FINANZIARIZZAZIONE E BIOCAPITALISMO COGNITIVO Dieci tesi sulla crisi finanziaria Sintesi grafica a cura di “Commons Lab” Camera del comune di Perugia Tratta da: A. Fumagalli, S. Mezzadra ( a cura di) “ Crisi dell’economia globale. Mercati finanziari, lotte sociali e nuovi scenari politici”. Ombre corte | Uni Nomade; Verona, aprile 2009. Processo di finanziarizzazione I Diverse sono le cause che hanno favorito il processo di finanziarizzazione dell’economia mondiale. Esse possono essere raggruppate in due distinti gruppi, a seconda delle natura esogena (e indiretta) o endogena (e diretta) che può essere loro attribuita. Processo di finanziarizzazione II Cause esogene a. La fine di Bretton Woods moneta segno b. La svolta monetarista della politica economica Usa aumento tassi d’interesse e rivalutazione dollaro Processo di finanziarizzazione III Cause endogene a. Indebitamento PVS (petrodollari e eurodollari) b. Prodotti derivati, fondi pensioni c. Smantellamento welfare state d. Canalizzazione finanziaria redito da lavoro Le lotte operaie degli anni ’60 e ‘70 creano autonomia all’interno degli stati nazione, mettono in crisi il paradigma fordista taylorista basato sulla grande impresa e sulle politiche keynesiane nate dalla crisi del 1929 e costringono il capitale ad applicare nuovi processi di valorizzazione ( post fordismo). Queste dinamiche portano negli anni 90 ad una nuova forma di capitalismo definita come “Capitalismo cognitivo”, caratterizzata da: 1) Centralità della rendita dei mercati finanziari nel processo di accumulazione e nella ristrutturazione produttiva. 2) Campo di azione politico economica globale – Impero - e superamento degli stati nazione. 3) Bio potere per mettere al lavoro la vita, sfruttare le conoscenze e esercitare comando sul “General intellect” 5) Dispositivi di cattura della potenza del lavoro vivo che assumono la doppia faccia del “pubblico” e del “privato” 4) Attivazione di politiche globali di supporto tramite FMI, BM, WTO, NATO La attuale crisi dell’economia globale è crisi del capitalismo cognitivo. 10 tesi vengono proposte sulla attuale crisi finanziaria che: 1) E’ crisi dell’intero sistema capitalistico 2) E’ crisi di misura della valorizzazione capitalistica 3) E’l’orizzonte di sviluppo del capitalismo cognitivo 4) E’ crisi del controllo bio politico, crisi di governance e dimostrazione della strutturale instabilità sistemica 5) E’ crisi dell’unilateralismo e momento di riequilibrio dal punto di vista geopolitico 10) Può aprire nuovi scenari di conflitto sociale 9) Non può essere risolta con politiche riformistiche che definiscano un nuovo patto sociale 8) Evidenzia 2 principali contraddizioni nel capitalismo cognitivo: a)l’inadeguatezza delle tradizionali forme di remunerazione del lavoro; b) l’infamia della struttura proprietaria 7) Segna la crisi delle teorie neoliberiste 6) Mostra intere le difficoltà di costruzione economica, politica e sociale dell’Europa Tesi 1: La crisi finanziaria è crisi dell’intero sistema capitalistico I mercati finanziari sono oggi il cuore pulsante del capitalismo cognitivo in quanto: provvedono al finanziamento della attività di accumulazione: la liquidità da loro attratta premia la ristrutturazione della produzione volta a sfruttare le conoscenze e il controllo degli spazi esterni all’impresa sostituiscono lo stato come assicuratore sociale canalizzando in modo forzoso parti crescenti dei redditi da lavoro (TFR, previdenza, ecc) sono il luogo ove si fissa la valorizzazione capitalistica tramite lo sfruttamento della cooperazione sociale e la l’estrazione di rendita dal “General intellect” Essi vedono oggi annullato il proprio “effetto moltiplicatore” della ricchezza da: -:polarizzazione dei redditi, - redistribuzione distorta - abbassamento del livello medio dei salari Tesi 2: la crisi finanziaria è crisi di misura della valorizzazione capitalistica: Nel capitalismo cognitivo il processo di valorizzazione perde l’unità di misura quantitativa connessa con la produzione materiale La valorizzazione tende ad innestarsi su forme diverse di lavoro che tracimano l’orario di lavoro effettivamente certificato per coincidere sempre più con l’intero arco di vita Pertanto è fallito il tentativo di misurare lo sfruttamento della cooperazione sociale e del general intellect tramite la dinamica dei valori borsistici, facendo leva sulla aspettativa di profitti futuri per accaparrarsi quote di rendita L’esito di queste trasformazioni biopolitiche è la crisi della misura tradizionale del valore lavoro e con essa, la crisi della forma profitto Tesi 3: la crisi finanziaria è l’orizzonte di sviluppo del capitalismo cognitivo 1) Oltre l’inconsistenza del meccanismo regolatore dell’accumulazione e della distribuzione dispiegato fino ad oggi….. 2) … la trasformazione del lavoro, l’impossibilità di organizzare il ciclo produttivo a monte ed il mutamento delle coordinate spazio temporali nella globalizzazione rendono la crisi non confinabile ad una fase discendente del ciclo economico 4) Quindi molte strade sono aperte. Sta alla volontà dei movimenti individuare quella giusta. 3) In effetti le molte crisi che sono intervenute in questi ultimi 10 anni ( ’97 sud est asiatico, 2000, crollo Nasdaq, 2007 crisi subprime) rendono impossibile ricostruire la dinamica ciclica, anche ex post Tesi 4: la crisi finanziaria è crisi del controllo biopolitico: è crisi di governance a dimostrazione del la strutturale instabilità sistemica 1.a) Non può darsi governance dei processi di accumulazione e distribuzione fondati sulla finanza data la dismisura tra valore dei derivati in circolazione (550-1500 trilioni) e quello delle iniezioni globali di liquidità (5 trilioni) 1.b) Non è risolutivo praticare l’unica politica di governance possibile, operando sul clima di fiducia ossia agendo sui linguaggi e sulle convenzioni. 4) Questa contraddizione altro non è che l’irriducibilità della vita alla sussunzione nei processi di valorizzazione del capitalismo cognitivo 3) Ma la distribuzione ineguale di reddito impedisce di allargare la base finanziaria e continuare a sviluppare il processo di accumulazione. 2) Per avere una nuova fase di espansione, la quota di ricchezza investita nella finanza dovrebbe crescere costantemente, tramite l’aumento dell’indebitamento e/o delle attività speculative. Tesi 5: la crisi finanziaria è crisi dell’unilateralismo e momento di riequilibrio dal punto di vista geopolitico La crisi attuale rimette in discussione l’egemonia finanziaria degli Stati Uniti e la centralità dei mercati borsistici anglosassoni nel processo di finanziarizzazione Il bio-capitalismo cognitivo tende a divenire egemone (seppur non modello unico) come paradigma di accumulazione anche in Cina, in India e nel Sud del mondo La prima fase del capitalismo cognitivo ha evidenziato questa anomalia: spostamento della centralità tecnologica e del lavoro cognitivo verso Cina e India mentre l’Occidente detiene l’egemonia finanziaria. L’esito consisterà in uno spostamento del baricentro finanziario verso oriente e verso il sud, completando quanto già avviene a livello produttivo e di controllo degli scambi commerciali Le guerre in Iraq e Afghanistan hanno consentito fino al 2007 di congelare questo equilibrio instabile, ma la crisi del 2008 ha posto fine a tale anomalia. Tesi 6: La crisi finanziaria mostra intere le difficoltà di costruzione economica, politica e sociale dell’Unione Europea 1) La presenza dell’euro durante le crisi del 1996-97 e del 2000 ha impedito che la speculazione internazionale potesse coalizzarsi in funzione antieuropea 6) L’indebitamento pubblico dei singoli stati europei, al di fuori di una politica fiscale unica, favorisce la speculazione finanziaria sul welfare (biopotere della finanza) 5) Questi fatti indicano il fallimento della costruzione economica, sociale e politica dell’Europa. 2) Ora questa funzione non ha che un valore residuo quando la crisi finanziaria parte, come ora, dagli USA e colpisce l’economia reale. 3) Gli interventi di immissione di liquidità tramite denaro pubblico intrapresi in ordine sparso da ciascuno stato senza un effettivo coordinamento europeo. 4) E’ mancato anche il coordinamento delle politiche fiscali per dare garanzie sociali ai lavoratori a favore di politiche nazionali di defiscalizzazione per attirare investimenti. Tesi 7: la crisi finanziaria segna la Tesi crisi7:delle teorie neoliberiste la crisi finanziaria segna la crisi delle teorie neoliberiste La crisi finanziaria mostra La crisi finanziariacognitivo mostra come il capitalismo come il bio-capitalismo sia strutturalmente cognitivo sia instabile…. strutturalmente instabile…. Le politiche economiche fondate sull’austerità sono economicamente fallimentari, nel medio periodo, anche se politicamente efficaci nel breve periodo ….. e come la teoria del libero ….. e come del di libero mercato non la siateoria in grado mercato non sia in grado fronteggiare tale instabilità di fronteggiare tale instabilità Il libero mercato si è dimostrato Il libero mercato si è dimostrato inefficiente nella produzione e inefficiente nella produzione e allocazione delle risorse alla luce risorse alla luce delallocazione processo didelle concentrazione del processo di concentrazione tecnologica e finanziaria degli ultimi tecnologica e finanziaria degli ultimi anni anni …e si sono rivelati del …einaffidabili si sono rivelati tutto oltre ildel tuttoperiodo, inaffidabili oltrelail breve mentre breve periodo, èmentre la loro governance loro governance è risultata fallimentare risultata fallimentare I mercati finanziari inducono I mercati finanziari forti distorsioni nella inducono forti distorsionidel nella redistribuzione reddito….. redistribuzione del reddito….. Tesi 8 a): La crisi finanziaria evidenzia 2 principali contraddizioni interne al bio-capitalismo cognitivo: a) l’inadeguatezza delle tradizionali forme di remunerazione del lavoro; Nelle società post fordiste, la divisione tra tempo di vita e tempo di lavoro non è più facilmente sostenibile, perché non esiste più quella separazione tra lavoro e vita che fonda la separazione concettuale tra salario e reddito. Senza contrapporre lotte sul salario e lotte sul reddito, il reddito è oggi un elemento di programma politico interno ai processi di costituzione della soggettività antagonista. I soggetti più sfruttati sono quelli la cui vita viene messa interamente al lavoro tramite il prolungamento dell’orario di lavoro, gran parte del quale viene svolto fuori dal luogo di lavoro. Nel capitalismo cognitivo il processo di accumulazione ha cooptato al suo interno quelle attività dell’agire umano che nel capitalismo fordista industriale non erano produttive di plusvalore, né si traducevano in lavoro astratto Il conflitto che si apre non è più solo la lotta per alti salari, ma piuttosto la lotta per la garanzia di reddito a prescindere dall’attività lavorativa certificata da qualche contratto di lavoro (BASIC INCOME) Nel capitalismo cognitivo la remunerazione del lavoro si dovrebbe tradurre nella remunerazione della vita. Tesi 8 b): La crisi finanziaria evidenzia due principali contraddizioni interne al capitalismo cognitivo: b) l’infamia della struttura proprietaria. I diritti di proprietà intellettuale rappresentano uno degli strumenti che consentono al capitale di appropriarsi della cooperazione sociale e del “general intellect”. Laddove il capitale fatica a organizzare a monte la cooperazione sociale, è costretto a rincorrerla e catturarla a valle: accumulazione e plusvalore passano così innanzitutto attraverso i processi di finanziarizzazione Poiché la conoscenza è il prodotto della cooperazione sociale, il plusvalore prodotto dal suo uso in termini di attività innovativa e incrementi di produttività, non è semplicemente ascrivibile all’investimento di uno specifico capitalista….. …. ma dipende dall’uso di un patrimonio sociale sedimentato sul territorio e indipendente dall’iniziativa del singolo imprenditore…. Poiché il profitto nasce in misura sempre più consistente dallo sfruttamento e dalla espropriazione a fini privati del bene comune “conoscenza”, esso è in parte assimilabile ad una rendita da territorio e da apprendimento ….cioè, dipende anche dal “capitale sociale” esistente in quel territorio e nei soggetti che ci vivono. Tesi 9: La crisi finanziaria attuale non può essere risolta con misure riformistiche che definiscano un nuovo patto sociale Il patto sociale nel fordismo si basava su 3 condizioni: 1)uno stato nazione sovrano nella sua politica economica; 2) la possibilità di misurare i guadagni di produttività e poi di redistribuirli tra profitti e salari; 3) relazioni industriali tra parti sociali che si riconoscono reciprocamente e sono legittimate a livello istituzionale. Nessuna di queste condizioni è oggi presente nel capitalismo cognitivo: non c’è quindi spazio per una politica istituzionale di riforme in grado di ridurre l’instabilità strutturale cui è soggetto. Se basic income e produzione fondata sulla libera circolazione dei saperi non sono di per sé incompatibili con i dispositivi di accumulazione e cattura del capitale, …… Ciò non fa venire definitivamente meno le funzioni della mediazione politica, ma le istituzioni del comune vengono sottratte alle strutture della rappresentanza e assorbite nella potenza costituente delle pratiche di autonomia Occorre quindi ripensare il conflitto sul welfare nella crisi come immediata organizzazione delle istituzioni del comune …..possono aprire un campo di conflitto e di riappropriazione della ricchezza comune attraverso cui minare la coazione al lavoro, il reddito come strumento di ricatto e dominio di una classe sull’altra ed il principio di proprietà privata dei mezzi di produzione. Tesi 10): La crisi finanziaria apre nuovi scenari di conflitto sociale Diamo per conclusa la fase in cui socialismo e capitalismo si specchiavano nella presunta oggettività delle gerarchie del lavoro, della tecnica e della produzione. La situazione di crisi economica è palpabile ed è ancora una volta il piano delle resistenze a porre continuamente in tensione le forme di comando: La critica alla conoscenza come merce L’esigenza di vedere remunerati i momenti formativi, dato che tra momento della formazione e momento della produzione la differenza si fa incerta. la richiesta di accesso ai servizi materiali e immateriali che oggi costituiscono l’ambito della cooperazione sociale e del “general intellect” la produzione del comune (non solo dei beni comuni) come nuova trama e nuovo orizzonte dei rapporti sociali e di cooperazione, oltre la consunta dicotomia “pubblicoprivato” Si tratta di rovesciare il “comunismo del capitale” nel “comunismo del general intellect”, come forza viva della società contemporanea in grado di sviluppare una struttura di “commonfare” e di porsi come condizioni di effettiva e reale scelta umana di libertà e uguaglianza L’affermazione e l’organizzazione di una soggettività autonoma, che già vive nelle pratiche di resistenza e di costruzione del comune della nuova composizione di classe, sono condizioni necessarie per innescare processi di conflittualità in grado di modificare le attuali gerarchie socio economiche