APPROFONDIMENTI Manuale DTT La trasmissione digitale terrestre DVB-T L’introduzione della televisione digitale nella diffusione terrestre rappresenta una considerevole opportunità tecnologica da comprendere appieno al fine di poter utilizzare al meglio questi innovativi e potentissimi strumenti, che potranno consentire alle emittenti televisive di fornire servizi in linea o che addirittura superino le aspettative di una utenza sempre più esigente ed evoluta, quale è quella del XXI secolo di Roberto Valentin © ABE Elettronica S.p.A Ed. 2/2004 La materia riguardante la Tv digitale a diffusione terrestre è estremamente vasta e complessa; in queste note tecniche verrà illustrato, in particolare, lo standard DVB-T (per la diffusione televisiva terrestre). In ogni caso, per meglio comprendere i vari argomenti trattati, si suggerisce di leggere preliminarmente il “BREVE MANUALE DI TECNICA DIGITALE PER IL BROADCASTING TV” scaricabile dal sito della ABE Elettronica S.p.A. (www.abe.it) all’indirizzo http://www.abe.it/MTD.pdf dove vengono trattati ed illustrati argomenti quali la codifica MPEG, il Transport Stream ed il multiplexing, le modulazioni digitali, i ponti microonde digitali ed alcuni aspetti della diffusione digitale terrestre, indispensabili per comprendere appieno anche quanto ripreso ed approfondito in queste note. Sinteticamente si ricordano alcuni punti fondamentali I vantaggi della televisione digitale, in comparazione con quella analogica sono: l Un maggior numero di programmi a parità di banda RF occupata (tipicamente il quadruplo l l l l l o più) Una minore potenza di emissione necessaria per coprire la medesima distanza (cioè maggiore immunità al rumore ed ai disturbi) Una migliore qualità dell’immagine La possibilità di realizzare reti di diffusione terrestre in isofrequenza (SFN) La possibilità di ricezione mobile senza le problematiche tipiche dei sistemi analogici La possibilità di trasmettere dati e servizi ausiliari (ad esempio: MHP – Multimedia Home Platform – cioè la piattaforma multimediale per l’utenza domestica) Per la trasmissione Tv digitale serve avere i segnali Video/Audio digitali, cioè generarli digitalmente (telecamere, apparecchiature da studio e regia totalmente digitali) oppure, come attualmente avviene nella maggioranza dei casi, convertire in digitale i segnali analogici disponibili. I segnali Video/Audio digitali devono essere compressi (se trasmessi così come sono occuperebbero una banda RF superiore a quella di un segnale analogico), per formare un flusso di dati di dimensione ragionevole da far transitare sui ponti di collegamento e distribuire all’utenza. La codifica/compressione non dovrà però deteriorare in modo apprezzabile la qualità dei segnali Video/Audio: per questo scopo, lo standard internazionale scelto è l’MPEG-2 (Motion Picture Expert Group versione 2) che è in grado di comprimere un programma Tv da 200Mbit/s circa (prima della compressione) in soli 5/6 Mbit/s pur mantenendo ottime caratteristiche qualitative (volendo, anche meno di 4 Mbit/s ma accettando dei compromessi con la qualità). Il Transport Stream è il flusso dei dati che contengono il/i programmi video/audio (compressi MPEG) e dati che devono essere trasportati dalle apparecchiature di generazione/trasmissione all’utenza. I dati hanno bit rate costante e sono organizzati in una sequenza continua di “pacchetti” aventi lunghezza fissa (188 o 204 byte). Le interfacce comunemente usate per il Transport Stream sono: l Interfaccia Parallela Sincrona SPI (Synchronous Parallel Interface) con livelli elettrici LVDS (Low Voltage Differential Signal - a bassa tensione e bilanciati) oppure LVTTL (Low Voltage TTL a bassa tensione e sbilanciati) l Interfaccia Seriale Asincrona ASI (Asynchronous Serial Interface – la più usata) con Bit Rate costante di 270 Mbit/s e funzionante su una singola linea coassiale sbilanciata da 75 Ohm. Il Multiplexer è l’apparecchiatura che aggrega diversi Transport Stream (provenienti, ad esempio, da diversi codificatori MPEG) per formare un unico Transport Stream che li comprende tutti. Oltre a ciò, il Multiplexer (nella funzione di Re-multiplexer) può anche modificare i Transport Stream, aggiungere dati, tabelle (ad esempio la NIT – Network Information Table – nella quale si possono editare i nomi dei programmi trasmessi, che poi appariranno all’utenza). Nelle modulazioni digitali la portante si sposta continuamente in diverse posizioni predefinite di fase e/o ampiezza (simboli), ciascuna delle quali rappresenta una sequenza di bit del Transport Stream che viene trasmesso. La rappresentazione delle possibili posizioni della portante nel diagramma di fase (angolo) / ampiezza (distanza dal centro) di una modulazione digitale si chiama costellazione. Le modulazioni maggiormente usate sono: l QPSK (Quadrature Phase Shift Keying): Modulazione di fase con 4 posizioni nella l costellazione – E’ una modulazione estremamente robusta, usata nel DVB-S (impiego: ponti microonde terrestri, diffusione/contribuzione satellitare) QAM (Quadrature Amplitude Modulation): Modulazione di fase + ampiezza con 16, 64 o più posizioni nella costellazione E’ usata nel DVB-C (impiego: diffusione MMDS, via cavo e ponti microonde terrestri). La modulazione OFDM medesima frequenza, con gli stessi programmi; in pratica si può utilizzare lo stesso canale di emissione per vaste aree, servite da più trasmettitori, senza che essi si disturbino l’un l’altro (SFN - Single Frequency Network – cioè rete a singola frequenza). Nella trasmissione analogica, ciò è praticamente impossibile. Nei sistemi analogici, utilizzando la tecnica dell’offset (di riga, o, meglio, di quadro) si possono ridurre le zone di interferenza ai limiti delle aree di servizio di ciascun trasmettitore rispetto al Vediamo ora come si realizzano le reti di diffusione digitale a singola frequenza (SFN). Innanzitutto, la precisione/stabilità di frequenza (che normalmente è richiesta essere di 500Hz), deve essere significativamente maggiore rispetto ai trasmettitori impiegati nelle reti MFN (Multi Frequency Network – ovvero reti con più frequenze). Nelle reti SFN, tutti i trasmettitori devono essere sincronizzati ad un unico riferimento di frequenza, per il LE RETI DI DIFFUSIONE IN ISOFREQUENZA (SFN) trasmettitore che serve l’area adiacente, ma, in pratica, anche con una pianificazione della rete estremamente oculata ed impiegando sistemi d’antenna che evitino il più possibile l’irradiazione al di fuori dell’area di servizio prevista, di fatto, una rete analogica isofrquenziale è irrealizzabile senza consistenti zone di interferenza, nelle quali la qualità del segnale degrada consistentemente. quale normalmente si utilizza il GPS (Global Positioning System cioè il sistema di navigazione satellitare realizzato e mantenuto dal Dipartimento della Difesa USA). Il segnale proveniente dai satelliti GPS è ricevibile pressoché ovunque nel mondo e contiene una precisissima informazione di tempo cui poter agganciare i trasmettitori della rete SFN (la precisione/stabilità sarà Un considerevole vantaggio che offre la modulazione digitale OFDM impiegata nello standard DVB-T è la possibilità di realizzare reti di diffusione terrestre in isofrequenza, cioè di avere più trasmettitori in funzione, che servono zone adiacenti, sulla s (Ortogonal Frequency Division Multiplexing) E’ una modulazione digitale complessa, composta da più portanti (IFFT 2K=1705 portanti; IFFT 8K= 6717 portanti), ugualmente distanziate in frequenza, ciascuna modulata QPSK, 16QAM o 64QAM. E’ usata nello standard DVB-T per la diffusione digitale terrestre, ma anche per ponti microonde mobili/ENG. L’occupazione di banda (canale) è esattamente la medesima dei trasmettitori terrestri analogici, cioè, 6,7 o 8MHz. Il Bit Rate del Transport Stream di entrata al modulatore dipende dalle impostazioni di larghezza di banda (6,7 o 8MHz), dallo schema di modulazione (QPSK, 16 o 64QAM), dal codice di correzione degli errori impostato (Code Rate - da1/2 a 7/8) e dall’intervallo di guardia (da 1/4 a 1/32); in funzione di questi parametri può variare da circa 4 sino a quasi 32Mb/s. APPROFONDIMENTI s s s Manuale DTT s pertanto dell’ordine di grandezza di 1Hz). Ciascun trasmettitore della rete SFN dovrà trasmettere esattamente lo stesso Transport Stream (il flusso dei dati digitali contenente i programmi) e lo dovrà emettere in modo da essere sincronizzato con gli altri trasmettitori. Per fare ciò, all’atto della generazione (normalmente nel multiplexer che dovrà essere opportunamente predisposto), il Transport Stream viene suddiviso in “Megaframes” e vengono aggiunti dei dati (MIP – Megaframe Inizialization Packet) al fine di poter sincronizzare l’emissione da ogni trasmettitore. Per la sincronizzazione si utilizza il segnale con frequenza di 1Hz (1pps – 1 pulse per second - un impulso al secondo) proveniente dai ricevitori GPS. Sin qui, in pratica, abbiamo generato dei segnali assolutamente identici, con più trasmettitori distanziati tra loro. Ma il motivo per il quale con l’SFN si evitano le interferenze nelle zone limitrofe di copertura dove sono presenti i segnali di più trasmettitori, è l’intervallo di guardia. L’Intervallo di guardia è il tempo durante il quale il trasmettitore non emette alcun segnale, dopo la trasmissione di ogni simbolo, per consentire che gli echi (riflessioni del segnale emesso, ovvero, come nel nostro caso, segnali di altre emissioni isofrequenza dello stesso network che giungono al ricevitore con un certo ritardo) di spegnersi, prima di trasmettere il simbolo successivo, di modo che i ricevitori non vengano disturbati dal possibile “accavallamento” dei simboli, che potrebbe rendere il segnale ricevuto non demodulabile, ancorché di livello sufficiente o buono. Ovviamente, più lungo è l’intervallo di guardia, più alti sono i tempi di spegnimento degli echi tollerati, ma più bassa è la quantità di dati che possono essere trasmessi (bit-rate – numero e/o qualità dei programmi). L’intervallo di Esempio di diffusione televisiva digitale DVB-T in isofrequenza (SFN - Single Frequency Network) APPROFONDIMENTI s s s Manuale DTT guardia può essere regolato da pochi microsecondi, ad oltre 200 microsecondi, cioè, può essere regolato affinché il sistema possa tollerare riflessioni/segnali provenienti da altri trasmettitori da pochi chilometri sino a circa 70Km (si ricorda che le onde elettromagnetiche viaggiano alla velocità della luce e quindi percorrono circa 300 metri in 1 microsecondo). Nel caso la scelta della IFFT sia 2K (modulazione OFDM con 1705 portanti), essendo il Symbol Rate più elevato rispetto alla 8K (6817 portanti), i possibili intervalli di guardia sono di durata minore, essendo essi sempre espressi come frazione della durata del tempo di simbolo (1/4; 1/8; 1/16; 1/32). Questo è il motivo per il quale, nelle reti SFN normalmente si utilizza la IFFT 8K. l l La pianificazione della rete (scelta della potenza ed ubicazione dei trasmettitori, lobi di irradiazione dei sistemi d’antenna ecc.) dovrà essere fatta in modo da ridurre comunque al minimo le possibili zone di interferenza La rete dovrà essere “ottimizzata” regolando i tempi di ritardo di emissione del Transport Stream dai vari trasmettitori per ridurre al minimo le differenze nelle zone di interferenza I GAP FILLER (RIEMPITORI DI BUCHI) Un’altra importantissima opportunità tecnica che la trasmissione digitale OFDM DVB-T offre, è la possibilità di riuscire a coprire, nell’area di Diagramma delle aree di copertura del trasmettitore principale e dei Gap Filler che coprono aree limitrofe e/o di ricezione difficoltosa essendo un ripetitore sullo stesso canale, è rappresentato dall’isolamento ottenibile tra le antenne di trasmissione e di ricezione. Se la potenza di emissione fosse troppo elevata, il Tecnicamente, la ABE Elettronica S.p.A. realizza i Gap Filler in più modi, a seconda della potenza e della tipologia di impiego: l Gap Filler “professionali”, a doppia conversione, con filtro SAW IF e varie potenze di uscita, sino a 10W l Gap Filler “semplificati”, con filtro di entrata o a larga banda, senza conversione e con potenze di uscita sino a poche centinaia di milliwatt Si noti che l’impiego del filtro SAW introduce un ritardo (abitualmente circa 1,5µs) che però non è significativo, rispetto a quanto tollerato dall’intervallo di guardia, specialmente se si utilizza la IFFT 8K. Nei trasmettitori è inoltre possibile regolare il ritardo di emissione del Transport Stream, di modo da far coincidere i tempi di arrivo dei segnali dei trasmettitori nella zona di interferenza e ridurre così la lunghezza dell’intervallo di guardia necessario ad evitare i disturbi in ricezione. Ricapitolando, per realizzare una rete SFN: l Il Transport Stream dovrà essere generato da un apposito multiplexer che, oltre ad essere agganciato ad un ricevitore GPS per la precisione della frequenza dei dati generati, inserisca il MIP (Megaframe Inizialization Packet) l Gap filler auto-oscillerebbe, pertanto, bisognerà avere particolare cura nel distanziare e collocare opportunamente le antenne di ricezione e trasmissione, al fine di avere il massimo isolamento possibile, e quindi, poter trasmettere con una potenza sufficiente. Per fare un esempio con dati concreti, ipotizzando di avere 80dB di isolamento tra l’antenna di ricezione e quella di trasmissione, utilizzando una buona antenna direttiva di ricezione con un buon guadagno (ad esempio, 15dBi), e ricevendo un segnale di –40dBm (pari a 67dBµV), si potrà ragionevolmente regolare la potenza di uscita del Gap Filler sino a circa 1W (si ricorda che una potenza di 1W digitale DVBT, a seconda dei parametri impostati, può essere raffrontata con 100W analogici). LE MODULAZIONI GERARCHICHE Con l’impiego delle modulazioni gerarchiche è possibile trasmettere contemporaneamente, con lo stesso trasmettitore e nello stesso canale, due Transport Stream con programmi differenti: il primo, detto di “alta priorità”, normalmente con bit rate basso sarà più facilmente ricevibile (cioè ricevibile anche in condizioni di segnale basso e/o disturbato – ad esempio nella ricezione mobile o ai margini della zona di servizio), il secondo, detto di “bassa priorità”, normalmente con bit rate più alto, sarà ricevibile solo in buone condizioni (ad esempio, con adeguata antenna fissa di ricezione e con un buon livello di segnale). s Tutti i trasmettitori dovranno essere predisposti ed agganciati a ricevitori GPS utenza, o ai margini di essa, zone nelle quali la ricezione del segnale risulta difficile o impossibile (ad esempio, in piccole valli, nel cono d’ombra di una piccola collina o di un palazzo, in gallerie od anche all’interno di un palazzo). I Gap Filler sono, in pratica, dei piccoli ripetitori, estremamente semplificati, di piccola potenza che ricevono e trasmettono sul medesimo canale, pertanto non occupano frequenze differenti o aggiuntive rispetto al canale di emissione principale. Tecnicamente, la loro emissione può essere paragonata a quella di un altro trasmettitore in rete isofrequenza (SFN), senza tutti i costi e le complicazioni relative. Essi infatti sfruttano i vantaggi della resistenza ai segnali riflessi, conferita alla modulazione OFDM dall’intervallo di guardia. Il limite tecnico di un Gap Filler, APPROFONDIMENTI s s s Manuale DTT I TRASMETTITORI DI DIFFUSIONE “DIGITAL READY”, LA LORO IMPLEMENTAZIONE DIGITALE ED IL DOPPIO UTILIZZO Sopra: diagramma della costellazione per modulazione 64QAM, α=1 Sotto:iagramma della costellazione per modulazione 64QAM, gerarchica, non uniforme, α=4 Particolarmente negli ultimi tempi, le emittenti televisive richiedono, là dove ragionevolmente possibile, la trasformazione dei propri trasmettitori analogici in digitale ma soprattutto il doppio utilizzo degli impianti stessi, alternativamente in modalità operativa analogica, durante parte della giornata, ed in modalità operativa digitale, durante la rimanente parte. La richiesta è generalmente motivata, non essendovi la possibilità di occupare ulteriori canali di emissione, dalla necessità di continuare la trasmissione analogica per non perdere audience e, al tempo stesso (magari durante la notte), di sperimentare la s Come spigato, la modulazione OFDM secondo lo standard DVB-T è costituita da diverse portanti (1705 o 6817, tutte ugualmente spaziate, a seconda della larghezza del canale occupato, da poco meno di 1KHz a poco più di 4KHz), ciascuna delle quali è modulata secondo lo schema QPSK, 16QAM o 64QAM. Con le modulazioni gerarchiche (che possono essere solamente la 16QAM o la 64QAM) il Transport Stream prioritario definisce solamente il quadrante del simbolo della modulazione (come se si trattasse di una QPSK), mentre il Transport Stream secondario definisce, all’interno del quadrante scelto dal primario, la esatta posizione di fase e di ampiezza che il simbolo assume. In questo modo, nonostante si utilizzi una modulazione 16QAM o 64QAM, il Transport Stream primario avrà una “robustezza” di modulazione quasi analoga a quella di una QPSK; sarà inoltre possibile scegliere codici di correzione degli errori (code rate) differenti per ciascun Transport Stream, al fine di trovare il giusto compromesso tra bit rate disponibile e “robustezza” (cioè immunità al rumore, ai disturbi ecc.). Nelle modulazioni gerarchiche è inoltre possibile definire il grado di uniformità della costellazione di modulazione (detto grado si chiama “α” e può assumere i valori di 1, 2 e 4). Si può, in pratica, decidere di distanziare opportunamente i simboli dagli assi della costellazione stessa, di modo da facilitare ulteriormente, nella ricezione, la decodifica dello Stream prioritario (a scapito però dello Stream secondario). Per dare un’idea concreta della differenze tra gli Stream primario e secondario, si consideri che, a seconda dei parametri impostati, i livelli minimi di ricezione possono arrivare a differire sino a circa 20dB (cioè, è come se lo Stream primario venisse trasmesso con una potenza 100 volte superiore allo Stream secondario). APPROFONDIMENTI s s s Manuale DTT Sopra: lo schema a blocchi del trasmettitore/pilota modello DTX-DX, a doppia modalità operativa (analogica e digitale DVB-T), completo di codificatore MPEG-2 prodotto dalla ABE Elettronica A destra: il Trasmettitore TV VHF – UHF Analogico + Digitale DVB-T mod. DTX-DX di commutazione preferibilmente comandabile remotamente. Il convertitore di frequenza dovrà impiegare un oscillatore locale a basso rumore di fase, adeguato alle migliori prestazioni richieste per la conversione dei segnali digitali. All’atto della commutazione della modalità operativa, dovranno essere (possibilmente automaticamente) regolate la potenza di uscita del trasmettitore e la precorrezione di linearità, in quanto i parametri impostati per l’utilizzo analogico, ben difficilmente saranno gli stessi per l’impiego digitale. l L’amplificatore di potenza dovrà essere sufficientemente lineare per essere adeguato ad entrambe i tipi di modulazione; pertanto, sia pur utilizzando diversi parametri di potenza di uscita e di precorrezione di linearità, le specifiche analogiche (es.: intermodulazione) e digitali (es.: MER) dovranno essere soddisfatte. Si ricorda che la potenza nominale “analogica” degli amplificatori (potenza di picco video con amplificazione delle portanti video e audio combinata) deve essere ridotta, per l’impiego digitale di una percentuale che abitualmente è compresa tra il 50 ed il 75% (-3/-6dB). l Se il filtro di uscita utilizzato è quello più frequentemente impiegato nei trasmettitori digitali (filtro passabanda a 6 cavità per maschera RF di uscita “non critica”), questo causa l’introduzione di un discreto ritardo di gruppo che è accettabile nell’impiego digitale, ma necessita di precorrezione nell’impiego analogico. In questo caso bisognerà provvedere adeguatamente nello stadio di modulazione IF analogica. l Se il filtro di uscita utilizzato è quello più frequentemente impiegato nei trasmettitori analogici (filtro passabanda a 3 o 4 cavità più 2 filtri notch), questo non è sufficiente per rispettare la maschera “non critica” dello standard ETSI EN 300 744. Va però notato che la maschera specificata è applicabile solo nei casi di trasmettitori digitali collocati nella medesima postazione di trasmettitori analogici operanti su canali adiacenti ed aventi potenza di picco video pari alla potenza termica di uscita dei trasmettitori digitali: un caso realmente raro ed anomalo, sia perché le potenze generalmente impiegate nella emissione digitale sono inferiori a quelle analogiche, sia perché non è frequente l’avere, nella s tecnologia digitale al fine di verificarne i risultati. Il cambio definitivo di modalità di trasmissione avverrà ovviamente non appena la maggior parte dell’utenza si sarà dotata degli idonei ricevitori (decoder digitali). Per quanto concerne le differenze tra trasmettitori analogici e digitali e le possibili modifiche per l’implementazione della modalità operativa digitale nei trasmettitori analogici esistenti, l’argomento è già stato affrontato nel “BREVE MANUALE DI TECNICA DIGITALE PER IL BROADCASTING TV” scaricabile dal sito della ABE Elettronica S.p.A. (www.abe.it) all’indirizzo http://www.abe.it/ MTD.pdf, al quale si rimanda. Per quanto concerne invece il doppio utilizzo è necessario fare alcune considerazioni: l Il driver (“pilotaggio”) del trasmettitore dovrà disporre di entrambe i modulatori (analogico e digitale), con un sistema APPROFONDIMENTI s s s Manuale DTT stessa postazione, trasmettitori su canali adiacenti. Negli altri casi, lo standard ETSI citato, prevede specifiche più rilassate o non le prevede. Pertanto, in taluni casi, anche il filtro passabanda a 3 o 4 cavità più 2 filtri notch, può essere impiegato per la emissione digitale. l Per trasmettere con doppia modalità operativa (analogica e digitale), bisognerà avere a disposizione, nella postazione dove è collocato il trasmettitore, sia i segnali audio/video analogici, che il Transport Stream digitale. Questo comporta l’impiego di ponti microonde di collegamento digitali aventi ricevitore/decodificatore con uscite sia analogiche che digitali, oppure avere il codificatore MPEG-2 nella postazione di emissione o incorporato nel trasmettitore. Per facilitare la transizione dell’emissione dall’analogico al digitale (e favorire la sperimentazione) tutti i trasmettitori ABE di diffusione terrestre possono essere implementati con una commutazione automatica della modalità operativa e contemporanea variazione dei parametri di potenza di uscita e precorrezione di linearità. ABE produce inoltre codificatori MPEG-2, multiplexer e ponti microonde digitali al fine di poter offrire soluzioni complete e compatibili. Una soluzione specifica di sicuro interesse è la serie DTX-DX. Si tratta di un apparato ultracompatto studiato per avere il minimo impatto tecnologico ed economico nella transizione al digitale della diffusione terrestre: il trasmettitore (di bassa potenza, contenuto in un unico cassetto rack da 19” 3U) è utilizzabile sia come pilota (driver) di impianti esistenti (trasformazione e doppio uso degli impianti in diffusione analogica e digitale) che come trasmettitore di piccola potenza. Si tratta di un trasmettitore con entrate audio e video analogiche ed uscita RF analogica o digitale con commutazione della modalità operativa sia locale che remota. L’apparato comprende infatti (al suo interno) un convertitore dei segnali audio/video da analogici a digitali, il codificatore MPEG-2 (MP@ML) ed il modulatore COFDM digitale (DVB-T), oltre a quello analogico. I LIVELLI DI SEGNALE NECESSARI PER LA RICEZIONE DIGITALE: LA COMPARAZIONE CON L’ANALOGICO Per la ricezione dei segnali televisivi analogici, il CCIR (Comitato Consultivo Internazionale delle Radiocomunicazioni) ha definito, con la raccomandazione 417, i livelli minimi di segnale per il servizio televisivo. Detti livelli Sotto: rapporto segnale/rumore minimo necessario per una ricezione senza errori (ipotizzando l’impiego di un ricevitore perfetto), in funzione dei parametri di trasmissione impiegati (schema di modulazione, code rate, intervallo di guardia, bit rate del Transport Stream trasmesso). Si noti che l’intervallo di guardia influenza soltanto il bit rate trasmesso, e non il rapporto segnale/rumore. sono relativamente bassi: ad esempio, in banda 5° UHF il livello minimo di campo è di 70dBµV/m che corrisponde, utilizzando una antenna da 10dBi di guadagno alla frequenza di 700MHz, ad un livello ricevuto di circa 500µV (0,5 mV, cioè 54dBµV). Si tratta effettivamente di un segnale di non elevato livello: appena sufficiente per avere, con un buon ricevitore, un’immagine non particolarmente rumorosa. Nella normalità dei casi, i livelli di segnale ricevibili, sono decisamente superiori. Se però un segnale analogico fosse di livello inferiore, continueremmo a riceverlo, anche se degradato (rumoroso – con “neve” sullo schermo). La ricezione dei segnali digitali rimane invece perfetta sino ad un limite minimo (di soglia), al di sotto del quale il segnale non è più demodulabile: “scompare”. Il livello di segnale digitale OFDM (DVB-T) minimo necessario per la ricezione dipende dal tipo di modulazione scelta (QPSK, 16QAM o 64QAM) e dal codice di correzione degli errori impiegato (code rate – 1/2, 2/3, 3/4, 5/6 o 7/8). Come di consueto, le scelte di schemi di modulazione e codici di correzione che consentono di trasmettere bit rate più elevati (e quindi più programmi, di qualità migliore), necessitano, in ricezione, di livelli di segnale maggiori. Per dare dei limiti, basta pensare che impiegando una modulazione QPSK con un code rate di 1/2, il livello di ricezione potrà essere circa 20dB più basso rispetto all’impiego di una modulazione 64QAM con code rate 7/8; il flusso dei dati (bit rate del Transport Stream di ingresso) sarà però inferiore di oltre l’80%! Per continuare la comparazione con il nostro esempio analogico, ipotizzando di voler ricevere, sulla stessa frequenza, una emissione OFDM per canalizzazione 8MHz, modulata 64QAM con 2/3 di code rate e 1/32 di intervallo di guardia (e quindi un bit rate trasmesso di oltre 24MBit/s, in grado di trasportare, ad esempio, 4 programmi televisivi di ottima qualità), saranno necessari circa 51dBµV/m, ben 19dB in meno rispetto alla ricezione analogica! Quindi, a parità di condizioni, i trasmettitori digitali potranno essere di potenza consistentemente inferiore. Nella sperimentazione digitale, pertanto, nel caso di doppio utilizzo del trasmettitore in analogico ed in digitale, anche se la potenza digitale normalmente erogabile sarà di 6dB inferiore a quella analogica (1/4), l’area di copertura non sarà sicuramente inferiore, anzi, in linea teorica incrementerà considerevolmente, sarà pertanto da valutare se, nell’impiego digitale, la potenza di emissione debba essere ulteriormente ridotta. Se però vorremo ricevere il medesimo segnale digitale in movimento (ad esempio, in auto) la modulazione 64QAM non è sicuramente la più indicata; dovremo ragionevolmente impiegare una QPSK (trasmettendo pertanto un Bit Rate più basso) e, anche se il segnale minimo necessario per la demodulazione della costellazione QPSK è più basso, essendo le antenne di ricezione mobili a basso guadagno, e la ricezione mobile più disturbata, in quanto il mezzo mobile non si troverà sempre in vista ottica con l’antenna di emissione, la potenza di emissione del trasmettitore non è detto debba essere inferiore. Sull’argomento vi è una trattazione ricca di dati nel Rapporto Tecnico dell’ETSI (European Telecommunications Standards Institute) TR 101 190, scaricabile dal sito: n www.etsi.org. mezza orizzontale