Liceo Classico Liceo Scientifico Istituto Tecnico Istituto Professionale Liceo Linguistico Liceo Artistico Istituto d’Arte Liceo Pedagogico/Magistrale Altro (specificare) _____________________________________________ Ci sono delle persone che ti hanno consigliato/a o ti consigliano nella scelta della scuole superiore e durante gli studi? No, nessuno Sì, i miei genitori Sì, familiari e/o parenti Sì, i miei amici/partner Sì, alcuni insegnanti Sì, altre persone (specificare) ________________________ Ti è accaduto di dover ripetere una o più classi durante le Scuole Superiori? Si No Se hai risposto “sì” alla domanda precedente, potresti indicare quante volte? Una volta Due volte Tre volte o più volte Se non ti sei diplomato/a, può indicarci la ragione principale che ti ha spinto/a a ritirarsi dalla Scuola Superiore? Riuscivo male, avevo difficoltà nello studio Non mi piaceva quel tipo di scuola Mi è capitata l’occasione di lavorare Per la situazione di bisogno della mia famiglia Mi sono accorto che quel titolo di studio non mi forniva particolari vantaggi nel trovare lavoro Non mi trovavo bene con gli insegnanti Non mi trovavo bene con i compagni di scuola Non c’è stata concordanza fra quello che mi aspettavo e quello che ho “trovato” a scuola Altro (specificare): _______________________________ Il tuo rapporto con l’università Non ho mai pensato di iscrivermi Ci ho pensato, ma non l’ho fatto Mi sono iscritto, ma non ho dato esami (specificare quale facoltà) _______________________ Ho frequentato e dato degli esami ma mi sono ritirato (specificare quale facoltà) _____________ Sto frequentando (specificare quale facoltà) _______________________________ Mi sono laureato (specificare quale facoltà) _______________________________ Valuta il tuo livello di conoscenza della lingua italiana: Italiano (scritto) Italiano (parlato) Insuff Suff Discreto Buono Ottimo 67|73 Allegati Valuta il tuo livello di conoscenza della lingua madre: Scritta Parlata Insuff Suff Discreto Buono Ottimo Puoi indicare qual è la tua condizione professionale attuale? Non occupato Casalinga/o Inabile al lavoro Disoccupata/o Occupato Dirigente d’azienda Impiegato Assistenza domiciliare, colf Addetto/a pulizie Commerciante ambulante Commerciante con negozio Muratore, manovale Operaio generico Operaio specializzato Lavoro nei boschi Agricoltore, bracciante Altro ________________________ Se hai un’occupazione diversa da quella dei tuoi genitori o non sei occupato, saresti disponibile a svolgere lo stesso lavoro dei tuoi genitori? No, perché voglio guadagnare più di loro No, perché voglio affermarmi in settori lavorativi di maggiore prestigio Si, ma solo fino a che non troverò un’alternativa migliore Si, è un lavoro che mi piace Il tuo lavoro è regolato da … un contratto un accordo verbale Quante stanze ha la tua abitazione? Numero di stanze: |____| L’abitazione in cui vivi è … (rispondere alle domande da 41 a 44 solo se non abiti con i genitori) di proprietà in affitto in uso gratuito altro (specificare: _______________________) Nella tua abitazione c’è … Una cucina separata dalle altre stanze Un gabinetto interno all’abitazione Una vasca da bagno Due o più bagni Una cantina Una terrazza o balcone Un giardino privato L’acqua calda Un garage privato Possiedi qualcuno dei seguenti beni? Se no, puoi dirci il motivo per cui non li possiedi? No Bene Sì A. Lavatrice B. Televisore a colori C. Personal Computer (escluse consolle e videogiochi) D. Telefono (incluso cellulare) E. Automobile F. Lavastoviglie G. Frigorifero H. Videoregistratore o lettore DVD I. Antenna Parabolica L. Accesso a internet M. Condizionatore 68|73 Non può permetterselo Per altro motivo Allegati Il tempo libero lo passi prevalentemente con …(Massimo due risposte) conoscenti miei connazionali conoscenti italiani conoscenti di altre nazionalità la mia famiglia Da solo Altro Quali sono i principali problemi che ha incontrato nel nostro paese? (indicare non più di tre risposte) Problemi legati all’occupazione Difficoltà di trovare una casa Maleducazione, mancanza di rispetto da parte degli italiani Problemi legati al permesso di soggiorno Razzismo Senso di solitudine Difficoltà a farsi comprendere linguisticamente Problemi nei rapporti con la popolazione locale (in generale) Problemi nei rapporti con gli altri immigrati del mio paese Difficoltà nel rapporto con gli uffici pubblici Scarsità di rapporti al di fuori dell’ambito familiare Scarsità di rapporti al di fuori dell’ambito universitario Altro (specificare ) Sezione 5 – Integrazione 4.2 – dimensione socio-culturale Cosa pensi della possibilità di estendere il diritto di voto agli stranieri? (una sola risposta) Favorevole Contrario Indifferente Politicamente ti definiresti (una sola risposta) di destra di centro-destra di centro di centro-sinistra di sinistra non mi pongo il problema Pensando alla cerchia delle tue conoscenze nel territorio in cui vivi (e più in generale in Italia), conosci qualcuno che... (crocettare le caselle che interessano) 1.E’ impegnato attivamente in politica 2. Lavora in attività istituzionali (uffici governativi/enti pubblici) e può dare info 3.Guadagna più di 1500 euro al mese 4.E’ in grado di effettuare assunzioni 5.Le può dare utili consigli in ambito finanziario 6.Le può dare utili consigli in ambito legale 7. È impiegato in attività sanitarie e può dare consigli per la salute 8.Può darle consigli nel risolvere problemi sul lavoro 9.Può aiutarla a svolgere commissioni e piccoli lavori di casa 10.Può aiutarla se è malato 11.Può prestarle una somma di denaro 12.Può ospitarla qualche settimana se ha problemi abitativi 13.Può aiutarla a trovare un nuovo alloggio e/o un lavoro 14.Può darle consigli in caso di conflitti in famiglia 15.Può darle consigli in caso di conflitti con altri migranti 16.Con cui parla spesso di politica o di altri temi per lei importanti 17.Può farle una referenza se è in cerca di un lavoro 18.Può accudire i suoi figli se è impegnato 19.In emergenza (problemi con casa, lavoro etc.) l’aiuterebbe a risollevarsi 20. Può aiutarla nello studio 69|73 Connazionali in Italia Italiani Nessuno Allegati Di seguito ci sono affermazioni che alcune persone possono fare a proposito della propria comunità. Indica per ogni affermazione se la consideri vera o prevalentemente falsa con riferimento alla comunità del paese/città dove sei inserito e vivi (rispondi a ciascuna affermazione) Vero Falso Il paese/città in cui vivo è un luogo accogliente dove sto bene. Le persone di questa paese/città sono diverse e non condividono gli stessi valori. Le persone di questa paese/città e io vogliamo le stesse cose per la città. Riesco a riconoscere la maggior parte delle persone di questo/a paese/città. Mi sento a casa in questo/a paese/città. Poche persone di questo/a paese/città mi conoscono. Mi interessa cosa le persone di questo/a paese/città pensano del mio comportamento. Non ho nessuna influenza su cosa accade in questo/a paese/città. Se c’è un problema in questo paese, le persone della comunità riescono a risolverlo. E’ veramente importante per me essere in questo paese/città. Le persone di questo paese/città generalmente non vanno d’accordo tra di loro. Mi aspetto di rimanere in questo/a paese/città per molto tempo. Di seguito ci sono delle affermazione che alcune persone possono fare a roposito della propria comunità. Per cortesia indica per ogni affermazione se la consideri prevalentemente vera o prevalentemente falsa con riferimento alla comunità dei tuoi connazionali (rispondi a ciascuna affermazione) Vero Falso La comunità dei miei connazionali è un luogo accogliente dove sto bene. Le persone della comunità dei miei connazionali sono diverse e non condividono gli stessi valori. Le persone della comunità dei miei connazionali e io vogliamo le stesse cose. Riesco a conoscere la maggior parte delle persone che fanno parte della comunità dei connazionali Mi sento a casa nella comunità dei miei connazionali. Poche persone della comunità dei miei connazionali mi conoscono. M’interessa cosa le persone della comunità dei miei connazionali pensano del mio comportamento. Non ho nessuna influenza su cosa accade nella comunità dei miei connazionali. Se c’è un problema nella comunità dei connazionali, le persone della stessa riescono a risolverlo. E’ veramente importante per me essere nella comunità dei miei connazionali. Le persone della comunità dei miei connazionali generalmente non vanno d’accordo tra di loro. Mi aspetto di rimanere nella comunità dei miei connazionali per molto tempo. Sezione 6 – Condizioni socio-relazionali Come giudichi in generale il tuo rapporto con le persone che incontri nella vita di ogni giorno? Molto buono Buono Così Cosi Cattivo Pessimo Con gli amici connazionali più vicini Con gli amici italiani più vicini Con i genitori Con i compagni di studio o di lavoro Con altre figure adulte (insegnanti) o (dirigenti) Come ti senti considerato dalle persone che incontri quotidianamente? Dai compagni di scuola/lavoro In famiglia D alle figure adulte di scuola/lavoro Dagli amici connazionali Dagli amici italiani Stimato Ben Accettato Poco Accettato Sopportato Escluso Qual è il tuo atteggiamento verso le persone che incontri quotidianamente? Verso i genitori Verso gli amici connazionali Verso gli amici italiani Verso i compagni di studio/lavoro Verso gli adulti di scuola/lavoro Apprezzo le loro qualità le accetto senza diffic. le accetto con difficoltà le tollero a malapena non riesco a sopportarle 70|73 Allegati Ti sottoponiamo un elenco di parole per definire la tua vita oggi. (rispondere a tutte) (dare una risposta per ogni riga; nel rispondere consideri che 1 si avvicina del tutto alla parola di sinistra, 5 si avvicina del tutto alla parola di destra. In mezzo, ovviamente, ci sono le scelte intermedie) A. realizzazione B. soddisfazione C. serenità D. sicurezza E. autonomia F. compagnia G. fiducia H. benessere I. speranza L. felicità 1 2 3 4 5 Insuccesso insoddisfazione Angoscia Incertezza Dipendenza Solitudine Paura Disagio Disperazione Infelicità Leggi queste affermazion e indica in che misura sei d’accordo Penso di valere almeno quanto gli altri A. Penso di avere un certo numero di qualità B. Sono portato a pensare di essere un vero fallimento C. Sono in grado di fare le cose bene come gli altri D. Penso di non avere molto di cui essere fiero E. Ho un atteggiamento positivo verso me stesso F. Complessivamente sono soddisfatto di me stesso G. Desidererei avere maggiore rispetto di me stesso H. Senza dubbio a volte mi sento inutile I. A volte penso di essere un buono a nulla Assolutamente d’accordo D’accordo Non d’accordo Assolutamente non d’accordo 71|73 Allegati Indice delle Tabelle e dei Grafici Tabelle Tabella 1. Italia – Minori stranieri nati o ricongiunti nel 2007 ............................................................ 11 Tabella 2. Italia - Alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia per livello scolastico (Anno Scolastico 2007/2008)...................................................................................................................... 12 Tabella 3. Toscana - Alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia per livello scolastico (Anno Scolastico 2007/2008)...................................................................................................................... 13 Tabella 4. Toscana - Ripartizione provinciale alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia per livello scolastico (Anno Scolastico 2007/2008)............................................................................ 13 Tabella 5. Il campione: la tipologia di generazione (di immigrazione) per classe d’età. .................. 23 Tabella 6. Il campione: la tipologia di generazione (di immigrazione) per nazionalità .................... 23 Tabella 7. La posizione lavorativa dei genitori (%)............................................................................... 25 Tabella 8. La posizione contrattuale dei genitori (%). .......................................................................... 25 Tabella 9. La prima generazione: la condizione professionale della padre per nazionalità (%)...... 26 Tabella 10. Il titolo di studio del padre per nazionalità (%)................................................................. 26 Tabella 11. La prima generazione: condizione professionale della madre per nazionalità (%). ..... 26 Tabella 12. Il titolo di studio della madre per nazionalità. ................................................................... 26 Tabella 13. L’arrivo in Italia...................................................................................................................... 28 Tabella 14. Con chi vivi adesso (%). ....................................................................................................... 28 Tabella 15. Abitazione dei genitori: caratteristiche(%) ......................................................................... 30 Tabella 16. Abitazione dei genitori: i beni (%). ..................................................................................... 30 Tabella 17. Tasso d’Interruzione di frequenza nella scuola dell’obbligo per classe d’età................ 33 Tabella 18. La competenza linguistica: italiano per classe d’età (scritto e parlato).......................... 35 Tabella 19. Conoscenza della lingua madre per classe d’età (scritto e parlato)................................. 36 Tabella 20. Il tempo libero, per nazionalità (%). ................................................................................... 37 Tabella 21. I maggiori problemi incontrati per classe d’età (%).......................................................... 38 Tabella 22. I maggiori problemi incontrati (%) per nazionalità. ......................................................... 39 Tabella 23. Percezione delle relazioni nel contesto di vita: dettaglio(%). .......................................... 42 Tabella 24. Considerazione ricevuta da persone incontrate quotidianamente per fasce d’età (%).44 Tabella 25. Considerazione a persone incontrate nella quotidianità per classi d’età (%) ................ 44 Tabella 26. Resource generator: raffronto studio Seconda Generazione Immigrati provincia di Pisa/studio studenti stranieri Università di Pisa........................................................................... 46 Tabella 27. Risorse in termini di prestigio per classe d’età................................................................... 47 Tabella 28. Risorse in termini di prestigio per nazionalità. .................................................................. 47 Tabella 29. Risorse in termini di sostegno per classe d’età. ................................................................. 48 Tabella 30. Risorse in termini di sostegno per nazionalità................................................................... 48 72|73 Indice delle Tabelle e dei Grafici Tabella 31. Risorse in termini di aiuto per classe d’età. ........................................................................ 48 Tabella 32. Risorse in termini di aiuto per nazionalità.......................................................................... 48 Tabella 33. Senso di comunità: raffronto studio Seconda Generazione Immigrati provincia di Pisa/studio studenti stranieri Università di Pisa........................................................................... 50 Tabella 34. Senso di comunità: dimensione dell’appartenenza per classe d’età................................ 50 Tabella 35. Senso di comunità: dimensione dell’appartenenza per nazionalità................................. 50 Tabella 36. Senso di comunità: dimensione dell’integrazione e della soddisfazione dei bisogni per classe d’età.......................................................................................................................................... 51 Tabella 37. Senso di comunità: dimensione dell’integrazione e della soddisfazione dei bisogni per nazionalità. ......................................................................................................................................... 51 Tabella 38. Senso di comunità: dimensione dell’influenza per classe d’età. ...................................... 51 Tabella 39. Senso di comunità: dimensione dell’influenza per nazionalità........................................ 51 Tabella 40. Senso di comunità: dimensione della connessione emotiva per classe d’età (%)........ 52 Tabella 41. Senso di comunità: dimensione della connessione emotiva per nazionalità (%).......... 52 Tabella 42. La collocazione politica per classi d’età (%). ..................................................................... 52 Tabella 43. La posizione sul diritto di voto agli immigrati (%). .......................................................... 53 Tabella 44. Disponibilità a svolgere il lavoro dei genitori (%)............................................................. 56 Grafici Grafico 1. Abitazione dei genitori: tipologia (%). ................................................................................. 29 Grafico 2. Abitazione dei genitori: numero di stanze (%) ................................................................... 30 Grafico 3. Numero di stanze: confronto abitazione genitori/abitazione figli. ................................. 31 Grafico 4. Beni: confronto abitazione genitori/abitazione figli.......................................................... 32 Grafico 5. Diplomati/non diplomati nella fascia d’età 19-24 anni (%). ............................................ 33 Grafico 6. La ripetenza nelle Secondarie Superiori (%). ...................................................................... 34 Grafico 7. Il ritardo nelle Secondarie Superiori (%). ............................................................................ 34 Grafico 8. Percezione delle relazioni nel contesto di vita. ................................................................... 41 Grafico 9. Percezione delle relazioni nel contesto di vita: dettaglio(%)............................................. 41 Grafico 10. Considerazione ricevuta dalle persone incontrate nella quotidianità(%). ..................... 43 Grafico 11. Considerazione attribuita alle persone incontrate nella quotidianità(%). ..................... 45 Grafico 12. Prospettive future(%). .......................................................................................................... 53 Grafico 13. Prospettive future per classe d’età (%). ............................................................................. 54 Grafico 14. Disponibilità a svolgere il lavoro dei genitori (%)............................................................ 55 Provincia di Pisa U.O. Studi e ricerche sulle politiche sociali 73|73