Il caso Medicina “amara” per 3mila candidati STEFANO PAROLA RANO più di 3 mila, tutti diligentemente seduti nei banchi di Palazzo Nuovo per contendersi uno dei 570 posti che l’Università mette a disposizione per i corsi di medicina di Torino e Orbassano e di odontoiatria. Hanno iniziato a entrare nelle aule alle 8.30 e la maggior parte di loro è uscita soltanto alle 13.30. Erano quasi tutti ragazzi, il più giovane è nato nel 1994, ma c’era pure una sala piena di persone con più di 27 anni. SEGUE A PAGINA III E Il caso Il preside Ghigo: “Ogni anno 150 dottori non possono specializzarsi” Medicina, test per 3mila aspiranti “Neanche la laurea vale il posto” (segue dalla prima di cronaca) RA loro, anche qualche testa grigia, compreso un signore del 1955, il più anziano tra i candidati. L’esercito degli aspiranti studenti di medicina ha impugnato la penna alle 11 in punto e si è tuffata in due ore di risposte a 80 quesiti. Copiare, oltre che vietatissimo, era quasi impossibile: i candidati sono stati smistati in aule diverse, a seconda della data di nascita (per evitare che ci fossero padri che suggerissero ai figli) e dell’ordine alfabetico, le domande erano presentate in più combinazioni diverse, niente cellulari. Non si poteva neppure abbandonare l’aula prima delle 12.30. Una ragazza ci ha provato, presa da una crisi di panico. Anche se non aveva ancora aperto la busta delle domande, i controllori (che ieri erano 150 tra docenti e personale dell’Università) hanno dovuto chiedere l’autorizzazione al Cineca, l’ente che gestisce i test. Il permesso è stato accordato solo dopo una lunga trattativa. All’uscita i 3 mila erano un po’ perplessi, soprattutto per le 18 domande di biologia. «Quella parte era molto difficile. Mentre ho trovato facili i quesiti di matematica e fisica», racconta Chiara Musso, neodiplomata di Asti. Per lei era il primo tentativo, per molti altri era il bis: «Era più complicato dell’anno scor- L’indiscreto Oliva-Ainardi, sfida a due per la guida del d’Azeglio T HI dirigerà il liceo D’Azeglio? Se i bookmaker si occupassero anche di scuola torinese, indicherebbero Gianni Oliva come grande favorito. Sono molte le voci che danno l’attuale capo del liceo Cavour in “pole” per ricoprire in “reggenza” la carica lasciata da Salvatore Iuvara, diventato ispettore all’Ufficio scolastico regionale. L’ex assessore alla cultura della giunta Bresso dirigerebbe così in simultanea due degli istituti più blasonati, ma anche più rivaleggianti, della città. Le stesse voci, però, parlano di un altro nome in forte ascesa: quello di Emanuela Ainardi, preside del liceo Einstein. C A PALAZZO NUOVO Gli studenti del test di medicina so. Nonostante io sia al primo anno di farmacia e abbia già dato l’esame di biologia ho trovato ostiche soprattutto quelle domande», spiega Francesca Gianti. «Per noi stranieri il test è troppo duro, a partire dai quesiti di cultura generale», lamentano Naomi e Maubert, arrivati dal Camerun. Un candidato un po’ più agèe, che come tutti i suoi colleghi “fuoriquota” chiede l’anonimato, racconta invece di un sogno da coronare: «Ho 39 anni, sono un insegnante precario di matematica e fisica ma ho sempre voluto fare l’odontoiatra. Così ho deciso di provarci. Il quiz era difficile? L’importante era gestire bene il tempo». Nei prossimi giorni gli aspiranti medici e dentisti dovranno indicare la loro preferenza, con la partico- larità che quest’anno la graduatoria sarà in comune con l’Università di Genova e che dunque potrebbe verificarsi uno “scippo” di posti dei torinesi nei confronti dei liguri o viceversa. «Non credo che fosse necessario accorpare le graduatorie in un momento di crisi come questo, anche perché le spese per far cambiare città ai ragazzi saranno a carico delle sole famiglie che potranno permetterselo», commenta il preside di medicina, Ezio Ghigo. Che poi All’inseguimento del numero chiuso c’è anche un candidato prossimo ai sessant’anni smorza gli entusiasmi sull’equazione laurea in medicina uguale posto fisso: «Purtroppo – spiega – c’è la strozzatura che si verifica quando si finisce il corso e si deve scegliere la scuola di specialità. In tutto il Piemonte ci sono solo 374 posti, dunque circa 150 laureati restano fuori. Significa che non possono neppure fare i medici di famiglia e devono accontentarsi di fare prelievi o guardie notturne in ospedali privati. In regione avremmo bisogno di tutte le figure specializzate, a partire dai pediatri e dagli anestesisti. Eppure lo Stato non ci permette di aumentare il numero di iscritti». (ste. p.) Quattordici milioni da tagliare entro il 28 settembre Fassino alla giunta: fate la vostra spending review proposta del city manager è rientrata nel cassetto. La scadenza È questa la «dead line» dei tagli. Entro la fine del mese ogni assessore dovrà decidere la propria personale dieta dimagrante e relazionarla all’assessore Passoni. Il nuovo peso collettivo da raggiungere per il 2012 è «meno 14 milioni», poi toccherà al 2013 che prevede una dieta ancor più ferrea. La scena da «Amici miei» Qualche anno fa qualcuno aveva messo in giro la voce che il Comune, per fare cassa, era arriva- to a vendersi la Mole Antonelliana. Giorni fa qualcuno ha avvistato i geometri del Comune intenti a misurare e fotografare Palazzo civico: come a tracciare l’identikit di un gioiello che sarà presto in vendita. Visti i chiari di luna imposti dal bilancio ieri è subito circolata la voce che l’amministrazione stava per mettere in vendita la sua stessa aulicissima sede. Il direttore del Patrimonio Sandro Golzio e l’assessore Passoni hanno liquidato la voce come «una battuta di fine estate», ma intanto è verissimo che la divisione Patrimonio ha messo al lavoro i suoi uomini per mettere in vendita tutto il vendibile. La cartella Tarsu Intanto gli effetti della spending review del 2010 sta finendo nelle buche delle lettere dei torinesi proprio in questi giorni. La tassa per la raccolta rifiuti ha subito infatti un rincaro del 3 per cento ed è un aumento che si sente. È evidente che tutte le tasse comunali continueranno a prendere il volo e, come ha ripetrto ieri il vicesindaco Tom Dealessandri «speriamo che Roma ci restituisca il gettito dell’Imu, altrimenti al Comune non resta che chiudere i battenti». twitter@emanuelaminucci