to coprono una superficie di circa 8.600 ettari, ai quali si aggiungono altri 36.000 ettari in attesa di perizia e “sotto osservazione”. Accettare un indennizzo o andarsene Molte sono le case che, dichiarate a rischio crollo, sono già state demolite d’autorità ed i proprietari che si opponevano allo sfratto, talvolta ancora debitori dopo anni delle banche a cui avevano chiesto il mutuo per l’acquisto, sfrattati a forza e talvolta abbandonati in mezzo alla strada. L’alternativa posta dallo Stato francese e dalla compagnia mineraria Arbed – che dopo aver perduto una prima causa legale hanno opposto ricorso all’azione degli abitanti, ora riuniti in un comitato e difesi da un’associazione – è brutale: accettare l’indennizzo previsto – la metà di quanto speso per l’acquisto della casa ma senza alcuna rivalutazione – oppure emigrare altrove. Dove? Lontano, perché a Fontoy, Hayange, Neuchef, Nondkeil, Moyeuvre- Fontoy. dicato troppo oneroso. Per bonificare la zona, si sarebbero dovute realizzare più di 80 trivellazioni e continuare l’eduzione per tre anni: 34 milioni di Euro a fronte dei 5 milioni richiesti dall’espropriazione decisa lo scorso gennaio. “Qualcuno dirà che si tratta di calcoli cinici, da tecnocrati, ma bisogna anche tener conto della sicurezza del personale chiamato a lavorare all’interno di lunghe gallerie smantellate e pericolose: si pensi che l’entrata della galleria a rischio si trova ad Audun-le-Tiche, più di 3⁄4 d’ora di macchina dal punto d’arrivo”, sottolinea Pierre Forbes, capo della divisione miniere e sottosuolo alla Drire. 52 Che influsso può avere l’allagamento sull’approvvigionamento d’acqua potabile e sui corsi d’acqua? L’eduzione delle gallerie produceva un volume d’acqua annuo di 200 milioni di mc, di cui 150 milioni dai bacini centrale e meridionale e 50 milioni dal bacino nord. Le compagnie minerarie concedevano il 10% di quest’acqua quasi gratuitamente alle collettività locali e reimmettevano il restante 90% nei fiumi. Il fermo del pompaggio comporta quindi ovviamente una riduzione considerevole della portata dei corsi d’acqua. La sezione post-mineraria del Piano contrattato tra Stato e Regione prevede un’iniziatiil Trentino Grande e negli altri paesi della regione dove vivono gli emigrati di origine trentina non ci sono terreni sicuri su cui costruire, e quei pochi disponibili sono oggetto di una forte speculazione. È ben vero che i crolli minerari sono stati il pane quotidiano dei minatori durante 150 anni di estrazione intensiva; però, la compagnia mineraria di solito provvedeva a riparare i danni e a risistemare le famiglie la cui casa era stata danneggiata o distrutta. Ma i crolli di oggi si stanno verificando dieci, venti, in alcuni casi cinquant’anni dopo la chiusura delle miniere e molte delle compagnie estrattrici sono sparite. La Lormines, filiale di Usinor, ha depositato il proprio bilancio nel 1999 e oggi è rappresentata solo da un amministratore. Solo l’azienda siderurgica lussemburghese Arbed, che ha depositato la pratica di chiusura definitiva di 14 concessioni nel bacino nord, fa ancora fronte ai propri obblighi, anche se ha annunciato di non volerlo più fare. I comuni del bacino ferrifero, che va di ripristino della qualità delle acque. La fine dell’eduzione nel bacino nord porterà ad una tracimazione degli invasi nel punto di scarico unificato situato a quota 207. Uno sbarramento impedirà all’acqua di riversarsi nella galleria Charles, provocando una riduzione di portata per le aree di Metzange e Veymerange ma proteggendole dalle piene causate dalla tracimazione degli invasi. Lo sbarramento, situato a 2.890 m dall’entrata della galleria, comporterà l’installazione di un cantiere “sensibile” in termini di attrezzatura, ventilazione e trasporto, considerato il rischio di caduta blocchi. il Trentino hanno già dovuto superare un vero e proprio terremoto economico con la chiusura delle miniere, si trovano ora a fronteggiare un altro disastro. Parole nuove fanno la loro comparsa nel vocabolario d’ogni giorno: “cedimento” (comparsa di un cratere di qualche metro di diametro in superficie), “crollo brutale” (cedimento improvviso dei piloni in qualche galleria) e “sprofondamento progressivo” (che comporta la formazione di affossamenti, a volte del diametro di parecchie centinaia di metri). Con il terreno che viene a mancare sotto i piedi, crolla anche la tenuta sociale e psicologica degli abitanti, in particolare degli anziani che, dopo aver vissuto le sofferenze degli emigranti, non vogliono rassegnarsi a subire un nuovo sradicamento. Qualcuno non è riuscito a superare il trauma e si è suicidato. Gli altri – le persone coinvolte sono più di 22.000 – attendono e sperano, consapevoli che gli enormi interessi in gioco contano molto più delle loro stesse esistenze. Le miniere che un tempo fornirono l’oro Una perizia eseguita dal comprensorio della Valle di Fensch elenca 85 opere di canalizzazione del fiume, prevedendo consolidamenti per 7,5 milioni di Euro. Il rischio inondazione sembra scongiurato ma la qualità dei corsi d’acqua del bacino, già di per sé pessima, potrebbe peggiorare ulteriormente a seguito della riduzione di portata. La città di Thionville ha già in previsione la sistemazione dello sbarramento della galleria Charles allo scopo di prevenire una riduzione di portata eccessiva. Come ricostruire? È in corso un esperimento su un condo53 rosso, il ferro, stanno infatti per diventare il lucroso serbatoio di un altro enorme business, quello dell’”oro blu”, dell’acqua. Quando saranno allagate, le infinite reti di gallerie che bucano il sottosuolo si trasformeranno infatti in un enorme deposito d’acqua, il più grande d’Europa. Una riserva d’acqua che, una volta depositati i residui della lavorazione del ferro, diventerà in pochi anni una miniera d’oro per le multinazionali dell’acqua, che hanno già da tempo iniziato a mettere le mani sulle concessioni. Una storia che si ripete, quella della Lorena, che riproduce l’equazione in base alla quale quando un’attività porta profitti questi vengono immediatamente privatizzati, mentre quando si tratta di pagare i danni, questi ricadono sulle spalle della collettività. Le sorti dei trentini Le famiglie d’origine trentina, arrivate alla terza generazione, sembrano avere pochi appoggi. Un so- La testimonianza di Paul Repetti Paul Repetti, uno dei trentini emigrati a Fontoy, ha ricevuto a settembre il decreto di espulsione. Ecco la mail che ci ha inviato: “(…) oggi ricominciamo come nel tempo dei tedeschi o peggio ancora. Arriveranno con i traslochi a prendere i mobili e per tutto quello che questi piccoli camioncini non contengono ci sono “les poubelle” per buttare via tutto ciò che non si può caricare, e la sera ci sarà ancora la casa ma vuota, e andare dove!! Con la disperazione in anima, dopo avere sofferto tutta una vita a lavorare come dei matti adesso non avere più niente da godere! Belle promesse di rimborso, sono magrissime e poi chissà quando, a Moyeuvre aspettano ancora oggi dopo tre anni. Oggi con l’età mi viene in mente quando ero giovane, nel 1940, che i tedeschi distruggevano le famiglie, adesso mi rendo conto, mi viene perfino voglia di piangere”. stegno morale, solidarietà e appoggio alla loro lotta per impedire il programmato e annunciato allagamento delle miniere, o quanto meno il loro differimento nel tempo, è stato ed è loro offerto, in particolare, dall’Amministrazione comunale di Grumes, che con l’intera giunta ha voluto essere presente al fianco dei propri emigrati e degli abitanti di Fontoy in occasione di una manifestazione di protesta. Alla manifestazione hanno partecipato circa duemila persone. Un’altra manife- minio con ossatura metallica a Mercyle-Bas. Sollevato di un metro con l’ausilio di martinetti, l’edificio in acciaio – 25 m di lunghezza per 14 di larghezza – ha resistito ad una torsione di 250 mm in diagonale, prima su un lato poi sull’altro. In seguito è stato esposto ad un cedimento differenziale di 15 cm al centro. Alcuni elementi hanno finito col piegarsi ma l’edificio non è collassato. “L’esperimento, che ha sottoposto l’edificio a condizioni analoghe a quelle di un grave sprofondamento, dimostra che è possibile costruire anche sui terreni più svantaggiati”, afferma Pierre Engel, professore di architettura all’Università di Pa54 stazione contro l’allagamento del Bacino Nord e per chiedere interventi di consolidamento a tutela delle case a rischio di “crollo brutale” si è svolta lo scorso mese di giugno ad Hayange, un centro abitato vicino a Fontoy. È a questa realtà dell’emigrazione trentina, poco o nulla conosciuta, che la Provincia autonoma di Trento, con l’Assessorato all’emigrazione, solidarietà internazionale, sport e pari opportunità, ha voluto riservare la propria attenzione. rigi-Val de Seine e direttore lavori del progetto. L’edificio, dotato di una fascia di sollevamento perimetrale in profilato laminato, ha pareti di acciaio zincato S 320 GD, che pesano 45 kg/mq contro i 300 kg del materiale tradizionale. Meno fragile di quelle classiche, questo tipo di costruzione, elaborata da Arcelor con il marchio Minesure, potrebbe dare una risposta ai problemi di costruibilità in zone di sprofondamento progressivo. Fontoy, 1945. Emigrati italiani sfuggiti alle rappresaglie tedesche. il Trentino Lo scorso maggio, in concomitanza con la visita ai luoghi dell’emigrazione trentina in Belgio e Francia di un centinaio di ragazzi delle terze classi medie dell’Istituto d’istruzione di Cembra-Verla-Segonzano, l’assessore all’emigrazione e alla solidarietà internazionale, Iva Berasi, si è recata in visita a Fontoy, dove vivono molti degli emigrati trentini. Una visita programmata per conoscere da vicino la drammatica realtà di Fontoy e dintorni. A Fontoy, Iva Berasi ha avuto una serie di incontri con la comunità di emigrati di origine cembrana, con le autorità locali e con alcuni rappresentanti del Coordination du Bassin Nord, il comitato spontaneo che da anni porta avanti la battaglia per impedire la sospensione del pompaggio dell’acqua dal sottosuolo e per ottenere interventi di consolidamento nell’area del Bacino Nord, uno dei tre bacini minerari, già in parte allagati, della Mosella. “Appare chiaro – ha affermato l’assessore in occasione di uno degli incontri avuti in Lorena – che la gestione del problema dell’affossamento non può essere lasciata solo alle amministrazioni locali ma va posta sul tavolo del governo europeo. L’Europa, l’Italia, il Trentino devono occuparsi del problema, prima che sia troppo tardi, affinché non sia ancora una volta e sempre a prevalere la logica del profitto sui destini e le vite delle persone. Come Provincia autonoma di Trento lo dobbiamo alla Lorena, lo dobbiamo a questi nostri emigrati ai quali nessuno può chiedere, ancora una volta, di lasciare le loro case e una terra che è diventata anche la loro terra. Si tratta di un doveroso atto di solidarietà nei confronti della stessa amministrazione comunale di Fontoy, chiamata a dare una sola risposta, quella che chiede la gente, vale a dire la prosecuzione del pompaggio dell’acqua e interventi di consolidamento dove il Trentino si rendesse necessario”. Una risposta che la Provincia autonoma di Trento ha sollecitato, lo scorso mese di luglio, direttamente presso la Commissione Europea ed i governi francese e italiano con una “raccomandazione”, firmata dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai Un volantino del comitato Coordination du Bassin Nord che denuncia la situazione esistente nella regione. 55