Grundtvig Learning Partnership SEA: Stories of European Adults -­‐ HANDBOOK: Lesson Plans -­‐
YOUR STORY, MY STORY: MIGRANT STORIES ITALIAN DEPARTMENT -­‐ EOI ALCALÁ DE HENARES , MADRID (SPAIN) Language level Name of the unit Aims + rationale Contents Materials Resources Procedure Teacher Observations B1 (CEFR) “Storie migranti”(migrant stories) General objectives: the purpose of this unit is for the students to be able to create a narrative based on an anecdote or an experience lived by others. In this particular case, students are asked to tell a story, an episode or a memory based on a migration experience lived by a relative of theirs (their parents, grandparents, uncles, etc.). Specific objectives: to encourage the students’ creative skills; to know how to plan and arrange a short oral story; to know how to plan and arrange a written narrative; to develop adequate oral skills according to the text; to use adequate writing techniques according to the type of text they are producing; to develop metacognitive reflection regarding their own productions. Functional: to elaborate an oral and written narration; Morphosyntactic: narration verb tenses, past tenses in particular; Thematic and lexical: vocabulary related to family and emigration; Textual: linking words (temporal and logical-­‐argumentative). Coursebook; worksheets; video clips. Classroom with internet connection, computer and video projector. Pre-­‐requisites and pre-­‐knowledge: the migration topic had already been introduced by the reading of a text about the case of Sacco and Vanzetti (coursebook) and the viewing of a film clip (http://youtu.be/hO4eGiLmnh4). Introduction (40 min.): the students watch the first 10 minutes of the film “Pane e cioccolata” (1973) by Franco Brusati (http://youtu.be/ QHEDnhW6G3w). After watching the film, the students discuss its contents and carry out different follow-­‐up activities (listening comprehension, speaking). A debate on immigration follows, asking the students to give their opinions and to compare the protagonist’s experience and that of Spanish immigrants at the time. Free speaking (60 min.): students are asked to think of an episode, a story or an anecdote about immigration in which a relative has been involved. The students will then tell the story to another classmate. In order to prepare their stories the students will work individually, but they can use different reference sources: their teacher, dictionaries, websites, etc. It must be an oral story with a 5-­‐minute time limit. Afterwards, pairwork: the students tell the story to another classmate. Then, each student will give his/her opinion about the story they have heard. Later on students work in groups (4 people) and re-­‐tell their story. After each story a small debate could be opened in order to improve their classmates’ overall speaking performance and their narrating skills. When each group has listened to all the stories, new groups will be formed. Ideally, by the end of this activity each student will have listened to every story available in the classroom. To finish, students discuss with the whole group which stories were the best or the most interesting. Finally, students are asked to make suggestions to improve the activity and to indicate the level of success and achievement. Writing in the classroom and as homework (40 min.): students are asked to write their stories so that they can be recorded later on. This writing task begins in the classroom but will be finished at home. For the first draft 30-­‐40 minutes will be allowed. Students will then work in pairs: they will read each other’s draft and make suggestions in order to improve it. The teacher may help if so requested. Once the first draft is completed, each student will finish his/her writing at home (assessment will follow). Eugenio Gillani Timing: 2 hours and 30 minutes This work is licensed under a Creative Commons Attribution-­‐Non Commercial-­‐ ShareAlike 4.0 International License Grundtvig Learning Partnership SEA: Stories of European Adults -­‐ HANDBOOK: Lesson Plans -­‐ UNITÀ DIDATTICA: STORIE MIGRANTI ITALIAN DEPARTMENT -­‐ EOI ALCALÁ DE HENARES , MADRID (SPAIN) Livello di competenza Titolo dell’unità Obiettivi didattici Contenuti Materiali didattici Risorse educative Svolgimento Livello B1 del QCER “Storie migranti” Generali: lo scopo della presente unità didattica è di stimolare da parte dei corsisti/studenti la produzione di una narrazione orale partendo da un aneddoto o un’esperienza vissuta da altri. Nella fattispecie si tratta i riportare una storia, un episodio, un ricordo di un’esperienza di migrazione vissuta da un familiare (genitori, nonni, zii, ecc.). Specifici: stimolare la propria capacità creativa lavorando sia a livello individuale che in modo collaborativo; saper pianificare e impostare un breve racconto orale; saper pianificare e strutturare un testo narrativo scritto; sviluppare strategie orali adeguate al testo da produrre; usare le tecniche di scrittura opportune partendo da schemi che organizzano e esplicitano la struttura e i principali elementi costitutivi di un testo narrativo; sviluppare la riflessione metacognitiva sulle proprie produzioni; Funzionali: strutturare una narrazione orale e scritta; Morfosintattici: i tempi verbali narrativi, in particolare i tempi del passato; Tematici e lessicali: lessico legato alla sfera familiare, affettiva e dell’emigrazione; Testuali: connettivi temporali e logico argomentativi di diversa portata (interfrasali e discorsivi) e natura (causali, consecutivi, concessivi e avversativi). Materiali offerti dal libro del corso; fotocopie illustrative fornite dall’insegnante ; filmati video. Aula munita di Pc collegato a videoproiettore e di connessione a internet. Prerequisiti e preconoscenze: nel nostro caso l’argomento migrazione era già stato brevemente introdotto sfruttando una lettura sul polemico caso dei due emigrati Sacco e Vanzetti, tratta dal libro di testo, e un filmato che testimoniava l’approdo della “Vlora” a Bari nel 1991 (http://youtu.be/hO4eGiLmnh4). Introduzione (40 min.): si mostrano agli studenti i primi 10 minuti del film “Pane e cioccolata” (1973) di Franco Brusati (http://youtu.be/ QHEDnhW6G3w). Partendo da esso si svolgono un’attività di interpretazione e di produzione orale sul filmato seguita da una di comprensione orale sul contenuto. Successivamente, in plenum, si apre una tavola rotonda sul fenomeno immigrazione, chiedendo agli studenti di fare delle riflessioni e dare la propria opinione sulla problematica trattata, facendo un parallelismo tra la situazione del protagonista del film e quella vissuta in passato dagli emigranti spagnoli di quel periodo. Produzione libera orale (60 min.): partendo da quanto emerso nella fase precedente, l’insegnante chiede agli studenti di pensare a un episodio, una storia, un aneddoto legato a un parente vicino o lontano che in passato è dovuto emigrare e di raccogliere tutte le idee necessarie per poi raccontarlo a un compagno. Durante questa fase di preparazione gli studenti lavoreranno individualmente e potranno usare tutte le risorse disponibili in aula (vocabolari, internet, ecc.) usufruendo anche dell’aiuto dell’insegnante. È importante ricordare che il racconto orale dev’esser fatto senza il sussidio di alcun testo o canovaccio scritto e che la durata non deve superare i 5 minuti. Una volta pronti, si formeranno delle coppie in cui ogni studente racconterà la propria storia al compagno; alla fine del racconto seguirà uno scambio di opinioni e suggerimenti volti a migliorare l’esposizione della storia di ognuno. Dopodiché si formeranno dei piccoli gruppi di 4 persone e a turno ogni studente narrerà nuovamente ai compagni la propria storia, seguendo la stessa modalità precedente. Dopo ogni narrazione potrà seguire un breve dibattito all’interno del gruppo in cui ogni membro potrà fare dei commenti, esprimere apprezzamenti, ecc., al fine sempre di perfezionare l’esposizione del compagno. Quando tutti i membri dei vari gruppi avranno svolto il compito, se ne formeranno altri con This work is licensed under a Creative Commons Attribution-­‐Non Commercial-­‐ ShareAlike 4.0 International License Grundtvig Learning Partnership SEA: Stories of European Adults -­‐ HANDBOOK: Lesson Plans -­‐
membri provenienti da gruppi diversi e si andrà avanti in questo modo finché, nel limite del possibile, ogni studente del gruppo non avrà ascoltato tutte le storie dei compagni. Seguirà poi una discussione finale in plenaria per sondare quali storie siano piaciute di più e abbiano colpito maggiormente l’interesse del gruppo. A modo di chiusura, sempre in plenaria, si farà un bilancio dell’attività sia dal punto di vista esperienziale che di utilità didattica della stessa. Produzione scritta in aula e a casa (40 min.): agli studenti verrà infine chiesto di redigere la propria storia per poi essere registrata in un secondo momento. La produzione scritta si inizierà in aula per poi si concluderà a casa, procedendo nel seguente modo. La prima bozza si elaborerà in classe rispettando un tempo limite di 30-­‐40 minuti. Alla scadenza gli studenti confronteranno gli elaborati con un compagno leggendo insieme prima quello di uno e poi quello dell’altro, l’autore potrà modificare quel che consideri necessario su suggerimento del compagno. Si tratta di scambiare impressioni e pareri al fine di migliorare la qualità dei testi. L’insegnante interverrà soltanto in qualità di consulente e su richiesta degli interessati. Finito questo scambio ogni studente terminerà l’elaborato a casa. Dopo aver letto gli elaborati l’insegnante proporrà agli studenti una doppia correzione per stimolare la riflessione metacognitiva. Eugenio Gillani Monte ore necessario per lo svolgimento dell’intera unità: 2 ore e 30 minuti circa. Insegnante Osservazioni STORIE MIO PADRE https://soundcloud.com/ceraunavolta/mio-­‐padre La famiglia di mio padre era di un piccolo paese in provincia di León. Erano poveri e mio padre, per studiare, doveva andare con i preti in un seminario sulle montagne, perchè i miei nonni volevano che lui diventasse prete. Due anni dopo, quando mio padre aveva 16 anni, è ritornato a casa perché i preti non lo volevano più con loro. Avevano detto: “Non ha sentito la chiamata della fede”. Mio padre infatti aveva provato a scappare due volte. Dopo di ciò, mio padre ha fatto il pastore fino ai 18 anni. Siccome non voleva che mio nonno gli dícesse che cosa doveva fare, è scappato un´altra volta. È andato al Sud con il suo cane e ha fatto il barista ad Algeciras per un certo tempo, ma anche questo lo trovava noioso. Quando sua sorella ha trovato lavoro ad Alcalá de Henares, lui si è trasferito lì, a casa di lei. Ma lei non voleva che mio padre stesse senza fare nulla e così lo ha convinto a diventare poliziotto. Una volta entrato nella Polizia, ha conosciuto mia madre, si sono sposati e mio padre ha abbandonato per sempre quella vita un po`nomade che faceva. Alejandro This work is licensed under a Creative Commons Attribution-­‐Non Commercial-­‐ ShareAlike 4.0 International License Grundtvig Learning Partnership SEA: Stories of European Adults -­‐ HANDBOOK: Lesson Plans -­‐ SOGNI DI LEGNO CHE SI PERDONO PER SEMPRE… O NO? https://soundcloud.com/ceraunavolta/sounds-­‐from-­‐tuesday-­‐morning C’ era una volta una famiglia umile dell’Andalusia: il papà, Juan Antonio, la mamma, Efigenia e i loro tre figli (Antonio di 8 anni, Mari di 7 e Magdalena di 5). Loro vivevano tranquilli e molto felici nel loro paesino, Ecija, ma un giorno tutto cambiò; Juan Antonio disse alla moglie ed ai figli: “Dobbiamo emigrare a Madrid perché ad Ecija non c’è lavoro per me”. E subito, Antonio, che non aveva capito niente chiese così: “Caro papà, perché? Ma dai… rimaniamo a casa, per favore”. Il papà rimase in silenzio ed il giorno dopo, fecero un viaggio molto lungo fino alla stazione ferroviaria di Siviglia. Non appena arrivati, salirono subito su un treno molto antico, sporco e con i sedili di legno. Il piccolo Antonio a malapena poteva dormire e piangeva perché era triste; in quel treno sarebbero restati per sempre i suoi migliori ricordi dell’infanzia. La famiglia, alla fine, arrivò ad Alcalá de Henares (Madrid) una notte bruttissima: pioveva e pioveva a catinelle ed il bambino piangeva ancora, ma nessuno gli chiedeva perché stesse così male. Affittarono un piccolo appartamento di 55 metri quadri, buio e vecchio. Tutti facevano una vita normale: Juan Antonio lavorava in un cantiere a Torrejón de Ardoz, Efigenia faceva la domestica ed i ragazzi studiavano alla scuola “Cervantes”. This work is licensed under a Creative Commons Attribution-­‐Non Commercial-­‐ ShareAlike 4.0 International License Grundtvig Learning Partnership SEA: Stories of European Adults -­‐ HANDBOOK: Lesson Plans -­‐
Mari e Magdalena erano molto felici perché avevano nuove amiche però Toni, che preferisce essere chiamato così, stava troppo male quando ricordava i momenti fantastici e meravigliosi con i suoi amici Pepe, Luis, Manolo, Julio e tanti altri. E invece, un giorno a scuola tutto cambiò per sempre; un bimbo moro, magro e abbastanza simpatico sedè accanto a Toni e gli disse: “Perché non parli con nessuno? È vero che sei nuovo ma noi vogliamo essere amici tuoi”. “Davvero!? – rispose il bambino molto sorpreso-­‐”. “Certo! E smettila di piangere che così sembri bruttissimo”. Da quel momento, cominciò la nuova vita del ragazzo di Siviglia che non voleva abbandonare Ecija ma che dopo non voleva più ritornarci. E sapete, cari lettori, chi è Toni? Il mio papà, un esempio di sfida personale. “Il piccolo Toni a scuola” Esther This work is licensed under a Creative Commons Attribution-­‐Non Commercial-­‐ ShareAlike 4.0 International License Grundtvig Learning Partnership SEA: Stories of European Adults -­‐ HANDBOOK: Lesson Plans -­‐ UNA STORIA DI EMIGRAZIONE https://soundcloud.com/ceraunavolta/una-­‐storia-­‐demigrazione Vorrei raccontare la storia dell’emigrazione di mio padre. La sua è stata un’emigrazione nazionale, cioè, all’interno della Spagna, qualcosa che tra gli anni ’60 e ’70 era molto comune nel Paese. Lui nacque in un piccolo paesino in provincia di Palencia. Si rese conto a 13 anni che il suo futuro nel paesino aveva soltanto due vie d’uscita: l’allevamento del bestiame o l’agricoltura. Ma per lui, nessuna delle due opzioni era buona, pensava che fossero dei lavori troppo schiavi. Così, decise di lasciare il paese e andare in città, a Palencia. I suoi genitori (i miei nonni) si arrabbiarono molto, perché lui era il figlio più piccolo e loro avevano pensato che sarebbe stato lui che avrebbe continuato il mestiere familiare. Quando lui arrivò a Palencia, cominciò a imparare il mestiere d’orafo e diventò un grande gioielliere. Qualche tempo dopo, si rese conto che anche Palencia, per lui, cominciava a stargli un po’ stretta, e decise di andare a Madrid in cerca di nuove opportunità. Arrivato a Madrid, abita con una sorella (e la sua famiglia) ad Alcalá, e la sua vita comincia a fiorire. Trova un lavoro in una cartiera e in un laboratorio d’orafo. Dopo conosce mia madre, si sposano e cominciano ad arrivare i bambini... Raquel EMIGRATI DEL DOPO GUERRA https://soundcloud.com/ceraunavolta/emigrati-­‐del-­‐dopo-­‐guerra This work is licensed under a Creative Commons Attribution-­‐Non Commercial-­‐ ShareAlike 4.0 International License 
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