Test non invasivi per la diagnosi di infezione da Helicobacter pylori. Revisione critica della letteratura Dino Vaira, Luigi Gatta, Chiara Ricci, Veronica Bernabucci, Maurizio Cavina, Mario Miglioli† Helicobacter pylori (H. pylori) infection may be diagnosed by means of invasive techniques requiring endoscopy and biopsy (histological examination, rapid urease test, culture, polymerase chain reaction) and by non-invasive techniques (urea breath test, detection of specific antibodies in the serum or urine, detection of the H. pylori antigen in a stool specimen). Some non-invasive tests detect active infection e.g. the urea breath test and the stool antigen test and are called active tests. Other non-invasive tests are markers of exposure to H. pylori (e.g. serology or urine) but do not indicate whether active infection is ongoing and are called passive tests. Non-invasive tests and treatment strategies are widely recommended in primary care settings and the choice of the appropriate test depends on the pre-test probability of infection, the characteristics of the test being used and its cost-effectiveness. The available non-invasive tests are reviewed in this article. (Ann Ital Med Int 2005; 20: 23-27) Key words: Diagnostic tests; Helicobacter pylori; Serology in blood or urine; Stool antigen test; Urea breath test. Introduzione per l’infezione (scelta oculata dei migliori kit commerciali disponibili sul mercato), è oramai chiaro che nessun singolo test è ottimale per la diagnosi e che solo la combinazione di due metodiche (per esempio test all’ureasi e determinazione istologica con colorazione Giemsa) è in grado di determinare un’elevata accuratezza diagnostica4. Tuttavia nella “clinical practice” la diagnosi di infezione da H. pylori è spesso effettuata con un solo test, per cui la scelta di questo diventa importante. Quando si considera un test diagnostico, bisogna valutare alcune importanti caratteristiche tecniche quali sensibilità, specificità, “likelihood” per un test positivo e negativo che forniscono informazioni rispettivamente su quanto efficace è il test nel diagnosticare/non diagnosticare l’infezione quando questa è/non è presente e riguardo le probabilità che un risultato ottenuto sia atteso in un paziente con/senza infezione. Bisogna inoltre valutare la situazione clinica, ovvero la prevalenza dell’infezione nella popolazione considerata, l’età dei pazienti testati, i loro sintomi e la loro storia clinica. Infine, non meno importante, vi è il capitolo dei costi ovvero della costo-efficacia: questi studi infatti identificano e paragonano efficacia e costi delle diverse strategie nel diagnosticare o gestire l’infezione da H. pylori. Diverse linee guida, in riferimento alla gestione del paziente dispeptico, raccomandano, come approccio iniziale, l’uso di test non invasivi per la diagnosi di infezione da H. pylori. Questa strategia, ampiamente testata, si è dimostrata efficace sia sul piano clinico che su quello economico5,6. Nel 1893 Bizzozero ha dimostrato la presenza di organismi spiraliformi nello stomaco animale. Tali organismi furono, in seguito, ritrovati anche nello stomaco umano, ma furono considerati commensali e non fu data loro alcuna importanza. Poco meno di 100 anni dopo, la pubblicazione di una lettera su Lancet, nel 1983, da parte di Warren e Marshall1 in cui si richiamava l’attenzione del mondo scientifico sull’associazione tra la presenza di batteri ricurvi nello stomaco e la gastrite istologica, avrebbe aperto un nuovo capitolo culturale. A distanza di quasi 20 anni e dopo innumerevoli studi, abbiamo imparato molto sull’Helicobacter pylori (H. pylori). Disponiamo infatti di due intere sequenze genomiche (provenienti da due distinti ceppi) e conosciamo bene diversi suoi geni come ad esempio CagA, VacA, IceA o UreI. Studi clinici hanno dimostrato che l’H. pylori è il principale agente patogeno della malattia peptica2, delle gastriti croniche istologiche, e continue evidenze epidemiologiche lo correlano al meccanismo etiopatogenetico del cancro gastrico3. Durante questi anni, diverse metodiche sono state sviluppate per diagnosticare l’infezione da H. pylori. Questa può infatti essere accertata sia attraverso metodiche invasive (ovvero richiedenti l’esame endoscopico e i campioni bioptici) sia non invasive. Sebbene le diverse tecniche diagnostiche non invasive abbiano dimostrato una buona accuratezza, almeno quando utilizzate in centri specializzati Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia (Direttore: Prof. Roberto Corinaldesi), Università degli Studi, Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna © 2005 CEPI Srl 23 Ann Ital Med Int Vol 20, N 1 Gennaio-Marzo 2005 La riduzione della prevalenza di infezione da H. pylori, nella popolazione occidentale, ha conseguentemente ridotto la probabilità pre-test che essa sia presente nei pazienti dispeptici. Test non invasivi I test “attivi” per la ricerca dell’H. pylori forniscono l’evidenza di un’infezione in atto. I test su campione fecale svelano la presenza di antigeni batterici nelle feci, la cui eliminazione cessa con l’eradicazione dell’infezione. L’urea breath test svela la presenza di attività ureasica, indice di infezione attiva. Anche questo è un test diretto non invasivo per la diagnosi di infezione. Le stesse informazione possono essere fornite dai test invasivi. I test passivi, al contrario dei precedenti, stimano la presenza di infezione attraverso una valutazione indiretta, rappresentata dalla presenza di anticorpi contro l’H. pylori, ma non ne indicano l’infezione in atto. Prevalenza e risultati dei test Le caratteristiche dei test cambiano in relazione alla probabilità pre-test di infezione. La figura 1 mostra come ipotetici test aventi sensibilità e specificità del 100, 97, 90 e 80%, si comportano in maniera differente in due diverse popolazioni di pazienti (rispettivamente con il 90 e il 28% di prevalenza). Nonostante la sensibilità e la specificità dei test sia costante la loro “performance”, dal punto di vista clinico, varia notevolmente infatti, in una situazione di alta prevalenza, un test con sensibilità e specificità pari all’80% si associa ad un elevato numero di falsi negativi, mentre, in una situazione di bassa prevalenza, lo stesso test, si associa ad un elevato numero di falsi positivi. Test passivi per la diagnosi di infezione da Helicobacter pylori Test sierologici Si basano sulla ricerca di specifici anticorpi immunoglobuline G contro l’H. pylori nel siero dei pazienti. Il loro principale vantaggio è rappresentato dal fatto che non richiedono particolari strumenti per l’esecuzione potendo così essere effettuati nei laboratori della maggior parte delle strutture sanitarie, inoltre sono poco costosi rispetto ai test diretti; per tali motivi hanno rappresentato per molti anni, il principale fondamento per l’approccio diagnostico di prima linea. Il principale svantaggio di questi test è rappresentato dall’incapacità di distinguere un’infezione in atto da una precedente esposizione e questo per il fatto che livelli elevati di anticorpi anti-H. pylori possono persistere per lungo tempo dopo l’avvenuta eradicazione. Inoltre, poiché il numero di pazienti trattati con successo è in incremento, anche la prevalenza di risultati falsamente positivi tende ad aumentare se si utilizzano questi test a scopo diagnostico. In commercio esistono diversi kit e questi mostrano differenti accuratezze diagnostiche. Infatti uno studio condotto in Europa su 8 diversi kit commerciali ha rivelato una notevole variabilità diagnostica mostrando che alcuni hanno migliori caratteristiche rispetto ad altri ma che, nonostante ciò, nessun test è chiaramente superiore ad altri7. Una metanalisi condotta su 21 kit ELISA, disponibili in commercio, riporta una sensibilità e una specificità globale dell’85 e del 79%, rispettivamente8 ed in un successivo studio del London Department of Health9 sono stati valutati diversi kit ELISA test. Dei 588 campioni di siero testati con 16 differenti kit ELISA test l’accuratezza globale è stata mediamente del 78% (68-82%) per tutti i sieri. A B FIGURA 1. A: accuratezza diagnostica di un test in una popolazione ad alta prevalenza di infezione (90%). Un test con il 100% di sensibilità e specificità non presenta falsi positivi (FP) né falsi negativi (FN); diversamente, quando sensibilità e specificità sono dell’80%, si ha un elevato numero di FN. B: accuratezza diagnostica di un test in una popolazione a bassa prevalenza di infezione (28%). Un test con l’80% di sensibilità e specificità si associa ad un elevato numero di FP. 24 Dino Vaira et al. Anticorpi CagA e VacA cente studio canadese, che ha utilizzato questa metodologia su siero, ha mostrato che il 33% dei pazienti risultati positivi con questi test erano in realtà falsi positivi15. Test basati sulla ricerca degli anticorpi hanno un ruolo importante negli studi sulla patogenesi e sulla virulenza. Nonostante il limitato valore clinico, questi studi hanno permesso di aumentare le conoscenze sulla patogenesi della malattia legata all’infezione da H. pylori. Anticorpi contro due importanti proteine dell’H. pylori (CagA e VacA) possono essere ricercati attraverso diverse tecniche (per esempio ELISA test, Western blot, recombinant immunoblot assay). La CagA è una proteina di 120 kDa ad alta immunogenicità e il suo gene (CagA) è contenuto nell’isola di patogenicità del cromosoma dell’H. pylori. I soggetti infettati da ceppi di H. pylori CagA positivi tendono ad avere forme di gastrite più severe, maggiore probabilità di sviluppare gastrite atrofica e metaplasia intestinale, ulcera duodenale e cancro gastrico tipo intestinale10. La VacA (tossina che provoca vacuolizzazione) è una proteina di 87 kDa e il suo gene non è localizzato nell’isola di patogenicità dell’H. pylori viene comunque secreto da ceppi di H. pylori che possiedono PAI. La VacA è attivata a bassi valori di pH, è resistente ad acido e pepsina e determina vacuolizzazione delle cellule gastriche in coltura in vitro e in modelli animali è stato dimostrato correlato a danno dell’epitelio gastrico11. Uno studio comparativo su 2 kit anti-CagA ELISA test (Helori CTX, Eurospital, Trieste, Italia; Radim 2, PomeziaRM, Italia) mostra una sensibilità e una specificità rispettivamente del 100-76 e 90-94%12. Sono anche stati sviluppati kit commerciali che si basano sul Western blot che hanno mostrato una buona sensibilità e specificità13. Test su saliva e urine Essi rappresentano una forte attrattiva perché i campioni sono facilmente ottenibili. Mostrano però gli stessi problemi dei test sierologici oltre al fatto che la concentrazione degli anticorpi nella saliva e nelle urine è molto più bassa di quella nel siero. Nonostante alcuni centri abbiano riportato risultati incoraggianti (sensibilità 81% e specificità 95%)16, l’unica multicentrica apparsa in letteratura ha riportato dei risultati deludenti (sensibilità 81% e specificità 73%)17. Anche per quanto riguarda i test su campione di urine, risultati provenienti da un unico centro riportavano una sensibilità dell’86% ed una specificità del 91%18. Questi dati non sono però stati confermati dall’unico studio multicentrico apparso in letteratura: sensibilità dell’89% e specificità del 69%19. Test attivi per la diagnosi di infezione da Helicobacter pylori Questi sono utilizzati sia per la diagnosi iniziale di infezione che per il controllo dell’avvenuta eradicazione. Urea breath test Il breath test sfrutta l’attività ureasica dell’H. pylori. Somministrando urea marcata con 13C o 14C al paziente, questa diffonde attraverso lo strato mucoso, viene eventualmente a contatto con l’enzima, e successivamente scissa in ammonio e anidride carbonica marcata. Poiché questa reazione avviene al di sotto dello strato mucoso, l’anidride carbonica marcata formatasi ha poche probabilità di diffondersi nel lume gastrico. Infatti la maggior parte di questa si diffonde nei vasi sanguigni della mucosa gastrica, data la loro vicinanza, e dopo poco tempo sarà possibile ritrovare l’isotopo marcato nel respiro. Questa metodica permette di fare diagnosi di infezione in atto in 30 min massimo e con degli ottimi valori di sensibilità e specificità (95-97%). Non può però essere effettuata in pazienti che hanno subito interventi allo stomaco o che sono in terapia con inibitori della pompa protonica o antibiotici. L’urea breath test ha subito nel tempo delle modifiche soprattutto per ciò che riguarda la dose di urea marcata utilizzata, il tempo di campionamento, il pasto base, e il cut-off dei valori del risultato20. Recentemente è stata riportata un’elevata accuratezza diagnostica in termini di sensibilità e specificità sia nella diagnosi che nel monitora- Test rapidi su sangue in toto o in siero Test sierologici I test rapidi su sangue in toto sono stati sviluppati per ottenere una rapida diagnosi di infezione da H. pylori. Questi sono anche detti “office-based serological tests”. Sono tecnicamente semplici da eseguire e utilizzano una goccia di sangue ottenuta da un dito con una lancetta. Altri utilizzano siero e richiedono prelievo venoso e centrifugazione del sangue. I risultati del test possono essere inficiati da concentrazioni ematiche di chilomicroni in quanto questi modificano la normale permeabilità del sangue attraverso alcune membrane utilizzate per eseguire il test stesso. Dall’analisi di otto studi, recentemente pubblicati in letteratura, viene suggerito che questi test sono associati a bassa sensibilità e specificità. La sensibilità media è stata del 71% e la specificità dell’87.6%14. Inoltre un re- 25 Ann Ital Med Int Vol 20, N 1 Gennaio-Marzo 2005 FIGURA 2. Test rapido immunocromatografico per la diagnosi di infezione da Helicobacter pylori (Hp). re il successo terapeutico di un nuovo urea breath test. L’innovazione consiste nel deglutire pillole contenenti acido citrico ed urea marcata che si dissolvono nella cavità gastrica. Il tempo di campionamento è stato inoltre ridotto da 30 a 10 min21. la maggior parte dei pazienti dispeptici nei paesi occidentali, l’esecuzione di un test fecale incrementa l’accuratezza diagnostica senza incidere sui costi A tutt’oggi viene suggerito di utilizzare, sia per la diagnosi iniziale che per il monitoraggio dell’avvenuta eradicazione dell’H. pylori, i test attivi, mentre sono fortemente sconsigliabili i test indiretti. Ricerca dell’antigene nelle feci Negli ultimi anni è stato possibile ottenere un test immunoenzimatico che individua la presenza degli antigeni batterici dell’H. pylori nel campione fecale. Questo è stato raccomandato dalla linee guida europee per la diagnosi e per il monitoraggio del trattamento eradicante4. Il test utilizza anticorpi policlonali anti-H. pylori. L’accuratezza del test è stata ampiamente valutata sia per la diagnosi iniziale di infezione sia per il monitoraggio della terapia. Diversi studi hanno infatti suggerito che detto test è sovrapponibile all’urea breath test22,23. Inoltre la positività del test fecale 7 giorni dopo la sospensione della terapia antibiotica è indicativa di eradicazione mancata24. Recentemente un nuovo test immunologico su campione fecale è stato oggetto di studio25. Questo test richiede solo 5 min per essere effettuato (Fig. 2) e potrebbe essere utilizzato come primo approccio diagnostico-clinico negli ambulatori di medicina generale. Riassunto L’infezione da Helicobacter pylori (H. pylori) può essere diagnosticata con metodiche invasive, che richiedono l’endoscopia e l’effettuazione di prelievi bioptici (esame istologico, test rapido all’ureasi, coltura, reazione polimerasi a catena) e tecniche non invasive come l’urea breath test (test sul respiro), la ricerca degli antigeni del battere su campioni fecali, o la ricerca di anticorpi specifici nel sangue e nelle urine. Tra i test non invasivi, solo il test sul respiro o la ricerca degli antigeni del battere su campione fecale, permettono di individuare l’infezione in “atto” ed è per questo che sono chiamati attivi. La ricerca degli anticorpi specifici sia nel sangue sia nelle urine, al contrario, rappresenta solo un indice di avvenuta esposizione all’H. pylori (ricordo immunologico) ma non di infezione in atto, e pertanto sono definiti test indiretti. I test non invasivi e il trattamento terapeutico sono fortemente raccomandati nel primo approccio diagnostico all’infezione. La scelta del test appropriato dipende da diversi fattori tra i quali: la probabilità pre-test di infezione, le caratteristiche del test utilizzato e il rapporto costo-efficacia del test stesso. In questo rassegna sono esaminati, in maniera critica, i diversi test non invasivi attualmente disponibili. Costo-efficacia e strategia basata sulla probabilità pre-test di infezione La scelta del test per la diagnosi di H. pylori dipende dalla prevalenza dell’infezione. Ad esempio, la ricerca di anticorpi specifici contro l’H. pylori nel siero, è preferibile nelle situazioni di alta prevalenza (90%). Mentre nei pazienti con una probabilità di infezione < 60%, come nel- 26 Dino Vaira et al. Parole chiave: Anticorpi specifici nel sangue; Anticorpi specifici nelle urine; Helicobacter pylori; Test diagnostici; Test fecale; Test sul respiro. 13. 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