Parte II I percorsi integrati di istruzione-formazione in Toscana BIANCA 3 I percorsi integrati in Regione Toscana: dalla sperimentazione all’ordinamento 3.1 Premessa I percorsi sperimentali avviati nell’anno scolastico 2003/04 avevano l’obiettivo di favorire lo sviluppo di intese tra scuole e agenzie formative, per proporre soluzioni didattiche innovative nel rapporto tra il sistema dell’istruzione e della formazione e ridurre il fenomeno dell’abbandono dopo l’adempimento dell’obbligo scolastico. Questi obiettivi erano già stati realizzati negli anni precedenti in alcune esperienze locali, la novità è consistita nella predisposizione di bandi unici per tutto il territorio regionale, declinati localmente, con stanziamenti predefiniti per ogni Provincia. Attraverso la varietà di azioni proposte a scuole e agenzie, la Regione Toscana si proponeva di valorizzare preesistenti proposte innovative nella didattica e nel rapporto con il sistema economico locale e di creare esperienze nuove, rafforzando l’integrazione tra scuole e agenzie formative in tutto il territorio regionale. Affiancato dalle altre offerte formative e da interventi di sostegno individuale, al centro di ogni progetto era previsto un percorso triennale per il conseguimento di una qualifica professionale, composto da un primo anno di percorso integrato nella scuola più due anni di percorso integrato nella formazione professionale. Dall’anno scolastico 2006/07 è iniziata una fase di consolidamento per gli interventi integrati nella scuola: i percorsi contro la dispersione sono stati per la prima volta programmati in tutte le prime classi degli istituti professionali e artistici. Dall’anno scolastico 2007/08, con l’introduzione dell’obbligo di istruzione, che in Toscana è obbligo scolastico, il modello di riferimento per il conseguimento di una qualifica professionale sarà composto da due anni nella scuola più un anno nella formazione professionale. La ricostruzione del contesto normativo nazionale e regionale e dell’evoluzione avviata a partire dall’anno scolastico 2006/07 è presentata anche per inquadrare l’analisi dei costi dei percorsi finanziati dal 2003 al 2006 e le percezioni degli operatori scolastici degli istituti professionali e artistici nell’anno scolastico 2006/07. 91 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 I dati relativi a percorsi e partecipanti sono inseriti nel database del Fondo Sociale Europeo gestito dalla Regione Toscana. L’inserimento è a cura degli enti gestori dei progetti. Sporadici ritardi di immissione o parzialità dei dati inseriti in un progetto possono ridurre notevolmente la possibilità di elaborare in modo omogeneo tutti i dati disponibili: presentiamo, quindi, solo alcuni dati di realizzazione, per dar conto sia del progressivo incremento del numero dei partecipanti sia della complessità delle informazioni richieste. 3.2 Il quadro normativo nazionale e regionale Normativa nazionale Presentando il quadro di riferimento normativo abbiamo visto come la legge delega n. 53 abbia abrogato la legge 9/99 e rinviato a successivi decreti attuativi la definizione del quadro completo di proposte formative per i ragazzi dai 15 ai 18 anni. Per effetto di questa abrogazione si è determinata una riduzione dell’obbligo scolastico a soli otto anni e, per limitare gli effetti di questa riduzione, tra cui un probabile aumento della dispersione, in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni, è stato sancito, in data 19 giugno 2003, un accordo quadro tra il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano, le Province, i Comuni e le Comunità montane. L’accordo prevedeva che, attraverso specifici protocolli, a partire dall’anno scolastico 2003/04 le Regioni predisponessero un’offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale, di durata triennale, per consentire ai giovani in possesso del diploma di licenza media sia di potenziare le capacità di scelta sia di acquisire competenze di base e competenze tecnico professionali, anche al fine dei passaggi tra sistemi. Punti rilevanti dell’accordo erano tra l’altro: • l’impegno ad attivare entro settembre 2003 un percorso articolato di partenariato istituzionale, a livello nazionale ed in raccordo con il livello regionale, per la definizione di standard formativi minimi; • la previsione che i percorsi fossero accompagnati dalla progettazione di azioni di formazione congiunta dei docenti dell’istruzione e della formazione professionale; • lo stanziamento per l’anno 2003 delle risorse finanziarie necessarie, da trasferire a Regioni e Province Autonome, e l’impegno del Governo garantire il finanziamento per i successivi due anni. L’Accordo Stato-Regioni, finalizzato ad offrire un’offerta integrata di istruzione e formazione professionale, è stato declinato in ogni Regione secondo specifici protocolli. 92 I percorsi integrati in Regione Toscana: dalla sperimentazione all’ordinamento Ogni Regione ha infatti scelto modelli diversi di integrazione, come rilevato dall’ISFOL che ha realizzato periodiche indagini sul tema e proposto tipologie omogenee per consentire un confronto tra le scelte delle Regioni e delle Province Autonome (ISFOL, 2008, 2007, 2006). Il successivo decreto legislativo n. 76 del 15 aprile 2005 ha ridefinito l’obbligo formativo, introdotto nell’ordinamento nazionale dall’art. 68 della legge 144/99, come diritto-dovere all’istruzione e formazione professionale, ed ha mantenuto per le Regioni la possibilità di attuare i protocolli relativi ai percorsi sperimentali. Il percorso articolato di partenariato istituzionale previsto dall’accordo del 19 giugno 2003 ha portato all’approvazione di importanti documenti sulle competenze di base dei percorsi triennali (15 gennaio 2004), sulle modalità di passaggio tra i sistemi dell’istruzione e della formazione (28 ottobre 2004), sulle competenze tecnico-professionali (5 ottobre 2006). In particolare l’accordo del 15 gennaio 2004 ha previsto un’articolazione delle competenze di base dei percorsi triennali in quattro aree: area dei linguaggi, area scientifica, tecnologica e storico-socio-economica. Gli standard si riferiscono a un’accezione di competenze di base più ampia di quella tradizionalmente utilizzata nella formazione professionale, in quanto non sono concepiti solo con riferimento all’occupabilità delle persone, ma anche al fine di garantire i pieni diritti di cittadinanza a partire dal possesso di un quadro culturale di formazione di base. Le indicazioni di questo accordo costituiscono un primo riferimento comune per la spendibilità nazionale degli esiti formativi dei percorsi sperimentali. Un accordo tra le Regioni ha sancito infatti il 24 novembre 2005 il riconoscimento reciproco dei titoli in uscita da questi percorsi. Infine l’accordo Stato-Regioni del 5 ottobre 2006 ha integrato quello sulle competenze di base, approvando le competenze tecnico-professionali per 14 figure, la cui denominazione è definita a livello nazionale. Questo accordo comprende anche indicazioni su standard di descrizione e classificazione, collocandole in una più ampia prospettiva di realizzazione di condizioni di sistema a livello nazionale per l’integrazione tra gli ambiti di istruzione, formazione e lavoro e per garantire la possibilità di transitare tra sistemi e territori. Un quadro di riferimento per i passaggi tra sistemi era stato individuato nelle procedure di certificazione di competenze finali e intermedie approvate il 28 ottobre 2004, con la specificazione delle modalità di passaggio tra sistemi. Vedi Box 1.1 p. ??. 93 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Un decreto interministeriale e un’ordinanza del Ministero dell’Istruzione hanno completato il quadro degli strumenti di integrazione. Ricordiamo che, successivamente alla legge del 26 dicembre 2006 (legge finanziaria 2007), con la quale è stato introdotto l’obbligo di istruzione, l’art. 13 della legge n. 40 del 2 aprile 2007, ha mantenuto gli istituti tecnici e professionali nel secondo ciclo di istruzione, e il d.m. 41 del 25 maggio 2007 ha modificato il quadro orario di riferimento per l’attività didattica degli istituti professionali. Come abbiamo visto, a partire dall’anno scolastico 2007/08 un ulteriore riferimento nazionale è costituito dai saperi e competenze indicati nel Regolamento emanato dal Ministero della Pubblica Istruzione come obiettivo per i 10 anni di istruzione obbligatoria. Normativa regionale La Giunta Regionale Toscana ha ritenuto necessario dare tempestiva attuazione all’accordo del 19 giugno 2003, siglando il 24 luglio 2003 il relativo protocollo regionale e approvando specifiche linee guida per l’attuazione delle attività e per il loro finanziamento. Il protocollo regionale cita espressamente non solo l’accordo nazionale, ma la legge regionale n. 32 del 26 luglio 2002, testo unico della normativa regionale in materia di educazione, istruzione, orientamento, formazione professionale e lavoro che la Regione Toscana aveva approvato in base alle competenze attribuite dal nuovo Titolo V della Costituzione. La Regione Toscana aveva definito attraverso numerosi atti i propri obiettivi per l’attuazione dell’obbligo formativo. Già nei piani regionali 2001 e 2002, di indirizzo per il diritto allo studio e l’educazione permanente, erano indicate alcune importanti scelte, tradotte in azioni di sistema anche a livello provinciale: • costituzione delle anagrafi provinciali dell’obbligo formativo; • valorizzazione del ruolo del tutor per l’obbligo formativo presso i Centri per l’impiego; • potenziamento di un’offerta formativa integrata e personalizzata per i ragazzi fino a 18 anni. Decreto interministeriale 86 del 2004 e ordinanza ministeriale 87 del 2004. A dicembre 2007 sono state approvate le linee guida di attuazione del regolamento relative alle scuole. Sono in via di definizione quelle per le agenzie formative. Deliberazione della Giunta Regionale n. 687 del 14 luglio 2003, pubblicata nel supplemento al BURT n. 30 del 23 luglio 2003 con i relativi allegati. L’art. 13 della l.r. n. 32 del 26 luglio 2002 è relativo all’assolvimento dell’obbligo formativo: “La Regione Toscana promuove e sostiene l’offerta qualitativa e quantitativa adeguata di percorsi formativi rivolti sia all’ambito della formazione professionale e dell’apprendistato, sia al rientro nel sistema di istruzione per il completamento del ciclo di studi”. 94 I percorsi integrati in Regione Toscana: dalla sperimentazione all’ordinamento Nel primo piano integrato di attuazione della l.r. 32/02 una precisa scelta strategica è stata quella di non prevedere tre canali di apprendimento nettamente separati (licei, istruzione professionale, formazione professionale), ma mantenere strettamente legati apprendimento astratto e sapere concreto. “La scelta del percorso di apprendimento a 14 anni può essere resa meno rigida attraverso l’integrazione, in ogni percorso, tra sapere astratto e sapere professionale, anche ricorrendo all’alternanza formazione-lavoro non come canale formativo separato, ma come modalità trasversale, proponibile in ogni contesto di apprendimento. Il rafforzamento degli strumenti di integrazione è considerato dalla Regione non un problema tecnico, interno ai modelli di organizzazione del sistema dell’istruzione, ma un problema centrale del sistema sociale, che presenta ancora una forte correlazione tra scelte e successi scolastici dei giovani e ruolo e cultura dei genitori, in particolare del padre. Una scelta precoce e rigida del canale educativo e del percorso professionale è più dipendente dalle condizioni familiari e contribuisce a rafforzare il carattere statico della società”. La sperimentazione di percorsi integrati, progettati e realizzati congiuntamente da scuole e agenzie formative, è stata per la Regione Toscana non solo la risposta ad una situazione transitoria e contingente, ma uno strumento per la progressiva costruzione di un sistema regionale unitario ed integrato di istruzione e di formazione professionale (Tagliagambe, 2003). Nel nuovo piano di indirizzo approvato dal Consiglio Regionale il 20 settembre 2006, le indicazioni sull’attuazione del diritto dovere all’istruzione e formazione fanno più espressamente riferimento al passaggio da una fase di sperimentazione ad una ordinamentale, nel quadro di nuove norme nazionali. Le linee guida regionali sull’obbligo di istruzione e sul diritto-dovere all’istruzione ed alla formazione, risultato di un lavoro comune con le Province toscane, sono state approvate ad agosto 2007. “L’obbligo di istruzione in Toscana sarà obbligo scolastico. La Regione Toscana non si avvarrà della possibilità di fare convenzioni con il Ministero della Pubblica Istruzione per percorsi alternativi alla scuola fino ai 16 anni. La scelta di far assolvere nella scuola, ai ragazzi toscani, l’obbligo d’istruzione fino a 16 anni, è dettata dalla profonda convinzione che è all’interno della scuola che si devono acquisire le competenze di base. L’obiettivo di fondo è portare quanti più ragazzi e ragazze possibile al diploma di maturità; per questo ci dobbiamo impegnare per creare, per tutti, le condizioni migliori per stare bene a scuola, con profitto”. I tre anni necessari per il conseguimento di una qualifica professionale si articoleranno quindi in Toscana un biennio di scuola integrato con moduli di Premessa del Piano Integrato, p. 9 del BURT n. 35 del 27 agosto 2003. Il testo del piano e i documenti di riferimento sono pubblicati in un volume dal titolo Il capitale umano per lo sviluppo. La Toscana per il capitale umano, disponibile sul sito della Regione Toscana, sezione “Pubblicazioni” delle pagine sull’Istruzione). Dalle linee guida sull’attuazione dell’obbligo di istruzione in Toscana, allegato 1 alla d.G.R.T. n. 615 del 27 agosto 2007. 95 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 formazione, seguito, dall’anno scolastico 2009/10, da un anno di formazione professionale. Per l’anno scolastico 2007/08 sono state proposte attività di contrasto della dispersione in tutte le prime classi degli istituti professionali ed artistici, da realizzare con la collaborazione delle agenzie formative. Le attività da proporre alle scuole toscane e alle agenzie formative nei prossimi anni potranno essere meglio definite analizzando i risultati delle numerose tipologie di interventi proposti per i percorsi sperimentali e verificando quali soluzioni sono più adeguate alla complessità degli obiettivi, per superare almeno in parte le rigidità dell’attuale sistema scolastico. 3.3 Le scelte della Regione Toscana per i percorsi integrati La sperimentazione Le caratteristiche dei progetti sperimentali previsti nel protocollo della Regione Toscana, siglato il 24 luglio 2003, sono coerenti con quanto indicato nella citata legge regionale 32/02 e nel piano di indirizzo. Viene infatti esclusa una scelta precoce del percorso e viene costantemente ribadita la possibilità di integrazione con azioni di sostegno individuale, tese a mantenere i ragazzi e le ragazze all’interno del sistema integrato di istruzione e formazione. Nelle linee guida per la realizzazione in Toscana dell’Accordo quadro nazionale viene infatti affermato che “il fine di carattere più generale della sperimentazione è quello di dar vita ad una complessiva azione di ristrutturazione e potenziamento dell’istruzione/formazione professionale nella prospettiva di una loro integrazione funzionale nelle competenze regionali definite dal Titolo V della Costituzione, così come modificato dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3. La sperimentazione formativa si sviluppa nell’ottica di una efficace e mirata azione di prevenzione, contrasto e recupero dei fenomeni di insuccesso, abbandono, dispersione ed ha lo scopo di individuare modelli di innovazione didattica, metodologica e organizzativa che coinvolgano i sistemi dell’istruzione e della formazione professionale, realizzando forme di interazione e integrazione”. La Regione Toscana ha avviato quindi tempestivamente l’attuazione dell’accordo nazionale, proponendo già nell’anno scolastico 2003/04 le nuove tipologie di offerta formativa. La Giunta Regionale ha affidato le procedure di valutazione e di finanziamento alle Province e al Circondario Empolese-Valdelsa, soggetti attuatori degli interventi dell’obbligo formativo. Delibera della Giunta Regionale n. 687 del 14 luglio 2003, allegato B), pp. 11 sgg. del supplemento al BURT n. 30 del 23 luglio 2003. 96 I percorsi integrati in Regione Toscana: dalla sperimentazione all’ordinamento Una importante caratteristica di garanzia per i soggetti che intendevano realizzare i percorsi era la copertura finanziaria già completa per tutte le attività e tutte le annualità, scelta che ha reso possibile ridurre le difficoltà derivanti da ritardi nel finanziamento annuale del Ministero del Lavoro, ma ha comportato, come vedremo, significativi effetti negli atti di rendicontazione. In attuazione del primo bando sono stati approvati 19 progetti, variamente articolati al loro interno, realizzati gradualmente a partire da settembre 2003 da circa 70 tra scuole e agenzie formative. Gli stessi progetti sono stati confermati anche per l’anno successivo, mentre un nuovo bando ha introdotto a partire dall’anno scolastico 2005/06 alcune novità, quali l’indicazione vincolante dei profili professionali di riferimento, per i percorsi biennali finalizzati al conseguimento di una qualifica, e l’avvio dei percorsi sperimentali nei licei e negli istituti tecnici. In base al nuovo bando sono stati approvati 18 progetti, con un numero di scuole e agenzie in crescita, visto il richiesto coinvolgimento anche di licei e istituti tecnici. Il quadro riassuntivo di tutti i progetti finanziati, inseriti nel database regionale alla data del 1 agosto 2007, per area territoriale e tipologia di interventi, è presentato nelle Tabelle 1, 2, 3, con l’elenco delle scuole partecipanti. Le attività ancora in corso a gennaio 2008 (percorsi integrati di formazione avviati nel 2006 e, in alcune Province, moduli professionalizzanti) verranno concluse entro il 31 dicembre 2008. Il passaggio ad attività ordinamentali A partire dall’anno scolastico 2006/07 le scelte contenute nel protocollo regionale sono state realizzate con modalità diverse, separando i tempi della progettazione e del finanziamento delle attività nelle prime classi degli istituti professionali ed artistici da quelli per le attività biennali di formazione. Inoltre, sempre dall’anno scolastico 2006/07 gli interventi di contrasto della dispersione, attuati negli anni precedenti solo in alcune prime classi, sono stati effettuati in tutte le prime classi degli istituti professionali e artistici e per la prima volta i parametri di riferimento per le risorse finanziarie da utilizzare sono stati vincolati al numero di classi presenti in ogni istituto. Solo per l’anno scolastico 2006/07 è stata indicata come facoltativa, per le scuole che non avevano partecipato ai percorsi sperimentali, la collaborazione con le agenzie formative accreditate. Per l’anno scolastico 2007/08 nei progetti di contrasto della dispersione scolastica, realizzarti in tutte le prime classi degli istituti professionali ed artistici, questa volta in vista di un prolungamento anche nel secondo anno, è obbligatoria l’integrazione tra istituti scolastici e agenzie formative. 97 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 3.4 Caratteristiche dei percorsi sperimentali Macro tipologie di offerta I percorsi proposti erano relativi a: • corsi di primo anno dell’istruzione professionale e artistica statale o paritaria integrati con attività di formazione professionale, che consentissero o il normale proseguimento nel ciclo di istruzione o in alternativa l’accesso ai nuovi percorsi biennali, denominati IF; • percorsi biennali di formazione professionale regionale a carattere individualizzato, destinati agli studenti in uscita dai corsi indicati al punto precedente, aperti anche ai giovani tra 15 e 18 anni che abbandonano il ciclo dell’istruzione secondaria superiore, denominati PF. Queste due tipologie costituivano l’asse principale di intervento, finalizzato alla proposta di almeno un anno di scuola prima di un biennio di formazione, per complessivi tre anni, come previsto nell’accordo nazionale. Il ventaglio dell’offerta sperimentale era costituito anche da: • moduli professionalizzanti integrativi dei corsi di istruzione professionale ed artistica (a partire dal secondo anno), denominati IP; • moduli con obiettivi di arricchimento didattico e di orientamento integrativi dei corsi di istruzione liceale e tecnica (nel biennio iniziale), denominati LIF, a partire dall’anno scolastico 2005/06; • moduli professionalizzanti integrativi dei corsi di istruzione liceale e tecnica (a partire dal terzo anno), denominati LIP a partire dall’anno scolastico 2005/06. Tutte le attività sono state realizzate, comprese quelle nei licei e negli istituti tecnici. Erano previsti anche, come vedremo tra le misure di accompagnamento, servizi di supporto individuale, quali, ad esempio, un tutor personale, iniziative di orientamento, valutazione formativa delle competenze per la definizione dei percorsi individualizzati, denominati SI. I soggetti attuatori e le modalità di collaborazione tra scuola e agenzia formativa I soggetti ammessi a presentare proposte di percorsi sperimentali dovevano essere almeno un istituto scolastico di istruzione professionale od artistica statale o paritario, accreditato per svolgere attività di obbligo formativo10, e un ente/centro e/o agenzia di formazione professionale accreditato per la La regolamentazione dell’accreditamento rappresenta uno strumento di garanzia e controllo di qualità del sistema formativo: nel periodo considerato, anche gli istituti scolastici possono essere accreditati per la realizzazione di percorsi “puri” di formazione professionale, finanziati ad esempio con le risorse disponibili attraverso il POR regionale. 10 98 I percorsi integrati in Regione Toscana: dalla sperimentazione all’ordinamento stessa tipologia di attività. Uno o entrambi questi soggetti dovevano essere accreditati anche per le attività di orientamento, oppure il progetto doveva prevedere la partecipazione almeno di un altro soggetto che possedesse l’accreditamento regionale per questo tipo di attività. Era prevista la costituzione, per ogni progetto, di un Comitato di Progetto, composto da docenti ed operatori degli istituti scolastici e delle agenzie di formazione professionale, oltre che da rappresentanti ed operatori delle province, anche per garantire il raccordo con i centri per l’impiego. Le modalità di integrazione indicate dai bandi regionali, nel quadro delle possibilità offerte dal protocollo d’intesa, prevedevano la presenza di operatori delle agenzie formative nei percorsi scolastici e, simmetricamente, la presenza di docenti scolastici nei corsi di formazione professionale. Gli accordi sulle articolazioni dei percorsi formativi erano vincolati, nelle scuole, all’utilizzo del 15% dell’orario per attività di formazione professionale, mentre nei percorsi di formazione professionale almeno il 20% dell’orario andava dedicato ad attività integrative orientate a far acquisire “saperi di carattere trasversale relativi alla formazione generale ed al conseguimento di crediti di istruzione”11. Nel territorio delle diverse Province le azioni sono state realizzate con diversi gradi di integrazione e di coerenza; in alcuni casi l’obiettivo di standard minimi di qualità degli interventi è risultato raggiungibile solo attraverso ripetute sollecitazioni e segnalazioni di possibili soluzioni innovative. L’obiettivo delle azioni comuni era valorizzare la funzione dei comitati come “ambienti di apprendimento” e di scambio di esperienze tra sistemi, in primo luogo per gli operatori in essi impegnati, ma anche per gli operatori delle altre scuole e agenzie formative presenti sul territorio regionale e ancora non direttamente coinvolte nella sperimentazione. Un tema su cui scuole e agenzie hanno certamente collaborato è stata l’analisi dei casi concreti di richiesta di passaggio tra sistemi. L’analisi compiuta dagli operatori ha richiesto a volte anche il supporto dei funzionari regionali e della struttura regionale di assistenza tecnica, per ricordare la necessità di rendere concreto il life long learning, e di non penalizzare chi intende modificare le scelte compiute ma restare in percorsi formali. Le modalità di monitoraggio I Comitati di Progetto avevano funzioni di committenza e di verifica a livello locale, mentre a livello regionale, come previsto dal bando e dal Protocollo regionale, ha operato ed opera un Gruppo Tecnico Regionale (GTR) come organismo di monitoraggio e valutazione della sperimentazione. I riferimenti a competenze e crediti, inseriti nei bandi regionali con le dizioni indicate, sono stati costantemente rielaborati nell’ambito del progetto di costruzione del sistema regionale delle competenze. 11 99 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Il monitoraggio degli interventi e la rilevazione delle difficoltà e dei punti di forza della sperimentazione hanno costituito un campo importante dell’attività regionale. Nel Gruppo Tecnico Regionale sono presenti rappresentanti della Regione Toscana, dell’Ufficio scolastico regionale, dell’ANCI, dell’URPT e dell’UNCEM in quanto firmatari dell’Accordo quadro del 19 giugno 2003. I Comitati di Progetto avevano il compito di verificare l’andamento in itinere del progetto e predisporre eventuali valutazioni di crediti, nonché di fornire, su richiesta del Gruppo Tecnico Regionale, ogni elemento utile al corretto svolgimento della sperimentazione ed alla valutazione dei risultati. Lo stato di attuazione dei progetti è risultato sempre molto diversificato nel territorio, ma complessivamente soddisfacente. L’elevato ricorso agli interventi di sostegno individuale ha caratterizzato tutti i progetti. Un primo monitoraggio è stato realizzato dall’IRPET già sulle scelte compiute dalla Province per l’anno scolastico 2003/04 (IRPET, 2004), ed ha portato tra l’altro alla decisione di effettuare i monitoraggi successivi prevalentemente attraverso l’elaborazione dei dati contenuti nel database regionale. Una ulteriore pubblicazione, curata dall’Ufficio Scolastico Regionale in collaborazione con la Regione, è relativa alle attività svolte nell’anno scolastico 2003/04. La Regione Toscana, in collaborazione con le Province, ha inoltre avviato ad uso interno diverse rilevazioni, sia sugli esiti dei percorsi sperimentali integrati nelle prime classi (IF), sia sui corsi integrati di formazione professionale (PF), ma le informazioni raccolte dalle scuole non sono risultate pienamente soddisfacenti, sia perché non complete, sia perché non omogenee a livello territoriale. Le informazioni sui percorsi di formazione professionale sono state comunque molto utili per collaborare all’attività interregionale di definizione degli standard tecnico-professionali che ha portato al citato accordo nazionale del 5 ottobre 2006. L’accordo è infatti il risultato di un confronto articolato tra le soluzioni adottate dalle Regioni per gli standard di numerosi profili professionali. Monitoraggi qualitativi sono stati realizzati per gli anni scolastici 2003/04 e 2004/05 dall’Ufficio Scolastico Regionale, attraverso interviste ai dirigenti scolastici delle scuole che hanno partecipato ai progetti. La griglia di rilevazione utilizzata per le interviste era completata da un repertorio dei descrittori delle diverse azioni. Nel report di sintesi del monitoraggio sull’anno scolastico 2004/05, non pubblicato, l’Ufficio Scolastico Regionale segnalava l’opportunità di analizzare i registri dei percorsi con le giustificazione delle assenze, e di esaminare analiticamente quanto riportato nella documentazione della scuola circa le motivazioni degli abbandoni e i mezzi predisposti per fronteggiarli. 100 I percorsi integrati in Regione Toscana: dalla sperimentazione all’ordinamento Confortanti apparivano il rilevante ricorso ad internet ed il rispetto del calendario elaborato nella fase progettuale. Giudizi favorevoli erano espressi in merito alle ricadute che questi interventi formativi producono sulle caratteristiche metacognitive e socio-affettivo-relazionali dei corsisti, che a detta dei dirigenti scolastici migliorano sensibilmente le loro capacità di lavorare in gruppo, sapersi gestire in autonomia e responsabilità, avere maggiore fiducia in se stessi. L’interazione didattico/metodologica tra il tutor, i docenti della scuola e dell’agenzia formativa, costituisce, assieme alla crescita della motivazione e dell’entusiasmo negli studenti, uno dei principali punti di forza rilevati da questo monitoraggio. Ricordiamo infine che è stata approfondita l’analisi di fattibilità di un’interfaccia di comunicazione e di scambio dati tra il database della formazione professionale regionale e quello degli Osservatori Scolastici Provinciali, sia per rendere più agevole e meno oneroso l’inserimento dei dati relativi ai partecipanti da parte del soggetto gestore, sia per rispondere alla importante esigenza di seguire tutti i ragazzi inseriti nelle anagrafi scolastiche provinciali. Misure di accompagnamento La possibilità di integrazione dei percorsi con azioni di sostegno individuale, tese a mantenere i ragazzi e le ragazze all’interno del sistema integrato di istruzione e formazione, è risultata un punto di forza dei progetti, anche se ha comportato una notevole difficoltà nel prevedere il numero di partecipanti e nel quantificare l’attività svolta. In queste azioni sono confluite molte esperienze realizzate negli anni precedenti, per l’attuazione dell’obbligo scolastico e dell’obbligo formativo. Operatori esterni alla scuola hanno collaborato con i docenti sia durante l’orario scolastico sia nell’organizzazione e nella realizzazione di iniziative extracurricolari. Una parte delle attività era a sostegno di singoli ragazzi, ma alcuni progetti prevedevano sostegno generalizzato per tutti i partecipanti ai percorsi sperimentali. In alcuni casi le attività di orientamento erano rivolte quindi a intere classi, in altre avevano l’obiettivo di individuare i partecipanti ad alcuni percorsi o a particolari attività. Spesso i servizi di supporto individuale prevedevano un tutor personale oltre ad azioni di orientamento e valutazione delle competenze. In alcuni casi il progetto ha previsto anche il coinvolgimento delle famiglie per la definizione dei percorsi individualizzati. Valutazione degli apprendimenti e certificazione delle competenze e dei percorsi Per far condividere agli operatori un quadro di riferimento omogeneo su standard formativi e competenze, è stata offerta ai Comitati di progetto la possibilità di attuare iniziative di formazione/aggiornamento su questo tema, come previsto al punto 5 dell’accordo quadro nazionale per la spe- 101 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 rimentazione di un’offerta integrata di attività di istruzione e formazione professionale12. Un elemento fondamentale per la messa a regime delle attività è la possibilità di far riferimento ad un quadro di standard di competenze riconosciuto a livello nazionale e condiviso dagli operatori. La Regione Toscana, con numerosi atti, ha recepito le norme nazionali e collaborato alla definizione degli standard tecnico-professionali approvati nel 2006 dalla conferenza Stato-Regioni. Una particolare attenzione è stata posta alla rilevazione delle competenze all’interno dei percorsi sperimentali, anche in vista dell’utilizzo del libretto formativo individuale13. Numerosi operatori hanno partecipato a seminari finalizzati alla presentazione del progetto interregionale sulla descrizione e certificazione delle competenze, coordinato dalla Regione Piemonte e dalla Regione Toscana14. Misure di sistema La Giunta Regionale15 ha stabilito di realizzare, con i fondi disponibili per azioni di sistema, attività connesse principalmente allo sviluppo del sistema degli Osservatori Scolastici Provinciali, con potenziamento ed adeguamento dell’anagrafe dei giovani tenuti all’assolvimento dell’obbligo formativo a partire dai quattordici anni. Un parte significativa di risorse è stata destinata alle attività di informazione e sensibilizzazione dei docenti dell’istruzione e della formazione professionale. La Regione Toscana ha trasferito alle Province le risorse finanziarie per la realizzazione di attività riconducibili a questo obiettivo, indicando la possibilità di svolgere una o più delle seguenti attività: • approfondimento dei temi relativi al sistema dei crediti formativi e alla definizione delle competenze, con l’obiettivo di proporre procedure standard per giungere alla certificazione delle competenze; • organizzazione di gruppi di progetto a finalità formativa con la partecipazione di docenti appartenenti a scuole e agenzie non aderenti alla sperimentazione ma che manifestino interesse per tali interventi, in par- Decreto dirigenziale n. 8128 del 23 dicembre 2003 consultabile sul sito della Regione Toscana. A seguito della approvazione in Conferenza Unificata del 14 luglio 2005 del format sperimentale di Libretto formativo (strumento di registrazione della formazione e delle relative competenze acquisite dal cittadino-lavoratore previsto dal d.lgs. 276/2003), i soggetti partecipanti al Tavolo di confronto, attivato nell’aprile del 2004 dal MLPS per definire tale format e le modalità di adozione e sperimentazione dello stesso, hanno concordato di procedere alla definizione delle linee attuative della sperimentazione dello strumento su scala nazionale. La Regione Toscana ha partecipato a questa sperimentazione; per i percorsi integrati la compilazione dei libretti è stata effettuata nelle province di Arezzo e Massa-Carrara. 14 La documentazione relativa al progetto è disponibile sul sito della Regione Toscana. 15 La relativa deliberazione della Giunta Regionale, n. 952 del 29/09/2003, è consultabile sul sito della Regione Toscana. 12 13 102 I percorsi integrati in Regione Toscana: dalla sperimentazione all’ordinamento ticolare per la progettazione di interventi di formazione professionale integrativi dei corsi di istruzione professionale od artistica e interventi di formazione professionale; • attività interprovinciali, da realizzarsi in particolare per la condivisione e valorizzazione dei percorsi di sostegno individuale attraverso autoriflessione e osservazione partecipativa degli operatori; • elaborazione di griglie di valutazione e/o schede di osservazione per la valorizzazione delle attività in corso e scambio delle esperienze tramite documentazione organica e sistematica da predisporre in accordo con le Province e la Regione Toscana; • attività formative e di sensibilizzazione che coinvolgano attivamente gli operatori dei centri per l’impiego anche al fine di verifica delle modalità di aggiornamento dei dati degli Osservatori Scolastici Provinciali. Tenendo conto della varietà di proposte e della differente sensibilità degli operatori provinciali, anche in relazione alle scelte locali sulla formazione professionale e alle attività promosse nei centri per l’impiego, sono state realizzate numerose iniziative, con il coinvolgimento di esperti nazionali e la pubblicazione di testi e dispense. Operatori con diverse professionalità hanno collaborato alla stesura di relazioni e pubblicazioni, all’organizzazione di convegni e seminari, con un significativo arricchimento del patrimonio regionale di esperienze di qualità e con l’effetto di favorire la creazioni di reti più o meno estese, impegnate a definire la propria identità e i propri obiettivi anche oltre i percorsi sperimentali. A partire da maggio 2005 fino a settembre 2006 si è sviluppato, attraverso un coordinamento interprovinciale, un ulteriore progetto denominato “Campagna di Comunicazione”, articolato su tre principali temi riguardanti le competenze, la personalizzazione degli interventi e la realizzazione di un portale. Sul primo tema, in cui le attività erano coordinate dalla Provincia di Massa, si sono svolti numerosi seminari e sono state proposte attività laboratoriali sull’utilizzo dei modelli regionali di certificazione delle competenze e di riconoscimento di crediti. Sul secondo tema, seguito dalla Provincia di Pistoia e dal Circondario Empolese-Valdelsa, un importante filone di lavoro è stata l’analisi dei piani dell’offerta formativa (POF) delle scuole interessate dai progetti e una ricognizione sui risultati delle attività di ricerca-azione. Infine la Provincia di Pisa ha prodotto un prototipo di portale collegato alla attività degli osservatori scolastici provinciali. Le risorse finanziarie In accordo con il quadro normativo regionale, che prevede per gli interventi di formazione professionale, per l’obbligo formativo e per la sperimentazione 103 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 di percorsi integrati, un’ampia delega alle Province, sono state trasferite alle Province toscane risorse superiori al 90% dei fondi assegnati dal Ministero del Lavoro. Per tre anni la Regione ha destinato alla sperimentazione la stessa quota elevata di risorse (circa 5 milioni di euro) stanziata nel primo bando regionale a partire dall’anno scolastico 2003/04. Per l’anno 2004/05, come abbiamo visto, obiettivo delle scelte regionali è stato il consolidamento dei comitati di progetto costituiti nel 2003 e dell’offerta formativa16. Per l’anno 2005/06 si è realizzato un ampliamento dell’offerta formativa, con percorsi integrati nei corsi di istruzione liceale e tecnica e il finanziamento è stato incrementato delle sole risorse ad essi destinate. A partire dall’anno scolastico 2006/07 sono stati finanziati separatamente gli interventi da realizzare a scuola, nelle prime classi, e i successivi corsi biennali per il conseguimento della qualifica professionale. Il finanziamento dei moduli integrativi da realizzare in tutte le prime classi degli istituti professionali ed artistici è avvenuto attraverso il trasferimento diretto alle scuole delle risorse assegnate all’Ufficio Scolastico Regionale dal Ministero dell’Istruzione, per un totale di circa 2 milioni e seicentomila euro. Gli importi da assegnare agli istituti che avevano partecipato alla sperimentazione nell’anno scolastico 2005/06 sono stati determinati tenendo conto dei costi rilevati negli anni precedenti per i percorsi IF, integrati con importi predeterminati per istituto e per classe. Agli altri istituti sono stati assegnati solo importi predeterminati per istituto e per classe. 3.5 I percorsi e i partecipanti Riportiamo in questo paragrafo alcuni dati di sintesi, rilevati con finalità amministrative e di confronto interregionale, sulle attività realizzate. Le rilevazioni sono state effettuate in base al periodo di realizzazione, indipendentemente dal bando di riferimento dei percorsi. Inoltre, per limitare le possibili distorsioni dovute a diversità di tempi e modalità di immissione degli interventi di sostegno individuale (vedi capitolo successivo), i dati sui percorsi SI non sono compresi. Riportiamo invece nelle tabelle di dettaglio i dati rilevati dal database, con riferimento all’atto regionale di finanziamento, relativi a tutti i percorsi di Deliberazione della Giunta Regionale n. 72 del 9 febbraio 2004. 16 104 I percorsi integrati in Regione Toscana: dalla sperimentazione all’ordinamento ogni progetto, inseriti alla data del 1° agosto 2007, che costituisce il riferimento anche per la rilevazione dei costi. I primi due anni (anni scolastici 2003/04 e 2004/05) Nel corso dell’anno scolastico/anno formativo 2003/04, i 19 progetti finanziati hanno portato alla realizzazione di 178 percorsi sperimentali, con circa 4.000 giovani coinvolti. Entro settembre 2004 risultavano infatti avviati sia i percorsi annuali di istruzione/formazione, realizzati nelle prime classi, che alcuni percorsi biennali integrati, previsti sia nelle scuole che nelle agenzie formative. Sin dal primo anno, con effetti di trascinamento per tutta la durata della sperimentazione, si è verificato quindi uno slittamento in avanti dei percorsi biennali, che erano destinati ai ragazzi in uscita dal primo anno di scuola superiore e quindi da attivare a partire dall’anno scolastico 2004/05. A causa di una domanda di formazione che non ha trovato altre risposte nella programmazione locale, le Province hanno di fatto autorizzato i comitati di progetto ad avviare subito anche i percorsi biennali. Da queste scelte è derivata, nella fase di avvio dei percorsi sperimentali, una diffusa difficoltà a percepire la sequenza delle attività previste per arrivare alla qualifica dopo un percorso triennale, difficoltà superata con frequenti note operative e partecipazioni a seminari e a incontri locali da parte dei componenti del Gruppo Tecnico Regionale. Nell’anno scolastico/anno formativo 2004/05 i percorsi realizzati sono risultati in aumento, con il coinvolgimento di circa 5.000 allievi. Sono stati rilevati a settembre 2005 sia i percorsi annuali di istruzione/formazione, realizzati nelle prime classi, che i primi e secondi anni dei percorsi biennali integrati, previsti sia nelle scuole che nelle agenzie formative. Tabella 3.1. Percorsi sperimentali e allievi negli anni scolastici/formativi 2003/04 e 2004/05 Toscana Percorsi (IF, IP, PF) Totale allievi a scuola (IF-IP) nei CFP/scuola (PF) a.s.f. 2003/04 a.s.f. 2004/05 178 282 4.002 4.991 3.639 4.247 363 744 L’anno scolastico 2005/06 Le due principali novità delle attività da realizzare a partire dall’anno scolastico 2005/06 erano da una parte i nuovi percorsi nei licei e negli istituti tecnici, dall’altra il riferimento esplicito alle qualifiche previste nel repertorio regionale dei profili professionali, risultato di un complesso lavoro di analisi e adattamento compiuto in collaborazione tra più settori regionali. I progetti sono stati tempestivamente presentati e selezionati dalle Province e prevalentemente si è trattato di una riproposizione, con modifiche, dei progetti avviati negli anni precedenti. 105 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 I progetti approvati sono stati 18, ma il numero di scuole e agenzie partecipanti ad ogni progetto è significativamente aumentato. Un imprevedibile ritardo nell’assegnazione di fondi nazionali ha comportato, per le Province di Grosseto, Pisa e Siena, il differimento di un anno dell’avvio di progetti approvati. I dati complessivi di realizzazione risentono di queste decisioni, ma nonostante questa limitazione, possiamo affermare che nel corso del 2005 le attività sperimentali sono entrate pienamente a regime, come è indicato dal significativo e costante aumento sia dei ragazzi inseriti nei percorsi biennali di formazione che dei ragazzi destinatari degli interventi nelle scuole. L’anno scolastico 2006/07 In base alla d.G.R.T. 749/06, di attuazione del nuovo piano di indirizzo, nell’anno scolastico 2006/07 il finanziamento e la progettazione dei moduli di orientamento e di contrasto della dispersione da realizzare nelle prime classi degli istituti professionali ed artistici sono stati effettuati in tutte le prime classi degli istituti professionali ed artistici, quindi anche negli istituti che non avevano partecipato ai percorsi sperimentali, circa un terzo del totale degli istituti presenti nel territorio regionale. Per questo motivo il numero di allievi nelle scuole è quasi raddoppiato nell’anno scolastico 2006/07. Ricordiamo che non era obbligatoria la partecipazione di agenzie formative e che il finanziamento dei percorsi è stato realizzato con risorse del Ministero della Pubblica Istruzione. Gli interventi di formazione professionale destinati ai ragazzi in uscita da questi percorsi, che partiranno nel corso dell’anno scolastico/formativo 2007/08, possono essere programmati dalla Province con modalità diverse, riproponendo i percorsi dell’anno precedente o in base ad un nuovo bando provinciale17, e completano il triennio finalizzato al conseguimento di una qualifica professionale, costituito da un primo anno nella scuola e da un biennio di formazione. Dal 2007/08 il triennio sarà invece composto da un biennio nella scuola e un anno di formazione professionale18. Tabella 3.2. Percorsi sperimentali e allievi negli anni formativi 2005/06 e 2006/07 Toscana a.s.f. 2005/06 a.s.f. 2006/07 327 579 Totale allievi 6.049 11.797 a scuola (IF-IP) 5.184 10.496 865 1301 Percorsi (IF, IP, PF) nei CFP/scuola (PF) D.G.R.T. 749/06, e d.d. 5054 del 2 ottobre 2007. Vedi indicazioni della d.G.R.T. 615/07 presentate nel paragrafo 4.1. 17 18 106 I percorsi integrati in Regione Toscana: dalla sperimentazione all’ordinamento 3.6 Per saperne di più… siti di riferimento Come abbiamo visto, per una lettura dei percorsi integrati sperimentali nel quadro delle attività di attuazione del diritto-dovere all’istruzione e formazione professionale e del recente obbligo di istruzione, sarebbero opportuni numerosi approfondimenti. Per saperne di più, riteniamo utile segnalare alcuni siti istituzionali. Sul sito della Regione Toscana http://www.regione.toscana.it/index.htm si trovano gli atti ufficiali e i principali documenti di lavoro citati nel testo, oltre ai link con le pagine delle province e del Circondario Empolese-Valdelsa. Altri siti di riferimento: • www.osservatorioscolastico.regione.toscana.it • www.istruzione.it - sito ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione, con pagine dedicate all’obbligo di istruzione • www.indire.it - sito dell’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica 107 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Appendice Dati di sintesi sulla sperimentazione dei percorsi integrati Tabella 1. Progetti e attività attivati con d.G.R.T. 687/2003 al 01/08/2007 PROVINCIA/PROGETTI Arezzo INTESA SPARTA ISTITUTI PARTECIPANTI ATTIVITÀ I.P.S.I.A. MARCONI Moduli integrati nelle prime classi 18 227 171 398 I.S.I.S. MARGHERITONE Moduli professionalizzanti 12 96 153 249 I.I.S. PIERO DELLA FRANCESCA Percorsi Biennali di formazione 4 29 5 34 2 103 66 169 I.S.I.S. MAGIOTTI I.T.I.S. GALILEO GALILEI Attività di supporto personalizzate TOTALE AREZZO Circondario Empolese Valdelsa I.P.S. CHECCHI PIF I.P. L. DA VINCI I.S.I.S. ENRIQUES INTARSIO PER TRE VARIETà I. P. SASSETTI I.T.I. L. DA VINCI I.P.S. ELSA MORANTE I.P.S. BUONTALENTI I.P. CHINO CHINI I.P. G.VASARI 36 455 395 850 1 34 38 72 Moduli professionalizzanti 1 5 6 11 Percorsi Biennali di formazione 3 8 6 14 Attività di supporto personalizzate 1 0 0 0 6 47 50 97 Moduli integrati nelle prime classi 9 106 85 191 Moduli professionalizzanti 7 78 61 139 11 81 39 120 5 236 183 419 32 501 368 869 Moduli integrati nelle prime classi 2 31 24 55 Moduli professionalizzanti 4 30 18 48 Percorsi Biennali di formazione 3 11 0 11 Attività di supporto personalizzate 2 45 24 69 11 117 66 183 Percorsi Biennali di formazione Attività di supporto personalizzate TOTALE FIRENZE Grosseto I.S.I.P. LEOPOLDO II DI LORENA PROFESSIONALIZZARSI IN AGRICULTURA I.P. EINAUDI SINTESI I.P.S.I.A. LOTTI TOTALE GROSSETO 108 I.P.C. DEL ROSSO Maschi Femmine TOTALE Moduli integrati nelle prime classi TOTALE CIRCONDARIO EMPOLESE VALDELSA Firenze N. att. I percorsi integrati in Regione Toscana: dalla sperimentazione all’ordinamento PROVINCIA/PROGETTI ISTITUTI PARTECIPANTI Livorno I.S.I.S. VOLTA PACINOTTI EXITE Piombino I.S.I.S. EINAUDI CECCHERELLI EXITE Cecina EXITE Livorno I.S.I.S. MATTEI I.S.I.S. MARCO POLO I.P.S.I.A. ORLANDO ATTIVITÀ Lucca MIRÒ I.P. GIORGI I.S.I. BARGA I.P. MARCONI I.P. CIVITALI I.S.I. SISMONDI 14 193 129 322 Moduli professionalizzanti 10 62 35 97 Percorsi Biennali di formazione 5 46 4 50 Attività di supporto personalizzate 6 496 306 802 35 797 474 1271 Moduli integrati nelle prime classi 12 450 374 824 Moduli professionalizzanti 7 55 45 100 Percorsi Biennali di formazione 2 14 15 29 Attività di supporto personalizzate 1 0 0 0 TOTALE LUCCA Massa I.S. BARSANTI I.S. PACINOTTI RONDÒ I.S. BELMESSERI 22 519 434 953 Moduli integrati nelle prime classi 7 69 52 121 Moduli professionalizzanti 10 94 46 140 2 32 0 32 Percorsi Biennali di formazione TOTALE MASSA Pisa I.P.S.I.A. PACINOTTI I.P.S.I.A. FASCETTI ARCO I.P.S.A.C.T. MATTEOTTI 19 195 98 293 Moduli integrati nelle prime classi 3 61 12 73 Moduli professionalizzanti 4 43 38 81 Percorsi Biennali di formazione 9 57 20 77 Attività di supporto personalizzate 1 90 27 117 TOTALE PISA Pistoia I.P. MARTINI I.S. SISMONDI SCUOLA INTEGRA I.P.S.I.A. PACINOTTI IFI I.P.C. EINAUDI TOTALE PISTOIA Maschi Femmine TOTALE Moduli integrati nelle prime classi TOTALE LIVORNO I.S.I. PERTINI N. att. 17 251 97 348 Moduli integrati nelle prime classi 1 366 188 554 Moduli professionalizzanti 1 31 30 61 Percorsi Biennali di formazione 3 31 3 34 Attività di supporto personalizzate 1 155 105 260 6 583 326 909 109 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 PROVINCIA/PROGETTI ISTITUTI PARTECIPANTI ATTIVITÀ N. att. Maschi Femmine TOTALE Moduli integrati nelle prime classi 1 20 23 43 Moduli professionalizzanti 1 3 18 21 Percorsi Biennali di formazione 2 8 10 18 Attività di supporto personalizzate 1 116 175 291 5 147 226 373 Moduli integrati nelle prime classi 3 64 55 119 Moduli professionalizzanti 1 25 44 69 Percorsi Biennali di formazione 1 15 13 28 Attività di supporto personalizzate 1 72 64 136 6 176 176 352 195 3.788 2.710 6.498 Totale moduli integrati nelle prime classi 71 1.621 1151 2.772 Totale moduli professionalizzanti 58 522 494 1.016 Totale percorsi biennali di formazione 45 332 115 447 Totale attività di supporto personalizzate 21 1.313 950 2.263 Prato I.P.S.S.C.T. DATINI AIP TOTALE PRATO Siena I.S. REDI LISIF I.S. EINAUDI CIPA TOTALE SIENA TOTALI REGIONE TOSCANA Tabella 2. Progetti e attività attivati con d.G.R.T. 72/2004 al 01/08/2007 PROVINCIA/PROGETTI Arezzo INTESA 2 SPARTA 2 ISTITUTI PARTECIPANTI ATTIVITÀ I.P.S.I.A. MARCONI Moduli integrati nelle prime classi 15 203 156 359 I.S.I.S. MARGHERITONE Moduli professionalizzanti 12 104 138 242 I.I.S. PIERO DELLA FRANCESCA Percorsi Biennali di formazione 5 37 16 53 2 91 69 160 34 435 379 814 Moduli integrati nelle prime classi 5 78 59 137 Moduli professionalizzanti 17 182 179 361 Percorsi Biennali di formazione 3 11 6 17 Attività di supporto personalizzate 1 0 0 0 26 271 244 515 I.S.I.S. MAGIOTTI I.T.I.S. GALILEO GALILEI Attività di supporto personalizzate TOTALE AREZZO Circondario Empolese Valdelsa I.P.S. CHECCHI PIF I.P. L. DA VINCI I.S.I.S. ENRIQUES TOTALE CIRCONDARIO EMPOLESE VALDELSA 110 N. Maschi att. Femmine TOTALE I percorsi integrati in Regione Toscana: dalla sperimentazione all’ordinamento PROVINCIA/PROGETTI ISTITUTI PARTECIPANTI ATTIVITÀ Firenze I. P. SASSETTI Moduli integrati nelle prime classi 9 106 95 201 INTARSIO 2 I.P.S. ELSA MORANTE Moduli professionalizzanti 7 74 66 140 PER TRE (PER.FORM. ANCE) I.P.S. BUONTALENTI Percorsi Biennali di formazione 8 58 36 94 VARIETÀ 2 I.P. G. VASARI Attività di supporto personalizzate 5 218 140 358 29 456 337 793 Moduli integrati nelle prime classi 2 60 30 90 Moduli professionalizzanti 4 60 23 83 Percorsi Biennali di formazione 3 0 0 0 Attività di supporto personalizzate 2 90 52 142 11 210 105 315 Moduli integrati nelle prime classi 21 291 182 473 Moduli professionalizzanti 11 54 54 108 Percorsi Biennali di formazione 6 50 6 56 I.P.S.I.A. ORLANDO Attività di supporto personalizzate 6 663 352 1.015 44 1.058 594 1.652 I.S.I. PERTINI Moduli integrati nelle prime classi 39 456 383 839 Moduli professionalizzanti 7 71 58 129 Percorsi Biennali di formazione 1 11 0 11 Attività di supporto personalizzate 6 0 0 0 53 538 441 979 Moduli integrati nelle prime classi 7 79 34 113 Moduli professionalizzanti 11 94 49 143 2 6 12 18 20 179 95 274 I.T.I.. L. DA VINCI I.P. CHINO CHINI TOTALE FIRENZE Grosseto PROFESSIONALIZZARSI IN AGRICOLTURA II ANNO; SINTESI 2 I.S.I.P. LEOPOLDO II DI LORENA I.P. EINAUDI I.P.C. DEL ROSSO I.P.S.I.A. LOTTI TOTALE GROSSETO Livorno I.S.I.S. VOLTA PACINOTTI EXITE Piombino 2004 I.S.I.S. EINAUDI CECCHERELLI EXITE Cecina 2004 I.S.I.S. MATTEI EXITE Livorno 2004 I.S.I.S. MARCO POLO TOTALE LIVORNO Lucca MIRÒ 2 I.P. GIORGI I.S.I. BARGA I.P. MARCONI I.P. CIVITALI I.S.I. SIMONI TOTALE LUCCA Massa I.S. BARSANTI I.S. PACINOTTI RONDÒ 2 TOTALE MASSA I.S. BELMESSERI Percorsi Biennali di formazione N. Maschi att. Femmine TOTALE 111 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 PROVINCIA/PROGETTI Pisa ISTITUTI PARTECIPANTI IPSIA PACINOTTI IPSIA FASCETTI ARCO 2 I.P.S.A.C.T. MATTEOTTI ATTIVITÀ I.P. MARTINI I.S. SISMONDI SCUOLA INTEGRA 2 I.P.S.I.A. PACINOTTI IFI 2 I.P.C. EINAUDI 3 72 11 83 Moduli professionalizzanti 5 93 11 104 Percorsi Biennali di formazione 9 60 32 92 Attività di supporto personalizzate 1 149 6 155 18 374 60 434 Moduli integrati nelle prime classi 3 487 209 696 Moduli professionalizzanti 3 72 29 101 Percorsi Biennali di formazione 7 50 24 74 Attività di supporto personalizzate 3 254 0 254 TOTALE PISTOIA 16 863 262 1125 Moduli integrati nelle prime classi 1 39 59 98 Moduli professionalizzanti 2 17 21 38 Percorsi Biennali di formazione 2 2 15 17 Attività di supporto personalizzate 1 49 76 125 6 107 171 278 Moduli integrati nelle prime classi 5 64 48 112 Moduli professionalizzanti 3 42 35 77 Percorsi Biennali di formazione 3 25 18 43 Attività di supporto personalizzate 2 22 43 65 13 153 144 297 TOTALE REGIONE TOSCANA 270 4.644 2.832 7.476 Totale moduli integrati nelle prime classi 110 1.935 1.266 3.201 Totale moduli professionalizzanti 82 863 663 1.526 Totale percorsi biennali di formazione 49 310 165 475 Totale attività di supporto personalizzate 29 1.536 738 2.274 Prato I.P.S.S.C.T. DATINI AIP TOTALE PRATO Siena I.S. REDI LISIF 2004-2005 I.S. EINAUDI CIPA2 TOTALE SIENA 112 Femmine TOTALE Moduli integrati nelle prime classi TOTALE PISA Pistoia N. Maschi att. I percorsi integrati in Regione Toscana: dalla sperimentazione all’ordinamento Tabella 3. Progetti attivati ai sensi della d.d. 6299/2004 estrazione al 01/08/07 PROVINCIA/PROGETTI Arezzo INTEGRAZIONE PRINCIPE SVOLTA ISTITUTI PARTECIPANTI ATTIVITÀ I.T.I.S. PIERO DELLA FRANCESCA Moduli integrati nelle prime classi 11 109 130 239 Moduli professionalizzanti 11 74 74 148 5 44 4 48 3 0 0 0 30 227 208 435 Moduli integrati nelle prime classi 4 61 48 109 Moduli professionalizzanti 3 28 32 60 Percorsi Biennali di formazione 2 9 8 17 Attività di supporto personalizzate 2 0 0 0 11 98 88 186 Moduli integrati nelle prime classi 5 74 45 119 Moduli professionalizzanti 4 42 40 82 Percorsi Biennali di formazione 6 62 19 81 Attività di supporto personalizzate 4 88 58 146 19 266 162 428 5 48 30 78 5 70 23 93 3 1 10 11 3 107 161 268 16 226 224 450 I.S. E. FERMI I.P.S.I.A. MARCONI I.S.I.S. MAGIOTTI Percorsi Biennali I.S. G. DA CASTIGLIONE di formazione I.I.S. GIOVAGNOLI Attività di supporto LICEO CITTÀ DI PIERO personalizzate TOTALE AREZZO DEDALO (DIDATTICA PER L’EDUCAZIONE AL LAVORO E ALL’ORIENTAMENTO) I.S.I.S CHECCHI I.T.I. CHECCHI I.T.C. FERMI I.P. L. DA VINCI I.S. G. FERRARIS TOTALE CIRCONDARIO EMPOLESE VALDELSA I.P.I.A. L. DA VINCI I.I.S. ELSA MORANTE Firenze I.P.S.S.A.R. BUONTALENTI INTARSIO RES I.I.S. CONTI VARIETÀ 3 I.T.I. L. DA VINCI I.T. AGRARIO I.I.S. NEWTON I.I.S. SALVEMINI I.P. VASARI TOTALE FIRENZE Moduli integrati POLO LICEALE P. ALDI nelle prime classi I.P. EINAUDI Grosseto IS.MAG. A. ROSMINI F.I.L.O. (formazione istruzione lavoro orientamento) di Arianna Moduli I.S. G. DA VERRAZZANO professionalizzanti I.S.I.P. L. DA VINCI Percorsi Biennali ISIS MANETTI di formazione I.P. L. DI LORENA IN.FORMA.ZIONE I.P. C. DEL ROSSO OFFIS (offerta formativa integrata sperimentale) TOTALE GROSSETO Maschi Femmine TOTALE I.T.I.S. G. GALILEI I.P.S.I.A. F. BUITONI Circondario Empolese Valdelsa N. att. Attività di supporto I.T.C. V. FOSSOMBRONI personalizzate 113 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 PROVINCIA/PROGETTI Livorno SOFFIO TR.E.(Training and Education) ISTITUTI PARTECIPANTI I.T.C. VESPUCCI I.P.S.I.A. ORLANDO I.S.I.S. FORESI I.S.I.S. POLO I.S.I.S. VOLTA S.I.S. EINAUDI ATTIVITÀ I.S.I. PERTINI Lucca MIRÒ 3 (MISSIONE INTEGRAZIONE REGUPERO OBBLIGO) MARES (mi accolgo recupero e scelgo) I.S.I. BARGA I.P. CIVITALI I.S.I. SIMONI I.S.I. MACHIAVELLI LICEO SCIENTIFICO A. VALLISNERI I.P.S.S.C.T. MARCONI I.T.C. C. PIAGGIA 5 127 42 169 Moduli professionalizzanti 9 44 36 80 Percorsi Biennali di formazione 6 21 16 37 Attività di supporto personalizzate 2 50 39 89 22 242 133 375 Moduli integrati nelle prime classi 35 409 325 734 Moduli professionalizzanti 7 44 84 128 Percorsi Biennali di formazione 2 20 8 28 10 7 0 7 54 480 417 897 Moduli integrati nelle prime classi 5 53 35 88 Moduli professionalizzanti 5 39 14 53 Percorsi Biennali di formazione 2 9 6 15 12 101 55 156 4 50 37 87 4 44 27 71 2 22 5 27 7 74 149 223 17 190 218 408 Attività di supporto personalizzate TOTALE LUCCA BARSANTI PACINOTTI Maschi Femmine TOTALE Moduli integrati nelle prime classi TOTALE LIVORNO I.P. GIORGI N. att. I. BELMESSERI Massa OLTRE I.T.I.S. MEUCCI I.S.I.S. “EINAUDI I.P. M. TACCA LICEO SCIENTIFICO MARCONI I.T.C.G. TONIOLO TOTALE MASSA I.P.S.I.A. PACINOTTI Moduli integrati nelle prime classi I.P.S.I.A. FASCETTI Pisa INSIEME TOTALE PISA 114 Moduli I.P.S.A.C.T. MATTEOTTI professionalizzanti I.S. E. MONTALE Percorsi Biennali I.S.A. DI CASCINA di formazione I. G. CARDUCCI Attività di supporto I.T.C. PACINOTTI personalizzate I percorsi integrati in Regione Toscana: dalla sperimentazione all’ordinamento PROVINCIA/PROGETTI ISTITUTI PARTECIPANTI I.P.S.I.A. PACINOTTI I.P.C. EINAUDI Pistoia G. SISMONDIPACINOTTI S-PR.INT I.P. F. MARTINI I.T.C. MARCHI ATTIVITÀ 4 332 221 553 Moduli professionalizzanti 4 16 25 41 Percorsi Biennali di formazione 5 38 25 63 Attività di supporto personalizzate 5 75 53 128 18 461 324 785 Moduli integrati nelle prime classi 1 50 53 103 LICEO SOCIOPSIOCOLOPEDAGOGICO CICOGNINI RODARI Moduli professionalizzanti 1 3 23 26 Percorsi Biennali di formazione 2 14 8 22 I.T.I.S. T. BUZZI Attività di supporto personalizzate 1 0 0 0 5 67 84 151 Moduli integrati nelle prime classi 5 0 0 0 Moduli professionalizzanti 1 0 0 0 Percorsi Biennali di formazione 3 12 7 19 Attività di supporto personalizzate 2 0 0 0 11 12 7 19 I.P.S.S.C.T. DATINI PR.I.MO. TOTALE PRATO I.S.I.S. REDI-CASELLI Siena LICEI POLIZIANI I.S.I.S. CASELLI SESTANTE Maschi Femmine TOTALE Moduli integrati nelle prime classi TOTALE PISTOIA Prato N. att. I.T.I.S. SAROCCHI TOTALE SIENA PERCORSI ATTIVATI NEI LICEI E NEGLI ISTITUTI TECNICI PROVINCIA Arezzo Circondario Firenze PROGETTO INTEGRAZIONE D.ED.AL.O. VARIETÀ 3 ATTIVITÀ N. Maschi att. Femmine TOTALE Moduli integrati I e II classi LICEI E TECNICI (LIF) 6 81 55 136 Moduli professionalizzanti III e IV classe LICEI E TECNICI (LIP) 6 86 37 123 Moduli integrati I e II classi LICEI E TECNICI (LIF) 2 33 17 50 Moduli professionalizzanti III e IV classe LICEI E TECNICI (LIP) 2 0 0 0 Moduli integrati I e II classi LICEI E TECNICI (LIF) 6 93 35 128 Moduli professionalizzanti III e IV classe LICEI E TECNICI (LIP) 7 73 43 116 115 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 PERCORSI ATTIVATI NEI LICEI E NEGLI ISTITUTI TECNICI PROVINCIA Grosseto Livorno Lucca Massa Pisa Pistoia Prato Siena PROGETTO OF.F.I.S SOFFIO - EXITE 2005/07 LIVORNO MIRÒ 3 OLTRE INSIEME FS - OBBLIGO FORMATIVO - S.PR. INT/SIMONDIPACINOTTI PESCIA PR.I.MO. PROGETTO INTEGRATO MODULARE SESTANTE ATTIVITÀ Femmine TOTALE Moduli integrati I e II classi LICEI E TECNICI (LIF) 4 57 43 100 Moduli professionalizzanti III e IV classe LICEI E TECNICI (LIP) 5 37 72 109 Moduli integrati I e II classi LICEI E TECNICI (LIF) 6 107 57 164 Moduli professionalizzanti III e IV classe LICEI E TECNICI (LIP) 5 17 22 39 Moduli integrati I e II classi LICEI E TECNICI (LIF) 15 120 197 317 Moduli professionalizzanti III e IV classe LICEI E TECNICI (LIP) 2 7 24 31 Moduli integrati I e II classi LICEI E TECNICI (LIF) 2 34 13 47 Moduli professionalizzanti III e IV classe LICEI E TECNICI (LIP) 3 19 20 39 Moduli integrati I e II classi LICEI E TECNICI (LIF) 3 28 39 67 Moduli professionalizzanti III e IV classe LICEI E TECNICI (LIP) 3 17 53 70 Moduli integrati I e II classi LICEI E TECNICI (LIF) 1 47 17 64 Moduli professionalizzanti III e IV classe LICEI E TECNICI (LIP) 1 11 19 30 Moduli integrati I e II classi LICEI E TECNICI (LIF) 1 4 23 27 Moduli professionalizzanti III e IV classe LICEI E TECNICI (LIP) 1 17 0 17 Moduli integrati I e II classi LICEI E TECNICI (LIF) 1 24 2 26 Moduli professionalizzanti III e IV classe LICEI E TECNICI (LIP) 4 22 42 64 TOTALE REGIONE TOSCANA 116 N. Maschi att. 301 3.304 2.750 6.054 Totale moduli integrati nelle prime classi 84 1.313 966 2.279 Totale moduli professionalizzanti 54 404 378 782 Totale percorsi biennali di formazione 38 252 116 368 Totale attività di supporto personalizzate 39 401 460 861 Totale moduli integrati I e II classi LICEI E TECNICI (LIF) 47 628 498 1.126 Totale moduli professionalizzanti III e IV classe LICEI E TECNICI (LIP) 39 306 332 638 4 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa 4.1 I primi tre anni di sperimentazione Premessa metodologica, caratteristiche dei corsi e destinatari degli interventi Nella Conferenza unificata del giugno 2003 tra MIUR, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, le Regioni, le Province, i Comuni e le Comunità Montane è stato approvato un accordo quadro che definisce, con finalità di “prevenzione, contrasto e recupero degli insuccessi, della dispersione scolastica e formativa, e degli abbandoni”, le linee guida per la realizzazione dei percorsi di istruzione e formazione professionale attivati dall’anno scolastico 2003/04 e garantiti fino all’entrata in vigore delle norme attuative della legge 53/2003. Il successivo protocollo d’intesa tra Regione Toscana, MIUR e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, siglato nel luglio 2003, definisce le tipologie di offerta dei percorsi formativi, di durata triennale. Gli interventi sono distinti in: • formazione professionale integrativa dei corsi di istruzione professionale o artistica; • formazione professionale integrativa dei corsi di istruzione liceale e tecnica; • formazione professionale, realizzata congiuntamente dagli istituti scolastici e da agenzie formative accreditate. Il primo bando regionale individua, successivamente a una fase di concertazione con le province, gli importi da assegnare a ciascuna per la realizzazione dei progetti integrati nel primo anno di sperimentazione (Tab. 4.1). A molti nota come legge Moratti, è composta da sette articoli e consta della “delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale”. 117 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Tabella 4.1. Risorse assegnate alle Province per l’anno scolastico 2003/04 Province Importi in euro, Fondi Ministero del Lavoro Arezzo 500.000 Firenze 898.700 Circondario Empolese-Valdelsa 201.300 Grosseto 358.119 Livorno 481.370 Lucca 561.438 Massa Carrara 369.859 Pisa 567.420 Pistoia 380.000 Prato 250.280 Siena 400.447 TOTALE 4.968.933 L’attribuzione dei medesimi importi è riconfermata per il successivo anno scolastico 2004/05, nel quale rimane immutata anche la struttura dell’offerta formativa, che continua a realizzare i percorsi integrati negli istituti professionali e artistici, ma non nei licei e negli istituti tecnici. Il secondo bando regionale, finalizzato alla realizzazione dei percorsi integrati per l’anno scolastico 2005/06, ridefinisce le risorse da assegnare alle Province per il finanziamento dei progetti come segue: Tabella 4.2. Risorse assegnate alle Province per l’anno scolastico 2005/06 Province Importi in euro Fondi MIUR per LIF, LIP e SI Fondi Ministero Totale del Lavoro per IF, IP, PF e SI Arezzo 193.660 500.000 693.660 Firenze 344.051 898.700 1.242.751 89.417 201.300 290.717 Grosseto 105.122 358.119 463.241 Livorno 168.181 481.370 649.551 Circondario EmpoleseValdelsa Lucca 181.007 561.438 742.445 Massa Carrara 106.622 369.859 476.481 Pisa 200.401 567.420 767.821 Pistoia 120.947 380.000 500.947 Prato 113.483 250.280 363.763 400.447 538.685 Siena TOTALE 138.238 1.761.129 4.968.933 6.730.062 Legenda: LIF: Moduli integrati I e II classe LICEI E TECNICI; LIP: Moduli professionalizzanti III e IV classe LICEI E TECNICI; IF: Istruzione/Formazione; IP: Moduli professionalizzanti; PF: Percorsi Biennali di formazione; SI: Servizi Individuali 118 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa Una parte minoritaria dei fondi è stanziata dal Ministero dell’Istruzione ed è finalizzata alla realizzazione di attività che vanno a integrare i corsi di istruzione tecnica e liceale. Si amplia, infatti, la numerosità degli utenti ai quali si rivolgono i corsi sperimentali: non solo, come è accaduto nei due anni precedenti, i ragazzi che hanno concluso il primo ciclo di studi e che frequentano i primi tre anni degli istituti professionali e artistici oppure un corso di formazione professionale, ma anche gli studenti degli istituti tecnici e dei licei. Nel primo anno di sperimentazione sono stati finanziati diciannove progetti, almeno uno per provincia, ognuno dei quali prevedeva la realizzazione di almeno un’attività per le quattro tipologie di percorso IF, PF, IP e SI. L’anno successivo, nel quale i fondi disponibili rimangono invariati, tutte le province ripropongono, anche nel nome, i progetti avviati nell’anno scolastico precedente (Tab. 4.3). È solo nell’anno scolastico 2005/06, successivamente all’emanazione del secondo bando regionale, che l’offerta formativa si modifica: diminuisce lievemente il numero dei progetti (da diciannove a diciotto), ma aumenta il numero dei percorsi attivati, che passano da 270 a 299, anche in conseguenza del fatto che è cresciuta la numerosità delle tipologie di intervento e dei destinatari (adesso tutti i giovani che hanno conseguito la licenza media inferiore). Tabella 4.3. Numero di progetti e percorsi previsti per provincia e anno scolastico N. progetti N. percorsi previsti 2003 2004 2005 2003 2004 2005 Arezzo 2 2 3 36 34 42 Circondario Empolese 1 1 1 6 26 15 Firenze 3 3 2 32 29 32 Grosseto 2 2 3 11 11 25 Livorno 3 3 2 35 44 33 Lucca 1 1 2 22 53 71 Massa Carrara 1 1 1 19 20 17 Pisa 1 1 1 17 18 23 Prato 1 1 1 5 6 7 Pistoia 2 2 1 15 16 20 Siena 2 2 1 15 13 14 19 19 18 213 270 299 TOTALE Ciascun progetto, al momento della sua presentazione, deve contenere un piano finanziario, con una ripartizione delle spese coerente con gli specifici limiti percentuali per ciascuna delle macrotipologie di costo indicate nel prospetto (Tab. 4.4). Il Piano Economico di Dettaglio (PED) deve riguardare l’intero progetto e comprendere anche i costi relativi a tutte le annualità dei percorsi che hanno una durata superiore all’anno scolastico, ovvero ai moduli professionalizzanti integrativi (IP e LIP), ai percorsi di formazione professionale regionale (PF) e alle attività di formazione professionale nei licei e negli istituti tecnici (LIF). 119 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Tabella 4.4. Limiti percentuali alla ripartizione delle spese progettuali per macrotipologia di spesa B COSTI DIRETTI minimo 90% massimo 14% B1 PREPARAZIONE B 1.1 INDAGINI PRELIMINARI B 1.2 IDEAZIONE E PROGETTAZIONE INTERVENTO B 1.3 INFORMAZIONE E PUBBLICITÀ B 1.4 INFORMAZIONE, SELEZIONE E ORIENTAMENTO PARTECIPANTI massimo 6% B 1.5 ELABORAZIONE MATERIALE DIDATTICO B2 REALIZZAZIONE minimo 57% B3 DIFFUSIONE massimo 5% B4 DIREZIONE PROGETTO E VALUTAZIONE massimo 14% C COSTI AMMINISTRATIVI GENERALI massimo 10% COSTO TOTALE DEL PROGETTO 100% L’analisi dei dati di spesa dei progetti attivati, sui quali si concentra questa parte del rapporto, utilizza esclusivamente le informazioni inserite nei PED compilati preventivamente alla realizzazione dei percorsi. Questa scelta è stata necessaria per poter disporre di dati omogenei per tutti gli anni e per tutte le province, nella consapevolezza che si può verificare una differenza, pur piccola, tra questi importi e quelli inseriti nei PED compilati a consuntivo, al momento della conclusione di tutti i corsi che compongono ciascun progetto. I dati utilizzati sono esclusivamente quelli inseriti dalle province toscane all’interno di un database del Fondo Sociale Europeo gestito dalla Regione Toscana: le informazioni relative alle attività realizzate e agli allievi che vi partecipano (come iscrizioni in ritardo e ritiri) sono periodicamente aggiornate dalle amministrazioni provinciali e questo studio fa riferimento ai dati presenti nel database al 1° agosto 2007. Per quanto riguarda i dati finanziari, però, la previsione di spesa relativa al progetto, articolata nelle macrovoci, categorie e voci di spesa previste nella scheda PED, viene immessa nel database solo nella fase di avvio del progetto senza successive integrazioni o modifiche fino al termine di tutti i percorsi attivati e la compilazione del piano economico consuntivo. Si evidenzia, perciò, una discrasia tra il riferimento temporale dei dati sugli allievi e quello dei prospetti finanziari utilizzati per la successiva analisi. Questa scelta è stata indotta dal fatto che solo per alcuni dei progetti iniziati nell’anno scolastico 2003/04 sono disponibili i dati finanziari rendicontati, ma ciò non sempre si verifica per i progetti approvati nei due anni successivi: per alcuni è stato posticipato l’avvio e, comunque, i corsi di durata biennale partiti nell’anno scolastico 2005/06 si sono da poco conclusi. Nello specifico, con riferimento all’anno scolastico 2003/04, il primo di sperimentazione dei percorsi integrati, da una verifica effettuata nel gennaio 2008 emerge che Le province di Grosseto, Pisa e Siena hanno rinviato all’a.s. 2006/07 la realizzazione dei progetti approvati per l’anno scolastico 2005/06. 120 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa solo per 11 dei 19 progetti realizzati sono disponibili sia le spese a preventivo che le spese a consuntivo. Due degli undici progetti presentano un quadro parziale e non definitivo delle spese rendicontate, mentre per gli altri 9 progetti si registrano quasi sempre scostamenti minimi tra i costi previsti e quelli realmente sostenuti a consuntivo. Ne possiamo dedurre che generalmente le spese rendicontate si discostano in misura minima da quelle previste e che, in misura maggiore rispetto a queste ultime, sono inserite nel database regionale in modo tardivo, incompleto e sulla base di criteri non sempre omogenei per le diverse province. Un’altra puntualizzazione è necessaria per quanto riguarda i servizi di supporto individuale (SI) che ogni progetto deve obbligatoriamente prevedere e che possono essere realizzati con diverse modalità. Tali servizi di supporto svolgono prevalentemente funzioni informative e di orientamento, per cui accade spesso che vi accedono ragazzi e ragazze che poi non partecipano a nessun percorso integrato, ma anche che un ragazzo vi faccia più volte ricorso per documentarsi sull’offerta formativa, per cambiare percorso, alla conclusione del primo anno di sperimentazione prima di scegliere se continuare la scuola o passare alla formazione professionale. Il numero dei partecipanti è, perciò, solitamente elevato e il loro inserimento nel database non avviene con regolarità, così come si verifica per le altre attività. Ciò è confermato dal fatto che in due province nei primi due anni di sperimentazione, e in cinque nell’anno scolastico 2005/06, non sono presenti ragazzi che hanno utilizzato i servizi individuali. È probabile, perciò, che anche nei progetti dove questo dato è presente sia sottodimensionato. La tipicità degli SI è tale per cui già nell’organizzazione dei percorsi integrati per l’anno scolastico 2006/07 le attività di sostegno, individuale o di gruppo, sono previste all’interno dei moduli integrativi, realizzati nel primo anno dell’istruzione professionale e artistica. La spesa per progetto: la dinamica temporale La disponibilità dei dati sui progetti, sugli allievi che vi hanno partecipato e sulle risorse economiche impiegate per la loro realizzazione permette di effettuare un’analisi secondo una logica temporale, oltre che territoriale. Tale studio tiene conto del fatto che nel secondo anno di sperimentazione tutte le province hanno riproposto i progetti realizzati nell’anno precedente, mentre nell’anno scolastico 2005/06 sono aumentati le tipologie di attività e il numero di scuole coinvolte. Gli importi attribuiti per il primo e per il secondo anno di sperimentazione spesso coincidono e, quando questo non accade, la spesa prevista per l’anno scolastico 2004/05 è quasi sempre (con l’eccezione della Provincia di Livorno) maggiore di quella prevista per l’anno scolastico 2003/04: è probabile, infatti, che un’economia realizzata nell’anno precedente sia stata utilizzata per la realizzazione del progetto successivo. Diversi e solitamente maggiori sono gli importi assegnati per l’anno scolastico 2005/06 (Tab. 4.5): si amplia l’offerta formativa e aumentano i fondi da utilizzare per la sua attuazione. 121 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Tabella 4.5. Spesa prevista per provincia e anno scolastico (valori assoluti) Provincia Anno scolastico 2003/04 2004/05 2005/06 Arezzo 499.930 499.530 627.659 Circondario Empolese 201.300 201.300 290.717 Firenze 960.000 959.982 1.239.109 Grosseto 183.963 314.337 590.036 Livorno 490.586 483.131 274.683 Lucca 561.438 561.438 561.244 Massa Carrara 369.788 369.788 476.464 Pisa 350.849 566.928 647.820 Prato 250.280 250.280 360.234 Pistoia 380.000 430.000 500.947 Siena Totale 400.429 400.429 510.970 4.648.562 5.037.141 6.079.883 Firenze è la provincia a cui è destinato circa un quinto delle risorse: rispettivamente il 20,7% il primo anno, il 19,1% il secondo e il 20,4% il terzo anno. Prato, invece, utilizza una quota di risorse piuttosto contenuta, intorno al 5% del totale; mentre alcune province sperimentano un progressivo aumento degli impieghi, come accade a Grosseto il cui peso sul totale passa dal 4% al 9,7%, o all’opposto una diminuzione, a Livorno la più evidente dal 10,6% al 4,5% (Tab. 4.6). Tabella 4.6. Spesa prevista per provincia e anno scolastico (valori %) Provincia Anno scolastico 2003/04 2004/05 2005/06 10,8 9,9 10,3 4,3 4,0 4,8 Firenze 20,7 19,1 20,4 Grosseto 4,0 6,2 9,7 Livorno 10,6 9,6 4,5 Lucca Arezzo Circondario Empolese 12,1 11,1 9,2 Massa Carrara 8,0 7,3 7,8 Pisa 7,5 11,3 10,7 Prato 5,4 5,0 5,9 Pistoia 8,2 8,5 8,2 Siena 8,6 7,9 8,4 100,0 100,0 100,0 TOTALE La ripartizione delle risorse economiche tra le tipologie di spesa, come indicato dal d.G.R.T. 870/03, deve rispettare per ciascun progetto specifici limiti percentuali: per i costi diretti deve essere destinato almeno il 90% del finanziamento, cosa che, però, non avviene per la provincia di Prato nel 2003/04 (86,4%), per il progetto Exite Piombino 2 realizzato nella provincia di Livorno nell’anno scolastico successivo (88,7%) e per Massa Carrara nell’anno scolastico 2005/06 (89,5%) (Graf. 4.7). 122 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa Grafico 4.7. Spesa in costi diretti per provincia, anno scolastico e limite minimo percentuale (valori %) Allo stesso modo, sono posti dei vincoli per le diverse voci che compongono i costi diretti: tra questi, le spese destinate alla direzione del progetto e alla sua valutazione non dovrebbero eccedere il 14% del totale. Anche questo limite è talvolta disatteso, pur in modo lieve, come accade nell’anno scolastico 2003/04 per il progetto Professionalizzarsi in agricoltura della provincia di Grosseto (14,8%) e, nell’anno successivo, rispettivamente nelle province di Lucca per il progetto Mirò 2 (15,2%) e Prato per Azioni Integrate Professionalizzanti 2 (15,1%) (Graf. 4.8). Grafico 4.8. Spesa in direzione e valutazione per provincia, anno scolastico e limite massimo percentuale (valori %) Da un’analisi della spesa media sostenuta per allievo emerge una consistente variabilità sia tra le province che tra i progetti realizzati nella stessa provincia ma in anni differenti: ciò, ovviamente, dipende sia dalla numerosità dei ragazzi che hanno frequentato i corsi, sia dall’ammontare del finanziamento ricevuto. La spesa media per allievo è piuttosto variabile e passa dai 386 euro della provincia di Livorno, che ha oltre 1.200 studenti, ai 2.075 euro del Circondario Empolese, che all’opposto ha solo 97 iscritti, nel primo anno di sperimentazione. La differenza rimane consistente negli anni successivi nei quali rispettivamente il valore minimo è costituito dai 292 euro pro capite della provincia di Livorno e quello massimo dai 1.350 euro di Massa Carrara nel secondo anno, e dai 452 euro di Lucca e dai 4.731 euro di Siena nel terzo anno (Tab. 4.9). È, comunque, necessario sottolineare che la provincia di Siena per l’anno scolastico 2005/06 può essere considerata una sorta di outlier, ovvero un’os- 123 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 servazione che è numericamente distante dal resto dei dati e che può avere effetti distorsivi nell’analisi delle medie per anno. A fronte di un aumento sostanzioso del finanziamento (circa 100.000 euro), si è verificato, infatti, un netto calo dei partecipanti che da 352 in soli due anni sono diminuiti fino a 109: ciò determina un costo medio per allievo molto superiore ai valori mediani per tutte le categorie di spesa. Situazione analoga, ma in toni minori, è quella della provincia di Prato che sperimenta un consistente aumento dei finanziamenti in concomitanza con una contrazione degli allievi che si dimezzano dall’anno scolastico 2003/04 all’anno scolastico 2005/06. Il Circondario Empolese, invece, ha pochi studenti nel primo anno, con una conseguente spesa pro capite molto elevata, che aumentano del 400% nel secondo anno e si dimezzano nel terzo: questo andamento piuttosto instabile e decisamente poco prevedibile del numero degli allievi determina una spesa per partecipante molto oscillante negli anni che è particolarmente alta nel primo, molto bassa nel secondo, e di poco al di sopra della media regionale nel terzo anno. Una quota rilevante della spesa è destinata a coprire i costi diretti: la spesa media pro capite destina a questa voce, tranne che per le province di Grosseto, Lucca e Pisa, aumenta particolarmente per l’ultimo anno di sperimentazione qui considerato. Ciò si deve alla compartecipazione di due elementi: i finanziamenti più elevati e un’offerta formativa più ampia, che prevede la realizzazione di due nuovi percorsi (LIF e LIP) e il coinvolgimento di un maggior numero di istituti, anche se il numero dei partecipanti è stato inferiore alle aspettative. Si nota, invece, una flessione dei costi medi per allievo nell’anno scolastico 2004/05, in cui sono riproposti i progetti realizzati nell’anno precedente. Tabella 4.9. Spesa media per allievo per provincia e anno scolastico (valori assoluti) Spesa media per allievo Costi diretti Totale 2004/05 2005/06 2003/04 2004/05 2005/06 2003/04 2004/05 2005/06 542 562 818 46 52 85 588 614 903 Circondario Empolese 1.876 353 1.114 199 38 118 2.075 391 1.232 Firenze 1.016 1.110 1.627 89 94 131 1.105 1.204 1.758 Grosseto 940 925 879 65 73 17 1.005 998 895 Livorno 360 259 436 26 33 46 386 292 482 Lucca 542 533 424 46 33 27 589 566 452 Arezzo 1.167 1.225 1.770 95 124 207 1.262 1.350 1.977 Pisa 920 1.195 1.070 88 111 119 1.008 1.306 1.189 Prato 580 819 1.997 91 81 173 671 900 2.170 Pistoia 381 341 540 37 35 32 418 376 573 1.039 1.235 4.431 98 113 301 1.138 1.348 4.731 656 614 931 59 57 75 715 671 1.006 Massa Carrara Siena TOTALE 124 Costi amministrativi 2003/04 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa I costi diretti, ovvero quelli sostenuti specificatamente per il progetto, si suddividono in quattro categorie di spesa: la preparazione, la realizzazione (la componente più corposa, che al minimo deve impiegare il 57% delle risorse totali), la diffusione e la direzione e valutazione del progetto. Per quanto riguarda le spese medie pro capite per la preparazione del progetto, si nota un maggior investimento in questa prima fase nella provincia di Siena (110 euro) e, soprattutto, nel Circondario Empolese (180 euro) nel primo anno, a Pisa (123 euro), Siena (121 euro) e Massa Carrara (105 euro) nel secondo, fino a evidenziare in molte province un consistente aumento nel terzo anno. Ciò si deve, per gran parte, alla necessità di ideare e progettare i nuovi interventi negli istituti tecnici e nei licei, ma anche all’esigenza di elaborare una nuova offerta formativa per i professionali e gli artistici. Ma è alla realizzazione dei progetti che viene destinata gran parte delle risorse: 500 euro pro capite il primo anno, che scendono a 475 euro il secondo, e che raggiungono i 722 euro nel terzo. Livorno, che ha molti studenti nei primi due anni di sperimentazione, contiene molto le spese, inferiori ai 300 euro per allievo; all’opposto Massa Carrara, che ha pochi partecipanti, destina quasi 1.000 euro a studente, Firenze e, limitatamente all’anno scolastico 2003/04, il Circondario Empolese che assegna 1.354 euro pro capite. Le spese per la diffusione, che non devono superare il 5% di quelle totali, il primo anno sono assenti a Grosseto e a Livorno, nel secondo anno solamente a Livorno ma sono minime nelle province di Arezzo (1 euro per allievo) e Pistoia (5 euro per allievo). Più attenzione a questo tipo di attività nelle province con maggiori disponibilità economiche, come Siena e Prato, soprattutto nell’anno scolastico 2005/06 (quando prevedono di impiegare rispettivamente 73 euro e 39 euro per partecipante) e il Circondario nell’anno scolastico 2003/04, in quanto ha solo 97 partecipanti. Alla direzione e valutazione del progetto, l’ultima voce che compone i costi diretti, dovrebbero essere destinate le stesse risorse impiegate nella preparazione (non oltre il 14% del budget totale): si nota, però, una certa omogeneità di comportamento tra le province, che privilegiano un maggiore impiego nelle attività direttive e di coordinamento, a scapito della fase organizzativa. Insieme a Siena e Prato, è Massa Carrara a sostenere una maggiore spesa per allievo per la direzione e la valutazione, mentre peculiare è anche per questa voce l’importo utilizzato dal Circondario Empolese (Tab. 4.10). 125 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Tabella 4.10. Spesa media per allievo per provincia e anno scolastico (valori assoluti) Spesa media per allievo Preparazione Arezzo Circondario Empolese Realizzazione Diffusione Direzione e valutazione 03/04 04/05 05/06 03/04 04/05 05/06 03/04 04/05 05/06 03/04 04/05 05/06 55 30 63 418 456 631 6 1 12 63 75 112 180 40 144 1.354 255 782 50 11 16 292 47 171 Firenze 85 46 102 779 899 1.327 7 7 16 145 158 182 Grosseto 76 78 74 716 722 696 - 15 18 148 110 91 Livorno 42 25 27 267 205 339 - - 7 51 30 63 Lucca 38 36 33 425 400 331 6 10 4 74 86 57 Massa Carrara 83 105 119 907 929 1.437 24 15 21 154 176 193 Pisa 86 123 122 734 893 771 9 17 20 92 162 157 Prato 77 99 286 402 573 1.394 7 12 39 93 136 277 Pistoia 27 19 32 305 274 449 2 5 3 46 43 57 Siena 110 121 506 766 916 3.245 18 30 73 144 168 607 60 47 80 501 475 722 7 8 13 88 85 117 TOTALE Tra le voci che compongono le spese destinate alla realizzazione dei progetti, la docenza e il tutoraggio sono quelle più rilevanti (Tab. 4.11). Solo la remunerazione dei docenti impegna quasi in tutte le province, con l’eccezione di Prato e Livorno, oltre il 50% dei costi di realizzazione, anche se le differenze territoriali sono piuttosto accentuate. Tabella 4.11. Spesa media per la realizzazione dei progetti per allievo, provincia e anno scolastico (valori %) Docenza Tutoraggio Materiali Altro 03/04 04/05 05/06 03/04 04/05 05/06 03/04 04/05 05/06 03/04 04/05 05/06 Arezzo 72,0 60,1 63,0 19,2 25,2 17,4 4,4 6,8 8,5 4,4 7,9 11,1 Circondario Empolese 57,6 57,3 61,0 19,4 27,6 18,8 6,3 2,3 0,9 16,7 12,8 19,3 Firenze 62,3 57,6 59,3 18,4 17,6 12,5 11,8 13,2 14,2 7,5 11,6 13,9 Grosseto 55,1 54,8 39,9 20,4 23,3 24,6 4,5 6,8 19,3 19,9 15,2 16,2 Livorno 47,5 68,3 44,8 36,5 17,0 27,8 3,6 9,3 8,2 12,4 5,3 19,2 Lucca 56,1 72,5 60,6 12,5 12,1 16,9 3,8 6,1 7,3 27,5 9,3 15,2 Massa Carrara 61,7 63,6 59,6 10,8 16,9 19,4 7,7 3,6 5,4 19,7 15,8 15,6 Pisa 69,0 63,8 50,5 18,0 18,2 24,6 8,6 8,6 11,9 4,4 9,4 13,1 Prato 45,5 44,8 39,5 27,0 33,6 30,8 6,6 5,3 14,0 21,0 16,3 15,7 Pistoia 56,7 56,0 66,2 17,5 21,9 20,3 15,5 14,5 4,8 10,2 7,5 8,7 Siena 71,2 65,5 57,2 15,1 13,0 22,7 4,9 6,7 8,1 8,7 14,8 12,1 TOTALE 60,5 61,3 55,8 19,2 19,2 19,8 7,6 8,6 10,4 12,7 10,8 14,0 La voce residuale “altro” include le spese per il personale tecnico-amministrativo, le spese per i partecipanti e le commissioni di esame. Comprende anche la voce di spesa destinata ai buoni servizi e utilizzata solo per il progetto Filo di Arianna, realizzato dalla provincia di Grosseto nell’anno scolastico 2005/06. 126 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa Per le attività di tutoraggio e orientamento il grado di intervento è piuttosto diversificato: Prato, ad esempio, spende una quota particolarmente elevata di risorse, intorno al 30% per ragazzo. Lucca è, invece, la provincia che investe meno nelle attività di sostegno, per le quali prevede un’uscita intorno al 12% nei primi due anni, che cresce nell’ultimo fino al 17%. Ai materiali, infine, è destinata una quota crescente di risorse, che passano dal 7,6% all’8,6% al 10,4% pro capite, anche se nella provincia di Pistoia e nel Circondario Empolese si registra una consistente diminuzione del peso di questa voce di spesa, che comprende i costi sopportati dalle scuole per acquistare materiali didattici e per le esercitazioni, compresi gli indumenti, ma anche il materiale per la formazione a distanza e le licenze per i software. La spesa per percorso formativo Il piano finanziario può essere articolato, oltre che in base alle voci previste dal PED, anche aggregando i costi sostenuti per ciascuna delle tipologie di offerta formativa previste: quattro nei primi due anni (IF, PF, IP, SI) e sei nel terzo (IF, LIF, PF, IP, LIP, SI). Ogni progetto per essere approvato deve, infatti, prevedere l’attivazione di almeno un percorso per ciascuna tipologia di attività e indicarne il relativo costo. Anche in questo caso, così come per il Piano Economico di Dettaglio, conosciamo solo gli importi di spesa previsti, che possono aver subito delle modifiche nelle fasi di realizzazione e di rendicontazione delle attività. È necessario sottolineare che, sommando gli importi destinati alle diverse tipologie di attività, otteniamo talvolta un totale differente da quello indicato nel PED: poiché in entrambi i casi facciamo riferimento alle spese previste, i due importi dovrebbero, infatti, coincidere, anche se cambia la modalità di aggregazione dei costi. Con gli strumenti conoscitivi a nostra disposizione possiamo solo fare delle ipotesi sulle motivazioni all’origine di questa differenza, talvolta in eccesso talvolta in difetto. Tra le possibili spiegazioni, la più verosimile è connessa con la compilazione dei due piani finanziari in periodi diversi, tale per cui le informazioni possedute sulla capacità di spesa, la numerosità dei partecipanti nelle diverse attività, le modalità di realizzazione dei percorsi possono aver subito dei cambiamenti. Nel momento in cui saranno disponibili le informazioni sulle spese rendicontate, tali differenze dovrebbero annullarsi. Alcune puntualizzazioni sono necessarie anche per quanto riguarda le caratteristiche dei dati: i corsi di formazione professionale (PF) organizzati dalla provincia di Grosseto nell’anno scolastico 2004/05, i corsi di istruzione professionale (IF) e i moduli professionalizzanti (IP) previsti dalla provincia di Siena nell’anno scolastico 2005/06 e i moduli professionalizzanti integrativi dei corsi di istruzione liceale e tecnica (LIP) del Circondario Empolese nell’anno scolastico 2005/06 non hanno avuto iscritti. La provincia di Massa Car- Si tratta di due corsi (“Operatore forestale” e “Coltivatore di piante arboree”) del progetto Professionalizzarsi in agricoltura 2 e di un corso di Sintesi 2 (“Pizzaiolo”). I corsi che non hanno avuto iscritti erano indirizzati rispettivamente a “elettrici/elettronici” e ad “addetti agli uffici turistici” gli IF e ad “addetti informatici e di programmazione html” gli IP, tutti afferenti al progetto Sestante. Si tratta del corso di perfezionamento per “Addetto ai rapporti commerciali” previsto nel progetto Dedalo. 127 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 rara, così come per alcuni progetti quella di Prato e il Circondario di Empoli, hanno, invece, omesso l’inserimento nel database dei dati di spesa per percorso, per cui non è ovviamente possibile calcolare la spesa media per allievo. Per quanto riguarda gli IF, i corsi integrati che si svolgono nelle prime classi degli istituti professionali e artistici, il costo per partecipante cambia molto da una provincia all’altra, mentre, all’interno della stessa provincia la variazione negli anni è quasi sempre poco accentuata: l’unica eccezione è costituita dal Circondario dove tra il primo e il secondo anno di sperimentazione il numero dei partecipanti raddoppia, con una contrazione della spesa pro capite da 817 euro a 356 euro. Pistoia, che ha una partecipazione molto elevata, è la provincia più parsimoniosa: solo 22 euro per allievo nel primo anno, che aumentano di poco nel secondo (34 euro) e nel terzo anno (45 euro). Investimenti decisamente più consistenti sono stati fatti da Grosseto, che, però, è stata una delle province con il minor numero di iscritti: i 1.424 euro per allievo del primo anno si ridimensionano fino a raggiungere i 791 euro nel secondo anno e i 674 euro il terzo. Piuttosto costosi anche gli IF realizzati nelle province di Firenze e Siena: quest’ultima, però, non ha iscritti nell’anno scolastico 2005/06 (Graf. 4.12). Grafico 4.12. Spesa media per allievo per provincia e anno scolastico. Corsi di istruzione e formazione (IF) Decisamente più consistenti i costi sostenuti per la realizzazione dei percorsi PF: hanno durata biennale, possono avere anche forma individuale e prevedono periodi di alternanza scuola-lavoro e stages aziendali. La spesa media per ragazzo è molto elevata, superando in tutte le province i 2.000 euro fino a sfiorare i 9.000 euro ad Arezzo e Lucca: i costi pro capite sono più contenuti a Livorno, dove non superano i 4.000 euro, più elevati ad Arezzo, dove nel primo anno di sperimentazione si raggiungono gli 8.400 euro per allievo, e a Lucca, che nell’anno scolastico 2004/05 supera gli 8.800 euro pro capite (Graf. 4.13). Grosseto non ha iscritti nell’anno scolastico 2004/05, mentre il Circondario Empolese omette di inserire i dati di spesa per l’anno scolastico 2005/06. Grafico 4.13. Spesa media per allievo per provincia e anno scolastico. Corsi di formazione professionale (PF) 128 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa Parzialmente diversa l’organizzazione degli IP: come i PF sono diretti a coloro che hanno concluso il primo anno di un corso di istruzione professionale, ma sono indirizzati agli iscritti al secondo e al terzo anno dei corsi di istruzione. Sono, perciò, realizzati a scuola all’interno del normale orario di lezione (come gli IF) con l’obiettivo di potenziare e migliorare la specifica preparazione professionale degli allievi. L’attività didattica deve essere completata da periodi di alternanza scuola-lavoro: ciò determina un aggravio dei costi medi per partecipante, che rimangono comunque molto inferiori a quelli dei PF. Arezzo e Pistoia, che hanno investito molte risorse nella realizzazione dei percorsi PF, evidenziano una spesa pro capite più contenuta per gli IP (come già per gli IF); più costose le attività progettate a Grosseto (anche se dai 1.700 euro per allievo del primo anno di sperimentazione si scende a poco meno di 1.300 euro nel terzo anno) e a Lucca, che il primo anno prevede una spesa pro capite di oltre 2.100 euro che negli anni successivi si attesta poco sopra i 1.400 euro (Graf. 4.14). Siena non ha ragazzi iscritti nell’anno scolastico 2005/06, mentre Prato ed Empoli omettono l’inserimento dei dati di spesa rispettivamente per gli anni 2003/04 e 2005/06. Nel Circondario Empolese si verifica anche un consistente aumento dei frequentanti che dal primo al secondo anno di sperimentazione passano da una decina a oltre trecento, con una forte contrazione della spesa pro capite da 4.246 euro a 433 euro. Grafico 4.14. Spesa media per allievo per provincia e anno scolastico. Moduli professionalizzanti (IP) L’anno scolastico 2005/06 prevede un ampliamento dei destinatari dell’offerta formativa, che si realizza con l’attivazione di percorsi sperimentali nei licei e negli istituti tecnici analoghi a quelli realizzati negli istituti professionali e artistici (gli IF e gli IP): sono rispettivamente i LIF nel biennio iniziale e i LIP nel terzo e quarto anno d’istruzione. Il costo pro capite dei LIP è superiore a quello dei LIF, così come accade per gli omologhi corsi realizzati nei professionali. E, tranne alcune eccezioni (Grosseto e Lucca), la spesa per allievo dei corsi di istruzione e formazione realizzati nei licei e nei tecnici è più elevata rispetto a quella sostenuta nei professionali: il maggior costo può in parte dipendere dalla durata biennale dei corsi, mentre gli IF hanno durata annuale. Con l’eccezione di Prato, dove pochi ragazzi hanno partecipato a questi nuovi percorsi (rispettivamente 12 allievi per i LIF e 17 per i LIP) facendo lievitare il costo pro capite, gli importi spesi vanno dai 244 euro della provincia di Lucca ai 970 euro di Firenze per le attività del primo biennio, e dai 679 euro di Arezzo agli oltre 1.939 euro di Pistoia per il secondo biennio (Graf. 4.15). 129 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Il Circondario Empolese, infine, non ha iscritti ai corsi previsti per il secondo biennio. Grafico 4.15. Spesa media per allievo e provincia. Corsi di istruzione e formazione (LIF) e moduli professionalizzanti (LIP) nei licei e nei tecnici Particolare attenzione è, infine, necessaria per l’analisi dei servizi di supporto individuale (SI): le province di Lucca e Massa Carrara e il Circondario Empolese non hanno inserito nel database i dati né dei partecipanti né della spesa sostenuta per la realizzazione di queste attività, mentre per le province di Arezzo, Prato e Siena mancano solamente i dati relativi all’anno scolastico 2005/06. Poiché è probabile che anche nelle altre province il numero dei partecipanti agli SI sia sottostimato, proviamo a calcolare il costo medio per allievo nel caso in cui tutti i ragazzi iscritti agli altri percorsi abbiano utilizzato solo una volta i servizi di supporto all’utenza. L’ipotesi non è del tutto improbabile in quanto, come già sottolineato, alcuni studenti utilizzano più volte i servizi di supporto e orientamento, altri, pur fruendo di questo tipo di sostegno, abbandonano i corsi prima della conclusione o non vi si iscrivono. Come si evidenzia in Tabella 16, con l’eccezione della provincia di Livorno per i primi due anni, il costo pro capite del servizio di supporto individuale stimato è più basso di quello calcolato con i dati immessi nel database regionale. Le differenze sono raramente contenute, come per la provincia di Firenze nell’anno scolastico 2003/04 (265 euro il valore stimato, 285 euro quello calcolato), più spesso piuttosto consistenti: emblematici i casi di Firenze e Livorno nell’anno scolastico 2005/06. Da notare anche il fatto che la spesa media pro capite stimata ha valori non solo più contenuti, ma anche differenze tra le province meno accentuate. Tabella 4.16. Spesa media per allievo stimata e calcolata per provincia e anno scolastico. Servizi di supporto individuale (SI) 2003/04 2005/06 Valore stimato Valore calcolato Valore stimato Valore calcolato Arezzo 35 142 54 219 Firenze 265 285 206 253 Valore stimato Valore calcolato 73 278 Grosseto 298 493 194 236 125 183 Livorno 276 161 189 119 304 1.643 Pisa 314 620 252 453 256 370 0 260 319 Pistoia 33 84 29 101 54 317 Siena 188 299 49 174 Prato 130 2004/05 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa Box 4.1 Una stima del costo di un percorso integrato triennale I ragazzi che, iscritti al primo anno dell’istruzione professionale o artistica, nell’anno scolastico 2003/04 hanno partecipato a un percorso IF, hanno avuto la possibilità nell’anno successivo di continuare a seguire i percorsi sperimentali integrati nell’istruzione (IP) o nella formazione (PF). Il database regionale al momento dell’estrazione forniva i dati sulla numerosità dei partecipanti alle attività realizzate, ma solo per alcuni progetti era possibile accedere alle informazioni individuali. Con la disponibilità delle caratteristiche anagrafiche dei ragazzi, avremmo potuto seguirli individualmente nel tempo e calcolare con precisione il numero di coloro che hanno frequentato l’intero triennio previsto dall’offerta formativa. La stima del costo sostenuto da ciascuna provincia per la realizzazione di un corso triennale si ottiene, perciò, semplicemente sommando il costo medio pro capite dei percorsi IF che si sono svolti nell’anno scolastico 2003/04 rispettivamente con quello dei corsi IP e PF realizzati nell’anno scolastico successivo e ripetendo la stessa operazione anche per gli IF attivati nell’anno scolastico 2004/05 e gli IP e i PF avviati nell’anno scolastico 2005/06. Non siamo, però, in grado di dire quanti ragazzi hanno realmente frequentato l’intero triennio. Una prima anomalia da sottolineare riguarda le province di Grosseto e Siena dove, a causa dell’assenza di iscritti ai percorsi PF nell’anno scolastico 2004/05 a Grosseto e ai percorsi IP nell’anno scolastico 2005/06 a Siena, la spesa pro capite di un percorso di durata triennale risulta coincidente con l’importo utilizzato nel primo anno di sperimentazione, per il solo percorso IF. Con l’esclusione di queste due eccezioni, oltre che delle province di Massa Carrara, Prato e, in parte, del Circondario Empolese che non forniscono informazioni finanziarie sui singoli percorsi, emerge la maggiore onerosità dei percorsi che uniscono ai corsi di istruzione e formazione nelle prime classi (IF) il biennio nella formazione professionale (PF). Investimenti molto più contenuti sono, infatti, necessari per la realizzazione dei moduli professionalizzanti che si svolgono a scuola. Spesa media per allievo di un percorso integrato triennale (aa.ss. 2003/04 e 2004/05) Da un’analisi dinamica dei dati si nota che a Lucca e a Pisa diminuiscono le risorse per allievo per il triennio che prevede la formazione professionale (PF) dopo il primo anno di istruzione, mentre a Livorno e a Grosseto si evidenzia una contrazione della spesa pro capite per i percorsi integrati 131 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 realizzati interamente nella scuola (IF+IP). Generalmente, però, vi è un aumento dei costi per partecipante ai percorsi integrati triennali dal primo al secondo triennio, più consistenti quando è prevista la formazione professionale, più modesti per i moduli integrativi dei corsi di istruzione. Spesa media per allievo di un percorso integrato triennale (aa.ss. 2004/05 e 2005/06) 4.2 L’offerta formativa nell’anno scolastico 2006/07 Come è cambiata l’offerta formativa: tipologia di intervento e destinatari La Regione Toscana ha inteso garantire ai ragazzi e alle ragazze che hanno terminato il primo ciclo di istruzione, anche per l’anno scolastico 2006/07, la possibilità di esercitare il diritto dovere all’istruzione e alla formazione tramite la frequenza di percorsi integrati. Cambia, però, rispetto agli anni precedenti, la tipologia dell’offerta: gli interventi formativi realizzati a partire dall’anno scolastico 2003/04, e riconfermati nei due anni successivi, prevedevano per gli istituti professionali e artistici la compresenza di percorsi di tipo sperimentale nel primo anno di scuola (IF), di moduli professionalizzanti di durata biennale da svolgersi all’interno della scuola (IP) o nella formazione professionale (PF) e di attività di sostegno individuale (SI). La nuova offerta formativa si realizza in tutte le prime classi degli istituti professionali e artistici, inclusi quelli non inseriti nei progetti sperimentali dell’anno scolastico precedente, e si compone di percorsi integrati che hanno la finalità di contrastare l’insuccesso e l’abbandono scolastico e di favorire il proseguimento degli studi nell’istruzione con il raggiungimento del diploma di scuola secondaria superiore, o nella formazione con il conseguimento di una qualifica professionale. L’intervento è costituito da moduli integrativi del primo anno di istruzione e da attività di sostegno individuale: i primi sono tesi a potenziare le competenze di base e trasversali, mentre i secondi possono essere realizzati attraverso diverse tipologie di intervento come l’affidamento a tutor e i colloqui di orientamento. Gli interventi hanno, perciò, caratteristiche analoghe ai percorsi che negli anni precedenti venivano identificati come IF, che nelle prime classi integravano l’istruzione con la formazione professionale, e SI, i servizi di supporto individuale, e sono indirizzati a tutti gli studenti delle prime classi. Dopo questo primo anno di sperimentazione, a partire dall’anno scolastico 2007/08, i ragazzi potranno scegliere se continuare il percorso di studi nella scuola o frequentare il primo di due anni tesi al conseguimento di una qualifica professionale. 132 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa I dati relativi all’anno 2006/07, in cui l’offerta formativa integrata è stata realizzata con modalità differenti rispetto agli anni precedenti, non sono contenuti nel database regionale, ma sono stati raccolti e inseriti in un database creato ad hoc da un gruppo di lavoro composto da IRPET e Regione Toscana. L’analisi dei dati di spesa, immessi dalle scuole in uno schema con una struttura molto simile a quella del PED, è, perciò, effettuata in modo disgiunto dalla precedente, data l’impossibilità di realizzare un confronto con i progetti attivati nel primo triennio di sperimentazione e la finalità comparativa a livello territoriale tra le diverse province diventa, in questo contesto, prioritaria. Settantaquattro sono i progetti attivati: uno per ciascun istituto professionale e artistico presente nel territorio regionale, più numerosi nella provincia di Firenze (12) e in quella di Arezzo (10) (Tab. 4.17). Tabella 4.17. Progetti attivati, numero di allievi e di classi partecipanti per provincia (valori assoluti, anno scolastico 2006/07) N. progetti N. allievi N. classi 10 838 43 4 497 20 Firenze 12 2.012 88 Grosseto 6 534 24 Livorno 7 797 38 Arezzo C. Empolese Lucca 9 954 39 Massa Carrara 7 606 29 Pisa 6 701 29 Pistoia 6 1.163 51 Prato 3 702 29 Siena 4 510 24 74 9.314 414 TOTALE Firenze, oltre ad aver attivato il maggior numero di progetti (16,2%) accoglie anche la percentuale maggiore di studenti (21,6%) (Graf. 4.18). Ci sono, poi, situazioni come quella di Arezzo in cui a fronte del 13,5% di progetti avviati è presente il 9% dei partecipanti totali e, all’opposto, come quelle di Pistoia e Prato che hanno rispettivamente l’8,1% e il 4,1% dei progetti, con una quota elevata di frequentanti (il 12,5% e il 7,5% del totale). Gli istituti professionali e artistici presenti in Toscana sarebbero settantasei, ma l’Istituto Professionale Marittimo di Porto S. Stefano (Grosseto) non ha attivato nessun progetto per mancanza di prime classi, mentre l’IPIA “G. Marconi” di Chiusi e l’IPSSAR “P. Artusi” di Chianciano Terme, entrambi in provincia di Siena, hanno realizzato un progetto unico. 133 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Grafico 4.18. Progetti e allievi per provincia (valori %, a.s. 2006/07) Ne consegue una maggiore concentrazione di ragazzi e ragazze per progetto proprio a Prato (234 allievi) e a Pistoia (194), due province in cui la quota di diplomati e laureati sul totale della popolazione è ancora contenuta e decisamente inferiore alla media regionale (Graf. 4.19). Sono queste aree distrettuali in cui la domanda di lavoro è ancora prevalentemente orientata su profili medio-bassi e non specializzati, per cui il conseguimento di un titolo di studio elevato può non essere necessario per la ricerca di un’occupazione e il tasso di abbandono scolastico potrebbe essere più alto che altrove. Grafico 4.19. Numero medio di allievi per classe e per progetto (a.s. 2006/07) In linea generale, a un minor numero medio di allievi per progetto corrispondono classi più piccole: è quanto accade ad Arezzo dove ci sono 19,5 studenti per classe e 84 partecipanti per progetto, a Massa Carrara (21 alunni per classe e 87 per progetto) e a Livorno (21 studenti per classe e 114 per progetto). All’opposto, Prato gestisce 3 progetti in cui si concentrano molti partecipanti, con una dimensione media per classe piuttosto elevata, pari a 24,2 studenti. I progetti nel territorio regionale: caratteristiche e costi L’analisi dei dati relativi alla spesa sostenuta per la realizzazione dei percorsi integrati si basa anche per quest’ultimo anno scolastico, così come per quelli precedenti, sul Piano Economico di Dettaglio (PED) preventivo. Ciascuna scuola ha redatto un unico piano economico per progetto, che comprende le voci di spesa relative alla realizzazione dei moduli integrativi e alle attività di sostegno personalizzato che, pertanto, non sono scindibili (Graf. 4.20). 134 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa Grafico 4.20. Spesa totale per provincia (a.s. 2006/07) Il preventivo di spesa si articola in costi diretti e in costi amministrativi generali. Dei costi diretti fanno parte tutte le spese sostenute per l’attuazione del progetto che include, come nei bandi precedenti, quattro distinte fasi: la preparazione, la realizzazione, la diffusione, la direzione e valutazione. A Siena (85,7%) e a Livorno (91,7%) i costi diretti hanno un peso relativamente minore, mentre a Massa Carrara, Lucca e Prato coincidono con il costo totale dei progetti (Graf. 4.21). I costi amministrativi generali includono, invece, tutte quelle spese connesse con la struttura organizzativa, come l’acquisto e le locazioni di immobili e attrezzature, le spese postali e telefoniche, la manutenzione ordinaria e straordinaria. Grafico 4.21. Distribuzione per provincia dei costi diretti e dei costi amministrativi (a.s. 2006/07) Il costo dei settantaquattro percorsi attivati sfiora i 2.600.000 euro, distribuiti in modo piuttosto disomogeneo nelle dieci province: il 19,8% delle risorse è stato assegnato a Firenze, il 12,2% a Lucca, l’11,1% ad Arezzo fino ad arrivare al 5,2% erogato a Grosseto e al 5,1% a Siena, che corrispondono rispettivamente a 135.000 euro e a 132.800 euro (Graf. 4.22). Non sempre, però, a un finanziamento relativamente più contenuto corrisponde un minor numero di partecipanti: Massa Carrara e Pistoia hanno una spesa totale quasi identica (con una differenza di 17.000 euro pari allo 0,6%), ma un numero di allievi molto differente, 606 a Massa e 1.163 a Pistoia. 135 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Grafico 4.22. Distribuzione % del numero degli allievi e della spesa per provincia (a.s. 2006/07) Ne deriva una diversa spesa media per allievo: elevata a Massa Carrara (378 euro), molto più contenuta (182 euro, meno della metà) a Pistoia (Graf. 4.23). Un più rilevante impegno finanziario potrebbe in parte dipendere dalla maggiore presenza di istituti non compresi nella sperimentazione nell’anno scolastico 2005/06, per i quali sono previsti contributi complessivi e per classe più corposi. Le scuole che hanno già partecipato ai progetti sperimentali nell’anno precedente hanno finanziamenti minori, ma possono riproporre i percorsi IF estendendoli a tutte le prime classi, con notevole risparmio di tempi e di risorse nelle attività di ideazione e progettazione dell’intervento e nelle indagini preliminari. Grafico 4.23. Spesa media per allievo e provincia (a.s. 2006/07) All’interno del PED i costi diretti sono suddivisi in quattro tipologie di spesa, ma nell’elaborazione dei dati abbiamo inserito una macrovoce residuale, utilizzata per le province di Firenze, Prato e Grosseto, che funge da contenitore di spese, di importi modesti, altrimenti di difficile imputazione, che le scuole indicano quasi sempre come spese di rendicontazione. La quota più consistente di risorse è stata utilizzata per coprire i costi di realizzazione dei progetti: quasi il 90% a Prato (89,6%) e a Livorno (89,2%) fino ad arrivare al 75% della provincia di Firenze e al 73,1% del Circondario Empolese, che investe più risorse nella preparazione (17,1%) (Graf. 4.24). Singolare la situazione di Livorno che distribuisce i costi unicamente tra la realizzazione (89,2%) e la direzione e valutazione (10,8%), così come di Massa Carrara che suddivide la spesa tra preparazione e realizzazione. Piuttosto variabile tra le province la percentuale dei costi sostenuti per la preparazione dei corsi: più consistente a Massa Carrara (23,5%) e a Empoli (17,1%), contenuta a Lucca (5,5%) e Prato (3,9%). 136 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa Grafico 4.24. Costi diretti per tipologia e provincia (valori %, a.s. 2006/07) Con riferimento alla spesa media per progetto, quella destinata alla realizzazione è indubbiamente la più cospicua: nella provincia di Prato supera i 52.000 euro, e mediamente è superiore ai 27.000 euro (Tab. 4.25). Di importi molto più piccoli le spese destinate a coprire i costi delle fasi antecedenti, come la preparazione, e successive, come la diffusione e la valutazione per le quali alcune province spendono poche centinaia di euro a progetto. Tabella 4.25. Spesa media per progetto per tipologia e provincia (valori assoluti, anno scolastico 2006/07) Spesa media per progetto Preparazione Realizzazione Diffusione Direzione e valutazione Altro Arezzo 2.302 22.574 1.326 1.380 - C. Empolese 6.390 27.311 1.225 2.428 - Firenze 3.757 31.422 357 5.476 885 Grosseto 1.366 19.130 250 1.330 256 - 32.152 - 3.874 - Lucca 1.950 28.591 967 3.628 - Livorno Massa Carrara 7.698 24.831 - 186 - Pisa 1.588 20.791 - 2.723 - Pistoia 2.488 26.395 805 3.234 - Prato 2.299 52.936 67 292 3.497 Siena 3.332 23.050 90 2.006 - TOTALE 2.945 27.259 514 2.742 306 Per quanto specificatamente riguarda la spesa media per allievo, Firenze, che è la provincia che ha ricevuto i maggiori finanziamenti in termini assoluti, impiega 187 euro pro capite per la realizzazione dei progetti, uno degli importi più bassi insieme a quelli di Siena (181 euro), Pisa (178 euro) e Pistoia (136 euro) (Tab. 4.26). Irrisori i costi medi per allievo per direzione e valutazione, in particolare a Massa Carrara (2 euro) e a Prato (1 euro), così come quelli per la diffusione. 137 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Tabella 4.26. Spesa media per allievo per tipologia e provincia (valori assoluti, anno scolastico 2006/07) Spesa media per allievo Arezzo Preparazione Realizzazione Diffusione Direzione e valutazione Altro 27 269 16 16 - C. Empolese 51 220 10 20 - Firenze 22 187 2 33 5 Grosseto 15 215 3 15 3 Livorno - 282 - 34 - Lucca 18 270 9 34 - Massa Carrara 89 287 - 2 - Pisa 14 178 - 23 - Pistoia 13 136 4 17 - Prato 10 226 0 1 15 Siena 26 181 1 16 - Totale 23 217 4 22 2 Le province di Siena e Grosseto, che hanno avuto gli stanziamenti di importo più basso, rispettivamente di 132.800 euro e 135.000 euro, hanno fatto scelte diverse: gli istituti della provincia di Grosseto hanno investito più risorse nella realizzazione dei moduli (215 euro per ciascuno dei 534 studenti), mentre a Siena si registra una maggiore attenzione nei confronti della progettazione dell’intervento per la quale sono stati attribuiti 26 euro pro capite (a fronte di una media regionale di 23 euro che scende a 19 euro se non si tiene conto del valore molto elevato, 89 euro, di Massa Carrara). La spesa per la realizzazione dei percorsi La realizzazione dei percorsi è la fase che impiega la quota più elevata di risorse, mediamente per la Toscana il 78% della spesa totale, e su questa rilevante fase concentriamo adesso la nostra analisi. La realizzazione degli interventi si articola in diverse attività: la docenza, il tutoraggio, il personale tecnico-amministrativo, i partecipanti, le commissioni di esame e i materiali. Poiché i percorsi attivati hanno finalità di orientamento didattico e di consolidamento delle competenze e non prevedono esami o prove alla fine dei corsi, per quest’ultimo anno nessuna scuola ha previsto di impiegare risorse per remunerare le commissioni di esame. Quasi tutti i moduli prevedono, però, verifiche periodiche dei livelli di apprendimento, delle competenze acquisite e dei risultati raggiunti, i cui costi sono attribuibili alla docenza o alla valutazione del progetto. Le spese destinate al personale sono quelle più rilevanti: ai docenti, interni ed esterni agli istituti scolastici, che svolgono le attività didattiche, sono destinati oltre 900.000 euro e ai tutor che organizzano le attività di sostegno poco meno di 300.000 euro (Tab. 4.27). 138 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa Tabella 4.27. Spesa per la realizzazione dei progetti per tipologia e provincia (valori assoluti, anno scolastico 2006/07) Spesa totale Docenza Arezzo Tutoraggio 110.852 18.653 Personale tecnico amministrativo 8.928 Spese per i partecipanti Materiali 5.335 81.973 44.915 14.357 3.862 7.900 38.209 Firenze 208.299 57.900 17.226 15.747 77.886 Grosseto 51.173 17.805 3.068 11.100 31.635 C. Empolese Livorno 58.900 32.794 - 60.800 72.568 131.403 44.381 25.731 6.430 49.378 Massa Carrara 47.969 9.041 17.752 54.113 44.940 Pisa 85.127 24.352 - 1.430 13.836 Pistoia 67.232 13.992 10.602 11.664 54.880 Prato 69.084 35.942 1.239 30.042 22.500 Lucca Siena TOTALE 50.119 16.331 3.500 5.100 17.150 925.073 285.548 91.908 209.661 504.954 Tra le voci che compongono la spesa per la realizzazione dei progetti, è la docenza, fatta sia dal personale interno per i corsi effettuati fuori dal normale orario scolastico sia da insegnanti esterni alla struttura scolastica, quella più rilevante. Le province di Pisa (68,2%), Firenze (55,2%), Siena (54,4%), e Lucca (51,1%) impiegano per la docenza oltre la metà delle risorse destinate alla realizzazione (Tab. 4.28). Per il tutoraggio, che comprende attività di tipo orientativo e di sostegno, sono le province di Prato (22,6%) e Pisa (19,5%) che investono di più; anche se in tutte le province si evidenzia un maggiore impiego di risorse per la didattica e un minore investimento nelle attività di sostegno. Di modesta entità i costi sostenuti per il personale tecnico amministrativo, inesistenti a Pisa e Livorno e pari allo 0,8% a Prato: poiché, infatti, la sperimentazione è effettuata esclusivamente nelle scuole, il personale amministrativo e di segreteria svolge le proprie attività prevalentemente nel normale orario di lavoro. Le spese per i partecipanti costituiscono solo il 10,4% dei costi sostenuti per la realizzazione, con alcune eccezioni: Massa Carrara e, in minor misura, Livorno e Prato destinano, infatti, a questa voce rispettivamente il 31,1%, il 27% e il 18,9% delle spese di realizzazione. Oltre alla docenza, però, sono i materiali che incidono particolarmente sulla spesa: a Empoli e Arezzo impiegano rispettivamente il 35% e il 36,3% delle risorse necessarie alla realizzazione dei progetti. Più contenuto questo tipo di investimento a Pisa (11,1%) e a Prato (14,2%). In questa categoria di spesa rientrano tutti i materiali necessari per le attività formative e per le esercitazioni: nel caso in cui le scuole abbiano una dotazione strumentale insufficiente, le risorse sono utilizzate per l’acquisto di televisioni, videore- È, però, necessario sottolineare che per alcuni istituti della provincia di Massa Carrara le spese imputate ai partecipanti sono sovrastimate, in quanto comprendono spese relative a docenza e tutoraggio che, per come sono indicate, non sono di fatto scorporabili. 139 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 gistratori, videoproiettori, scanner, stampanti, personal computer e software applicativi. Si nota che in alcune scuole non sono stati previsti acquisti di materiali: poiché la maggior parte di questi istituti aveva già partecipato alla sperimentazione nell’anno scolastico precedente, è probabile che le attrezzature necessarie per le diverse attività fossero state già acquisite in precedenza. Tabella 4.28. Spesa per la realizzazione per tipologia e provincia (% di riga, anno scolastico 2006/07) Docenza Tutoraggio Personale tecnico amministrativo Spese per i partecipanti Materiali Arezzo 49,1 8,3 4,0 2,4 36,3 C. Empolese 41,1 13,1 3,5 7,2 35,0 Firenze 55,2 15,4 4,6 4,2 20,7 Grosseto 44,6 15,5 2,7 9,7 27,6 Livorno 26,2 14,6 0,0 27,0 32,2 Lucca 51,1 17,2 10,0 2,5 19,2 Massa Carrara 27,6 5,2 10,2 31,1 25,9 Pisa 68,2 19,5 0,0 1,1 11,1 Pistoia 42,5 8,8 6,7 7,4 34,7 Prato 43,5 22,6 0,8 18,9 14,2 Siena 54,4 17,7 3,8 5,5 18,6 Totale 45,9 14,2 4,6 10,4 25,0 Questo tipo di ripartizione dei costi si riflette in parte sulla spesa media per partecipante ai progetti (Tab. 4.29): elevata quella per la docenza (99 euro), più modesta per le attività di tutoraggio (31 euro) e per i partecipanti (23 euro), contenuta per il personale tecnico e amministrativo (10 euro). Tabella 4.29. Spesa media per partecipante e provincia (anno scolastico 2006/07) Docenza Tutoraggio Personale tecnico amministrativo Spese per i partecipanti Materiali 132 22 11 6 98 90 29 8 16 77 Firenze 104 29 9 8 39 Grosseto 96 33 6 21 59 Livorno 74 41 - 76 91 138 47 27 7 52 79 15 29 89 74 Arezzo C. Empolese Lucca Massa Carrara Pisa 121 35 - 2 20 Pistoia 58 12 9 10 47 Prato 98 51 2 43 32 Siena 98 32 7 10 34 TOTALE 99 31 10 23 54 Tre della provincia di Firenze, una della provincia di Grosseto e due della provincia di Pisa. 140 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa Pistoia, che è la seconda provincia, dopo Firenze, per numerosità di allievi (1.163) e di classi (51) coinvolti nella sperimentazione, anche in conseguenza di un finanziamento piuttosto contenuto rispetto a queste caratteristiche, ha decisamente limitato le spese per allievo per la docenza (58 euro a fronte di una spesa media regionale di 99 euro), per il tutoraggio (12 euro contro una media di 31 euro) e quelle specificatamente destinate ai viaggi, al vitto e alle assicurazioni dei partecipanti (10 euro a fronte di 23 euro). Una dinamica opposta caratterizza, invece, la provincia di Lucca che, pur dovendo gestire quasi mille ragazzi (954), ha ottenuto un finanziamento di oltre 300.000 euro che ha consentito alle scuole di destinare molte risorse alla realizzazione dei progetti integrati, compresa la parte tecnica e amministrativa. Per i docenti sono assegnati 138 euro per allievo, per il tutoraggio 47 euro e per il personale tecnico amministrativo 27 euro, importi sempre superiori ai valori medi regionali. Ci sono, poi, province che hanno scelto di investire più risorse in alcune attività a svantaggio di altre: è il caso, ad esempio, di Arezzo e Pisa che evidenziano un’elevata spesa per allievo per la docenza (rispettivamente 132 euro e 121 euro), con una contrazione, particolarmente marcata dei costi pro capite per quanto riguarda i materiali (20 euro) a Pisa e i partecipanti (6 euro) ad Arezzo. Massa Carrara, all’opposto, sostiene una spesa per allievo contenuta per la docenza e le attività di tutoraggio (rispettivamente 79 euro e 15 euro a fronte di un dato regionale di 99 euro e 31 euro) e molto elevata per i partecipanti (89 euro). Box 4.2 Tipicità nella gestione delle risorse finanziarie delle scuole che hanno già realizzato percorsi integrati nell’anno scolastico 2006/07 L’organizzazione dei percorsi intergrati di istruzione e formazione nell’anno scolastico 20006/07 ha coinvolto le prime classi di tutti gli istituti professionali e artistici presenti nella Regione, con la contemporanea presenza di istituti già inseriti nei progetti sperimentali nell’anno scolastico precedente (2005/06) e di nuove scuole. Gli istituti fuori dalla sperimentazione nell’anno scolastico 2005/06 sono 28, poco più di un terzo (38%) e, solo nelle province di Siena e Prato, il loro numero supera quello delle scuole che vi avevano già preso parte. Alcune delle scuole che avevano già realizzato progetti sperimentali nell’anno precedente hanno riproposto, con l’allargamento a tutte le prime classi, così come prevedeva la delibera regionale, dei percorsi IF, i corsi di istruzione e formazione con obiettivi di arricchimento didattico e di orientamento. I nuovi progetti mantengono anche gli stessi nomi, ulteriore segnale di continuità con l’attività già realizzata: è quanto si rileva per Integrazione 2 dell’Istituto Superiore “Piero della Francesca” di Arezzo, per Filo dell’Istituto Tecnico Professionale “Leopoldo II di Lorena” di Grosseto, per Mares 2 dell’Istituto Professionale “Marconi” di Viareggio, per S.pr.int - Pro.va. dell’Istituto Professionale “Martini” di Montecatini Terme e per l’Appendice Progetto Sestante degli Istituti Redi di Montepulciano e Caselli di Siena. 141 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Istituti scolastici per provincia e partecipazione ai progetti sperimentali nell’a.s. 2005/06 Poco più di un terzo degli allievi (34%) sono iscritti in istituti che nell’anno scolastico precedente non hanno partecipato ai progetti sperimentali. Ciascuna di queste scuole ha avuto in media un finanziamento pari a circa 34.000 euro, con una spesa per studente di 303 euro, superiore ai 267 euro impiegato dalle altre scuole. Caratteristiche degli istituti scolastici e partecipazione ai progetti sperimentali nell’anno scolastico 2005/06 Numero scuole Numero allievi Importo totale Importo totale medio per scuola Spesa media per allievo Scuole che non hanno partecipato 28 3.133 948.122 33.861 303 Scuole che hanno partecipato 46 6.181 1.649.125 35.851 267 TOTALE 74 9.314 2.597.247 35.098 279 I contribuiti erogati agli istituti che nell’anno scolastico 2005/06 non hanno partecipato ai progetti integrati sono, in base a quanto stabilito dalla delibera regionale, di importo maggiore. Si nota, però, anche una diversa suddivisione delle spese per allievo: più elevata nelle nuove scuole per la preparazione (29 euro), per la docenza (114 euro) e per i materiali (67 euro). Gli altri istituti, invece, impiegano più risorse per il tutoraggio (33 euro per allievo) e per le spese per i partecipanti (25 euro pro capite), puntando a una organizzazione più efficiente dei servizi di accoglienza e orientamento. 142 Totale Preparazione Realizzazione, di cui: Docenza Tutoraggio Personale tecnico amministrativo Spese per i partecipanti Materiali Spesa per allievo per partecipazione ai progetti sperimentali nell’anno scolastico 2005/06 Scuole che non hanno partecipato 303 29 232 114 26 8 18 67 Scuole che hanno partecipato 267 21 209 92 33 11 25 48 TOTALE 279 23 217 99 31 10 23 54 I percorsi integrati: l’analisi dei dati di spesa 4.3 Considerazioni conclusive L’analisi dei dati di spesa dei progetti sperimentali utilizza in modo prioritario le informazioni inserite nel Piano Economico di Dettaglio (PED), che permette un’articolazione analitica dei costo sostenuti per la realizzazione dei progetti suddivisa in macrovoci, categorie e voci. Il PED non fornisce, però, informazioni sui costi per tipologia di percorso, che sono stati desunti dall’aggregazione delle spese sostenute per le singole attività implementate. Il principale obiettivo del presente capitolo, ovvero l’elaborazione di alcuni indicatori di costo e di performance dei percorsi integrati, si è, però, scontrato con alcune criticità, solo in parte superabili. Con riferimento ai primi tre anni di sperimentazione la più rilevante difficoltà consiste nell’impossibilità di utilizzare i dati finanziari raccolti a consuntivo sia perché alcune province hanno posticipato l’avvio dei progetti sperimentali ritardandone la conclusione, sia perché spesso le stesse province omettono l’inserimento nel database dei dati di spesa rendicontati. Con riferimento all’ultimo anno scolastico 2006/07, nel quale l’offerta formativa è cambiata in modo consistente, l’analisi risente del fatto che il piano finanziario è stato redatto dalle scuole seguendo criteri tendenzialmente omogenei all’interno della stessa provincia, ma utilizzando diverse classificazioni a livello regionale. La necessità di superare questo tipo di problematiche ha reso opportuna la riaggregazione di alcune voci di spesa in indicatori di costo, sul modello di quelli presenti nel PED. Lo studio evidenzia una concentrazione delle risorse finanziarie nella fase di realizzazione dei progetti e, nello specifico, nella remunerazione dei docenti. Le differenze temporali e territoriali della spesa pro capite, che più volte si evidenziano, sono da imputare sia all’entità del finanziamento ricevuto dalle province sia al grado di partecipazione dei ragazzi. Ciò che appare necessario per il futuro è un’analisi del costo dei percorsi integrati che possa utilizzare i dati finanziari previsti ma anche quelli rendicontati al termine dei progetti e, allo stesso tempo, il numero degli allievi e la percentuale di abbandoni. Questo tipo di impostazione potrebbe, infatti, fornire utili indicazioni per la progettazione dei moduli integrati previsti a partire dall’anno scolastico 2008/09. A tal fine, può essere opportuna la creazione di una griglia di voci predefinita, analoga a quella presente nel PED, in grado di agevolare l’inserimento dei dati finanziari da parte delle province in modo tale da ottenere una base informativa omogenea. 143 5 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 5.1 Premessa Obiettivi della ricerca L’obiettivo conoscitivo di questo capitolo è la rilevazione delle percezioni e l’analisi dei pareri, in termini di posizioni valoriali e di indicazioni operative, che insegnanti, personale amministrativo e studenti degli istituti professionali e istituti d’arte forniscono in merito ad un’esperienza empirica: la progettazione e la realizzazione dei percorsi integrati svolti nelle prime classi nell’anno scolastico 2006/07. Nel quadro di questa seconda parte del rapporto sull’istruzione in toscana dedicata ai percorsi integrati il capitolo argomenta, in termini problematici o con proposte di miglioramento, questioni di didattica – metodologie, strategie e tecniche operative di insegnamento apprendimento e sostegno individualizzato –, organizzazione e progettazione delle attività mirate agli alunni ai quali sono rivolti i percorsi integrati. Nei paragrafi 5.7 e 5.8 si approfondiscono alcuni dati di contesto sulle scuole campione della ricerca. La genesi del materiale di analisi L’analisi utilizza come base documentale i rapporti di parere (d’ora in poi RP) sui percorsi integrati svolti nell’anno scolastico 2006/07, redatti con il contributo di un campione di scuole. I RP sono l’esito di azioni di ascolto, di attribuzione di responsabilità e partecipazione di soggetti responsabili dei servizi erogati dalle singole scuole. Le azioni di ascolto sono state realizzate attraverso questionari, interviste individuali e di gruppo e focus groups con: • 135 i soggetti intervistati di cui 37 docenti di discipline professionali, 33 di lettere, 11 di matematica, 11 di materie scientifiche, 9 di lingue stra- 145 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 niere, 5 di diritto ed economia, 3 di sostegno, 2 di religione, 14 Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA), 3 assistenti amministrativi, 7 esperti esterni. • 240 gli studenti partecipanti a 17 focus groups. Responsabilità e partecipazione sono definite dal metodo di selezione del campione di scuole e dei soggetti coinvolti nella ricerca, oltre che dalle modalità di costruzione della documentazione di riferimento. Per la selezione del campione: • le 17 scuole campione sono state indicate dai referenti delle 10 province toscane che si occupano di monitoraggio e rendicontazione dei percorsi integrati; • gli insegnanti, il personale amministrativo, gli esperti esterni da intervistare sono stati indicati dai dirigenti delle scuole selezionate in quanto responsabili di pratiche connesse alla progettazione o gestione dei percorsi integrati; • gli studenti selezionati dai rispettivi docenti (vedi Fig. 5.1). Figura 5.1. Campionamento e strategie di accountability Localizzazione territoriale Referenti OF delle Amministrazioni provinciali/ANSAS Individuazione delle scuole sui territori provinciali Selezione responsabili pratiche Dirigente scolastico/ANSAS Individuazione dei docenti, personale amministrativo, esperti esterni da intervistare Selezione studenti Docenti referenti PI/ANSAS Individuazione degli studenti per i focus group In 15 delle 17 scuole una intervista di gruppo, svolta sul modello del brainstorming valutativo, ha permesso il confronto tra docenti dell’area professionale e docenti di discipline culturali di base su tematiche inerenti il rapporto tra queste due aree di intervento didattico. Nelle 17 scuole sono interessate ai percorsi integrati 121 classi prime per un totale di 2.765 alunni. Per la costruzione della documentazione: • In incontri con il personale delle amministrazioni provinciali è stato definito un primo elenco di tematiche da porre in osservazione. I dirigenti 146 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 hanno poi integrato le tematiche. Tale processo ha consentito di individuare le focalizzazioni per le interviste e i focus groups. • Dai focus groups con gli studenti sono state messe in evidenza alcune loro osservazioni da affrontare con gli intervistati. • A seguito dell’intervista individuale ciascun intervistato ha validato con e-mail la sintesi della sua intervista esprimendo così il suo parere. • L’analisi di tutte le interviste, individuali e di gruppo, di una stessa scuola, è stata condivisa con il dirigente con il quale sono state concordate alcune indicazioni operative congruenti. L’esito di tale processo ha permesso la stesura dei RP (vedi Fig. 5.2). Figura 5.2. Costruzione dei rapporti di parere I RP sono pubblicati integralmente nel sito dell’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica ex IRRE Toscana alle pagine: http:// www.irre.toscana.it/obbligo_formativo/pareri_delle_scuole.htm. L’insieme dei 17 RP, oltre al rapporto sui focus groups con gli studenti, costituisce la base di analisi del presente rapporto. Alle scuole campione è stato sottoposto un questionario di raccolta di dati di contesto per fotografare l’istituto campione rispetto ai suoi indirizzi, alle sue classi prime, agli insegnanti ed esperti esterni coinvolti nei progetti e disporre di due variabili collegate alla dispersione scolastica: le assenze e le valutazioni degli alunni dell’anno scolastico 2006/07. L’analisi del questionario sui dati di contesto è posta nei paragrafi 5.7 e 5.8. 147 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 5.2 Analisi dei rapporti di parere sui percorsi integrati: metodologia e consistenza della base documentale Il materiale presente nei rapporti di parere ai fini dell’oggetto di indagine può considerarsi empiricamente saturo: utilizzando l’ultima scuola come campione di riscontro è stata rilevata l’evidente ridondanza delle tematiche già emerse, relativamente ai pareri espressi dai docenti, dagli studenti e dai DSGA. Non appare invece consistente il punto di vista degli esperti esterni e dei genitori che non sono stati utilizzati ai fini dell’analisi e per la quale si rinvia ad una indagine successiva. Come già descritto, non sono state svolte interviste con i dirigenti: non è quindi possibile rilevare il loro punto di vista. Coerentemente con la metodologia di costruzione del campione, basata su criteri di coinvolgimento e responsabilità riconducibile alle tecniche operative di accountability (AA1000 Framework, 1999), i dirigenti, o loro delegati, hanno contribuito allo sviluppo dell’indagine individuando le focalizzazioni per le interviste ai referenti delle pratiche, quindi hanno condiviso l’analisi delle occorrenze emerse dalle interviste. Il modello teorico di indagine è quello della ricerca etnografica (Atkinson, 2002; Corbetta, 1999; Marzano, 2006). Le tecniche quelle della ricerca valutativa (Bezzi, 2005, 2006): valutazione tassonomica per lo sviluppo del campo cognitivo con dirigenti e referenti, interviste ermeneutiche e brainstorming valutativo con i responsabili di pratiche, focus groups con gli studenti. Questionari di rilevazione di dati quantitativi e oggettuali sulle scuole campione e questionari di rilevazione delle percezioni degli insegnanti sugli alunni a rischio di dispersione hanno completato il quadro delle strumentazioni utilizzate permettendo, nelle conclusioni, la triangolazione tra diverse tipologie di fonti di ricerca (Stake, 1995), quindi la ricostruzione del quadro teorico emergente. Ciascun raggruppamento tematico descritto nel rapporto ha come sostegno mediamente 20 occorrenze, ricavate dalle interviste. Tale dato garantisce una ragionevole congruenza quantitativa tra documentazione empirica e successiva interpretazione e generalizzazione. Non tutte le occorrenze sono state riportate nel testo per evitare di appesantirne la lettura. La dimensione qualitativa della base documentale può essere considerata attendibile prevalentemente per: • le modalità di co-costruzione dei significati emergenti sul tema in oggetto, grazie all’apporto congiunto di ricercatore e soggetti studiati. Delle 98 interviste individuali per le quali sono state richieste e-mail di conferma, il 75% sono state rinviate con indicazioni di accettazione o modifiche. • la costruzione non meccanica né puramente induttiva del campo cognitivo che procede per selezioni “guidate” da adeguate categorie concettuali legate all’oggetto di indagine. Si rinvia a proposito al paragrafo successivo. Evoluzione delle tematiche e analisi del campo cognitivo A seguito dello studio dei percorsi integrati già svolti negli anni precedenti al 2006/07 e di un successivo confronto con i referenti delle amministrazioni provinciali sono state individuate alcune tematiche ritenute significative per la progettazione e la realizzazione dei percorsi integrati per l’anno 2006/07. 148 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Questo quanto allora definito: • Rapporto tra percorsi integrati e i curricoli • Metodologie di insegnamento e contenuti praticati • Organizzazione dei gruppi nella classe • Certificazione di competenze • Orientamento • Partnership Sono tematiche che direttamente o indirettamente si riscontrano nelle schede di progettazione previste per i percorsi integrati dell’anno 2006/07. Tali tematiche sono state utilizzate come focalizzazioni per le interviste e i focus groups. Negli incontri di presentazione della ricerca qualitativa ai dirigenti delle scuole campione è stato chiesto di integrare, con una o due indicazioni, la lista dei temi proposti. I dirigenti hanno richiesto di focalizzare l’attenzione dei loro docenti sui seguenti temi: • Metodologie di insegnamento (5 dirigenti) • Orientamento e intervento dello psicologo (5) • Rapporti con le agenzie formative (2) • Uscite nel territorio (2) • Laboratori tra discipline di base e professionali (2) • Didattica per progetti e interdisciplinarietà (2) • Accoglienza degli alunni (2) • Apprendimento del metodo di studio (1) • Codocenza (1) • Differenze tra indirizzi di studio e loro incidenza nella dispersione scolastica (1) • Organizzazione dei percorsi (1) L’analisi delle occorrenze emerse nelle interviste, condivise con il dirigente, ha generato una seconda organizzazione concettuale così articolata: • Progettazione 149 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 • Accoglienza • Metodi • Attività di recupero • Uscite • Progetto e curricolo • Organizzazione dei gruppi nella classe • Valutazione e crediti • Ruolo degli esperti esterni • Genitori • Questione insegnanti In tutte le tematizzazioni permane centrale il tema delle metodologie, delle strategie e delle tecniche di insegnamento (Apprendimento del metodo di studio, Laboratori tra discipline di base e professionali, Didattica per progetti e interdisciplinarietà, Uscite nel territorio). Anche il tema di come integrare Progetto e curricolo permane significativo. Temi emergenti nelle attenzioni delle scuole, ma non emersi negli studi già pubblicati negli anni precedenti, sono: la valutazione, l’accoglienza, la gestione della codocenza. Tutti strettamente connessi ad un’impostazione del progetto integrato come vincolante per tutto il Consiglio di classe. Una novità presente solo nei rapporti di parere, in particolare nelle procedure di ascolto dei docenti, è l’attenzione prestata ai Corsi di recupero. Debole complessivamente la questione dei Contenuti. Emergente e indicato solo da un dirigente il tema delle Differenze tra indirizzi di studio e loro incidenza nella dispersione scolastica. Nelle interviste emerge la questione degli insegnanti, con attenzione agli effetti che i percorsi integrati inducono nelle dinamiche di relazione professionale tra docenti e negli aspetti di carattere sindacale. Poco argomentato, nei RP, il tema della Partnership intesa prevalentemente come problematica di relazione interprofessionale tra interni ed esterni piuttosto che come opportunità di relazione interorganizzativa. L’analisi dei rapporti di parere proposta nel testo che segue ha tenuto conto di tale evoluzione del campo cognitivo (Cardano, 1997; Marzano, 2001). 150 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Struttura del testo di analisi dei RP Il testo presenta i punti di vista di insegnanti, DSGA e studenti. Il punto di vista degli insegnanti è organizzato in due parti: • La prima, “Orientamenti emergenti dalle pratiche dei percorsi integrati”, riassume temi rispetto ai quali sembra esserci un qualche accordo, o meglio, rispetto ai quali non emerge un particolare disaccordo tra i soggetti estensori del parere. • La seconda, “Tematiche sulle quali attivare azioni di ricerca”, pone in evidenza le variabili più problematiche. La prima parte è stata riaggregata, in fase di analisi, nelle seguenti tematiche: • Indurre la teoria dalla pratica • Assegnare centralità alle competenze di base e ai laboratori • Realizzare prodotti finiti • Diversificare tecniche e strumenti • Accogliere gli alunni • Relazionarsi, collaborare e lavorare in gruppo • Uscire dalla scuola • Ricorrere al contributo di esperti esterni • Progettare in tempo e coinvolgendo più soggetti • Coordinare e indirizzare le attività • Utilizzare la compresenza in classe per fare ricerca su metodi e contenuti La seconda parte riprende alcune delle tematiche già proposte nella prima con in evidenza gli aspetti di problematicità e di visoni diverse tra i soggetti intervistati: • Il rapporto tra progetto integrato, programma e piano dell’offerta formativa • La rottura del gruppo classe in gruppi di livello • L’utilizzo dei percorsi integrati per i corsi di recupero • La valutazione delle competenze • Il raccordo con gli esperti esterni • L’organizzazione della codocenza 151 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Segue l’analisi dei punti di vista dei DSGA e referenti amministrativi e degli studenti. I primi due soggetti evidenziano come elementi di qualità emergenti “La relazione con gli esperti esterni e le Agenzie” e “Il co-progettare con i docenti”. Note di problematicità intorno ai temi del “Valutare gli esiti dei progetti e acquisire cultura della progettazione integrata” e “La certezza dei tempi, delle procedure e dell’organizzazione”.Gli studenti mettono in evidenza questioni che sono state così sintetizzate: • Due scuole: quella “normale” e quella dei progetti • I gruppi di livello e i recuperi? Difficile decidere cosa è meglio • Solo uscite che siano vitali e ben organizzate • Gli esperti esterni? Alcuni esperti sì • La valutazione dei comportamenti? Forse fa giustizia • Abbandono per noia Prima di procedere all’analisi appena descritta, presentiamo una sintesi di alcune indicazioni che insegnanti e personale amministrativo hanno espresso, in generale, sulle possibili cause dell’abbandono assieme all’analisi di un questionario sulle percezioni che i docenti hanno degli alunni a rischio di abbandono scolastico. 5.3 La percezione degli insegnanti sulle cause degli abbandoni e sugli alunni a rischio di dispersione scolastica La percezione degli insegnanti sulle cause degli abbandoni La percezione del problema dell’abbandono sembra interessare in primo luogo la questione del controllo delle assenze e il monitoraggio dei fenomeni che possono anticipare il rischio di abbandono. Dalle interviste ai docenti e personale amministrativo è emerso che alcune scuole controllano l’andamento delle assenze in modo sempre più automatizzato. Teniamo la presenze-assenze attraverso un cartellino con codice a barre per ciascuno studente ed una rilevazione informatizzata, il genitore può vedere su internet, già a mezzogiorno, se il ragazzo è a scuola o no (DSGA). In alcuni casi, dispongono di insegnanti dedicati al compito di seguire i ragazzi che si assentano con troppa frequenza. 152 Se ne occupa il coordinatore di classe. C’è una commissione. Il coordinatore interpella il genitore, eventualmente si mette in contatto con il centro per l’impiego (DSGA). Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Non sempre è facile per un insegnante disporre di tempo e attenzione necessaria a seguire i casi emergenti: Proprio questa mattina un ragazzo ha lasciato la scuola. Ho contattato la famiglia che mi ero proposta varie volte di chiamare, ma che per ragioni di tempo non avevo potuto vedere. Nel caso specifico questo ragazzo va a lavorare con il padre (doc. di matematica). Per contattare i ragazzi che non frequentano, molte scuole si affidano ad esterni: psicologi o tutor. Nell’esperienza di alcuni docenti intervistati l’abbandono è comunque alto: All’inizio avevo una classe di 31 studenti che subito dopo pochi mesi è diminuita a 24 (doc. di italiano). I dati che rilevano la composizione delle classi non sono significativi perché a fronte di studenti che abbandonano altri se ne iscrivono durante quasi tutto il corso dell’anno scolastico: Il numero, tra l’altro, non sempre appare statisticamente, perché oltre a quelli che abbandonano, molti poi si iscrivono a scuola iniziata, quindi il totale può sembrare lo stesso, ma in realtà non è così. La nostra scuola ha molte entrate/uscite e molti ripetenti (DSGA). I periodi di maggior abbandono sembrano essere i mesi subito successivi all’inizio dell’anno scolastico o, in ogni caso, entro il primo quadrimestre: L’abbandono grosso è a ottobre-novembre (DSGA). Gli studenti italiani che abbandonano se ne vanno già a ottobre novembre (DSGA). Quando abbandonano? All’inizio del secondo quadrimestre (doc. di italiano). C’è poi la necessità di segnalare coloro che si iscrivono ma non frequentano mai. A fronte di questi fenomeni di abbandono fisico della frequenza a scuola, è forte la percezione di un abbandono emotivo e di attenzione che si manifesta nella rinuncia a partecipare alle attività proposte dalla scuola pur frequentandola: è il caso di quegli alunni che sembrano aver già deciso che saranno bocciati o che non partecipano alle proposte che fanno loro gli insegnanti: Ci sono dei ragazzi che continuano a venire a scuola anche se l’anno è perso (doc. di italiano). Vi sono molti ragazzi che vengono a scuola solo per occupare il proprio tempo. Ci sono stati ragazzi che hanno messo in atto situazioni non di bullismo, ma di vera e propria omertà che come docenti ci siamo trovati 153 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 a risolvere da soli/e. A questo punto dell’anno allora hanno ragione i ragazzi che dicono che chi è motivato può essere motivato di più, ma chi non lo è no, perché non è possibile fare qualcosa alla fine dell’anno scolastico (intervista di gruppo). Per alcuni insegnanti il comportamento di questa tipologia di alunni è la conseguenza di una difficoltà di comunicazione di questi alunni con il mondo scolastico, percezione che viene assunta da altri come un fattore su cui la scuola non è in grado di incidere. Ne consegue, a detta di alcuni, che è più opportuno prevedere, soprattutto per i più grandi, soluzioni diverse dalla scuola. Chi ha deciso di abbandonare non vuole essere recuperato. Per chi vuole abbandonare non c’è progetto che tenga!. Queste attività supportano le difficoltà, supportano un eventuale trasferimento, ad esempio all’alberghiero, oppure i ragazzi che escono vanno ai centri di formazione o all’apprendistato (DSGA). Nella mia classe non c’è nessuno che si è ritirato, ma alcuni vengono “per scaldare il banco”. Sulla ricaduta del progetto ai fini della promozione ho perplessità, riguardo alla dispersione magari rimangono a scuola anche se sono stati bocciati (doc. di italiano). L’uscita dalla scuola di questa tipologia di alunni sembra anche utile per il resto della classe, perché spesso questi allievi sono un cattivo modello per gli altri compagni, soprattutto i più deboli. Molti ragazzi continuano a venire a scuola e ci consegnano compiti in bianco. Abbiamo ragazzi molto fragili e spesso la presenza dei ragazzi che si “autosabotano” li fa disperdere. Questi “intermedi” potrebbero essere curati di più e meglio (doc. di italiano). Ma la soluzione di trovare altre vie, come ad esempio partecipare a percorsi di formazione professionale, non sembra una soluzione neppure per gli stessi studenti che, dalle testimonianze di alcuni docenti, posti di fronte alla possibilità di abbandonare la classe, manifestano il bisogno di restare e esservi parte piuttosto che cogliere nuove opportunità: Quando vediamo che i ragazzi non seguono e ci sono problemi, gli proponiamo di andare a vedere altre scuole o l’ENAIP dove fanno corsi professionalizzanti, i ragazzi si tirano indietro, lo vivono come una cosa che li stacca dalla scuola, dai compagni (doc. di italiano). Se per alcuni insegnanti il problema sembra essere quello di reimpostare la partecipazione attiva alla classe elaborando il passaggio dall’esservi parte al farvi parte, per altri insegnanti occorre ampliare l’ambito delle scelte che gli alunni possono compiere, oltre la scuola. Molte e diverse le ipotesi sui fattori scatenanti l’abbandono, che non sembra facile monitorare anche perché muta di continuo: 154 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Molte volte non sappiamo le motivazioni degli abbandoni (DSGA). Non vi è modo poi di avere un riscontro sugli abbandoni perché la situazione muta continuamente (intervista di gruppo). I ragazzi non sono tenuti a dire perché abbandonano la scuola, spesso preferiscono non dirlo (intervista di gruppo). Nel corso delle interviste si intravedono alcune ipotesi. Può essere causa di abbandono: • il numero troppo alto di ragazzi per classe e classi sempre più diversificate nell’utenza; • il richiamo delle maggiori opportunità e della maggiore considerazione sociale che sembra offrire il lavoro rispetto alla scuola; • le indicazioni o le necessità di mobilità delle famiglie; • una cattiva informazione in ingresso da parte della scuola media che fa intravedere negli istituti professionali un luogo troppo ‘facile’; • le carenze di base accumulate già nelle medie nelle discipline importanti come la matematica; • l’età rispetto agli altri compagni; • situazioni di crisi famigliari; • una scuola incapace a intercettare linguaggi e valori importanti per il contesto socio culturale in cui vivono gli alunni. Per gli studenti stranieri le cause sono spesso esterne alla scuola e dovute ai genitori costretti a mobilità nel lavoro o perché preferiscono che i figli lavorino oppure ancora, nel caso soprattutto delle ragazze, che seguano modelli culturali diversi da quelli proposti dalla scuola. Le percezioni degli insegnanti sugli alunni a rischio di dispersione scolastica Durante le interviste, agli intervistati è stato consegnato un questionario attraverso il quale esprimere la loro percezione sugli studenti in relazione ad una serie di affermazioni. Il questionario è stato distribuito a un numero più ampio di docenti che insegnano nei bienni degli istituti professionali, docenti che hanno partecipato ad attività di ricerca sui temi della lotta alla dispersione scolastica. In totale i questionari compilati sono stati 151. Nel questionario si chiede di esprimere la loro percezione rispetto ad alcune affermazioni riguardanti gli alunni a rischio di dispersione: frasi incisive e forti formulate da loro colleghi all’interno di un focus group svolto nel mese di febbraio. Le affermazioni afferiscono a questioni inerenti atteggiamenti 155 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 e abilità degli studenti in merito a macroaree disciplinari: linguaggi, matematica, tecnologie digitali, sociale. L’obiettivo del questionario è cogliere le reazioni dei docenti in merito alle affermazioni loro proposte. Per l’area dei linguaggi sono state selezionate affermazioni inerenti le funzioni base della lingua (parlare, leggere, scrivere, ascoltare) e funzioni inerenti l’ottava competenza chiave europea: “Consapevolezza ed espressione culturale”. Per la matematica, frasi che motivano le difficoltà degli allievi a studiare questa disciplina. Per l’area tecnologica, l’interesse per ciò che è tecnologico, se è vero che sono veloci e interessati al computer. Per l’area sociale, l’interesse per problematiche sociali, il rapporto con il territorio in cui vivono e con il lavoro. Il quadro che è emerso trova gli insegnanti in accordo prevalentemente sulle difficoltà dei ragazzi ad ascoltare (il 91% è d’accordo con l’affermazione “Dispongono di capacità di ascolto sempre minore”), ad interpretare i messaggi (“Spesso capita che un messaggio trasmesso venga trasferito in modo diverso, quindi non venga compreso oppure che una parola venga male interpretata e sostituita con un’altra” vede l’86% di accordi), a parlare in modo linguisticamente corretto e ancor di più a leggere (“Incide molto, nella non comprensione dei testi, il fatto che i ragazzi non leggono”, il 93% circa dei docenti in accordo”). Un altro gruppo di affermazioni permettono di fotografare uno studente grande fruitore di televisione e musica (“Vedono la tv per tante ore”, “È la televisione il luogo di alfabetizzazione di massa”), che si esprime con immagini e frasi gergali (“Sono disponibili a comunicare più con le immagini che con le parole”, “Parlano con frasi fatte, ripetendo poche parole gergali, senza capire la costruzione logica e linguistica del pensiero”) e, nei casi di maggiore difficoltà relazionale, con una comunicazione prevalentemente non verbale (“La comunicazione non verbale è più forte della comunicazione verbale soprattutto per quei ragazzi turbolenti e prepotenti”). Mediamente incerte le percezioni sulle attitudini ad utilizzare linguaggi più espressivi come il disegno e la poesia (“Si appassionano al disegno che sentono come mezzo per esprimersi”, “Qualcuno che ha una base di istruzione riesce a manifestare una sensibilità diversa, scrivendo ad esempio poesie”) e sulle forme di comunicazione più aggressive (“Con i ragazzi è molto difficile la comunicazione verbale, la modalità preferita è quella impositiva, la manifestazione aggressiva del proprio io, anche coi gesti, la voce, la postura”). Il problema della matematica sembra essere quello di coglierne il valore di utilizzo, la difficoltà maggiore il suo apparire astratta rispetto alla realtà degli allievi: l’81% condivide l’affermazione “I ragazzi hanno difficoltà nel lavorare sull’astrazione, necessitano quindi, anche nel laboratorio come nel gioco, di elementi reali, di oggetti per poter ricostruire la situazione con tutti i suoi elementi. Se viene data solo la situazione astratta anche il gioco non funziona”. Solo il 44% concorda con l’affermazione “Sono attratti da giochi di gruppo in cui esercitare logica”. E ancor meno ritengono siano bravi nella piccola contabilità. 156 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Per molti docenti gli alunni “sembrano interessati ad argomenti tecnici di elettronica ed informatica” (il 61% conferma questa affermazione). Incerti invece su quanto i ragazzi percepiscano come importante il “bisogno di saper utilizzare il personal computer”. Più articolati i riferimenti presenti nelle affermazioni dell’area sociale. Quasi il 75% sono d’accordo con l’affermazione: “Emoziona parlare delle questioni dell’adolescenza, che interessa molti di loro: l’amore, l’innamoramento, il gruppo, il leader, il bullismo, l’uomo/donna, la famiglia, la figura del padre. Tutto attraverso cinema, televisione, sentire il suono delle corde scoperte”. In molti concordano sull’idea che “Vivono la necessità di trovare nel lavoro la soluzione all’abbandono scolastico, ai loro problemi generali” (il 70%). La percentuale degli accordi diminuisce (il 58%) nel valutare la loro reale attitudine al lavoro (“Spesso nel lavoro sono disposti a fare gli extra ed hanno atteggiamenti veramente umili: durante gli stage spesso mi dicono ‘vieni a vedere cosa so fare’, sono orgogliosi dell’essere riusciti a lavorare”). In sintesi ecco un possibile profilo di studente a rischio di dispersione scolastica costruito sulla base delle percezioni dei suoi professori. Gli insegnanti riconoscono che la comunicazione non verbale è prevalente. Verbalmente gli studenti a rischio di dispersione comunicano spesso a monosillabi, a battute, con tono molto alto della voce, pochi sono in grado di articolare un discorso in modo corretto. Usano di frequente un linguaggio simile a quello elettronico, con slang e parole nuove, comprimono quelle che usano più frequentemente e ricorrono a sintagmi ripetitivi. Usano spesso il telefonino. Esprimono una cultura che ha come riferimento immagini più che testi. Dispongono di una capacità di ascolto sempre minore e spesso accade che una parola sia mal interpretata e trasmessa in modo errato. Incide molto nella non comprensione dei testi, il fatto che i ragazzi non leggano. Alcuni studenti manifestano una sensibilità spiccata che esprimono scrivendo poesie. Per tutti loro è importantissima la musica, che ascoltano continuamente. Le difficoltà nella comprensione dei testi sono una causa della loro difficoltà a comprendere altre discipline e le verifiche. Hanno difficoltà a lavorare sull’astrazione; certi sono attratti dai giochi di gruppo in cui possono esercitare la logica, pochi altri sono abili nel calcolo. Prevale l’approccio utilitaristico. È frequente la domanda: a cosa serve? Alcuni sono bravi e veloci nell’uso del computer, altri non si rendono conto dell’importanza di saperlo usare. Sono invece interessati ad argomenti tecnici, a oggetti elettronici. Sono interessati alle questioni legate all’adolescenza: i sentimenti, le dinamiche dei gruppi, i rapporti fra uomo e donna, la famiglia. Spesso vivono crisi di identità, segnate da perdita di valori, conoscono poco il passato, ma sperano in un futuro migliore. Manifestano attrazione verso il mondo del lavoro e verso le pratiche della vita quotidiana. 157 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 5.4 Il punto di vista degli insegnanti sui percorsi integrati Orientamenti emergenti dalle pratiche dei percorsi integrati Indurre la teoria dalla pratica Nel decreto della Giunta Regionale della Toscana “Indicazioni per l’organizzazione nell’anno scolastico 2006/07 dei percorsi integrati di istruzione e formazione professionale per l’attuazione del diritto dovere all’istruzione e alla formazione”, alle Linee guida si sostiene: “Queste attività formative saranno organicamente progettate come strumento di esplorazione della dimensione operativa della conoscenza, con l’obiettivo primario di rafforzare, anche con tali modalità, le competenze trasversali e di base”. Le scuole sembrano andare in questa direzione. Cosa fare perché gli alunni apprendano, ascoltino, prestino la loro attenzione? Il solo ascolto dell’insegnante non sembra essere lo strumento migliore. I ragazzi ora sono poco disponibili ad una lezione frontale che non richiede una partecipazione attiva da parte loro (doc. di matematica). L’anno scorso la classe ha gradito, questo anno la classe era meno adatta (doc. di matematica). Dipende dalle classi, per alcune può funzionare di più, per altre di meno, ma, in generale, per l’utenza delle prime classi degli istituti professionali, la lezione frontale (intesa come tempo iniziale, “anche di 30 minuti”, in cui l’insegnante spiega) dovrebbe essere dosata con parsimonia. Di certo l’intervento frontale non è il modo migliore di avviare un’ora di lezione. 158 Ad esempio, ho fatto vedere ai ragazzi delle immagini e ogni ragazzo rilevava ciò che ci vedeva, l’immagine poi era l’insieme di tutte le visioni (doc. di discipline professionali). Si deve collegare l’aggancio alla vita quotidiana, trovano interessante l’astuzia di Ulisse, che non è la furbizia che conoscono. “Scoprire gli agganci”, scoprire gli elementi casuali che escono e riscoprire poi che vi sono dei rimandi concettuali. Il concetto si costruisce a partire dall’esperienza, potenziare un metodo induttivo e non deduttivo (doc. di discipline professionali). Si parte da un’attività di ricerca, da materiale di ricerca, come da fatti di cronaca del telegiornale, dal giornale, da un oggetto chiesto agli alunni su proposta dell’insegnante. Preparare e fare, preparare e fare… (doc. di italiano). Partire quindi… dal metodo preparatorio sociale, inventivo, produttivo… reale (doc. di lingue straniere). Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Sono indicati come ricorrenti, avvii delle lezioni che prevedono: situazioni esperenziali, contestuali provocate dall’insegnante, visione di foto o film, ascolto di musiche, discussione su temi di interesse degli alunni, di attualità, fatti di cronaca, attività di ricerca documentale, narrazione di fatti di vita vissuta, ecc. Tecniche che permettono agli alunni di “fare pratica” e di “esprimersi” anche nella breve ora di una lezione per, solo dopo, concettualizzare. Invertire il metodo di insegnamento: interpretare e produrre e poi riportare alla concettualizzazione e non il contrario, perché si annoiano (doc. di discipline professionali). Si parte dalla percezione, prima la pre-cognizione della cosa sull’oggettoimmagine, e poi si lavora sulla consapevolezza di ciò che si vede e abbiamo la scoperta della struttura. Per questi ragazzi l’importante è il fare: nel laboratorio, nello stage, nella relazione. Si parte da lì per poi ricostruire e da lì elaboro la mia azione e relazione d’aiuto (doc. di matematica). Questo approccio, ancora più valido per coloro che dispongono di meno strumenti concettuali e linguistici, presuppone però che il docente sia in grado di valorizzare le idee e la realtà degli alunni. Spesso i ragazzi sanno, ma non hanno consapevolezza di sapere e hanno bisogno di uno “specchio del loro sapere”, come dimostrazione della loro competenza (doc. di lingue straniere). Assegnare centralità alle competenze di base e ai laboratori Rimane centrale l’obiettivo finale di arricchire il linguaggio e con esso le capacità mentali. In alcuni emerge il timore di rendere gli apprendimenti concettuali eccessivamente funzionali al saper fare “qualcosa di concreto”. I ragazzi devono lavorare sul metodo, ma la mente deve essere allenata e allargata, anche per agire e lavorare sui materiali professionali. Il contenuto può aiutare il metodo (doc. di discipline professionali). Riuscire a dar loro anche un’ampiezza dei contenuti… perché funzionalizzare troppo non li aiuta… (doc. di matematica). A tal fine un’attenzione particolare deve essere rivolta all’utilizzo dei laboratori per sviluppare competenze di base: potenziare le competenze linguistiche, di scrittura e comunicazione, la capacità di riflessione e descrizione, le abilità matematiche. È vero che gli alunni prediligono le materie pratiche a quelle culturali, ma è anche vero che se effettivamente il progetto fosse multidisciplinare si potrebbero continuare a proporre e valorizzare certe materie (culturali) facendo capire agli studenti che sono il punto di partenza per non lavorare passivamente (a un disegno, a un oggetto, ecc.) (doc. di italiano). 159 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Il laboratorio come strumento di dialogo, luogo di adattamento linguistico (doc. di discipline professionali). Importanti i laboratori nei quali si affrontano contenuti percepiti come socialmente importanti, Per esempio, il concetto di utilità di un pannello fotovoltaico attiene, oltre che ad una cognizione puramente tecnica e teorica, anche ad una e forse più importante tematica sociale di ricerca, sviluppo e consumo di fonti energetiche alternative a basso impatto ambientale e minore inquinamento (doc. di discipline professionali). Oppure nei quali si provano le capacità espressive e prosociali degli allievi. Lo sport è un laboratorio importante per esercitare regole e socialità. Laboratori in cui si esercita il più realisticamente possibile l’attività professionale. L’appezzamento di terreno lo gestisce la classe come se fosse suo (doc. di scienze). Sono preferibili i laboratori già strutturati nella tradizione delle discipline d’indirizzo, anche se, in questo caso, occorre segnalare la difficoltà alla collaborazione tra gli insegnanti dell’area comune e quelli dell’area d’indirizzo: il raccordo è spesso auspicato, ma di non facile praticabilità. L’avvicinamento culturale tra i due gruppi di insegnanti è importante: entrambi dovranno ricercare nelle loro materie quanto meglio si integra con i contenuti della materia del collega e, soprattutto, superare posizioni spesso ideologiche sul valore di un settore disciplinare rispetto ad un altro. Realizzare prodotti finiti L’esperienza di laboratorio dovrà mettere alla prova la capacità di produzione degli alunni: bene le simulazioni, meno le esercitazioni eccessivamente strumentali all’apprendimento teorico, importanti le attività che prevedono la realizzazione di opere compiute. I nostri studenti provano soddisfazione quando ottengono un prodotto finito, che funzioni, costruito con le proprie mani, piuttosto che stare seduti in classe ad ascoltare, per loro, una sterile lezione teorica (doc. di discipline professionali). Il prodotto finito che ‘funziona’ motiva, rende autonomi, consente di esercitare responsabilità. I prodotti realizzati dovranno essere “socialmente visibili”. Ciò consente agli allievi di disporre della opportunità di essere valutatati da più persone e agli insegnanti di disporre di riferimenti più ampi. È altresì importante curare la presentazione pubblica del prodotto realizzato, sviluppare la capacità di comunicazione avvalendosi di supporti informatici, documentare il processo di produzione. L’obiettivo anche in questo caso 160 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 è migliorare la valutazione, controllare e rendere consapevoli della significatività di ciò che si sta realizzando assieme a tutta la classe. Diversificare tecniche e strumenti È importante disporre di strumenti diversi; l’utilizzo del libro di testo non è sufficiente, il libro è utile come testo di consultazione e approfondimento; lavagne luminose, internet, biblioteche, giornali; aule per svolgere lavori di gruppo, tavoli e sedie adatte, locali per concentrarsi e stare in silenzio, computer, ecc. La strumentazione deve, però, seguire il processo di apprendimento e non sostituirsi ad esso: il riferimento è prevalentemente ad un uso eccessivo ed improprio dei computer. I metodi dovrebbero essere molti, le attrezzature ci devono essere, ma non troppe, non sovra abbondanti. Il bozzetto fatto a mano è fondamentale, il riportarlo su PC viene dopo. Si deve procedere per progressi, per passi, non saltare il processo di apprendimento. La strumentazione non deve sostituire il processo di apprendimento (doc. di discipline professionali). Per accedere ad internet gli alunni hanno bisogno di una guida che permetta loro di orientarsi nel selezionare le informazioni. Strumenti diversificati ma anche tecniche didattiche diverse. La metodologia che sembra essere importante è quella che permette alla vita della scuola di apparire dinamica e vitale, anche veloce. Utilizzare metodologie diverse: il PC aiuta ad apprendere giocando; l’uscita è attuata come tentativo di didattica diversa. Il problema dei ragazzi è che vedono la scuola come qualcosa di staccato dalla vita, ed è la metodologia che cambia la prospettiva: i ragazzi che non sanno, sono ragazzi cui non è chiara la vicinanza tra scuola e vita, che la scuola è dentro la vita (doc. di italiano). Per questo fine forse occorre osare di più proponendo tecniche innovative (esperienze formative intensive, yoga e meditazione, settimane tematiche, concorsi, gare, volontariato, sport estremi, ecc.). Certe volte, si dovrebbe distruggere e ricostruire il setting, della scuola (mancano sedie… ecc.), sarebbe utile avere un’aula attrezzata, pulita, anche gli esercizi di yoga sarebbero utili, anche esercizi sul silenzio sarebbero utilissimi, perché loro vivono la dimensione del caos (doc. di discipline professionali). Accogliere gli alunni L’accoglienza degli alunni, nei loro primi mesi di scuola, sembra essere un momento strategico per il lavoro che seguirà e per contrastare i rischi di abbandono che incidono prevalentemente nei primi mesi dell’anno scolastico. Perché sia efficace l’azione di accoglienza richiede un tempo opportuno e rilassato, non deve essere azione di retorica che si ripete durante le ore dei 161 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 diversi insegnanti, bensì un’attività strutturata che sia in grado di conseguire precisi obiettivi importanti per avviare al meglio il lavoro. Impegnano le scuole ricorrenti azioni di: • ascolto e orientamento; • informazione ad alunni e genitori sui progetti; • costruzione del gruppo classe come gruppo sociale e gruppo di lavoro. Alcune scuole ricorrono a procedure strutturate di ascolto degli studenti. Per lo più utilizzano questionari e focus groups, ma anche narrazioni libere attraverso ‘temi in classe’. Abbiamo fatto dei focus groups fatti con i ragazzi. Siamo partiti da questi per capire cosa desiderano fare i nostri studenti, per non far calare tutto dall’alto (intervista di gruppo). Si affidano temi specifici per avere informazioni personali utile per la famiglia e per il ragazzo. Test per la rimotivazione, ricerche sullo stile cognitivo per scoprire il potenziale e le predisposizioni dell’alunno (doc. di italiano). Grazie all’aiuto di esperti esterni si cerca di indagare gli atteggiamenti profondi dell’alunno rispetto all’apprendimento, alle “motivazioni” che lo hanno portato ad iscriversi alla scuola. Si propongono percorsi di autovalutazione per approfondire la consapevolezza di attitudini e interessi personali, per ipotizzare percorsi per il suo futuro. Ci deve essere il ruolo di mediatore tra il Consiglio di classe e gli alunni, ma in assenza dovrebbe essere il docente stesso a conoscere maggiormente l’ambito socio-cognitivo dell’alunno. In assenza di queste condizioni il ruolo di mediatore tra genitori e scuola dovrebbe essere assunto da una persona esterna. Si dovrebbero assumere maggiori informazioni nell’accoglienza e poi dai genitori (doc. di italiano). Alcuni insegnanti usano tecniche per rilevare lo stile cognitivo, mentre altri ritengono importante indagare da subito le pre-conoscenze in base alle rispettive discipline, ma anche per conoscere l’ambiente socio-cognitivo in cui vive l’alunno, o particolari situazioni di disagio affettivo e sociale. I primi mesi dell’anno sono anche importanti per introdurre le attività previste dai progetti con momenti di presentazione ad alunni e famiglie, una presentazione organica di tutti i progetti che gravitano sulla stessa utenza. Alcune classi dedicano un tempo particolare alla decisione di quali attività svolgere coinvolgendo anche docenti e genitori e in alcuni casi negoziando le proposte. Risulta importante presentare alla classe in modo adeguato i diversi attori coinvolti nei progetti: docenti, tutor, personale ausiliario ecc. con le funzioni da loro svolte, ciò soprattutto in caso di compresenze nella stessa ora di lezione. 162 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Accoglienza nelle prime classi vuol dire anche lavorare sulle dinamiche relazionali che si creano durante il formarsi della classe come gruppo sociale. Molti docenti concordano nel ritenere la buona dinamica del gruppo strategica per la formazione delle competenze di base dei singoli, e per il futuro lavoro soprattutto nei laboratori. In sintesi un momento di classe nel quale i docenti lavorino sulla dinamica più che sulla disciplina… Il problema grosso di questa scuola è riuscire a rendere una classe, classe (intervista di gruppo). I primi mesi dell’anno saranno quindi dedicati ad attività che favoriscano la socializzazione, la gestione delle differenze culturali, la costruzione del clima relazionale. Solo dopo questa fase è possibile investire sull’impegno individuale. Alcuni, consapevoli della difficoltà a gestire questi processi, preferirebbero che la scuola delegasse a esperti esterni tale funzione, altri sottolineano invece l’opportunità di operare sulla dinamica proponendo, per i primi mesi dell’anno, particolari metodologie didattiche all’interno delle quali elaborare le situazioni gruppali emergenti e lavorarci su. Un aspetto particolarmente innovativo sembra essere il ricorso, in alcune scuole, a esperti esterni nel ruolo di mediatori nella relazione tra docenti, ambiente scuola, famiglie e alunni. Con una lettura più attenta delle diverse argomentazioni critiche che accompagnano le descrizioni delle attività di accoglienza, intesa come sopra, emergono alcuni aspetti particolarmente problematici: • non tutte le scuole e non tutti gli insegnanti sono sufficientemente attrezzati a costruire percorsi di ascolto ben strutturati; • non sempre l’accoglienza è ben coordinata tra i diversi docenti; • risulta difficile separare l’indagine sul piano cognitivo, prevalentemente condotto dagli insegnanti, da quello socio-psicologico di tutor o psicologi; • in assenza di una leadership condivisa è difficile il lavoro in team tra esperti esterni e docenti. È diffusa la sensazione che occorra agire, in fase iniziale, su due fronti: quello del gruppo e quello del singolo, con l’attenzione a non allontanare il singolo dal gruppo, ma lavorando sempre su tutta la classe. Ascolto, orientamento, informazione partecipante sono alcune delle azioni che mirano a coinvolgere gli studenti e farli partecipare al gruppo classe come gruppo sociale, come ambiente del quale “fare parte” e non solo “essere parte”. Al margine del tema dell’accoglienza alcune indicazioni suggeriscono: • La classe ideale non dovrebbe essere numerosa, ma neanche con troppo pochi studenti (15-20 sembra essere il numero ideale). 163 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 • La cura dell’aspetto estetico ha la sua importanza, l’edificio deve essere accogliente. La poca cura dell’estetica facilita la nascita di comportamenti asociali, la tendenza a definirsi come “ghetto”. • Una scuola aperta anche il pomeriggio può facilitare la partecipazione. • Ex alunni possono essere testimoni importanti per riconoscere il valore di appartenere alla propria scuola. • L’accoglienza è una attività che va estesa durante l’anno scolastico ogni qual volta si iscrive un nuovo studente alla classe. • L’accoglienza andrebbe avviata dalla terza media prevedendo una maggiore collaborazione con le scuole interessate. • C’è la necessità di presidiare con maggiore attenzione e “cura”, collaborando con le diverse agenzie coinvolte, i casi di abbandono. Relazionarsi, collaborare e lavorare in gruppo Si apprende con gli altri e grazie agli altri: il docente non è il solo mediatore dell’apprendimento. Sono importanti i compagni, anche quelli più grandi: la partecipazione e lo scambio sono riferimenti comuni a tutte le tecniche utilizzate. Abbiamo bisogno di far lavorare i ragazzi in modo cooperativo di scambio metodologico (in linea alla peer education), con ricerca azione e lavorare in un clima collaborativo (doc. di italiano). La ricerca dell’equilibrio possibile tra attività partecipative e attività costrittive, per alcuni insegnanti, è un problema di difficile gestione. Si lamenta lo scarso valore sociale con cui è percepita attualmente la scuola e di come, a causa di ciò, sia difficile essere autorevoli. La poca autorevolezza rende più difficile il coinvolgimento degli alunni. Alcuni lamentano la dislocazione dei banchi nelle aule informatiche che non facilitano lo scambio e la collaborazione. Il lavoro di gruppo aumenta la partecipazione, l’ascolto e l’espressione verbale dei singoli, se strutturato con tecniche collaudate è uno strumento utile per esercitare il metodo di studio. L’obiettivo è tenere attiva la partecipazione di ogni alunno. È stato utilizzato il “Coperative learning” per lavorare in gruppo con gli alunni. Questa modalità è considerata utile per l’acquisizione del metodo di studio, del lessico e della facilitazione nel ripetere (doc. di italiano). Il lavoro di gruppo facilita la costituzione della classe come comunità nel quale e attraverso la quale riconoscersi, obiettivo importante soprattutto per le prime classi. 164 I ragazzi sistemano la scuola, ridipingono le pareti, la considerano come una seconda casa (doc. di matematica). Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Il modello sembra essere: gruppi piccoli di classe (5 persone), misti di livello oppure specializzati in base alle risorse di cui dispongono, attività che interessino tutta la classe, con un compito di riflessione o produzione funzionale al lavoro comune, su temi che appassionino gli studenti, in modo da promuovere lo sviluppo di autonomia e creatività. Ogni gruppo ha un suo argomento da gestire, ad esempio: gruppo sicurezzasegnaletica; gruppo su pensioni con navigazione su sito Internet dell’Inail; gruppo su danni da folgorazione, ecc. Il materiale è stato preso soprattutto dalla Rete. Ho chiesto di pensare ad un prodotto che possa raccogliere il lavoro svolto (di ricerca, analisi, lettura). Ad alcuni ho proposto la creazione di un’opera monografica da distribuire; ad altri ho proposto la creazione di cartelloni che possano essere utilizzati nella classe come nell’intera scuola. Ai ragazzi piace molto, soprattutto perché dà loro la possibilità di esprimersi in modo autonomo, creando delle cose ipotizzate unicamente da loro. Ad esempio c’è un ragazzo che sa utilizzare Powerpoint e quindi la sua traduzione pratica sarà una presentazione, c’è chi farà un volantino informativo perché è bravo ad utilizzare programmi di editing e grafica (doc. di scienze). Il progetto deve riuscire a far emergere le passioni degli studenti e fare in modo che poi si strutturi autonomia e creatività, occorre un elemento di attrazione, la proposta di attività prolungate nel tempo con l’opportunità di realizzare e “vedere” il lavoro finale (doc. di discipline professionali). Il lavoro di gruppo è un riequilibratore delle dinamiche sociali che vive la classe: occasione di gioco competitivo per animare classi troppo fiacche, di esercizio di comunicazione in pubblico per alunni silenziosi e taciturni, di autoregolazione e contenimento per alunni troppo esuberanti. Il lavoro di gruppo è uno strumento di mutuo apprendimento e di eterovalutazione tra pari. La divisione della classe in gruppi permette un utilizzo personalizzato delle strumentazioni di alcuni laboratori ed è anche la situazione ideale per personalizzare l’insegnamento a soggetti in difficoltà, senza necessariamente comporre i gruppi di livello. Uscire dalla scuola L’uscita dalla scuola è importante per l’utenza degli istituti professionali e istituti d’arte. Tutti gli insegnanti hanno confermato questa affermazione. I ragazzi – nelle uscite – apprendono di più sia per comportamento che per contenuti (d’altronde c’e resistenza da parte dei docenti, perché è faticoso!) (doc. di diritto). È un’attività complessa da progettare, da gestire per poi capitalizzare e valutarne gli esiti. Molti insegnanti lamentano la scarsa qualità delle esperienze di uscita organizzate dalla loro scuola. Uscite per vedere mostre, visite al centro per l’impiego, anche se è estemporaneo, si va dove capita, ma non c’è legame stretto tra attività scolastica e 165 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 uscita sul territorio; il difetto del progetto è l’estemporaneità, manca capacità progettuale nel tempo, negli anni. Manca a monte il rapporto con il territorio e la progettualità, soprattutto nella parte professionale (doc. di italiano). Le uscite possono insistere su obiettivi diversi: • l’orientamento multiprofessionale e il riorientamento alla scelta dell’indirizzo di studi; • l’educazione ai comportamenti pro-sociali e la prima socializzazione nella classe; • la riconsiderazione del limite del micro ambiente dentro il quale gli alunni a volte si chiudono; • lo sviluppo di sensibilità estetiche; • l’orientamento storico-geografico, lo sviluppo del senso di appartenenza ad un territorio e la conoscenza di opportunità e servizi; • la sperimentazione di esperienze lavorative; • la pratica di tecniche di ricerca sociale; • l’approfondimento, decontestualizzato rispetto all’aula, di contenuti delle discipline di base; • l’esposizione di sé in un pubblico diverso da quello scolastico e la responsabilizzazione in prima persona; • ecc. Un istituto professionale deve essere dinamico e interattivo con il suo territorio: questa sembra essere una prima condizione per una ‘buona’ uscita sul territorio. Disporre di partnership strutturate e sperimentate nel tempo, scambi professionali con le aziende, una struttura che organizza i contatti con l’esterno. In particolare, gli istituti a vocazione artigianale, dovrebbero garantire agli studenti testimoni del mondo del lavoro in grado di appassionarli, rappresentando loro le qualità del mestiere che svolgono. Una seconda condizione è il livello di esperienza sensoriale che l’attività svolta all’esterno della scuola è in grado di garantire: sperimentare la fisicità di azioni di lavoro, ascoltare descrizioni di lavoro rappresentate come testimonianze di vita vissuta, allevare il senso estetico, la percezione dei luoghi, della natura circostante, ecc. 166 Il laboratorio fuori dalla scuola, non deve essere solo vedere una cosa, ma fare perché “mi rendo conto che so fare” e “mi pongo delle domande” e quindi i ragazzi apprendono di più. Il problema è molto di tenuta dei ragazzi… quindi… funziona un laboratorio dove lavorano, fanno delle prove, con discussioni (doc. di scienze). Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Una terza è l’inserimento dell’uscita sul territorio o del viaggio in un progetto più ampio che preveda una preparazione in classe in condizione simili a quelle di una ricerca sociale partecipata: studio e mappatura delle attività che si andranno a svolgere, preparazione di questionari, preparazione di interviste, colloqui individuali di raccolta delle aspettative, simulazioni di esperienze lavorative, ecc. Credo che si dovrebbe preparare maggiormente la visita con gli allievi, progettare le attività del tutor, poiché, da progetto, la visita era separata dalla funzione di docenza (doc. di matematica). Organizzare all’interno della scuola un ufficio turistico… una fase iniziale di recupero dati del territorio (mappatura dei luoghi, bar, ristoranti), e poi il resto delle fasi: organizzare simulazione di attività reali (intervista di gruppo). Successivamente la elaborazione cognitiva e la valutazione in classe dell’esperienza svolta fuori dalla scuola. L’uscita è così parte integrante del curricolo. Le uscite vengono inserite nell’attività curricolare, con relazioni e valutazione. Le uscite hanno migliorato le prestazioni dei ragazzi, perché hanno sviluppato capacità trasversali: la chiarezza dei contenuti, la capacità di prendere appunti, il modo diverso di affrontare la disciplina attraverso un maggiore coinvolgimento. L’importante è che sia introdotta e spiegata come attività curriculare a pieno titolo, compresa la valutazione degli apprendimenti. Le uscite servono per “ritrovare nel mondo” quello che hanno fatto in classe. I ragazzi hanno fatto ricerche autonome sul turismo nella zona, abbiamo prodotto un libretto, ecc. (doc. di italiano). Una buona progettazione mette assieme l’orientamento psicologico, quello professionale, le uscite, le attività di recupero scolastico, il potenziamento: l’uscita potrebbe essere un connettore significativo tra queste attività. Un insegnante testimonia di visite guidate per gruppi di interesse interclasse, nella maggior parte dei casi l’uscita è svolta con l’intera classe. Alcuni insegnanti mettono in evidenza le difficoltà economiche di alcuni alunni per partecipare ai viaggi, altri, la poca disponibilità di alcuni insegnanti ad assumersi la responsabilità degli alunni in viaggio e gli straordinari di orario. Alcune scuole sono collegate a una struttura aziendale che copre i costi per gli alunni. Le uscite possono anticipare i contenuti da porre negli stage didattici e nelle progettazioni dei percorsi professionali del terzo anno. Ricorrere al contributo di esperti esterni “Oltre ai moduli, i progetti di istituto dovranno prevedere anche l’organizzazione di attività di sostegno personalizzato, specialmente se rivolti a ragazzi 167 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 a rischio di dispersione per età o percorso scolastico. Per la realizzazione di tali attività si potrà fare ricorso ad una vasta gamma di interventi, tra cui quelli di seguito indicati a titolo esemplificativo: affidamento a tutor personali, colloqui di orientamento, valutazione formativa delle competenze per la definizione di percorsi individualizzati, bilancio di competenze, ecc.” (Sempre dal d.G.R. alla voce Attività di sostegno personalizzato). Le scuole agli esperti esterni prevalentemente richiedono: • il sostegno ad alunni in difficoltà, alle dinamiche socio-relazionali della classe, di mediazione culturale con gli alunni stranieri; • l’approfondimento e la testimonianza su tematiche professionali o di interesse sociale; • la conduzione di laboratori artistico-espressivi o professionali; • in alcuni casi, l’aiuto a svolgere funzioni gestionali di particolare complessità. Il sostegno ad alunni in difficoltà e alle dinamiche socio-relazionali della classe è svolto da figure professionali diverse, prevalentemente psicologi, tutor e specialisti in orientamento. Incontri con esperti esterni del mondo lavoro… immaginare quale attività potrebbero svolgere nel futuro, con un gioco dell’immaginazione e della visione (doc. di matematica). Gli insegnanti nominano tali attività di sostegno svolte dagli esperti come: accoglienza, empowerment, orientamento e monitoraggio. Ma anche formazione al metodo di studio e corsi per il recupero scolastico. In alcune scuole si richiede agli esterni di fare il bilancio di competenze e l’analisi attitudinale. Più di un insegnante testimonia l’utilità dell’intervento dello psicologo o del tutor per assumere informazioni su casi a rischio emergenti, come mediazione nelle relazioni tra alunni e docenti, nei conflitti tra studenti. 168 Se avessi saputo prima la storia e la realtà di questa ragazza, avrei organizzato un insegnamento diverso mirato sulle sue esigenze. Lo psicologo in questa scuola dovrebbe aiutare all’analisi attitudinale degli allievi e non con interventi “una tantum”, anche perché i ragazzi hanno sempre ben accettato il rapporto con i vari psicologi che si sono succeduti (doc. di discipline professionali). La psicologa ci ha fatto capire quali erano i ragazzi che avevano risorse proprie e quelli che avevano situazioni più gravi, per selezionare i ragazzi (intervista di gruppo). Lo psicologo svolge attività sul gruppo classe e individuali e serve anche per la conciliazione su contrasti tra ragazzi (doc. di lingue straniere). Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 In alcune scuole con forte presenza di studenti stranieri lo psicologo ha compiti particolari: Spesso perdono delle giornate di scuola, anche interi periodi, c’è quindi da gestire la loro mobilità scolastica… nel gruppo classe (doc. di matematica). L’intervento esterno di sostegno dovrà essere seguito nel Consiglio di classe. Nel caso di esperti del mondo del lavoro sembrano riuscire meglio i racconti che testimoniano, in prima persona, fatti di vita lavorativa. Qualora gli esperti professionisti intervengano come docenti devono possedere comprovate competenze comunicative e garantire un dialogo costante con gli studenti. Ma quando il docente pensava di fare una lezione di un’ora e mezzo di tipo accademico è stato un completo insuccesso (intervista di gruppo). Avevamo così consigliato di fare interventi brevi e poi porre dei quesiti da svolgere anche a gruppi (intervista di gruppo). Il raccordo con l’insegnante permette di coniugare teoria e pratica per renderle strumentalmente e reciprocamente funzionali all’apprendimento. La teoria e la pratica devono andare di pari passo… La funzione del docente è, infatti, importante, laddove lo stesso riesca innanzi tutto, con un’opera di mediazione, a colmare le ovvie lacune teoriche del tecnico, molto qualificato solo a livello pratico (a partire ad esempio dal lessico professionale, alle spiegazioni, alla trasmissione del sapere). Secondariamente, ma non tale per importanza, per il ruolo svolto dallo stesso all’interno della Scuola, che questi riesca – rivestendo in detto istituto una figura di autorevolezza – a gestire il gruppo classe, che altrimenti sfuggirebbe al controllo del tecnico esterno sminuendosi così le finalità proprie del progetto. È perciò necessario e indispensabile che l’esperienza del professionista, sia costantemente coadiuvata dal docente di riferimento (doc. di discipline professionali). In tutti i casi occorre un intervento che, qualora preveda attività con i singoli o per gruppi, avvii e riconduca poi tali attività alla classe intera. Gli esperti non devono essere troppi e il loro incarico deve essere affidato con procedure trasparenti: Occorre limitare il numero delle persone esterne, più ore per meno persone, per evitare dispersione e confusione ulteriore, continuità e raggruppamento delle attività, perché sono già confusi i ragazzi a quell’età (doc. di italiano). Necessario limitare il numero degli esperti esterni, per non ingenerare confusione di ruoli e compiti, oltre l’eccessiva frammentazione (doc. di italiano). 169 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Nell’affido degli incarichi un errore fondamentale è stato aver scavalcato la rete di collaboratori esterni costruita sulla pratica: il bando istituito per gli incarichi esterni ha portato a collaborare con noi, giovani senza esperienza. il grosso problema è la parcellizzazione dell’attività degli esterni (doc. di italiano). Meglio esperti che garantiscano una presenza continuativa negli anni. Progettare in tempo e coinvolgendo più soggetti Si è già scritto: l’abbandono scolastico più significativo avviene nei primi mesi dell’anno. I progetti contro la dispersione dovranno allora essere attivi da inizio anno scolastico. Il progetto è partito in ritardo e quando abbiamo iniziato alcuni avevano già abbandonato. Questo per dire che è fondamentale far sì che certi progetti abbiano una coincidenza con il contesto di riferimento (doc. di discipline professionali). E ancora: A febbraio… già alcuni ragazzi hanno smesso di frequentare (doc. di scienze). A gennaio, quando già il 50% aveva abbandonato! (doc. di italiano). Serve il tempo per progettare: maturare le idee già in giugno, per progettare con cura a settembre. Certamente prima di aver composto l’orario delle lezioni, anche per evitare di definire le compresenze in base ai vincoli di orario. Una progettazione curata richiede almeno un mese di tempo (fare ricerca interdisciplinare, recuperare gli esperti, assegnare incarichi, ecc.). Una risposta professionalmente compiuta dovrebbe prevedere una progettualità per tutto il biennio. Alcune scuole hanno collocato i progetti nelle ore terminali per alleggerire il carico di lavoro: non funziona. C’è una tendenza a responsabilizzare in particolare l’insegnante di lettere, probabilmente perché ha più ore con la classe: una soluzione che non piace. La via più seguita sembra essere il coinvolgimento degli insegnanti più sensibili alla didattica per i soggetti a rischio di abbandono, oltre agli insegnanti di sostegno. È strategico il coinvolgimento di tutti: personale ATA, amministrazione, docenti. Per alcuni, la partecipazione alle attività degli alunni e dei genitori, inizia con il loro coinvolgimento già in fase di decisione su cosa fare. 170 Si dovrebbero coinvolgere gli studenti fin dalla prima progettazione. Ho visto, per esempio, che sul tema della cucina nelle diverse culture, si sono attivati anche studenti che di solito partecipano poco; e questo proprio perché i ragazzi si sono sentiti coinvolti in prima persona (doc. di matematica). Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Una larga partecipazione alla progettazione facilita: • l’articolazione del progetto su “tutti i punti di vista”; • la circolazione interna delle informazioni; • la diffusione delle informazioni utili per orientare gli alunni; • la definizione di budget condivisi. Ma soprattutto: • l’assunzione di responsabilità diffuse rispetto alla lotta alla dispersione scolastica; • la creazione di un ambiente che appaia agli alunni condiviso negli interventi. La risposa sintetica alla domanda su chi coinvolgere nella costruzione del progetto sembra essere: quanti più soggetti possibile. Occorre, però, riqualificare le modalità di coinvolgimento dei soggetti diversi e definire una leadership capace di sostenere tali azioni. Si è cercato di coinvolgere maggiormente il Consiglio di classe: non sembra sufficiente il suo coinvolgimento solo per l’approvazione del progetto. Occorre prevedere un suo intervento virtuoso nel quale, a partire dalla riflessione su situazioni particolarmente significative e casi di alunni a rischio, anche prevedendo l’aiuto di psicologi, si costruisce la base dell’impianto progettuale, che poi dovrà essere articolata all’interno delle diverse discipline. Ci vuole un’analisi dei bisogni della classe, un luogo di confronto tra insegnanti, come scambio di opinioni (doc. di discipline professionali). Ecco! Il progetto in questa situazione di gravità ha fatto sì che il Consiglio di classe avesse voglia e necessità di parlare di certe situazioni (intervista di gruppo). Coordinare e indirizzare le attività Sempre il d.G.R. indica: “Ogni Istituto professionale ed artistico di Stato con sede nella Regione Toscana realizzerà, nel secondo quadrimestre, in tutte le prime classi, moduli integrativi e attività di sostegno individuale, sulla base di un progetto organico di Istituto finalizzato a ridurre in queste classi l’insuccesso e l’abbandono scolastico”. Perché una progettazione così complessa funzioni è necessario che qualcuno ne curi il coordinamento e lo sviluppo. Si ricorda che gli insegnanti intervistati sono indicati dai dirigenti in base ad una loro attiva partecipazione ai percorsi integrati: questi insegnanti sottolineano la necessità oggettiva di un coordinatore. Semmai il problema è la 171 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 quantità di funzioni che si vorrebbero delegare a tale figura per far fronte alla difficoltà di coordinamento e sviluppo delle attività a progetto. A questa figura sono richieste alcune azioni strategiche, che si cerca di sintetizzare rappresentandole in ordine crescente di complessità. • Informazione e comunicazione: facilitare la trasparenza di ciò che si svolge nella scuola, diffondendo l’informazione e la comunicazione tra tutti gli insegnanti. • Marketing territoriale: svolgere azioni di promozione sul territorio per facilitare le azioni di uscita degli alunni, stage, collaborazione e immagine della scuola. … fare attività anche di promozione del territorio, riposizionare il profilo in uscita dell’Istituto (doc. di scienze). • Sviluppo organizzativo: garantire un’efficiente organizzazione (laboratori, attrezzature, orari, locali, ecc.) nello svolgersi delle attività, quindi rendere operativi gli esiti delle riunioni, fornire strumenti perché dalle idee e dalle riflessioni si passi alle azioni, razionalizzando gli interventi. • Ricerca: mantenere alto il livello della ricerca didattica e pedagogica, il raccordo tra curricolo normale e progetti, presiedere il rischio di appiattire il lavoro in una operatività poco significativa per gli studenti e per la crescita professionale dei docenti. … coordinatori tra scuola e progetto per razionalizzare i lavori (doc. di italiano). Io penso ad un coordinatore che studi le combinazioni tra il percorso curricolare e il progetto, che si relazioni con tutti gli insegnanti, perché altrimenti si corre il rischio di fare dei lavori settoriali e dispersivi (doc. di italiano). • Sviluppo di risorse professionali: valorizzare le diverse competenze dei colleghi, corrispondenti all’assegnazione di conseguenti responsabilità; facilitare la collaborazione di tutti. … non abbiamo avuto il tempo di poterci incontrare e fare equipe tra tutor, esperti e insegnanti (doc. di scienze). Una funzione stabile e di servizio al lavoro degli insegnanti. È questa la condizione perché un lavoro a progetto possa funzionare in un’organizzazione instabile nella presenza e disponibilità dei docenti che si basa su un lavoro strutturato per cattedre orarie basate su discipline separate. Il quadro istituzionale non sembra poter reggere: un coordinatore con queste funzioni non può affrontare i suoi compiti in un regime di volontariato e di discontinuità. 172 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 La buona volontà e non è mai remunerata. Chi ha voglia di farlo, lo fa. E poi è sempre bassa la quota della progettazione nel finanziamento (6%) rispetto ad altre voci (doc. di lingue straniere). Le figure devono avere dei limiti lavorativi, non possono fare troppo. In termini lavorativi, un coordinatore del genere, se lavora dall’inizio dell’anno ha fatto metà del suo lavoro e dovrebbe essere riconosciuto, perché altrimenti c’è una schizofrenia dell’attivismo delle cose. Invece sarebbe necessaria una maggiore professionalizzazione dei ruoli (doc. di italiano). A fronte di queste funzioni auspicate, emerge un modello operativo praticato in alcune scuole che sembra funzionare: una funzione di docente ricercatore che dispone di un’idea, la propone, ne segue lo sviluppo, e facilita la crescita progressiva dei colleghi su quanto emerge dalla pratica. Il modello dovrebbe quindi tendere ad una figura di coordinatore che facilita e valorizza il lavoro di molti, in base alle disponibilità emergenti, e quindi fornisce un servizio, per i docenti impegnati, per lo sviluppo della loro autonomia operativa e l’esercizio di responsabilità. Utilizzare la compresenza in classe per fare ricerca su metodi e contenuti Il progetto può costituire un luogo per fare ricerca metodologica tra insegnanti di discipline professionali e insegnanti delle discipline di base. Una ricerca situazionata nel laboratorio e contestualizzata alla risposta di interesse e approfondimento che emerge dagli studenti. Un luogo nel quale si scopre la reciproca finalità tra apprendimento e produzione, tra teoria e pratica. Deve essere luogo di ricerca metodologica… grazie alla codocenza anche sull’impianto… a partire dalla proposta di laboratorio si devono inserire le materie di base. Si, ad esempio, io mi sono fatta mettere in compresenza alla materia di laboratorio. Passando attraverso il laboratorio, prima si deve comprendere “come e cosa si fa in laboratorio”; nel mio caso, in laboratorio prima osservo per capire come posso inserire la matematica (doc. di matematica). In un primo momento nell’attività di laboratorio osservo, poi, secondo l’insegnante che ho di fronte, alcuni mi aprono un mondo nuovo ricco e pieno di esperienze diverse dalle mie, altri meno, ma sempre vi è un arricchimento per entrambi gli insegnanti compartecipi all’esperienza. Vi è uno scambio situazionale tra insegnanti… Nella compresenza in laboratorio non c’è solo competenza tecnica ma volontà di cambiare, fare didattica, per noi insegnanti di matematica è normale, ma per gli insegnanti di laboratorio è maggiormente importante il momento di produzione (doc. di matematica). La scuola deve fare ricerca. Competenze linguistiche e competenze nella matematica dovrebbero essere maggiormente sviluppate, partendo anche dai laboratori. A partire dai laboratori le discipline devono essere ridotte in aree e le ore professionalizzanti dovrebbero interrelarsi con quelle a carattere teorico. Nel prossimo anno tutte le 34 ore di insegnamento saranno suddivise per 13 discipline diverse e ciò può portare ad una maggiore difficoltà di gestione per l’alunno. Si devono individuare le competenze chiave che devono raggiungere. Il POF è il luogo di connessione tra progetto e curricolo. 173 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Progettazione allargata ma su competenze chiave/base cui ogni disciplina può contribuire. E poi all’interno di ogni singola disciplina il docente deve monitorare la metodica giusta del suo sviluppo (doc. di scienze). Una maggiore cura delle attività in compresenza nei laboratori è anche importante per garantirne la qualità: i ragazzi tendono ad approfittare di situazioni poco strutturate per impegnarsi di meno.: Sono perplessa sulle attività laboratoriali che erano interessantissime ma i ragazzi si sentono in relax, bisogna ripensare a cosa significa fare laboratori (doc. di italiano). Il coinvolgimento nel laboratorio è molto problematico per mancanza di spazi, il livello di attenzione dei ragazzi è basso (doc. di italiano). La progettazione è orientata a cercare idee di attività che richiedano l’applicazione di contenuti di discipline diverse: lettere, disegno e matematica, storia dell’arte e inglese, lettere e matematica, ecc. possono confluire in un’attività. La progettazione dell’attività così costruita diviene una lente di indagine per la ricerca sulla disciplina. 174 Un corso di scrittura creativa con una codocenza fra lettere e disegno professionale, abbiamo cercato di tirare fuori una serialità che possa risultare creativa. Abbiamo utilizzato Calvino con il “castello dei destini incrociati” e l’insegnante di disegno ha utilizzato i disegni di Escher. Quello che volevamo era contestualizzare l’insegnamento in un ambiente più ampio. Lo stesso è stato fatto anche con materie scientifiche come ad esempio la matematica. Anche Storia dell’arte e Inglese sono stati coinvolti, un aggancio fra due discipline distinte e che spesso i ragazzi vedono come due universi lontani (doc. di italiano). La compresenza di docenza, è luogo di ricerca. Io considero l’immagine come linguaggio di comunicazione e come tale devo imparare a leggerla. L’insegnante di lettere può leggerla come contenuto verbale, l’insegnante di matematica guarda oltre l’immagine e studia la struttura che usa la nostra mente per assimilarne il contenuto (doc. di matematica). Nelle codocenze, ad esempio con disegno, la matematica può servire sia per fare proporzioni che per i colori (doc. di matematica). L’esperienza è comunque stata faticosa. Perché abbiamo dovuto rivedere l’insegnamento disciplinare (intervista di gruppo). Abbiamo cercato di trovare argomenti trasversali a più discipline, ne abbiamo discusso anche in Consiglio di classe (doc. di italiano). Si lavora sulla logica (del linguaggio e della matematica). Es.: un’espressione aritmetica deve essere trascritta in modo comunicativo, spiegata in senso letterale, per poi sviluppare la parte comunicativa della matematica (doc. di italiano). Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Tante esperienze importanti, poco conosciute, documentate e valorizzate. Tematiche sulle quali attivare azioni di ricerca Nei rapporti di parere definiti con le scuole, a fronte delle indicazioni operative, sono state evidenziate alcune questioni, espresse in forma interrogativa, esito di posizioni divergenti tra i docenti della stessa scuola. Si cercherà di evidenziarle con il fine di ricondurre gli elementi di contrasto a possibili azioni di ricerca. Alcune questioni ruotano intorno a questioni di didattica, altre sono riferibili a problemi di organizzazione del lavoro. Di seguito analizziamo quelle più ricorrenti e significative per le dinamiche professionali interne alle scuole. Il rapporto tra progetto integrato, programma e piano dell’offerta formativa • È indispensabile seguire il programma? E, per farlo, è utile velocizzare l’insegnamento attraverso lezioni frontali? • Ridurre i contenuti delle discipline vuol dire necessariamente ridurre gli obiettivi formativi? È risaputo: sono le domande cruciali alla base delle discussioni nei Consigli di classe e nelle scelte di didattica di ciascun insegnante. Sostiene un insegnante con riferimento al suo intervento nei percorsi integrati: Rispetto ai metodi adottati svolgo principalmente una lezione frontale poiché siamo costretti a seguire il programma ministeriale, che purtroppo dobbiamo seguire: se potessi, farei lezioni in giardino, cose utili soprattutto per la mia materia di scienze (doc. di scienze). Il conflitto sul vincolo a “dover fare lezione frontale per seguire tutto il programma” è testimoniato da un altro insegnante della stessa scuola che, però, sembra orientato a soluzioni diverse Nel mio caso è impossibile portare avanti il programma. Io ho portato avanti il programma, ma non certo gli studenti che per il 75% non possono seguire. Quindi a cosa serve portare avanti il programma? (intervista di gruppo). La questione, discussa da insegnanti di una stessa scuola, sembra costituire un punto di confronto e accordo importante, perché si possano attivare interventi condivisi. Lo stesso problema, in un’altra scuola, propone un ulteriore elemento di confronto: la questione conoscenze/competenze. Individuare gli obiettivi minimi per molti insegnanti vuol dire ridurre gli obiettivi didattici, per me è invece valutare le competenze minime rispetto ad una metodologia didattica, il processo è davvero diverso (doc. di diritto). In tal modo il progetto integrato si collega a un curricolo progettato per competenze. Permane in ogni caso il confronto concettuale conoscenze/competenze, come si potrà meglio approfondire nel tema su valutazione per competenze, a molti insegnanti non sembra facile chiarire in termini operativi cosa comporti un approccio per competenze. 175 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Così come permane quello tra progetto integrato e programma. Tale questione ritorna centrale nel dibattito sulle strategie didattiche, nelle discussioni sul rapporto tra quantità e qualità degli apprendimenti e la conseguente scelta dei metodi da seguire. Quale approccio alla pratica e alla teoria? Prima la teoria o la pratica? Nel mio insegnamento prima spiego per circa 30 minuti, poi lavoriamo insieme e poi dovrebbero lavorare a casa (doc. di scienze). Il ‘dovrebbero’ limita l’efficacia di questa affermazione. Il percorso integrato può costituire un’opportunità per affrontare in una prospettiva diversa il rapporto quantità/qualità degli apprendimenti. Nei progetti integrati i contenuti sono ridotti e diversi e permettono maggiormente l’espressione dei ‘contenuti’ dei ragazzi. La metodologia d’insegnamento è diversa, meno libri di testo, più dialogo, film, ecc. (doc. di scienze). Tale approccio apre però a un’altra questione: Quale rapporto tra il progetto integrato e il percorso curricolare? Soprattutto nei progetti di quest’anno scolastico che richiedevano il coinvolgimento di tutto il Consiglio di classe. Abbiamo molta confusione su questo rapporto, avevamo capito che questo progetto integrato di 90 ore aveva degli obiettivi suoi, definiti e distaccati dal percorso curricolare e che doveva essere indirizzato solo ai ragazzi a rischio di dispersione. Poi abbiamo invece deciso di estenderlo a tutta la classe, con due insegnanti in co-presenza che seguono lo sviluppo del progetto (intervista di gruppo). In sintesi, mentre si mantiene la ricerca di come integrare il percorso integrato nel curricolo “normale”, sembra che l’estensione a tutta la classe del progetto integrato abbia amplificato il confronto tra gli insegnanti sulle metodologie di insegnamento, sul rapporto tra quantità e qualità degli apprendimenti, su come garantire che tutti svolgano al meglio i riferimenti previsti nelle materie scolastiche, sul raccordo tra discipline diverse. Permane la questione di riconvertire l’approccio conflittuale in chiave evolutiva, di crescita professionale e di ricerca didattica. L’utilizzo dei percorsi integrati per i corsi di recupero • È opportuno utilizzare il progetto per le attività di recupero? • Le attività di recupero sono efficaci? Alcune scuole hanno utilizzato i percorsi integrati per svolgere corsi di recupero, scelta non sempre condivisa tra i docenti. 176 Con l’intervento della Regione quest’anno abbiamo ampliato un’attività – il riferimento è ai corsi di recupero – che facevamo già… un percorso di studio assistito non rigidamente per classe, ma che consentiva di sostenere quelli più deboli (intervista di gruppo). Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Alcune scuole hanno investito in percorsi di recupero disciplinare facendo emergere posizioni diverse tra gli insegnanti sulla opportunità o meno di utilizzare i finanziamenti per i corsi di recupero. Spesso la questione è posta in termini diversi: i corsi di recupero non sembrano utili per combattere la dispersione scolastica e l’insuccesso degli alunni a scuola. Per quanto riguarda le attività di recupero… io credo che rappresenti una scelta del Consiglio di classe e della motivazione ed esperienza del corpo docente. Ma non ha una vera e propria funzionalità all’interno di un progetto contro la dispersione scolastica, perché se sono rimasti indietro con lo studio non serve insistere con lo stesso metodo di studio che hanno rifiutato (doc. di italiano). Quelli ad esempio che hanno molti debiti vedono queste attività come una seconda chance che consente di loro di avere un secondo punto di vista, un’ulteriore possibilità e in un contesto completamente diverso (doc. di discipline professionali). Il problema sembra in parte risolto, o meno conflittuale, in quelle scuole che hanno optato per corsi di recupero svolti con il contributo di professionisti esterni. La rottura del gruppo classe in gruppi di livello • Suddividere la classe per gruppi di livello in base all’andamento scolastico e al comportamento? • Prevedere la costruzione di gruppi con impianto più professionale e gruppi con impianto più disciplinare o lavorare su tutta la classe? • Come gestire la ricomposizione del gruppo a seguito del lavoro per livelli? • Comporre gruppi misti per cultura di provenienza? Gli insegnanti sperimentano modi diversi per riorganizzare la classe in gruppi di lavoro, con politiche socioeducative dagli effetti diversi, applicate anche da insegnanti che operano nella stessa classe. Le indicazioni della Giunta Regionale sui percorsi integrati hanno avviato discussioni tra insegnanti sulla opportunità o meno di comporre gruppi di livello, che poi, in alcuni casi, si sono anche tradotte in scelte condivise di scuola. Dalle linee guida del d.G.R.: “Ogni Istituto professionale ed artistico di Stato con sede nella Regione Toscana realizzerà, nel secondo quadrimestre, in tutte le prime classi moduli integrativi e attività di sostegno individuale, sulla base di un progetto organico di Istituto finalizzato a ridurre in queste classi l’insuccesso e l’abbandono scolastico”. E ancora “… Per sottolineare la pari dignità tra i segmenti di percorso proposti per i ragazzi delle prime classi, occorrerà evitare, per i ragazzi che avessero già espresso l’interesse a frequentare i successivi corsi regionali di formazione professionale biennali, il raggruppamento in classi ad essi specificamente dedicate”. 177 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Inizialmente portavamo avanti la classe in parallelo, io utilizzavo il tempo per le interrogazioni, perché non ho abbastanza tempo, con il progetto mi vanno via 28 ore, poi ho ripreso a spiegare, il fatto che per 28 ore la classe sia divisa è un problema (doc. di italiano). Le diverse modalità di organizzare il gruppo classe deriva da decisioni di singoli insegnanti o piccoli gruppi di insegnanti e, spesso, è l’esito di una aggregazione quasi casuale. Il gruppo di livello è stato costituito in quelle scuole in cui i progetti integrati: sono stati utilizzati prevalentemente come attività di recupero scolastico, oppure, sono stati proposti a studenti che ne facevano richiesta, alcuni già durante l’iscrizione alla scuola, e mirati ad attività di orientamento. In altri casi il gruppo di livello costituisce una soluzione organizzativa mista con altre modalità di suddivisione della classe. La motivazione che giustifica la divisione della classe in gruppi di livello è anche l’alto numero di studenti per classe: Il lavoro di divisione della classe è utile anche se si creano buoni e cattivi. La dispersione è molto alta, le classi sono numerose (doc. di italiano). Le classi sono numerose (30 ragazzi), con problematiche (disciplina, attenzione). Nel gruppo “recupero” sono circa 10 (doc. di matematica). Dividendo al classe si lavora meglio. Sono ragazzi con tante lacune precedenti, dalle scuole medie ed anche elementari (doc. di matematica). Il giudizio degli insegnanti che hanno diviso la classe offrendo percorsi mirati solo a un gruppo di alunni con maggiori difficoltà è ambivalente: alcuni lo ritengono una necessità, il male minore per affrontare classi numerose, con la presenza di alunni difficili. Altri sottolineano come, di fatto, la separazione dei percorsi rende poi problematico il rientro nel gruppo classe che nel frattempo ha proseguito per altre vie, quindi non sono intenzionati a riproporlo. Una volta che loro fanno la scelta dei percorsi integrati ed escono dalla classe vi è un problema di rientro, con un destino finale deciso, ossia che quando i ragazzi fanno questa scelta è poi difficile che rientrano a scuola (doc. di matematica). Io ho avuto delle ore mie prese dal progetto, in cui 10 ragazzi uscivano e questo ha complicato la mia attività (doc. di discipline professionali). Difficile per gli insegnanti controllare gli effetti di una divisione della classe in gruppi di livello. Un terzo gruppo riconosce praticabile la via dei gruppi di livello solo a patto che sia inserito in un percorso che cominci con il lavoro in classe, preveda gruppi separati di approfondimento di tematiche diverse, se pur composto in base alle abilità e bisogni dei partecipanti, ritorni poi alla classe con gli esiti del lavoro svolto. 178 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Importante è lavorare con gruppi costruiti dall’inizio, per modellarli per interessi e poi dopo per livelli (doc. di scienze). Se si sviluppa l’attività professionale coinvolgendo tutta la classe il progetto funziona, quando si separa l’alunno a rischio dal resto della classe e si tende troppo ad isolarlo, è più difficile svolgere un’azione educativa (doc. di italiano). Questo terzo caso non sembra facilmente praticabile nei percorsi per il recupero disciplinare. Gli insegnanti di molte scuole non condividono l’organizzazione per livelli. Sono contraria ai gruppi per livello, dal punto di vista della divisione, si possono recuperare cose diverse stando insieme e valorizzando l’apprendimento tra pari (doc. di italiano). Sono stati realizzati gruppi misti di livello, per formare la classe come gruppo in sinergia, per fare in modo che tutti siano in grado di dare una mano all’altro (doc. di italiano). Quando arrivano qua, i ragazzi sono così individualisti che ipotizzare di lavorare per livelli vorrebbe dire rafforzare maggiormente questo aspetto che non fa del bene allo stare in classe (doc. di discipline professionali). La valutazione delle competenze • È possibile e opportuno valutare le competenze trasversali e comportamentali? • La valutazione delle competenze parte dall’alunno o dalle discipline? Fa riferimento ad apprendimenti disciplinari oppure per aree disciplinari? • Spetta solo agli insegnanti occuparsi di certificazione? La valutazione degli apprendimenti è un’altra delle questioni che, al pari di quella metodologica, impegna il confronto tra i docenti. Interessa i percorsi integrati sotto diversi punti di vista. Come per il caso della metodologia, i progetti integrati hanno amplificato il confronto tra insegnanti sul tema della valutazione delle attività. Gli effetti positivi del lavoro dei progetti sugli alunni sono evidenti, anche se una valutazione esplicita degli esiti appare complessa. Spesso si demanda la valutazione degli apprendimenti alle ore disciplinari curricolari, che quindi apparirà implicita rispetto al lavoro svolto nei progetti e, di conseguenza, per gli alunni. Pensavo di effettuare una verifica strutturata a fine corso, relativa sia al livello di conoscenze acquisite che al gradimento degli alunni. Comunque, al di là della verifica, il miglioramento lo vediamo in itinere ed andrà a migliorare la valutazione del secondo quadrimestre (doc. di discipline professionali). Trasversalmente alle discipline molte scuole già valutano i miglioramenti, in modo esplicito e formalizzato attraverso un giudizio: nel livello di attenzione, nella partecipazione, nelle capacità relazionali e sociali. 179 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Non c’è stata una valutazione su contenuti ma abbiamo fatto compilare una scheda con quesiti relativi all’attenzione e partecipazione dei ragazzi (doc. di matematica). I risultati sono soprattutto dal punto di vista qualitativo non solo sulla materia ma sul modo di relazionarsi agli altri (intervista di gruppo). Le attività possono anche costituire un’occasione di metavalutazione, di orientamento all’autovalutazione. Il bilancio delle competenze scolastiche avviene attraverso una tabella con pagelle e pagelline, con due prospetti che indicano realtà e relativa percezione dei ragazzi. I ragazzi nel percorso integrato acquistano consapevolezza del loro modo di apprendere imparando ad imparare… (doc. di scienze). A volte prevedono l’intervento di più soggetti, una valutazione a più voci. Spesso la valutazione è resa più esplicita perché collegata alla presentazione pubblica di prodotti realizzati, oppure perché esito di un’osservazione partecipata dei comportamenti assunti in attività esterne alla scuola. Si sta ipotizzando una valutazione di comportamento sulle regole, ecc… Sì è importante, molto, perché manca il momento di attenzione (doc. di scienze). Questa affermazione riassume la preoccupazione di molti docenti: ciò che è importante perseguire deve essere anche sottoposto a valutazione. La valutazione degli apprendimenti degli alunni che partecipano alle attività, ai laboratori, alle visite guidate, che lavorano in gruppo, realizzano prodotti manuali o intellettuali, sperimentano comportamenti pro-sociali richiama la problematica della valutazione di competenze. Valutare le competenze degli alunni non è facile per gli insegnanti. Mancano riferimenti. Gli standard formativi minimi o le competenze chiave per l’apprendimento permanente non sono un riferimento conosciuto. Il problema è che gli standard formativi non li conosce nessuno, nessuno li ha studiati (doc. di italiano). Più conosciute le competenze linguistiche utilizzate a livello europeo. Difficile argomentare una descrizione comune di competenze, tra insegnanti, che risulti significativa. Nell’esperienza dei docenti c’è il rischio di un utilizzo semplificante delle liste di competenze, il vissuto di un approccio troppo “burocratico”. 180 Passare dai voti alla valutazione delle competenze è un salto abissale; e occorre tenere presente che attualmente è vissuto come un problema soprattutto burocratico (doc. di scienze). Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Il passaggio dai voti alle competenze richiede un’impostazione flessibile e dinamica del curricolo, centrato sulle attività, con le discipline al servizio delle attività e non viceversa. All’interno dell’attività di progetto si dovrebbe intravedere come intervengono le discipline e come si sviluppano le competenze, e ciò si può estendere all’impianto curricolare delle discipline (percorso di fecondazione) (doc. di scienze). D’altronde attività troppo brevi non consentono lo sviluppo di competenze significative, che invece, richiedono percorsi curricolari lunghi, che integrino le attività a progetto con il curricolo disciplinare: Secondo me quattro incontri per valutare le competenze sono troppo pochi. Forse altre attività ci consentiranno di valutare in modo più facile. Come ad esempio quelle in cui è previsto di fare un prodotto (produzione video) (doc. di italiano). Gli insegnanti dei professionali hanno già provato a valutare le competenze nei percorsi di terza area e l’operazione non è stata facile. La difficoltà è ancora più evidente nel valutare competenze trasversali, più legate ai comportamenti: c’è l’attenzione a non invadere piani troppo personali che poi risultano di difficile gestione. Per me una valutazione separata sarebbe una valutazione di crescita, per lavorare poi maggiormente sulle competenze trasversali e sociali che hanno oggi un’importanza fortissima. Aiuterebbe il lavoro di classe in una prospettiva educativa (doc. di discipline professionali). Sulla valutazione delle competenze trasversali non condivido molto, perché un ragazzo può saper lavorare in gruppo anche indipendente dalla materia disciplinare (doc. di matematica). Si corre il rischio di classificare e catalogare gli alunni in maniera sbagliata e ciò può essere riduttivo (doc. di italiano). Più in profondità si teme di colludere con la richiesta che proviene proprio da quei ragazzi che non assumono comportamenti responsabili: La vedo una questione difficile e delicata. I ragazzi hanno molto desiderio di farsi valutare anche rispetto le competenze trasversali, forse è segno di maggiore debolezza che di responsabilità (doc. di italiano). I ragazzi sono molto sensibili sul discorso del voto, se percepiscono il progetto come attività scolastica sottoposta a valutazione serve come stimolo ulteriore, anche se l’approccio è sbagliato, sono gli stessi ragazzi che lo richiedono (doc. di discipline professionali). A fronte di queste perplessità molti insegnanti ritengono importante valutare le competenze trasversali, anche se difficile, con l’obiettivo di trovare strumenti per migliorare i comportamenti degli alunni. 181 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 La valutazione delle competenze trasversali è difficile perché non abbiamo “armi”, l’unica arma che io utilizzo è il meccanismo del voto, il comportamento influisce sul voto della materia, è l’unica forma di condizionamento che ho perché i ragazzi non sono seguiti dalle famiglie, e i ragazzi non si preoccupano molto se prendono note disciplinari, rapporti o sospensioni (doc. di italiano). C’è anche discussione sull’opportunità di nascondere la valutazione delle competenze trasversali dentro il voto sulla materia. Io ho dato un voto a tutte le esercitazioni, per motivare i ragazzi. Ogni ragazzo ha fatto quattro esercitazioni, il voto che rimane fa media con la materia (intervista di gruppo). Interessante la questione che pone un insegnante: Come valutare le competenze che gli alunni non possiedono, le competenze “negative”? Quando si scrivono le competenze (compiliamo moduli sulle competenze acquisite che ci sono stati dati) sono sempre dichiarazioni in positivo (tutta la verità non la scrivo) (intervista di gruppo). Insomma, la valutazione è un’operazione complessa: richiede la progettazione di attività formative complesse, l’accordo tra i docenti nei contenuti e nelle responsabilità, il contributo dello stesso studente e degli esperti esterni che intervengono nella scuola. Laddove si valuta si fa utilizzando una documentazione di supporto già definita in fase di progetto (schede e questionari), discussioni o temi in classe sulle esperienze svolte fuori della classe e viceversa, riflessioni durante stage e visite guidate sulle lezioni svolte nei laboratori scolastici, ma soprattutto sembra importante valutare gli apprendimenti attraverso i prodotti realizzati; in tutti i casi, per valutare, è necessario progettare e organizzare le attività in modo da prevederne il controllo degli esiti emergenti. Secondo me questi moduli sono strutturati in modo chiaro, permettono anche un’autovalutazione finale ed immediata per gli alunni. Ogni materia si può ritrovare nei moduli proposti. L’importante è programmare bene l’azione di valutazione, devono essere ben chiari gli obiettivi da raggiungere non solo ai docenti ma soprattutto agli allievi. Il non sapere “dove si va” è negativo, tutto deve essere ben chiaro e definito (doc. di discipline professionali). In conclusione, sembra che, a monte al tema della valutazione delle competenze e in particolare delle competenze connesse ai comportamenti degli alunni, permangono questioni di fondo che devono essere chiarite nelle pratiche didattiche dei docenti. Alla difficoltà nella valutazione delle competenze si aggiunge il problema di garantire agli alunni una certificazione utilizzabile e socialmente significativa. Le indicazioni del d.G.R. sembrano ancora lontane dall’essere praticate in una prospettiva di sistema. 182 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 I passaggi tra sistemi sono stati regolati con l’accordo sancito in sede di Conferenza Stato-Regioni del 15 gennaio 2004, per la definizione degli standard formativi minimi relativi alle competenze di base nell’ambito dei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale. Il successivo accordo quadro ratificato in sede di Conferenza Unificata in data 28 ottobre 2004, relativo a “certificazione finale ed intermedia e riconoscimento dei crediti formativi”, ha creato le basi per un’effettiva certificazione delle competenze e un reciproco riconoscimento di crediti tra sistemi ed è stato recepito dalla Regione Toscana con atti del Settore FSE e Sistema della formazione e dell’orientamento. Il sistema regionale delle competenze prevede attualmente l’adozione di specifiche procedure e apposita modulistica per la certificazione delle competenze all’interno dei percorsi sperimentali e per il loro riconoscimento come crediti in ingresso al momento della richiesta di inserimento in un diverso percorso” (d.G.R. citato). Due scuole su 17 utilizzano lo strumento di certificazione previsto dall’Accordo Stato-Regione (modello B). Altre scuole hanno come riferimento strumenti di certificazione connessi alle qualifiche regionali o nazionali. Altre ancora, anche insieme a scuole partner del progetto, definiscono propri modelli per la certificazione delle competenze. Si riconosce l’importanza di dotare, soprattutto gli alunni che lasciano la scuola, di una certificazione delle competenze acquisite nello svolgere le attività. Ma quale è la legittimità, il valore sociale di strumenti di certificazione diversi dalle pagelle? Quale la congruenza tra lo strumento e il suo uso significativo nelle pratiche di insegnamento/apprendimento? Alcune scuole hanno avviato percorsi di certificazione della qualità dei servizi didattici al fine di rendere visibile la coerenza tra pratiche didattiche e certificazioni, quindi assegnando maggiore valore ai certificati rilasciati per gli studenti. Sono esperienze isolate, non riconducibili a sistema. Ci si chiede anche se spetti alle scuole definire gli strumenti di certificazione. Il raccordo con gli esperti esterni • La figura dello psicologo serve? Se sì come far percepire la sua utilità ai ragazzi? • Come facilitare l’intervento in casi di alunni in condizioni di particolare difficoltà che non sono interessati a discutere con lo psicologo? • La scuola fa meglio da sola? Di cosa ha bisogno un alunno dei professionali? Le valutazioni degli insegnanti sul valore dell’intervento degli esterni è diversificata e dipende prevalentemente dalla qualità dell’intervento e dal modo con cui si costruisce la relazione tra questi e la classe. Il progetto dipende da chi ti trovi davanti: positivi i risultati degli esperti che sanno lavorare sulla fiducia, fondamentale la professionalità degli esperti, per garantire la qualità dell’ascolto ai ragazzi (intervista di gruppo). 183 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Troppi insegnanti lamentano l’assenza di coordinamento, la scarsa cura nella gestione della relazione tra interni ed esterni, soprattutto nel caso di interventi di sostegno individualizzato. Spessissimo i docenti sono stati fatti uscire dagli esperti esterni senza saper cosa veniva fatto (doc. di italiano). C’è bisogno che vi siano delle testimonianze ma devono essere legate agli interventi dei docenti della classe (doc. di lingue straniere). Non so bene cosa fa l’orientatore e quindi mi è difficile poter suggerire dei possibili collegamenti (doc. di discipline professionali). Spesso gli interventi degli esterni sono svolti con i ragazzi da soli, invece suggerirei che ci fossero anche i docenti, magari decidendolo insieme su alcuni casi specifici e su alcuni tipi di lavoro (doc. di matematica). Il disagio è evidente, ma emerge solo in alcune scuole. Come solo in alcune scuole ci si pone la domanda: ma la figura dello psicologo serve? Il ruolo dello psicologo… Molti – il riferimento è agli alunni – vanno solo per perdere tempo. Per i genitori poi andare dallo psicologo è perché il ragazzo è malato. Spesso il suo intervento fa più danno che bene, meglio intervenire su tutta la classe (doc. di italiano). Il giudizio sembra condizionato dalla qualità nella gestione della relazione singolo-classe. Altri insegnanti sembrano apprezzare. Va bene. Ci ha anche accompagnato nelle uscite fuori, osserva le dinamiche e supporta noi sulle dinamiche che osserva… Intervenire prima sul gruppo per poi fare interventi individuali (doc. di scienze). Molte altre le situazioni che rendono l’intervento positivo: la collaborazione con i docenti, l’accento sugli aspetti orientativi e di sviluppo dell’autoconsapevolezza, il sostegno alle difficoltà di apprendimento, l’elaborazione delle dinamiche in classe, e, solo per ultimo, il supporto clinico. Permangono anche problemi di gestione organizzativa al fine di facilitare l’intervento proprio sugli allievi che ne hanno più bisogno, ma che si dimostrano più ostili. Più in generale sembra importante che si discuta sul valore degli interventi degli esterni, fondamentale per sostenere gli alunni e strutturale rispetto al curricolo. 184 Ci sembrava un controsenso far uscire le risorse che erano a disposizione della scuola, anche perché ci sentivamo in grado di fare da soli. Inoltre le risorse sono scarse e abbiamo bisogno di materiali per le attività (intervista di gruppo). Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 In molti casi alla domanda “Avete rapporti con agenzie formative?” alcuni insegnanti rispondevano “Noi siamo Agenzia formativa”, evocando al lavoro degli insegnanti il compito di ricoprire professionalità diverse. C’è da sottolineare che, con una lettura più in profondità delle interviste, questa indicazione di autosufficienza è sostenuta da due problemi: uno relazionale di gestione delle dinamiche interne tra i docenti che gli esterni possono mettere in discussione, l’altra organizzativa causata dalla difficoltà a gestire lo scambio tra interni ed esterni. L’organizzazione della codocenza • Ma la codocenza a quali condizioni funziona? • Come monitorarne gli esiti? • Come coinvolgere i docenti non disponibili? • Come renderla un’attività a sistema? Molte attività sono svolte utilizzando due insegnanti in parallelo nella stessa ora di lezione. Quanto estratto da un’intervista di gruppo rappresenta il livello della discussione presente in molte scuole sul tema della codocenza: Per noi la codocenza non è stata una esperienza così positiva – sostiene un docente – e devo dire sono dispiaciuta che non vi sia stato modo di intervistare i ragazzi della mia classe perché per molti miei studenti non è risultato così semplice. Ma sicuramente per loro a differenza dei professori la codocenza è stata da un punto di vista umano molto interessante (intervista di gruppo). Capisco – dice un altro docente – quello che vuoi dire, ma è anche vero che per una cosa così semplice come la codocenza ed anche così importante per lo sviluppo di capacità relazionali e di analisi da parte degli studenti, tanti insegnanti non sono così interessati e disponibili a farlo (intervista di gruppo). Io ho trovato solo tre colleghi disponibili a fare codocenza (intervista di gruppo). Si ricorre a codocenze elettive in cui i docenti si scelgono oppure a compresenze quasi casuali, perché debbono essere realizzate in un orario già strutturato. Sembra ci sia la necessità di una riflessione organica che proponga le compresenze all’interno di un modello organizzativo significativo, professionalmente strutturato e protetto dal punto di vista relazionale. Andrebbe studiata la codocenza perché si dovrebbe avere un’ottica comune per un lavoro in team. Si deve quindi finanziare la progettazione di una codocenza (doc. di discipline professionali). Una volta strutturato un team si potrebbe pensare a una successiva e continuativa attività formativa (doc. di discipline professionali). 185 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 In tutte le scuole si sottolinea l’importanza dei percorsi integrati come occasione di ricerca interdisciplinare tra i docenti e la codocenza è uno strumento situazionato che, nei casi in cui funziona, rende la ricerca significativa per lo sviluppo di innovazione didattica all’interno della scuola. 5.5 Il punto di vista di DSGA e referenti amministrativi sui percorsi integrati Sono stati 14 i Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA) intervistati e 3 gli assistenti amministrativi. Determinanti i loro contributi sui temi della qualità della progettazione e del rapporto con gli esterni. Contributi elargiti sempre con molto interesse e partecipazione. I primi due punti sembrano indicare elementi di qualità emergenti, gli altri le situazioni più problematiche. La relazione con gli esperti esterni e le Agenzie In alcune scuole si comincia a costruire una rete stabile con il territorio e le agenzie formative. Con il progetto il rapporto con gli esterni si è perfezionato, forte dell’esperienza passata, abbiamo registrato una maggiore autonomia rispetto a prima, autonomia all’interno del progetto pur in piena condivisione con altri istituti che hanno aderito alla rete, creando una gestione uniformata e procedure complessive; mentre in passato quest’aspetto era più complicato perché il soggetto capofila diramava le direttive, le disposizioni della Regione e Provincia erano già direttive, mentre questo anno lo abbiamo programmato insieme, dall’uscita del bando che abbiamo diffuso in modo più capillare (centri per l’impiego e Provincia); costruire insieme il progetto, la coprogettazione è una evoluzione rispetto a prima, importantissima rispetto agli altri anni. In altre scuole il progetto di questo anno scolastico ha rallentato la collaborazione. L’anno scorso avevamo costituito un ATS (Associazione Temporanea di Scopo) tra gli istituti. Quest’anno il progetto era obbligatorio ma la rete non è stata fatta. All’inizio un’agenzia ci aveva proposto di aiutarci ma siccome noi siamo stati accreditati e qualificati come agenzia formativa dobbiamo lavorare per mantenere l’accreditamento e abbiamo deciso di non avvalerci di agenzie esterne. Si riconosce il valore della collaborazione in generale. La collaborazione con i privati e altre realtà del mondo del lavoro aiuta molto l’organizzazione scolastica a confrontarsi e a crescere. A volte si chiede aiuto anche per gli aspetti amministrativi. 186 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Abbiamo sempre svolto i progetti integrati, dal primo progetto del 2003, a volte ci siamo suddivisi alcuni corsi, a volte a carico dell’agenzia formativa anche l’organizzazione, a volte invece svolgiamo tutta l’amministrazione e organizzazione noi. Meglio che ci sia l’agenzia formativa, perché la scuola non ha tempo per svolgere queste attività. Se non ci fosse l’agenzia formativa per noi sarebbe un problema sinceramente, perché la scuola è grande, le cose da fare sono molte e un supporto è necessario. Sebbene siamo anche agenzia formativa, abbiamo bisogno di supporto, anche per problemi di organico e di alto turn over di persone nel reparto amministrativa. In alcuni casi è preferibile un raccordo con singoli piuttosto che con agenzie. Dipende dal tipo di progetto. Si preferisce contattare e lavorare con i singoli, specialmente se si tratta di professionisti conosciuti, piuttosto che con un intero pacchetto confezionato, fornito da un’agenzia. In teoria si potrebbero affidare interamente all’esterno alcune attività, in realtà preferiamo collaborare con professionisti, partners esterni, agenzie formative, ecc. Ci affidiamo a partners conosciuti per alcune attività per le quali il nostro istituto non è accreditato. La chiave della scelta sembra essere il rapporto fiduciario tra scuole ed esterni. È poi importante molto il rapporto umano, la disponibilità a risolvere i problemi insieme, una forma molto consulenziale. Alla scuola manca la conoscenza della normativa, non è male saper di non sapere. Soggetti che siano disposti a conoscere la cultura organizzativa della scuola e le sue problematiche. Noi difficoltà non ne abbiamo avute, sempre che le persone siano disponibili anche ad imparare i nostri meccanismi che sono più burocratici e i loro sono più snelli e con l’agenzia formativa Percorso di Lucca abbiamo trovato dei buoni partners. Auspicato un rapporto più stabile soprattutto con i CFP. Dovrebbe instaurarsi un rapporto costante con i CFP, che attualmente è poco frequente. Sicuramente anche questi progetti, con attività di orientamento, aiutano la prosecuzione o l’inserimento con i CFP. In sintesi, l’esperienza dei progetti integrati sembra importante per fornire un buon servizio agli alunni, per acquisire una cultura della progettazione di istituto sempre più efficiente ed efficace, cultura che può anche essere estesa alle attività ordinarie. Le direzioni di miglioramento sono da interpretare in una maggiore stabilizzazione delle prassi operative che richiedono la collaborazione con soggetti esterni e una valutazione più attenta dei risultati conseguiti. 187 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Co-progettare con i docenti Ancora non consolidate le modalità di co-progettazione tra docenti e personale amministrativo: Avete partecipato a una progettazione degli interventi? No, questo è stato un aspetto di criticità. Addirittura non è stato considerato il personale collaboratore scolastico, chiamato a manifestazioni protrattesi per un tempo più lungo di quello normale, quindi era importante pensare ad un compenso ulteriore. Lo sbaglio iniziale è stato di non coinvolgere tutto il personale. Il rischio è di rendere secondario l’aspetto amministrativo che è garanzia di un buon funzionamento dei progetti. Permane una cultura della scuola che tende a separare i diversi aspetti, quello didattico, amministrativo e finanziario: Non che le mie competenze debbano andare a incidere sui contenuti del progetto, ma è molto importante che le scelte di certi argomenti, come la modalità di trattare certi contenuti, siano conseguenza di una conoscenza diretta degli aspetti finanziari. È utile che si possa partecipare alla progettazione come personale amministrativo, perché si uniscono due mondi, quello didattico e quello amministrativo, e diventa utile incrociare le competenze; per esempio chi ha progettato non aveva chiaro il trattamento retributivo del personale esterno, perciò sono venuti fuori piccoli discosti dati dall’ignoranza in materia, che il personale amministrativo poteva risolvere. Per altri è importante proteggere la separazione dei ruoli, o anche proteggersi da lavori straordinari. Bisogna sempre tenere conto dell’impatto delle novità su ognuno di noi, molti operatori preferiscono non farsi coinvolgere per timore di dover affrontare un maggiore carico di lavoro. Crede che ci debba essere il suo apporto, o quello dell’amministrazione, nella fase di progettazione? Penso di no, viene stabilito un bilancio con le ore che deve fare ciascun insegnante o esterno. La stesura del progetto la cura l’agenzia formativa insieme al gruppo d progetto della scuola. Esistono disponibilità diverse: laddove c’è la disponibilità la risorsa amministrativa è importante anche per orientare il progetto. Alcuni dipendenti, sia Amministrativi e Tecnici che Collaboratori si rivelano una risorsa entusiasta e veramente importante. Alcuni di essi propongono proprie belle idee, che potrebbero essere realizzate. Diffusa la consapevolezza che una buona riuscita del progetto comporti una condivisione degli obiettivi tra i diversi portatori di interessi, anche il personale ausiliario. 188 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Posso fare una considerazione mia: l’impressione che ho è che spesso questo tipo di progetti è vissuta come calata dall’alto, più che essere una spinta. Non sono vissuti questi progetti, dovrebbero avere una condivisione di vari soggetti, la parte amministrativa, organizzativa, l’utenza e la docenza con una condivisione degli obiettivi. Ogni settore tira a sé e gli altri settori seguono un po’ con difficoltà. La consapevolezza della presenza di un progetto potrebbe rafforzare la scuola, per l’immagine stessa della scuola, non ultimo il territorio. La percezione di un buon iter progettuale da parte degli alunni può aiutare il percorso scolastico degli stessi. La figura del collaboratore scolastico (bidello) dovrebbe capire come poter agire con i ragazzi grazie ad un’azione educativa. La diffusione dell’informazione sul progetto è strategica grazie alla distribuzione del lavoro. Il personale ha bisogno di sentirsi coinvolto in un progetto. Anche perché si tratta di personale sempre presente nella scuola con contatti frequenti con gli studenti. È interessante il mio coinvolgimento anche con gli allievi, ragazzi che, spesso più volte ripetenti o provenienti da altri istituti, richiedono e ottengono anche dal personale tecnico-amministrativo un valido rapporto umano. I ragazzi diversamente abili inseriti nel progetto, per esempio, ci fanno partecipi dei loro lavori e dei loro progressi di apprendimento ecc. vengo spesso coinvolta con richieste varie di aiuto e consigli da parte dei docenti, personale ATA coinvolto, alunni e genitori degli alunni ecc. La collaborazione già avviene in alcune scuole, ma va regolata con momenti di lavoro strutturati e posti in momenti strategici per il controllo dei progetti avviati. La collaborazione fra amministrativi e docenti? Come metodologia, è una prassi consolidata, ogni progetto è affidato, dal punto di vista amministrativo, ad un referente della segreteria, e poi vediamo a chi è necessario affidare altre mansioni e attività, questo per ogni progetto. Servono dei momenti di incontro, magari collegiali e trasversali dove far partecipare tutti i soggetti. Anche la direzione del corso dovrebbe svolgere con noi almeno un incontro al mese. La co-progettazione è garanzia di qualità del progetto, occasione per apprendere a progettare meglio, per poi estendere queste competenze alle altre attività scolastiche. Il lavoro gestionale-amministrativo dei progetti procede speditamente se la progettazione, fin dall’inizio viene impostata correttamente, con il piano economico ben studiato e ben correlato con le azioni da intraprendere. Fin dalla fase progettuale iniziale, è utile che tutte le parti interessate alla attuazione concorrano e supportino lo staff di progetto. 189 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 la coprogettazione aiuterebbe anche nel saper fare un progetto da tutti i punti di vista. Si lavora in comunione, quindi il progetto – se coprogettato – aumenta prestigio sia di immagine che di riuscita, sia all’esterno che nei confronti dei ragazzi e delle famiglie. In pratica tutto il lavoro che viene svolto nella scuola, anche curricolare, potrebbe percorrere un iter simile a quello dei progetti (analisi del contesto, modelli organizzativi, programmazione, collegiali e verificabilità). Ci si rende conto di quanto sia… importante che i ragazzi capiscano che c’è una scuola che lavora per loro, e non solo gli insegnanti. Valutare gli esiti dei progetti e acquisire cultura della progettazione integrata Un suggerimento forte e ricorrente dai DSGA: monitorare e valutare l’andamento dei progetti Io penso che uno strumento molto valido sarebbe il monitoraggio costante dello stato di avanzamento del progetto partendo dalla singola classe per poi arrivare alla complessità del progetto, anche al fine di superare l’eccessiva frammentazione del progetto nelle varie classi. La resa spesa-benefici di questo progetto è difficilmente quantificabile. Occorre cercare di capire qual è il grado di soddisfazione dell’utenza… non si fa l’operazione di richiesta di un controllo di validità sull’efficacia del lavoro svolto. Non sempre un progetto riscuote il successo alla sua origine e neppure un consenso espresso in maniera diffusa, è necessario, quindi, tenere conto dell’impatto che le novità hanno sull’intera comunità scolastica e calcolare le resistenze che si incontrano durante la fase di realizzazione. Un adeguato sistema di monitoraggio, di verifica e valutazione sui risultati, sugli esiti, secondo la regola della chiarezza, può aiutare a introdurre delle utili innovazioni e soluzioni di sensibilizzazione, formazione, ricerca operativa in cui coinvolgere sia gli insegnanti che gli studenti anche quelli non direttamente coinvolti nel progetto. La valutazione dei risultati quello della efficienza, e quello della efficacia implicano la risposta alle domande se potevano essere ottenuti gli stessi risultati con minori costi in termini economici e di impiego di risorse umane e se gli obiettivi che erano stati fissati sono stati raggiunti. I risultati della valutazione permettono di capire se si è lavorato bene o se si sono commessi degli errori. Così come è opportuno progettare e verificare le attività svolte in codocenza. 190 Nelle codocenze il compenso al docente è di 41,23 euro. Ogni 2 ore di insegnamento viene calcolata 1 ora di progettazione. Quindi il lavoro del Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 docente non è solo quello frontale in aula. Prima della codocenza ci si deve riunire ma ciò non accade. Si deve controllare l’esito per migliorare il nuovo lavoro. Certezza dei tempi, delle procedure e dell’organizzazione Occorre iniziare a progettare prima possibile. Prima dell’estate, prima che la scuola inizi, con la definizione chiara degli obiettivi e della metodologia. Credo che per la progettazione serva almeno un mese, prima dell’inizio della scuola, con lo scopo di integrarlo con il percorso curricolare. Se il lavoro della scuola si accavalla nello stesso periodo la gestione dei progetti è quella che ne risente di più. A volte il problema è di organizzarsi meglio. Altre problematiche interessano l’organizzazione complessiva dei progetti: • il susseguirsi di dirigenti diversi; • l’incertezza delle procedure; • cambiamenti in corso d’opera che vanificano i lavori già avviati. Più all’interno della scuola, è necessario pianificare meglio le risorse c’è un deficit nella pianificazione di strutture/locali/orari/attrezzature necessarie al progetto. e curare la diffusione dell’informazione e valorizzare ruoli e funzioni. Esiste una percezione diffusa del valore e del senso di tali progetti per gli alunni e della mission degli istituti professionali. Uno dei meriti di questa scuola è che non esclude. La scuola ha una forte missione sociale di inclusione. 5.6 Il punto di vista degli studenti sui percorsi integrati Le considerazioni che seguono, riassumono alcuni degli aspetti significativi emersi nelle interviste realizzate con gli studenti del primo anno dei professionali. Due scuole: quella “normale” e quella dei progetti Gli studenti ritengono centrale la dimensione pratica, la possibilità di indirizzare lo studio degli argomenti proposti dagli insegnanti verso attività che si concretizzino nella realizzazione di un prodotto. La finalizzazione degli argomenti proposti è per loro essenziale e, in questo, l’operatività e lo stare assieme risultano privilegiate. 191 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 L’attività è per loro significativa se si “materializza” in un prodotto col quale possono confrontarsi e la cui riuscita può anche rappresentare una modalità concreta di autovalutazione. Anche le attività teoriche sembrerebbero accettate, da parte di alcuni, se inquadrate all’interno di specifiche attività di laboratorio. “Le materie applicate alla pratica servono”. “Noi ragazzi siamo più pratici, ci piace fare, non ascoltare”. “In quelle pratiche si sta insieme di più”. “Laboratori ben equilibrati perché si mettono in pratica gli insegnamenti teorici”. “L’esperienza di rilegatoria è stata molto utile e interessante perché abbiamo imparato a fare qualcosa che a scuola non facciamo. Le cose che abbiamo fatto verranno vendute”. Alcuni studenti preferiscono impegnarsi verso attività che possano avere collegamenti diretti con la “vita pratica”, intesa come dimensione lavorativa e, per questo, ritengono importante avere informazioni utili per decidere consapevolmente. “È stato interessante. Perché ci prospetta quello che andremo a ricevere come diritti rispetto al contesto lavorativo”. “È più interessante lavorare su argomenti che sono più collegati alla vita pratica”. “Secondo me i progetti possono interessare in modo diverso, ad esempio quando è venuto il grafico vedendo le dimostrazioni uno se gli piace lo capisce”. “Utile sarebbe aiutarci a decidere il percorso formativo nei primi due anni per poi fare il mestiere che ci piace, alcune materie che si studiano non servono, servono più materie professionalizzanti”. Nello sviluppo di alcuni progetti gli studenti percepiscono una maggiore possibilità di lavoro in tranquillità, che non sempre è presente nelle attività curricolari, per l’assillo dei docenti, percepito anche dagli studenti, di svolgere il programma. “Sono ore diverse, la differenza è la pressione, c’è meno pressione”. “Siamo protagonisti e possiamo esprimere liberamente il nostro parere”. “Prima di parlare dobbiamo pensarci bene a matematica, la differenza è la valutazione”. Il confronto con le attività pratiche, la necessità di conseguire un risultato finale, imposta il lavoro su basi diverse permettendo che si inneschi una trasformazione che vede lo studente motivato e, quindi, più contento e tranquillo, a tutto vantaggio del clima instaurato in classe o in laboratorio. “Durante le materie pratiche c’è più calma. Magari qualcuno parla, ma si lavora e siamo più contenti”. “Il tempo passa bene in laboratorio. Dobbiamo stare attenti a quello che facciamo. Alla fine vediamo un risultato”. In tal senso sono preferite le attività di laboratorio, con l’insegnante che osserva e corregge. Molto più problematico è il rapporto con i libri di testo, poco utilizzati, o con i compiti a casa. 192 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 “I libri di testo poi spesso non li usiamo”. “Sono spiegati male”. “Ci fanno comprare i libri e poi non li usiamo”. “È diverso studiare su un libro di testo, da fare ricerche o trovarsi nei gruppi”. “Ci ricordiamo e apprendiamo più negli incontri tra gruppi che nelle lezioni”. “Normalmente non facciamo compiti. I professori ce li danno ma c’è gente che nemmeno si impegna a copiarli.” Gli studenti sono in grado di mantenere la concentrazione per tempi brevi, inoltre, l’elevato numero di ore di lezione e gli spostamenti casa scuola non facilitano la gestione del tempo dedicato allo studio. Programma e velocità sono, a parere degli studenti, due assilli degli insegnanti. “Mantenere la concentrazione è molto difficile. Quando facciamo attività pratiche è più facile mantenere l’attenzione”. “A volte spiegano troppo velocemente, mezza classe non segue”. “Gli insegnanti pensano a fare il programma”. “Ci vorrebbe più calma”. “Ma c’è da dire che molti di noi vivono in provincia… e non abbiamo tanto tempo per fare i compiti”. Emerge l’esigenza di maggior coinvolgimento nelle proposte, attraverso la richiesta, rivolta agli insegnanti, di trasmettere passione e di usare metodologie diverse. Non sempre gli insegnanti paiono soddisfare le richieste degli studenti, e questi tendono a classificare i docenti in due gruppi: quelli che riescono a mantenere la disciplina e quelli che non ci riescono. “Alcuni insegnanti saltano da una pagina all’altra”. “Ma alcuni spiegano troppo velocemente, altri troppo poco”. “Alcuni insegnanti non ci sanno tenere. Alcuni riescono a mantenere il silenzio e sono capaci di pretendere e di attuare la disciplina, mettendo brutti voti e facendoti andare dal Preside. Altri perdono le staffe e sono molto ridicoli. Ci sono alcuni insegnanti che hanno dei problemi e si capisce molto facilmente, ma ci sono dei compagni che se ne infischiano”. Per alcuni studenti la condivisione e l’applicazione di regole è necessaria. Emerge la richiesta di confrontarsi con figure autorevoli, in grado di regolare positivamente i rapporti all’interno della classe. Gli insegnanti in grado di instaurare rapporti collaborativi con gli studenti riescono a far passare anche lo studio della matematica. “È importante poter fare qualcosa in classe, così quando i professori usano delle regole ferree siamo d’accordo, abbiamo pagato l’iscrizione, abbiamo speso soldi per i libri”. “Con l’insegnante di matematica abbiamo un bel rapporto ed è l’unica che ci fa stare zitti, è brava e preparata”. Umanità, coinvolgimento, capacità di sintonizzarsi, da parte dell’adulto, sul giusto canale comunicativo, sono le richieste che giungono dagli studenti. I gruppi di livello e i recuperi? Difficile decidere cosa è meglio Le scuole hanno optato verso organizzazioni diverse dei gruppi nella classe, suddividendo gli studenti in base a determinati criteri o alla casualità dell’ordine alfabetico. Alcuni studenti preferiscono i gruppi di interesse affinché 193 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 ciascuno possa trattare gli aspetti che più piacciono. C’è chi deplora i gruppi di livello. Vedono anche possibile mettere assieme uno studente bravo con uno meno bravo individuando come efficace la strategia dell’apprendimento tra pari. La possibilità offerta dall’apprendimento tra pari è sottolineata da alcuni studenti che vedono in essa un elemento di crescita. “Le lezioni erano organizzate in compresenza dividendo in due la classe con una divisione in ordine alfabetico. In classe restavano una decina di persone”. “Ci hanno diviso a gruppi a seconda del voto preso e ci venivano dati compiti diversi a seconda dei gruppi a cui appartenevamo”. “Gruppi di livello… smezzi la classe, è sbagliatissimo!!”. “Gruppo di interesse perché ognuno fa quello che gli piace”. “Per me il gruppo, uno bravo e uno meno bravo, perché impariamo più cose, poi anche perché il più bravo potrebbe insegnare a quello meno bravo”. “Sarebbe meglio dividere la classe e farsi aiutare nella materia di cui uno ha bisogno”. Per alcuni studenti, la divisione della classe in due gruppi aiuta gli insegnanti a mantenere l’ordine con maggior facilità, ma permette di essere maggiormente seguiti e di conseguenza di recuperare. “Sì, anche agli insegnanti perché è più facile tenere l’ordine e spiegare”. “Anche per noi in un piccolo gruppo è più facile recuperare”. “La classe è numerosa, in questo modo, suddividendosi, c’è più possibilità di essere ‘bersagliati’ ma anche seguiti”. Anche in questo caso gli aspetti organizzativi contengono elementi sostanziali che possono modificare il comportamento e l’apprendimento degli studenti tenendo conto che le variabili non sono sempre ben circoscrivibili. Ad ogni modo gli studenti rivendicano la serietà nelle strategie individuate dagli insegnanti per gratificarli. “I prof ci premiano con i peluche, e secondo me vanno proprio fuori traiettoria!!”. La gestione dei corsi di recupero presenta punti di vista diversificati, poiché c’è chi preferisce che a tenere i corsi siano i docenti interni, mentre altri preferiscono gli esterni. La codocenza è vista da alcuni studenti come una risorsa per favorire l’apprendimento. “Il professore della classe dovrebbe farlo, s’intende meglio con i ragazzi”. “Se uno non si trova bene è meglio farlo con un esterno”. “Quello che non capiamo con il prof, ci aiuta a spiegare meglio il codocente”. “Uno spiega e l’altro aiuta: abbiamo fatto una simulazione di economia, uno spiegava e l’altra ci assisteva al PC”. L’utilità del recupero è percepita da alcuni studenti più come dimensione organizzativa, come conseguenza del numero ridotto di studenti. Emerge anche la coscienza della necessità di un impegno personale o di una diversa impostazione delle attività didattiche da parte dei docenti. 194 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 “I metodi sono gli stessi, ma siamo meno e quindi seguiamo meglio”. “Sì, è un aiuto in più, se ti impegni quando stai con la prof è spesa bene”. “Gli insegnanti però devono spiegare diversamente da come fanno sempre, altrimenti…”. Solo uscite che siano vitali e ben organizzate! Le attività di stage, pratiche, di laboratorio, sono percepite come essenziali, per acquisire competenze ritenute utili a facilitare lo svolgimento delle lezioni e nella funzione regolatrice dei comportamenti. Anche le visite all’esterno della scuola sono in testa ai desideri degli studenti che, sottolineano, la significatività della dimensione conoscitiva e di quella sociale delle uscite scolastiche. Le uscite sono valorizzate per l’immediatezza con cui si presentano gli argomenti e per la possibilità che offrono nella costruzione di rapporti interpersonali. “Sì, servono più dei libri perché capisci meglio, preferisco vederle le cose che stare a leggere i libri”. “Serve anche per conoscerci meglio tra noi”. Certo è che la prospettiva di trascorrere il tempo divertendosi, traspare sia quando gli studenti esprimono il desiderio di uscire sia quando ricordano le uscite. Ma, alcune uscite, probabilmente impostate sugli stessi canoni di alcune lezioni in classe, sono ritenute al pari di quelle noiose. “Andiamo sempre a vedere il pesce, sono noiose le uscite e poi ci fanno l’esame, è un’interrogazione su cosa abbiamo visto. Ma non ci serve, perché è sempre la stessa cosa: la prima volta andava bene poi è sempre la stessa”. A molti l’operatività presente in queste attività piace: progettare assieme, discuterne, viaggiare, vedere per conoscere superando il vincolo del libro, commentare al ritorno, sono tutte attività che gli studenti tengono a evidenziare. Gli studenti richiedono una partecipazione attiva nella progettazione delle attività esterne. Le uscite sono divertenti, ma anche la preparazione, le riflessioni e conclusioni al termine delle visite sono percepite come importanti. “È lezione diversa dal solito; alcuni fanno la relazione; devi viaggiare per imparare; anche fuori dalla Toscana, impari di più nelle uscite che nella scuola, in classe a volte mi addormento! Lì sei più concentrato”. Gli esperti esterni? Alcuni esperti decisamente sì Aiutare gli studenti ad avviare una riflessione che possa permettere loro di vivere con maggiore consapevolezza lo stare a scuola, sembrerebbe indispensabile per affrontare le tante situazioni problematiche, visto che il clima in alcune classi è: “da far west, ma senza pistole”. Lo psicologo è la figura professionale deputata a fornire supporto agli studenti che si trovano in situazione di disagio. Questa figura, presente in molte scuole, è però descritta dagli studenti con sentimenti contrapposti. “La relazione che abbiamo con lei va bene”. “È buono perché si parla”. “Ci fa delle domande”. “Ci prende per forza, se uno è tanto che non va prende per forza”. “Secondo me non serve, ora poi gli ultimi giorni di scuola no. Magari all’inizio, cerca 195 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 di aiutare a studiare meglio”. “Dipende dalla psicologa”. “Le cose non sono cambiate”. “Lo psicologo è da eliminare subito!”. “Ci fa fare un test che non serve a niente, sull’autostima”. D’altra parte non è sempre facile aprirsi con gli altri e la scelta dello psicologo è molto personale. Ad ogni modo le positività presente nel rapporto studenti-psicologo portano alcuni a sottolineare la necessità che gli interventi siano per tutti. “Io non mi trovo troppo bene, con la psicologa, vogliono entrare troppo nelle cose personali”. “Ma non è molto interessante. Perché è difficile parlare con chi non conosci dei tuoi problemi”. “È giusto che chiami tutta la classe e non solo chi ha bisogno. È giusto farlo per tutti, perché scegliere solo alcuni ci fa sentire malati!”. Vi è però interesse su alcune tematiche purché affrontate seriamente. Gli esperti esterni possono essere una risorsa per la scuola, ma il loro contributo deve essere significativo. Anche gli insegnanti che cercano di indagare una dimensione più personale non sono ben visti da qualche studente. “Per informatica siamo andati con il professore che è di altre classi, spiegava ma non capivamo e lui non se ne interessava. Doveva essere più umano e capire che non parlava con professionisti ma con ragazzi, non coinvolgeva per niente, anche le persone più brillanti non riuscivano a capire. È stata solo una spiegazione teorica, non abbiamo usato i computer”. “Abbiamo fatto un progetto con la Coop che ci ha parlato dei cellulari, della dipendenza dai cellulari… la classe è stata seria perché ci interessava anche perché era giovane (l’esperta esterna) ed era totalmente dalla parte nostra, ci capiva”. “Come si fa a sfogarsi con lei (la prof.ssa di scienze)? Meglio parlare con gli amici!! Invece ci pressa, ci fa domande, cerca di entrare nel nostro privato senza rispettare la nostra privacy, si dovrebbe limitare all’ambito scolastico”. La valutazione dei comportamenti? Forse fa giustizia. Forse Alcuni studenti non avrebbero difficoltà nel vedersi assegnati ulteriori voti, oltre quelli già presenti nelle discipline e nella condotta, che definiscano il loro modo di comportasi. Questi voti, per alcuni, potrebbero informare meglio sul loro essere a scuola. 196 “Tanto ci danno tante pagelle, possono darci anche questa”. “Meglio, sì, perché si capisce di più del ragazzo”. “Sì, perché se uno lascia la scuola per il lavoro serve questa pagella. Per me è giusto”. “Va bene, è giusto”. “Si vede il carattere di una persona”. “Sì, sì, perché se uno non è bravo nelle materie ma si comporta bene, è premiato”. “Poi è un motivo per stare più bravi”. “Se uno ha difficoltà nello studio può essere aiutato con la valutazione del comportamento”. Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Per altri, al contrario, è preferibile non aggiungere ulteriori valutazioni a quelle già previste. “Preferisco uno generale sul comportamento, senza precisare, preferisco precisarlo da me, perché il voto sennò dice già quello che sei, invece preferisco dirlo io”. “No non è giusto, se uno arriva tardi e poi è bravo viene penalizzato”. “No, già vado male se aggiungono un’altra pagella vado male anche in quella”. “No, non mi fido deve essere una pagella unica. No, così, solo pagella unica”. “Mica tanto, già ti giudicano sulle materie se poi ti valutano pure lì”. Hanno difficoltà ad accettare i rapporti disciplinari che ritengono ingiusti e segnalano l’incapacità degli insegnanti di distinguere fra le responsabilità personali e quelle del gruppo. In generale le note scritte sul registro sono ritenute inutili e comunque non capaci di produrre cambiamenti. “I miei sono rapporti banali”. “Io ho avuto tanti rapporti ed anche sospensioni, a volte arrivo in classe due minuti in ritardo e mi fanno un rapporto”. “A volte la nota viene data a uno solo anche quando fa confusione il gruppo”. “Meglio buttarci fuori dalla classe. Avere pazienza”. “Ma certo lo studente non smette di fare confusione”. Dalle dichiarazioni degli studenti emerge che il rimprovero è vissuto con fastidio, ma anche con vergogna. È presente la consapevolezza della responsabilità nel creare confusione, l’inefficacia delle note o dei richiami del Dirigente scolastico sullo sfondo di una richiesta, rivolta agli insegnanti, di aver maggiore pazienza. Certo è che le situazioni mutano i comportamenti, ad esempio, la permanenza in classe risulta più rumorosa di quella in laboratorio. Si abbandona spesso per noia La scelta di un indirizzo professionale è legata al desiderio di fare attività pratiche, di finalizzare la preparazione a una concreta prospettiva lavorativa, ma anche alla auspicata semplicità dei corsi, o agli insuccessi incontrati in altre scuole. “Perché è facile”. “Io in un’altra scuola andavo male e sono stata bocciata”. “Noi dell’indirizzo ‘elettrico’ l’abbiamo scelta perché ci interessa”. “L’ho scelta perché vado a fare il lavoro per cui ho studiato”. “A me perché piaceva fare i lavori manuali”. “Per esclusione”. “Perché mi dà la possibilità di trovare lavoro più facilmente che per altri istituti”. “È meglio studiare perché il lavoro che trovo dopo è migliore ed è vicino a quello che studio”. Ma poi la scuola è percepita come noiosa, e anche le possibilità fornite dal diploma, non paiono, per alcuni, così determinanti per il futuro lavorativo. “La scuola viene a noia, sono sempre le solite cose, compiti a casa eccessivi, svegliarsi la mattina”. “Già non fai niente col diploma, con una carta in mano, figurati senza niente!!”. “Rientrare di pomeriggio contribuisce alla noia”. “La teoria viene a noia facilmente”. “Se uno si annoia subito è difficile anche per il prof”. “Secondo me, se uno non ha voglia, non ha voglia”. “A me invoglierebbe la pratica”. 197 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 I motivi per cui gli studenti decidono di abbandonare gli studi sono molteplici e gli studenti li imputano ai rapporti con i compagni di classe, alla noia, ma anche al fatto di non essere seguiti a casa dai genitori. Per alcuni la mancanza di “voglia” è difficilmente recuperabile, se non attraverso attività pratiche, e per questo ritengono importante avere informazioni sulle attività che saranno chiamati a svolgere nella scuola. Ma anche ascoltare sé stessi, come afferma qualcuno, è altrettanto importante. “Informarli bene (gli studenti) su cosa si fa nelle scuole superiori, questo è importante”. “Secondo me, è meglio ascoltare sé stessi”. 5.7 Variabili sul contesto e sugli studenti delle scuole campione Alle scuole campione è stato distribuito un questionario per rilevare alcuni dati di contesto importanti per analizzare sia i percorsi integrati che la situazione scolastica degli alunni delle prime classi. Con questo strumento si sono rilevate sostanzialmente due tipologie di informazioni: • dati relativi alla scuola: – riferimenti istituto; – insegnanti coinvolti nel progetto; – agenzie formative coinvolte; • dati relativi agli studenti: – composizione delle classi prime; – indicatori di assenze; – valutazioni. Le elaborazioni che proponiamo fanno appunto riferimento a questi indicatori. Dati relativi alla scuola Gli istituti Diciassette gli istituti del campione: • sedici di questi istituti hanno attività di istruzione professionale (come istituto principale o come sezioni associate); • uno ha una sezione di istituto d’arte. 198 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Insegnanti che partecipano al progetto In pochi casi sono meno di 10, nei rimanenti superano 15-20 unità. L’articolazione dei docenti partecipanti riprende sostanzialmente la composizione percentuale del corpo docente. Unica probabile eccezione il gruppo degli insegnanti delle discipline specifiche di indirizzo (che dovrebbero essere in numero maggiore in percentuale nel corpo docente). Grafico 5.3. Distribuzione docenti per area Interventi degli esperti a) La situazione rilevata è piuttosto articolata: mentre per alcune scuole si notano lunghe liste di interventi, per altre non si superano le 3-5 occasioni di attività. b) I pacchetti di ore più frequenti vanno da 10 a 50 ore per intervento. Molto più rari quelli che superano le 50 ore. La media generale di durata è di oltre 40 ore per esperto. c) Le tipologie di intervento abbracciano un ventaglio piuttosto vasto, definito in modi diversi, ma riconducibile in estrema sintesi a tre categorie principali di questioni affrontate, qui riportate in ordine decrescente di frequenza: 1. Interventi orientati all’area della socialità, del sostegno individualizzato: • tutoraggio, • motivazione-metacognizione, • orientamento, • counseling (questa dizione appare molto frequente), • incontri con lo psicologo (anch’essi abbastanza frequenti). 199 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 2. Interventi intorno ai contenuti specifici di indirizzo (incontri con operatori del settore produttivo, con professionisti, laboratori specifici, ecc.). 3. Interventi sulla formazione trasversale (corsi interni di informatica, di lingue straniere, cinema). Interventi delle agenzie I rapporti delle scuole con le agenzie formative appaiono molto meno frequenti rispetto al ricorso all’esperto. Le indicazioni fornite sulle modalità di collaborazione sono in quasi tutti i casi piuttosto generiche e non permettono una analisi della situazione, se non la constatazione che la modalità di accordo più frequente è quella dell’ATS, seguita dalla convenzione e dal contratto. Dati relativi agli studenti In questa parte si trovano le informazioni più interessanti estratte dal questionario rispetto al problema della dispersione scolastica. Lo schema di raggruppamento delle svariate tipologie di indirizzo è stato costruito cercando di mediare fra: • la classificazione in 5 settori 23 indirizzi e 35 specializzazioni del ministero (vedi alla pagina: http://www.pubblica.istruzione.it/scuola_e_famiglia/ ifipo5.shtml), • la situazione di fatto di composizione del campione. Il campione di rilevazione, segnalato nei questionari compilati dalle scuole, è costituito da 121 classi (due classi in meno del dato istituzionale) per un totale di 2.765 alunni. I dati inerenti la composizione delle classi, rispetto alle caratteristiche rilevate Il questionario si proponeva di rilevare alcune caratteristiche di profilo delle classi prime. In particolare si è chiesto alle scuole di quantificare, rispetto alla composizione di queste classi la presenza di: a) alunni con cittadinanza non italiana, b) alunni diversamente abili, c) alunni provenienti da altre scuole d) alunni ripetenti. Per questa parte i dati sono stati elaborati in due modi: • il primo con le classiche ripartizioni percentuali delle varie voci, • il secondo con la ripartizione di una ipotetica “classe media” composta appunto non da percentuali, ma dai numeri medi di alunni per ogni classe, con le caratteristiche delineate sopra. 200 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 8,26% 13,22% 27,27% 21,49% 12,40% 5,79% 11,57% 100,00% 2 Percentuale degli iscritti sul totale 7,88% 14,00% 26,87% 22,17% 12,95% 5,57% 10,56% 100,00% 3 Numero medio di alunni per classe 4 % con cittadinanza non italiana 5 % diversamente abili 6 % provenienti da altre scuole 11,01% 7 % ripetenti con 1 annualità 8 % ripetenti con più di 1 annualità 1,38% 10,34% 9,56% 1,14% 9 % ripetenti con più di 2 annualità 0,00% 2,83% 0,00% 10 % alunni “rimanenti” 21,80 23,58 23,87 22,00 20,86 22,85 41,74% 28,94% 16,82% 12,07% 9,22% 14,94% 18,15% 18,48% 4,59% 24,19 4,31% 3,92% 4,47% 3,90% 4,79% 4,32% 9,04% 23,28% 7,50% 6,98% 4,55% 14,38% 12,65% 18,81% 15,25% 18,84% 10,44% 14,80% 1,95% 15,07% 14,98% 3,07% 0,00% 2,05% 5,06% 0,00% 0,00% 0,00% 0,97% 22,48% 28,94% 24,36% 64,93% 61,45% 74,68% 45,55% 43,50% 100% 1,55% 100% 100% 11 totale in pari 79,82% 72,87% 68,78% 88,42% 82,12% 98,05% 82,88% 78,99% 12 totale ripetenti 20,18% 27,13% 31,22% 11,58% 17,88% 1,95% 17,12% 21,01% Totali di gruppo da 3 a 10 100% 5,94% 22,52 totali Percentuale del numero di classi sul totale Varie Artistico 1 Biennio comune Grafico Alberghiero Industriale Artigianale Economico Aziendale Tabella 5.4. Composizione delle classi per caratteristiche e indirizzi 100% 100% 100% 100% I numeri scritti in rosso su campo giallo rappresentato i valori massimi di riga, ovvero di caratteristica; i numeri blu in campo celeste i corrispettivi minimi. I valori della colonna totale (in campo verde) sono la sintesi generale riferita a tutto il campione Tabella 5.5. Raggruppamenti TOTALE ALUNNI ISCRITTI 2.765 100,00% Primo raggruppamento: stranieri + diversamente abili + provenienti da altre scuole 988 35,73% Secondo raggruppamento: ripetenti con 1 annualità + ripetenti con più di una annualità + ripetenti con più di due annualità 569 20,58% 1.208 43,69% 2.196 79,42% 569 20,58% Terzo raggruppamento: alunni “rimanenti” 100,00% RAPPORTO ALUNNI IN PARI ALUNNI RIPETENTI TOTALE ALUNNI IN PARI TOTALE ALUNNI RIPETENTI 100,00% Grafico 5.6. Rapporto “in pari/ripetenti” 201 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Tabella 5.7. Composizione di una “classe media” Composizione di una classe 1 2 3 4 5 6 7 media relativamente all’intero Biennio Economico Industriale Alberghiero Grafico Artistico Varie campione comune aziendale artigianale A quanti alunni in tutto 22,85 21,80 24,19 22,52 23,58 23,87 B quanti stranieri 4,22 9,10 7,00 3,79 2,85 2,20 3,29 3,79 C quanti diversamente abili 1,03 1,00 1,44 0,97 0,92 1,07 0,86 1,00 D quanti prov. da altre scuole 2,91 2,40 2,19 5,24 1,77 1,67 1,00 3,00 E quanti rip1 annualità 3,34 4,10 3,69 4,24 2,46 3,53 0,43 3,14 F quanti rip.>1 annualità 1,14 0,30 2,50 2,15 0,27 0,73 0,00 0,43 G quanti rip.> 2 annualità 0,22 0,00 0,38 0,64 0,00 0,00 0,00 0,00 H quanti “rimanenti” 9,98 4,90 7,00 5,48 15,31 14,67 16,43 9,50 18,15 17,40 17,63 15,48 20,85 19,60 21,57 17,29 4,70 4,40 6,56 7,03 2,73 4,27 22,00 20,86 1 tot. in pari 2 tot. ripetenti 0,43 3,57 La Tabella 5.4 indica, in primo luogo, una forte presenza delle 4 caratteristiche (cittadinanza non italiana, disabilità, mobilità, ripetenza) nelle classi analizzate, in secondo luogo una discreta differenziazione dei valori numerici di queste componenti all’interno dei diversi indirizzi. Vediamo in particolare: Alunni stranieri Sul Piano Nazionale la presenza di alunni stranieri nel settore dell’istruzione secondaria di II grado, è in aumento rispetto al passato e raggiunge 3,74% rispetto a tutti i tipi di scuola. Sempre sul piano nazionale, il peso percentuale si differenzia notevolmente se si fa riferimento alle varie tipologie di scuola secondaria, passando da un minimo del 1,71% nei licei, per un 2,84% nell’istruzione artistica, ad un 4,08% nell’istruzione tecnica fino ad un massimo del 7,47% negli istituti professionali. In Toscana il fenomeno è ancora più accentuato della media nazionale. Gli alunni stranieri, nella scuola secondaria di II grado, in questa Regione sono il 5,8% con punte per Prato del 13,7% e per Firenze del 10,2%. Non abbiamo trovato al momento riferimenti per la Toscana specifici, relativamente all’istruzione professionale. Nel nostro campione infine il fenomeno della presenza di alunni stranieri, raggiunge cifre decisamente più alte, con punte del 41,74% per il biennio comune e del 28,94% per l’Economico Aziendale e con un valore medio di tutto il campione del 18,48%. 202 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Fonti: nostre elaborazioni su dati del MPI rintracciabili ai seguenti indirizzi. • http://www.pubblica.istruzione.it/news/2007/allegati/alunni_n_ita_new.pdf • http://www.pubblica.istruzione.it/dg_studieprogrammazione/notiziario_ 0607_primsec.pdf • http://www.pubblica.istruzione.it/news/2007/allegati/alunni_n_ita.pdf Alunni diversamente abili A livello nazionale la presenza dei ragazzi diversamente abili raggiunge nella scuola secondaria di II grado un valore medio dell’1,48%, rispetto al totale della popolazione scolastica. Anche in questo caso le percentuali riferite alle singole tipologie di scuole la dicono lunga: si parte da un minimo dello 0,40% nei licei, per lo 0,90% dei tecnici, per il 3,45% dell’istruzione artistica fino ad arrivare anche qui al massimo del 4, 30% dell’istruzione professionale. Esiste inoltre un altro dato significativo pubblicato dall’ufficio statistica del MPI e visibile alla pagina 15 del documento di cui al sito citato sopra: http:// www.pubblica.istruzione.it/dg_studieprogrammazione/notiziario_0607_primsec.pdf. In questa pagina su 100 disabili inseriti nella scuola secondaria di II grado ben 59 sono negli istituti professionali, 21 nei tecnici, 11 nei licei, 9 negli istituti d’arte! Se poi si fa riferimento all’incidenza delle varie popolazioni scolastiche sul totale nazionale dell’istruzione secondaria di II grado, si vede che gli istituti professionali rappresentando il 20% degli studenti “medi” italiani si “accollano” il 60% di tutti i disabili relativi. In Toscana il valore di riferimento per la presenza dei ragazzi diversamente abili è quello dell’anno scolastico 2005/06 che assume il valore generale per la scuola secondaria di II grado del 1,63% a fronte di un dato nazionale (sempre del 2005/06) dell’1,36%. Nel nostro campione il valore medio generale è del 4,32% e coincide sostanzialmente con quello nazionale. Il massimo della concentrazione si trova nel gruppo economico aziendale, con il 5,94%, ma la distribuzione di valori, anche negli altri gruppi non si distacca molto dal valore generale. Alunni provenienti da altre scuole Pure i valori in percentuale dei ragazzi provenienti da altre scuole sono piuttosto alti con un picco del 23,28% nel gruppo industriale artigianale, e con valori intorno al 10% per gli altri gruppi. Alunni ripetenti I valori massimi relativi ai ragazzi ripetenti, sono tutti negli indirizzi Economico Aziendale e Industriale Artigianale 18,84% con un solo anno e 2,83% con più di due anni per Industriale Artigianale e 10,34% con più di un anno per l’Economico Aziendale. Nell’indirizzo Industriale Artigianale inoltre il 203 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 massimo dell’incidenza complessiva delle ripetenze: su 100 alunni delle classi prime, il 68,78% sono in pari e 31,22% sono ripetenti. Una percezione migliore della situazione si può forse avere facendo riferimento alla presentazione dei dati con un modello di “classe media”, ovvero con la composizione dei valori visti di sopra, non più in percentuale, ma in “numero medio” delle varie tipologie di studenti. I valori riportati nella Tabella 3 sono semplicemente le medie (aritmetiche) relative ad ogni indirizzo e a tutto il campione di rilevazione. Un qualunque insegnante, impegnato in una classe prima di un corso di istruzione professionale attivato nell’ambito del campione di riferimento, può trovarsi di fronte una situazione “media” di questo tipo: Su 23 ragazzi presenti in classe, più di 4 sono stranieri, più di 1 è diversamente abile, quasi 3 provengono da altre scuole, fra 3 e 4 sono ripetenti per un solo anno, più di 1 è ripetente per più di un anno, e in una classe su 3 è presente anche 1 alunno che ha ripetuto per più di due anni. Ne rimangono, sempre in media, circa 10 su 23 che abbiamo definito “rimanenti” ovvero che non hanno nessuna delle caratteristiche citate. Ma se il suddetto docente si trova in alcune situazioni particolari, come è capitato più di una volta nel campione in esame, può accadere che il numero di quegli alunni che abbiamo definito “rimanenti” assuma valore nullo o addirittura negativo. Ciò significherebbe che nella classe: • o non “rimane” un solo alunno privo di una o più delle caratteristiche di cui sopra. (straniero e/o disabile e/o proveniente da altra scuola e/o ripetente); • o che alcuni degli alunni di questa classe abbiano ben più di una di queste caratteristiche. I dati riguardanti la frequenza degli alunni nel corso dell’anno scolastico In questa zona non si sono evidenziate grandi differenze fra i vari gruppi di indirizzi. La percentuale di assenze sale in genere da ottobre a dicembre e si riabbassa un po’a marzo, ma senza produrre scalini eccessivi. Si staccano appena da questa tendenza generale: • il gruppo industriale-artigianale che raggiunge in tutti e tre i periodi di rilevazione i valori massimi di alunni assenti in classe per ogni giorno; • il gruppo alberghiero che, oltre ad avere due su tre valori minimi, mantiene i medesimi sullo stesso livello, quasi fosse un fenomeno “fisiologico”. 204 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Tabella 5.8. Assenze Assenti marzo 7,40% 1,79 12,24% 2,84 6,74% 5,1% 1,07 1,25 9,88% 2,39 10,63% 2,19 7,27% 1,26 7,09% 1,72 9,16% 1,88 6,70% Per classe 9,6% 1,98 In % Per classe 1,36 Totali In % Per classe 5,6% 7 varie Per classe In % 1,19 Artistico In % Per classe 6,4% 12,47% 2,84 11,64% 2,81 12,54% 2,90 6,68% 9,94% 2,26 Grafico 9,30% 2,15 In % Per classe In % 6,8% 1,64 Industriale Alberghiero artigianale In % 7,8% 1,77 Economico aziendale Per classe Assenti Assenti dicembre ottobre In % Alunni per classe Biennio comune 7,3% 1,59 1,52 10,18% 2,23 1,40 8,46% 1,85 I valori delle prime colonne si riferiscono alla percentuale di alunni assenti sul totale degli alunni iscritti. I valori delle seconde colonne rappresentano il numero di alunni assenti in media ogni giorno in una classe. Nel 2006 si sono considerati 26 giorni per ottobre, 20 per dicembre e 26 per marzo Grafico 5.9. Andamento delle assenze: alunni assenti per giorno per classe I dati relativi alle valutazioni Abbiamo riportato le curve di distribuzione delle frequenze di valori relative ai quattro gradi della scuola media ed ai 7 livelli del I quadrimestre, per evidenziare soprattutto la concordanza delle curve, che in alcuni casi diventa sovrapposizione. Questo testimonia non solo su una forte omogeneità dei profili dei ragazzi in arrivo, ma anche su una discreta omogeneità nelle valutazioni del primo quadrimestre. • Valutazioni in uscita dalla scuola media: per questo aspetto si conferma la situazione già da tempo nota: una stragrande maggioranza, vicina alla totalità di valutazioni di “sufficiente” 86,03% sul campione con punte del 90, 17%; il “buono” il “distinto” e l’“ottimo” si concentrano nell’istituto d’arte. • Valutazioni del I quadrimestre: le quote di “sufficiente” qui precipitano molto in basso. Solo facendo una specie di somma di tutte le frequenze delle valutazioni minori al sufficiente con le 4 valutazioni (dal sufficiente in giù) si arriva in qualche caso vicini alla quota di sufficiente delle medie. 205 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Un fenomeno comune messo bene in evidenza dal Grafico 5.10 che riporta tutte le curve dei gruppi e dal Grafico 5.11 che ne esprime la sintesi, la valutazione di “sufficiente” è la meno frequente in tutti i gruppi, c’è una specie di cunetta in corrispondenza del punto relativo. Probabilmente motivata con una certa prudenza ad attribuire un valore sostanzialmente positivo a tutta una serie di alunni “in bilico”. La tendenza quindi è quella di dividerli fra chi ha già, in qualche modo dimostrato positività decisa (i “discreti” i “buoni” e i “più che buoni”) e chi invece o si prevede decisamente perduto (i “gravemente insufficiente”). Si mantiene di conseguenza il resto della truppa nel limbo della insufficienza o quasi sufficienza. • Valutazioni del II quadrimestre: la situazione del Grafico 5.11, con le curve relative al II quadrimestre testimonia di una minore omogeneità nella distribuzione delle valutazioni. Permangono valori ancora bassi per la valutazione “sufficiente”, salvo un paio di eccezioni. Solamente dall’esame del Grafico 5.12, dove sono messe a confronto le due curve riassuntive generali del I e del II quadrimestre, queste differenze sfumano e si evidenzia un andamento simile delle due distribuzioni. Grafico 5.10. Andamento valutazioni: uscita dalle medie → I quadrimestre Grafico 5.11. Andamento valutazioni: II quadrimestre 206 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Grafico 5.12. Andamento delle valutazioni nei due quadrimestri 5.8 La distribuzione delle risorse alle scuole oggetto dell’indagine qualitativa L’indagine qualitativa ha preso in analisi diciassette delle settantaquattro scuole che hanno realizzato i percorsi integrati di istruzione e formazione, delle quali la Tabella 5.13 riporta il numero di classi prime, il numero di allievi che le frequentano e il costo totale dei progetti realizzati. Tabella 5.13. Scuole intervistate per provincia, numero di allievi, numero di classi e costo del progetto Nome progetto Nome scuola Provincia Numero allievi Numero classi Costo totale progetto O.Vers.S.I.D.E IPSIA P. Tacca di Carrara Massa Carrara 14 1 16.800 Support ISICSMP R. del Rosso di Orbetello Grosseto 33 2 8.950 Per.In.Formazione Istituto Professionale “G. Arezzo Marconi” di San G. Valdarno 88 5 31.570 Re.di.sco - recupero dispersione scolastica ISIS “Marco Polo” - ITC “Carlo Cattaneo” di Cecina Livorno 100 4 31.577 Alla scoperta di sé Istituto Superiore “A.M. Camaiti” di Pieve Santo Stefano Arezzo 104 5 31.147 Re-Motiva Istituto “San Giovanni Bosco” di Colle Val d’Elsa Siena 107 5 35.000 Lodi - Lotta alla dispersione IPSIA “Fascetti” di Pisa Pisa 110 5 24.000 Pe.M.I.I.F. ISI “Pertini” di Lucca Lucca 142 5 37.247 Appendice progetto Sestante ISIS “F. Redi” di Montepulciano e Ist. “Caselli” di Siena Siena 145 8 23.000 Integrazione 2 Istituto Superiore “Piero della Francesca” Arezzo 150 7 40.755 207 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Nome progetto Nome scuola Fiori di pesco Camminiamo insieme 3 Provincia Numero allievi Numero classi Costo totale progetto Istituto “Sassetti Peruzzi” di Firenze Firenze 150 6 39.961 Re.di.sco - recupero dispersione scolastica IPSIA “Luigi Orlando” di Livorno 167 8 53.154 Diapason-Bolle di rabbiaStar bene a scuola IPSIA “Antonio Pacinotti” di Pistoia Pistoia 194 9 35.059 Dido Istituto Superiore “F. Enriques” di Castelfiorentino Firenze 223 9 67.015 Mares 2 Istituto Professionale “G. Marconi” di Viareggio Lucca 249 11 81.140 Per-Correre Istituto Professionale “L. Einaudi” di Grosseto Grosseto 361 15 73.300 In Pr.i.m.a.? S.I.! Ist. Professionale “Francesco Datini” di Prato Prato 476 18 102.932 Livorno Le scuole hanno caratteristiche eterogenee: a livello territoriale è stato contattato almeno un istituto per provincia – compreso il Circondario Empolese – tre scuole si trovano nella provincia di Arezzo, e due rispettivamente in quelle di Grosseto, Livorno, Lucca e Siena. Sono presenti le due scuole con il maggior numero di studenti – il Datini di Prato ne ha 476 e l’Einaudi di Grosseto con 361 – e due delle più piccole, l’IPSIA Tacca di Carrara, che ha una sola classe con 14 allievi, e il professionale Del Rosso di Orbetello, che conta due prime classi e 33 studenti. Con riferimento al costo dei progetti, il Datini di Prato con oltre 100.000 euro di spesa e, con importi decisamente più contenuti, il Marconi di Viareggio (81.140 euro), l’Einaudi di Grosseto (73.300 euro) e l’Enriques di Castelfiorentino (67.015 euro) sono tra i dieci istituti con il più elevato impiego di risorse. L’istituto Del Rosso di Orbetello è, all’opposto, una delle scuole con i finanziamenti più bassi, poco meno di 9.000 euro, inferiore solo a quello previsto per il Nicolodi di Firenze di 5.500 euro. Le scuole contattate hanno in media 165 ragazzi per progetto, numero superiore a quello medio regionale di 126 studenti, e con un costo pari a 43.094 euro, a fronte di un dato toscano di 35.098 euro. L’analisi si concentra, perciò, sulle scuole di maggiori dimensioni e su quelle che sono in grado di disporre di finanziamenti più consistenti. Anche la spesa media per allievo di 323 euro è piuttosto elevata rispetto a quella regionale di 279 euro, ma la presenza dell’Istituto “Tacca” di Carrara, che ha una spesa pro capite molto alta (1.200 euro), superiore solo a quello dell’Istituto “Lotti” di Massa Marittima (1.359 euro), può in parte distorcere il dato, in quanto, se si esclude, il costo per allievo si riduce fino a 268 euro. 208 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 Tabella 5.14. Spesa media per allievo Progetto Appendice progetto Sestante Diapason-Bolle di rabbia-Star bene a scuola Per-Correre In Pr.i.m.a.? S.I.! Lodi - Lotta alla dispersione Pe.M.I.I.F. Fiori di pesco - Camminiamo insieme 3 Support Integrazione 2 Alla scoperta di sé Dido Re.di.sco - Cecina Re.di.sco - Livorno Totale Mares 2 Re-Motiva Per.In.Formazione O.Vers.S.I.D.E TOTALE SENZA O.VERS.S.I.D.E Costo pro capite 159 181 203 216 218 262 266 271 272 299 301 316 318 323 326 327 359 1.200 268 5.9 Conclusioni È confermato: le classi prime degli istituti ai quali si rivolgono i progetti integrati sono caratterizzate dalla presenza di una percentuale consistente di studenti che richiedono particolari attenzioni. Situazione che varia leggermente tra un indirizzo e l’altro, ma che destina agli istituti campione una classe tipo con molti casi di irregolarità nei percorsi scolastici: profili di accesso appiattiti sulla sufficienza, la presenza rilevante di studenti di origine straniera, portatori di handicap, con uno o più anni di ritardo nella carriera scolastica. Il fenomeno assume caratteristiche simili anche sul piano nazionale (MPI, 2006). La sua lettura in profondità è però tutt’altro che riducibile ai dati di riferimento e assume manifestazioni diverse ed interpretazioni complesse (Cambi, 2008). Diverse sono le percezioni che del fenomeno ne fanno i responsabili dei percorsi formativi coinvolti nell’indagine. Gli insegnanti confermano, con le loro esperienze, l’esistenza di un fenomeno preoccupante di abbandono scolastico. Dal loro osservatorio evidenziano, nei frequentanti, forme di abbandono emotivo e di disattenzione per le proposte degli insegnanti che ritengono gravi al pari del problema dell’abbandono fisico della scuola. Gli alunni, da parte loro, riconoscono la mancanza di “voglia” di quanti rischiano di abbandonare, ma sembrano non attribuire alla scuola e agli insegnanti le responsabilità maggiori: i rapporti con i compagni, l’ambiente sociale, la difficoltà a scegliere altro sono concause determinanti. Sottolineano la non adeguatezza della proposta della scuola e forniscono idee per il suo miglioramento. Tutti i soggetti attribuiscono alle dinamiche sociali nel gruppo classe un peso importante ai fini della motivazione alla partecipazione. 209 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Il giudizio degli insegnanti sul livello culturale degli studenti a rischio di dispersione è preoccupante, anche se i giudizi sono riferiti a casi estremi: cambia nel momento in cui si fa riferimento ad alunni che partecipano alle attività, soprattutto quelle pratiche, nelle quali esprimono frequentemente qualità inaspettate. Ma il quadro delle valutazioni del primo e secondo quadrimestre, di fatto, divide la classe in due livelli: o sotto o sopra la sufficienza, molti gli alunni, che in quelle scuole sono al di sotto del cinque. In questo contesto l’esperienza dei percorsi integrati è colta come una opportunità significativa di ricerca e miglioramento della relazione insegnamento/apprendimento. La sintesi che segue percorre il rapporto mettendo in evidenza alcuni ambiti di analisi, coerenti con le problematiche interne a questa tipologia di attività: quali modelli operativi di autonomia scolastica sono utilizzati nei percorsi integrati? Quale modello metodologico è auspicato per la conduzione delle attività? Quale motivazione e investimento garantiscono i docenti? Quale leadership è funzionale alla progettazione e gestione dei progetti integrati? Quale partnership e relazione con gli esterni? Modelli operativi di autonomia scolastica L’ambito di intervento su cui ruotano le pratiche dei diversi progetti sembra concentrarsi sulla didattica, sugli aspetti socio-culturali e relazionali. Minore investimento sulle variabili organizzative (tempi, spazi, integrazione con il sistema formativo provinciale). Scarsa attenzione sugli aspetti di ricerca curricolare (insegnamenti disciplinari, curricolo nazionale trasversale, quota di compensazione locale, discipline aggiuntive, attività culturali integrative). Forte attenzione alla dimensione operativa delle attività didattiche, assente un’analisi dell’implicazione che questa scelta pone sul piano della individuazione e selezione dei contenuti e degli effetti che questo produce rispetto al modello delle competenze (Guasti, 2007). Gli interventi affrontano, in chiave migliorativa, temi quali: • ambiente esterno alla scuola (quello professionale, sociale e della natura); • relazione educativa (tra allievi nei gruppi, tra insegnanti, tra questi ultimi e gli esperti esterni e alunni, la presenza di figure di aiuto e mediazione della comunicazione); • individualizzazione degli interventi (gestita dal singolo docente, nei gruppi in compresenza di più docenti o esperti esterni, da tutor o psicologi); • didattica nei laboratori come sede di alfabetizzazione primaria (di acquisizione di abilità di base o di tipo trasversale) o alfabetizzazione secondaria nei laboratori professionali; • integrazione (riferita a stranieri, soggetti diversamente abili, drop out); • ricerca didattica (quella sulla didattica per attività multi-disciplinari). 210 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 C’è attenzione sulla continuità pedagogica prevalentemente attraverso le attività di accoglienza. Assente la continuità verticale con le scuole di provenienza degli alunni. Difficile la collaborazione scuola-famiglia e l’attenzione ai processi di collegialità tra i docenti. L’osservazione del lavoro scolastico e la valutazione diagnostica e per competenze sono le azioni professionali in cui la ricerca sembra solo agli inizi, dato riscontrabile anche nel capitolo, presente in questo libro, che analizza le voci di spesa dedicate alle verifiche periodiche dei livelli di apprendimento, con progetti che non prevedono costi mirati alle azioni di valutazione. Metodologie emergenti Importante rilevare alcune convergenze tra studenti e docenti: sono apprezzate quelle attività che permettono ai soggetti di conseguire oggetti/risultati visibili a molti, che utilizzino strumenti e contenuti necessari per la carriera scolastica, che coinvolga tutta la classe come comunità di pratica, che sia regolato da criteri e norme di comportamenti e una divisione del lavoro funzionali al compito. La qualità della proposta è data dalla qualità progettuale con la quale si organizza l’interazione tra questi elementi e, prima ancora, da come ogni singolo elemento è consapevolmente presente nella progettazione degli insegnanti e ben strutturato. Tutti gli elementi – oggetti/risultati, strumenti/ contenuti, classe/comunità, criteri/norme (Engestrom, 1987) – sono presenti nelle attenzioni dei docenti che progettano o praticano le attività in questione. L’approccio appare empirico e poco sistematizzato. • Si investe molta attenzione sulla relazione tra i singoli alunni e la comunità/classe: difficile mantenere questa relazione nei casi in cui la classe è divisa in gruppi di livello, impegnata in percorsi paralleli non convergenti; determinante la qualità del clima interno alla classe per contrastare i fenomeni di non partecipazione. • L’aspetto di maggiore sofferenza sembra essere la divisione del lavoro tra interni ed esterni e tra docenti che intervengono in una stessa classe per una stessa attività. Anche se ci sono situazioni in cui l’interazione didattico-metodologica dei diversi attori costituisce un significativo valore aggiunto dei percorsi integrati come già emerso nel monitoraggio svolto dall’Ufficio scolastico regionale per i percorsi integrati del 2004/05. • Le attività di laboratorio e le uscite esterne sono il luogo ideale per educare e negoziare norme e comportamenti. Si intravede una scuola come comunità emergente dalle pratiche stesse, nel senso che la sua forma e le appartenenze che la riguardano emergono nel corso dell’attività, a differenza dei gruppi creati appositamente per portare avanti un compito (Brown, 1995). • Interessante la ricerca sull’uso strumentale delle competenze culturali di base nelle attività di laboratorio. 211 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 • Si promuove eterovalutazione e autovalutazione attraverso la valutazione dell’oggetto/risultato, di fatto presente solo in modo indiretto nel profitto di fine quadrimestre. Poco praticate: le relazioni tra attività diverse, pur previste nello stesso progetto, se svolte da soggetti diversi; la connessione e lo scambio tra le attività; il consolidamento di attività di successo; l’espansione delle attività migliori nei progetti di istituto. Motivazione e partecipazione ai progetti Il successo dell’intervento dipende prevalentemente dai singoli docenti, dalla loro disponibilità alla flessibilità e alla ricerca, da innovazioni che nascono da piccoli gruppi e dalla condivisione di processi di qualità da ricercarsi sul livello locale del singolo progetto. Ne consegue che il modello motivazionale è orientato al coinvolgimento e alla partecipazione al singolo progetto, meno all’organizzazione scuola in quanto tale. L’innovazione sembra nascere prevalentemente da singoli individui (Quaglino, 1999), i singoli partecipano ai progetti perché lo ritengono un valore: non emergono vincoli di tipo normativo o altri vincoli esterni. Assente la motivazione mutuata da meccanismi di controllo. Non ci sono segnali significativi sul ruolo assunto dai sistemi di incentivazione economica. Rari i riferimenti al contributo di azioni di formazione in servizio. Ai fini della riuscita degli obiettivi del progetto risultano strategici: il potere di ricerca e sviluppo che possono esercitare i singoli insegnanti, il clima interno alla scuola, lo stile di leadership dei coordinatori e/o del dirigente. Spesso i partecipanti assumono funzioni extra-ruolo impegnandosi in compiti non previsti, di sostegno ai colleghi, di presidio del clima, di tenuta di faticose relazioni esterne. Alto l’impegno di coloro che partecipano ai progetti, importante la presenza psicologica con gli alunni. Molto alta anche la disponibilità concessa a questa indagine. Il problema che si pone è la relazione tra i docenti che partecipano ai progetti e gli altri docenti della classe e dell’istituto. Leadership di progetto e sviluppo La progettazione appare come il momento strategico per gestire la complessità delle proposte, ma anche per arginare attività troppo ambiziose: alcune proposte richiedono agli alunni di svolgere azioni non adeguate al loro livello di autonomia effettivo. L’innovazione andrebbe progettata con cura e tempi adeguati, richiede una grande quantità di lavoro da parte dei docenti che va riconosciuto, ma anche controllato perché avvenga. Ciò non sembra essere stato possibile lo scorso anno scolastico, in considerazione dei tempi di sviluppo dei progetti, avviati nel secondo quadrimestre. Non è evidente quale sia il modo ideale per progettare: un solo docente, in team con esterni, solo interni con il DSGA o altri amministrativi. Ogni scuola adotta modelli diversi. Sembra difficile ricondurre l’innovazione a sistema: le compresenze che funzionano sembrano essere quelle in cui gli insegnanti si scelgono per affinità; 212 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 difficile ripetere le situazioni che funzionano. Se per alcuni docenti è importante isolare, in una prima fase, l’attività dei percorsi integrati in modo che diventi un laboratorio didattico in cui sperimentare innovazione, in prospettiva occorre porsi il problema di come espandere queste esperienze didattiche all’intero percorso formativo. Una via sembra essere il potenziamento del Consiglio di classe come luogo per l’analisi approfondita di casi particolari e lo scambio di informazioni tra docenti e tra questi e gli esperti esterni. La qualità dei percorsi integrati sembra, però, dipendere da una figura professionale e “amica” che si prenda cura dei processi attivati in una prospettiva di sistema. Organizzatore e facilitatore delle relazioni, ma anche motivatore e consulente professionale; costruttore di reti: ecco il profilo richiesto a tale figura (Schratz, 2003). Integrazione e partnership La partnership, si è detto, è un concetto che è stato trasformato, man mano che la ricerca si avvicinava al vissuto di dirigenti e operatori della scuola, in “relazione con gli esperti esterni” a indicare l’attenzione alla relazione interprofessionale tra esperti esterni ed interni piuttosto che la relazione interorganizzativa tra sistemi. Le relazioni delle scuole con i Centri per l’impiego varia da Provincia a Provincia e sembra dipendere prevalentemente dalla stabilità del personale che opera presso i Centri. Quasi sempre significativi i rapporti tra i referenti di progetto delle scuole e i referenti delle amministrazioni provinciali. In generale gli interventi interessano singoli professionisti. La quantità di ore degli interventi, mediamente alta, varia notevolmente nelle diverse scuole ad indicare livelli diversi di fiducia ed alleanza tra interni ed esterni. Alcune scuole hanno avviato una relazione intensa con singole Agenzie formative. L’oggetto della relazione copre diversi ambiti professionali. La relazione di rete con le scuole del primo ciclo sembra molto scarsa. In nessuna intervista vengono citate come significative le relazioni tra scuole del secondo ciclo già avviate con i progetti degli scorsi anni scolastici. È presente una tradizione di relazioni tra gli istituti oggetto dell’indagine e singoli professionisti o aziende del mondo del lavoro. Importante il rapporto didattico con il territorio. Allo stato attuale lo sforzo sembra più rivolto alla condivisione interna tra i diversi attori che operano nella singola scuola: tra insegnanti di discipline diverse e con il personale amministrativo. Poco presenti i genitori. Agli inizi la sensibilizzazione del personale ausiliario. Si tratta di un sistema integrante interno di tipo orizzontale: non emergono strutture di gestione verticali vincolate da ruoli e funzioni diverse. Ne consegue che le relazioni sono espressione di un alto livello di solidarietà funzionale al compito da svolgere: ne deriva un modello organizzativo “vitale” e “autoreferenziale” (Weick, 93). Un modello operativo di integrazione che regge con fatica forme complesse di relazione interorganizzativa, strutturate e durature nel tempo. Risulta quindi utile una relazione con soggetti esterni solo in quanto 213 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 funzionale alle didattiche proposte dagli insegnanti: così per i servizi individualizzati, le uscite nel territorio, i laboratori professionali, ecc. Questo quadro è in contraddizione con la necessità, espressa da molti, di agire, al fine del successo scolastico, in una prospettiva di sistema integrato, che, probabilmente, risulta più strutturato negli anni successivi al primo. 5.10 Ringraziamenti Si ringraziano per il contributo alla stesura dei pareri i dirigenti, o loro delegati, delle scuole: IIS “Piero della Francesca” di Arezzo IPM “P. Tacca” di Carrara ISIS “Enriques” di Castelfiorentino (Fi) ISIS “Marco Polo” di Cecina (Li) ISIS “San Giovanni Bosco” di Colle Val d’Elsa (Si) ISIS “Sassetti-Peruzzi” di Firenze IP “Einaudi” di Grosseto IPSIA “Orlando” di Livorno ISI “Pertini” di Lucca IPC “R. Del Rosso” di Orbetello (GR) IIS “Camaiti” di Pieve Santo Stefano (Ar) IPSIA “Fascetti” di Pisa IPSIA “Pacinotti” di Pistoia IPSSCT “Datini” di Prato ISIS “Marconi Severi” di San Giovanni Valdarno (Ar) II “Caselli - Marconi” di Siena IPSSCT “G. Marconi” di Viareggio (Lucca) 214 Un approfondimento qualitativo sui percorsi integrati. Anno scolastico 2006/07 I docenti, DSGA, assistenti amministrativi ed esperti esterni: Simona Agnelli Maria Angela Aiazzi Paolo Alessandrini Mirella Arienti Graziano Baiocchi Marina Baronti Elena Barsotti Anna Bartolini Giuseppina Beatrice Edoardo Benedetti Roberta Bicocche Serenella Bigazzi Lia Monelli Sandro Buracchi Adele Buttafarri, Emanuela Caleo Sonia Caminati Alessandra Cancellotti Beatrice Cappelli Simonetta Cardinali Anna Carpani Chiara Casacci Silvia Cecchini Cinzia Checchi Carla Chiacchietta Andreana Chiappone Elisa Chiti Claudio Ciacchini, Rosa Cianciulli Manuela Ciorra Simone Civitelli Rosanna Condello Angela Corbini Franco Corti Maria Dalla casa Stefania Dardi Barbara Degli Innocenti Paolo Del Pia Mario Federico Dell’Amico Paola Della Santina Lilia Di Nero Daniela Donati Siria Ducci Agostino Fabbri Silvia Fabbris Silvia Falagiani Lucilla Falco Silvia Farneti Maria Giovanna Ferraro Daniela Ferrini Assunta Bulgaro Piero Garabelli Laura Garibaldi Luigi Gaudioso Alessandra Gavagni Annamaria Piagnoni Marialuisa Giannini Emiliana Giglio Mary Gori Tiziano Gorini Silvia Gradi Alessandro Innocenti Giovanni Laurenzi Donatella Leoni MonicaLorenzi Anna Lupetti Michele Maccantelli Mirko Magri Giovanni Mancini Franco Manzuoli Marco Manzuoli Laura Marangon Anna Maria Maraviglia Marcello Marino Pier Mario Casetta Flavia Marioli Angela Marrocco Maddalena Angelo Mazza Nadia Mazzetti Elena Mazzoni Luca Micheli Francesco Monelli Lietta Montauti Nicola Moscardi Giuseppina Mussi Fortunato Nardelli Morena Nocentini Anna Maria Nuti Silvia Pagnoccheschi Gabriella Parra Michela Pelizari Patrizia Pellegrini David Pellegrinotti Adria Pericci Susy Persi Paola Petrani Anna Petrani Patrizia Picconi Maria Claudia Pieralli Maria Teresa Pisani Marco Presenti Laura Provvedi Michela Ramacciotti Laura Rappuoli Lorena Raspanti Marco Ricci Ruggero Riccucci Mariella Ristori Salvatore Roas Patrizia Ronconi Maria Roselli Tiziana Rosi Maria Rossacco Anna Rossi Maria Rosa Rovai Giovanni Runca Roberto Salaro Maria Grazia Salvatori Daniela Santini Giancarlo Sarperi Maura Sbragi Martini Federica Scardamaglia Gilda Schibeci Paola Semoli Gianluca Tarchi Sara Tempestin Mario Tolomei Laura Tripi Paolo Turini LuciaUrbano AlessandraVano Carlo Verde Daniela Visceglia 215 Appendice Le reti di scuole Il censimento delle reti di scuole in Toscana, i cui risultati sono riportati nel precedente Rapporto sull’Istruzione in Toscana (Bernardi e Nuti, 2006), ha costituito un tentativo di disegnare il panorama delle aggregazioni di scuole rese possibili dal d.P.R. 275/99, art. 7., che da un lato ha dato legittimità e sviluppo ad una realtà già viva e operante nel nostro territorio, dall’altro ha costituito un incentivo per realizzare forme di progettazione integrata capaci di amplificare le risorse, di contrastare i rischi di isolamento delle istituzioni scolastiche e di rispondere in modo più organico ai bisogni del proprio bacino di utenza, consentendo forme di aggregazione per grado scolastico o aggregazioni di scuole di grado scolastico diverso che insistano sullo stesso territorio, ai fini di un’ottimizzazione delle risorse, di una maggiore armonizzazione degli interventi e del loro potenziamento. Abbiamo già rilevato nel precedente Rapporto come lo strumento utilizzato per il censimento, il questionario on line, che pur evidenzia notevoli vantaggi in termini di velocità e facilità d’uso e di raccolta delle informazioni, abbia in realtà mostrato notevoli limiti. È infatti stato necessario procedere ad un puntuale riscontro dei dati, anche per via telefonica, e a riscontri incrociati con informazioni pervenute all’istituto attraverso i suoi contatti con la realtà scolastica regionale. Anche questa seconda edizione del censimento ha riscontrato le medesime difficoltà, dimostrando che il mezzo telematico non è ancora uno strumento consolidato, capace di sostituire altre forme più tradizionali di indagine. Le ragioni di tale difficoltà sono da individuarsi da un lato nella scarsa familiarità con i nuovi mezzi di parte del personale scolastico, ma forse ancor più nel fatto che le scuole si trovano ad essere destinatarie di una pluralità di richieste informative provenienti da differenti soggetti, nell’emergenza del fare quotidiano e nella necessità di corrispondere a tante sollecitazioni diverse. Oltre a ciò si può forse ipotizzare che la scuola tende più al “fare” che al “raccontare”, che all’importanza del “fare rete” non sempre corrisponda l’importanza del valorizzare ciò che si fa, come dimostra anche la grande assenza della menzione di appartenenza ad accordi di rete nel novero delle attività e iniziative riportate dalle singole istituzioni scolastiche nei propri siti web. 217 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Dobbiamo quindi premettere all’analisi degli esiti del questionario 2006 la notazione che, alla richiesta di confermare o meno la continuità dell’accordo di rete segnalato nella precedente indagine, la gran parte delle scuole non ha risposto. Come interpretare questa assenza di conferma o disconferma? Nell’impossibilità di procedere ad un ulteriore riscontro diretto, abbiamo assunto come ragionevole ipotesi che la non risposta equivalesse ad una conferma, in forza dei termini temporali degli accordi precedentemente indicati e delle indicazioni relative alle finalità e alle attività intraprese, così come essi sono stati riportati nel volume “Le reti di scuole in Toscana”, edito dall’IRRE Toscana nel 2005. Con questi limiti, che non possono essere disconosciuti, la rilevazione realizzata attraverso il questionario on line per l’anno 2006 fa emergere un panorama sostanzialmente immutato rispetto alla precedente indagine: la fisionomia delle reti di scuole appare consolidata in quanto, di norma, le aggregazioni formalizzate sembrano rispondere ad esigenze che perdurano nel tempo, più che dipendere da progetti occasionali o da necessità contingenti, legate magari a specifici finanziamenti. Le segnalazioni pervenute rispetto alla cessazione dell’accordo, confermano questo dato, in quanto riguardano quasi esclusivamente reti promosse per la realizzazione di specifici progetti con finanziamento europeo ormai conclusi. Se assumiamo questo dato, possiamo individuare in Toscana la presenza di almeno un centinaio di reti con caratteristiche e fisionomie molto diverse, ma che si possono raggruppare nelle seguenti tipologie: • Progetti in rete: reti nate allo scopo di sviluppare e condurre uno specifico progetto. Spesso in questi casi la costituzione della rete è indotta da un bando pubblico o comunque dalla possibilità di acquisire finanziamenti che assumono la rete come “condizione”. Sempre più spesso infatti la presenza di partenariati formalizzati è considerata dagli enti finanziatori dei progetti una condizione essenziale o comunque un elemento di preferenza nell’assegnazione dei fondi. L’ente locale appare come il più forte sostenitore del processo di sviluppo delle reti di scuole. • Reti territoriali promosse dall’amministrazione, come i Poli provinciali e altre aggregazioni (provinciali o regionali) finalizzate a condurre interventi omogenei rispetto a specifici tematiche. • Reti contenitore: associazioni di scuole che si aggregano su base territoriale per attività di ricerca, iniziative di formazione, per acquistare o erogare servizi, per darsi supporto sul piano organizzativo e amministrativo. Rispetto alle tipologie di aggregazione, sono molto numerose le reti “miste”, formate cioè dai diversi gradi scolastici, così come sono maggioritarie le reti strettamente legate agli ambiti territoriali. Si tratta delle reti: Rete Progetto Scola - Scuole on line (AR) - FSE; Rete Progetto Ciao (LU) FSE - FSE; Rete Progetto Cittadini europei (LU) - FSE; Progetto S.F.I.T. - Sistema Formativo Informatico Territoriale (PO) - FSE. Fa eccezione la Rete Girasole (LU). 218 Appendice Lo sviluppo di reti abbraccia un vasto raggio di tematiche, anche se in gran parte “colgono il problema” ovvero hanno l’esplicito scopo di affrontare il problema di fondo del sistema di istruzione: la lotta contro la dispersione scolastica, il disagio e l’emarginazione, anche in riferimento ad alunni di cittadinanza non italiana e all’integrazione dei diversamente abili. Oltre a questo, i temi maggiormente ricorrenti sono: • gestione e organizzazione, con particolare riferimento alla formazione ATA e all’individuazione di strumenti e procedure comuni in campo amministrativo (questo aspetto compare anche in reti diverse non costituite allo scopo); • orientamento scolastico e professionale, formazione professionale. Ulteriori tematiche affrontate sono: • servizi di biblioteca e biblioteca scolastica; • problematiche della qualità del servizio e dell’autovalutazione; • attività espressive, in particolare musica e teatro; attività motorie e sportive; • sviluppo di attività su base disciplinare (storia, matematica, italiano). Ricerca sul curricolo; • sicurezza; • educazione degli adulti (reti tra CTP e tra scuole serali). Per quanto riguarda gli “ambiti di intervento”, in riferimento agli ambiti citati nell’articolo 7 del d.P.R. 275/99, la maggioranza delle reti si inserisce nell’ambito dell’attività didattica di ricerca, sviluppo e sperimentazione: qui si collocano alcune reti che svolgono una vera e propria attività di ricerca, mentre in misura maggiore sono presenti reti che svolgono attività didattica ed educativa in senso più ampio. Dal punto di vista della composizione, nella precedente indagine si è evidenziato come le reti siano costituite in maggioranza, ma con poco scarto, di sole scuole e come quindi una parte molto consistente annoveri anche soggetti diversi. In gran parte i soggetti coinvolti sono rappresentati da organismi delle autonomie locali (spesso erogatori di fondi), ma appartengono anche al mondo dell’associazionismo, segno di un raccordo forte con il territorio. Pochissime sono le reti molto “piccole” (fino a 3 scuole) e quelle molto “grandi” (più di 24 scuole), le più frequenti sono reti che coinvolgono da 3 a 6 scuole, ma con lieve scarto rispetto a quelle composte con un numero di scuole da 7 a 12. 219 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Le nuove segnalazioni Le modificazioni intercorse rispetto alle finalità o alle attività previste riguardano ampliamenti delle reti oppure il loro adattarsi allo sviluppo della progettazione scolastica, evidenziando il loro carattere flessibile, capace di adeguarsi ai nuovi bisogni. La pratica dell’accordo di rete si estende, anche se in misura contenuta, almeno sulla base di quanto le scuole stesse hanno espresso attraverso la risposta all’indagine. Probabilmente la realtà territoriale è più forte di quanto non appaia dai risultati dell’indagine on line perché le scuole rispondono con difficoltà, come abbiamo detto, alla richiesta di informazioni attraverso questa modalità. Rispetto al precedente censimento si registrano 14 nuove segnalazioni: tra queste tuttavia circa la metà si riferiscono a reti in realtà antecedenti al 2006. Alcune reti (tra cui la Rete Empolese Valdelsa), rappresentano uno sviluppo e ampliamento di aggregazioni precedenti, altre (come Mirò 3) costituiscono la continuazione di un progetto che di anno in anno si articola in modo diverso. 1. DI.SCO.LO Difficoltà Scoperte & Logiche Operative, scuola capofila IPSIA “G. Giorgi”, Lucca 2. Star Bene, scuola capofila Ist. Istruz. Superiore Passaglia, Lucca 3. ATS Mirò 3, scuola capofila IPSIA “G. Giorgi”, Lucca 4. Rete FirenzeSud-Centro, coordinata da USP di Firenze 5. Progetto Educazione alla salute “Merendiamo”, scuola capofila Istituto Comprensivo Statale “F. Ferrucci” Larciano/PT 6. Rete Scuola Polo, scuola capofila ISISS Nottolini Busdraghi, Lucca 7. Rete di scuole dell’Empolese Valdelsa, scuola capofila I Circolo Didattico, Empoli (FI) 8. Sicurezza in cattedra, scuola capofila ITI-IPIA Leonardo da Vinci, Firenze 9. Insieme per una scuola migliore, scuola capofila Istituto Comprensivo di Chianciano Terme 10.Grosseto in rete. Progetto educazione degli adulti CTP EDA, Grosseto 11.Gestione Progetto Integrato di Area, scuola capofila 2° Circolo Didattico “G. Carducci”, Rosignano Marittimo 12.ATS percorsi sperimentali di integrazione tra istruzione e formazione professionale: scuola capofila ITSCG Toniolo, Massa 13.Rete Progetto PIA: “L’Abbraccio”, scuola capofila Istituto Comprensivo Camigliano Loc. Pianacce-Camigliano-Capannori (LU) 220 Appendice 14.Accordo di rete per la realizzazione di interventi di continuità fra le scuole secondarie di primo grado e il biennio di quelle di secondo grado di San Giovanni Valdarno per l’integrazione degli/le studenti/esse con disabilità e degli/le studenti/esse stranieri/e, San Giovanni Valdarno (AR) In gran parte (8) si tratta di reti costituite esclusivamente da istituti scolastici. Due reti si riferiscono alla gestione dei Progetti integrati di area, altrettante alle ATS per la sperimentazione di percorsi integrati di istruzione e formazione professionale e ancora altre due riguardano la costituzione di Poli provinciali promossa dall’USP di Firenze e di Lucca. Le restanti rappresentano piuttosto reti “contenitore”, in cui possono trovar luogo progetti ed azioni diverse. I PIA e/o i progetti promossi dalla Regione, lo sviluppo dell’integrazione e l’attenzione alle problematiche della dispersione scolastica e del disagio si confermano quali motori di aggregazione. Nessuna rete ha realizzato scambi temporanei di docenti ed una soltanto ha un proprio sito internet (Rete Scuola Polo di Lucca). La maggior parte ha realizzato una documentazione dell’attività svolta, in forma cartacea (pubblicazioni o depliant) Rispetto all’indagine precedente, è aumentata la percentuale di scuole che indica non soltanto la provenienza delle risorse finanziarie, ma anche la loro entità. Schede reti Denominazione Rete DI.SCO.LO Difficoltà Scoperte & Logiche Operative Dispositivo di formalizzazione Protocollo di intesa Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale IPSIA “G. Giorgi” di Lucca Istituzioni scolastiche coinvolte Rete formata da 16 scuole Istituti secondari di secondo grado n. 6: Pertini, Civitali, Piaggia, Chini, Majorana / Benedetti, G. Giorgi (Capofila). Scuole primarie e secondarie di primo grado n. 9: IC Castiglione di Garfagnana, IC Castelnuovo di Garfagnana, IC C. Piaggia, IC Manzoni, IC Bagni di Lucca, IC Borgo a Mozzano, IC Gallicano, IC Camigliano, IC Pescaglia 221 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Data di costituzione della rete (anno) 2006 Durata prevista individuata nel documento di formalizzazione, anni 3 Dimensione territoriale della rete Provinciale Organo tecnico esecutivo Comitato Tecnico di Gestione rappresentato dai DS o loro referenti delle scuole della Rete Entità delle risorse finanziarie assegnate alla rete nel presente anno (Euro) 30.395 Provenienza delle risorse finanziarie assegnate Articolazioni del sistema di istruzione (USR-CSA-IRRE), Regione - Enti locali, Fondo sociale europeo Soggetti coinvolti Solo Scuole Finalità della rete Individuazione dei soggetti a rischio DSA (Difficoltà Specifiche di Apprendimento) Principali Azioni/Attività svolte Convegni e formazione docenti tenuti dal personale dell’AID (Ass. Italiana Dislessia), test alunni per individuazione DSA, interventi compensativi/dispensativi nei casi rilevati, monitoraggio in itinere. Ambito di intervento della rete Attività didattica di ricerca, sviluppo, sperimentazione, Formazione e aggiornamento, Acquisto di beni e servizi, Erogazione di servizi Presente la documentazione relativa alle forme di monitoraggio e valutazione dell’intervento della rete Presente la documentazione dell’attività svolta in forma cartacea (Pubblicazioni, depliant, brochure) Denominazione Rete Star Bene Dispositivo di formalizzazione Accordo 222 Appendice Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale Ist. Istruz. Superiore Passaglia via Fillungo 205, Lucca Istituzioni scolastiche coinvolte 6 scuole - ITC Carrara; Istituto Istruzione Superiore Passaglia; Liceo Scientifico Vallisneri; Lucca; IPSIA G. Giorni, Lucca; Istituto Superiore Piana, Lucca Porcari; ITI E. Fermi, Lucca Data di costituzione della rete (anno) 2004 Durata prevista individuata nel documento di formalizzazione Anni 3 Dimensione territoriale della rete Provinciale Organo tecnico esecutivo Conferenza dei Servizi Provenienza delle risorse finanziarie assegnate Quota parte da ogni soggetto aderente, Regione - Enti locali Soggetti coinvolti Scuole e altri soggetti - Enti locali, Associazionismo Finalità della rete Integrazione scolastica e lotta alla dispersione Principali Azioni/Attività svolte Sportelli individuali e LIT (Laboratori Interattivi) nelle classi problematiche Ambito di intervento della rete Erogazione di servizi, Orientamento scolastico e professionale Presente la documentazione relativa alle forme di monitoraggio e valutazione dell’intervento della rete Presente la documentazione dell’attività svolta in forma cartacea (Pubblicazioni, depliant, brochure) Denominazione Rete Mirò Tre Dispositivo di formalizzazione Associazione temporanea di scopo Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale IPSIA G. Giorgi, LU 223 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Istituzioni scolastiche coinvolte IP Simoni, Castelnuovo; Liceo Galilei, Castelnuovo; IP Pieroni, Barga; Liceo Pascoli, Barga; IP giorni, Lucca; IP Pertini, Lucca; IP Civitali, Lucca; Liceo Machiavelli, Lucca Data di costituzione della rete (anno) 2005 Durata prevista individuata nel documento di formalizzazione Anni 2 Dimensione territoriale della rete Provinciale Organo tecnico esecutivo Comitato di progetto Entità delle risorse finanziarie assegnate alla rete nel presente anno (Euro) 500.000 Provenienza delle risorse finanziarie assegnate Articolazioni del sistema di istruzione (USR-CSA-IRRE), Regione - Enti locali Soggetti coinvolti Scuole e altri soggetti - Associazionismo Finalità della rete Lotta alla dispersione scolastica Principali Azioni/Attività svolte Interventi IF nelle classi prime, laboratori di orientamento, misure di accompagnamento individualizzate, corsi integrati di formazione professionale Ambito di intervento della rete Attività didattica di ricerca, sviluppo, sperimentazione, Orientamento scolastico e professionale, Progettazione integrata Presente la documentazione relativa alle forme di monitoraggio e valutazione dell’intervento della rete Presente la documentazione dell’attività svolta in forma cartacea (Pubblicazioni, depliant, brochure) Denominazione Rete Rete Firenze Sud-Centro Dispositivo di formalizzazione Accordo 224 Appendice Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale USP di Firenze Istituzioni scolastiche coinvolte Circoli Didattici, Istituti Comprensivi e Scuole Medie della zona Data di costituzione della rete (anno) 2005 Entità delle risorse finanziarie assegnate alla rete nel presente anno (Euro) 5.200 Provenienza delle risorse finanziarie assegnate Articolazioni del sistema di istruzione (USR-CSA-IRRE), Soggetti coinvolti Solo Scuole Finalità della rete Il polo di aggregazione funzionale intende sollecitare la cooperazione e la collaborazione tra scuole a sostegno dell’autonomia scolastica nella consapevolezza che l’innovazione passa attraverso il confronto e la circolazione di esperienze, metodi e strumenti Principali Azioni/Attività svolte Nei due anni di esperienza si sono tenuti vari incontri fra docenti delle varie scuole della rete (8 in totale) con i seguenti obiettivi: favorire la conoscenza reciproca e la successiva elaborazione di curricula verticali fra le scuole primarie e secondarie di primo grado. Per il mese di settembre il gruppo di lavoro ha organizzato un Convegno “La centralità del curricolo verticale per una scuola di qualità per tutti” in collaborazione con il CIDI. La partecipazione massima era di 10 insegnanti per ogni scuola della rete. Nel corso dei due anni si sono tenuti anche vari incontri riservati ai Dirigenti Scolastici delle scuole della rete, con lo scopo principale di attivare azioni di collaborazione e di collegare l’attività dei vari istituti. Questi sono alcuni dei temi trattati: • riorganizzazione della rete scolastica; • valutazione degli alunni; • calendario scolastico per l’anno scolastico 2007/08; • definizione e consolidamento delle strutture della rete. Ambito di intervento della rete Attività didattica di ricerca, sviluppo, sperimentazione, Progettazione integrata 225 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Denominazione Rete Progetto Educazione alla salute “Merendiamo” Dispositivo di formalizzazione Accordo Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale Istituto Comprensivo Statale F. Ferrucci Larciano/PT Istituzioni scolastiche coinvolte 3° Circolo Pistoia; DD Agliana; Monsummano T. 1°; 2° Circolo Pescia; 1° Circolo Quarrata; 2° Circolo Quarrata; IC Leonardo, Pistoia; IC Cino da Pistoia, Pistoia; IC Raffaello Pistoia; IC Borgo a Buggiano; IC Don Dilani, Ponte Buggianese; IC Lamporecchio, IC Massa e Cozzile; IC Galilei, Pieve a Nievole; IC Agliana, IC Fermi, Casalguidi; SM Marconi A. Frank, Pistoia; SM Chini, Montecatini T.; SM Andreotti, Pescia; SM B. Da Montemagno, Quarrata Data di costituzione della rete (anno) 2006 Durata prevista individuata nel documento di formalizzazione Anni 1 Dimensione territoriale della rete Provinciale Organo tecnico esecutivo Gruppo di coordinamento costituito dai referenti delle varie scuole Entità delle risorse finanziarie assegnate alla rete nel presente anno (Euro) 3.173 Provenienza delle risorse finanziarie assegnate Articolazioni del sistema di istruzione (USR-CSA-IRRE), Soggetti coinvolti Scuole e altri soggetti - Regione, Enti locali, Articolazioni del sistema di istruzione (USR-CSA-IRRE) Finalità della rete Modificare le abitudini ed i comportamenti alimentari degli alunni indirizzandoli verso il consumo di alimenti salutari Principali Azioni/Attività svolte Le attività che si intende svolgere sono finalizzate al coordinamento, alla realizzazione e alla documentazione e alla diffusione dei risultati del progetto Ambito di intervento della rete Attività didattica di ricerca, sviluppo, sperimentazione, Formazione e aggiornamento, Progettazione integrata 226 Appendice Presente la documentazione relativa alle forme di monitoraggio e valutazione dell’intervento della rete Presente la documentazione dell’attività svolta in forma cartacea (Pubblicazioni, depliant, brochure) Denominazione Rete Rete della Scuola Polo Dispositivo di formalizzazione Convenzione Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale ISISS Nottolini Busdraghi, Lucca Istituzioni scolastiche coinvolte ISIS della Piana di Lucca; ITC F. Carrara; ITCG L. Campedelli; ITCG Don Lazzeri; Liceo Scientifico A. Vallisneri; Ist. Prof. per i Servizi Sociali M. Civitali Data di costituzione della rete (anno) 2007 Durata prevista individuata nel documento di formalizzazione Anni 3 Dimensione territoriale della rete Provinciale Organo tecnico esecutivo Dirigenti delle scuole in rete Entità delle risorse finanziarie assegnate alla rete nel presente anno (Euro) 5.000 Provenienza delle risorse finanziarie assegnate Articolazioni del sistema di istruzione (USR-CSA-IRRE) Soggetti coinvolti Solo Scuole Finalità della rete Espandere la dimensione europea dell’educazione è la condizione essenziale per governare le dinamiche di trasformazione sociale ed economica in atto e contemporaneamente dare agli studenti la possibilità di assumere un ruolo nella società europea integrata di domani. L’obiettivo fondamentale è quello di essere parte attiva nella formazione docenti per elaborare moduli diversificati di formazione, collaborare in un’ottica di ricerca azione alla produzio- 227 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 ne di materiali in ambito transnazionale nel quale sia possibile recuperare le esperienze e le tradizioni proprie, metterle a confronto con altre culture e paesi per costruire percorsi innovativi. Le nuove tecnologie, la moltiplicazione delle occasioni di comunicazione e mobilità, le novità nell’organizzazione dell’economia e della società impongono che la formazione offerta agli studenti dia loro le conoscenze, le competenze e la base di esperienze necessarie per approfittare delle opportunità che vengono loro offerte e per saper dominare i processi di cambiamento in atto. Per dimensione europea si intende: inserire i contenuti europei nei programmi di studio; realizzare materiali didattici ad hoc; promuovere contatti e scambi tra docenti e alunni dei vari paesi (europei e mondiali); rafforzare il senso dell’identità europea; migliorare la conoscenza storica, economica e sociale degli stati membri. L’obiettivo non è ovviamente introdurre nuove discipline ma elaborare un curricolo nel quale l’ambiente, la sostenibilità, l’indipendenza globale, la diversità culturale qualifichino, trasversalmente a tutte le materie, l’intero percorso formativo sostenendo la dimensione europea dell’educazione perché: • i giovani hanno bisogno di conoscenze, competenze ed esperienze nuove per diventare cittadini attivi e responsabili; • desiderano aprire gli occhi su una realtà internazionale per fare scelte importanti della propria vita; • devono conoscere il ventaglio crescente delle possibilità ed opportunità di esperienze e collaborazioni internazionali; • devono saper affrontare le nuove sfide della società globale (diritti umani, sostenibilità e indipendenza, discriminazione razziale, pari opportunità); • devono risultare più motivati e più forti in un contesto formativo più aperto ed innovativo. La possibilità di fare esperienze di formazione in un contesto internazionale, non solo offrirà la possibilità di acquisire un bagaglio più ampio di conoscenze e competenze, ma permetterà di raggiungere standard più elevati nell’apprendimento delle lingue straniere e nell’uso delle nuove tecnologie rafforzando l’autostima e creando le premesse per il successo formativo. La possibilità di aprirsi al territorio e al mondo attraverso collaborazioni e legami con scuole locali, nazionali e internazionali offre grandi possibilità di arricchimento del curricolo. Principali Azioni/Attività svolte Il presente accordo istituisce la rete con lo scopo di introdurre nelle istituzioni scolastiche in oggetto un miglioramento significativo nella professionalità docente, nella didattica, nell’organizzazione scolastica e nella comunicazione attraverso il perseguimento degli obiettivi dei progetti la realizzazione dei quali rappresenta una opportunità di miglioramento organizzativo e crescita professionale anche per il territorio provinciale, in quanto la rete si impegna a diffondere strumenti, procedure, corsi di formazione attraverso server Internet e server Intranet. 228 Appendice La rete di scuole costituita raccoglie le varie tipologie di scuole – licei, tecnici e professionali – e copre tutto il territorio della Provincia di Lucca – la Piana, la Versilia e la Garfagnana Ambito di intervento della rete Attività didattica di ricerca, sviluppo, sperimentazione, Formazione e aggiornamento Sito internet della rete scuolapololucca.net Denominazione Rete Rete di scuole dell’Empolese Valdelsa Dispositivo di formalizzazione Accordo Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale I Circolo Didattico di Empoli (coordinamento) Scuola Media Busoni Vanghetti (gestione amministrativa) Istituzioni scolastiche coinvolte Circolo I, II, III Empoli; Circolo Didattico Vinci; Circolo Didattico Cerreto Guidi; Circolo Didattico Fucecchio; Scuola Media Busoni Vanghetti, Empoli; Scuola Media Montanelli Tetrarca, Cerreto Guidi; Istituto Comprensivo Baccio Sinibaldi, Montelupo; Istituto Comprensivo Capraia e Limite; i seguenti istituti superiori di Empoli: Liceo Classico Virgilio, Liceo Scientifico Il Pontormo, ITI Ferrarsi Brunelleschi, ITC Fermi, ISPeT L. da Vinci; ISPeT A. Checchi, Fucecchio Data di costituzione della rete (anno) 2001 Durata prevista individuata nel documento di formalizzazione Anni 5 Dimensione territoriale della rete Circondariale Provenienza delle risorse finanziarie assegnate Quota parte da ogni soggetto aderente Soggetti coinvolti Solo Scuole Finalità della rete La collaborazione è finalizzata alla migliore realizzazione della funzione della scuola come centro di educazione e istruzione, nonché come centro di pro- 229 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 mozione culturale, sociale e civile del territorio, al completamento dell’iter formativo degli alunni, a una comunicazione più intensa e proficua fra le istituzioni scolastiche all’accrescimento della qualità dei servizi offerti dalle istituzioni scolastiche; anche attraverso studi e ricerche, alla integrazione degli interventi formativi in collaborazione con altri soggetti, istituzionali e non, pubblici o privati, operanti sul territorio, alla migliore utilizzazione delle risorse finanziarie e professionali Principali azioni/attività svolte Formazione del personale docente e non su sicurezza e privacy. Formazione personale dirigente e direttivo amministrativo. Coordinamento iniziative didattiche Ambito di intervento della rete Formazione e aggiornamento Denominazione Rete Sicurezza in cattedra Dispositivo di formalizzazione Accordo Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale ITI-IPIA Leonardo da Vinci, Via del Terzolle 91 50127 Firenze - tel. 055/45961; fax 055/412096 Istituzioni scolastiche coinvolte iis P. d. Francesca, Arezzo; itc Buonarroti, Arezzo; iti Galilei, Arezzo; iis Margaritone, Arezzo; iis Fermi, Bibbiena; iis Marconi, San Giovanni Valdarno (AR); iis Magiotti Montevarchi (AR); iis Città di Piero Sansepolcro (AR) Data di costituzione della rete (anno) 2003 Durata prevista individuata nel documento di formalizzazione Anni 1 Dimensione territoriale della rete Provinciale Organo tecnico esecutivo Conferenza dei dirigenti aderenti alla rete Soggetti coinvolti Solo Scuole Presente la documentazione dell’attività svolta in forma cartacea (pubblicazioni, depliant, brochure) 230 Appendice Denominazione Rete “Insieme per una scuola migliore” Dispositivo di formalizzazione Accordo Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale La scuola Istituzioni scolastiche coinvolte Istituto Comprensivo Chianciano Terme (Scuola capofila); Istituto Comprensivo Chiusi - Istituto Comprensivo Torrita di Siena; Istituto Comprensivo Sinalunga; Istituto Comprensivo Cetona; Direzione Didattica Montepulciano; Scuola Media Montepulciano Data di costituzione della rete (anno) 2006 Durata prevista individuata nel documento di formalizzazione Anni 1 Dimensione territoriale della rete Altro Organo tecnico esecutivo Scuola Capofila Soggetti coinvolti Solo Scuole Finalità della rete Attività didattiche di ricerca, sperimentazione e sviluppo Realizzazione di iniziative di formazione e aggiornamento Istituzione di laboratori per l’orientamento, l’autovalutazione di istituto, per la documentazione di ricerche, esperienze e informazioni Principali Azioni/Attività svolte Formazione e aggiornamento Istituzione di un laboratorio per l’autovalutazione di istituto Ambito di intervento della rete Attività didattica di ricerca, sviluppo, sperimentazione, formazione e aggiornamento Presente la documentazione dell’attività svolta in forma cartacea (pubblicazioni, depliant, brochure) 231 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Denominazione Rete Grosseto in rete. Progetto educazione degli adulti Dispositivo di formalizzazione Accordo Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale CTP EDA - Grosseto Istituzioni scolastiche coinvolte Istituto Magistrale A. Rosmini, Grosseto; Istituto Professionale L. Einaudi, Grosseto; Istituto Commerciale V. Fossombroni, Grosseto; Istituto Industriale P. Porciatti, Grosseto; Liceo Artistico P. Aldi, Grosseto Data di costituzione della rete (anno) 2006 Durata prevista individuata nel documento di formalizzazione Anni 3 Dimensione territoriale della rete Comunale Organo tecnico esecutivo Comitato di gestione costituito dal rappresentante legale di ciascuna istituzione scolastica con il coordinamento del Dirigente Scolastico Dott. Tommaso Imperio Entità delle risorse finanziarie assegnate alla rete nel presente anno (Euro) 3.500 Provenienza delle risorse finanziarie assegnate Articolazioni del sistema di istruzione (USR-CSA-IRRE) Soggetti coinvolti Scuole e altri soggetti - Regione, Enti locali Finalità della rete Favorire la risposta ai bisogni degli adulti che rientrano in formazione mantenendo elevata l’offerta formativa nella città di Grosseto e consentendo la gestione e l’esercizio delle classi il cui numero di iscritti della scuola di riferimento ne renderebbe difficile l’attivazione ed il funzionamento Ampliare l’offerta formativa a favore degli adulti per favorirne il rientro nel circuito scolastico superiore Acquisire beni e servizi atti a facilitare lo svolgimento di compiti a carattere formativo con propri fondi 232 Appendice Aggiornare e formare i docenti coinvolti nell’educazione permanente degli adulti (EDA): Partecipare a bandi e concorsi per reperire le risorse necessarie a sviluppare le attività di cui al presente accordi Pubblicizzare l’offerta formativa sul territorio con iniziative comuni Principali Azioni/Attività svolte Lettura dei bisogni di istruzione degli adulti e ricerca dell’utenza potenziale. Accoglienza e orientamento con bilancio di competenze. Recupero delle competenze di base. Interventi finalizzati all’acquisizione di competenze linguistiche di alunni stranieri Ambito di intervento della rete Attività didattica di ricerca, sviluppo, sperimentazione, Formazione e aggiornamento, orientamento scolastico e professionale, contabilità e amministrazione, progettazione integrata Presente la documentazione relativa alle forme di monitoraggio e valutazione dell’intervento della rete Presente la documentazione dell’attività svolta in forma cartacea (pubblicazioni, depliant, brochure) Denominazione Rete Gestione Progetto Integrato di Area Dispositivo di formalizzazione Convenzione Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale 2° Circolo Didattico G. Carducci, Rosignano Marittimo Istituzioni scolastiche coinvolte • 1° Circolo Didattico E. Solvay, Rosignano Solvay • SMS G. Fattori, Rosignano Solvay • 2° Circolo Didattico G. Carducci, Rosignano Marittimo Data di costituzione della rete (anno) 2006 Dimensione territoriale della rete Comunale Entità delle risorse finanziarie assegnate alla rete nel presente anno (Euro) 17.000 233 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Provenienza delle risorse finanziarie assegnate Regione - Enti locali Soggetti coinvolti Solo Scuole Finalità della rete Regolare la gestione amministrativa e contabile del finanziamento per il Progetto Integrato di Area (PIA). Principali Azioni/Attività svolte Acquisizione finanziamento PIA; Ripartizione finanziamento tra le scuole facenti parte della rete Ambito di intervento della rete Contabilità e amministrazione, Progettazione integrata Denominazione Rete ATS Dispositivo di formalizzazione Associazione temporanea di scopo Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale ITSCG G. Toniolo, Massa Istituzioni scolastiche coinvolte ITCG Belmesseri; IPSIA Pacinotti; IPIA Tacca; IIS Einaudi; L. Scientifico Marconi; IIS Barsanti” Data di costituzione della rete (anno) 2005 Durata prevista individuata nel documento di formalizzazione Anni 3 Dimensione territoriale della rete Provinciale Organo tecnico esecutivo Comitato di Progetto (CDP) Entità delle risorse finanziarie assegnate alla rete nel presente anno (Euro) 476.464 Provenienza delle risorse finanziarie assegnate Regione - Enti locali, Altro 234 Appendice Soggetti coinvolti Scuole e altri soggetti - Associazionismo Finalità della rete Attivazione percorsi sperimentali di integrazione tra istruzione e formazione professionale Principali Azioni/Attività svolte Realizzazione di percorsi per il rafforzamento competenze di base, acquisizione crediti e competenze professionali, alternanza scuola - lavoro Ambito di intervento della rete Attività didattica di ricerca, sviluppo, sperimentazione Non presente documentazione dell’attività svolta Denominazione Rete Progetto PIA: “L’Abbraccio” Dispositivo di formalizzazione Accordo Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale Istituto Comprensivo Camigliano Loc. Pianacce - Camigliano - Capannori (LU) Istituzioni scolastiche coinvolte • IC Don Aldo Mei S. Leonardo in Treponzio, Capannori (LU) • IC Carlo Piaggià, Capannori (LU) • IC A. Manzoni Marlia, Capannori (LU) • Liceo Scientifico E. Majoranà, Capannori (LU) • Asilo Nido Comune di Capannori, Capannori (LU) Data di costituzione della rete (anno) 2004 Durata prevista individuata nel documento di formalizzazione Anni 6 Dimensione territoriale della rete Comunale Organo tecnico esecutivo Gruppo Operativo in Rete 235 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Entità delle risorse finanziarie assegnate alla rete nel presente anno (Euro) 4.000 Provenienza delle risorse finanziarie assegnate Regione - Enti locali Soggetti coinvolti Scuole e altri soggetti - Enti locali, Associazionismo Finalità della rete Promuovere competenze, instaurare un benessere scolastico, creare forme di aggiornamento, combattere il bullismo, promuovere il dialogo e l’integrazione tra i diversi soggetti in formazione Principali Azioni/Attività svolte Aggiornamento operatori. Supporto all’azione educativa della famiglia. Progetto sperimentale classi pilota con ricaduta sugli alunni in situazione di disagio Ambito di intervento della rete Attività didattica di ricerca, sviluppo, sperimentazione, Formazione e aggiornamento, progettazione integrata Presente la documentazione relativa alle forme di monitoraggio e valutazione dell’intervento della rete Presente la documentazione dell’attività svolta in forma cartacea (pubblicazioni, depliant, brochure) Denominazione Rete Accordo di rete per la realizzazione di interventi di continuità fra le scuole secondarie di primo grado e il biennio di quelle di secondo grado di San Giovanni Valdarno per l’integrazione degli/le studenti/esse con disabilità e degli/le studenti/esse stranieri/e Dispositivo di formalizzazione Accordo Soggetto/organismo a cui fa capo la rete dal punto di vista gestionale • Istituto Comprensivo Masaccio, San Giovanni Valdarno • Istituto Comprensivo Marconi, San Giovanni Valdarno • Istituzioni scolastiche coinvolte: Istituto Comprensivo Masaccio, San Giovanni Valdarno; Istituto Comprensivo Marconi, San Giovanni Valdarno; Comprensivo Suore Agostiniane, San Giovanni Valdarno; IPSIA Marconi / ITC Severi, San Giovanni Valdarno; ITIS G. Ferrarsi, San Giovanni Valdarno; Istituto Magistrale G. da S. Giovanni, San Giovanni Valdarno 236 Appendice Data di costituzione della rete (anno) 2007 Durata prevista individuata nel documento di formalizzazione Anni 1 Dimensione territoriale della rete Comunale Organo tecnico esecutivo L’organo responsabile dell’attuazione del presente accordo si individua nel Gruppo tecnico esecutivo (GTE), formato dai Dirigenti scolastici (Ds) degli Istituti aderenti alla rete e dai Direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga) dell’Istituto Comprensivo Marconi e dell’Istituto Comprensivo Masaccio di San Giovanni Valdarno. Ogni Ds individua un docente referente che potrà rappresentarlo negli incontri collegiali, affiancarlo e coadiuvarlo Entità delle risorse finanziarie assegnate alla rete nel presente anno (Euro) 6.000 Provenienza delle risorse finanziarie assegnate Regione - Enti locali Soggetti coinvolti Solo Scuole Finalità della rete Il successo formativo degli/le studenti/esse della scuola secondaria nel passaggio dal primo al secondo grado d’istruzione. L’integrazione (star bene a scuola, senso di appartenenza alla comunità scolastica) e la valorizzazione personale (espressione delle competenze, attuazione delle potenzialità) degli/le studenti/esse stranieri/e e degli/le studenti/esse con disabilità. La prevenzione del disagio attraverso l’attivazione di processi di continuità. Principali Azioni/Attività svolte ALUNNI STRANIERI • personalizzazione dell’insegnamento • organizzazione dello studio della lingua italiana come L2 • istituzione di un laboratorio di L2 rivolto ad alunni della scuola secondaria di primo e secondo grado presso la biblioteca comunale in orario extrascolastico(periodo di svolgimento: novembre-marzo, anno scolastico 2007/08; realizzazione a cura dei docenti del gruppo di progetto) • sviluppo di competenze linguistiche per il conseguimento del livello A2 237 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 • realizzazione di un evento ad opera degli alunni stranieri dei due gradi scolastici(preparazione di un giornale radio per una emittente locale) • creazione, ad opera degli alunni stranieri, di una rete territoriale che coinvolga le istituzioni competenti per gli interventi educativi e sociali sui minori stranieri. ALUNNI DISABILI • informazioni sul PEI e sui Servizi socio-sanitari • informazioni sulle iscrizioni alla scuola di II grado • pre-programmazione di attività per la continuità • programmazione di attività per la continuità • richiesta di autorizzazione ai genitori • svolgimento di attività per la continuità • rapporti scuola-famiglia • programmazione del primo consiglio di classe nella scuola di II grado • sensibilizzazione della classe riguardo al/la compagno/a con hdc Ambito di intervento della rete Attività didattica di ricerca, sviluppo, sperimentazione, Formazione e aggiornamento, orientamento scolastico e professionale, progettazione integrata Si riporta, infine, l’elenco completo delle reti segnalate nella precedente rilevazione, suddivise per provincia e per articolazioni sovra-regionali. Reti internazionali, nazionali e inter-regionali Rete Scuole Enis RENAIA - Rete nazionale degli istituti alberghieri Consorzio Istituti Professionali Rete Impresa formativa simulata Rete ALMADIPLOMA Rete Galileo Rete Lo spettacolo viaggiante (articolazione regionale) Reti regionali CIPAT - Consorzio degli Istituti Professionali Toscani per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione. 238 Appendice RISCAT - Rete Istituti Secondo Ciclo Adulti Toscana Rete toscana dei Centri Territoriali Permanenti per l’istruzione e la formazione in età adulta Rete Verso il liceo economico (ITC della Toscana) Provincia di Arezzo Rete Disagio giovanile Progetto individualizzato di riabilitazione Rete degli Istituti Scolastici Statali del Casentino Progetti aree a rischio e a forte processo immigratorio Rete di Istituti per l’autovalutazione Progetto Intesa Progetto Scola (Scuole on line) Provincia Firenze Rete Circoli Didattici e Scuole medie del Quartiere 4 Rete tra le scuole e il Comune di Firenze Rete Associazione scuole del Mugello Rete tra istituzioni scolastiche del Comprensorio empolese Rete Biblioteche nelle scuole Rete di scuole Bassa Valdelsa Rete Scuola aperta Rete dei Licei fiorentini Progetto FOR.EST.A (formazione esterna apprendisti) Rete FASP - Formazione Adulti Scuole Pubbliche Rete Scuole e Città Rete Sicurezza in Cattedra Rete Scuolinsieme Rete Istruzione Superiore Firenze Est - RISFE Provincia di Grosseto Rete bibliotecaria del comune di Grosseto Rete Progetto Giochiamo con lo sport LICAR Laboratori Istituti Comprensivi Autonomi (in)Rete Rete Orientarsi ed orientare Rete per l’uso e-learning conseguimento licenza media Rete Diploma on line scuola secondaria II grado Progetto SINTESI Rete Filo d’Arianna Rete per la realizzazione del progetto di orientamento e counciling Rete di scuole per la definizione di comportamenti comuni in campo amministrativo Gestione incarichi di supplenza in rete e TFR Provincia di Livorno Rete degli Istituti Scolastici dell’isola D’Elba Progetto Exite2 239 L’istruzione in Toscana - Regione Toscana - Rapporto 2007 Provincia di Lucca Rete Senza Zaino Progetto Hercules - Scuole in rete Rete ASAT Rete Educazione teatrale Rete Progetto Il bambino che sceglie lo sport Rete degli Istituti Scolastici della Media Valle del Serchio e della Garfagnana Progetto “Multi… libri e multi… lingue” (laboratorio IL GIOCO) FormaRete Rete MIRIAM Progetto MIRO Rete Girasole Rete Crescendo Rete Progetto CIAO Rete Progetto Cittadini europei Rete Progetto MARES Provincia di Massa Carrara Rete Progetto Qualità Rete P.I.A. Azione Dis.Co. Rete provinciale delle scuole che promuovono salute Rete Re.pro.bi - Rete provinciale delle biblioteche Provincia di Pisa Rete Costellazioni Rete Portale - P.I.A. Una rete per l’Orientamento Progetto in rete tra I.C. Toniolo e Gamerra Rete Area a rischio Pisa Associazione Aretusa Progetto Monitor - Misura C2 FSE Rete CNA - APPRENDE Rete Bibliolandia Rete Biblioviaggiando Provincia di Prato Rete Bibliotecaria tra scuole della provincia di Prato Progetto SFIT “Sistema Formativo Informatico Territoriale” Progetto Ipso Facto - Sportelli di Informazione E Orientamento Provincia di Pistoia Rete Formazione ATA Rete Le scuole, la memoria, il territorio (Scolarità di base) Rete Le scuole, la memoria, il territorio (Secondaria di II grado) Rete Piano integrato di area Valdinievole Costituzione rete di scuole per l’attribuzione delle cattedre di sostegno. 240 Appendice Rete P.I.A. Ricerca azione di Matematica Rete P.I.A Ricerca_azione di italiano Rete Sco.Le.Di. - Progetto della Associazione Italiana Dislessia per l’individuazione precoce delle difficoltà di apprendimento legate alla patologia dislessica ed intervento con l’aiuto della a.s.L. Rete Osservatorio Scolastico Provinciale Rete Laboratorio di musica Rete DIAPASON Progetto Sito dinamico Rete Biblioteche scolastiche Rete Sistema di qualità Certificato ISO 9001-2000 Rete Scuola sicura ex d.lgs. 626/94 e d.m. 382/98 Provincia di Siena Scuole in rete per l’inserimento e l’integrazione dei bambini stranieri Rete Bibliotecaria delle scuole di Poggibonsi e provincia di Siena Rete Aggiornamento - Formazione Personale ATA Progetto LISIF 1, 2, 3, 2003-2006 - Laboratorio per l’Integrazione dei Sistemi di Istruzione e Formazione Progetto SESTANTE - Integrazione tra i sistemi di istruzione e formazione Biblioteca in rete (Liceo Scientifico Galilei - Istituto Tecnico Bandini - Istituto Comprensivo Cecco Angiolieri) 241 Riferimenti bibliografici Ambrosoli L. (1982), La scuola italiana dal dopoguerra a oggi, Il Mulino, Bologna Atkinson R. (2002), L’intervista narrativa, Cortina, Milano Bellone E. (2005), La scienza negata. 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